Copia di giornale:1-52.qxd.qxd - Campo de'fiori
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6<br />
L’origine <strong>di</strong> questa<br />
lista è antichissima :<br />
già Lucullo e<br />
Trimalcione usavano<br />
dettagliare i piatti<br />
ed i vini che offrivano<br />
nei loro lussuosi<br />
banchetti, ma sono<br />
pervenuti a noi<br />
anche note <strong>di</strong> pranzi<br />
storici organizzati da<br />
Principi e Sovrani in<br />
<strong>di</strong> Alfonso Tozzi<br />
perio<strong>di</strong> meno lontani.<br />
Il menù più antico<br />
del mondo è quello realizzato in occasione<br />
<strong>di</strong> un pranzo offerto da Luigi XV il 21<br />
giugno 1751 al castello <strong>di</strong> Choisy; si trattava<br />
<strong>di</strong> 54 piatti : due antipasti, due minestre,<br />
due fagiani, 16 portate : tacchino,<br />
pollo, piccioni e dolci.Collocati tra le raccolte<br />
“charme” i menù vantano oggi una<br />
vasta rete <strong>di</strong> appassionati collezionisti in<br />
tutto il mondo. La più ricca collezione che<br />
sia mai stata messa insieme sull’argomento<br />
si chiamava “Leopoldo”, dal nome del<br />
principe Leopoldo <strong>di</strong> Baviera che la volle e<br />
la curò: comprendeva oltre 5.000 ricette.<br />
Fu or<strong>di</strong>nata in duecento album, in base al<br />
giu<strong>di</strong>zio che, <strong>di</strong> volta in volta, gustando le<br />
varie pietanze, il principe aveva emesso.<br />
Egli dava in sostanza un voto ed era questo<br />
il giu<strong>di</strong>zio che decideva la convocazione<br />
della ricetta nella raccolta. E quin<strong>di</strong>,<br />
nello stesso album, si potevano trovare,<br />
una accanto all’altra, la ricetta cinese e<br />
quella napoletana. Questo monumentale<br />
omaggio, lasciato da Leopoldo per testamento<br />
alla sua morte avvenuta nel 1812,<br />
dopo essere stata in parte <strong>di</strong>strutta in un<br />
incen<strong>di</strong>o, tutta la collezione finì sotto un<br />
bombardamento nel 1944. Il menù, elemento<br />
ragionato e appetitoso <strong>di</strong> tutto<br />
quanto viene servito a tavola, vide la luce<br />
a Parigi verso la metà del XIX Secolo nelle<br />
sale <strong>di</strong> ristorazione del Palais Royal.<br />
Durante gli ultimi decenni, nello splendore<br />
della Belle Epoque, <strong>di</strong>venne la più importante,<br />
<strong>di</strong>ffusa e decorata manifestazione,<br />
avendo attirato attorno a se un gran<br />
numero <strong>di</strong> artisti, pittori, incisori, litografi,<br />
i quali, oltre che trarne guadagno, avevano<br />
la possibilità <strong>di</strong> mettersi in mostra in<br />
tante occasioni presso gli esponenti sociali<br />
più in vista. Fra gli artisti più noti che<br />
crearono menù si possono ricordare<br />
Camille Corot, Toulouse Lautrec, Paul<br />
Gauguin e, in Italia – ma arriviamo un<br />
secolo dopo – Mario Vellani Marchi, Franco<br />
Gentilini, Giorgio Capogrossi ed Enrico Baj<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
UNA RACCOLTA STUZZICANTE<br />
ALLA RIBALTA DEL<br />
COLLEZIONISMO MONDIALE<br />
e altri. Queste opere grafiche, spesso <strong>di</strong><br />
pregio artistico e interessanti sul piano del<br />
costume, non potevano non attirare l’attenzione<br />
degli e<strong>di</strong>tori. Ed ecco, Auguste<br />
Escoffier, nato nel 1846, scomparso nel<br />
1945, e considerato il maggiore chef del<br />
periodo aureo del grande turismo <strong>di</strong> élite,<br />
redasse e pubblicò nel 1812 il “Livre des<br />
Menus” che completa i ricettari del maestro,<br />
formando un corpus che i <strong>di</strong>scepoli<br />
definirono il nuovo testamento della cucina;<br />
e, nel 1898, che viene stampato il libro<br />
“Menues et programmes illustrès” <strong>di</strong> Leon<br />
Maillard, e<strong>di</strong>to dalla “Librairiè Artistiques<br />
Boudet”, e corredato <strong>di</strong> ben 450 illustrazioni.<br />
Fu quello il primo <strong>di</strong> una copiosa serie<br />
<strong>di</strong> libri sull’argomento, l’ultimo dei quali, da<br />
noi, è “Mangiare con gli occhi” (Storia del<br />
Menu), redatto da Massimo Alberini e pubblicato<br />
dalle “E<strong>di</strong>zioni Panini” tempo ad<strong>di</strong>etro.<br />
I gran<strong>di</strong> collezionisti cercano <strong>di</strong> reperire<br />
naturalmente i menù manoscritti e <strong>di</strong><br />
assicurarseli nei baratti o nelle aste, ma<br />
sono ugualmente molto richiesti e profumatamente<br />
pagati i menù della “Belle<br />
Epoque” o quelli dell’inizio del Secolo. Uno<br />
per tutti : il menù su seta del 1812, pre-<br />
Il prezioso menù dello Scià nelmpranzo per i<br />
2500 anni dell’Impero Persiano<br />
parato per il pranzo offerto dalla colonia<br />
tedesca <strong>di</strong> Milano al Kaiser Gugliemo II, è<br />
ora valutato <strong>di</strong>versi euro. Generalmente i<br />
collezionisti usano <strong>di</strong>videre i menù in quattro<br />
gran<strong>di</strong> categorie : al primo appartengono<br />
gli esemplari più pregevoli, cioè quelli<br />
che, oltre allo stato <strong>di</strong> conservazione,<br />
offrono una visione precisa del momento<br />
stesso in cui gli artisti ed i loro committenti<br />
vivevano; al secondo gruppo appartengono<br />
quelli con illustrazioni un po’ osè,