religioni - Homolaicus
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NONCREDO<br />
un concilio tenuto a Quierzy nell’849, presieduto<br />
dall’arcivescovo di Reims Incmaro, Gotescalco<br />
fu, dopo una pubblica fustigazione, condannato<br />
all’ergastolo nel monastero di Hautvilliers a Épernay,<br />
dove morì vent’anni dopo.<br />
» Dopo la frusta i sottili distinguo<br />
Incmaro distinse nel corso della controversia la<br />
prescienza divina, consistente nella preventiva<br />
conoscenza delle azioni degli uomini, dalla predestinazione,<br />
in cui si realizza il premio dei buoni<br />
e il castigo dei malvagi. Nel mezzo sta la chiesa,<br />
che non conoscendo la prescienza divina, deve<br />
operare in modo che tutti siano predestinati al<br />
bene. Tuttavia il dibattito sulle tesi del monaco<br />
sassone continuò: la distinzione fra prescienza e<br />
predestinazione non sembrò risolvere la difficoltà<br />
del problema. Sicché nell’850, su richiesta di<br />
Incmaro, Giovanni Scoto Eriugena scrisse a confutazione<br />
di Gotescalco il De praedestinatione,<br />
dove contestò la tesi della doppia predestinazione<br />
sostenendo che non esiste una predestinazione<br />
dei dannati. Infatti, come una è l’essenza divina,<br />
così unica è la sua volontà e da un’unica<br />
volontà non possono derivare due effetti contrari.<br />
Sempre a motivo della sua essenza dio può<br />
essere solo causa di bene, poiché il male è per lui<br />
– platonicamente e agostinianamente – un nonessere;<br />
inoltre non è possibile attribuire a dio una<br />
“pre-destinazione”, un “destinare prima”, in<br />
quanto dio è fuori dal tempo e in lui non esiste<br />
né un prima né un dopo. In dio non vi può dunque<br />
essere né prescienza del male dell’uomo, né<br />
predestinazione al male.<br />
Apparentemente sembrava tutto conforme a ortodossia.<br />
Invece l’Eriugena, ridando valore alla facoltà<br />
del libero arbitrio, finì col porre le basi di uno sviluppo<br />
autonomo della ragione, destinato anch’esso<br />
a mettere in discussione il primato della tradizione<br />
patristica e del principio di autorità. Ciò a testimonianza<br />
che da qualunque parte si attaccassero i<br />
dogmi astratti della chiesa, si finiva con lo scatenare<br />
i venti impetuosi del vaso di Pandora.<br />
» Le radici dell’ateismo cattolico<br />
Con l’irlandese Eriugena spuntano addirittura,<br />
Anno II - n.6 luglio / agosto 2010<br />
nell’alto Medioevo, le prime radici dell’ateismo in<br />
ambito cattolico poiché, rifacendosi alla tradizione<br />
bizantina, egli arrivò a dire che dio non poteva<br />
essere né definito né conosciuto. Fu uno scandalo<br />
incredibile, un insopportabile rigurgito di<br />
misticismo. E non a caso egli si rifaceva all’opera<br />
di Dionigi Areopagita, da lui considerato il maggior<br />
teologo in assoluto, per il quale dio altro non<br />
era che “tenebra”, “divina caligine”, del tutto<br />
ineffabile alla percezione umana.<br />
Il pensiero di Eriugena fu condannato dalla chiesa<br />
romana, che già aveva rotto con Bisanzio sulla<br />
questione del Filioque e che non vedeva l’ora di<br />
trovare un buon pretesto per una “soluzione finale”<br />
(cosa che avverrà circa 150 anni dopo l’eresia<br />
scotista, con le crociate). Sicché essa proibì risolutamente<br />
la diffusione di tutte le sue opere e, se<br />
non fosse stato per la protezione dell’imperatore<br />
romano-germanico Carlo il Calvo, che voleva<br />
avvicinarsi alla grande cultura bizantina, difficilmente<br />
egli avrebbe potuto scrivere qualcosa dopo<br />
la prima condanna del testo sulla predestinazione<br />
(850). La condanna fu così dura che dopo di<br />
lui il greco rimarrà per lungo tempo sconosciuto<br />
ai pensatori occidentali e pochissime cose rifluiranno<br />
nell’Europa cattolica da parte dei teologi<br />
bizantini, tant’è che il Contra Graecorum di<br />
Tommaso d’Aquino può essere considerato la<br />
summa dell’ignoranza e dei pregiudizi dei cattolici-romani<br />
in epoca medievale nei confronti di<br />
quella teologia.<br />
Sulla morte dell’Eriugena circolarono diverse storie,<br />
una delle quali vuole che dopo la morte del suo<br />
protettore egli si sia rifugiato in Inghilterra (870),<br />
dove venne assassinato dai monaci che lo consideravano<br />
un eretico. Di lui non si conosce né il luogo<br />
né la data del decesso. In compenso si sa che ancora<br />
nel 1210 gli arrivò una condanna conciliare<br />
postuma, con la messa al bando del libro De divisione<br />
naturae; e nel 1225 papa Onorio III manderà<br />
un’ossessionata lettera ai vescovi francesi per chiedere<br />
la raccolta di ogni copia del libro da spedire a<br />
Roma per esservi bruciata.<br />
La linea partita da lui approderà al nominalismo<br />
(prima espressione medievale del materialismo), il<br />
quale negava (700 anni prima di Kant) non solo la<br />
dimostrabilità dell’esistenza di dio, ma anche quella<br />
dell’immortalità dell’anima e della creazione.<br />
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