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toponomastica di tornata e romprezzagno - Biblioteca digitale ...

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Ed ecco riemergere un dato ricorrente nelle compilazioni ottocentesche: il<br />

primato dei vini qui prodotti rispetto all'intero territorio cremonese.<br />

Le origini <strong>di</strong> questa coltura specializzata risalgono certamente ai tempi più<br />

antichi ed hanno accomunato a lungo una vasta area, coinvolgente gran<br />

parte dell'agro cremonese.<br />

E' ben nota la citazione <strong>di</strong> Tacito relativa al paesaggio latistante la Postumia,<br />

tanto fittamente intervallato da alberi e vigneti - per locos arboribus ac vineis<br />

impe<strong>di</strong>tos - da frammentare la battaglia tra Vitelliani e Otoniani nel 69 d.C.<br />

(Historiae, II, 42, 2; cfr. Tozzi, Tacito, 108).<br />

Durante tutto il periodo me<strong>di</strong>evale le fonti paleografiche abbondano <strong>di</strong> rife<br />

rimenti alla coltura della vite, che prosperava anche nei luoghi più impen<br />

sati, come le isole fluviali.<br />

Nel catasto <strong>di</strong> Carlo V, compilato tra il 1551 e il 1561,si registra una generaliz<br />

zata abbondanza <strong>di</strong> superfici destinate alla viticoltura, che nel Cremonese sudorientale<br />

si attestava intorno al 40-50% del totale, con punte del 62% a Tornata<br />

e dell'87% a Romprezzagno relativamente all'anno 1551,mentre un decennio<br />

più tar<strong>di</strong>, secondo le rimisurazioni effettuate nel 1561, gli stessi valori si atte<br />

stavano, rispettivamente, attorno al 63%e all'80% Qacopetti 110,123,175 e 182).<br />

Già da questi rilievi si può notare una specializzazione che si manterrà nel<br />

tempo, culminando proprio nel XIX secolo, epoca delle più esplicite lo<strong>di</strong> cro<br />

nachistiche, sostenuta non solo dalla quantità <strong>di</strong> superficie investita in tale<br />

coltura, che la prima levata delle tavolette I.G.M. degli ani 1885-1890 registra<br />

come pressoché totale, ma, probabilmente, anche e soprattutto da più raffi<br />

nate tecniche colturali e <strong>di</strong> vinificazione, nonché dalla selezione dei vitigni.<br />

La miao<strong>toponomastica</strong> attuale ed antica conserva ampia documentazione<br />

<strong>di</strong> tale circostanza, con belle risultanze come Balsemin, Balsamina, Besegan,<br />

Fogarina, Lambrusca, li tre téri, Vernazolo, Pergoli, Vidur lunch, Vigna, Vignèt,<br />

Campo delle viti, Filagni, continuate nell'a<strong>di</strong>acente territorio <strong>di</strong> Bozzolo con<br />

analoghi riscontri: Moscatelli, Pergoli, Provane, Schiave, Vernazi e Vernazole,<br />

Vidore,Vignola (Bertoni s.vv.).<br />

Così pure i <strong>di</strong>versi appellativi facenti riferimento agli "oppi", vale a <strong>di</strong>re agli<br />

aceri campestri, da tempo immemore preferiti tutori vivi della vite, illustrano<br />

bene anche un <strong>di</strong>verso modo <strong>di</strong> allevare questa preziosa pianta sarmentosa,<br />

tramandando un sistema quanto mai antico, in<strong>di</strong>geno della pianura padana e<br />

<strong>di</strong> origine preceltica, documentato da Vairone come praticato presso Milano:<br />

ut Me<strong>di</strong>olanensesfaciunt in arboribus auas vocant opulos [De re rust. I, 8,3).<br />

In effetti, ancora verso la fine dell'Ottocento, il sistema <strong>di</strong> coltivazione della<br />

vite maritata all'acero campestre o, talora, all'olmo, veniva descritto come<br />

l'uso più antico; con la malcelata intenzione <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tarlo anche come il più<br />

arcaico dal punto <strong>di</strong> vista della buona pratica viticola. In tal caso lunghi fila<br />

ri <strong>di</strong> alberi, <strong>di</strong>stanti dai 20 ai 30 metri uno dall'altro (25m, per l'esattezza, nel<br />

Casalasco), <strong>di</strong>videvano gli appezzamenti <strong>di</strong> terreno in "piane" <strong>di</strong>rette prefe<br />

ribilmente in senso nord-sud. Ogni acero sosteneva, generalmente, 4 o 5 viti,<br />

i cui tralci fruttiferi venivano, dopo qualche anno dall'impianto, tirati e<br />

<strong>di</strong>stesi, più o meno orizzontalmente, su entrambi i lati del filare - ma anche<br />

da un lato solo - ed erano così sostenuti da pali, per lo più <strong>di</strong> salice o <strong>di</strong> piop-<br />

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