religioni - Homolaicus
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NONCREDO » SCIENZA<br />
Il destino dell’Homo Sapiens<br />
Caos deterministico e complessità<br />
La fine dell’ideale classico dell’onniscienza<br />
Francesco Primiceri<br />
ASTROFISICO<br />
Il pensiero del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer si rivela particolarmente originale nell’accettazione<br />
e nella condivisione delle critiche dell’ateismo moderno al teismo e alla teologia metafisica.<br />
Egli innanzitutto non solo condivide con Kant l’idea dell’impossibilità di ogni “dimostrazione”<br />
di dio, e con Feuerbach il presupposto che la religione sia la proiezione di bisogni umani, ma<br />
addirittura si riconosce apertamente nel grido nietzscheano dell’uomo folle: «dio è morto», e indica<br />
persino i mandanti degli “assassini” di dio: il teismo e la teologia metafisica. La divinità, per<br />
il teologo, non ha più le caratteristiche dell’onniscienza e dell’onnipotenza del dio metafisico, ma<br />
piuttosto la debolezza, l’impotenza. Questa straordinaria intuizione di Bonhoeffer, dai significati<br />
teologici paradossali che evocano un nuovo concetto di “dio”, è oggi corroborata dal punto di vista<br />
scientifico da nuove teorie: il caos deterministico e la complessità.<br />
La teoria del caos deterministico, fortemente<br />
correlata alla teoria dei sistemi dinamici (scienza<br />
della complessità), rappresenta una cornice<br />
privilegiata per comprendere non solo gli aspetti<br />
cognitivi ed emozionali della specie umana,<br />
ma anche il divenire della materia inanimata e<br />
vivente. Queste teorie ci suggeriscono come<br />
l’esistenza dell’homo sapiens sia solo un fatto<br />
empirico e non “privilegiato” rispetto all’esistenza<br />
di altre specie umane sue contemporanee, o<br />
che l’hanno preceduto, o di altri esseri viventi.<br />
Le trasformazioni dell’universo, della vita sul<br />
nostro pianeta, della specie umana e delle sue<br />
facoltà mentali e della sua coscienza non sono<br />
altro che qualità “emergenti” della natura che si<br />
presentano in modo assolutamente imprevedibile<br />
secondo la prospettiva neodarwiniana.<br />
» L’ideale classico dell’onniscienza<br />
Dopo la scoperta delle leggi della dinamica da<br />
parte di Newton, gli scienziati si abituarono a<br />
pensare l’universo come un meccanismo gigantesco<br />
in evoluzione, descrivibile con l’aiuto di<br />
grandezze fisiche misurabili. Le soluzioni delle<br />
equazioni che descrivono il sistema e le sue con-<br />
dizioni iniziali consentirebbero di conoscere alla<br />
perfezione la sua evoluzione futura. Si tratta di<br />
un principio molto forte, tanto che nel XIX secolo<br />
Laplace ne trasse in teoria le estreme conseguenze:<br />
«Dobbiamo considerare lo stato presente<br />
dell’universo come l’effetto del suo stato anteriore<br />
e come la causa del suo stato futuro.<br />
Un’Intelligenza che, per un dato istante, conosce<br />
tutte le forze da cui è animata la natura e la situazione<br />
rispettiva degli esseri che la compongono,<br />
se per di più fosse abbastanza profonda per sottomettere<br />
questi dati all’analisi, abbraccerebbe<br />
nella stessa formula i movimenti dei più grandi<br />
corpi dell’universo e dell’atomo più leggero:<br />
nulla sarebbe incerto per essa e l’avvenire, come<br />
il passato, sarebbe presente ai suoi occhi».<br />
Nonostante le evidenti difficoltà inerenti alla realizzazione<br />
pratica del programma di Laplace, per<br />
oltre un secolo nulla ha inficiato, almeno in linea<br />
di principio, la legittimità della sua intuizione.<br />
» Critica all’idea classica di<br />
onniscienza: il caos deterministico<br />
Per descrivere l’evoluzione di un sistema conviene<br />
rappresentare il suo stato come un punto<br />
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