di barzellette - Circolo culturale Giancarlo Costa
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Come tanti<br />
riti pagani,<br />
Baccanali,<br />
Saturnali<br />
e Lupercali,<br />
furono accolti<br />
nelle feste<br />
dell’epoca<br />
cristiana,<br />
evolvendosi<br />
nel Carnevale<br />
Il rito greco continuò a Roma nei Baccanali, nei Saturnali,<br />
nei Lupercali. I primi in onore <strong>di</strong> Bacco, il Dioniso<br />
dei greci, signore della vendemmia e dei prodotti della<br />
terra. Nati fra i conta<strong>di</strong>ni che si davano ad una sfrenata<br />
allegria <strong>di</strong>vennero così licenziosi a Roma da essere<br />
proibiti dai consoli e dal Senato nel 185 a.C. I Saturnali,<br />
de<strong>di</strong>cati a Saturno, <strong>di</strong>o della semina, esaltavano<br />
l’età dell’oro, allorchè tutti gli uomini erano uguali,<br />
con cortei <strong>di</strong> maschere e carri decorati, trascinati da<br />
animali con strane bardature. Durante i festeggiamenti<br />
che duravano da tre a sei giorni, cessava l’autorità dei<br />
padroni sui propri schiavi i quali, indossata una maschera,<br />
avevano il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> agire come desideravano.<br />
Veniva creato un re da burla, uno schiavo cui andavano<br />
tutti gli onori, ma che, a volte, veniva sacrificato al<br />
termine delle feste. I Lupercali, in onore della lupa, la<br />
leggendaria nutrice <strong>di</strong> Romolo e Remo, o del <strong>di</strong>o fauno<br />
Luperco, tutore della terra e della fecon<strong>di</strong>tà femminile,<br />
si celebravano il 15 febbraio <strong>di</strong> ogni anno con funzioni<br />
religiose dei sacerdoti lupercali, i quali mascherati e<br />
coperti <strong>di</strong> pelli, correvano intorno all’antica città palatina<br />
percuotendo con strisce <strong>di</strong> pelle le donne a cui il<br />
<strong>di</strong>o Luperco avrebbe donato la fertilità. Come tanti riti<br />
pagani, Baccanali, Saturnali e Lupercali, furono accolti<br />
nelle feste dell’epoca cristiana. I Lupercali giunsero a<br />
trasformarsi in una sfrenata orgia della plebe e furono<br />
proscritti dal papa Gelasio I nel 400. I Baccanali<br />
ed i Saturnali <strong>di</strong>vennero un <strong>di</strong>vertimento buffonesco:<br />
le cosiddette “Feste dei pazzi” che si tenevano nelle<br />
chiese con il permesso dei vescovi. Ma anche queste<br />
degenerarono; per le canzoni ad<strong>di</strong>rittura oscene tollerate<br />
dall’autorità ecclesiastica furono abolite e sostituite<br />
dalle feste del Carnevale dette Ba<strong>di</strong>e, organizzate da<br />
associazioni <strong>di</strong> giovani sotto la responsabilità <strong>di</strong> un<br />
Abbà ed il controllo della Chiesa. Nei secoli che seguirono<br />
si svolsero le feste carnevalesche nei paesi cattolici-romani.<br />
In Italia, Francia, Spagna si organizzarono<br />
festeggiamenti burleschi, talora sfrenati, al termine<br />
dei quali una figura grottesca dai nomi vari secondo i<br />
luoghi, veniva bruciata, gettata in acqua o comunque<br />
<strong>di</strong>strutta fra urla, improperi, male<strong>di</strong>zioni degli astanti<br />
come in uso fra i popoli antichi. Il fantoccio messo a<br />
morte ci riconduce al mito dell’incarnazione dell’arcaica<br />
<strong>di</strong>vinità della vegetazione uccisa annualmente insieme<br />
alle sue negatività per rinascere in primavera, ricca<br />
<strong>di</strong> promesse e doni.<br />
Venezia era già celebre nel me<strong>di</strong>oevo per le mascherate<br />
in cui il popolo si mescolava ai signori del Gran<br />
Consiglio, ai rappresentanti dei Sestieri, ad allegre<br />
compagnie <strong>di</strong> Siciliani, Napoletani, Calabresi, nei loro<br />
costumi caratteristici. Tutti solevano indossare una<br />
maschera, <strong>di</strong>ritto inviolabile tutelato da apposite leggi,<br />
che poteva, però, essere complice d’intrighi e scherzi <strong>di</strong><br />
cattivo gusto, allorchè, come venne <strong>di</strong> moda, riproduceva<br />
il viso <strong>di</strong> qualche persona e permetteva incresciosi<br />
scambi d’identità. I Veneziani, cui s’aggiunsero persone<br />
d’ogni parte d’Europa, si davano alla pazza gioia:<br />
balli, rappresentazioni teatrali, cortei <strong>di</strong> gondole sul<br />
Canal Grande tra suoni <strong>di</strong> piatti e mandolini e scambio<br />
<strong>di</strong> lazzi e frizzi dalla singolare arguzia e comicità.<br />
16 I L VA G L I O<br />
Le feste carnevalesche a Napoli hanno una tra<strong>di</strong>zione<br />
più che secolare; nel 1400 giunsero ad essere <strong>di</strong> particolare<br />
splendore, organizzate con gran <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
denaro, ammirate anche dagli stranieri. I <strong>di</strong>vertimenti<br />
<strong>di</strong> quell’anno furono tanti e tanto liberi da sfociare in<br />
tumulti, risse, incidenti ad<strong>di</strong>rittura mortali che produssero<br />
perfino condanne a morte. Ad ogni termine del<br />
periodo invernale, le feste napoletane erano ricche <strong>di</strong><br />
carri, <strong>di</strong> maschere popolari che occupavano le vie della<br />
città in allegria anche smodata, mentre gli aristocratici<br />
si <strong>di</strong>vertivano con galà, spettacoli, lauti pranzi. Nel<br />
secolo XIX i toni si fecero più moderati; per l’antico<br />
splendore è ricordato il ballo al Teatro Regio del 1827,<br />
sontuosamente allestito con quadri storici viventi i cui<br />
protagonisti erano gli appartenenti alla migliore società<br />
<strong>di</strong> Napoli.<br />
Maschere, danze, cortei <strong>di</strong> gente festante, sfilate <strong>di</strong> carri,<br />
scorpacciate caratterizzarono anche il carnevale <strong>di</strong><br />
Firenze. I citta<strong>di</strong>ni usavano aggirarsi per strade e piazze<br />
cantando canzoni satiriche ed erotiche. All’epoca <strong>di</strong><br />
Lorenzo il Magnifico, i carri, detti “Trionfi” raffiguravano<br />
personaggi storici o mitologici ed erano accompagnati<br />
da suonatori <strong>di</strong> piatti e liuti e da maschere che<br />
cantavano i canti carnascialeschi del Magnifico e dei<br />
poeti della sua corte. Si percorreva la via dal ponte Vecchio<br />
a piazza del Duomo, mentre folleggiavano ninfe e<br />
satiri, redarguiti dai Piagnoni, seguaci del Savonarola,<br />
con la recita del Miserere sul loro nero carro adorno <strong>di</strong><br />
scheletri e <strong>di</strong> casse da morto.<br />
Roma non fu da meno delle altre città sunnominate nelle<br />
allegre gazzarre dei giorni <strong>di</strong> carnevale, anche per la<br />
propensione ad atteggiamenti e linguaggi lontani dal<br />
comune senso morale. Il carnevale romano nacque nel<br />
X secolo ed il suo periodo <strong>di</strong> maggior sfarzo e raffinatezza<br />
si ebbe nel 1500. Papi, car<strong>di</strong>nali, alti prelati amavano<br />
travestirsi e mescolarsi ai cortei popolari. Vestivano<br />
abiti lussuosi, bordati d’oro, e seguivano i “trionfi”<br />
accompagnati da autorità, da uomini in arme, da paggi<br />
e valletti. Come nelle altre città i “trionfi” erano raffigurazioni<br />
<strong>di</strong> scene mitologiche o storiche. Negli anni <strong>di</strong><br />
Paolo III, oltre i soliti carri, c’era un proliferare <strong>di</strong> banchetti<br />
<strong>di</strong> ecclesiastici, mentre il giovedì grasso erano<br />
d’uso sfilate <strong>di</strong> taverneri, falegnami, calzolai, musici,<br />
muratori, soldati alla presenza <strong>di</strong> una folla chiassosa<br />
e sovente rissosa. Il carnevale romano continuò i suoi<br />
fasti nel 1600 e nel 1700, ma non mancarono gravi zuffe<br />
fra popolani e signorotti prepotenti che sovente sfociarono<br />
in scene violente con morti e feriti. Il governo<br />
<strong>di</strong> Roma si trovò a comminare la pena <strong>di</strong> morte a chi,<br />
durante le feste, avrva commesso omici<strong>di</strong>.<br />
A tutt’oggi il carnevale è presente in molte località con<br />
manifesrazioni eterogenee, maschere caratteristiche<br />
delle varie città, sfilate <strong>di</strong> figuranti e carri che ricordano<br />
epoche passate importanti. Il tutto accompagnato<br />
da ricchi pasti. E’ una festa alimentata da uno spirito<br />
affrancatorio, è un gioco che non vuole avere memoria<br />
degli avvenimenti negativi dell’anno trascorso, è la coscienza<br />
ancestrale dello scorrere della vita dal male al<br />
bene desiderato, propiziato, sperato.