di barzellette - Circolo culturale Giancarlo Costa
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Il Carnevale<br />
Il carnevale è gioia <strong>di</strong> vivere, amore, allegria,<br />
giovinezza, vuole cancellare i momenti <strong>di</strong>fficili<br />
dell’anno appena trascorso ed è speranza nel<br />
futuro. Esalta il concetto edonistico della vita<br />
così bene espresso nel delizioso Canto Carnascialesco<br />
<strong>di</strong> Lorenzo il Magnifico, il Trionfo <strong>di</strong> Bacco<br />
ed Arianna, in cui l’autore, secondo il critico Natalino<br />
Sapegno, “ si fa cantore <strong>di</strong> un’ebbrezza vasta e <strong>di</strong>ffusa<br />
quanto indeterminata e povera <strong>di</strong> rilievo in<strong>di</strong>viduale.”<br />
Quant’è bella giovinezza<br />
che si fugge tuttavia!<br />
Chi vuol esser lieto sia:<br />
<strong>di</strong> doman non c’è certezza...<br />
...Ciascun apra ben gli orecchi,<br />
<strong>di</strong> doman nessun si paschi,<br />
siam, giovani e vecchi<br />
lieti ognun, femmine e maschi,<br />
ogni tristo pensier caschi:<br />
facciam festa, tuttavia.<br />
Chi vuol esser lieto sia<br />
Di doman non c’è certezza!<br />
Celebrare il carnevale è vivere una festa <strong>di</strong> libertà, un<br />
rito liberatorio, un mutare d’identità, un gioco delle<br />
parti, come riscatto da schemi in cui si è costretti ad<br />
operare. Ci si traveste, si indossa una maschera, si assumono<br />
ruoli <strong>di</strong>versi dal quoti<strong>di</strong>ano. Questo è lo spirito<br />
del carnevale da anni lontani che si perdono nel tempo<br />
ed è ancor vivo ai giorni nostri: gli uomini indossano<br />
abiti femminili, le donne quelli maschili, si <strong>di</strong>venta un<br />
personaggio illustre o un poveraccio, il malinconico<br />
Pierrot o l’allegro Arlecchino, si <strong>di</strong>venta un’ immagine<br />
caricaturale <strong>di</strong> una persona nota, oppure un gattone,<br />
una tigre aggressiva, un mostro... Le feste dei bimbi<br />
sono affollate <strong>di</strong> fatine, Biancaneve, damine, pellerossa,<br />
Zorro, Batman, extraterrestri...<br />
L’etimologia della parola carnevale non è chiara; va<br />
per la maggiore la derivazione dal latino “carnem<br />
vale”, ad<strong>di</strong>o alla carne, proprio del primo giorno <strong>di</strong><br />
quaresima. Le feste carnevalesche sono nate da miti<br />
nel tempo<br />
ABBUFFATE, MASCHERATE, DANZE E ALLEGRIA<br />
<strong>di</strong><br />
Eufemia Marchis Magliano<br />
antichissimi, proprii <strong>di</strong> varie civiltà, dal concetto della<br />
deità del Sole e della Terra e dei loro poteri misteriosi<br />
da propiziare con cerimonie sacre. Le costumanze<br />
carnevalesche nel corso degli anni si sono rifatte alle<br />
antiche feste religiose per gli auspici del nuovo anno<br />
agli inizi della primavera, la rinascita della natura dopo<br />
la stasi invernale. Assiri, Babilonesi, Egizi, Greci,<br />
Romani solevano de<strong>di</strong>care i giorni <strong>di</strong> fine inverno a riti<br />
festosi con cortei, danze, maschere, canti, che terminavano<br />
per lo più con il sacrificio agli Dei <strong>di</strong> un animale,<br />
simbolo dello spirito del male. I popoli mesopotamici<br />
davano alla loro festa la caratteristica <strong>di</strong> un rituale magico<br />
in cui la lotta fra il bene ed il male rappresentava<br />
la ricerca dell’immortalità con le cerimonie dell’acqua<br />
e della “pianta <strong>di</strong> vita” nello svolgersi delle stagioni.<br />
A Babilonia il <strong>di</strong>o Sole era posto su <strong>di</strong> una nave con<br />
ruote che procedeva accompagnata da gente festante<br />
in ruoli invertiti: il ricco <strong>di</strong>ventava povero, lo schiavo<br />
padrone ed era concessa una gran<strong>di</strong>ssima libertà;<br />
infatti non c’era freno alla lussuria, al gioco, a pantagrueliche<br />
abbuffate.<br />
Nell’antico Egitto l’avvento della primavera era celebrato<br />
con sette giorni <strong>di</strong> cerimonie e luculliani banchetti.<br />
Uomini, donne, giovani ed anziani, tutti mascherati,<br />
seguivano per le vie delle città un bue <strong>di</strong>pinto e dalle<br />
corna dorate, addobbato con un manto sontuoso.<br />
L’avanzare del corteo era accompagnato da fanciulle<br />
nude e da sacerdoti che danzavano cantando lo<strong>di</strong> al<br />
bue, ad Osiride, <strong>di</strong>o della vegetazione, ed alla sua sposa<br />
Iside, dea della natura. Al termine delle feste il bue<br />
era sacrificato agli dei fra il salmo<strong>di</strong>are dei sacerdoti.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> festeggiamenti, passato in Grecia, <strong>di</strong>ede<br />
origine alle celebrazioni del ritorno della primavera nel<br />
mito <strong>di</strong> Demetra, la madre Terra, e Persefone, sua figlia,<br />
simbolo della rinascita della vegetazione. Per una<br />
settimana, uomini e donne in maschera danzavano e<br />
cantavano inni <strong>di</strong> auspicio per il ritorno alla vita della<br />
natura, seguendo il corteo orgiastico del <strong>di</strong>o Dioniso,<br />
protettore del vino e del ciclo delle stagioni.<br />
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Cultura&&&<br />
15<br />
Storia<br />
L’etimologia<br />
della parola<br />
non è chiara:<br />
va per la maggiore<br />
la derivazione<br />
dal latino<br />
“carnem vale”,<br />
ad<strong>di</strong>o alla carne,<br />
proprio del primo<br />
giorno<br />
<strong>di</strong> quaresima