I MALAVOGLIA : il senso del progresso nella prefazione, i valori del ...
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giovan<strong>il</strong>i, adotta questa definizione ma rovesciandone polemicamente <strong>il</strong> significato. E qui dunque <strong>il</strong> poeta celebra Satana assunto<br />
in positivo come simbolo <strong>del</strong>le gioie terrene, <strong>del</strong>le bellezze naturali e artistiche, <strong>del</strong>la libertà di pensiero, <strong>del</strong>la ribellione ad ogni<br />
forma di dogma e dispotismo, <strong>del</strong> <strong>progresso</strong> <strong>del</strong>la scienza. Si legge infatti nel testo: “Satana, re <strong>del</strong> convito”, “gitta i tuoi<br />
vincoli,uman pensier, Satana ha vinto”, “Passa benefico di loco in loco”. Questa concezione è contrapposta da Carducci a quella<br />
<strong>del</strong> Cristianesimo che negava la libertà, <strong>il</strong> <strong>progresso</strong>,mortificava la ragione con <strong>il</strong> dogmatismo e la gioia di vivere con l'ascesi. Nel<br />
testo <strong>il</strong> poeta mostra dunque come Satana trionfasse nel mondo pagano, come sia stato scacciato dal cristianesimo, tenuto in<br />
vita dagli eretici ed ora come abbia con <strong>il</strong> <strong>progresso</strong> di nuovo trionfato. Ed <strong>il</strong> trionfo <strong>del</strong> <strong>progresso</strong> è simboleggiato nel testo dalla<br />
locomotiva, motivo molto caro alla retorica <strong>del</strong> tempo (“L'irrefrenab<strong>il</strong>e carro). Il <strong>progresso</strong> in questa fase <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong> poeta è<br />
visto quindi come qualcosa di decisamente positivo e ciò risulta ancora più evidente analizzando la grammatica cromatica <strong>del</strong><br />
testo. Motivo fondamentale <strong>del</strong>la poetica carducciana, infatti, è quello <strong>del</strong> contrasto tra luce e buio,tra calore e gelo, opposizioni<br />
che rappresentano la dicotomia tra vita e morte. La vita, sentita pienamente dal poeta, è identificata con <strong>il</strong> sole,invece la morte ,<br />
affrontata energicamente, con <strong>il</strong> buio. Così <strong>il</strong> fatto che nel teso analizzato <strong>il</strong> treno sia accompagnato da aggettivi e sintagmi<br />
connessi a colori caldi e luminosi dimostra ancor più la visione positiva che <strong>il</strong> tale momento <strong>il</strong> Carducci aveva <strong>del</strong> <strong>progresso</strong>. Si<br />
legge infatti:”Corrusco e fumido come i vulcani..L'infrenab<strong>il</strong>e carro <strong>del</strong> fuoco”.<br />
In “Alla stazione in una mattina d'Autunno”, invece, la prospettiva è totalmente cambiata. L'opera è <strong>del</strong> 1876 e <strong>il</strong> Carducci ora è<br />
diventato gradualmente f<strong>il</strong>omonarchico, f<strong>il</strong>oclericale e crispino. Adesso <strong>il</strong> poeta non esalta più la modernità in tutti i suoi<br />
elementi positivi, ma bensì ne presenta l'altra faccia, quella <strong>del</strong>l'alienazione <strong>del</strong>l'individuo <strong>nella</strong> società borghese, <strong>del</strong>la perdita<br />
d'identità <strong>del</strong>l'uomo moderno che si muove come un'automa tra macchine e ingranaggi, le persone sono come larve prive di<br />
personalità come fossero anime traghettate da un moderno Caronte (“Questa ravvolta e tacita gente? A che ignoti dolori e<br />
tormenti di speme lontana”, “I vig<strong>il</strong>i com'ombre”). Il <strong>progresso</strong> rimane anche in questo testo simboleggiato dal treno (“Fischia la<br />
vaporiera da presso”, “Carri”, “Convoglio”,ecc) ma cambia la connotazione <strong>del</strong>la simbologia: <strong>il</strong> treno è qui simbolo <strong>del</strong>la<br />
modernità ma nei suoi aspetti negativi. Il treno è anche qui poi rappresentato come un mostro, ma invece di essere come nel<br />
testo precedente un “bello e orrib<strong>il</strong>e mostro..la forza vindice..” cioè un mostro ma in quanto potenza benefica,qui risulta essere<br />
un mostro che “sbuffa,crolla,ansa”, “un empio mostro”. Ora la modernità ha ucciso la bellezza, tutto è stato ridotto a banalità, <strong>il</strong><br />
treno è diventato un simbolo inquietante perchè la modernità è arrivata tanto rapidamente da distruggere i <strong>valori</strong> tradizionali. E<br />
questo prende forza dal fatto che le figure sono presentate come pallide e quindi risultino spiritualizzate e collocate così in una<br />
dimensione di oltretomba, in una dimensione spettrale che si fonde con quella <strong>del</strong>l'Inferno dantesco che <strong>il</strong> testo recupera<br />
(“bianca faccia”, “candida fronte”, “pallor roseo”). Il fatto che nel testo <strong>il</strong> <strong>progresso</strong> sia visto negativamente prende poi forza<br />
dalla grammatica cromatica in quanto al treno sono accostati aggettivi e sintagmi scuri,bui (“La luce nel fango”-‐quindi la luce dei<br />
fanali si annulla nel fango-‐, “plumbeo <strong>il</strong> cielo”, “i carri foschi”., “nero convoglio”, “fioca lanterna, lugubre rintocco”, “immane pe'l<br />
buio”,”scompar <strong>nella</strong> tenebra”, “per tutto nel mondo è novembre”) mentre i toni chiare luminosi sono relegati al momento <strong>del</strong><br />
ricordo,<strong>del</strong>le gioie passate e ormai perdute (“La bianca faccia”, “pallor roseo”, “fremea l'estate”, “giovine sole di giugno”, “baciar<br />
luminoso”, “sole”).<br />
Dal confronto tra i due testi, soprattutto grazie al motivo <strong>del</strong>la grammatica cromatica,e dalla lettura di “San Martino”, emerge<br />
così che la vera indole <strong>del</strong> Carducci non sia quella di essere l'alfiere dei classici, ma bensì quella Romantica. Il poeta sente<br />
romanticamente l'urgere di oscure inquietudini e angosce, che si incentrano intorno alla sua ossessione <strong>del</strong>la morte, e per<br />
scacciarla evoca, come in una sorta di esorcismo, immagini solari, ma <strong>il</strong> tentativo risulta vano e l'angoscia <strong>del</strong>la morte trionfa.<br />
Quindi l'ispirazione classica risulta essere solo un tentativo vano di esorcizzare <strong>il</strong> suo dissidio interiore ed è possib<strong>il</strong>e supporre<br />
che tale classicismo sia presente in lui forse solo perchè era un professore universitario.<br />
Verga<br />
e <strong>il</strong> <strong>progresso</strong><br />
Esponente <strong>del</strong> Verismo italiano, non nega l'esistenza <strong>del</strong> <strong>progresso</strong> <strong>nella</strong> società ma non ha verso di esso la fiducia dei<br />
Naturalisti francesi, né la fede <strong>nella</strong> possib<strong>il</strong>ità di un miglioramento <strong>del</strong>la società dovute nei francesi all'adesione alla corrente<br />
f<strong>il</strong>osofica <strong>del</strong> Positivismo. Come scaturisce evidente nelle “Prefazione ai Malavoglia”, <strong>il</strong> Verga non critica l'idea di <strong>progresso</strong> in sé<br />
che, anzi, condivide e considera come un cammino fatale e necessario, riconoscendo che <strong>nella</strong> società l'uomo è teso alla ricerca<br />
<strong>del</strong> meglio, dalle elementari esigenze di “ricerca <strong>del</strong> benessere” fino “alle più elevate ambizioni” in un “movimento incessante”<br />
che porta alla “conquista <strong>del</strong> <strong>progresso</strong>”. Il Verga ritiene che <strong>il</strong> <strong>progresso</strong>, visto da lontano e lento e inesorab<strong>il</strong>e, sia un'ottima<br />
cosa; però lui non ne condivide l'ottimismo che gli si è costruito intorno: lui ne dà per contro un giudizio polemico e negativo in<br />
quanto ne analizza <strong>il</strong> lato oscuro, cioè quello che riguarda i suoi danni e le sue vittime. Il poeta costata che la ricerca <strong>del</strong>