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religioni - Homolaicus

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NONCREDO<br />

Solo la fede. Ma tale impostazione conduce a<br />

delle interpretazioni e conseguenze pratiche:<br />

1) Se solo la fede cristiana o comunque una<br />

fede in un Ente Superiore costituisce argomento<br />

contro la libertà di morire, mentre nessun<br />

argomento umano, morale e razionale la<br />

può contraddire, e<br />

2) Poiché una società democratica non può<br />

discriminare i cittadini non credenti, ne consegue<br />

che<br />

3) La legge non può sanzionare<br />

come crimine, ma<br />

deve riconoscere come<br />

libertà prima e inalienabile,<br />

la libertà di ogni singolo<br />

sulla propria vita, se<br />

vivere o morire.<br />

E dunque il “suicidio assistito”<br />

(forma di eutanasia)<br />

va tutelato a pieno titolo.<br />

» Abbiamo il<br />

dovere di morire?<br />

Secondo una corrente di pensiero e di dottrina<br />

bioetica di origine statunitense, si afferma<br />

che non vi è solo il “diritto a morire”, ma che<br />

esiste anche il “dovere di morire”.<br />

John Hardwig (Università del Tennessee)<br />

sostiene che in circostanze particolari abbia-<br />

mo il dovere di morire. E quali sono tali circostanze?<br />

- quando il vivere impone sacrifici, cure lunghe,<br />

distruzione di progetti di vita altrui, sofferenze<br />

finanziarie a carico della famiglia o<br />

dei soggetti familiari;<br />

- quando i familiari hanno avuto difficoltà e<br />

hanno avuto solo una piccola parte delle cose<br />

buone che avrebbero avuto se non ci fosse<br />

stato il peso dell’incapace;<br />

- quando la famiglia ha dovuto dare forti con-<br />

Anno II - n.6 luglio / agosto 2010<br />

tributi.<br />

Si vede che le motivazioni sono quelle familiari,<br />

e quando queste inducono forti sacrifici<br />

si dovrebbe pensare di “toglierci di mezzo”. È<br />

l’amore per la famiglia che rende pensabile il<br />

dovere di morire.<br />

Abbiamo il dovere di morire? È una domanda<br />

forte, che può essere inserita nella problematica<br />

dell’eutanasia e del suicidio assistito, ma la questione<br />

si differenzia perché nelle nostre istanze<br />

questa problematica (eutanasia<br />

e suicidio assistito) è<br />

vista per lo più nella malattia<br />

dolorosa e inguaribile,<br />

mentre per Hardwig è l’uomo<br />

stesso “consapevole”<br />

che, raggiunta una certa<br />

soglia d’esistenza, per non<br />

recare danno agli altri si<br />

toglie di mezzo. La vita per<br />

Hardwig non è sacra. E proprio<br />

perché non è sacra, in<br />

certe circostanze, deve essere<br />

sospesa.<br />

PIETRO MICCA<br />

Dice Hardwig: «Non so<br />

riguardo agli altri, ma queste<br />

riflessioni mi hanno aiutato. Sono adesso<br />

più in pace nell’affrontare un dovere di morire.<br />

Terminare la mia vita se il mio dovere lo<br />

richiedesse può ancora essere difficile. Ma per<br />

me, un orrore molto più grande sarebbe morire<br />

tutto da solo o rubare il futuro dei miei cari<br />

per compensare un poco di tempo in più per<br />

me stesso. Spero che se arrivasse l’ora in cui<br />

avrei il dovere di morire, lo riconoscerò e<br />

incoraggerò anche i miei cari a riconoscerlo e<br />

farlo in modo coraggioso» . E aggiunge: «Una<br />

morte motivata dal desiderio di risparmiare il<br />

futuro dei miei cari potrebbe ben essere una<br />

morte migliore di quella che potrei avere<br />

come risultato dell’aver scelto di continuare a<br />

vivere fintanto che ci sia un qualsiasi piacere<br />

per me. Il piacere è gradevole ma è il significato<br />

che conta».<br />

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