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di barzellette - Circolo culturale Giancarlo Costa

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con il frullo della santità, non lo fece granché quietare.<br />

Le tre donne, ogni sera, timbravano il cartellino<br />

sullo stradone. Sempre lì. Lo stesso posto. Tutte insieme.<br />

Una sorta <strong>di</strong> cooperativa autogestita <strong>di</strong> servizi.<br />

Tra loro c’era chi pensava al grappino per la notte, chi<br />

alla legna nel bidone da brusà, chi alla macchina che<br />

portava sul luogo d’esercizio. Tutto regolato. Tutto<br />

calcolato. Si arrivava. Si praticava. As’turnava a cà.<br />

Abituate alla sveltezza, le donne lasciarono il convento<br />

appena l’alba. Fu fra Cesco in persona a svigiài. Ma<br />

qualcuno aveva visto. Qualcun <strong>di</strong> fuori. Malalingua<br />

<strong>di</strong> paese. E in breve, per la plaga tutta intorno, d’altro<br />

non s’ebbe a parlare…<br />

Si sa…Sesso e Religione son fratelli. Di padre e madre<br />

separati. Da una parte c’è l’Istinto, dall’altra la<br />

Morale. In mezzo, la morbosa curiosità.<br />

Sta <strong>di</strong> fatto che sto pisspiss <strong>di</strong> voci e vocette non tardò<br />

a giungere all’orecchio del vescovo <strong>di</strong>ocesano. Era<br />

costui tra quei teologi infelici che spesso si rincagniscono<br />

sui mali e sui <strong>di</strong>fetti, con quel gusto assai bizzarro<br />

<strong>di</strong> voler a tutti i costi raddoppiare il peso della<br />

croce sulle nostre malmesse spalle ed anzi spendendo<br />

ovunque il fardello del peccato.<br />

Si dà il caso che, passato qualche mese dal fattaccio,<br />

giusto il vescovo dovesse visitar il convento dei fraticelli.<br />

Andar per il quale era d’obbligo passar sullo<br />

stradone, transitar là dove le damine s’apprestavano al<br />

mestiere. A fra Cesco fu dato il compito d’andà a pià il<br />

vescovo. Di ciò ne fu lieto. Assai meno allorquando,<br />

dovendo tornare al convento con l’illustre passeggero,<br />

lo stradone risalì il declivio <strong>di</strong> un dosso, un alto<br />

gonfiore d’erba e gera, sul quale un largo spiazzo vedeva<br />

da tempo immemore sorgere un’osteria, posta a<br />

sentinella <strong>di</strong> tre strade. A tutta birra, fra Cesco vi si sta<br />

avvicinando. A tutta birra. Nella segreta speranza che<br />

le damine, chissà per qual ragione quel giorno giunte<br />

al lavoro in anticipo, non procurassero scandalo a pia<br />

sua Eccellenza. Che bene pensò, accidenti!, <strong>di</strong> intimare<br />

al fraticello <strong>di</strong> inserir la marcia bassa, giacché e<br />

calma e pacatezza son virtù da coltivare assai. Fra Cesco<br />

stortocollo obbedì. Si votò al silenzio. Sebben gli<br />

occhi ci vedessero molto bene. Così, ahimè, da schiarirle<br />

alla perfezione le tre damine. Sì. Giusto quelle<br />

ospitate in convento nella notte <strong>di</strong> tormenta! Eran lì.<br />

Ad attendere.<br />

Dapprima ritte sul dosso, non appena apparsa l’auto,<br />

si fecero vicinissime alla strada. E una volta riconosciuto<br />

il fraticello alla guida, mulinarono e gambe e<br />

braccia in vistosa contentezza.<br />

Costretto a passo d’uomo dal vispo calore delle nostre<br />

graziose che avevano invaso la strada, fra Cesco, russ<br />

mé ‘n pivrón, sorride e suda, suda e sorride. La mano<br />

abbozza un saluto. Bene<strong>di</strong>ce. Fa ciao. Fa segno, per<br />

pietà!, <strong>di</strong> sparire d’impressa dallo stradone. Il vescovo,<br />

sitàa da drera, ovvio che sboffi. Miope e avanti<br />

negli anni com’è, mica si rende conto che le damine<br />

hanno invaso la strada tutte in broda per il gentile fraticello.<br />

E sì che ha certo inteso la loro professione.<br />

Così da sbottar fuori tra l’iroso e il malmostoso: «Ma<br />

insomma, queste prostitute, con chi ce l’hanno? Chi<br />

mai stanno salutando?..»<br />

Ed è allora che la Grazia, colei che tutto puote e mai<br />

prevale, d’un tratto t’illumina appieno fra Cesco. Con<br />

un colpo <strong>di</strong> genio invero raro…<br />

«…Ma come, Eccellenza, non l’ha capito? Salutan<br />

lei! Salutano il loro amato vescovo!»<br />

a p r i l e - g i u g n o 2 0 1 0<br />

23<br />

“La tentazione<br />

<strong>di</strong> Sant’Antonio”,<br />

Salvador Dalì (1946)<br />

“Dapprima ritte<br />

sul dosso,<br />

non appena<br />

apparsa l’auto,<br />

si fecero vicinissime<br />

alla strada. E una<br />

volta riconosciuto<br />

il fraticello alla<br />

guida, mulinarono<br />

e gambe e braccia<br />

in contentezza”

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