religioni - Homolaicus
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172 » RELIGIONI<br />
Alle radici<br />
dell’ateismo<br />
in ambito cattolico<br />
Enrico Galavotti<br />
FILOSOFO DELLE RELIGIONI<br />
» Predestinazione contro<br />
libero arbitrio<br />
Una qualunque teoria della predestinazione, in<br />
cui la categoria della necessità prevalga su quella<br />
della libertà, può essere usata in maniera politicamente<br />
eversiva. Lo fece apertamente la riforma<br />
protestante, ma era già stato fatto in ambito cattolico<br />
dal monaco sassone Gotescalco d’Orbais<br />
(Gottschalk, 804-870 ca.), che arrivò praticamente<br />
a dire che se la salvezza dipende da dio e<br />
non dagli uomini, la chiesa non serve a nulla, o<br />
comunque non ha senso una chiesa costrittiva,<br />
che s’imponga come istituzione di potere: è sufficiente<br />
credere nel Cristo incarnato. La fama di<br />
Gotescalco è legata alla sua teoria della gemina<br />
praedestinatio: la duplice predestinazione, quella<br />
di pochi alla salvezza e la condanna dei più alla<br />
dannazione eterna, che egli presume di trarre da<br />
Agostino d’Ippona e Isidoro di Siviglia. Per il<br />
vescovo d’Ippona, in effetti, dio concede la grazia<br />
secondo una decisione imperscrutabile stabilita<br />
fin dall’eternità: è perciò vano che l’uomo rivendichi<br />
dei presunti meriti propri che dovrebbero<br />
valergli la salvezza. E Gotescalco, estremizzando<br />
questa tesi, sosteneva che come dio ha liberamente<br />
deciso della salvezza di alcuni, ha insieme<br />
ab aeterno deciso anche della dannazione di tutti<br />
gli altri; cosa che d’altra parte anche Isidoro<br />
aveva stabilito nelle sue Sentenze (II 6, 1):<br />
«duplice è la predestinazione: alla vita per gli<br />
eletti, alla morte per i reprobi».<br />
Di fronte alla prescienza e alla predestinazione divine,<br />
che necessariamente coincidono, Cristo, per<br />
Gotescalco, è semplicemente venuto non già a<br />
modificare le decisioni di dio, ma ad annunciare<br />
agli uomini che vi erano dei predestinati alla salvezza:<br />
una tesi, questa, che metteva gravemente in<br />
dubbio la reale funzione mediatrice della chiesa.<br />
» La storia delle idee<br />
In che periodo Gotescalco iniziò a dire queste<br />
cose? Dopo la pace di Verdun (843), con cui s’era<br />
sancita la divisione territoriale dell’impero carolingio.<br />
Allora c’era già chi voleva mettere in<br />
discussione lo stretto rapporto politico-istituzionale<br />
tra impero e chiesa romana. Qualunque pretesa<br />
avesse il potere d’imporre una determinata<br />
fede religiosa, si scontrava con l’esigenza di<br />
ampliare l’uso della libertà di coscienza. E quale<br />
modo migliore di farlo se non quello di contestare<br />
la teologia latina direttamente dall’interno?<br />
Agostino d’Ippona aveva usato le tesi sulla predestinazione<br />
soprattutto contro gli eretici irriducibili;<br />
Gotescalco invece le usava contro la stessa<br />
chiesa romana, che normalmente, ai propri fedeli,<br />
non parlava di “predestinazione”, bensì di<br />
“provvidenza”, cui bisognava credere per fede,<br />
lasciando alla chiesa stessa il compito di interpretarla<br />
e gestirla. Se con Agostino la categoria della<br />
“necessità” serviva per affermare una verità indiscutibile,<br />
con Gotescalco la stessa categoria veniva<br />
usata per togliere valore a quella verità.<br />
La predestinazione era un modo di dire, da parte<br />
di Gotescalco, che la provvidenza non funzionava<br />
e che chi la sosteneva era in errore. La predestinazione<br />
poteva essere usata dal singolo per<br />
liberarsi di una tutela costrittiva giudicata insopportabile.<br />
Il collettivo istituzionalizzato e corrotto<br />
veniva considerato un limite invalicabile<br />
all’esercizio della libertà individuale. La stessa<br />
cosa verrà detta dai protestanti 700 anni dopo.<br />
Le gerarchie ecclesiastiche avvertirono subito,<br />
nelle tesi di Gotescalco, il grave pericolo di delegittimazione<br />
della chiesa: e infatti le sue dottrine<br />
furono subito condannate dai vescovi tedeschi<br />
nell’848 in un concilio presieduto da Rabano<br />
Mauro. Dopo una seconda condanna emessa da