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VALUTAZIONE “ON FARM”<br />

DEL BENESSERE ANIMALE IN ALLEVAMENTI<br />

DI BOVINI ED OVINI DA LATTE<br />

L. Giuliotti 1<br />

M. N. Benvenuti 1<br />

J. Goracci 2<br />

G. Orlandini 2<br />

O. Paganelli 2<br />

1 Dip. Produzioni Animali, Università di Pisa<br />

2 Collaboratori esterni<br />

1


INDICE<br />

RISULTATI DELL’INDAGINE CONOSCITIVA<br />

Premessa Pag. 3<br />

Metodologia di lavoro Pag. 5<br />

Bovini Pag. 6<br />

- L’allevamento dei bovini da latte in Toscana<br />

- Specifiche di metodo<br />

- <strong>Risultati</strong><br />

- Conclusioni<br />

Ovini Pag. 14<br />

L’allevamento degli ovini da latte in Toscana<br />

- Specifiche di metodo<br />

- <strong>Risultati</strong><br />

- Conclusioni<br />

Allegati Pag. 21<br />

- Allegato I: Principali normative di riferimento<br />

- Allegato II: Scheda di valutazione bovini da latte<br />

- Allegato III: Scheda di valutazione ovini da latte<br />

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA<br />

Il benessere nella specie bovina Pag. 34<br />

- Cenni di etologia<br />

- Management aziendale e personale<br />

- Sistemi di allevamento e stabulazione<br />

- Controllo ambientale<br />

- Alimentazione e acqua di bevanda<br />

- Igiene, sanità e aspetti comportamentali<br />

Il benessere nella specie ovina Pag. 47<br />

- Cenni di etologia<br />

- Management aziendale e personale<br />

- Sistemi di allevamento e stabulazione<br />

- Controllo ambientale<br />

- Alimentazione e acqua di bevanda<br />

- Igiene, sanità e aspetti comportamentali<br />

Bibliografia consultata Pag. 59<br />

SISTEMA DI VALUTAZIONE DEL BENESSERE<br />

Metodologia di lavoro Pag. 65<br />

- Bovini<br />

- Ovini<br />

Considerazioni conclusive e spunti di riflessione Pag. 70<br />

Allegati Pag. 71<br />

- Allegato IV: Griglia di valutazione bovini da latte<br />

- Allegato V: Griglia di valutazione ovini da latte<br />

- Allegato VI: Proposta scheda di valutazione bovini da latte<br />

- Allegato VII: Proposta griglia di valutazione bovini da latte<br />

- Allegato VIII: Proposta scheda di valutazione ovini da latte<br />

- Allegato IX: Proposta griglia di valutazione ovini da latte<br />

2


PREMESSA<br />

RISULTATI DELL’INDAGINE<br />

La tutela del benessere animale in allevamento ed il problema della sua valutazione<br />

rappresentano temi di attuale importanza sia per l’ambiente scientifico che per i tecnici, gli addetti e<br />

i consumatori. Già nel 2000, il Libro Bianco sulla Sicurezza Alimentare aveva affrontato la materia<br />

relativa al welfare animale definendolo come “fattore di legittimazione” delle produzioni. Con<br />

l’applicazione della Revisione Intermedia della PAC gli allevatori sono vincolati a dimostrare il<br />

rispetto di standard minimi di salute e di benessere animale per aver accesso sia alle compensazioni<br />

comunitarie, sia agli aiuti per gli investimenti aziendali, inserendosi così a pieno in una chiara etica<br />

della responsabilità nei confronti delle condizioni di vita delle specie allevate. Viene sempre più<br />

concordemente sentita la necessità di garantire, in allevamento, condizioni di benessere zootecnico,<br />

in grado di indurre la massima capacità produttiva quantitativa e qualitativa, senza provocare<br />

manifestazioni patologiche o turbe comportamentali che possano alterare l’equilibrio fisiologico<br />

degli animali.<br />

Il concetto di benessere animale ha subito negli anni una caratterizzazione sempre più accurata;<br />

in un primo momento l’attenzione è stata rivolta esclusivamente verso la condizione fisico-sanitaria<br />

degli animali allevati per poi prendere in esame anche quella “mentale” o psicologica, nonché<br />

l’armonia tra animale ed ambiente esterno. Le così dette Cinque Libertà proposte da Brambell e<br />

riassunte nel British Animal Welfare Council del 1979 toccano tutti i punti critici ritenuti<br />

indispensabili per la vita di ogni animale in un allevamento.<br />

Per quanto riguarda la valutazione del livello di benessere animale in azienda si rende<br />

necessario uno strumento di quantificazione del grado di omeostasi (condizione di “equilibrio<br />

interiore”) ed allostasi (“equilibrio interno” in relazione all’ambiente esterno) negli animali in<br />

allevamento basato sul rigore metodologico e in grado di fornire indicazioni utili per l’allevatore ed<br />

utilizzabile come mezzo di verifica di facile e rapida applicazione nella singola azienda o su larga<br />

scala. Molti sono stati i metodi proposti che prevedono una quantificazione numerica<br />

corrispondente ad un giudizio di merito di un allevamento, tra i quali è possibile ricordare il<br />

Tiergerechtheitsindex (TGI 200) di Sundrum e coll. (1994) per le bovine da latte, l’Animal Needs<br />

Index (ANI 35L) di Bartussek (1999) per i vitelli e gli avicoli, il Sistema Diagnostico Integrato<br />

(SDI) di Bertoni e coll. (1999) per le lattifere e il Sistema di valutazione a indice (IBA) proposto dal<br />

CRPA nel 2007. Di questi, alcuni sono incentrati sostanzialmente sull’analisi di fattori ambientali,<br />

condizioni stabulative e management aziendale (TGI 200; ANI 35L, IBA), mentre altri cercano di<br />

prendere in esame la massima quantità possibile di parametri, anche attraverso una valutazione<br />

3


comportamentale (espressione dell’etogramma specie-specifico, risposte a test comportamentali),<br />

fisiologica (parametri ematochimici, livelli ormonali, risposte immunitarie, frequenza cardiaca),<br />

produttiva (controlli quanti-qualitativi, tassi di fertilità, longevità, mortalità, accrescimento) e<br />

sanitaria (disease stress: fenomeni acuti, cronici o latenti).<br />

Tra i fattori ambientali maggiormente collegati al livello di benessere possiamo ricordare le<br />

strutture dell’allevamento (con particolare riferimento alla pavimentazione ed allo spazio<br />

disponibile per capo), la formazione, la numerosità e la modificazione dei gruppi nel tempo, il<br />

microclima, il fotoperiodo e l’intensità luminosa, la presenza di rumori, soprattutto se improvvisi, il<br />

tipo di alimentazione in relazione allo stadio fisiologico, le condizioni igieniche dell’ambiente e,<br />

non ultimo, il fattore uomo o stockmanship. Bertoni e coll. (1999) hanno cercato di organizzare<br />

anche una serie di punteggi “a tema” per completare una valutazione empirica che potesse fornire<br />

effettivi criteri comuni di giudizio, come il body condition score, il faeces score, il teat score, il<br />

locomotion score, il cleanliness score, il rest-calmness score ed il rumination score.<br />

A livello comportamentale frequenti alterazioni rilevate possono essere le così dette<br />

stereotipie, cioè sequenze di movimenti ripetuti e relativamente invariati che non hanno alcuno<br />

scopo evidente, ma si sviluppano quando l’animale è frustrato (in maniera acuta o cronica) ed<br />

indicano difficoltà nel contrastare stressori o monotonia ambientale.<br />

Attualmente non esiste in Italia un metodo comune e univoco di determinazione del livello di<br />

benessere animale eseguito direttamente in azienda e valutabile in un'unica visita aziendale da parte<br />

di un operatore opportunamente addestrato. Alla luce di queste considerazioni, solamente un<br />

approccio multidisciplinare potrà costituire un valido, oggettivo e ripetibile strumento di<br />

valutazione del benessere animale in allevamento; a tale scopo è stata effettuata un’indagine per<br />

acquisire indicazioni più dettagliate sulle caratteristiche delle aziende, analizzare le eventuali<br />

carenze manageriali e/o strutturali che influenzano il livello di benessere animale e arrivare a<br />

individuare le aree e le azioni volte al suo miglioramento. Tale studio si è reso necessario per<br />

individuare le tipologie più ricorrenti in Toscana ed applicare su di esse le strategie necessarie a<br />

tutelare e migliorare il benessere degli animali allevati.<br />

Le principale normativa di riferimento (Allegato I) è la n. 146/2001, attuazione della direttiva<br />

98/58/CE che, disciplinando in maniera generica tutte le specie animali allevate, non fornisce<br />

indicazioni specifiche in merito ai parametri tecnici e strutturali degli allevamenti in questione. Per<br />

quanto riguarda il settore bovino, in riferimento all’allevamento dei vitelli, si rimanda anche alla n.<br />

533/1992.<br />

Il lavoro si è posto l’obiettivo di rilevare gli aspetti significativi dell’allevamento e di fornire<br />

un’analisi del settore bovino ed ovino in Toscana.<br />

4


METODOLOGIA DI LAVORO<br />

Come prima fase è stata condotta un’estesa ricerca bibliografica relativa ai fattori legati al<br />

benessere e alle possibili conseguenze sullo stato di salute e sulle risposte fisiologiche e produttive<br />

delle specie in studio. I fattori ambientali e tecnico-gestionali a più elevato impatto sul benessere di<br />

bovini ed ovini sono stati analizzati con approccio multi-disciplinare ed in relazione alle peculiarità<br />

fisiologiche, comportamentali e gestionali dell’allevamento.<br />

Successivamente è stata elaborata una check list comprendente una serie di informazioni utili a<br />

definire le caratteristiche aziendali (Allegato II e III: Scheda di valutazione) da proporre ad un<br />

campione di 50 allevamenti rispettivamente di bovini ed ovini da latte della Toscana.<br />

Per la scelta del campione sono stati identificati tutti gli allevamenti presenti sul territorio<br />

regionale e le relative consistenze. In tal senso si è operato utilizzando le ricerche statistiche<br />

documentate nel “5° Censimento Generale dell’Agricoltura – Presentazione dei dati definitivi:<br />

Toscana” (ISTAT, 2005) e le banche dati dei vari distretti ASL.<br />

La composizione del campione è stata scelta ripartendo in modo proporzionale il numero dei<br />

capi presenti in ciascuna provincia rispetto al totale regionale e cercando di individuare in maniera<br />

rappresentativa le diverse realtà aziendali (dimensione e ubicazione). La decisione di operare una<br />

ripartizione provinciale per numero di capi piuttosto che di aziende è stata valutata più opportuna<br />

sulla base della presenza di allevamenti caratterizzati da un numero estremamente variabile di<br />

animali.<br />

La scelta finale delle aziende censite è infine ricaduta sugli allevatori che hanno offerto la<br />

propria disponibilità dopo un primo contatto telefonico.<br />

5


BOVINI<br />

L’allevamento dei bovini da latte in Toscana<br />

In Toscana il patrimonio di bovine da latte, stimato nel 2008 (Istat, 2008), conta circa 13.700<br />

capi, con una contrazione rispetto al 2007 di circa 3.000 unità (Istat, 2007).<br />

Questo tipo di allevamento risulta maggiormente diffuso in provincia di Grosseto con il 36%<br />

dei capi da latte seguito da quella di Firenze con il 26%. La razza allevata più diffusamente è la<br />

Frisona (Anafi, 2007) e sono presenti nuclei di Bruna (Anarb, 2006) e di Jersey Italiana (Anafi,<br />

2007).<br />

Tabella 1 - Consistenza del bestiame bovino al 1° giugno 2008 - Indagine estimativa<br />

Età da 1 a 2 anni Età >2 anni<br />

Età


Il campione di aziende analizzate è risultato quindi ripartito come mostrato in Tabella 3.<br />

<strong>Risultati</strong><br />

Tabella 3 – Ripartizione degli allevamenti bovini per provincia.<br />

Provincia N° aziende esaminate<br />

Massa-Carrara 3<br />

Lucca 6<br />

Pistoia 1<br />

Prato 0<br />

Pisa 3<br />

Livorno 1<br />

Siena 3<br />

Arezzo 2<br />

Grosseto 21<br />

Firenze 10<br />

TOTALE 50<br />

Dall’elaborazione dei dati è emersa un’ampia variabilità degli allevamenti sia per quanto<br />

riguarda la consistenza numerica (89,6±113,74 capi) che l’estensione (144,9±292,7 ha).<br />

Nelle aziende censite sono risultati allevati prevalentemente bovini di razza Frisona e nel 6%<br />

soggetti di razza Bruna.<br />

Il 93% delle aziende è a conduzione diretta, nella maggior parte di tipo familiare. Circa la metà<br />

delle strutture visitate risale agli anni '50-'80, il 38% è di costruzione più recente, mentre le<br />

rimanenti sono datate come antecedenti al 1950. La maggior parte delle aziende di vecchia<br />

edificazione è stata sottoposta a ristrutturazioni più o meno sostanziali.<br />

Per quanto riguarda i sistemi di allevamento più frequentemente riscontrati, pur trovandoci<br />

davanti a situazioni piuttosto varie e di difficile omologazione, è stato possibile individuare due<br />

distinti metodi di gestione che risultano presenti in situazioni territoriali con caratteristiche diverse.<br />

La tipologia di allevamento più comune (60%) risulta quella a stabulazione libera: il 49% su<br />

lettiera permanente, il 9% su cuccette, mentre il restante è misto (lettiera permanente e poste). Le<br />

aziende rimanenti prevedono la posta fissa; tali realtà offrono comunque la possibilità di accesso ad<br />

aree esterne utilizzabili nel periodo primaverile-estivo. Il 72% di queste aziende si trova in aree<br />

montane o collinari, il 22% in aree svantaggiate.<br />

Nel 93% delle aziende in studio il proprietario si occupa direttamente della gestione<br />

dell’azienda e risulta una figura regolarmente presente in allevamento.<br />

Ogni addetto alla mungitura si occupa in media di 28±32 capi ed il personale di stalla è<br />

preposto alla osservazione dei calori nel 93% delle aziende.<br />

7


Nelle varie realtà visitate i dipendenti lamentano diffusamente la mancanza di iniziative<br />

formative specifiche.<br />

Per quanto riguarda le strutture di stabulazione, laddove sono presenti le cuccette queste sono<br />

nella maggior parte dei casi adeguatamente dimensionate, a pavimento pieno e talvolta dotate di<br />

battifianchi per un miglior contenimento degli animali.<br />

40%<br />

9%<br />

2%<br />

Tipologia di stabulazione<br />

49%<br />

lettiera permanente<br />

posta fissa<br />

cuccette<br />

lettiera+poste<br />

La zona di riposo è priva di lettiera nell’11% delle aziende visitate; il substrato non è apparso<br />

sufficiente ed in idonee condizioni igieniche nel 33% degli allevamenti. Le aziende a posta fissa<br />

presentano superfici pascolative o paddock esterni nell’84% dei casi.<br />

Le tipologie di raccolta delle deiezioni riscontrate sono meccaniche (36%), manuali (13%) o<br />

automatizzate come il tapis roulant (27%).<br />

Le stalle a posta fissa garantiscono l’accesso al pascolo per circa 6-8 mesi all’anno nel 50% dei<br />

casi anche se talvolta solo per i soggetti destinati alla rimonta. Sui pascoli sono presenti ripari e<br />

punti di abbeverata naturali e/o artificiali.<br />

Nelle stalle a stabulazione libera le superfici di esercizio e di riposo disponibili per capo sono<br />

risultate consone a soddisfare le esigenze degli animali in termini di spazio nella quasi totalità del<br />

campione; la pavimentazione si è evidenziata deficitaria nell’80% della casistica soprattutto perché<br />

caratterizzata da eccessiva scivolosità e ristagni idrici.<br />

Nel 54% delle situazioni esaminate, in alcuni periodi dell’anno, oltre al paddock esterno<br />

vengono messi a disposizione campi non lavorati o trebbiati, spesso privi di protezione da agenti<br />

atmosferici e di rifornimento idrico.<br />

Le condizioni microclimatiche e ambientali sono risultate soddisfacenti nella quasi totalità<br />

delle aziende. Le strutture visitate sono in gran parte sprovviste di coperture coibenti e di dispositivi<br />

8


di controllo della temperatura, mentre il 16% presenta un sistema di movimentazione dell'aria,<br />

talvolta associato a nebulizzatori; non sono previsti sistemi di allarme in caso di mal funzionamento<br />

degli impianti e solo 11 aziende presentano un sistema computerizzato per la gestione dei dati.<br />

16%<br />

4%<br />

Sistemi per limitare lo stress estivo<br />

2%<br />

78%<br />

nessuno<br />

movimentazione aria<br />

movim. aria +<br />

nebulizzatore<br />

irrigatore su tetto<br />

Una particolare attenzione è stata rivolta alle caratteristiche dell’impianto di mungitura per il<br />

ruolo che fondamentale che possono rivestire nella tutela del benessere animale. Nelle stalle a posta<br />

fissa il sistema prevalente (67%) è quello a lattodotto, mentre nelle aziende a stabulazione libera la<br />

sala di mungitura risulta la struttura più diffusa; i metodi con carrello e a secchio sono utilizzati con<br />

la stessa frequenza nelle due tipologie di stalla (rispettivamente 22% e 11%). Il 43% degli impianti<br />

è antecedente al 1990; il 58% effettua controlli due o più volte l'anno e praticamente tutti cambiano<br />

regolarmente le guaine. È stato invece rilevato che pochi allevatori (29%) conoscono la taratura<br />

dell'impianto (livello di vuoto e pulsazioni).<br />

Nel 56% delle strutture l’uscita degli animali dalla sala di mungitura non presenta difficoltà<br />

mentre sono installate vasche per la disinfezione degli arti in un limitato numero di allevamenti<br />

(22%).<br />

Il 78% delle aziende garantisce una zona di attesa antistante la sala di mungitura che solo nel<br />

36% dei casi offre agli animali la possibilità di abbeverarsi; i problemi di percorso durante lo<br />

spostamento sono stati evidenziati nel 44% delle situazioni.<br />

9


39%<br />

Presenza della sala di attesa<br />

22%<br />

39%<br />

presente<br />

assente<br />

ricavata al bisogno<br />

Particolare spazio è stato dedicato agli aspetti coinvolti nell’alimentazione degli animali: è<br />

emerso che in più del 90% dei casi i piani alimentari sono eseguiti da tecnici esterni. L’unifeed è<br />

utilizzato dal 58% delle aziende e generalmente distribuito una volta al giorno con eventuali<br />

variazioni di orario in base alla stagione. In accordo con le esigenze legate al benessere animale<br />

viene assicurata nella quasi totalità delle aziende una adeguata lunghezza del fronte mangiatoia e<br />

l'accesso contemporaneo e agevole degli animali all’alimento. L'acqua fornita agli animali proviene<br />

per il 63% dei casi dall'acquedotto; nelle altre situazioni solo alcuni allevatori effettuano analisi per<br />

controllarne la qualità. Gli abbeveratoi a galleggiante sono la forma più comune di distribuzione<br />

dell’acqua e risultano puliti regolarmente nell’82% delle aziende; l’altezza a cui sono stati<br />

posizionati nella maggior parte dei casi non è risultata corretta.<br />

Per quanto concerne la gestione dei parti, il 62% delle aziende predispone un ambiente<br />

dedicato a questo evento che rappresenta infatti un momento delicato per gli animali. Questa<br />

situazione riflette una circostanza abbastanza diffusa nelle stalle a stabulazione libera dove<br />

risulterebbe opportuno organizzare una sala parto che, ove presente, è spesso risultata rispondente<br />

in termini di spazio e numero di poste. Il 67% degli allevatori lascia che il parto avvenga nel modo<br />

più naturale possibile intervenendo esclusivamente in caso di bisogno.<br />

Durante i vari sopralluoghi non sono state notate stereotipie, ma sono invece risultati più<br />

frequenti fenomeni di competizione tra gli animali in aziende dove non erano forniti adeguati spazi<br />

all’abbeverata o alla mangiatoia. La pulizia degli animali è risultata accettabile nell’84% delle<br />

aziende e anche lo stato generale dei soggetti è apparso generalmente soddisfacente (91%). La<br />

modalità di passaggio dalla posizione di decubito alla stazione eretta non si è svolta correttamente<br />

nel 10% delle aziende dove è stato possibile procedere alla sua valutazione (40 aziende), indicando<br />

un inadeguato dimensionamento delle poste.<br />

10


5% 5%<br />

Passaggio decubito - stazione eretta<br />

90%<br />

corretto<br />

alterato<br />

difficoltoso<br />

Si è rivelato difficile poter desumere informazioni sulla situazione sanitaria dell’allevamento<br />

attraverso il colloquio con l’allevatore. Le principali affezioni di cui è stata fatta menzione sono le<br />

mastiti, i problemi podali e l’ipofertilità.<br />

Per la cura e la profilassi delle patologie è applicato l’approccio omeopatico nel 18% delle<br />

aziende visitate.<br />

I parametri relativi all’efficienza riproduttiva sono fondamentali perché legati alla durata del<br />

periodo produttivo degli animali. L’interparto medio è risultato di 386,5 giorni (±38,36) con un<br />

intervallo parto-concepimento di 83 giorni (±30) e quindi in linea con i valori ritenuti idonei per<br />

questo indirizzo produttivo. La maggior parte degli allevamenti (60%) avvia gli animali alla<br />

riproduzione tra i 18 e i 21 mesi di età mentre il 36% più precocemente. I parti nel 96% delle<br />

aziende sono distribuiti uniformemente durante l’anno.<br />

La quota di rimonta è risultata compresa tra il 10 e il 20% nella maggior parte degli<br />

allevamenti e addirittura inferiore nel 23% dei casi.<br />

Per quanto riguarda le mutilazioni, quella più frequentemente osservata (60% delle aziende) è<br />

stata la cauterizzazione delle corna; la pratica del pareggiamento degli unghioni viene effettuata dal<br />

67% degli allevamenti.<br />

L’allevamento del vitello è stato oggetto di una particolare considerazione da parte del<br />

rilevatore focalizzando l’attenzione sugli aspetti normati dalla Direttiva CEE 91/629.<br />

Nella maggior parte delle aziende i vitelli vengono allontanati dalla madre subito dopo il parto,<br />

mentre le vengono lasciati per le 24 ore successive in una limitata percentuale di aziende (9%).<br />

Nel primo periodo di vita i vitelli sono mantenuti in box singoli dove i contatti intraspecifici<br />

sono garantiti nella quasi totalità dei casi. Nell’eventualità in cui i giovani soggetti vengano<br />

mantenuti legati, tali contatti sono comunque possibili. Dopo le otto settimane di vita la maggior<br />

11


parte delle aziende mantiene i vitelli in strutture collettive. La superficie di calpestamento è<br />

costituita da pavimento pieno al quale molto spesso (79%) viene associata la lettiera il cui stato di<br />

pulizia non sempre è risultato soddisfacente. Tutti gli allevatori garantiscono ai vitelli alimenti<br />

fibrosi.<br />

Conclusioni<br />

I risultati ottenuti sottolineano che alcuni settori dell’allevamento bovino in Toscana necessitano<br />

di interventi mirati al miglioramento delle condizioni di vita degli animali.<br />

L’acquisizione di maggiore consapevolezza delle esigenze degli animali da parte degli addetti,<br />

ottenibile attraverso corsi di formazione ad oggi ancora scarsamente diffusi, potrebbe contribuire al<br />

raggiungimento di migliori standard di allevamento.<br />

Esaminando le condizioni di stabulazione degli allevamenti a posta fissa è emersa la necessità di<br />

prevedere azioni mirate all’adeguamento delle dimensioni delle poste in modo da permettere agli<br />

animali una corretta esecuzione dei movimenti per la messa in piedi. Questo consentirebbe inoltre<br />

agli animali di non imbrattare con le feci la propria postazione e agli operatori una più agevole<br />

pulizia dei locali.<br />

Per quanto riguarda il controllo ambientale sono da proporre sistemi volti a migliorare le<br />

condizioni microclimatiche limitando la dispersione di calore e l’eccessivo surriscaldamento, a<br />

ottimizzare le caratteristiche ambientali favorendo una corretta aerazione e a mantenere la lettiera in<br />

condizioni igieniche adeguate.<br />

Nell’indirizzo produttivo da latte, le operazioni di mungitura rivestono notevole importanza per<br />

la realizzazione di elevati livelli produttivi nel rispetto del benessere animale. In questo ambito risulta<br />

che presso la maggior parte degli allevatori non è ancora consolidata la pratica di effettuare il<br />

controllo degli impianti in maniera regolare per mantenerli in piena efficienza.<br />

La presenza di una idonea sala di attesa in fase di pre-mungitura può garantire condizioni<br />

ambientali capaci di limitare lo stress provocato da lunghe permanenze in luoghi sovraffollati ed<br />

esposti agli agenti atmosferici: nel campione esaminato si sono evidenziate situazioni che possono<br />

essere migliorate con opportuni interventi.<br />

Preservare gli animali in buono stato di salute è fondamentale per la tutela del benessere<br />

animale; in questa ottica la predisposizione di un piano di assistenza veterinaria programmata può<br />

rappresentare un valido mezzo per un monitoraggio costante delle condizioni sanitarie degli animali e<br />

per un tempestivo intervento. Una delle principali patologie dell’indirizzo produttivo considerato è<br />

rappresentato dalle mastiti. Il contenuto in cellule somatiche del latte costituisce un efficace<br />

indicatore dello stato di benessere della mandria e in particolare delle stato sanitario della mammella.<br />

12


Il suo controllo può servire a diagnosticare precocemente i casi di mastite subclinica permettendo<br />

all’allevatore di intervenire tempestivamente con opportune azioni correttive.<br />

Le infestioni sostenute da parassiti gastrointestinali sono situazioni frequentemente osservabili<br />

negli animali a cui viene offerta la possibilità di pascolamento. Per un efficace piano di intervento<br />

risulterebbe fondamentale la conoscenza della effettiva carica parassitaria della mandria in modo da<br />

agire in casi di effettiva necessità con prodotti mirati.<br />

In conclusione l’indagine svolta ha evidenziato una certa difformità nelle tecniche di<br />

allevamento imputabile principalmente alle diverse dimensioni e ubicazione delle aziende, tuttavia<br />

in generale non sono emerse carenze delle strutture e del management tali da pregiudicare<br />

gravemente lo stato di benessere animale.<br />

13


OVINI<br />

L’allevamento degli ovini da latte in Toscana<br />

L’allevamento ovino in Italia viene condotto prevalentemente in forma stanziale secondo tre<br />

tipologie principali:<br />

- intensiva: ovini stabulati giorno e notte;<br />

- semi-estensiva: pascolo giornaliero in condizioni meteorologiche favorevoli con rientro<br />

notturno in ovile;<br />

- estensiva: pascolo giornaliero con possibilità di ricovero in condizioni meteorologiche<br />

sfavorevoli.<br />

In Toscana sono allevati poco più di 533.000 capi; in particolare le pecore da latte sono<br />

380.319 di cui il 53% circa si trova nella provincia di Grosseto, il 19% in quella di Siena e il 10% in<br />

quella di Pisa (Tabella 4).<br />

L’allevamento ovino è diffuso in tutta la Toscana ed è rappresentato prevalentemente dalle<br />

razze Sarda e Massese, in minor misura da Comisana e Appenninica; sono presenti poi altre<br />

popolazioni di limitata consistenza (Pomarancina, Zerasca, Garfagnina) tutte localizzate nelle zone<br />

originarie, e meticci. La distribuzione delle razze sul territorio non è uniforme: la Sarda è presente<br />

soprattutto nella parte meridionale della regione mentre la Massese occupa prevalentemente le<br />

province del nord. Le differenze si estendono anche al tipo di conduzione e alla consistenza dei<br />

greggi. L’allevamento della razza Sarda è caratterizzato da aziende basate per la maggior parte su<br />

terreni di proprietà, con un buon livello di meccanizzazione, di elevate dimensioni aziendali e<br />

numero di capi. La maggior parte delle aziende che alleva la razza Massese è a conduzione diretta e,<br />

contrariamente a quanto avviene per la Sarda, ricorre a terreni in affitto, talvolta solo in maniera<br />

stagionale.<br />

Tabella 4 - Consistenza del bestiame ovino al 1° giugno 2008 - Indagine estimativa<br />

Agnelli<br />

Pecore e agnelle<br />

da latte<br />

Pecore e agnelle<br />

non da latte<br />

Altri ovini Totale ovini<br />

Massa Carrara 4.880 8.760 2.500 0 16.140<br />

Lucca 1.306 10.176 468 209 12.159<br />

Pistoia 240 4.000 1.500 0 5.740<br />

Firenze 9.000 23.800 7.350 0 40.150<br />

Livorno 1.900 8.900 1.380 220 12.400<br />

Pisa 3.980 36.690 780 950 42.400<br />

Arezzo 1.600 15.000 11.200 2.700 30.500<br />

Siena 13.400 72.493 19.200 15.035 120.128<br />

Grosseto 2.821 200.000 45.000 4.000 251.821<br />

Prato 70 500 1.400 30 2.000<br />

TOSCANA 39.197 380.319 90.778 23.144 533.438<br />

14


Specifiche di metodo<br />

Dal numero complessivo delle aziende risultate presenti sul territorio regionale (Tabella 5),<br />

sono state selezionate solo quelle con dimensioni giudicate maggiormente rappresentative (più di 20<br />

capi).<br />

Tabella 5 – Situazione dell’allevamento ovino in Toscana (ISTAT, 2005)<br />

Provincia Capi bestiame Capi/Provincia (%) N°aziende N° medio capi/azienda<br />

Massa-Carrara 9.657 2 377 25,6<br />

Lucca 14.290 3 246 58,1<br />

Pistoia 5.331 1 111 48,0<br />

Firenze 27.501 5 408 67,4<br />

Prato 1.101 0 43 25,6<br />

Livorno 7.887 1 106 74,4<br />

Pisa 44.131 8 347 127,2<br />

Arezzo 34.371 6 549 62,6<br />

Siena 128.166 23 559 229,3<br />

Grosseto 282.244 51 1.889 149,4<br />

TOTALE 554.679 100 4.635 119,7<br />

Il campione di aziende analizzate è risultato quindi ripartito come mostrato in Tabella 6.<br />

<strong>Risultati</strong><br />

Tabella 6 – Ripartizione degli allevamenti ovini per provincia<br />

Provincia N. aziende esaminate<br />

Massa-Carrara 2<br />

Lucca 2<br />

Pistoia 1<br />

Prato 0<br />

Pisa 3<br />

Livorno 1<br />

Siena 11<br />

Arezzo 3<br />

Grosseto 25<br />

Firenze 2<br />

TOTALE 50<br />

Dall’elaborazione dei dati raccolti, la presenza media di capi per azienda è risultata di 393±296<br />

soggetti. Il campione esaminato è risultato composto prevalentemente da ovini di razza Sarda<br />

(56%), seguiti dalla Massese (17%), da meticci (17%), dalla Comisana (8%) e dalla Garfagnina<br />

Bianca (2%), dimostrandosi rappresentativo della realtà toscana prima descritta.<br />

Nella Tabella 7 viene specificata la distribuzione per provincia delle razze allevate nelle<br />

aziende campionate.<br />

15


Tabella 7 - Distribuzione delle razze ovine nelle varie province<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Massa-Carrara<br />

Lucca<br />

Pistoia<br />

Firenze<br />

Livorno<br />

Le tipologie di allevamento riscontrate sono state:<br />

Pisa<br />

Arezzo<br />

-estensivo: presente nel 33% delle aziende esaminate;<br />

-semi-estensivo: adottato nel 67% dei casi.<br />

Siena<br />

Grosseto<br />

TOTALE<br />

Comisana<br />

Massese<br />

Sarda<br />

Garfagnina B.<br />

Meticce<br />

La presenza del personale di stalla è risultata di 2,6±0,8 addetti/azienda con una media di<br />

150±80 capi/addetto; il 51% degli allevatori intervistati ha partecipato a corsi di formazione ma<br />

lamenta la mancanza di iniziative formative specifiche; da questi dati si evidenzia che nessun<br />

allevatore ha avuto la possibilità di seguire corsi di formazione inerenti al benessere animale.<br />

Vista la prolungata permanenza degli ovini lontano dal centro aziendale si è ritenuto<br />

importante indagare sulla disponibilità di acqua sul pascolo: questa è risultata presente nell’81%<br />

delle aziende esaminate: di queste il 46% dispone di fonti di approvvigionamento naturali, il 28% di<br />

punti di abbeveraggio artificiali (ad es. secchi o vasconi riempiti dall’allevatore) e il 26% di una<br />

tipologia mista.<br />

Sempre in relazione alla presenza degli animali sui pascoli è sembrato necessario valutare<br />

anche la disponibilità di adeguati ripari dagli agenti atmosferici quali sole e vento. Delle aziende<br />

censite l’84% ha risposto positivamente, dichiarando l’esistenza di ripari naturali (boschi, alberi,<br />

ecc) a protezione del gregge.<br />

Passando ad esaminare le strutture di allevamento è stata considerata la disponibilità di<br />

adeguati spazi di stabulazione. La superficie media/pecora, nella nostra indagine attestata intorno a<br />

1±0,4 m 2 , è risultata idonea in quanto in linea con i suggerimenti reperiti in bibliografia. Bisogna<br />

16


sottolineare tuttavia che un numero non trascurabile di realtà zootecniche (25%) confina la pecora<br />

in spazi piuttosto ridotti, al di sotto di 0,8 m 2 /capo.<br />

Dalla letteratura consultata, l’intensità luminosa giudicata sufficiente ad assicurare adeguati<br />

standard di benessere è risultata essere pari a 15 lux che, per la percezione umana, corrispondono ad<br />

una luce appena sufficiente per leggere. Lo studio condotto ha messo in evidenza che il 65% delle<br />

aziende censite riesce a soddisfare questi requisiti.<br />

Durante la permanenza degli animali nell’ovile, il microclima all’interno delle strutture deve<br />

essere adeguatamente condizionato per limitare la dispersione di calore in inverno ed un eccessivo<br />

aumento delle temperature in estate. Per questa ragione i locali destinati agli animali che<br />

nell’allevamento ovino risultano spesso inadeguati da questo punto di vista, dovrebbero essere resi<br />

consoni alle esigenze di comfort termico di questa specie.<br />

Le condizioni sanitarie dell’azienda sono strettamente collegate ad una appropriata gestione<br />

della lettiera; nel nostro campione l’aggiunta di paglia viene effettuata quotidianamente nel 79% dei<br />

casi, soprattutto in inverno quando è maggiore la presenza degli animali in stalla; il 15% delle<br />

aziende ha dichiarato di effettuare tale operazione con minore frequenza. La rimozione completa<br />

della lettiera risulta essere effettuata mediamente 6,5 volte/anno, tuttavia il 36% degli allevatori<br />

procede alla sostituzione totale meno di tre volte l’anno e di questi il 53% solo una volta.<br />

Il sistema di mungitura prevalente (71%) è quello meccanico fisso (sala di mungitura o carrello<br />

attrezzato), mentre il 17% del campione utilizza il tipo mobile e il restante il sistema manuale. Per<br />

quanto riguarda quest’ultimo metodo è risultato che ogni operatore riesce a mungere mediamente<br />

107±60 animali/ora.<br />

15%<br />

21%<br />

Rimozione completa lettiera<br />

64%<br />

≥ 3 volte/anno<br />

≥ 2 volte/anno<br />

≥ 1 volta/anno<br />

17


71%<br />

Tipologia mungitura<br />

12%<br />

17%<br />

Manuale<br />

Meccanica mobile<br />

Meccanica fissa<br />

La manutenzione degli impianti di mungitura meccanica, svolta di solito da ditte specializzate,<br />

è eseguita meno di due volte l’anno nell’85% delle aziende. Degli allevatori intervistati solo il 44%<br />

è a conoscenza dei parametri tecnici (numero di pulsazioni e pressione) del proprio impianto, questo<br />

dato potrebbe indicare l’impossibilità di un tempestivo intervento in caso di mal funzionamento. In<br />

presenza di impianto di mungitura meccanica fissa l’accesso dei capi all’area di mungitura prevede<br />

generalmente la suddivisione mediante transenne mobili della zona di stabulazione, mentre solo il<br />

10% dispone di una effettiva sala di attesa. Tuttavia, per la tutela del benessere animale risulta<br />

opportuno che queste aree siano dimensionate adeguatamente e offrano riparo dagli agenti<br />

atmosferici.<br />

15%<br />

Manutenzione impianto mungitura<br />

15%<br />

5%<br />

65%<br />


proprio comportamento naturale; il 25% degli allevatori invece sceglie di far partorire le pecore in<br />

stalla per garantire un eventuale tempestivo controllo sulla partoriente e sui nascituri.<br />

Il mantenimento di un buono stato di salute è un fattore fondamentale per il benessere<br />

dell’animale e, per questa ragione, sarebbe opportuno indirizzare l’azienda verso l’adozione di piani<br />

di assistenza veterinaria programmata.<br />

Il contenimento delle cellule somatiche rappresenta un obiettivo nella produzione di latte ovino<br />

perseguibile attraverso una serie di accorgimenti gestionali quali la corretta cura della lettiera e<br />

funzionalità degli impianti di mungitura, di un bilanciato razionamento nonché il mantenimento di<br />

un buono stato di salute della mammella. Gli allevatori riescono ad individuare i capi problema solo<br />

in presenza di un’evidente alterazione della mammella e il provvedimento adottato da circa la metà<br />

di essi è quello di sottoporli per ultimi alla mungitura; tuttavia, il riconoscimento tempestivo dei<br />

casi di mastite subclinica attraverso la valutazione del Contenuto in Cellule Somatiche (CCS)<br />

potrebbe rivelarsi un valido ausilio.<br />

Gli interventi di sverminazione vengono effettuati con cadenza annuale nel 72% delle aziende<br />

mentre nel 26% sono attuati più di una volta all’anno; in un’unica azienda, a conduzione biologica,<br />

l’allevatore ha dichiarato di non aver fatto ricorso a tale pratica da più di un anno. La consuetudine<br />

del trattamento nel 62% dei casi non viene preceduta da esami coprologici e, anche se il 38% degli<br />

allevatori ha dichiarato di aver sottoposto almeno una volta all’anno il proprio gregge ad un<br />

campionamento di feci, nella maggioranza dei casi non esiste nessuna connessione temporale tra<br />

l’accertamento coprologico effettuato e l’intervento antiparassitario. Questa pratica comporta una<br />

gestione dei trattamenti non sempre opportuna con spreco di farmaci ad elevato impatto ambientale<br />

ed aumento del fenomeno della farmaco resistenza.<br />

In merito alle pratiche di mutilazione più frequentemente riscontrate, è stato constatato che il<br />

31% delle aziende pratica il taglio della coda per ragioni di igiene soprattutto in funzione della<br />

mungitura, mentre persiste nel 36% degli allevatori l’usanza di praticare con il coltello tagli di<br />

riconoscimento aziendale sulle orecchie delle agnelle da destinare alla rimonta.<br />

Infine, la presenza di cani utilizzati per la conduzione dei greggi è stata osservata nella metà<br />

delle aziende censite. In queste i cani sono utilizzati soprattutto per la difesa del gregge più che per<br />

la movimentazione e gli allevatori si dicono soddisfatti dell’operato di tali animali soprattutto in<br />

relazione all’instaurarsi di una buona integrazione con le pecore.<br />

Conclusioni<br />

I risultati ottenuti sottolineano che alcuni settori dell’allevamento ovino in Toscana necessitano<br />

di interventi mirati al miglioramento delle condizioni di vita degli animali. Anche per questo<br />

19


comparto l’acquisizione di maggiori consapevolezza delle esigenze degli animali da parte degli<br />

addetti, ottenibile attraverso corsi di formazione a tutt’oggi praticamente inesistenti, potrebbe<br />

contribuire al raggiungimento di migliori standard di allevamento.<br />

Nell’indirizzo produttivo oggetto dello studio, le operazioni di mungitura rivestono notevole<br />

importanza per la realizzazione di elevati livelli produttivi nel rispetto del benessere animale. In<br />

questo ambito risulta che presso la maggior parte degli allevatori non è ancora consolidata la pratica<br />

di effettuare il controllo degli impianti di mungitura in maniera regolare per mantenerli in piena<br />

efficienza. La presenza di una idonea sala di attesa in fase di pre-mungitura garantisce agli animali<br />

condizioni ambientali capaci di limitare lo stress provocato da lunghe permanenze in luoghi<br />

sovraffollati e esposti agli agenti atmosferici: nel campione esaminato si sono evidenziate situazioni<br />

che possono essere migliorate con opportuni interventi.<br />

Esaminando le condizioni di stabulazione è emersa la necessità di prevedere azioni mirate a<br />

soddisfare le esigenze minime di spazio/capo, limitare la dispersione di calore in inverno e un<br />

eccessivo aumento delle temperature in estate e mantenere la lettiera in condizioni igieniche<br />

adeguate.<br />

Anche la qualità di vita al pascolo concorre al raggiungimento di un buon livello di benessere: è<br />

importante che gli allevatori assicurino approvvigionamenti idrici correttamente dimensionati al<br />

numero degli animali e ripari naturali o artificiali.<br />

Preservare gli animali in buono stato di salute è fondamentale per la tutela del benessere<br />

animale; in questa ottica la predisposizione di un piano di assistenza veterinaria programmata può<br />

rappresentare un valido mezzo per un monitoraggio costante delle condizioni sanitarie degli animali e<br />

per un tempestivo intervento. Una delle principali patologie dell’indirizzo produttivo considerato è<br />

rappresentato dalle mastiti. Il contenuto in cellule somatiche del latte costituisce un efficace<br />

indicatore dello stato di benessere del gregge e in particolare delle stato sanitario della mammella. Il<br />

suo controllo può servire a diagnosticare precocemente i casi di mastite subclinica permettendo<br />

all’allevatore di intervenire sui fattori responsabili di una eventuale alterazione. Per un efficace piano<br />

di intervento dei trattamenti antielmintici è fondamentale la conoscenza della situazione<br />

epidemiologica del gregge. Il veterinario aziendale alla luce di informazioni precise sulla carica<br />

parassitaria degli animali può decidere consapevolmente i trattamenti da effettuare.<br />

In conclusione l’indagine effettuata ha evidenziato una certa difformità nelle tecniche di<br />

allevamento imputabile principalmente alle diverse dimensioni e ubicazione delle aziende, tuttavia<br />

in generale non sono emerse carenze delle strutture e del management tali da pregiudicare<br />

gravemente lo stato di benessere animale.<br />

20


ALLEGATO I: PRINCIPALI NORMATIVE DI RIFERIMENTO<br />

21


NORMATIVA DI RIFERIMENTO SUL BENESSERE DI BOVINI ED OVINI<br />

Normativa comunitaria<br />

Recepimento nazionale<br />

di riferimento<br />

Convenzione del Consiglio d'Europa sulla<br />

protezione degli animali negli allevamenti<br />

Norme sulla protezione degli animali negli<br />

allevamenti<br />

Norme minime per la protezione dei vitelli<br />

Modifica dell’Allegato alla Direttiva<br />

91/629 relativa alla protezione dei vitelli<br />

Protezione degli animali durante la<br />

macellazione o l'abbattimento<br />

Protezione degli animali durante il<br />

trasporto<br />

Trasporto di animali vivi su percorsi di<br />

durata superiore alle otto ore,<br />

caratteristiche dei veicoli stradali<br />

Modifica degli Allegati delle Direttive<br />

64/432, 90/426, 91/68, 92/65 Dec.<br />

94/273/EC relativi alla protezione degli<br />

animali durante il trasporto<br />

Protezione degli animali durante il<br />

trasporto e le operazioni correlate,<br />

modifica delle direttive 64/432/CEE<br />

e 93/119/CE e del Reg. (CE) n. 1255/97<br />

Sottoscritta a Strasburgo<br />

il 10/3/76<br />

Dir. 98/58<br />

Dir. 91/629<br />

Dir. 97/2<br />

Dec. 97/182<br />

Dir. 93/119/CE<br />

Dir. 91/628/CE<br />

Dir. 95/29/CE<br />

Reg. 411/98<br />

Dec. 2001/298<br />

Reg. 1/2005<br />

L. 14.10.85, n. 623<br />

D.Lvo 26.03.01, n. 146<br />

D.Lvo 30.12.92, n. 533<br />

D.Lvo 01.09.98, n. 331<br />

D.Lvo 01.9.98, n. 333<br />

D.Lvo 30.12.92 n. 532<br />

D.Lvo 20.10.98 n. 388<br />

22


ALLEGATO II: SCHEDA DI VALUTAZIONE BOVINI DA LATTE<br />

23


DATA:<br />

Azienda<br />

Ubicazione<br />

Titolare<br />

Razze allevate<br />

ORA INIZIO:<br />

1. GENERALITA’<br />

Animali allevati<br />

Vitelli:<br />

Tori:<br />

Manze:<br />

Vacche:<br />

Superficie aziendale (S.A.U.) Totale:<br />

2. PERSONALE<br />

Pascolo: Seminativo:<br />

Addetti<br />

Età<br />

Nazionalità<br />

Titolari n°: Dipendenti n°:<br />

Luogo di residenza<br />

Formazione (titolo studio)<br />

Esperienza<br />

Controllo animali/giorno<br />

Azienda – Dintorni - Fuori Azienda – Dintorni - Fuori<br />

Consulenza professionale<br />

Figura coinvolta:<br />

Presenza settimanale:<br />

Innovazioni gestionali previste in futuro<br />

Anno di costruzione – ristrutturazione<br />

Sì – No<br />

3. STALLA<br />

Quali:<br />

Interventi strutturali previsti Sì – No<br />

Posta fissa<br />

Quali:<br />

Tipologia di allevamento<br />

Cuccette Lettiera Materassini<br />

Lettiera permanente<br />

Numero cuccette n°:<br />

Dimensioni cuccette adeguate Sì – No<br />

A buca<br />

Tipologia cuccette<br />

A cassonetto<br />

A pavimento piano<br />

Presenza battifianchi Sì – No<br />

Paglia lunga<br />

Paglia trinciata<br />

Tipologia lettiera<br />

Trucioli di legno<br />

Sabbia<br />

Segatura di legno<br />

Spessore lettiera cm:<br />

Frequenza aggiunta materiale<br />

Frequenza rimozione/anno<br />

Quindicinale Mensile Altro:<br />

Qualità lettiera al tatto 1 – 2 – 3<br />

Presenza auto-alimentatori Sì – No<br />

Pulizia auto-alimentatori Sì – No<br />

Presenza rastrelliera auto-catturante Sì – No<br />

Fronte mangiatoia m/capo:<br />

Accesso contemporaneo alla mangiatoia Sì – No<br />

Accesso all’alimento Agevole – Disagevole<br />

Presenza alimento lungo tutta la mangiatoia Sì – No<br />

Abbeveratoi n°/capo:<br />

Altezza abbeveratoi adeguata Sì – No<br />

24


Accesso all’acqua Agevole – Disagevole<br />

Caratteristiche dell’acqua Idonee – Non idonee<br />

Presenza ristagni d’acqua Sì – No<br />

Facilità manutenzione Sì – No<br />

Pulizia abbeveratoi Sì – No<br />

Metodologia raccolta deiezioni<br />

A nastro<br />

A farfalla<br />

Pavimento fessurato<br />

Flusso d’acqua<br />

Grado pulizia singole cuccette 1 – 2 – 3<br />

Qualità pavimentazione<br />

Pavimenti scivolosi<br />

Pavimenti integri<br />

Sì – No<br />

Sì – No<br />

Corridoi e uscite adeguate Sì – No<br />

Tipologia illuminazione Naturale – Artificiale<br />

Presenza paddock<br />

Scoperti<br />

Coperti<br />

Terra<br />

Cemento<br />

Presenza correnti d’aria Sì - No<br />

Qualità dell’aria 1 – 2 – 3<br />

Omogeneità della temperatura in stalla<br />

Docce<br />

Buona - Scarsa<br />

Tecniche di limitazione dello stress termico Nebulizzatori<br />

estivo<br />

Movimentazione dell’aria<br />

Riduzione esposizione solare (barriere)<br />

Coibentazione delle strutture Sì – No<br />

Sistema di monitoraggio temperatura Sì – No<br />

Sistema di monitoraggio umidità Sì – No<br />

Allarme malfunzionamento attrezzature Sì – No<br />

Fonti energetiche alternative Sì – No<br />

Sistema computerizzato di gestione dati Sì – No<br />

4. MUNGITURA E PRODUZIONE DI LATTE<br />

Anno installazione impianto di mungitura<br />

Lattodotto<br />

Tunnel<br />

Tipologia di impianto<br />

Tandem<br />

Spina di pesce<br />

A giostra<br />

Mungitura<br />

Numero mungiture/giorno<br />

Singola Collettiva<br />

Caratteristiche impianto mungitura Pulsazioni/min: Pressione:<br />

Manutenzione impianto regolare Sì – No<br />

Controllo guaine Sì – No<br />

Procedure di mungitura<br />

Disinfezione arti in ingresso o uscita<br />

Lavaggio e massaggio<br />

Asciugatura con carta monouso<br />

Eliminazione primi getti e controllo<br />

Post-dipping (spay/immersione)<br />

Addetti alla mungitura<br />

Durata mungitura<br />

n°:<br />

Fossa di mungitura Adeguata - Inadeguata<br />

Collegamento fossa/piano calpestamento Adeguato - Inadeguato<br />

25


Presenza sistema smaltimento deiezioni Sì – No<br />

Presenza sala di attesa Sì – No<br />

Spazio corridoio paddock/sala di attesa Adeguato - Inadeguato<br />

Presenza ricircolo aria Sì – No<br />

Facilità di lavaggio superfici Sì – No<br />

Presenza pavimentazione scivolosa Sì – No<br />

Disponibilità di acqua in uscita dalla sala Sì – No<br />

Spazio uscita dalla sala Adeguato - Inadeguato<br />

Produzione media capo l/giorno: qli/lattazione:<br />

Durata media lattazione<br />

Analisi caratteristiche latte Sì – No<br />

CBT<br />

CCS<br />

5. FERTILITÀ E GESTIONE DEI PARTI<br />

Distribuzione parti<br />

Intervallo interparto<br />

Intervallo parto/concepimento<br />

Concentrati<br />

P/E<br />

E/A<br />

Uniformi<br />

N° fecondazioni per gravidanza<br />

Tasso fertilità<br />

Quota rimonta<br />

Manze: Vacche:<br />

Messa in produzione<br />

N° massimo lattazioni<br />

mesi:<br />

Rilevamento calore (podometro/collare) Sì – No<br />

Sistema di fecondazione Naturale - Artificiale<br />

Grado pulizia zona parto<br />

N° box parto<br />

1 – 2 – 3<br />

Spazio box parto Adeguato - Inadeguato<br />

Frequenza assistenza parto Sempre – Al bisogno<br />

6. ALIMENTAZIONE<br />

Origine piani alimentari Figura coinvolta:<br />

Controllo qualità materie prime Sì – No<br />

Utilizzo unifeed Sì – No<br />

Frequenza composizione unifeed volte/giorno:<br />

Frequenza somministrazione unifeed volte/giorno:<br />

Stato attuale unifeed<br />

Asciutto<br />

Umido<br />

Bagnato<br />

Soffice<br />

Pastoso<br />

Grossolano<br />

Razionamento specifico per fase produttiva Sì – No<br />

Cambi di alimentazione graduali Sì – No<br />

Modifica estiva orario di alimentazione Sì – No<br />

Disponibilità illimitata di acqua Sì – No<br />

Analisi qualità acqua Sì – No<br />

Aggiunta estiva abbeveratoi mobili Sì – No<br />

7. SALUTE<br />

Medicina Omeopatica – Convenzionale<br />

Andamento interventi sanitari (ultimi 3 anni) Stabile – Crescente – Decrescente<br />

26


Casi clinici registrati (ultimo anno)<br />

Mastiti<br />

Parti distorcici<br />

Ritenzione placentare<br />

Alcalosi<br />

Acidosi<br />

Collasso puerperale<br />

Ipofertilità<br />

Zoppie<br />

Aborti<br />

Mutilazioni Corna – Coda<br />

Pareggiamento unghioni Sì – No<br />

BCS<br />

Al parto<br />

F: 3<br />

3° mese lattazione Fine lattazione<br />

F: 2,5 F: 2,5-3<br />

F = in forma; G = grasso; M = magro;<br />

G: >3,5 M: 2-2,2 G: >3<br />

MM = molto magro<br />

M: 4 m²/capo > <br />

Età svezzamento giorni:<br />

Detenzione su grigliato Sì – No<br />

Presenza lettiera Sì – No<br />

Disponibilità alimento fibroso dopo le 2 sett. Sì – No<br />

Numero abbeveratoi in box collettivi Adeguato - Inadeguato<br />

Ricircolo aria Sì – No<br />

Grado di pulizia<br />

ANNOTAZIONI<br />

1 – 2 – 3<br />

Livello tecnologico aziendale 1 – 2 – 3<br />

ORA FINE:<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

27


ALLEGATO III: SCHEDA DI VALUTAZIONE OVINI DA LATTE<br />

28


DATA: ORA INIZIO:<br />

1. GENERALITA’<br />

Azienda<br />

Ubicazione<br />

Titolare<br />

Razze allevate Comisana – Massese - Sarda<br />

Orientamento produttivo Latte – Misto<br />

Animali totali n°:<br />

Numero riproduttori Maschi: Femmine: Agnelle:<br />

Superficie aziendale (Ha) Totale:<br />

Stanziale<br />

Intensivo<br />

Pascolo: Seminativo:<br />

Tipologia di allevamento<br />

Semi-estensivo<br />

Estensivo<br />

Brado<br />

2. PERSONALE<br />

Transumante<br />

Addetti<br />

Età<br />

Nazionalità<br />

Titolari n°: Dipendenti n°:<br />

Luogo di residenza<br />

Formazione (titolo studio)<br />

Azienda – Dintorni - Fuori Azienda – Dintorni - Fuori<br />

Esperienza<br />

Delegato Coldiretti APA Altro:<br />

Controllo animali/giorno<br />

Presenza cani Sì – No n°:<br />

Impiego nell’attività Sì - No Effetti:<br />

Pascolo<br />

3.GESTIONE PASCOLI<br />

Tipologia<br />

Naturale<br />

Prato-pascolo<br />

Erbai<br />

Stoppie<br />

Stagione Categoria<br />

Attività di turnazione Aree recintate Scelta allevatore<br />

Aree recintate Ha: n° lotti: m²/capo:<br />

Interventi sul pascolo<br />

Rinnovo completo/parziale della cotica erbosa<br />

Controllo meccanico/chimico della flora infestante<br />

Concimazione chimica/Spandimento letame<br />

Regimazione acque superficiali<br />

Punti di abbeverata n°: Distribuzione:<br />

Controllo qualità dell’acqua Sì -No<br />

Frequenza:<br />

Parametri:<br />

Aree di riparo Sì -No Materiale:<br />

Presenza recinti anti-lupo Sì - No<br />

29


Formazione gruppi<br />

4. STALLA<br />

Tipo di capannone Aperto - Chiuso<br />

Materiale utilizzato<br />

Anno di costruzione – ristrutturazione<br />

Prefabbricato - Muratura - Legno - Altro<br />

Superficie totale coperta m 2 m²/capo interni (stimabili)<br />

:<br />

Mangiatoie<br />

Tipo: n°: Distribuzione:<br />

Abbeveratoi<br />

Tipo: n°: Distribuzione<br />

Presenza pericoli Sì - No<br />

Materie nocive – Spigoli -<br />

Sporgenze<br />

Presenza sistemi anti-incendio Sì - No<br />

Tipologia lettiera Paglia – Truciolo - Altro<br />

Spessore lettiera<br />

Frequenza aggiunta materiale<br />

Frequenza rimozione/anno<br />

cm:<br />

Qualità lettiera Ottima – Buona - Scadente<br />

Tipologia illuminazione Naturale - Artificiale<br />

Superficie finestrata Sufficiente - Insufficiente<br />

Controllo microclima (parametri rilevati) Sì - No T°: U.R.:<br />

Odori presenti in stalla Sì - No<br />

Tipologia di ventilazione<br />

<br />

<br />

Naturale<br />

Forzata<br />

Estate:<br />

Inverno:<br />

Presenza di box per isolamento capi Sì - No Tipo: m 2:<br />

Tipologia di mungitura<br />

5. MUNGITURA E PRODUZIONE DI LATTE<br />

Meccanica fissa<br />

Sala mungitura<br />

Carrello attrezzato<br />

Meccanica<br />

mobile<br />

In stalla<br />

All’aperto<br />

Al pascolo<br />

Caratteristiche impianto mungitura Pulsazioni/min: Pressione:<br />

Frequenza manutenzione<br />

Trattamenti pre/post-mungitura Sì - No Tipo:<br />

Qualità del latte CBT: CSS: Prot.: Gr.:<br />

Analisi del latte Figura coinvolta: Frequenza:<br />

Durata lattazione (mesi) Asciutta:<br />

Numero mungiture/giorno Orario:<br />

Capi munti/giorno Tempo: Addetti:<br />

Produzione di latte l/anno: l/giorno:<br />

Litri latte/giorno/capo (stimati)<br />

Capacità refrigeratore latte qli:<br />

Sala di attesa Sì – No m 2 :<br />

Manuale<br />

In stalla<br />

All’aperto<br />

Al pascolo<br />

30


Riproduzione<br />

6. FERTILITÀ E GESTIONE DEI PARTI<br />

Monta naturale - F.A.<br />

Controllo artificiale dell’illuminazione<br />

Sincronizzazione calori<br />

Flushing<br />

Introduzione di arieti esploratori<br />

Trattamenti ormonali Sì - No<br />

Età media 1° accoppiamento (mesi) Femmine: Maschi:<br />

Gen Feb Mar Apr Mag Giu<br />

Calendario riproduzione<br />

Lug Ago Set Ott Nov Dic<br />

Luogo del parto All’aperto – In stalla Scelta allevatore – animale<br />

Svezzamento<br />

Casi rifiuto agnello/anno<br />

Animali non gravidi/anno<br />

N° parti/pecora/anno<br />

% gemellarità<br />

Totale agnelli/anno<br />

Età media carriera riproduttiva F<br />

Età media carriera riproduttiva M<br />

Tipologia di alimentazione<br />

R: rimonta<br />

PG: pecore gravide<br />

PP: pecore partorite (+agnello)<br />

PL: pecore in lattazione<br />

PA: pecore in asciutta<br />

Graduale<br />

Brusco<br />

7. ALIMENTAZIONE<br />

Mangime<br />

compl.<br />

Mangime<br />

sempl.<br />

Fieno<br />

Unifeed<br />

Età:<br />

Razione (gr/die)<br />

R PG PP PL PA<br />

Pascolo<br />

Periodo di somministrazione Estate: Inverno:<br />

Controllo bilanciamento razione Figura coinvolta: Frequenza:<br />

Controllo alimenti Figura coinvolta: Frequenza:<br />

Aspetto feci<br />

BCS<br />

Liquide o semi-liquide<br />

Blocchi pastosi marrone-verdastro<br />

A pellet marrone scuro<br />

A pellet compatte con particelle indigerite<br />

8. SALUTE<br />

Stato di salute generale Ottimo – Buono - Scadente<br />

Mastiti/anno<br />

Aborti/anno<br />

Capi morti/anno<br />

n°: Gestione:<br />

Patologie ricorrenti Quali: Cause:<br />

Sverminazioni/anno n°: Periodo:<br />

Esami coprologici/anno Figura coinvolta: Frequenza:<br />

Pedaina (frequenza)<br />

Presenza veterinario (frequenza)<br />

31


Castrazione<br />

9. MUTILAZIONI ED ALTRI INTERVENTI<br />

Età.<br />

Metodo:<br />

Motivo:<br />

Età:<br />

Taglio della coda<br />

Metodo:<br />

Motivo:<br />

Età:<br />

Taglio delle corna<br />

Metodo:<br />

Motivo:<br />

Età:<br />

Taglio delle orecchie<br />

Metodo:<br />

Motivo:<br />

Marca<br />

Microchip<br />

Tipologia di riconoscimento Tatuaggio A spillo Rumine<br />

N° campanacci<br />

Frequenza:<br />

Di metallo Sottocute<br />

Tosatura<br />

Stagione:<br />

N° capi:<br />

10. PREDAZIONE<br />

Presenza predatori<br />

Casi aggressione/anno<br />

Capi feriti/anno<br />

Capi morti/anno<br />

Sì - No<br />

11. COMPORTAMENTO<br />

Quali:<br />

Disposizione animali Omogenea – Ammassate - Isolate<br />

Stereotipie<br />

Reazioni alla presenza di estranei<br />

ORA FINE:<br />

12. ANNOTAZIONI<br />

32


RASSEGNA BIBLIOGRAFICA<br />

In questo capitolo sono state riassunte le principali fonti bibliografiche sugli aspetti che<br />

influiscono sul benessere delle specie in esame allo scopo di fornire informazioni teorico-pratiche<br />

utilizzabili come supporto alle figure preposte alla sua valutazione.<br />

IL BENESSERE NELLA SPECIE BOVINA<br />

Per la valutazione della rispondenza dell’allevamento in termini di benessere animale è<br />

necessaria l’acquisizione di una serie di informazioni sul management aziendale, sulle strutture<br />

dell’allevamento e sulle condizioni degli animali.<br />

Inoltre la conoscenza del comportamento naturale dei bovini permette di verificare<br />

l’adattamento alle condizioni di allevamento e quindi il loro benessere in rapporto alle tecniche di<br />

allevamento utilizzate.<br />

Cenni di etologia<br />

I bovini sono una specie diurna che trascorre molte ore al giorno pascolando ed alimentandosi,<br />

in particolare subito dopo il sorgere del sole e dal tardo pomeriggio fino al tramonto. Le vacche in<br />

ambiente estensivo tendono a pascolare contemporaneamente, possono percorrere da poche<br />

centinaia di metri fino a 9 km al giorno in relazione alle disponibilità pabulari e preferiscono<br />

mangiare in gruppo piuttosto che isolatamente. Un effetto negativo che potrebbe verificarsi a<br />

seguito dell’alimentazione contemporanea degli animali è il fenomeno della competitività: le bovine<br />

sottomesse mangiano più velocemente di quelle dominanti probabilmente per evitare di dover<br />

smettere perché scacciate.<br />

Le vacche si mettono in decubito per dormire, ruminare o riposare e trascorrono in questa<br />

posizione quasi metà del giorno. Tuttavia il tempo trascorso a riposo dipende dalla tecnica di<br />

allevamento; per esempio i bovini trascorrono meno tempo in decubito quando sono in stabulazione<br />

libera rispetto a quelli in stabulazione fissa oppure quando il numero delle cuccette non è sufficiente<br />

per tutte le vacche. Anche cambiamenti sociali possono causare alterazioni nei ritmi delle varie<br />

attività svolte.<br />

I fenomeni di dominanza dei bovini si verificano principalmente in relazione all’altezza<br />

dell’animale, al peso, all’età, al sesso, alla presenza di corna e al grado di familiarità col territorio.<br />

Nelle grosse mandrie si possono formare sottogruppi a seconda dei rapporti intercorrenti tra gli<br />

animali e delle loro eventuali precedenti esperienze di allevamento. I sistemi di detenzione possono<br />

quindi avere un ruolo fondamentale nella formazione e stabilità del gruppo.<br />

33


Molto interessante è osservare l’ordine di precedenza che si instaura tra le bovine che si<br />

dirigono verso la sala di mungitura: questo è ben preciso e solitamente capeggiato dalla leader.<br />

I principali atteggiamenti anomali che si possono manifestare negli animali in allevamento<br />

sono quelli aggressivi, di coesione, stereotipie o errati movimenti nell’assumere la posizione eretta.<br />

Le stereotipie (quali leccare o mordere sbarre o strutture, bere urina, giocare con la lingua),<br />

sono eventi facilmente osservabili negli animali confinati, possono essere considerati un indicatore<br />

di scarso benessere e destare preoccupazione se presenti in più del 5% degli animali (Redbo, 1990;<br />

Canali e coll., 1998; Bertoni e coll. 1999; Capdeville e Veissier, 2001; Mattiello e coll., 2005). In<br />

una serie di studi condotti da Redbo (1990; 1992; 1993) è stato dimostrato che gli animali legati alla<br />

posta impiegano il 25% della giornata in movimenti stereotipati e che il trasferimento degli animali<br />

al pascolo riduce l'incidenza di questi fenomeni. Gli animali vecchi indirizzano generalmente i<br />

comportamenti anomali verso se stessi, mentre quelli giovani verso le strutture. La maggiore<br />

suscettibilità a malattie condizionate degli animali confinati è stata dimostrata anche dall’aumento<br />

del colesterolo nel plasma e nell’urina. (Redbo, 1993).<br />

Management aziendale e personale<br />

La gestione dell’allevamento delle bovine da latte è molto complessa e la presenza regolare e<br />

programmata di figure professionali specializzate, come il tecnico alimentarista e il veterinario,<br />

possono risultare fondamentali per il raggiungimento di obiettivi produttivi quanti-qualitativi elevati<br />

nel rispetto del benessere animale.<br />

Le informazioni relative al proprietario e/o alle figure professionali coinvolte nella gestione<br />

dell’azienda sono importanti in quanto il loro livello di preparazione e tipo di esperienza influiscono<br />

sulla professionalità e quindi sulla qualità del lavoro svolto. Nell’ambito di studi condotti da Tosi e<br />

coll. (2003b) è emerso come i livelli produttivi migliori si ottengano nelle aziende in cui gli<br />

operatori hanno un alto grado di scolarizzazione e, analogamente, laddove sono regolarmente<br />

frequentati corsi di formazione. Si rivela quindi utile la partecipazione degli operatori a corsi di<br />

aggiornamento per il conseguimento di conoscenze teorico-pratiche, tra cui fondamentali quelle<br />

etologiche (Hemsworth e Coleman, 1998; Passillé De e Rushen, 2005) e l’acquisizione di una forte<br />

motivazione per la presa di coscienza della responsabilità assunta nella vigilanza dello stato di<br />

salute e di benessere degli animali (Tosi e coll., 2003b).<br />

L’età dell’allevatore può incidere sulla propensione ad effettuare scelte manageriali che<br />

prevedano nuovi investimenti. Il comparto agricolo, purtroppo, è caratterizzato da un certo grado di<br />

invecchiamento legato alle necessarie rinunce che i duri ritmi di vita dell’azienda agro-zootecnica<br />

impongono.<br />

34


Per quanto riguarda l’interazione dell’uomo con gli animali, gli operatori dovrebbero<br />

controllare il bestiame almeno due volte al giorno ed essere in grado di effettuare le operazioni di<br />

movimentazione in maniera sicura, senza indurre nervosismo e stress nella mandria (Hemsworh e<br />

coll., 1995; Tosi e coll., 2003b). La qualità del rapporto tra uomo e animale influenza le prestazioni<br />

produttive; sono stati stimati infatti cali di produzione fino al 20% nel caso di scorretta interazione<br />

(Hemsworh e coll., 1995; Canali e coll., 1998; Verga e Carenzi, 1998; Jacobsen, 1999; Tosi e coll.,<br />

2003b; Napolitano e coll., 2005).<br />

Tra le varie figure coinvolte nell’azienda, l’addetto alla mungitura riveste un ruolo di rilievo<br />

nella prevenzione e nel controllo delle mastiti: questo deve movimentare correttamente la mandria,<br />

condurre e completare le operazioni di mungitura in modo da non arrecare lesioni agli animali e<br />

limitare la possibilità di contagio nel caso vi siano soggetti infetti (Tosi e coll., 2003b). Le<br />

operazioni di mungitura per singolo animale dovrebbero durare circa 7 minuti (Gasparetto e<br />

Pessina, 1999; Rossi e Betti, 1999; Rossi e coll., 2002; Tosi e coll., 2003a; Tosi e coll., 2003b;<br />

Rossi e Gastaldo, 2004; Zecconi e coll., 2004).<br />

Anche la manutenzione degli impianti e la conduzione delle operazioni di mungitura risultano<br />

fondamentali per il rispetto del benessere. Gli impianti di mungitura devono essere sottoposti a<br />

revisioni ordinarie, da parte degli addetti, e straordinarie, attraverso il controllo e la taratura degli<br />

strumenti (vuoto e pulsazioni) da parte di personale specializzato almeno una volta all’anno (Tosi e<br />

coll., 2003a; Mariani e coll., 2004; Abeni, 2006).<br />

Il vuoto è una pressione negativa che viene applicata al capezzolo permettendo la fuoriuscita<br />

del latte dalla cisterna (Gasparetto e Pessina, 1999; Rossi e Betti, 1999). Si considera ottimale un<br />

vuoto di 40/50 kPa, in quanto livelli superiori potrebbero determinare un incremento di lesioni del<br />

capezzolo, e una frequenza di pulsazione di circa 50-60 cicli al minuto (Gasparetto e Pessina, 1999).<br />

Determinante risulta anche il posizionamento della guaina che deve aderire bene al capezzolo per<br />

limitare l’ingresso di aria e di microrganismi; per questa ragione le guaine devono dimostrarsi<br />

appropriate per dimensione (diametro e lunghezza media dei capezzoli), per materiale impiegato<br />

(meglio se gomma ad elevato coefficiente d’attrito) e per stato di usura (Gasparetto e Pessina, 1999;<br />

Jacobsen, 1999).<br />

Sistemi di allevamento e stabulazione<br />

I sistemi di stabulazione utilizzati e le strutture presenti in allevamento incidono in maniera<br />

determinante sul benessere degli animali.<br />

Nell’indirizzo produttivo da latte i vitelli vengono tolti subito o quasi (entro le prime 12-24<br />

ore) dalla madre essendo una specie a prole precoce e il colostro, importante per l’immunità<br />

35


passiva, viene solitamente munto e somministrato tramite appositi poppatoi (Canali e coll., 1998;<br />

Rossi e Betti, 1999).<br />

Per questa categoria di animali il D.Lgs. 30 Dicembre 1992, n. 533 prevede box singoli, dove i<br />

soggetti devono rimanere fino ad un massimo di 8 settimane, e collettivi (5-10 animali) per il<br />

rimanente periodo di vita in azienda. La legge fornisce gli spazi e le metodologie di allevamento<br />

necessarie a garantire standard di benessere accettabili. In gruppo bisogna considerare 1,5 m 2 per<br />

animale di peso inferiore a 150 kg, 1,7 m 2 se il peso è compreso tra 150-220 kg e 1,8 m 2 se<br />

superiore a 220 kg. Per gli stalletti singoli, che devono comunque consentire i contatti intra-specifici<br />

(divisori traforati per un contatto diretto visivo e tattile), la larghezza non deve essere inferiore<br />

all’altezza al garrese del vitello, misurata su un soggetto in posizione eretta; la lunghezza deve<br />

essere almeno pari a quella dell’animale, dalla punta del naso all’estremità caudale della tuberosità<br />

ischiatica moltiplicata per 1,1. Gli spazi forniti a questa categoria di animali (Tabella 1) devono<br />

essere tali da permettere al soggetto di alzarsi, sdraiarsi e girarsi senza impedimento; superfici che<br />

non permettano movimenti normali all'animale possono influenzare il sonno e il riposo con<br />

ripercussioni sul benessere e sull'accrescimento (D.Lgs. 30 Dicembre 1992, n. 533; Canali e coll.,<br />

1998; Rossi e Betti, 1999; Candotti e coll., 2005).<br />

Tabella 1 - Dimensioni consigliate del box singolo per l'allevamento dei vitelli da rimonta<br />

(Rossi e Betti, 1999)<br />

Età vitello Lunghezza (m) Larghezza (m) Altezza (m)<br />

4 settimane 1,50 0,90 1,00<br />

8 settimane 1,70 1,00 1,20<br />

Altri elementi di valutazione riguardano il ricircolo d’aria e l’igiene del locale: le strutture dove<br />

gli animali sono alloggiati devono essere facilmente pulibili e disinfettabili.<br />

Nelle prime due settimane di vita deve essere garantita una quantità di lettiera adeguata e<br />

pulita; in più a partire dalla seconda settimana i vitelli devono poter avere a disposizione una<br />

quantità crescente di alimenti fibrosi (D.Lgs. 30 Dicembre 1992, n. 533; Candotti e coll., 2005). Per<br />

quello che riguarda gli abbeveratoi se ne considera uno ogni 10-12 animali negli stalletti collettivi<br />

(Rossi e Betti, 1999).<br />

Le strutture per l’allevamento delle vacche si differenziano secondo due principali tipologie di<br />

stabulazione: fissa, in cui gli animali sono alla posta per tutto il ciclo produttivo ed escono con<br />

periodicità stagionale o giornaliera a seconda della disponibilità di aree di pascolo; e libera, in cui<br />

36


gli animali possono muoversi liberamente all’interno di aree funzionali specifiche (di<br />

alimentazione, di riposo, di esercizio ecc.).<br />

Per quanto riguarda i sistemi di detenzione, esistono requisiti tecnici comuni alle due tipologie<br />

di allevamento o specifici in relazione alle peculiarità delle diverse soluzioni gestionali.<br />

Stabilire il livello di comfort degli animali nell'area di riposo è di fondamentale importanza per<br />

la stretta correlazione esistente tra il tempo che gli animali passano coricati, la produzione di latte e<br />

la facilità al parto; l’assunzione di una corretta posizione durante il riposo può determinare infatti un<br />

maggior afflusso di sangue sia alla mammella che all’utero (Abeni, 2006; Guard, 2007c).<br />

La struttura di stabulazione può essere a posta fissa, su cuccette con lettiera o materassini, o<br />

libera su lettiera. Questa ultima tipologia si è dimostrata più rispondente in quanto permette agli<br />

animali di manifestare comportamenti di gioco e di esplorazione, mostrando però problemi per una<br />

maggior comparsa di fenomeni di competizione tra gli animali (Fregonesi e Leaver, 2001).<br />

Il livello di comfort fornito dal pavimento è stato affrontato in studi che hanno confrontato<br />

animali mantenuti su pavimento pieno, su grigliato o su lettiera: nei primi è stata notata una<br />

riduzione del tempo di riposo, un aumento di lesioni agli arti, un’alterazione delle manifestazioni<br />

del calore e una modificazione della corretta sequenza dei movimenti per alzarsi e sdraiarsi; è stato<br />

rilevato inoltre un incremento della concentrazione plasmatica di cortisolo negli animali mantenuti<br />

su grigliato.<br />

Il pavimento fessurato presenta buon grip e facilità di rimozione delle deiezioni riducendo<br />

l'esposizione degli arti ad agenti infettivi (Ferrari e Rossi, 2004; Guard, 2007b), può tuttavia<br />

aumentare il rischio di lesioni agli arti se gli spazi tra i travetti non sono correttamente dimensionati<br />

(Tabella 2) (Rossi e coll., 2002, Bertocchi, 2007).<br />

Tabella 2 - Dimensioni del pavimento fessurato per bovini (Rossi e coll., 2002).<br />

Descrizione<br />

Peso dell'animale<br />

< 200 kg ≥ 200 kg<br />

Spazio fra i travetti (mm) 20 – 25 30 – 35<br />

Larghezza del travetto (mm) 80 – 120 90 – 160<br />

Raggio del bordo superiore (mm) 2 – 5 2 – 5<br />

Angolo fra bordo superiore e inferiore (°) ≥ 7 ≥ 7<br />

Per quanto riguarda il numero di cuccette, queste devono essere proporzionate agli animali<br />

presenti in stalla, considerando un 5% in più per garantire eventuali incrementi numerici della<br />

mandria (Fregonesi e Leaver, 2002; Tosi e coll., 2003a).<br />

37


Le cuccette possono essere di varie tipologie: a buca, a cassonetto e a pavimento pieno; le<br />

migliori sono quelle che limitano la possibilità di invadere le cuccette da parte di animali vicini e<br />

quindi i calpestamenti, particolarmente pericolosi se a carico della mammella; a tale scopo si è<br />

rivelata utile la presenza di battifianchi (Rossi e Betti, 1999; Fregonesi e Leaver, 2002; Rossi e<br />

Gastaldo, 2005a).<br />

Lo spazio della cuccetta deve essere tale da contenere correttamente gli animali, da non<br />

permettere loro una rotazione di 180°, da consentire alle deiezioni di finire nell’apposita corsia di<br />

raccolta e di non alterare i movimenti necessari al passaggio dalla posizione di decubito a quella<br />

eretta e viceversa, per la difficoltà di slanciare la testa (almeno 70 cm) (Figura 1) (Jacobsen, 1998;<br />

Tosi e coll., 2003a; Tosi e coll., 2003b; Mattiello e coll., 2005; Abeni, 2006; Zezza e De Paolo,<br />

2006; Rossi e Gastaldo, 2007).<br />

Figura 1 - Sequenza di movimenti che il bovino esegue durante il passaggio da decubito a<br />

stazione: a) con modalità anormale, detta “a cavallo” b) con modalità normale (Tosi e coll.,<br />

2003a)<br />

a) b)<br />

38


Anche le strutture dovrebbero essere adeguate alle dimensioni degli animali (Tabella 3).<br />

Tabella 3 - Dimensioni raccomandate per le cuccette in base al peso e all'età (Tosi e coll.,<br />

2003a)<br />

Peso (kg) Età (mesi) Dimensioni cuccetta (cm)<br />

118 4 61*122<br />

182 6 69*122<br />

236 8 76*137-152<br />

327 12 86-91*151-168<br />

377 16 91-107*168-198<br />

454 20 99*183<br />

500 24 107*198-213<br />

545 26 114*208-213<br />

636 48 122*213-218<br />

727 60 122*229<br />

Per favorire i giusti movimenti e l’assunzione di una corretta posizione esistono attrezzature di<br />

contenimento aggiuntive come il fermo a terra (blocco inferiore) e il tubo allineatore (blocco<br />

superiore) (Rossi e Gastaldo, 2005a).<br />

In queste aree, una pendenza della pavimentazione del 3-6% consente di limitare<br />

l'imbrattamento della pavimentazione e favorisce l’assunzione di una corretta posizione di decubito,<br />

con la parte anteriore più alta. La posizione inclinata determina una minore pressione degli stomaci<br />

a carico del diaframma, agevolando la respirazione e facilitando l’eruttazione dei gas. Nelle<br />

cuccette a cassonetto la pendenza viene fornita con materiale di riempimento (sabbia o terra con<br />

sopra la paglia) (Rossi e Gastaldo, 2005a).<br />

Le corsie di accesso agli spazi esterni dovrebbero essere sufficientemente larghe da permettere<br />

il passaggio di almeno due soggetti contemporaneamente e il numero di accessi alle varie zone della<br />

stalla dovrebbe essere adeguato agli animali presenti. Le zone di passaggio, inoltre, dovrebbero<br />

essere dotate di abbeveratoi (Tabella 4) (Rossi e Gastaldo, 2005a).<br />

39


Tabella 4 - Larghezza minima dei passaggi trasversali fra le cuccette (Rossi e Gastaldo, 2005a)<br />

Passaggio Passaggio Passaggio con abbeveratoi<br />

Categoria Peso (kg) singolo doppio su un lato su due lati<br />

(m)<br />

(m)<br />

(m) (m)<br />

Vitello 150 0,44 1,04 1,80 2,52<br />

Manzette 300 0,62 1,48 2,40 3,30<br />

Manza 400 0,72 1,70 2,70 3,64<br />

Manza 500 0,82 1,94 2,94 3,88<br />

Primipara 550 0,86 2,00 3,00 4,00<br />

Pluripara 600 0,88 2,10 3,12 4,10<br />

Pluripara 650 0,94 2,20 3,24 4,20<br />

Pluripara 700 0,96 2,24 3,30 4,30<br />

La rispondenza delle strutture di stabulazione è desumibile attraverso l’osservazione del<br />

numero di animali a riposo o concentrati in una determinata zona (Cozzi e coll., 2001). Secondo il<br />

Cow Comfort Index il numero ottimale di animali a riposo corrisponde al 75% del totale (Zezza e<br />

De Paolo, 2006); secondo altri studi la percentuale dovrebbe essere superiore al 90% (Guard,<br />

2007b; Guard, 2007c). Una concentrazione di animali in determinate zone della stalla, corsie di<br />

passaggio o di alimentazione, possono essere conseguenza di condizioni climatiche non idonee<br />

oppure di errori nel dimensionamento delle cuccette.<br />

Il paddock esterno può essere o meno dotato di copertura e deve essere correttamente<br />

pavimentato. Alcuni tipi di pavimentazione risultano più idonei in quanto possono favorire lo<br />

sviluppo e la robustezza degli arti come quelli in terra battuta. In questi spazi deve essere evitata la<br />

presenza di fango e ristagni idrici per il mantenimento della pulizia della stalla, della mandria e<br />

della sala di mungitura (Frazzi, 2000).<br />

La sala mungitura dovrebbe essere progettata in modo da garantire un buon ricircolo d’aria,<br />

efficienti sistemi di smaltimento delle deiezioni, superfici facilmente lavabili e pavimenti non<br />

scivolosi per evitare infortuni sia agli animali che agli operatori (Rossi e Betti, 1999; Tosi e coll.,<br />

2003a). La zona di comunicazione tra la stalla e la sala dovrebbe essere riparata dagli agenti<br />

atmosferici, dotata di abbeveratoi (Cozzi e coll., 2001), priva di ostacoli o parti scivolose e<br />

permettere un passaggio agevole agli animali (Rossi e Betti, 1999; Tosi e coll., 2003a; Tosi e coll.,<br />

2003b).<br />

Annessa alla sala di mungitura dovrebbe essere prevista un’area di sosta con caratteristiche<br />

analoghe a quelle descritte per la zona di comunicazione, dove potrebbe risultare opportuna la<br />

presenza di abbeveratoi, soprattutto nel caso di soste eccessivamente lunghe (Rossi e Betti, 1999;<br />

Tosi e coll., 2003).<br />

La distanza tra la fossa del mungitore e il piano di calpestamento dei bovini dovrebbe<br />

permettere all’operatore di raggiungere facilmente gli animali e di lavorare con le braccia al di sotto<br />

40


della linea delle spalle, in modo da ridurre al minimo i rischi di infortunio e di affaticamento; inoltre<br />

dalla fossa dovrebbe essere agevole l’osservazione degli animali (Rossi e Betti, 1999).<br />

Controllo ambientale<br />

Tutte le specie animali presentano un range di temperatura ottimale al di fuori del quale il<br />

soggetto può subire uno stress più o meno forte in base alla sua durata e intensità. Il livello di<br />

disagio può variare anche in funzione dell'umidità relativa e della movimentazione dell'aria nonché<br />

del genotipo, dello stadio fisiologico e dell’età degli animali (Jacobsen, 1998; Rossi e Betti, 1999;<br />

Zezza e De Paolo, 2006). In particolare le bovine da latte hanno un range di temperatura variabile<br />

tra i 5-25°C, ma riescono a sopportare senza eccessivi stress temperature più basse del limite<br />

inferiore, mal tollerando invece quelle maggiori di 25°C (Tabella 5) (Jacobsen, 1998; Nardone e<br />

Ronchi, 1999; Zezza e De Paolo, 2006).<br />

Tabella 5 - Intervallo di temperatura della zona di benessere o del facile adattamento per<br />

alcune categorie di bovini (Rossi e Betti, 1999)<br />

Categoria bovina Temperatura (°C)<br />

Vitello neonato da 7 a 25<br />

Vitello da 15 a 90 giorni da 5 a 25<br />

Vitello da 3 a 6 mesi da 3 a 25<br />

Manzetta da 6 a 12 mesi da 0 a 25<br />

Bovino oltre i 12 mesi da -5 a 22<br />

In condizione di stress termico l’animale si sforza di ristabilire un equilibrio mettendo in atto<br />

varie forme di difesa: aumento della frequenza respiratoria, del ritmo cardiaco e della temperatura<br />

corporea, minore profondità del respiro, sudorazione, riduzione del consumo di alimento e aumento<br />

dell’assunzione di acqua con conseguente alterazione della produzione e composizione del latte<br />

(Jacobsen, 1998; Nardone e Ronchi, 1999; Abeni, 2006; Zezza e De Paolo, 2006). Lo stress da<br />

caldo determina anche alterazioni sulla sfera riproduttiva riducendo l’intensità e la durata delle<br />

manifestazioni estrali, rendendone difficile l’individuazione; anche sui maschi si possono<br />

evidenziare effetti negativi quali il calo della libido e della qualità del seme (Hemsworth e coll.,<br />

1995; Zezza e De Paolo, 2006). Infine è stato dimostrato un effetto sul sistema immunitario:<br />

riduzione della concentrazione di immunoglobuline del colostro di circa il 23% in vacche prossime<br />

al parto, aumento del numero di cellule somatiche nel latte e di mastiti sub-cliniche a seguito della<br />

proliferazione di microrganismi patogeni nell’ambiente (Zezza e De Paolo, 2006).<br />

41


Garantire quindi una migliore condizione climatica in stalla, con particolare attenzione al<br />

periodo estivo, è fondamentale per ridurre lo stress negli animali ma anche per evitare uno<br />

scadimento quanti-qualitativo delle produzioni. Le tecniche utilizzate per contenere gli effetti del<br />

caldo sono molteplici e tutte valide: docce, nebulizzatori, sistemi naturali o artificiali che facilitano<br />

la movimentazione dell’aria, aggiunta di abbeveratoi, barriere artificiali per ridurre l’esposizione<br />

solare, pozze di raffreddamento (Jacobsen, 1999; Rossi e Betti, 1999; Frazzi, 2000; Cozzi e coll.,<br />

2001; Rossi e coll., 2002; Zezza e De Paolo, 2006).<br />

Un efficiente sistema di ventilazione in stalla è importante per l’apporto di ossigeno, per<br />

l’allontanamento dei gas nocivi prodotti durante i processi metabolici e di fermentazione delle<br />

deiezioni, per l’eliminazione delle polveri e del microbismo ambientale, per mitigare l’effetto del<br />

calore soprattutto nel periodo estivo, per rimuovere il vapore acqueo prodotto sia dagli animali che<br />

da altre fonti (acqua di lavaggio e di bevanda, deiezioni…) (Aghina, 1999b; Rossi e Betti, 1999;<br />

Abeni, 2006). Il mantenimento di idonei parametri microclimatici all’interno della stalla può essere<br />

garantito anche dall’utilizzo di sistemi di copertura coibenti (Rossi e coll., 2002).<br />

Per salvaguardare una buona qualità dell’aria è necessaria la presenza di un sufficiente numero<br />

di aperture verso l’esterno e il loro conveniente posizionamento. In strutture chiuse su tutti i lati<br />

possono essere previste, oltre alle finestre, camini che facilitino il ricircolo naturale (Rossi e coll.,<br />

2002). Eccessiva umidità con condensa, degradazione della struttura, macchie di umidità e sviluppo<br />

di muffe, goccialamento dal soffitto, dalle pareti e dalle finestre, animali sudici e pavimenti bagnati<br />

(Aghina, 1999b) sono indice di cattiva movimentazione dell’aria negli ambienti.<br />

L’indice termo-igrometrico THI (Temperature Humidity Index), che scaturisce dalla<br />

combinazione tra umidità relativa e temperatura (Rossi e coll., 2002), risulta ottimale tra 70-75; è<br />

necessario mantenere l’ambiente entro tali valori in quanto è stato stimato un calo della produzione<br />

di 0,20 kg di latte per ogni unità al di fuori del range (Zezza e De Paolo, 2006; Rossi e coll., 2002).<br />

La stalla deve essere fornita sia di fonti d’illuminazione naturale che artificiale: le prime<br />

permettono di scandire il ritmo della giornata, con ripercussioni sulle attività fisiologiche (Rossi e<br />

Betti, 1999), mentre le seconde sono fondamentali per poter effettuare controlli e interventi durante<br />

le ore notturne. In un capannone chiuso l’illuminazione naturale potrebbe essere garantita da<br />

lucernai lungo tutta la lunghezza della struttura (Rossi e coll., 2002).<br />

Alimentazione e acqua di bevanda<br />

Nella conduzione del piano alimentare delle bovine da latte viene fatto largamente ricorso<br />

all’unifeed. Per la sua somministrazione viene utilizzato il carro trinciamiscelatore, in modo da<br />

permettere l’assunzione di una quota di tutti gli alimenti nel giusto rapporto. Questa tecnica<br />

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alimentare è di grande interesse perché riduce la selezione degli alimenti, determina una maggiore<br />

ingestione di sostanza secca e rende l’ambiente ruminale uniforme e costante evitando picchi di<br />

fermentazioni e cadute di pH, diminuisce la comparsa di condizioni patologiche e si riflette<br />

positivamente sulla produzione quali-quantitativa del latte (Salghetti e Manghi, 2004). Al fine di<br />

evitare stress alimentari è importante, qualora si debba variare la dieta, effettuare adattamenti<br />

graduali. Possono essere anche modificati gli orari di alimentazione nei periodi estivi, cercando di<br />

sfruttare i momenti più freschi della giornata.<br />

La pulizia degli auto-alimentatori, così come della corsia di alimentazione e degli abbeveratoi,<br />

permette di evitare fenomeni di irrancidimento o ristagni idrici che possono indurre gli animali a<br />

ridurre la quantità di acqua o di alimento ingerita: alimenti maleodoranti, ammuffiti o irranciditi<br />

vengono frequentemente e necessariamente rifiutati (Antongiovanni e Gualtieri, 2002). Per<br />

diminuire questi rischi mangiatoie e abbeveratoi dovrebbero essere coperti per limitarne<br />

l’esposizione alle radiazioni solari.<br />

La razione alimentare deve variare in base alle esigenze fisiologiche e produttive (Bertoni e<br />

coll., 1999; Antongiovanni e Gualtieri, 2002) con particolare attenzione al primo periodo di<br />

lattazione nel quale gli animali presentano alti fabbisogni ma bassa capacità di ingestione,<br />

risultando maggiormente esposti a dismetabolie quali chetosi e alcalosi e a problemi di ipofertilità,<br />

(Di Marco e coll., 2002).<br />

L’assunzione del cibo può rappresentare la fase di maggiore stress tra gli animali: l’accesso alla<br />

mangiatoia non deve presentare intralci e la lunghezza del fronte mangiatoia dovrebbe limitare le<br />

competizioni. È tollerabile una carenza di poste fino al 15% del numero degli animali (Bertoni e<br />

coll., 1999), che può anche aumentare se l’alimento è sempre a disposizione. La lunghezza del<br />

fronte mangiatoia varia da 0,60 a 0,75 m in base alla categoria di animali e al loro peso (Tabella 6).<br />

Tabella 6 - Principali parametri dimensionali (m) della mangiatoia e della relativa rastrelliera<br />

per vacche da latte (Rossi e coll., 2002)<br />

Parametro<br />

Categoria di peso (kg)<br />

550 650 750<br />

Fronte alla mangiatoia 0,60 – 0,65 0,65 – 0,70 0,70 – 0,75<br />

Altezza del tubo superiore della rastrelliera 1,40 1,45 1,50<br />

Altezza del tubo inferiore della rastrelliera 0,53 0,55 0,57<br />

Dislivello foraggiamento-alimentazione 0,10 – 0,15 0,10 – 0,15 0,10 – 0,15<br />

Larghezza muretto rastrelliera 0,15 – 0,20 0,10 – 0,15 0,10 – 0,15<br />

Larghezza mangiatoia 0,80 0,85 0,90<br />

43


Possono essere utilizzate rastrelliere auto-catturanti che limitano la competizione alimentare, il<br />

trascinamento del foraggio e risultano vantaggiose da un punto di vista igienico-sanitario (Rossi e<br />

coll., 2002).<br />

Altro elemento fondamentale da considerare è la disponibilità idrica: l’acqua deve essere<br />

sempre fruibile, fresca e di buona qualità. Livello produttivo, ingestione di sostanza secca, taglia<br />

dell'animale, esercizio fisico, composizione minerale ed idrica degli alimenti, temperatura e umidità<br />

ambientali e qualità dell'acqua stessa influenzano la quantità ingerita (Jacobsen, 1999).<br />

Anche il posizionamento degli abbeveratoi deve essere ben considerato perché questi non<br />

devono costituire un intralcio per gli animali e devono trovarsi lontano dalla lettiera e dalla zona di<br />

distribuzione degli alimenti, pertanto la posizione ideale si trova nella zona di passaggio tra quella<br />

di alimentazione e quella di riposo. L’altezza degli abbeveratoi deve essere in media di 0,75-0,80 m<br />

per permettere agli animali di abbeverarsi comodamente. L'acqua potrebbe essere fornita attraverso<br />

meccanismi singoli o vasche collettive opportunamente dimensionate (Rossi e Betti, 1999; Rossi e<br />

coll., 2002). La fornitura dell’acqua deve essere aumentata durante il periodo estivo quando i<br />

consumi di acqua possono addirittura raddoppiare (Jacobsen, 1999; Rossi e Gastaldo, 2005b). Il<br />

numero di abbeveratoi/capo varia in base al sistema di allevamento e, nel caso di stalle a<br />

stabulazione libera, dipende dalla tipologia di somministrazione dell’alimento: se contemporanea se<br />

ne considera uno ogni 6-8 capi; se individuale uno ogni 10-15 capi (Rossi e coll., 2002; Bertocchi,<br />

2007).<br />

Igiene, sanità e aspetti comportamentali<br />

La lettiera deve essere accuratamente mantenuta in idonee condizioni igieniche per ridurre la<br />

possibilità di contaminazioni da microrganismi, come coliformi o streptococchi, normalmente<br />

presenti nella lettiera, che possono rivelarsi responsabili di affezioni mammarie (Mariani e coll.,<br />

2004). Sulla base di queste considerazioni deve essere attentamente valutata sia la tipologia di<br />

pavimentazione che la metodologia e la frequenza di raccolta delle deiezioni (Rossi e coll., 2002).<br />

La lettiera può essere costituita da vari substrati: paglia lunga o trinciata, trucioli di legno, carta<br />

di giornale, cruschello, terra, letame maturo, sabbia o segatura; nelle cuccette può anche essere<br />

sostituita da materiali sintetici come materassini o tappetini, che secondo i risultati di vari studi,<br />

sono più igienici e necessitano di minore manutenzione (Mariani e coll., 2004; Bertoni e coll., 1999;<br />

Jacobsen, 1999; Rossi e Betti, 1999; Frazzi, 2000; Rossi e coll., 2002; Tosi e coll., 2003a; Rossi e<br />

Gastaldo, 2005a; Tuyttens, 2005; Zezza e De Paolo, 2006; Guard, 2007c; Rossi e Gastaldo, 2007).<br />

La realtà vede comunque un ampio impiego di paglia non solo perché particolarmente gradita agli<br />

44


animali (soprattutto quella trinciata), ma anche per la possibilità del suo reimpiego per la<br />

produzione di letame.<br />

Per la valutazione della qualità della lettiera deve essere osservato il suo spessore (15-20 cm), il<br />

grado di umidità, l’odore e il livello di pulizia (Rossi e coll., 2002).<br />

E’ necessaria una frequente aggiunta di paglia e una rimozione completa almeno due volte<br />

l’anno in funzione sia del suo stato sia della eventuale utilizzazione agronomica (Guard, 2007c). Il<br />

fabbisogno di paglia può variare da circa 0,5 a 1,5 kg/capo/giorno (Tabella 7) (Rossi e Betti, 1999;<br />

Mattiello e coll., 2005).<br />

Questo tipo di lettiera soddisfa gli animali rendendo più confortevole l'area di riposo in termini<br />

termici, soprattutto nel periodo invernale, e igienici (Tuyttens, 2005). Possono essere osservati<br />

svantaggi dovuti al costo della materia prima, al maggiore bisogno di manodopera, alla difficoltà di<br />

stoccaggio e alla incompatibilità con alcune tipologie di pavimentazione (grigliato).<br />

Tabella 7 - Quantitativo medio giornaliero e frequenza di distribuzione dei diversi materiali<br />

da lettiera (Rossi e coll., 2002)<br />

Materiale da lettiera<br />

Quantità<br />

(kg/cuccetta per giorno)<br />

Aggiunta di lettiera<br />

(n./settimana)<br />

Paglia lunga 2-2,5 2-3<br />

Paglia trinciata 1,5-2 2-3<br />

Segatura di legno 1,1-1,7 2-3<br />

Trucioli di legno 1,1-1,7 2-3<br />

Sabbia 4,5-5,5 0,5-0,7<br />

Carta di giornale 0,5-1 2-3<br />

L’assistenza al parto e lo spazio messo a disposizione della vacca in tale circostanza sono<br />

aspetti di fondamentale importanza. La possibilità di usufruire di una adeguata superficie permette<br />

all’animale di poter scegliere la posizione ottimale per effettuare il parto e ricevere assistenza: sono<br />

ritenuti idonei ambienti coperti di circa 12 m 2 (Rossi e Betti, 1999). Sarebbe opportuno che la vacca<br />

fosse isolata per avere una maggiore tranquillità (Sandoe e Christiansen, 2004) e perciò si considera<br />

ideale un numero di box parto pari al 5-7% delle vacche in lattazione (Rossi e Betti, 1999). Per<br />

concludere risulta inoltre di primaria rilevanza la pulizia dell’ambiente in quanto la vacca,<br />

sottoposta a forte stress, è maggiormente esposta a rischi sanitari, così come il vitello che risulta<br />

essere estremamente vulnerabile.<br />

Per quanto concerne gli aspetti sanitari risulta basilare capire che la malattia è una situazione di<br />

grave stress, per cui è importante saperla riconoscere precocemente per assicurare una rapida<br />

45


assistenza con cure mirate e tempestive da parte del veterinario. E’ necessario che l’allevatore tenga<br />

costantemente sotto controllo l’incidenza delle principali patologie per le quali vengono indicate le<br />

percentuali massime tollerabili: mastiti 15%; ipofertilità 7%; ritenzione placentare 5%; parti<br />

distocici, collasso puerperale, zoppie, aborto 3%; stati di acidosi 1%.<br />

Le mutilazioni che possono interessare il settore bovino sono il taglio delle corna e della coda.<br />

La decornazione è praticata soprattutto sui vitelli, a pochi giorni dalla nascita, cauterizzando<br />

chimicamente o con adatti strumenti elettrici, l’abbozzo corneale. L’eliminazione delle corna<br />

favorisce la vita di gruppo perché elimina un mezzo di offesa, anche involontaria, riducendo<br />

l’aggressività o le lesioni accidentali. Il taglio della coda invece viene effettuato per scopi igienici<br />

(Balasini, 2001).<br />

46


IL BENESSERE NELLA SPECIE OVINA<br />

L’allevamento semi-estensivo tipicamente utilizzato nella gestione degli ovini da latte, può<br />

rispondere efficacemente alle esigenze di benessere degli animali in termini di possibilità di<br />

espressione del repertorio comportamentale; tuttavia gli altri aspetti legati al benessere devono<br />

essere garantiti attraverso accorgimenti manageriali e tecnico-strutturali. La conoscenza dei<br />

fondamentali caratteri etologici della specie ovina può permettere di individuare la presenza di<br />

comportamenti anomali possibilmente riferibili a problemi gestionali dell’allevamento.<br />

Cenni di etologia<br />

Gli ovini sono animali timidi ma sociali che vivono in gruppi caratterizzati da forte<br />

aggregazione. Si osservano tuttavia differenze razziali nella tendenza a creare dei sottogruppi<br />

all’interno di uno stesso gregge. Negli ovini la leadership è correlata negativamente con la<br />

gregarietà, per cui i soggetti indipendenti guidano il gruppo, quelli subordinati lo seguono. La<br />

pecora più anziana è dominante sulle altre e, generalmente, dirige gli spostamenti. Il dominante<br />

manifesta, nei confronti dei subordinati, comportamenti simili a quelli del corteggiamento,<br />

consistenti nel dare spinte con la testa bassa e il naso in alto e colpi con l’arto anteriore. In questa<br />

specie è raro il verificarsi di scontri, ma i fenomeni gerarchici si possono innescare a causa del<br />

limitato spazio per l’alimentazione. L’aspetto esteriore riveste notevole importanza nella dinamica<br />

del gruppo, infatti la tosatura abbassa il rango di una pecora dominante.<br />

I parti avvengono con maggiore frequenza di giorno. Pochi giorni prima del parto, la pecora<br />

allo stato brado si isola dal gregge e cerca un luogo accogliente e protetto dove partorire, in modo<br />

da aumentare la possibilità di sopravvivenza del piccolo. Il parto che avviene all’aperto mostra una<br />

minore incidenza di casi di rifiuto in quanto l’animale, appartandosi, ha modo di riconoscere il<br />

proprio piccolo e consolidare il legame madre-figlio. È altresì vero che il parto all’aperto comporta<br />

difficoltà di intervento in caso di complicazioni o di eventuali aggressioni da parte di predatori. La<br />

manifestazione di un corretto comportamento materno è importante poiché, negli ovini allevati allo<br />

stato brado, il tasso di mortalità è elevato nella prima settimana di vita. Gli agnelli possono seguire<br />

le madri anche per due anni dopo lo svezzamento.<br />

In stalla, la pecora che si appresta a partorire è irrequieta, evita i contatti sociali e cerca un<br />

angolo tranquillo. La pecora a fine gestazione manifesta attrazione verso il liquido amniotico e<br />

questo atteggiamento può essere considerato un prodromo del parto. L’attrazione della pecora verso<br />

tale secreto sembra avere lo scopo di trattenerla vicino all’agnello riducendo il fenomeno<br />

dell’abbandono. Il rifiuto del figlio o semplicemente la scarsa attitudine materna si osservano<br />

soprattutto nelle pecore giovani e in quelle che hanno avuto problemi al parto. La pecora accetta<br />

47


altri agnelli se questi le vengono sostituiti prima di aver leccato il proprio agnello; dopo che la<br />

pecora ha provveduto alle cure parentali non ne accetta nessun altro. Se l’agnello viene allontanato<br />

dalla madre 4 ore dopo la nascita, la pecora continua a mostrare un comportamento materno per<br />

circa 24 ore (Houpt, 2000).<br />

Management aziendale e personale<br />

Il numero degli animali allevati deve essere sempre adeguato alla dimensione aziendale<br />

(terreni, strutture, addetti, etc.).<br />

Per quanto riguarda la superficie pascolativa messa a disposizione degli animali non esistono<br />

indicazioni precise, la normativa sulla conduzione di tipo biologico (Reg. CE 1804/99) prevede 13,3<br />

capi/ha (corrispondenti a 170 kg/ha/anno di azoto) mentre quella di tipo integrato (L.R. 25/99) è<br />

meno restrittiva con 16,4 capi/ha (corrispondenti a 210 kg/ha/anno di azoto).<br />

L’attività di pascolamento degli ovini è strettamente influenzata dalla quantità e qualità di erba,<br />

ma anche dalla familiarità con i luoghi e dall’integrazione sociale all’interno del gregge: possono<br />

brucare per 9-12 ore percorrendo dai 6 ai 14 km al giorno. Inoltre le pecore sono sincronizzate nei<br />

loro comportamenti e tendono ad iniziare contemporaneamente a pascolare. L’accesso al pascolo<br />

dovrebbe essere evitato nelle prime ore della mattina (per evitare l’assunzione di erba troppo umida)<br />

e nei periodi con eccessiva insolazione.<br />

Il pascolo può essere gestito secondo due schemi principali: continuo o turnato.<br />

Il pascolamento continuo prevede l’utilizzazione ininterrotta di una determinata superficie per<br />

l’intera stagione di pascolamento. Determina una cattiva utilizzazione della produzione erbacea in<br />

quanto le pecore tendono a pascolare con maggiore insistenza le aree più ricche di essenze preferite<br />

e trascurano le altre che oltre a perdere il valore nutritivo, rimanendo sottoutilizzate, si diffondono<br />

prendendo il sopravvento sulle essenze pabulari migliori. Il pascolo continuo danneggia inoltre il<br />

cotico e richiede un ridimensionamento del carico di bestiame.<br />

Il pascolo a rotazione prevede la suddivisione in lotti attraverso recinzioni fisse o mobili e<br />

viene di norma praticato con consumo rapido di ciascuna area (2-4 gg) che sarà riutilizzata quando<br />

l’erba è alta 8–10 cm (dopo 20–40 gg secondo la zona e la stagione); si riducono così anche i danni<br />

da calpestio e si facilita una ricrescita più regolare del pascolo conservandogli una migliore<br />

composizione flogistica ( U.N.A.P.O.C., 1992).<br />

Una corretta composizione del gregge prevede un rapporto maschi/femmine di 1:35-40, da<br />

ridurre in presenza di giovani arieti per evitare uno loro sfruttamento eccessivo (Balasini, 2001).<br />

L’instaurarsi di una gerarchia stabile, eliminando i fenomeni di competizione, si riflette<br />

positivamente sullo stato sanitario e produttivo. La corretta gestione del gregge deve prevedere la<br />

48


suddivisione degli animali in gruppi non troppo numerosi (non più di 50 capi) in base alla loro fase<br />

fisiologica. È inoltre importante evitare spostamenti impegnativi specialmente in prossimità di<br />

momenti critici come il parto.<br />

Il personale deve possedere conoscenze idonee a riconoscere i segni indicativi dello stato di<br />

sofferenza degli animali e la rispondenza delle strutture di allevamento. Deve inoltre avere buone<br />

capacità pratiche per le varie operazioni quali maneggiamento degli animali, assistenza al parto,<br />

mungitura. Queste conoscenze, che derivano nella maggior parte dei casi dall’esperienza, possono<br />

essere favorevolmente integrate con la partecipazione a specifici programmi di formazione e<br />

assistenza tecnica.<br />

E’ indispensabile almeno un controllo quotidiano degli animali e un’osservazione individuale<br />

nel periodo del parto, della mungitura, della tosatura e di altre pratiche zootecniche.<br />

Gli animali malati o feriti devono essere alloggiati in recinzioni separate che garantiscano<br />

comfort e supervisione adeguati, dove sia sempre disponibile acqua fresca in quantità sufficiente,<br />

ma che consentano comunque agli animali di mantenere almeno il contatto visivo con il gregge.<br />

Inoltre la possibilità di isolare le femmine al momento del parto può garantire la formazione del<br />

legame tra la madre e la sua progenie.<br />

Per abituare gradatamente le primipare alla pratica della mungitura è opportuno formare<br />

gruppi composti da animali coetanei. Nella pratica, almeno 15 giorni prima del parto e durante<br />

l’allattamento (circa 30 giorni) le primipare devono essere abituate ad entrare in sala mungitura e<br />

ad essere contenute. In seguito, per i successivi primi 30 giorni di mungitura, il gruppo delle<br />

primipare deve essere tenuto separato dalle adulte (Regione Sardegna, PSR 2000-2006).<br />

In molti allevamenti risulta una pratica comune utilizzare i cani come guida o controllo del<br />

gregge. La loro presenza può causare nelle pecore uno stato di paura e agitazione che tuttavia può<br />

essere limitato con l’utilizzo di un cane ben addestrato.<br />

Gli impianti utilizzati nell’allevamento che possono condizionare la salute e il benessere degli<br />

animali dovranno essere ispezionati quotidianamente in modo da garantire una adeguata rapidità di<br />

intervento in caso di malfunzionamento. In presenza di mungitura meccanica, il controllo<br />

dell’impianto dovrà essere effettuato almeno 2 volte all’anno da personale specializzato che<br />

garantisca una corretta funzionalità del macchinario per quanto riguarda numero di pulsazioni (≤<br />

150/min), livello del vuoto (45 Kp) e sostituzione delle sue componenti fondamentali (Regione<br />

Sardegna, PSR 2000-2006; Il Divulgatore, 2000).<br />

49


Sistemi di allevamento e di stabulazione<br />

Nella progettazione e realizzazione dei ricoveri, si deve tener conto di fattori ambientali quali<br />

luce e ventilazione e limitare fonti di disturbo come rumori, vibrazioni o inquinamento.<br />

La pavimentazione rappresenta un aspetto strutturale dei ricoveri di primaria importanza per le<br />

ripercussioni che può avere sulla salute e sul benessere degli animali. Nella zona di alimentazione e<br />

nelle corsie di movimentazione sono da preferirsi i pavimenti pieni opportunamente rigati; in<br />

generale, devono essere facilmente pulibili, non scivolosi o cedevoli e non presentare asperità che<br />

possano danneggiare i piedi degli ovini (UFV, 2002).<br />

I ricoveri devono risultare adeguati al numero di capi del gregge (Tabella 1) e mantenuti in<br />

buone condizioni di stabulazione e igiene (Chiumenti, 2001).<br />

Tabella 1 – Superfici di stabulazione per ovini da latte in allevamento intensivo<br />

Tipo di animale<br />

Superficie interna (m²/capo)<br />

Su lettiera Su grigliato<br />

Superficie paddock<br />

(m²/capo)<br />

Pecora 0,9 – 1,2 0,8 – 1,0 2,0<br />

Agnelle da rimonta 0,8 – 1,0 0,7 – 0,9 1,5<br />

Pecora con agnello 1,5 – 2,0 1,4 – 1,8 2,5<br />

Agnelli dopo svezzamento 0,5 – 0,6 0,4 – 0,5 -<br />

Agnelli in svezzamento 0,15 – 0,2 - -<br />

Montone 2,5 2,0 3,5<br />

Con l’allevamento estensivo, in cui l’animale utilizza la stalla soltanto per un limitato periodo,<br />

le superfici possono essere ridotte del 15–20% rispetto a condizioni di stabulazione prolungate.<br />

L’allevamento biologico impone maggiori superfici a disposizione degli animali: 1,5 m²/pecora<br />

e 0,35 m²/agnello. Mentre altri Autori indicano come ottimale una superficie/capo di 2 m² e<br />

comunque mai inferiore a 1,5 m²/capo (Sevi e Annicchiarico, 2005).<br />

Il rispetto delle densità animali suggerite consente una significativa diminuzione della carica<br />

microbica totale e della concentrazione di coliformi nell’aria. La rispondenza a questi parametri<br />

permette di ottenere buoni livelli produttivi sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo con<br />

ripercussioni positive anche sull’attitudine casearia del latte. Effetti favorevoli si osservano anche<br />

sulle caratteristiche igienico-sanitarie, sulle cellule somatiche, sui microrganismi mesofili,<br />

psicrotrofi e coliformi fecali e sull’incidenza delle mastiti sub-cliniche (Sevi e Annicchiarico,<br />

2005).<br />

Gli animali sono normalmente costretti a sostare per due volte al giorno e per tempi variabili<br />

tra le 2-3 ore in attesa del turno di mungitura. La creazione di sale di attesa che favoriscano<br />

l’accesso disciplinato di piccoli gruppi verso la zona di mungitura è un utile accorgimento che può<br />

consentire di contenere il disagio dell’attesa e dell’affollamento. Tali aree devono essere<br />

50


opportunamente dimensionate (0,25–0,30 m²/capo) e riparate dagli agenti atmosferici (Boschetti,<br />

2000).<br />

Per quanto riguarda la zona di alimentazione risulta importante il posizionamento e il<br />

dimensionamento delle rastrelliere. La Tabella 2 riporta le misure consigliate da Boschetti (2000)<br />

relativamente al fronte mangiatoia nelle diverse categorie di animali.<br />

Tabella 2 – Parametri per il dimensionamento del fronte mangiatoia<br />

Fronte mangiatoia (m/capo)<br />

Categoria<br />

Allevamento intensivo<br />

Alimentazione Alimentazione Allevamento estensivo<br />

contemporanea ad libitum<br />

Pecore in produzione 0,35 - 0,30<br />

Agnelle da rimonta 0,30 0,15 0,25<br />

Pecore con agnello 0,35 - 0,35<br />

Agnelli sino a 4 mesi 0,25 0,15 0,20<br />

Arieti 0,40 - 0,40<br />

Gli abbeveratoi devono essere costruiti ed installati in modo da evitare contaminazioni<br />

ambientali, controllati e puliti almeno 1 volta al giorno. Il collegamento fra le aree di stabulazione<br />

delle pecore e la zona di mungitura deve essere il più semplice e lineare possibile evitando ostacoli<br />

quali piani inclinati scivolosi, attrezzature sporgenti e corridoi con curve troppo strette.<br />

Nei locali di stabulazione devono essere presenti dispositivi anti-incendio localizzati in zone<br />

facilmente accessibili e sottoposti a regolare manutenzione. Una completa prevenzione degli<br />

incendi prevede anche la predisposizione di fasce frangi-fuoco attorno ai recinti e ai ricoveri, la<br />

pulizia delle erbacce nelle zone adiacenti e il posizionamento lontano dai ricoveri dei materiali<br />

facilmente infiammabili o fonti di innesco.<br />

Controllo ambientale<br />

L’illuminazione dei ricoveri dovrebbe essere principalmente naturale; la luce adempie a<br />

importanti funzioni fisiologiche (irradiamento infrarosso, ritmo giorno/notte, stimolo per le<br />

ghiandole sessuali) e rappresenta inoltre un importante fattore di mantenimento delle condizioni<br />

igieniche per la sua azione battericida e per il contributo al mantenimento di un ambiente asciutto.<br />

Nella stalla deve essere garantita una intensità luminosa di almeno 15 lux che per l’uomo<br />

significa una luce appena sufficiente per poter leggere o scrivere a lungo. Per una adeguata<br />

illuminazione naturale si considera necessaria una superficie finestrata pari a 1/20 della superficie di<br />

pavimento. Gli ovili, inoltre, devono essere dotati di adeguata illuminazione artificiale: si consiglia<br />

una potenza degli apparecchi illuminanti a fluorescenza di almeno 1,45 W/m² (UFV, 2003a).<br />

51


Un sistema di ventilazione dei ricoveri, sia naturale che artificiale, è necessario per evitare<br />

l’umidità, la condensa e soprattutto le correnti d’aria, ai quali gli ovi-caprini sono particolarmente<br />

sensibili. La superficie di entrata dell’aria deve essere prevista su entrambi i lati lunghi del ricovero,<br />

a seconda della direzione del vento.<br />

2005):<br />

In caso di ventilazione artificiale sono consigliati i seguenti valori (Sevi e Annicchiarico,<br />

• ventilazione estiva: ≥ 60 m³/h/capo<br />

• ventilazione invernale: ~ 45 m³/h/capo<br />

• velocità dell’aria: 1 m/s.<br />

Per ridurre le alte temperature estive all’interno dei ricoveri è inoltre consigliata la<br />

realizzazione di sistemi di isolamento termico della copertura della stalla o l’installazione di un tetto<br />

coibentato (UFV, 2002).<br />

I valori ottimali di temperatura negli ovili oscillano tra i 10 e i 18 °C e il range di tolleranza tra<br />

6 e 26 °C; gli agnelli necessitano di temperature più elevate: 14-21 °C.<br />

Temperature superiori possono provocare significativa riduzione della risposta immunitaria,<br />

alterazione del bilancio minerale, riduzione della produzione lattea e del suo contenuto in caseina ed<br />

in grasso, peggioramento della qualità igienico-sanitaria e dell’attitudine casearia del latte (Sevi e<br />

Casamassima, 2006). L’elevata concentrazione di inquinanti (gas nocivi, microrganismi, polveri)<br />

negli ambienti di allevamento può ripercuotersi negativamente sulle condizioni di vita, sullo stato di<br />

salute e sulla produttività degli animali allevati, oltre a peggiorare le condizioni di lavoro degli<br />

addetti al governo degli animali.<br />

Infine, agli animali al pascolo dovrebbe essere sempre garantito l’accesso a zone di riparo<br />

naturali (alberi) o artificiali (reti ombreggianti, tettoie) in caso di condizioni climatiche avverse<br />

(sole, pioggia, vento). In un riparo tutti gli animali devono poter trovare posto<br />

contemporaneamente; in linea di principio valgono quindi le superfici minime precedentemente<br />

indicate (Tabella 1).<br />

Alimentazione e acqua di bevanda<br />

Sebbene gli ovini siano una specie rustica e frugale, una corretta alimentazione si rivela di<br />

primaria importanza nella tutela del benessere animale che si traduce nel raggiungimento di<br />

adeguati livelli produttivi. Come norma generale, gli alimenti somministrati devono essere<br />

appetibili e di buona qualità e non devono presentare alterazioni, odori e sapori anomali. E’<br />

importante garantire un apporto alimentare tale da mantenere un adeguato stato di salute e vigore<br />

degli animali in relazione al periodo produttivo, allo stato fisiologico e all’età dei soggetti.<br />

52


Il Body Condition Score (BCS) può rivelarsi un valido indicatore dello stato nutrizionale, di<br />

facile rilevazione anche in pieno di campo. Il BCS infatti descrive lo stato di una pecora mediante<br />

un’attribuzione di punteggi in base allo stato di ingrassamento valutabile attraverso l’esame visivo e<br />

tattile del deposito di grasso sopra ed intorno alle vertebre nella regione lombare.<br />

Alcuni Autori hanno suggerito i seguenti punteggi per le varie fasi del ciclo di produzione<br />

(Thompson e Meyer, 1994).<br />

Tabella 3 – BCS ottimale per fase di produzione<br />

Fase Punteggio ottimale<br />

Mantenimento 3,0-4,0<br />

Inizio - metà gestazione 2,5–4,0<br />

Parto singolo 3,0–3,5<br />

Parto gemellare 3,5-4,0<br />

Svezzamento ≥ 2,0.<br />

Di seguito vengono sinteticamente prese in esame le varie fasi fisiologiche caratterizzate da<br />

peculiari esigenze nutrizionali.<br />

Svezzamento<br />

Lo svezzamento rappresenta un momento delicato per la vita sia della pecora che del giovane<br />

animale. Durante questa fase l’agnello deve passare, più o meno gradualmente, dalla condizione di<br />

monogastrico funzionale (lattante) a quella di poligastrico funzionale (ruminante). Per lo sviluppo<br />

della funzionalità dei prestomaci gli alimenti devono essere messi a libera disposizione dell’animale<br />

e devono essere caratterizzati da elevata concentrazione energetica, proteica e soprattutto fibrosa.<br />

Lo svezzamento comporta sempre un rallentamento del ritmo di accrescimento, con<br />

conseguente arresto oppure calo ponderale dell’animale. Il momento più opportuno per effettuare<br />

questa pratica è quando l’animale ha raggiunto 9-12 kg di peso o triplicato il peso alla nascita<br />

(Pulina, 2001).<br />

Pubertà<br />

Una corretta alimentazione delle giovani rimonte permette di raggiungere la pubertà nei tempi<br />

previsti cond un adeguato peso corporeo. Le carenze nutritive durante i primi mesi di vita sembrano<br />

comportare riduzione della fertilità e della prolificità mentre gli eccessi nel periodo pre-puberale<br />

possono determinare un eccessivo ingrassamento che può causare disfunzioni a livello ovarico, con<br />

effetti negativi sull’attività riproduttiva e, successivamente, anche sulla produzione lattea.<br />

L’integrazione alimentare con opportune quantità di concentrati, a partire dallo svezzamento,<br />

53


comporta una migliore efficienza riproduttiva delle agnelle, che si traduce in una maggiore fertilità<br />

e prolificità.<br />

Gli effetti dell’alimentazione possono inoltre interagire con quelli del fotoperiodo con risultati<br />

positivi (fotoperiodo corto nel periodo della monta) o negativi (quando almeno uno dei fattori è<br />

limitante) sulla precocità sessuale (Pulina, 2001).<br />

Ariete<br />

L’alimentazione è in grado di influenzare la fertilità dei maschi in quanto la produzione di<br />

spermatozoi dipende dalla quantità di energia digeribile assunta e dal livello proteico della razione<br />

(Pulina, 2001).<br />

Pecora<br />

I fabbisogni alimentari della pecora da latte nelle diverse fasi del ciclo produttivo variano in<br />

funzione di fattori quali razza, età e livello produttivo. Il numero dei feti e la fase della gravidanza<br />

influenzano le esigenze nutritive in gestazione. Tenuto conto che gran parte delle perdite embrionali<br />

si verificano nel primo mese di gestazione, gli effetti dell’alimentazione sulla sopravvivenza<br />

embrionale e sullo sviluppo della placenta non possono che essere di grande importanza per<br />

ottenere buoni risultati riproduttivi.<br />

Nel corso del 2°-3° mese di gestazione la placenta manifesta un’elevata attività proliferativa e<br />

di accrescimento, sino a raggiungere il 10% del peso dei feti a termine, tuttavia i fabbisogni<br />

specifici sono ancora trascurabili. La capacità di ingestione della pecora è ancora elevata per cui<br />

possono essere utilizzati foraggi ricchi di fibra. Di norma in questa fase si realizza la messa in<br />

asciutta, che dovrebbe svolgersi nell’arco di tempo più breve possibile.<br />

La parte finale della gravidanza è sicuramente la più critica: si osserva il rapido aumento dei<br />

fabbisogni legato all’accrescimento del feto e allo sviluppo dell’apparato mammario. Inoltre nelle<br />

ultime settimane prima del parto la capacità di ingestione è limitata dall’ingombro dei feti e degli<br />

invogli. Un buon pascolo può coprire i fabbisogni fino alla metà del quarto mese dopodiché è<br />

necessario la somministrazione graduale di concentrati per far fronte alle aumentate esigenze<br />

(U.N.A.P.O.C., 1992).<br />

I primi due mesi di lattazione sono caratterizzati da fabbisogni molto elevati ed è inevitabile<br />

che le pecore ricorrano alla mobilizzazione delle riserve lipidiche e proteiche. Questo processo è da<br />

considerarsi normale purché la perdita di peso non superi il 15% del peso corporeo che si verifica<br />

nelle prime 6-8 settimane di lattazione (Pulina, 2001). Uno dei fattori che condiziona in maniera<br />

evidente il livello produttivo quanti-qualitativo delle pecore nei primi mesi di lattazione è dato dal<br />

corretto bilancio della razione in tutte le fasi fisiologiche; infatti, anche in presenza di razioni di<br />

elevata qualità è pressoché inevitabile che nei primi mesi di lattazione le pecore abbiano un bilancio<br />

54


energetico negativo. L’attribuzione dei punteggi relativi alla condizione corporea in funzione del<br />

momento produttivo permette di valutare lo stato di ingrassamento e indirettamente la correttezza<br />

del piano alimentare. L’INRA suggerisce che da un BCS ottimale al parto di 3,25-3,5 si possa<br />

arrivare ad un BCS minimo di 2,0-2,5 alla 6°-8° settimana di lattazione (INRA, 1988).<br />

Dal punto di vista nutrizionale la differenza tra la fase di inizio e quella di piena lattazione è<br />

caratterizzata dal fatto che gli animali siano in bilancio energetico negativo (prima fase) o positivo<br />

(seconda fase). Nelle aree mediterranee, generalmente gli animali si trovano in questa fase di<br />

transizione in corrispondenza con l’inizio della ripresa vegetativa (da febbraio ai primi di aprile a<br />

seconda delle latitudini e delle altitudini). Pertanto, per due-tre mesi la fase di piena lattazione<br />

coincide con il periodo dell’anno in cui si ha la massima disponibilità di erba. In questi casi<br />

l’alimentazione fornita dal pascolo potrebbe consentire di:<br />

- massimizzare la produzione di latte;<br />

- recuperare gradualmente le riserve corporee perse nella prima parte della lattazione;<br />

- evitare l’ingrassamento eccessivo dei soggetti.<br />

Questi tre obiettivi sono difficilmente perseguibili quando pecore di livelli produttivi molto<br />

diversi sono sottoposte allo stesso trattamento alimentare. Infatti l’adozione di corrette tecniche<br />

alimentari non può prescindere dalla suddivisione del gregge in almeno due gruppi creati sulla base<br />

del livello produttivo degli animali. In sintesi, l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di<br />

ottimizzare l’utilizzo del pascolo. Nella parte iniziale della primavera, data l’elevata disponibilità di<br />

erba, eventuali integrazioni con concentrati possono comportare un miglioramento del<br />

bilanciamento dell’apporto complessivo di nutrienti. A fine primavera, invece, l’integrazione<br />

assume di nuovo una notevole importanza soprattutto in presenza di pascoli di graminacee che non<br />

riescono a coprire i fabbisogni proteici (Pulina, 2001).<br />

Gli animali devono poter aver accesso ad acqua fresca e pulita in ogni momento del giorno.<br />

La stima del consumo giornaliero di acqua è di 7-10 litri per gli arieti e le pecore gravide, 10-<br />

12 per le pecore in lattazione, 0,5-1 per gli agnelli (U.N.A.P.O.C.,1992); tuttavia la valutazione del<br />

fabbisogno idrico degli animali al pascolo è di notevole difficoltà. Gli animali alimentati con l’erba,<br />

generalmente, ingeriscono una quantità di acqua superiore al loro fabbisogno giornaliero che<br />

dipende, oltre che dal contenuto di umidità dell’erba anche dalla temperatura ambientale e dalla<br />

durata dell’esposizione al sole. Lo stress idrico determina sempre un’alterazione più o meno<br />

pronunciata del profilo metabolico, spesso una riduzione del peso vivo, nei casi più gravi una<br />

diminuzione della produzione di latte e, nelle pecore gravide, un aumento degli aborti e della<br />

mortalità neonatale (Sevi e Casamassima, 2006). Per salvaguardare la salute e la produttività degli<br />

animali l’acqua dovrebbe essere esente da sostanze tossiche e nocive, germi patogeni (coliformi<br />

55


totali, coliformi fecali, streptococchi fecali); in Tabella 4 sono riportati i limiti ammessi per quanto<br />

riguarda le possibili sostanze presenti (Formigoni, 2006).<br />

Tabella 4 - Acque per uso zootecnico: limiti massimi consigliati<br />

Parametri Limiti massimi consigliati<br />

Temperatura 20°C<br />

Durezza totale 40°F<br />

Residuo secco a 180°C 800 mg/l<br />

Ammoniaca Assente (tracce)<br />

Sostanza organica 4 mg/l<br />

Ferro 0,5 mg/l<br />

Manganese 0,2 mg/l<br />

Nitrati 40 mg/l<br />

Nitriti Assenti (tracce)<br />

Solfati 200 mg/l<br />

Cloruri 200 mg/l<br />

Metalli tossici Assenti<br />

Detergenti e/o tossici Assenti<br />

Igiene, sanità e aspetti comportamentali<br />

Anche nei sistemi semi-estensivi le pecore possono trascorrere molto tempo nell’ovile per cui<br />

risulta fondamentale un corretto management della lettiera che può consentire di limitare l’insorgere<br />

delle mastiti, migliorare le caratteristiche igienico-sanitarie del latte e la sua attitudine alla<br />

caseificazione, nonché tutelare il benessere degli animali.<br />

La lettiera permanente può essere mantenuta sufficientemente pulita e confortevole<br />

aggiungendo, con frequenza settimanale o bisettimanale (in funzione delle condizioni climatiche),<br />

idonei quantitativi di paglia (mediamente 0,2-3 kg/capo per giorno) mantenendo un’altezza di circa<br />

30-40 cm. La rimozione completa della lettiera con disinfezione e disinfestazione dei locali<br />

dovrebbe avvenire ogni 3-4 mesi e dovrebbe comunque essere subordinata al monitoraggio<br />

periodico delle condizioni di stalla (polverosità, odori, umidità, condensa). Può rappresentare un<br />

valido aiuto l’impiego di ammendanti (paraformaldeide, bentonite, perfosfato) con azione<br />

batteriostatica, assorbente, antidegradativa (Gastaldo e Rossi, 2007).<br />

La lattazione rappresenta un periodo delicato per la pecora durante il quale è sottoposta ad una<br />

serie di fattori stressanti che possono pregiudicare il suo benessere. Una corretta tecnica di<br />

mungitura è fondamentale per il mantenimento di un soddisfacente stato di salute e benessere agli<br />

animali e per l’ottenimento di un latte di buona qualità. L’aumento del contenuto in cellule<br />

somatiche (CCS) del latte di massa può essere considerato un indicatore efficace per la valutazione<br />

56


del malessere in pecore in lattazione. Dalla letteratura consultata risulta come possibile<br />

discriminante il valore soglia di 1.500.000 cell/ml (Rosati e coll., 2005). Tale parametro risulta<br />

influenzato da fattori correlati direttamente con l’animale (età, fase di lattazione, presenza di mastiti<br />

e/o traumi) ma anche con l’ambiente: inappropriata tecnica di mungitura, inadeguata manutenzione<br />

e/o pulizia degli impianti, elevata densità di allevamento, condizioni ambientali e della lettiera non<br />

idonee, scorretto handling, alimentazione non equilibrata.<br />

La salute degli animali deve essere salvaguardata con il controllo e la prevenzione delle<br />

malattie mediante l’applicazione di appropriate terapie e programmi di profilassi predisposti dal<br />

veterinario. Possono essere considerati segni di un buono stato di salute: sensorio vigile, appetito,<br />

ruminazione, andatura regolare e movimenti agevoli e liberi, vello uniforme e lucido, assenza di<br />

lesioni cutanee e podali.<br />

Nel caso si verifichino problemi di mastite, è buona regola mungere gli animali affetti per<br />

ultimi, in modo da evitare il contagio al resto del gregge. Risulta una pratica conveniente la<br />

marcatura con vernici atossiche dei capi risultati positivi al CMT per la loro più agevole<br />

individuazione da parte dell’allevatore che provvederà alla somministrazione di trattamenti più<br />

idonei.<br />

La nascita di agnelli morti comporta la rimozione immediata dei corpi e delle placente che<br />

dovranno essere poi smaltiti secondo le normative sanitarie vigenti.<br />

L’eventuale soppressione di un animale malato deve essere effettuata dal medico veterinario in<br />

maniera indolore e dovrebbe sempre essere seguita dall’esame autoptico per consentire la diagnosi<br />

e/o confermare il sospetto clinico dell’evento patologico.<br />

Le infestioni parassitarie, oltre a determinare fastidi fisici all’animale, possono provocare una<br />

sensibile riduzione dell’efficienza alimentare con conseguente diminuzione dell’incremento<br />

ponderale, della produzione del latte nonché un’alterazione delle performance riproduttive ed un<br />

accorciamento della carriera produttiva. Gli interventi di sverminazione effettuati per il controllo<br />

delle parassitosi non possono prescindere dalla conoscenza dell’effettiva condizione parassitologica<br />

del gregge, risultano quindi indispensabili adeguati esami coprologici a supporto degli interventi<br />

antielmintici (Ambrosi, 1995). La carica infestante nell’ambiente può essere opportunamente ridotta<br />

applicando accorgimenti quali:<br />

- evitare il pascolamento nelle prime ore del mattino perché le larve di molti strongili<br />

gastrointestinali si concentrano sulla rugiada presente sugli steli dell’erba;<br />

- limitare ristagni idrici, drenaggi morti, tracimazioni di abbeveratoi in quanto habitat tipici di<br />

molluschi ospiti intermedi di alcuni trematodi;<br />

57


- prevedere turnamenti dei pascoli inserendo il riposo dei terreni per tempi sufficienti ad<br />

abbassare la carica parassitaria infestante;<br />

- destinare i terreni meno contaminati ai giovani animali che sono più sensibili alle infestazioni<br />

parassitarie.<br />

Nell’allevamento ovino sono praticate alcune forme di mutilazione sia per il mantenimento<br />

delle caratteristiche qualitative di alcune produzioni (castrato), sia come pratiche gestionali<br />

dell’allevamento (taglio della coda, decornazione, taglio delle orecchie). La pratica della<br />

castrazione, pur non frequente nei nostri allevamenti, è tuttavia una operazione che deve essere<br />

effettuata in anestesia, avendo cura di vigilare sugli animali per almeno due giorni dopo l’intervento<br />

(Boesch e coll., 2003). Il taglio della coda senza l’impiego degli anestetici deve essere eseguito<br />

entro la prima settimana di vita avendo cura che la lunghezza del moncone residuo sia sufficiente a<br />

coprire l’ano nel maschio e la vulva nella femmina. Tra i sistemi esistenti, quello praticato con il<br />

coltello è preferibile all’utilizzo dell’anello elastico per la maggiore rapidità di esecuzione che<br />

permette di arrecare minore stress per l’animale. La decornazione è prevista solo nei casi in cui la<br />

crescita delle corna comporti pericolo di lesioni per l’animale stesso o per gli altri componenti del<br />

gregge e nel caso in cui gli animali mostrino difficoltà ad accedere alle poste autocatturanti per<br />

l’alimentazione. La decornazione completa e permanente deve essere praticata esclusivamente in<br />

anestesia generale (AA. VV., 2001; AA.VV., 2006). Il taglio delle orecchie, consuetudine diffusa<br />

tra taluni allevatori per l’identificazione dell’allevamento, è una mutilazione evitabile in quanto<br />

l’allevatore è tenuto all’identificazione degli animali della propria azienda tramite l’applicazione<br />

delle marche auricolari previste per legge.<br />

L’utilizzo dei campanacci è una pratica diffusamente utilizzata per la movimentazione e la<br />

localizzazione del gregge, tuttavia può arrecare disturbo agli animali.<br />

Un’operazione utile al mantenimento del benessere animale è la tosatura: l’epoca più adatta è<br />

la tarda primavera, quando la temperatura è piuttosto elevata e costante. E’ necessario prestare<br />

attenzione a non causare abrasioni o ferite alla cute e impiegare attrezzature adeguate e in buono<br />

stato di manutenzione (Casamassima e coll., 2004).<br />

58


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61


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Regione Autonoma della Sardegna – Direttive operative per l’attuazione della misura F –<br />

Azione “Miglioramento del benessere degli animali”. Piano di Sviluppo Rurale della Regione<br />

Sardegna 2000/2006.<br />

Regione Emilia Romagna – Buone pratiche zootecniche e aree di valutazione di miglioramento<br />

del benessere animale – Misura 215 “Pagamenti per il benessere animale” – Allegato 2. pagg. 31-<br />

38.<br />

Reg. CE n.1804, 1999 - Integrazione per le produzioni animali al Reg. CE 2092/91 relativo al<br />

metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e alla indicazione di tale metodo sui prodotti<br />

agricoli e sulle derrate alimentari.<br />

Rosati R., Militello G., Borselli C., Giangolini G., Ametiste S., Brajon G., Gazzoni S., Casini<br />

M., Scatassa M., Bono P., Cannas A., Mugoni G., Simula M., Denti G., Gradassi S., Fagiolo A.,<br />

2005 – Cellule somatiche nel latte ovino e caprino: definizione del valore medio nazionale e del<br />

valore fisiologico. Scienza e tecnica lattiero-casearia, 56 (3).<br />

Rossi P. e Betti S., 1999 - Stalle per vacche da latte. Centro Ricerche Produzioni Animali. Ed.<br />

L’informatore Agrario.<br />

Rossi P., Gastaldo A. e Ferrari P., 2002 - Strutture, attrezzature e impianti per vacche da latte.<br />

Centro Ricerche Produzioni Animali. Ed. Inf.Agr..<br />

62


Rossi P., Gastaldo A., 2004 - Mungitura: strutture, macchine e attrezzature. I supplementi di<br />

Agricoltura 24.<br />

Rossi P. e Gastaldo A., 2005a - La cuccetta ideale per le bovine. Supplemento a Inf.Agr..39.<br />

Rossi P. e Gastaldo A., 2005b - I fabbisogni idrici dei bovini e dei suini. Agricoltura Dossier:<br />

“L'acqua di bevanda negli allevamenti”, Luglio/Agosto: 137-140.<br />

Rossi P. e Gastaldo A., 2007 - Come scegliere grigliati e cuccette. L’allevatore Magazine,<br />

LXIII, (3): 53-61.<br />

Salghetti A. e Manghi E., 2004 - <strong>Zootecnia</strong> biologica, parmigiano reggiano e unifeed: aspetti<br />

economici e qualitativi nella produzione di latte. Ann. Fac. Medic. Vet. di Parma, vol. XXIV.<br />

Sandoe P. e Christiansen S.B., 2004 - Benessere degli animali: una nuova sfida e una nuova<br />

opportunità per la zootecnia da latte. 7° Conferenza Mondiale Allevatori Razza Bruna.<br />

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Brescia.<br />

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salute e la produttività delle bovine da latte. Inf.Agr..15: 85-88.<br />

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Ufficio Federale di Veterinaria (U.F.V.), 2003a – Direttive per la custodia di ovini. Berna.<br />

Ufficio Federale di Veterinaria (U.F.V.), 2003b - Esigenze concernenti la detenzione<br />

permanente di animali da reddito all'aperto (delle specie bovina, ovina, caprina, equina e suina):<br />

protezione da condizioni meteorologiche estreme e assistenza. Berna.<br />

63


Roma.<br />

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nell’allevamento biologico. Atti I Conv. ZOOBIODI “<strong>Zootecnia</strong> biologica italiana: risultati e<br />

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condizioni di stress da caldo. Large Animal Review, 12, Agosto n°4: 3-12.<br />

64


SISTEMA DI VALUTAZIONE DEL BENESSERE<br />

METODOLOGIA DI LAVORO<br />

Il sistema di monitoraggio effettuato (Allegato II, III) ha permesso di raccogliere un’ampia<br />

serie di informazioni che sono state utilizzate per giungere ad una valutazione del grado di<br />

benessere nell’allevamento. Ai parametri considerati sono stati assegnati punteggi con variabilità<br />

compresa tra –2 e +2. Il criterio adottato per la loro assegnazione si è basato sull’esistenza di vincoli<br />

legislativi e sulla possibilità di una oggettiva rilevazione del parametro considerato.<br />

totale.<br />

Si sono ottenuti punteggi parziali per ciascuna macroarea, la cui somma ha fornito il punteggio<br />

In base al punteggio totale ottenibile sono state dedotte quattro classi di appartenenza:<br />

Classe 1. Allevamenti con un grado di benessere animale gravemente insufficiente;<br />

Classe 2. Allevamenti con un grado di benessere animale insufficiente;<br />

Classe 3. Allevamenti con un grado di benessere animale sufficiente;<br />

Classe 4. Allevamenti con un grado di benessere animale buono.<br />

Bovini<br />

L’allegato IV riporta i punteggi attribuiti ad ogni singolo parametro che compone le diverse<br />

macroaree. La tabella 1 illustra i punteggi minimi e massimi raggiungibili in ciascuna macroarea e<br />

complessivamente.<br />

Tabella 1 - Punteggi minimi e massimi raggiungibili<br />

Macroarea Punteggio raggiungibile<br />

Minimo Massimo<br />

A. Management aziendale e personale -12,0 9,0<br />

B. Sistemi di allevamento e di stabulazione -21,5 9,5<br />

C. Controllo ambientale -8,0 5,0<br />

D. Alimentazione e acqua di bevanda -8,0 6,0<br />

E. Aspetti igienico-sanitari -4,0 1,0<br />

Punteggio complessivo -53,5 30,5<br />

In base al punteggio scaturito sono stati individuati quattro range in base ai quali le aziende<br />

sono state classificate come segue:<br />

1. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra –53,5 e-27,5;<br />

2. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra –27 e –0,5;<br />

65


3. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra 1 e 15;<br />

4. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra 15,5 e 30,5.<br />

Alla luce di questo criterio di ripartizione le aziende oggetto dell’indagine si sono distribuite<br />

nelle quattro classi come segue (Tab.2):<br />

Tabella 2 – Ripartizione delle aziende per classe di appartenenza<br />

Classe di appartenenza % di aziende<br />

1 0<br />

2 31<br />

3 65<br />

4 4<br />

Dai risultati ottenuti non sembrano evidenziarsi situazioni di grave insufficienza, il 65% del<br />

campione presenta condizioni di benessere animale soddisfacenti a conferma delle prime<br />

valutazioni effettuate nell’indagine conoscitiva.<br />

In conseguenza del fatto che punteggi complessivi positivi potrebbero mascherare situazioni di<br />

carenza in alcuni settori dell’allevamento, anche ciascuna macroarea è stata valutata secondo le<br />

classi di appartenenza precedentemente descritte (Tab. 3).<br />

Tabella 3 – Punteggi minimi e massimi raggiungibili nelle classi di appartenenza delle<br />

varie macroaree e ripartizione percentuale delle aziende nelle classi<br />

MACROAREA<br />

A. Management<br />

aziendale e<br />

personale<br />

B. Sistemi di<br />

allevamento e di<br />

stabulazione<br />

C. Controllo<br />

ambientale<br />

D. Alimentazione e<br />

acqua di bevanda<br />

E. Aspetti igienicosanitari<br />

CLASSE DI APPARTENENZA PER LIVELLO DI BENESSERE<br />

Gravemente<br />

insufficiente<br />

Insufficiente Sufficiente Buono<br />

min max % min max % min max % min max %<br />

-12 -6,5 - -6 -0,5 11 0 5 87 5,5 9 2<br />

-21,5 -11,5 2 -11 -0,5 47 0 5 44 5,5 9,5 7<br />

-8 -4,5 9 -4 -0,5 49 0 3 33 3,5 5 9<br />

-8 -4,5 - -4 -0,5 11 0 3 87 3,5 6 2<br />

-4 -2,5 - -2 -0,5 7 0 1 93<br />

Le macroaree B e C presentano le maggiori difficoltà nel raggiungimento di adeguati standard<br />

di benessere in quanto un buon numero di aziende (rispettivamente il 49% ed il 58%) riporta<br />

punteggi più o meno marcatamente insufficienti. Le macroaree A, D ed E invece fanno rilevare<br />

valutazioni positive in quasi il 90% delle aziende.<br />

66


Il diagramma 1 riassume graficamente le situazioni precedentemente descritte.<br />

Diagramma 1 – Rappresentazione grafica della distribuzione dei punteggi<br />

100%<br />

90%<br />

80%<br />

70%<br />

60%<br />

50%<br />

40%<br />

30%<br />

20%<br />

10%<br />

0%<br />

Totale Macro A Macro B Macro C Macro D Macro E<br />

Buono<br />

Suff.<br />

Insuf.<br />

Grav. Insuf.<br />

Il diagramma 2 evidenzia come i valori dei punteggi medi relativi alle singole macroaree e al totale<br />

si posizionano in prossimità della soglia di sufficienza.<br />

Diagramma 2 – Rappresentazione a ragnatela dei punteggi medi<br />

Macro E<br />

Macro D<br />

Totale<br />

40<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

-60<br />

Macro C<br />

Macro A<br />

Macro B<br />

min<br />

soglia<br />

max<br />

valore<br />

67


Ovini<br />

L’allegato V riporta i punteggi attribuiti ad ogni singolo parametro che compone le diverse<br />

macroaree. La seguente tabella illustra i punteggi minimi e massimi raggiungibili in ciascuna<br />

macroarea e globalmente.<br />

Tabella 4 - Punteggi minimi e massimi raggiungibili<br />

Macroarea Punteggio raggiungibile<br />

Minimo Massimo<br />

A. Management aziendale e personale -8 9<br />

B. Sistemi di allevamento e di stabulazione -7 3<br />

C. Controllo ambientale -4 2<br />

D. Alimentazione e acqua di bevanda -1 2<br />

E. Aspetti igienico-sanitari -4 4<br />

Punteggio complessivo -24 20<br />

In base al punteggio scaturito sono stati individuati quattro range in base ai quali le aziende<br />

sono state classificate come segue:<br />

Classe 1. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra -24 e –12;<br />

Classe 2. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra -11 e –1;<br />

Classe 3. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra 0 e +10;<br />

Classe 4. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra +11 e +20;<br />

Alla luce di questo criterio di ripartizione le aziende oggetto dell’indagine si sono distribuite<br />

nelle quattro classi come segue (Tab.5):<br />

Tabella 5 – Ripartizione delle aziende per classe di appartenenza<br />

Classe di appartenenza % di aziende<br />

1 0<br />

2 10<br />

3 77<br />

4 13<br />

Dai risultati ottenuti non sembrano evidenziarsi situazioni di grave insufficienza e il 90% del<br />

campione presenta condizioni di benessere animale soddisfacenti a conferma delle prime<br />

valutazioni effettuate nell’indagine conoscitiva.<br />

In conseguenza del fatto che punteggi complessivi positivi potrebbero mascherare situazioni di<br />

carenza in alcuni settori dell’allevamento, anche ciascuna macroarea è stata valutata secondo le<br />

classi di appartenenza precedentemente descritte (Tab. 6).<br />

68


Tabella 6 – Punteggi minimi e massimi raggiungibili nelle classi di appartenenza delle<br />

varie macroaree e ripartizione percentuale delle aziende nelle classi<br />

MACROAREA<br />

A. Management<br />

aziendale e<br />

personale<br />

B. Sistemi di<br />

allevamento e di<br />

stabulazione<br />

C. Controllo<br />

ambientale<br />

D. Alimentazione<br />

e acqua di<br />

bevanda<br />

E. Aspetti<br />

igienico-sanitari<br />

CLASSE DI APPARTENENZA PER LIVELLO DI BENESSERE<br />

Gravemente<br />

insufficiente<br />

Insufficiente Sufficiente Buono<br />

min max % min max % min max % min max %<br />

-8 -5 - -4 -1 8 0 4 71 5 9 21<br />

-7 -5 - -4 -1 27 0 1 60 2 3 13<br />

-4 -3 - -2 -1 6 0 1 40 1 2 54<br />

-1 0 4 0 1 52 1 2 44<br />

-4 -3 15 -2 -1 43 0 2 19 3 4 23<br />

La macroarea E presenta le maggiori difficoltà nel raggiungimento di adeguati standard di<br />

benessere in quanto oltre la metà delle aziende (58%) riporta punteggi più o meno marcatamente<br />

insufficienti. Le macroaree A, C, D invece fanno rilevare valutazioni positive in oltre il 90% delle<br />

aziende.<br />

Il diagramma 3 riassume graficamente le situazioni precedentemente descritte.<br />

Diagramma 3 – Rappresentazione grafica della distribuzione dei punteggi<br />

100%<br />

90%<br />

80%<br />

70%<br />

60%<br />

50%<br />

40%<br />

30%<br />

20%<br />

10%<br />

0%<br />

Totale Macro A Macro B Macro C Macro D Macro E<br />

Buono<br />

Suff.<br />

Insuf.<br />

Grav. Insuf.<br />

69


Il diagramma 2 evidenzia come i valori dei punteggi medi relativi alle singole macroaree e al totale<br />

si posizionano in prossimità della soglia di sufficienza.<br />

Diagramma 2 – Rappresentazione a ragnatela dei punteggi medi<br />

Macro E<br />

Macro D<br />

Totale<br />

20<br />

10<br />

0<br />

-10<br />

-20<br />

-30<br />

Macro C<br />

Macro A<br />

Macro B<br />

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E SPUNTI DI RIFLESSIONE<br />

L’esperienza condotta ha messo in evidenza che il metodo di indagine adottato può essere<br />

suscettibile di miglioramenti soprattutto legati al sistema di rilevamento delle informazioni.<br />

È emersa infatti la difficoltà di effettuare in azienda le misurazioni di alcuni parametri richiesti<br />

dalla normativa di riferimento o suggeriti dagli esperti in materia.<br />

Le schede di rilevazione adottate sono inoltre risultate eccessivamente cariche di elementi<br />

descrittivi difficilmente oggettivabili e punteggiabili che comportavano un allungamento della<br />

durata delle visite aziendali.<br />

Alla luce di queste considerazioni sono state elaborate due nuove schede (Allegato VI, VIII)<br />

con relativa griglia (Allegato VII, IX). Tali schede potrebbero risultare uno strumento di rilevazione<br />

più snello perché privo delle parti descrittive superflue e allo stesso tempo più efficace perché<br />

mirato alla valutazione di aspetti oggettivi, ripetibili e di semplice rilevazione.<br />

La valutazione del benessere animale in azienda risponde alle necessità avvertite in vari ambiti:<br />

legislativo, tecnico, operativo; per questa ragione la messa a punto di un metodo unico di<br />

rilevazione applicabile in maniera trasversale può raggiungere l’obiettivo di coniugare le diverse<br />

esigenze.<br />

min<br />

soglia<br />

max<br />

valore<br />

70


ALLEGATO IV: GRIGLIA DI VALUTAZIONE BOVINI DA LATTE<br />

71


BOVINI: Griglia di valutazione<br />

A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />

Biologico (Reg. CE 1804/99): 2 capi/ha = +1<br />

Superficie aziendale (ha)<br />

Integrato (L.R. 25/99): 2,5 capi/ha = +0<br />

Altro = -1<br />

Personale di stalla<br />

Corsi di formazione (ultimi 2 anni)<br />

Specifici = +2<br />

Attinenti e non obbligatori = +1<br />

Altro = 0<br />

Presenza figure professionali<br />

Sì = +1<br />

No = -1<br />

Frequenza ispezione degli animali<br />

Quotidiana = 0<br />

Saltuaria = -2<br />

Frequenza di ispezione degli impianti<br />

automatici e meccanici indispensabili per la<br />

salute e il benessere degli animali<br />

Quotidiana = 0<br />

Saltuaria = -2<br />

Presenza generatori di corrente alternativi<br />

Sì = +1<br />

No = 0<br />

Impianto di mungitura<br />

Sì = 0<br />

Conoscenza dei parametri tecnici<br />

No = -1<br />

2/anno = +2<br />

Frequenza manutenzione/anno<br />

1/anno = 0<br />

Quando serve/Nessuno = -2<br />

Pratiche di allevamento<br />

>23 mesi = +2<br />

Età al 1° parto<br />

50% = +1<br />

varie aree<br />


Area mungitura<br />

Sì = 0<br />

Presenza di una sala di mungitura<br />

No = -1<br />

Sala di mungitura<br />

Adeguata = 0<br />

Fossa del mungitore<br />

Non adeguata = -0,5<br />

Collegamento fossa-piano di calpestamento<br />

Agevole = 0<br />

Disagevole = -1<br />

Separazione zona mungitura-ambiente di Sì = +1<br />

stabulazione<br />

No = 0<br />

Uscita area mungitura<br />

Agevole = 0<br />

Disagevole = -0,5<br />

Possibilità di abbeverarsi all'uscita della Sì = +1<br />

mungitura<br />

No = -1<br />

Illuminazione artificiale<br />

C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />

Sufficiente = 0<br />

Insufficiente = -1<br />

Coibentazione del tetto<br />

Si = +1<br />

No = 0<br />

Presenza di tecniche per ridurre lo stress Si = +2<br />

termico estivo<br />

No = -2<br />

Odori presenti in stalla<br />

No = 0<br />

Si = -1<br />

Aree esterne<br />

Presenza abbeveratoi<br />

Presenti con acqua corrente = +1<br />

Presenti con acqua ferma = 0<br />

Assenti = -2<br />

Presenza ripari<br />

Sì = +1<br />

No = -2<br />

Mangiatoie<br />

D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />

>0,65 cm = 0<br />

Fronte mangiatoia<br />

0,75 cm = +0,5<br />

2/anno = +1<br />

Frequenza rimozione/anno<br />


ALLEGATO V: GRIGLIA DI VALUTAZIONE OVINI DA LATTE<br />

74


OVINI: Griglia di Valutazione<br />

A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />

Biologico (Reg. CE 1804/99): 13,3 capi/ha = +2<br />

Superficie aziendale (ha)<br />

Integrato (L.R. 25/99): 16,4 capi/ha = +1<br />

Altro = 0<br />

Personale di stalla<br />

Corsi di formazione (ultimi 2 anni)<br />

Specifici = +2<br />

Attinenti e non obbligatori = +1<br />

Altro = 0<br />

Frequenza di ispezione degli animali<br />

Quotidiana = 0<br />

Saltuaria = -2<br />

Impianto di mungitura<br />

Sì = 0<br />

Conoscenza parametri tecnici<br />

No = -1<br />

2/anno = +2<br />

Frequenza manutenzione/anno<br />

1/anno = 0<br />

Quando serve/Nessuno = -2<br />

Pratiche di allevamento<br />

No = +1<br />

Taglio della coda<br />

Si = 0<br />

Taglio delle orecchie<br />

No = +1<br />

Sì = -1<br />

Decornazione<br />

No/Straordinaria = 0<br />

Sistematica = -2<br />

Svezzamento<br />

Brusco = +1<br />

Graduale = 0<br />

B. SISTEMI DI ALLEVAMENTO E DI STABULAZIONE<br />

= 1,5 m²/capo = +2<br />

Superficie coperta<br />

> 0,8 m²/capo = +1<br />

m²/capo adulto<br />

= 0,8 m²/capo = 0<br />

< 0,8 m²/capo = -2<br />

Presenza pericoli<br />

No = 0<br />

Sì = -1<br />

Possibilità di isolamento dei capi<br />

Separazione fisica = 0/-1<br />

Contatto visivo = 0/-1<br />

Area di attesa pre-mungitura<br />

Presenza/Assenza = +1/-1<br />

Copertura = 0/-1<br />

Illuminazione<br />

C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />

Artificiale: Presenza/assenza = 0/-2<br />

Naturale: Sufficiente/Insufficiente (15 Lux) = +/-1<br />

Odori presenti in stalla<br />

No = 0<br />

Sì = -1<br />

Sì = 1<br />

Ripari sul pascolo<br />

Facile rientro = 0<br />

No = -1<br />

D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />

Disponibilità di acqua sul pascolo<br />

Presenza/Rientro in stalla = 0<br />

Assenza = -1<br />

Controllo qualità dell’acqua<br />

Artificiale = +1<br />

Naturale = -1<br />

75


Lettiera<br />

Frequenza rimozione/anno<br />

Monitoraggio antiparassitario<br />

Analisi coprologiche<br />

Presenza Veterinario<br />

E. ASPETTI IGIENICO-SANITARI<br />

2/anno = +1<br />

1/anno = -1<br />

2/anno = +2<br />

1/anno = +1<br />

No analisi = -2<br />

Programmata = +1<br />

Al bisogno = -1<br />

76


ALLEGATO VI: PROPOSTA DI SCHEDA DI VALUTAZIONE BOVINI DA LATTE<br />

77


BOVINI: Proposta di Scheda di valutazione<br />

Data: Ora Inizio:<br />

GENERALITA’<br />

Azienda<br />

Ubicazione<br />

Titolare<br />

Razze allevate<br />

A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />

Superficie aziendale (ha) Totale: Pascolo: Seminativo:<br />

Vitelli: Manze:<br />

Animali totali<br />

Tori: Vacche:<br />

Personale di stalla n°:<br />

Specifici<br />

Corsi di formazione<br />

Attinenti e non obbligatori<br />

Altro<br />

Presenza figure professionali Sì No<br />

Frequenza ispezione degli animali<br />

Quotidiana<br />

Saltuaria<br />

Frequenza di ispezione degli impianti<br />

automatici e meccanici indispensabili per la<br />

salute e il benessere degli animali<br />

Quotidiana<br />

Saltuaria<br />

Presenza generatori di corrente<br />

alternativi<br />

Sì No<br />

Impianto di mungitura<br />

Conoscenza dei parametri tecnici<br />

Sì No<br />

Frequenza manutenzione/anno n°:<br />

Pratiche di allevamento<br />

>23 mesi<br />

Età al 1° parto<br />

50%<br />

varie aree<br />


Presenza pericoli<br />

Condizione dei pavimenti<br />

Condizione delle attrezzature<br />

Scivolosità<br />

Presenza asperità<br />

Facilità pulizia<br />

Buona<br />

Sufficiente<br />

Scarsa<br />

Presenza materiali nocivi Sì No<br />

Possibilità di isolamento dei capi<br />

(infermeria o area parto)<br />

Separazione fisica<br />

Contatto visivo<br />

Disponibilità di acqua<br />

Disponibilità di lettiera<br />

A secchio o a carrello<br />

Lattodotto<br />

Tunnel<br />

Impianto di mungitura<br />

Tandem<br />

Spina di pesce<br />

A giostra<br />

Altro<br />

Area pre-mungitura<br />

Sì No<br />

Presenza sala di attesa<br />

Collegamento stalla-sala di attesa Agevole Disagevole<br />

Sala di mungitura<br />

Area di mungitura<br />

Mungitura in stalla<br />

Sala di mungitura<br />

Adeguata Inadeguata<br />

Fossa del mungitore<br />

Collegamento fossa-piano di calpestamento Agevole Disagevole<br />

Separazione zona mungitura-ambiente di<br />

Sì No<br />

stabulazione<br />

Uscita area mungitura Agevole Disagevole<br />

Possibilità di abbeverarsi all'uscita della<br />

Sì No<br />

mungitura<br />

C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />

Illuminazione artificiale Sufficiente Insufficiente<br />

Coibentazione del tetto Sì No<br />

Docce<br />

Nebulizzatori<br />

Presenza di tecniche per ridurre lo stress<br />

Movimentazione dell’aria<br />

Sì No<br />

termico estivo<br />

Riduzione dell’esposizione solare<br />

(barriere)<br />

Altro<br />

Odori presenti in stalla Sì No<br />

Assenti<br />

Aree esterne<br />

Presenti con acqua corrente<br />

Presenza abbeveratoi<br />

Presenti con acqua ferma<br />

Presenza ripari Sì No<br />

79


D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />

Mangiatoie<br />

Fronte mangiatoia (animali adulti)<br />

n°:<br />

>0,65 cm<br />

2,80 m<br />

0,65 cm/capo<br />

0,75 cm<br />

400.000 cell/ml<br />

latte Superamento soglia (CCS 400.000 cell/ml)<br />


ALLEGATO VII: PROPOSTA GRIGLIA DI VALUTAZIONE BOVINI DA LATTE<br />

81


BOVINI: Proposta di Griglia di valutazione<br />

A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />

Biologico (Reg. CE 1804/99): 2 capi/ha = +1<br />

Superficie aziendale (ha)<br />

Integrato (L.R. 25/99): 2,5 capi/ha = +0<br />

Altro = -1<br />

Personale di stalla<br />

Corsi di formazione (ultimi 2 anni)<br />

Specifici = +2<br />

Attinenti e non obbligatori = +1<br />

Altro = 0<br />

Presenza figure professionali<br />

Sì = +1<br />

No = -1<br />

Frequenza ispezione degli animali<br />

Quotidiana = 0<br />

Saltuaria = -2<br />

Frequenza di ispezione degli impianti<br />

automatici e meccanici indispensabili per la<br />

salute e il benessere degli animali<br />

Quotidiana = 0<br />

Saltuaria = -2<br />

Presenza generatori di corrente alternativi<br />

Sì = +1<br />

No = 0<br />

Impianto di mungitura<br />

Sì = 0<br />

Conoscenza dei parametri tecnici<br />

No = -1<br />

2/anno = +2<br />

Frequenza manutenzione/anno<br />

1/anno = 0<br />

Quando serve/Nessuno = -2<br />

Pratiche di allevamento<br />

>23 mesi = +2<br />

Età al 1° parto<br />

50% = +1<br />

varie aree<br />


Possibilità di isolamento dei capi<br />

Separazione<br />

fisica<br />

Sì = 0<br />

No = -1<br />

Contatto<br />

visivo<br />

Sì = 0<br />

No = -1<br />

Disponibilità<br />

di acqua<br />

Sì = 0<br />

No = -1<br />

Area pre-mungitura<br />

Presenza = +1<br />

Assenza = -2<br />

Collegamento stalla-sala di attesa agevole<br />

Sì = +0<br />

No = -1<br />

Area mungitura<br />

Sì = 0<br />

Presenza di una sala di mungitura<br />

No = -1<br />

Sala di mungitura<br />

Adeguata = 0<br />

Fossa del mungitore<br />

Non adeguata = -0,5<br />

Collegamento fossa-piano di calpestamento<br />

Agevole = 0<br />

Disagevole = -1<br />

Separazione zona mungitura-ambiente di Sì = +1<br />

stabulazione<br />

No = 0<br />

Uscita area mungitura<br />

Agevole = 0<br />

Disagevole = -0,5<br />

Possibilità di abbeverarsi all'uscita della Sì = +1<br />

mungitura<br />

No = -1<br />

Illuminazione artificiale<br />

C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />

Sufficiente = 0<br />

Insufficiente = -1<br />

Coibentazione del tetto<br />

Si = +1<br />

No = 0<br />

Presenza di tecniche per ridurre lo stress Si = +2<br />

termico estivo<br />

No = -2<br />

Odori presenti in stalla<br />

No = 0<br />

Si = -1<br />

Aree esterne<br />

Presenza abbeveratoi<br />

Presenti con acqua corrente = +1<br />

Presenti con acqua ferma = 0<br />

Assenti = -2<br />

Presenza ripari<br />

Sì = +1<br />

No = -2<br />

Mangiatoie<br />

D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />

>0,65 cm = 0<br />

Fronte mangiatoia<br />

2,80 m = +1<br />

0,75 cm = +0,5<br />


Controllo qualità dell’acqua<br />

Acquedotto = +1<br />

Pozzo = 0<br />

Altro = 0<br />

Lettiera<br />

E. ASPETTI IGIENICO-SANITARI<br />

>2/anno = +1<br />

Frequenza rimozione/anno<br />


ALLEGATO VIII: PROPOSTA SCHEDA DI VALUTAZIONE OVINI DA LATTE<br />

85


OVINI: Proposta di Scheda di valutazione<br />

Data: Ora Inizio:<br />

GENERALITA’<br />

Azienda<br />

Ubicazione<br />

Titolare<br />

Razze allevate<br />

Comisana<br />

Massese<br />

Sarda<br />

A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />

Superficie aziendale (ha)<br />

Totale: Pascolo: Seminativo:<br />

Animali totali n°:<br />

Numero riproduttori Maschi: Femmine: Agnelle:<br />

Personale di stalla n°:<br />

Corsi di formazione (ultimi 2 anni)<br />

Frequenza ispezione degli animali<br />

Frequenza di ispezione degli impianti<br />

automatici e meccanici indispensabili per la<br />

salute e il benessere degli animali<br />

Impianto di mungitura<br />

Specifici<br />

Attinenti e non obbligatori<br />

Altro<br />

Quotidiana<br />

Saltuaria<br />

Quotidiana<br />

Saltuaria<br />

Meccanica fissa<br />

Sala<br />

mungitura<br />

Carrello<br />

attrezzato<br />

Meccanica<br />

mobile<br />

In stalla<br />

All’aperto<br />

Al pascolo<br />

Manuale<br />

In stalla<br />

All’aperto<br />

Al pascolo<br />

Conoscenza parametri tecnici<br />

Frequenza manutenzione/anno<br />

Sì No<br />

Pratiche di allevamento<br />

Età:<br />

Taglio della coda<br />

Metodo:<br />

Taglio delle orecchie<br />

Età:<br />

Metodo:<br />

Decornazione<br />

Straordinaria<br />

Sistematica<br />

Svezzamento<br />

Graduale<br />

Brusco<br />

Età:<br />

B. SISTEMI DI ALLEVAMENTO E DI STABULAZIONE<br />

Stanziale<br />

Tipologia di allevamento<br />

Intensivo<br />

Semiestensivo<br />

Estensivo<br />

Brado Transumante<br />

Tipo di capannone<br />

Anno di costruzione – ristrutturazione<br />

Aperto<br />

Chiuso<br />

Prefabbricato<br />

Muratura<br />

Legno<br />

Altro<br />

Superficie interna capannone m 2 :<br />

86


Superficie paddock coperto m 2 :<br />

Superficie/capo m 2 /capo:<br />

Presenza pericoli<br />

Materiali nocivi<br />

Sì No<br />

Buona<br />

Spigoli/Sporgenze<br />

Sì No<br />

Condizione delle attrezzature<br />

Sufficiente<br />

Scarsa<br />

Separazione fisica<br />

Contatto visivo<br />

Possibilità di isolamento dei capi<br />

Disponibilità di acqua<br />

Disponibilità di lettiera<br />

m 2 :<br />

Area di attesa pre-mungitura<br />

Presenza<br />

Assenza<br />

Mobile<br />

Fissa<br />

Coperta<br />

Scoperta<br />

Collegamento ovile-sala di attesa Agevole Disagevole<br />

C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />

Tipologia illuminazione<br />

Naturale #<br />

Artificiale<br />

Luce sufficiente: Sì No<br />

Presenza: Sì No<br />

Tipologia di ventilazione<br />

Naturale<br />

Forzata<br />

#<br />

m³/h/capo:<br />

Superficie finestrata (#) m 2 :<br />

Coibentazione del tetto Sì No<br />

Odori presenti in stalla Sì No<br />

Rientro in stalla<br />

Assenza<br />

m<br />

Ripari sul pascolo<br />

Presenza su alcuni<br />

pascoli<br />

Presenza su tutti i<br />

pascoli<br />

2 :<br />

D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />

Accesso contemporaneo alla mangiatoia Sì No<br />

Piano alimentare/gestione pascolo Sì No<br />

Abbeveratoi<br />

A tazza<br />

Lineari<br />

Facile rientro<br />

n°:<br />

m:<br />

n°/capo:<br />

m/capo:<br />

Disponibilità di acqua sul pascolo Presenza<br />

Naturale<br />

Assenza<br />

Artificiale<br />

Acquedotto privato<br />

Approvvigionamento idrico Acquedotto pubblico<br />

Pozzo<br />

Sorgente<br />

Altro<br />

Controllo qualità dell’acqua Sì No<br />

Frequenza<br />

Annuale<br />

Sporadica<br />

Presenza deposito Sì No<br />

Presenza impianto potabilizzazione Sì No<br />

Lettiera<br />

Consumo annuo di paglia<br />

E. ASPETTI IGIENICO-SANITARI<br />

Paglia Truciolo Altro<br />

Frequenza rimozione/anno Disinfez.-Disinfestaz./anno:<br />

87


Piano di controllo igienico-sanitario Sì No<br />

Monitoraggio parametri igienico-sanitari<br />

latte<br />

Superamento soglia (CCS 1.500.000 cell/ml)<br />

Monitoraggio antiparassitario<br />

Analisi coprologiche<br />

< 2 volte consecutive<br />

= 2 volte consecutive<br />

> 2 volte consecutive<br />

2/anno<br />

1/anno<br />

No analisi<br />

Sverminazione previa analisi Sì No<br />

NOTE<br />

Ora Fine:<br />

88


ALLEGATO IX: PROPOSTA GRIGLIA DI VALUTAZIONE OVINI DA LATTE<br />

89


OVINI: Proposta di Griglia di Valutazione<br />

A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />

Biologico (Reg. CE 1804/99): 13,3 capi/ha = +2<br />

Superficie aziendale (ha)<br />

Integrato (L.R. 25/99): 16,4 capi/ha = +1<br />

Altro = 0<br />

Personale di stalla<br />

Corsi di formazione (ultimi 2 anni)<br />

Specifici = +2<br />

Attinenti e non obbligatori = +1<br />

Altro = 0<br />

Frequenza di ispezione degli animali<br />

Quotidiana = 0<br />

Saltuaria = -2<br />

Frequenza di ispezione degli impianti<br />

automatici e meccanici indispensabili per la<br />

salute e il benessere degli animali<br />

Quotidiana = 0<br />

Saltuaria = -2<br />

Impianto di mungitura<br />

Sì = 0<br />

Conoscenza parametri tecnici<br />

No = -1<br />

2/anno = +2<br />

Frequenza manutenzione/anno<br />

1/anno = 0<br />

Quando serve/Nessuno = -2<br />

Pratiche di allevamento<br />

Taglio della coda<br />

No = +1<br />

Metodo migliore: età, lunghezza moncone = +0,5<br />

Si = 0<br />

Taglio delle orecchie<br />

No = +1<br />

Sì = -1<br />

Decornazione<br />

Straordinaria = 0<br />

Sistematica = -2<br />

Svezzamento<br />

Brusco = +1<br />

Graduale = 0<br />

B. SISTEMI DI ALLEVAMENTO E DI STABULAZIONE<br />

= 1,5 m²/capo = +2<br />

Superficie coperta<br />

> 0,8 m²/capo = +1<br />

m²/capo adulto<br />

= 0,8 m²/capo = 0<br />

< 0,8 m²/capo = -2<br />

Materiali nocivi Spigoli/Sporgenze<br />

Presenza pericoli<br />

No = 0<br />

No = 0<br />

Sì = -1<br />

Buona = +1<br />

Sì = -1<br />

Condizione delle attrezzature<br />

Sufficiente = 0<br />

Scarsa = -1<br />

Separazione fisica = 0/-1<br />

Contatto visivo = 0/-1<br />

Possibilità di isolamento dei capi<br />

Disponibilità di acqua = 0/-1<br />

Disponibilità lettiera = 0/-1<br />

Dimensioni: ≥ 0,9 m²/capo = +1/0<br />

Presenza/Assenza = +1/-1<br />

Area di attesa pre-mungitura<br />

Copertura = 0/-1<br />

Collegamento agevole = 0/-1<br />

Illuminazione<br />

C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />

Artificiale: Presenza/assenza = 0/-2<br />

Naturale: Superficie finestrata (1/20 del suolo) = +/-1<br />

Ventilazione Superficie finestrata (Se = 0,348 mq) )= +/-1<br />

90


Coibentazione del tetto<br />

Sì = +1<br />

No = 0<br />

Odori presenti in stalla<br />

No = 0<br />

Sì = -1<br />

Rientro per caldo = +1<br />

Assenza = -1<br />

Ripari sul pascolo<br />

Presenza su alcuni i pascoli = 0<br />

Presenza su tutti i pascoli = +1<br />

Dimensioni adeguate (≥ 0,8 m²/capo) = +/-1<br />

D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />

Accesso contemporaneo alla mangiatoia<br />

Sì = 0<br />

No = -2<br />

Piano alimentare/gestione pascolo<br />

Sì = +2<br />

No = 0<br />

Abbeveratoi: 1 ogni 20-25 pecore<br />

Abbeveratoi<br />

Tazza a livello costante: 1 ogni 30-40 capi<br />

Lineari a livello costante: 1 m ogni 50 capi adulti<br />

0/-2<br />

Disponibilità di acqua sul pascolo<br />

Facile rientro = 0<br />

Presenza/Assenza = 0/-1<br />

Controllo qualità dell’acqua<br />

Controllato = +1<br />

Non controllato = -1<br />

Frequenza analisi acqua<br />

Annuale = +2<br />

Sporadica = 0<br />

Presenza deposito<br />

Sì = +2<br />

No = 0<br />

Presenza impianto potabilizzazione<br />

Sì = +2<br />

No = 0<br />

Lettiera<br />

Consumo annuo di paglia<br />

E. ASPETTI IGIENICO-SANITARI<br />

> 0,2-0,3 kg/capo/gg = +1<br />

= 0,2-0,3 kg/capo/gg = 0<br />

< 0,2-0,3 kg/capo/gg = -1<br />

2/anno = +1<br />

Frequenza rimozione/anno<br />

1/anno = -1<br />

Disinfezione e disinfestazione = +1<br />

Piano di controllo igienico-sanitario<br />

Sì = +2<br />

No = 0<br />

Monitoraggio parametri igienico-sanitari<br />

latte<br />

Superamento soglia (CCS 1.500.000 ml/cell)<br />

Mai = +2<br />

< 30% = 0<br />

31 – 60% = -1<br />

> 60% = -2<br />

Monitoraggio antiparassitario<br />

Analisi coprologiche<br />

2/anno = +2<br />

1/anno = +1<br />

No analisi = -2<br />

Sverminazione previa analisi<br />

Sì = +1<br />

No = -1<br />

91

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