religioni - Homolaicus
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» carlo tamagnone FILOSOFO<br />
il primato dell’etica<br />
Libertà, Responsabilità, Compatibilità<br />
etica, quale scienza della condotta, implica il concetto di bene, che può essere qualcosa<br />
L’ di cui si fruisce oppure qualcosa che in se stesso vale. Genericamente essere etici significa<br />
fare il bene, ma un conto è favorire la maggior felicità possibile, ovvero l’eudemonismo (dal<br />
greco eudaím n = felice), un conto è volere un’etica del sacrificio, dell’obbedienza, della virtù,<br />
del valore, dove il bene è un ideale. L’etica che tende alla possibile felicità e alla non-sofferenza<br />
è oppositiva a quella che vuole il sacrificio e l’abnegazione in nome di un principio. Se un<br />
medico non fa nascere un feto colpito da una grave malattia genetica per evitargli una vita tormentosa<br />
e di riflesso l’infelicità dei congiunti risponde a un’etica eudemonistica. Se un altro lo<br />
farà nascere sarà per il trionfo di un principio che vede la vita, comunque, come un valore<br />
dipendente dal volere divino.<br />
Il dilemma etico sta nell’agire eudemonisticamente o assiologicamente (dal greco ákxios =<br />
degno, che vale, virtuoso), e ciò significa che o: a) il bene è la non-sofferenza e la serenità;<br />
oppure: b) il bene è trionfo della virtù e dei valori superiori. Situazioni limite tra le quali stanno<br />
centinaia di posizioni intermedie, ma resta il fatto che l’eticità, che io intendo come l’etica<br />
operativa-fattuale-reale, si articola a partire da estremi inconciliabili. Impossibile l’univocità di<br />
un’etica reale: ci si deve arrendere alla pluralità, alla complessità, alla problematicità. L’etica è<br />
la disciplina che studia moventi e fini della condotta umana, perciò non ha senso parlare di una<br />
“eticità” in senso hegeliano (dio realizzato nello Stato), che è topos idealistico defunto. Se per<br />
eticità invece noi intenderemo la modalità in cui si estrinseca un insieme di comportamenti etici,<br />
riconcilieremo il termine con la radice greca thos e avremo molte eticità differenti confrontabili<br />
e analizzabili. Il concetto di eticità e l’aggettivo etico necessitano perciò di una rifondazione<br />
semantica in ragione dei concetti di bene e di valore, ma soprattutto debbono assumere a proprio<br />
fondamento il concetto di libertà, che qualifica l’azione in senso positivo, come scelta comportamentale<br />
e non come obbligazione.<br />
La maggior parte delle etiche tradizionali sono etiche della non-libertà e dell’obbligatorietà,<br />
mentre noi dovremo cercare di fare della libertà il fondamento dell’etica stessa; ma siccome<br />
dobbiamo anche escludere l’arbitrio non potremo che coniugarla con la responsabilità.<br />
Un’eticità libera-responsabile sa infatti ciò che è consentito senza portare danno ad altri. E tuttavia<br />
non è ancora sufficiente coniugare libertà e responsabilità, ma occorre anche considerare<br />
la compatibilità col contesto: un comportamento etico adeguato (un’eticità) deve anche<br />
risultare compatibile con l’apparato legislativo del contesto socio-culturale di appartenenza.<br />
Un’etica che non sia puramente individualistica, né provocatoria, né velleitaria deve allora<br />
rispondere a tre requisiti: 1) essere libera, perché solo nella libertà di pensiero e d’azione è possibile<br />
fondare un’eticità; 2) essere responsabile, poiché l’azione deve a priori considerare ogni<br />
possibile conseguenza; 3) essere compatibile con l’apparato legislativo del contesto di appartenenza.<br />
Quest’etica, che presuppone la coniugazione stretta di libertà, responsabilità e compatibilità,<br />
propongo di chiamarla etica della libertabilità e nel prossimo numero la esamineremo<br />
da vicino.<br />
Anno II - n.6 luglio / agosto 2010 NONCREDO<br />
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