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religioni - Homolaicus

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NONCREDO » MITOLOGIE<br />

» L’aldilà<br />

L’eterno sogno<br />

umano di<br />

un Aldilà<br />

Alessandra Pedrazzini<br />

ARCHEOLOGA<br />

Una trattazione univoca e completa di un tale vasto scenario, frutto delle più disparate teologie<br />

e tradizioni, risulta essere pressoché impossibile. L’autrice ha pertanto deciso di stendere<br />

uno schema dei più significativi esempi, anche culturalmente e cronologicamente<br />

distanti, al fine di illustrare i diversi modi in cui si può affrontare l’idea di una persistenza<br />

(parziale, totale, spirituale, materiale ecc.) dell’Io una volta superata la morte.<br />

Per “aldilà” si intende, innanzi tutto, una generica<br />

forma di vita (o di sopravvivenza) ultraterrena,<br />

contrapposta al concetto di “aldiqua” che va ad<br />

identificare la vita terrena in senso stretto.<br />

È innanzi tutto fondamentale notare che tale<br />

concezione non è comune a tutte le forme religiose<br />

in quanto, per esempio nelle discipline<br />

orientali e principalmente nel buddhismo originario,<br />

alla morte susseguiva direttamente o una<br />

reincarnazione dello spirito del defunto, senza<br />

alcun “soggiorno” in un luogo ultraterreno, o il<br />

totale annullamento del “sé” nell’assimilazione<br />

dell’Io cosciente al Nirvana. È superfluo notare<br />

come anche forme di deismo illuministe o umaniste<br />

sono prive di tale concetto. Laddove invece<br />

le teologie ipotizzano l’esistenza di un reale<br />

luogo di soggiorno post mortem ci si trova<br />

davanti a un panorama vastissimo di possibilità.<br />

» Dal nulla alla sublimazione<br />

della realtà<br />

Constatata, in senso strettamente teologico,<br />

l’esistenza di un luogo ultraterreno a cui l’uomo<br />

giunge una volta passata la soglia della morte,<br />

bisogna evidenziare come tale luogo non sia<br />

univocamente immaginato o ipotizzato. Si passa<br />

da luoghi in cui l’anima resta in una situazione<br />

di sospensione ad ambienti in cui l’uomo torna<br />

a rivivere, per meriti o demeriti, in una forma<br />

sublimata di realtà. Per dare meglio l’idea di<br />

questo divario, ho creato una sorta di “scala”<br />

che va dal luogo più evanescente a quello più<br />

caratterizzato:<br />

L’aldilà può essere immaginato come un luogo<br />

di passaggio verso l’annullamento totale dell’essenza<br />

umana sopravvissuta alla morte: secondo<br />

i Serer, popoli del Senegal, tale luogo si chiamerebbe<br />

Hunulu, e si caratterizzerebbe come una<br />

sorta di sospensione priva di ogni sensazione o<br />

realtà sensibile, in cui attendere la dissipazione<br />

dell’anima nel niente.<br />

L’aldilà può essere considerato un “non-luogo” o<br />

un luogo privo di qualsiasi cosa, sensazione, percezione<br />

o evento: è la tipica concezione greca del<br />

mondo ultraterreno, luogo di perenne penombra,<br />

privo di gioia o di dolore, in cui l’anima del<br />

defunto vaga in uno stato eterno di sospensione,<br />

conservando solo un’ombra della personalità<br />

cosciente tenuta in vita.<br />

Può essere un luogo dell’epurazione: simile alla<br />

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