Risultati - Zootecnia
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VALUTAZIONE “ON FARM”<br />
DEL BENESSERE ANIMALE IN ALLEVAMENTI<br />
DI BOVINI ED OVINI DA LATTE<br />
L. Giuliotti 1<br />
M. N. Benvenuti 1<br />
J. Goracci 2<br />
G. Orlandini 2<br />
O. Paganelli 2<br />
1 Dip. Produzioni Animali, Università di Pisa<br />
2 Collaboratori esterni<br />
1
INDICE<br />
RISULTATI DELL’INDAGINE CONOSCITIVA<br />
Premessa Pag. 3<br />
Metodologia di lavoro Pag. 5<br />
Bovini Pag. 6<br />
- L’allevamento dei bovini da latte in Toscana<br />
- Specifiche di metodo<br />
- <strong>Risultati</strong><br />
- Conclusioni<br />
Ovini Pag. 14<br />
L’allevamento degli ovini da latte in Toscana<br />
- Specifiche di metodo<br />
- <strong>Risultati</strong><br />
- Conclusioni<br />
Allegati Pag. 21<br />
- Allegato I: Principali normative di riferimento<br />
- Allegato II: Scheda di valutazione bovini da latte<br />
- Allegato III: Scheda di valutazione ovini da latte<br />
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA<br />
Il benessere nella specie bovina Pag. 34<br />
- Cenni di etologia<br />
- Management aziendale e personale<br />
- Sistemi di allevamento e stabulazione<br />
- Controllo ambientale<br />
- Alimentazione e acqua di bevanda<br />
- Igiene, sanità e aspetti comportamentali<br />
Il benessere nella specie ovina Pag. 47<br />
- Cenni di etologia<br />
- Management aziendale e personale<br />
- Sistemi di allevamento e stabulazione<br />
- Controllo ambientale<br />
- Alimentazione e acqua di bevanda<br />
- Igiene, sanità e aspetti comportamentali<br />
Bibliografia consultata Pag. 59<br />
SISTEMA DI VALUTAZIONE DEL BENESSERE<br />
Metodologia di lavoro Pag. 65<br />
- Bovini<br />
- Ovini<br />
Considerazioni conclusive e spunti di riflessione Pag. 70<br />
Allegati Pag. 71<br />
- Allegato IV: Griglia di valutazione bovini da latte<br />
- Allegato V: Griglia di valutazione ovini da latte<br />
- Allegato VI: Proposta scheda di valutazione bovini da latte<br />
- Allegato VII: Proposta griglia di valutazione bovini da latte<br />
- Allegato VIII: Proposta scheda di valutazione ovini da latte<br />
- Allegato IX: Proposta griglia di valutazione ovini da latte<br />
2
PREMESSA<br />
RISULTATI DELL’INDAGINE<br />
La tutela del benessere animale in allevamento ed il problema della sua valutazione<br />
rappresentano temi di attuale importanza sia per l’ambiente scientifico che per i tecnici, gli addetti e<br />
i consumatori. Già nel 2000, il Libro Bianco sulla Sicurezza Alimentare aveva affrontato la materia<br />
relativa al welfare animale definendolo come “fattore di legittimazione” delle produzioni. Con<br />
l’applicazione della Revisione Intermedia della PAC gli allevatori sono vincolati a dimostrare il<br />
rispetto di standard minimi di salute e di benessere animale per aver accesso sia alle compensazioni<br />
comunitarie, sia agli aiuti per gli investimenti aziendali, inserendosi così a pieno in una chiara etica<br />
della responsabilità nei confronti delle condizioni di vita delle specie allevate. Viene sempre più<br />
concordemente sentita la necessità di garantire, in allevamento, condizioni di benessere zootecnico,<br />
in grado di indurre la massima capacità produttiva quantitativa e qualitativa, senza provocare<br />
manifestazioni patologiche o turbe comportamentali che possano alterare l’equilibrio fisiologico<br />
degli animali.<br />
Il concetto di benessere animale ha subito negli anni una caratterizzazione sempre più accurata;<br />
in un primo momento l’attenzione è stata rivolta esclusivamente verso la condizione fisico-sanitaria<br />
degli animali allevati per poi prendere in esame anche quella “mentale” o psicologica, nonché<br />
l’armonia tra animale ed ambiente esterno. Le così dette Cinque Libertà proposte da Brambell e<br />
riassunte nel British Animal Welfare Council del 1979 toccano tutti i punti critici ritenuti<br />
indispensabili per la vita di ogni animale in un allevamento.<br />
Per quanto riguarda la valutazione del livello di benessere animale in azienda si rende<br />
necessario uno strumento di quantificazione del grado di omeostasi (condizione di “equilibrio<br />
interiore”) ed allostasi (“equilibrio interno” in relazione all’ambiente esterno) negli animali in<br />
allevamento basato sul rigore metodologico e in grado di fornire indicazioni utili per l’allevatore ed<br />
utilizzabile come mezzo di verifica di facile e rapida applicazione nella singola azienda o su larga<br />
scala. Molti sono stati i metodi proposti che prevedono una quantificazione numerica<br />
corrispondente ad un giudizio di merito di un allevamento, tra i quali è possibile ricordare il<br />
Tiergerechtheitsindex (TGI 200) di Sundrum e coll. (1994) per le bovine da latte, l’Animal Needs<br />
Index (ANI 35L) di Bartussek (1999) per i vitelli e gli avicoli, il Sistema Diagnostico Integrato<br />
(SDI) di Bertoni e coll. (1999) per le lattifere e il Sistema di valutazione a indice (IBA) proposto dal<br />
CRPA nel 2007. Di questi, alcuni sono incentrati sostanzialmente sull’analisi di fattori ambientali,<br />
condizioni stabulative e management aziendale (TGI 200; ANI 35L, IBA), mentre altri cercano di<br />
prendere in esame la massima quantità possibile di parametri, anche attraverso una valutazione<br />
3
comportamentale (espressione dell’etogramma specie-specifico, risposte a test comportamentali),<br />
fisiologica (parametri ematochimici, livelli ormonali, risposte immunitarie, frequenza cardiaca),<br />
produttiva (controlli quanti-qualitativi, tassi di fertilità, longevità, mortalità, accrescimento) e<br />
sanitaria (disease stress: fenomeni acuti, cronici o latenti).<br />
Tra i fattori ambientali maggiormente collegati al livello di benessere possiamo ricordare le<br />
strutture dell’allevamento (con particolare riferimento alla pavimentazione ed allo spazio<br />
disponibile per capo), la formazione, la numerosità e la modificazione dei gruppi nel tempo, il<br />
microclima, il fotoperiodo e l’intensità luminosa, la presenza di rumori, soprattutto se improvvisi, il<br />
tipo di alimentazione in relazione allo stadio fisiologico, le condizioni igieniche dell’ambiente e,<br />
non ultimo, il fattore uomo o stockmanship. Bertoni e coll. (1999) hanno cercato di organizzare<br />
anche una serie di punteggi “a tema” per completare una valutazione empirica che potesse fornire<br />
effettivi criteri comuni di giudizio, come il body condition score, il faeces score, il teat score, il<br />
locomotion score, il cleanliness score, il rest-calmness score ed il rumination score.<br />
A livello comportamentale frequenti alterazioni rilevate possono essere le così dette<br />
stereotipie, cioè sequenze di movimenti ripetuti e relativamente invariati che non hanno alcuno<br />
scopo evidente, ma si sviluppano quando l’animale è frustrato (in maniera acuta o cronica) ed<br />
indicano difficoltà nel contrastare stressori o monotonia ambientale.<br />
Attualmente non esiste in Italia un metodo comune e univoco di determinazione del livello di<br />
benessere animale eseguito direttamente in azienda e valutabile in un'unica visita aziendale da parte<br />
di un operatore opportunamente addestrato. Alla luce di queste considerazioni, solamente un<br />
approccio multidisciplinare potrà costituire un valido, oggettivo e ripetibile strumento di<br />
valutazione del benessere animale in allevamento; a tale scopo è stata effettuata un’indagine per<br />
acquisire indicazioni più dettagliate sulle caratteristiche delle aziende, analizzare le eventuali<br />
carenze manageriali e/o strutturali che influenzano il livello di benessere animale e arrivare a<br />
individuare le aree e le azioni volte al suo miglioramento. Tale studio si è reso necessario per<br />
individuare le tipologie più ricorrenti in Toscana ed applicare su di esse le strategie necessarie a<br />
tutelare e migliorare il benessere degli animali allevati.<br />
Le principale normativa di riferimento (Allegato I) è la n. 146/2001, attuazione della direttiva<br />
98/58/CE che, disciplinando in maniera generica tutte le specie animali allevate, non fornisce<br />
indicazioni specifiche in merito ai parametri tecnici e strutturali degli allevamenti in questione. Per<br />
quanto riguarda il settore bovino, in riferimento all’allevamento dei vitelli, si rimanda anche alla n.<br />
533/1992.<br />
Il lavoro si è posto l’obiettivo di rilevare gli aspetti significativi dell’allevamento e di fornire<br />
un’analisi del settore bovino ed ovino in Toscana.<br />
4
METODOLOGIA DI LAVORO<br />
Come prima fase è stata condotta un’estesa ricerca bibliografica relativa ai fattori legati al<br />
benessere e alle possibili conseguenze sullo stato di salute e sulle risposte fisiologiche e produttive<br />
delle specie in studio. I fattori ambientali e tecnico-gestionali a più elevato impatto sul benessere di<br />
bovini ed ovini sono stati analizzati con approccio multi-disciplinare ed in relazione alle peculiarità<br />
fisiologiche, comportamentali e gestionali dell’allevamento.<br />
Successivamente è stata elaborata una check list comprendente una serie di informazioni utili a<br />
definire le caratteristiche aziendali (Allegato II e III: Scheda di valutazione) da proporre ad un<br />
campione di 50 allevamenti rispettivamente di bovini ed ovini da latte della Toscana.<br />
Per la scelta del campione sono stati identificati tutti gli allevamenti presenti sul territorio<br />
regionale e le relative consistenze. In tal senso si è operato utilizzando le ricerche statistiche<br />
documentate nel “5° Censimento Generale dell’Agricoltura – Presentazione dei dati definitivi:<br />
Toscana” (ISTAT, 2005) e le banche dati dei vari distretti ASL.<br />
La composizione del campione è stata scelta ripartendo in modo proporzionale il numero dei<br />
capi presenti in ciascuna provincia rispetto al totale regionale e cercando di individuare in maniera<br />
rappresentativa le diverse realtà aziendali (dimensione e ubicazione). La decisione di operare una<br />
ripartizione provinciale per numero di capi piuttosto che di aziende è stata valutata più opportuna<br />
sulla base della presenza di allevamenti caratterizzati da un numero estremamente variabile di<br />
animali.<br />
La scelta finale delle aziende censite è infine ricaduta sugli allevatori che hanno offerto la<br />
propria disponibilità dopo un primo contatto telefonico.<br />
5
BOVINI<br />
L’allevamento dei bovini da latte in Toscana<br />
In Toscana il patrimonio di bovine da latte, stimato nel 2008 (Istat, 2008), conta circa 13.700<br />
capi, con una contrazione rispetto al 2007 di circa 3.000 unità (Istat, 2007).<br />
Questo tipo di allevamento risulta maggiormente diffuso in provincia di Grosseto con il 36%<br />
dei capi da latte seguito da quella di Firenze con il 26%. La razza allevata più diffusamente è la<br />
Frisona (Anafi, 2007) e sono presenti nuclei di Bruna (Anarb, 2006) e di Jersey Italiana (Anafi,<br />
2007).<br />
Tabella 1 - Consistenza del bestiame bovino al 1° giugno 2008 - Indagine estimativa<br />
Età da 1 a 2 anni Età >2 anni<br />
Età
Il campione di aziende analizzate è risultato quindi ripartito come mostrato in Tabella 3.<br />
<strong>Risultati</strong><br />
Tabella 3 – Ripartizione degli allevamenti bovini per provincia.<br />
Provincia N° aziende esaminate<br />
Massa-Carrara 3<br />
Lucca 6<br />
Pistoia 1<br />
Prato 0<br />
Pisa 3<br />
Livorno 1<br />
Siena 3<br />
Arezzo 2<br />
Grosseto 21<br />
Firenze 10<br />
TOTALE 50<br />
Dall’elaborazione dei dati è emersa un’ampia variabilità degli allevamenti sia per quanto<br />
riguarda la consistenza numerica (89,6±113,74 capi) che l’estensione (144,9±292,7 ha).<br />
Nelle aziende censite sono risultati allevati prevalentemente bovini di razza Frisona e nel 6%<br />
soggetti di razza Bruna.<br />
Il 93% delle aziende è a conduzione diretta, nella maggior parte di tipo familiare. Circa la metà<br />
delle strutture visitate risale agli anni '50-'80, il 38% è di costruzione più recente, mentre le<br />
rimanenti sono datate come antecedenti al 1950. La maggior parte delle aziende di vecchia<br />
edificazione è stata sottoposta a ristrutturazioni più o meno sostanziali.<br />
Per quanto riguarda i sistemi di allevamento più frequentemente riscontrati, pur trovandoci<br />
davanti a situazioni piuttosto varie e di difficile omologazione, è stato possibile individuare due<br />
distinti metodi di gestione che risultano presenti in situazioni territoriali con caratteristiche diverse.<br />
La tipologia di allevamento più comune (60%) risulta quella a stabulazione libera: il 49% su<br />
lettiera permanente, il 9% su cuccette, mentre il restante è misto (lettiera permanente e poste). Le<br />
aziende rimanenti prevedono la posta fissa; tali realtà offrono comunque la possibilità di accesso ad<br />
aree esterne utilizzabili nel periodo primaverile-estivo. Il 72% di queste aziende si trova in aree<br />
montane o collinari, il 22% in aree svantaggiate.<br />
Nel 93% delle aziende in studio il proprietario si occupa direttamente della gestione<br />
dell’azienda e risulta una figura regolarmente presente in allevamento.<br />
Ogni addetto alla mungitura si occupa in media di 28±32 capi ed il personale di stalla è<br />
preposto alla osservazione dei calori nel 93% delle aziende.<br />
7
Nelle varie realtà visitate i dipendenti lamentano diffusamente la mancanza di iniziative<br />
formative specifiche.<br />
Per quanto riguarda le strutture di stabulazione, laddove sono presenti le cuccette queste sono<br />
nella maggior parte dei casi adeguatamente dimensionate, a pavimento pieno e talvolta dotate di<br />
battifianchi per un miglior contenimento degli animali.<br />
40%<br />
9%<br />
2%<br />
Tipologia di stabulazione<br />
49%<br />
lettiera permanente<br />
posta fissa<br />
cuccette<br />
lettiera+poste<br />
La zona di riposo è priva di lettiera nell’11% delle aziende visitate; il substrato non è apparso<br />
sufficiente ed in idonee condizioni igieniche nel 33% degli allevamenti. Le aziende a posta fissa<br />
presentano superfici pascolative o paddock esterni nell’84% dei casi.<br />
Le tipologie di raccolta delle deiezioni riscontrate sono meccaniche (36%), manuali (13%) o<br />
automatizzate come il tapis roulant (27%).<br />
Le stalle a posta fissa garantiscono l’accesso al pascolo per circa 6-8 mesi all’anno nel 50% dei<br />
casi anche se talvolta solo per i soggetti destinati alla rimonta. Sui pascoli sono presenti ripari e<br />
punti di abbeverata naturali e/o artificiali.<br />
Nelle stalle a stabulazione libera le superfici di esercizio e di riposo disponibili per capo sono<br />
risultate consone a soddisfare le esigenze degli animali in termini di spazio nella quasi totalità del<br />
campione; la pavimentazione si è evidenziata deficitaria nell’80% della casistica soprattutto perché<br />
caratterizzata da eccessiva scivolosità e ristagni idrici.<br />
Nel 54% delle situazioni esaminate, in alcuni periodi dell’anno, oltre al paddock esterno<br />
vengono messi a disposizione campi non lavorati o trebbiati, spesso privi di protezione da agenti<br />
atmosferici e di rifornimento idrico.<br />
Le condizioni microclimatiche e ambientali sono risultate soddisfacenti nella quasi totalità<br />
delle aziende. Le strutture visitate sono in gran parte sprovviste di coperture coibenti e di dispositivi<br />
8
di controllo della temperatura, mentre il 16% presenta un sistema di movimentazione dell'aria,<br />
talvolta associato a nebulizzatori; non sono previsti sistemi di allarme in caso di mal funzionamento<br />
degli impianti e solo 11 aziende presentano un sistema computerizzato per la gestione dei dati.<br />
16%<br />
4%<br />
Sistemi per limitare lo stress estivo<br />
2%<br />
78%<br />
nessuno<br />
movimentazione aria<br />
movim. aria +<br />
nebulizzatore<br />
irrigatore su tetto<br />
Una particolare attenzione è stata rivolta alle caratteristiche dell’impianto di mungitura per il<br />
ruolo che fondamentale che possono rivestire nella tutela del benessere animale. Nelle stalle a posta<br />
fissa il sistema prevalente (67%) è quello a lattodotto, mentre nelle aziende a stabulazione libera la<br />
sala di mungitura risulta la struttura più diffusa; i metodi con carrello e a secchio sono utilizzati con<br />
la stessa frequenza nelle due tipologie di stalla (rispettivamente 22% e 11%). Il 43% degli impianti<br />
è antecedente al 1990; il 58% effettua controlli due o più volte l'anno e praticamente tutti cambiano<br />
regolarmente le guaine. È stato invece rilevato che pochi allevatori (29%) conoscono la taratura<br />
dell'impianto (livello di vuoto e pulsazioni).<br />
Nel 56% delle strutture l’uscita degli animali dalla sala di mungitura non presenta difficoltà<br />
mentre sono installate vasche per la disinfezione degli arti in un limitato numero di allevamenti<br />
(22%).<br />
Il 78% delle aziende garantisce una zona di attesa antistante la sala di mungitura che solo nel<br />
36% dei casi offre agli animali la possibilità di abbeverarsi; i problemi di percorso durante lo<br />
spostamento sono stati evidenziati nel 44% delle situazioni.<br />
9
39%<br />
Presenza della sala di attesa<br />
22%<br />
39%<br />
presente<br />
assente<br />
ricavata al bisogno<br />
Particolare spazio è stato dedicato agli aspetti coinvolti nell’alimentazione degli animali: è<br />
emerso che in più del 90% dei casi i piani alimentari sono eseguiti da tecnici esterni. L’unifeed è<br />
utilizzato dal 58% delle aziende e generalmente distribuito una volta al giorno con eventuali<br />
variazioni di orario in base alla stagione. In accordo con le esigenze legate al benessere animale<br />
viene assicurata nella quasi totalità delle aziende una adeguata lunghezza del fronte mangiatoia e<br />
l'accesso contemporaneo e agevole degli animali all’alimento. L'acqua fornita agli animali proviene<br />
per il 63% dei casi dall'acquedotto; nelle altre situazioni solo alcuni allevatori effettuano analisi per<br />
controllarne la qualità. Gli abbeveratoi a galleggiante sono la forma più comune di distribuzione<br />
dell’acqua e risultano puliti regolarmente nell’82% delle aziende; l’altezza a cui sono stati<br />
posizionati nella maggior parte dei casi non è risultata corretta.<br />
Per quanto concerne la gestione dei parti, il 62% delle aziende predispone un ambiente<br />
dedicato a questo evento che rappresenta infatti un momento delicato per gli animali. Questa<br />
situazione riflette una circostanza abbastanza diffusa nelle stalle a stabulazione libera dove<br />
risulterebbe opportuno organizzare una sala parto che, ove presente, è spesso risultata rispondente<br />
in termini di spazio e numero di poste. Il 67% degli allevatori lascia che il parto avvenga nel modo<br />
più naturale possibile intervenendo esclusivamente in caso di bisogno.<br />
Durante i vari sopralluoghi non sono state notate stereotipie, ma sono invece risultati più<br />
frequenti fenomeni di competizione tra gli animali in aziende dove non erano forniti adeguati spazi<br />
all’abbeverata o alla mangiatoia. La pulizia degli animali è risultata accettabile nell’84% delle<br />
aziende e anche lo stato generale dei soggetti è apparso generalmente soddisfacente (91%). La<br />
modalità di passaggio dalla posizione di decubito alla stazione eretta non si è svolta correttamente<br />
nel 10% delle aziende dove è stato possibile procedere alla sua valutazione (40 aziende), indicando<br />
un inadeguato dimensionamento delle poste.<br />
10
5% 5%<br />
Passaggio decubito - stazione eretta<br />
90%<br />
corretto<br />
alterato<br />
difficoltoso<br />
Si è rivelato difficile poter desumere informazioni sulla situazione sanitaria dell’allevamento<br />
attraverso il colloquio con l’allevatore. Le principali affezioni di cui è stata fatta menzione sono le<br />
mastiti, i problemi podali e l’ipofertilità.<br />
Per la cura e la profilassi delle patologie è applicato l’approccio omeopatico nel 18% delle<br />
aziende visitate.<br />
I parametri relativi all’efficienza riproduttiva sono fondamentali perché legati alla durata del<br />
periodo produttivo degli animali. L’interparto medio è risultato di 386,5 giorni (±38,36) con un<br />
intervallo parto-concepimento di 83 giorni (±30) e quindi in linea con i valori ritenuti idonei per<br />
questo indirizzo produttivo. La maggior parte degli allevamenti (60%) avvia gli animali alla<br />
riproduzione tra i 18 e i 21 mesi di età mentre il 36% più precocemente. I parti nel 96% delle<br />
aziende sono distribuiti uniformemente durante l’anno.<br />
La quota di rimonta è risultata compresa tra il 10 e il 20% nella maggior parte degli<br />
allevamenti e addirittura inferiore nel 23% dei casi.<br />
Per quanto riguarda le mutilazioni, quella più frequentemente osservata (60% delle aziende) è<br />
stata la cauterizzazione delle corna; la pratica del pareggiamento degli unghioni viene effettuata dal<br />
67% degli allevamenti.<br />
L’allevamento del vitello è stato oggetto di una particolare considerazione da parte del<br />
rilevatore focalizzando l’attenzione sugli aspetti normati dalla Direttiva CEE 91/629.<br />
Nella maggior parte delle aziende i vitelli vengono allontanati dalla madre subito dopo il parto,<br />
mentre le vengono lasciati per le 24 ore successive in una limitata percentuale di aziende (9%).<br />
Nel primo periodo di vita i vitelli sono mantenuti in box singoli dove i contatti intraspecifici<br />
sono garantiti nella quasi totalità dei casi. Nell’eventualità in cui i giovani soggetti vengano<br />
mantenuti legati, tali contatti sono comunque possibili. Dopo le otto settimane di vita la maggior<br />
11
parte delle aziende mantiene i vitelli in strutture collettive. La superficie di calpestamento è<br />
costituita da pavimento pieno al quale molto spesso (79%) viene associata la lettiera il cui stato di<br />
pulizia non sempre è risultato soddisfacente. Tutti gli allevatori garantiscono ai vitelli alimenti<br />
fibrosi.<br />
Conclusioni<br />
I risultati ottenuti sottolineano che alcuni settori dell’allevamento bovino in Toscana necessitano<br />
di interventi mirati al miglioramento delle condizioni di vita degli animali.<br />
L’acquisizione di maggiore consapevolezza delle esigenze degli animali da parte degli addetti,<br />
ottenibile attraverso corsi di formazione ad oggi ancora scarsamente diffusi, potrebbe contribuire al<br />
raggiungimento di migliori standard di allevamento.<br />
Esaminando le condizioni di stabulazione degli allevamenti a posta fissa è emersa la necessità di<br />
prevedere azioni mirate all’adeguamento delle dimensioni delle poste in modo da permettere agli<br />
animali una corretta esecuzione dei movimenti per la messa in piedi. Questo consentirebbe inoltre<br />
agli animali di non imbrattare con le feci la propria postazione e agli operatori una più agevole<br />
pulizia dei locali.<br />
Per quanto riguarda il controllo ambientale sono da proporre sistemi volti a migliorare le<br />
condizioni microclimatiche limitando la dispersione di calore e l’eccessivo surriscaldamento, a<br />
ottimizzare le caratteristiche ambientali favorendo una corretta aerazione e a mantenere la lettiera in<br />
condizioni igieniche adeguate.<br />
Nell’indirizzo produttivo da latte, le operazioni di mungitura rivestono notevole importanza per<br />
la realizzazione di elevati livelli produttivi nel rispetto del benessere animale. In questo ambito risulta<br />
che presso la maggior parte degli allevatori non è ancora consolidata la pratica di effettuare il<br />
controllo degli impianti in maniera regolare per mantenerli in piena efficienza.<br />
La presenza di una idonea sala di attesa in fase di pre-mungitura può garantire condizioni<br />
ambientali capaci di limitare lo stress provocato da lunghe permanenze in luoghi sovraffollati ed<br />
esposti agli agenti atmosferici: nel campione esaminato si sono evidenziate situazioni che possono<br />
essere migliorate con opportuni interventi.<br />
Preservare gli animali in buono stato di salute è fondamentale per la tutela del benessere<br />
animale; in questa ottica la predisposizione di un piano di assistenza veterinaria programmata può<br />
rappresentare un valido mezzo per un monitoraggio costante delle condizioni sanitarie degli animali e<br />
per un tempestivo intervento. Una delle principali patologie dell’indirizzo produttivo considerato è<br />
rappresentato dalle mastiti. Il contenuto in cellule somatiche del latte costituisce un efficace<br />
indicatore dello stato di benessere della mandria e in particolare delle stato sanitario della mammella.<br />
12
Il suo controllo può servire a diagnosticare precocemente i casi di mastite subclinica permettendo<br />
all’allevatore di intervenire tempestivamente con opportune azioni correttive.<br />
Le infestioni sostenute da parassiti gastrointestinali sono situazioni frequentemente osservabili<br />
negli animali a cui viene offerta la possibilità di pascolamento. Per un efficace piano di intervento<br />
risulterebbe fondamentale la conoscenza della effettiva carica parassitaria della mandria in modo da<br />
agire in casi di effettiva necessità con prodotti mirati.<br />
In conclusione l’indagine svolta ha evidenziato una certa difformità nelle tecniche di<br />
allevamento imputabile principalmente alle diverse dimensioni e ubicazione delle aziende, tuttavia<br />
in generale non sono emerse carenze delle strutture e del management tali da pregiudicare<br />
gravemente lo stato di benessere animale.<br />
13
OVINI<br />
L’allevamento degli ovini da latte in Toscana<br />
L’allevamento ovino in Italia viene condotto prevalentemente in forma stanziale secondo tre<br />
tipologie principali:<br />
- intensiva: ovini stabulati giorno e notte;<br />
- semi-estensiva: pascolo giornaliero in condizioni meteorologiche favorevoli con rientro<br />
notturno in ovile;<br />
- estensiva: pascolo giornaliero con possibilità di ricovero in condizioni meteorologiche<br />
sfavorevoli.<br />
In Toscana sono allevati poco più di 533.000 capi; in particolare le pecore da latte sono<br />
380.319 di cui il 53% circa si trova nella provincia di Grosseto, il 19% in quella di Siena e il 10% in<br />
quella di Pisa (Tabella 4).<br />
L’allevamento ovino è diffuso in tutta la Toscana ed è rappresentato prevalentemente dalle<br />
razze Sarda e Massese, in minor misura da Comisana e Appenninica; sono presenti poi altre<br />
popolazioni di limitata consistenza (Pomarancina, Zerasca, Garfagnina) tutte localizzate nelle zone<br />
originarie, e meticci. La distribuzione delle razze sul territorio non è uniforme: la Sarda è presente<br />
soprattutto nella parte meridionale della regione mentre la Massese occupa prevalentemente le<br />
province del nord. Le differenze si estendono anche al tipo di conduzione e alla consistenza dei<br />
greggi. L’allevamento della razza Sarda è caratterizzato da aziende basate per la maggior parte su<br />
terreni di proprietà, con un buon livello di meccanizzazione, di elevate dimensioni aziendali e<br />
numero di capi. La maggior parte delle aziende che alleva la razza Massese è a conduzione diretta e,<br />
contrariamente a quanto avviene per la Sarda, ricorre a terreni in affitto, talvolta solo in maniera<br />
stagionale.<br />
Tabella 4 - Consistenza del bestiame ovino al 1° giugno 2008 - Indagine estimativa<br />
Agnelli<br />
Pecore e agnelle<br />
da latte<br />
Pecore e agnelle<br />
non da latte<br />
Altri ovini Totale ovini<br />
Massa Carrara 4.880 8.760 2.500 0 16.140<br />
Lucca 1.306 10.176 468 209 12.159<br />
Pistoia 240 4.000 1.500 0 5.740<br />
Firenze 9.000 23.800 7.350 0 40.150<br />
Livorno 1.900 8.900 1.380 220 12.400<br />
Pisa 3.980 36.690 780 950 42.400<br />
Arezzo 1.600 15.000 11.200 2.700 30.500<br />
Siena 13.400 72.493 19.200 15.035 120.128<br />
Grosseto 2.821 200.000 45.000 4.000 251.821<br />
Prato 70 500 1.400 30 2.000<br />
TOSCANA 39.197 380.319 90.778 23.144 533.438<br />
14
Specifiche di metodo<br />
Dal numero complessivo delle aziende risultate presenti sul territorio regionale (Tabella 5),<br />
sono state selezionate solo quelle con dimensioni giudicate maggiormente rappresentative (più di 20<br />
capi).<br />
Tabella 5 – Situazione dell’allevamento ovino in Toscana (ISTAT, 2005)<br />
Provincia Capi bestiame Capi/Provincia (%) N°aziende N° medio capi/azienda<br />
Massa-Carrara 9.657 2 377 25,6<br />
Lucca 14.290 3 246 58,1<br />
Pistoia 5.331 1 111 48,0<br />
Firenze 27.501 5 408 67,4<br />
Prato 1.101 0 43 25,6<br />
Livorno 7.887 1 106 74,4<br />
Pisa 44.131 8 347 127,2<br />
Arezzo 34.371 6 549 62,6<br />
Siena 128.166 23 559 229,3<br />
Grosseto 282.244 51 1.889 149,4<br />
TOTALE 554.679 100 4.635 119,7<br />
Il campione di aziende analizzate è risultato quindi ripartito come mostrato in Tabella 6.<br />
<strong>Risultati</strong><br />
Tabella 6 – Ripartizione degli allevamenti ovini per provincia<br />
Provincia N. aziende esaminate<br />
Massa-Carrara 2<br />
Lucca 2<br />
Pistoia 1<br />
Prato 0<br />
Pisa 3<br />
Livorno 1<br />
Siena 11<br />
Arezzo 3<br />
Grosseto 25<br />
Firenze 2<br />
TOTALE 50<br />
Dall’elaborazione dei dati raccolti, la presenza media di capi per azienda è risultata di 393±296<br />
soggetti. Il campione esaminato è risultato composto prevalentemente da ovini di razza Sarda<br />
(56%), seguiti dalla Massese (17%), da meticci (17%), dalla Comisana (8%) e dalla Garfagnina<br />
Bianca (2%), dimostrandosi rappresentativo della realtà toscana prima descritta.<br />
Nella Tabella 7 viene specificata la distribuzione per provincia delle razze allevate nelle<br />
aziende campionate.<br />
15
Tabella 7 - Distribuzione delle razze ovine nelle varie province<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Massa-Carrara<br />
Lucca<br />
Pistoia<br />
Firenze<br />
Livorno<br />
Le tipologie di allevamento riscontrate sono state:<br />
Pisa<br />
Arezzo<br />
-estensivo: presente nel 33% delle aziende esaminate;<br />
-semi-estensivo: adottato nel 67% dei casi.<br />
Siena<br />
Grosseto<br />
TOTALE<br />
Comisana<br />
Massese<br />
Sarda<br />
Garfagnina B.<br />
Meticce<br />
La presenza del personale di stalla è risultata di 2,6±0,8 addetti/azienda con una media di<br />
150±80 capi/addetto; il 51% degli allevatori intervistati ha partecipato a corsi di formazione ma<br />
lamenta la mancanza di iniziative formative specifiche; da questi dati si evidenzia che nessun<br />
allevatore ha avuto la possibilità di seguire corsi di formazione inerenti al benessere animale.<br />
Vista la prolungata permanenza degli ovini lontano dal centro aziendale si è ritenuto<br />
importante indagare sulla disponibilità di acqua sul pascolo: questa è risultata presente nell’81%<br />
delle aziende esaminate: di queste il 46% dispone di fonti di approvvigionamento naturali, il 28% di<br />
punti di abbeveraggio artificiali (ad es. secchi o vasconi riempiti dall’allevatore) e il 26% di una<br />
tipologia mista.<br />
Sempre in relazione alla presenza degli animali sui pascoli è sembrato necessario valutare<br />
anche la disponibilità di adeguati ripari dagli agenti atmosferici quali sole e vento. Delle aziende<br />
censite l’84% ha risposto positivamente, dichiarando l’esistenza di ripari naturali (boschi, alberi,<br />
ecc) a protezione del gregge.<br />
Passando ad esaminare le strutture di allevamento è stata considerata la disponibilità di<br />
adeguati spazi di stabulazione. La superficie media/pecora, nella nostra indagine attestata intorno a<br />
1±0,4 m 2 , è risultata idonea in quanto in linea con i suggerimenti reperiti in bibliografia. Bisogna<br />
16
sottolineare tuttavia che un numero non trascurabile di realtà zootecniche (25%) confina la pecora<br />
in spazi piuttosto ridotti, al di sotto di 0,8 m 2 /capo.<br />
Dalla letteratura consultata, l’intensità luminosa giudicata sufficiente ad assicurare adeguati<br />
standard di benessere è risultata essere pari a 15 lux che, per la percezione umana, corrispondono ad<br />
una luce appena sufficiente per leggere. Lo studio condotto ha messo in evidenza che il 65% delle<br />
aziende censite riesce a soddisfare questi requisiti.<br />
Durante la permanenza degli animali nell’ovile, il microclima all’interno delle strutture deve<br />
essere adeguatamente condizionato per limitare la dispersione di calore in inverno ed un eccessivo<br />
aumento delle temperature in estate. Per questa ragione i locali destinati agli animali che<br />
nell’allevamento ovino risultano spesso inadeguati da questo punto di vista, dovrebbero essere resi<br />
consoni alle esigenze di comfort termico di questa specie.<br />
Le condizioni sanitarie dell’azienda sono strettamente collegate ad una appropriata gestione<br />
della lettiera; nel nostro campione l’aggiunta di paglia viene effettuata quotidianamente nel 79% dei<br />
casi, soprattutto in inverno quando è maggiore la presenza degli animali in stalla; il 15% delle<br />
aziende ha dichiarato di effettuare tale operazione con minore frequenza. La rimozione completa<br />
della lettiera risulta essere effettuata mediamente 6,5 volte/anno, tuttavia il 36% degli allevatori<br />
procede alla sostituzione totale meno di tre volte l’anno e di questi il 53% solo una volta.<br />
Il sistema di mungitura prevalente (71%) è quello meccanico fisso (sala di mungitura o carrello<br />
attrezzato), mentre il 17% del campione utilizza il tipo mobile e il restante il sistema manuale. Per<br />
quanto riguarda quest’ultimo metodo è risultato che ogni operatore riesce a mungere mediamente<br />
107±60 animali/ora.<br />
15%<br />
21%<br />
Rimozione completa lettiera<br />
64%<br />
≥ 3 volte/anno<br />
≥ 2 volte/anno<br />
≥ 1 volta/anno<br />
17
71%<br />
Tipologia mungitura<br />
12%<br />
17%<br />
Manuale<br />
Meccanica mobile<br />
Meccanica fissa<br />
La manutenzione degli impianti di mungitura meccanica, svolta di solito da ditte specializzate,<br />
è eseguita meno di due volte l’anno nell’85% delle aziende. Degli allevatori intervistati solo il 44%<br />
è a conoscenza dei parametri tecnici (numero di pulsazioni e pressione) del proprio impianto, questo<br />
dato potrebbe indicare l’impossibilità di un tempestivo intervento in caso di mal funzionamento. In<br />
presenza di impianto di mungitura meccanica fissa l’accesso dei capi all’area di mungitura prevede<br />
generalmente la suddivisione mediante transenne mobili della zona di stabulazione, mentre solo il<br />
10% dispone di una effettiva sala di attesa. Tuttavia, per la tutela del benessere animale risulta<br />
opportuno che queste aree siano dimensionate adeguatamente e offrano riparo dagli agenti<br />
atmosferici.<br />
15%<br />
Manutenzione impianto mungitura<br />
15%<br />
5%<br />
65%<br />
proprio comportamento naturale; il 25% degli allevatori invece sceglie di far partorire le pecore in<br />
stalla per garantire un eventuale tempestivo controllo sulla partoriente e sui nascituri.<br />
Il mantenimento di un buono stato di salute è un fattore fondamentale per il benessere<br />
dell’animale e, per questa ragione, sarebbe opportuno indirizzare l’azienda verso l’adozione di piani<br />
di assistenza veterinaria programmata.<br />
Il contenimento delle cellule somatiche rappresenta un obiettivo nella produzione di latte ovino<br />
perseguibile attraverso una serie di accorgimenti gestionali quali la corretta cura della lettiera e<br />
funzionalità degli impianti di mungitura, di un bilanciato razionamento nonché il mantenimento di<br />
un buono stato di salute della mammella. Gli allevatori riescono ad individuare i capi problema solo<br />
in presenza di un’evidente alterazione della mammella e il provvedimento adottato da circa la metà<br />
di essi è quello di sottoporli per ultimi alla mungitura; tuttavia, il riconoscimento tempestivo dei<br />
casi di mastite subclinica attraverso la valutazione del Contenuto in Cellule Somatiche (CCS)<br />
potrebbe rivelarsi un valido ausilio.<br />
Gli interventi di sverminazione vengono effettuati con cadenza annuale nel 72% delle aziende<br />
mentre nel 26% sono attuati più di una volta all’anno; in un’unica azienda, a conduzione biologica,<br />
l’allevatore ha dichiarato di non aver fatto ricorso a tale pratica da più di un anno. La consuetudine<br />
del trattamento nel 62% dei casi non viene preceduta da esami coprologici e, anche se il 38% degli<br />
allevatori ha dichiarato di aver sottoposto almeno una volta all’anno il proprio gregge ad un<br />
campionamento di feci, nella maggioranza dei casi non esiste nessuna connessione temporale tra<br />
l’accertamento coprologico effettuato e l’intervento antiparassitario. Questa pratica comporta una<br />
gestione dei trattamenti non sempre opportuna con spreco di farmaci ad elevato impatto ambientale<br />
ed aumento del fenomeno della farmaco resistenza.<br />
In merito alle pratiche di mutilazione più frequentemente riscontrate, è stato constatato che il<br />
31% delle aziende pratica il taglio della coda per ragioni di igiene soprattutto in funzione della<br />
mungitura, mentre persiste nel 36% degli allevatori l’usanza di praticare con il coltello tagli di<br />
riconoscimento aziendale sulle orecchie delle agnelle da destinare alla rimonta.<br />
Infine, la presenza di cani utilizzati per la conduzione dei greggi è stata osservata nella metà<br />
delle aziende censite. In queste i cani sono utilizzati soprattutto per la difesa del gregge più che per<br />
la movimentazione e gli allevatori si dicono soddisfatti dell’operato di tali animali soprattutto in<br />
relazione all’instaurarsi di una buona integrazione con le pecore.<br />
Conclusioni<br />
I risultati ottenuti sottolineano che alcuni settori dell’allevamento ovino in Toscana necessitano<br />
di interventi mirati al miglioramento delle condizioni di vita degli animali. Anche per questo<br />
19
comparto l’acquisizione di maggiori consapevolezza delle esigenze degli animali da parte degli<br />
addetti, ottenibile attraverso corsi di formazione a tutt’oggi praticamente inesistenti, potrebbe<br />
contribuire al raggiungimento di migliori standard di allevamento.<br />
Nell’indirizzo produttivo oggetto dello studio, le operazioni di mungitura rivestono notevole<br />
importanza per la realizzazione di elevati livelli produttivi nel rispetto del benessere animale. In<br />
questo ambito risulta che presso la maggior parte degli allevatori non è ancora consolidata la pratica<br />
di effettuare il controllo degli impianti di mungitura in maniera regolare per mantenerli in piena<br />
efficienza. La presenza di una idonea sala di attesa in fase di pre-mungitura garantisce agli animali<br />
condizioni ambientali capaci di limitare lo stress provocato da lunghe permanenze in luoghi<br />
sovraffollati e esposti agli agenti atmosferici: nel campione esaminato si sono evidenziate situazioni<br />
che possono essere migliorate con opportuni interventi.<br />
Esaminando le condizioni di stabulazione è emersa la necessità di prevedere azioni mirate a<br />
soddisfare le esigenze minime di spazio/capo, limitare la dispersione di calore in inverno e un<br />
eccessivo aumento delle temperature in estate e mantenere la lettiera in condizioni igieniche<br />
adeguate.<br />
Anche la qualità di vita al pascolo concorre al raggiungimento di un buon livello di benessere: è<br />
importante che gli allevatori assicurino approvvigionamenti idrici correttamente dimensionati al<br />
numero degli animali e ripari naturali o artificiali.<br />
Preservare gli animali in buono stato di salute è fondamentale per la tutela del benessere<br />
animale; in questa ottica la predisposizione di un piano di assistenza veterinaria programmata può<br />
rappresentare un valido mezzo per un monitoraggio costante delle condizioni sanitarie degli animali e<br />
per un tempestivo intervento. Una delle principali patologie dell’indirizzo produttivo considerato è<br />
rappresentato dalle mastiti. Il contenuto in cellule somatiche del latte costituisce un efficace<br />
indicatore dello stato di benessere del gregge e in particolare delle stato sanitario della mammella. Il<br />
suo controllo può servire a diagnosticare precocemente i casi di mastite subclinica permettendo<br />
all’allevatore di intervenire sui fattori responsabili di una eventuale alterazione. Per un efficace piano<br />
di intervento dei trattamenti antielmintici è fondamentale la conoscenza della situazione<br />
epidemiologica del gregge. Il veterinario aziendale alla luce di informazioni precise sulla carica<br />
parassitaria degli animali può decidere consapevolmente i trattamenti da effettuare.<br />
In conclusione l’indagine effettuata ha evidenziato una certa difformità nelle tecniche di<br />
allevamento imputabile principalmente alle diverse dimensioni e ubicazione delle aziende, tuttavia<br />
in generale non sono emerse carenze delle strutture e del management tali da pregiudicare<br />
gravemente lo stato di benessere animale.<br />
20
ALLEGATO I: PRINCIPALI NORMATIVE DI RIFERIMENTO<br />
21
NORMATIVA DI RIFERIMENTO SUL BENESSERE DI BOVINI ED OVINI<br />
Normativa comunitaria<br />
Recepimento nazionale<br />
di riferimento<br />
Convenzione del Consiglio d'Europa sulla<br />
protezione degli animali negli allevamenti<br />
Norme sulla protezione degli animali negli<br />
allevamenti<br />
Norme minime per la protezione dei vitelli<br />
Modifica dell’Allegato alla Direttiva<br />
91/629 relativa alla protezione dei vitelli<br />
Protezione degli animali durante la<br />
macellazione o l'abbattimento<br />
Protezione degli animali durante il<br />
trasporto<br />
Trasporto di animali vivi su percorsi di<br />
durata superiore alle otto ore,<br />
caratteristiche dei veicoli stradali<br />
Modifica degli Allegati delle Direttive<br />
64/432, 90/426, 91/68, 92/65 Dec.<br />
94/273/EC relativi alla protezione degli<br />
animali durante il trasporto<br />
Protezione degli animali durante il<br />
trasporto e le operazioni correlate,<br />
modifica delle direttive 64/432/CEE<br />
e 93/119/CE e del Reg. (CE) n. 1255/97<br />
Sottoscritta a Strasburgo<br />
il 10/3/76<br />
Dir. 98/58<br />
Dir. 91/629<br />
Dir. 97/2<br />
Dec. 97/182<br />
Dir. 93/119/CE<br />
Dir. 91/628/CE<br />
Dir. 95/29/CE<br />
Reg. 411/98<br />
Dec. 2001/298<br />
Reg. 1/2005<br />
L. 14.10.85, n. 623<br />
D.Lvo 26.03.01, n. 146<br />
D.Lvo 30.12.92, n. 533<br />
D.Lvo 01.09.98, n. 331<br />
D.Lvo 01.9.98, n. 333<br />
D.Lvo 30.12.92 n. 532<br />
D.Lvo 20.10.98 n. 388<br />
22
ALLEGATO II: SCHEDA DI VALUTAZIONE BOVINI DA LATTE<br />
23
DATA:<br />
Azienda<br />
Ubicazione<br />
Titolare<br />
Razze allevate<br />
ORA INIZIO:<br />
1. GENERALITA’<br />
Animali allevati<br />
Vitelli:<br />
Tori:<br />
Manze:<br />
Vacche:<br />
Superficie aziendale (S.A.U.) Totale:<br />
2. PERSONALE<br />
Pascolo: Seminativo:<br />
Addetti<br />
Età<br />
Nazionalità<br />
Titolari n°: Dipendenti n°:<br />
Luogo di residenza<br />
Formazione (titolo studio)<br />
Esperienza<br />
Controllo animali/giorno<br />
Azienda – Dintorni - Fuori Azienda – Dintorni - Fuori<br />
Consulenza professionale<br />
Figura coinvolta:<br />
Presenza settimanale:<br />
Innovazioni gestionali previste in futuro<br />
Anno di costruzione – ristrutturazione<br />
Sì – No<br />
3. STALLA<br />
Quali:<br />
Interventi strutturali previsti Sì – No<br />
Posta fissa<br />
Quali:<br />
Tipologia di allevamento<br />
Cuccette Lettiera Materassini<br />
Lettiera permanente<br />
Numero cuccette n°:<br />
Dimensioni cuccette adeguate Sì – No<br />
A buca<br />
Tipologia cuccette<br />
A cassonetto<br />
A pavimento piano<br />
Presenza battifianchi Sì – No<br />
Paglia lunga<br />
Paglia trinciata<br />
Tipologia lettiera<br />
Trucioli di legno<br />
Sabbia<br />
Segatura di legno<br />
Spessore lettiera cm:<br />
Frequenza aggiunta materiale<br />
Frequenza rimozione/anno<br />
Quindicinale Mensile Altro:<br />
Qualità lettiera al tatto 1 – 2 – 3<br />
Presenza auto-alimentatori Sì – No<br />
Pulizia auto-alimentatori Sì – No<br />
Presenza rastrelliera auto-catturante Sì – No<br />
Fronte mangiatoia m/capo:<br />
Accesso contemporaneo alla mangiatoia Sì – No<br />
Accesso all’alimento Agevole – Disagevole<br />
Presenza alimento lungo tutta la mangiatoia Sì – No<br />
Abbeveratoi n°/capo:<br />
Altezza abbeveratoi adeguata Sì – No<br />
24
Accesso all’acqua Agevole – Disagevole<br />
Caratteristiche dell’acqua Idonee – Non idonee<br />
Presenza ristagni d’acqua Sì – No<br />
Facilità manutenzione Sì – No<br />
Pulizia abbeveratoi Sì – No<br />
Metodologia raccolta deiezioni<br />
A nastro<br />
A farfalla<br />
Pavimento fessurato<br />
Flusso d’acqua<br />
Grado pulizia singole cuccette 1 – 2 – 3<br />
Qualità pavimentazione<br />
Pavimenti scivolosi<br />
Pavimenti integri<br />
Sì – No<br />
Sì – No<br />
Corridoi e uscite adeguate Sì – No<br />
Tipologia illuminazione Naturale – Artificiale<br />
Presenza paddock<br />
Scoperti<br />
Coperti<br />
Terra<br />
Cemento<br />
Presenza correnti d’aria Sì - No<br />
Qualità dell’aria 1 – 2 – 3<br />
Omogeneità della temperatura in stalla<br />
Docce<br />
Buona - Scarsa<br />
Tecniche di limitazione dello stress termico Nebulizzatori<br />
estivo<br />
Movimentazione dell’aria<br />
Riduzione esposizione solare (barriere)<br />
Coibentazione delle strutture Sì – No<br />
Sistema di monitoraggio temperatura Sì – No<br />
Sistema di monitoraggio umidità Sì – No<br />
Allarme malfunzionamento attrezzature Sì – No<br />
Fonti energetiche alternative Sì – No<br />
Sistema computerizzato di gestione dati Sì – No<br />
4. MUNGITURA E PRODUZIONE DI LATTE<br />
Anno installazione impianto di mungitura<br />
Lattodotto<br />
Tunnel<br />
Tipologia di impianto<br />
Tandem<br />
Spina di pesce<br />
A giostra<br />
Mungitura<br />
Numero mungiture/giorno<br />
Singola Collettiva<br />
Caratteristiche impianto mungitura Pulsazioni/min: Pressione:<br />
Manutenzione impianto regolare Sì – No<br />
Controllo guaine Sì – No<br />
Procedure di mungitura<br />
Disinfezione arti in ingresso o uscita<br />
Lavaggio e massaggio<br />
Asciugatura con carta monouso<br />
Eliminazione primi getti e controllo<br />
Post-dipping (spay/immersione)<br />
Addetti alla mungitura<br />
Durata mungitura<br />
n°:<br />
Fossa di mungitura Adeguata - Inadeguata<br />
Collegamento fossa/piano calpestamento Adeguato - Inadeguato<br />
25
Presenza sistema smaltimento deiezioni Sì – No<br />
Presenza sala di attesa Sì – No<br />
Spazio corridoio paddock/sala di attesa Adeguato - Inadeguato<br />
Presenza ricircolo aria Sì – No<br />
Facilità di lavaggio superfici Sì – No<br />
Presenza pavimentazione scivolosa Sì – No<br />
Disponibilità di acqua in uscita dalla sala Sì – No<br />
Spazio uscita dalla sala Adeguato - Inadeguato<br />
Produzione media capo l/giorno: qli/lattazione:<br />
Durata media lattazione<br />
Analisi caratteristiche latte Sì – No<br />
CBT<br />
CCS<br />
5. FERTILITÀ E GESTIONE DEI PARTI<br />
Distribuzione parti<br />
Intervallo interparto<br />
Intervallo parto/concepimento<br />
Concentrati<br />
P/E<br />
E/A<br />
Uniformi<br />
N° fecondazioni per gravidanza<br />
Tasso fertilità<br />
Quota rimonta<br />
Manze: Vacche:<br />
Messa in produzione<br />
N° massimo lattazioni<br />
mesi:<br />
Rilevamento calore (podometro/collare) Sì – No<br />
Sistema di fecondazione Naturale - Artificiale<br />
Grado pulizia zona parto<br />
N° box parto<br />
1 – 2 – 3<br />
Spazio box parto Adeguato - Inadeguato<br />
Frequenza assistenza parto Sempre – Al bisogno<br />
6. ALIMENTAZIONE<br />
Origine piani alimentari Figura coinvolta:<br />
Controllo qualità materie prime Sì – No<br />
Utilizzo unifeed Sì – No<br />
Frequenza composizione unifeed volte/giorno:<br />
Frequenza somministrazione unifeed volte/giorno:<br />
Stato attuale unifeed<br />
Asciutto<br />
Umido<br />
Bagnato<br />
Soffice<br />
Pastoso<br />
Grossolano<br />
Razionamento specifico per fase produttiva Sì – No<br />
Cambi di alimentazione graduali Sì – No<br />
Modifica estiva orario di alimentazione Sì – No<br />
Disponibilità illimitata di acqua Sì – No<br />
Analisi qualità acqua Sì – No<br />
Aggiunta estiva abbeveratoi mobili Sì – No<br />
7. SALUTE<br />
Medicina Omeopatica – Convenzionale<br />
Andamento interventi sanitari (ultimi 3 anni) Stabile – Crescente – Decrescente<br />
26
Casi clinici registrati (ultimo anno)<br />
Mastiti<br />
Parti distorcici<br />
Ritenzione placentare<br />
Alcalosi<br />
Acidosi<br />
Collasso puerperale<br />
Ipofertilità<br />
Zoppie<br />
Aborti<br />
Mutilazioni Corna – Coda<br />
Pareggiamento unghioni Sì – No<br />
BCS<br />
Al parto<br />
F: 3<br />
3° mese lattazione Fine lattazione<br />
F: 2,5 F: 2,5-3<br />
F = in forma; G = grasso; M = magro;<br />
G: >3,5 M: 2-2,2 G: >3<br />
MM = molto magro<br />
M: 4 m²/capo > <br />
Età svezzamento giorni:<br />
Detenzione su grigliato Sì – No<br />
Presenza lettiera Sì – No<br />
Disponibilità alimento fibroso dopo le 2 sett. Sì – No<br />
Numero abbeveratoi in box collettivi Adeguato - Inadeguato<br />
Ricircolo aria Sì – No<br />
Grado di pulizia<br />
ANNOTAZIONI<br />
1 – 2 – 3<br />
Livello tecnologico aziendale 1 – 2 – 3<br />
ORA FINE:<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
27
ALLEGATO III: SCHEDA DI VALUTAZIONE OVINI DA LATTE<br />
28
DATA: ORA INIZIO:<br />
1. GENERALITA’<br />
Azienda<br />
Ubicazione<br />
Titolare<br />
Razze allevate Comisana – Massese - Sarda<br />
Orientamento produttivo Latte – Misto<br />
Animali totali n°:<br />
Numero riproduttori Maschi: Femmine: Agnelle:<br />
Superficie aziendale (Ha) Totale:<br />
Stanziale<br />
Intensivo<br />
Pascolo: Seminativo:<br />
Tipologia di allevamento<br />
Semi-estensivo<br />
Estensivo<br />
Brado<br />
2. PERSONALE<br />
Transumante<br />
Addetti<br />
Età<br />
Nazionalità<br />
Titolari n°: Dipendenti n°:<br />
Luogo di residenza<br />
Formazione (titolo studio)<br />
Azienda – Dintorni - Fuori Azienda – Dintorni - Fuori<br />
Esperienza<br />
Delegato Coldiretti APA Altro:<br />
Controllo animali/giorno<br />
Presenza cani Sì – No n°:<br />
Impiego nell’attività Sì - No Effetti:<br />
Pascolo<br />
3.GESTIONE PASCOLI<br />
Tipologia<br />
Naturale<br />
Prato-pascolo<br />
Erbai<br />
Stoppie<br />
Stagione Categoria<br />
Attività di turnazione Aree recintate Scelta allevatore<br />
Aree recintate Ha: n° lotti: m²/capo:<br />
Interventi sul pascolo<br />
Rinnovo completo/parziale della cotica erbosa<br />
Controllo meccanico/chimico della flora infestante<br />
Concimazione chimica/Spandimento letame<br />
Regimazione acque superficiali<br />
Punti di abbeverata n°: Distribuzione:<br />
Controllo qualità dell’acqua Sì -No<br />
Frequenza:<br />
Parametri:<br />
Aree di riparo Sì -No Materiale:<br />
Presenza recinti anti-lupo Sì - No<br />
29
Formazione gruppi<br />
4. STALLA<br />
Tipo di capannone Aperto - Chiuso<br />
Materiale utilizzato<br />
Anno di costruzione – ristrutturazione<br />
Prefabbricato - Muratura - Legno - Altro<br />
Superficie totale coperta m 2 m²/capo interni (stimabili)<br />
:<br />
Mangiatoie<br />
Tipo: n°: Distribuzione:<br />
Abbeveratoi<br />
Tipo: n°: Distribuzione<br />
Presenza pericoli Sì - No<br />
Materie nocive – Spigoli -<br />
Sporgenze<br />
Presenza sistemi anti-incendio Sì - No<br />
Tipologia lettiera Paglia – Truciolo - Altro<br />
Spessore lettiera<br />
Frequenza aggiunta materiale<br />
Frequenza rimozione/anno<br />
cm:<br />
Qualità lettiera Ottima – Buona - Scadente<br />
Tipologia illuminazione Naturale - Artificiale<br />
Superficie finestrata Sufficiente - Insufficiente<br />
Controllo microclima (parametri rilevati) Sì - No T°: U.R.:<br />
Odori presenti in stalla Sì - No<br />
Tipologia di ventilazione<br />
<br />
<br />
Naturale<br />
Forzata<br />
Estate:<br />
Inverno:<br />
Presenza di box per isolamento capi Sì - No Tipo: m 2:<br />
Tipologia di mungitura<br />
5. MUNGITURA E PRODUZIONE DI LATTE<br />
Meccanica fissa<br />
Sala mungitura<br />
Carrello attrezzato<br />
Meccanica<br />
mobile<br />
In stalla<br />
All’aperto<br />
Al pascolo<br />
Caratteristiche impianto mungitura Pulsazioni/min: Pressione:<br />
Frequenza manutenzione<br />
Trattamenti pre/post-mungitura Sì - No Tipo:<br />
Qualità del latte CBT: CSS: Prot.: Gr.:<br />
Analisi del latte Figura coinvolta: Frequenza:<br />
Durata lattazione (mesi) Asciutta:<br />
Numero mungiture/giorno Orario:<br />
Capi munti/giorno Tempo: Addetti:<br />
Produzione di latte l/anno: l/giorno:<br />
Litri latte/giorno/capo (stimati)<br />
Capacità refrigeratore latte qli:<br />
Sala di attesa Sì – No m 2 :<br />
Manuale<br />
In stalla<br />
All’aperto<br />
Al pascolo<br />
30
Riproduzione<br />
6. FERTILITÀ E GESTIONE DEI PARTI<br />
Monta naturale - F.A.<br />
Controllo artificiale dell’illuminazione<br />
Sincronizzazione calori<br />
Flushing<br />
Introduzione di arieti esploratori<br />
Trattamenti ormonali Sì - No<br />
Età media 1° accoppiamento (mesi) Femmine: Maschi:<br />
Gen Feb Mar Apr Mag Giu<br />
Calendario riproduzione<br />
Lug Ago Set Ott Nov Dic<br />
Luogo del parto All’aperto – In stalla Scelta allevatore – animale<br />
Svezzamento<br />
Casi rifiuto agnello/anno<br />
Animali non gravidi/anno<br />
N° parti/pecora/anno<br />
% gemellarità<br />
Totale agnelli/anno<br />
Età media carriera riproduttiva F<br />
Età media carriera riproduttiva M<br />
Tipologia di alimentazione<br />
R: rimonta<br />
PG: pecore gravide<br />
PP: pecore partorite (+agnello)<br />
PL: pecore in lattazione<br />
PA: pecore in asciutta<br />
Graduale<br />
Brusco<br />
7. ALIMENTAZIONE<br />
Mangime<br />
compl.<br />
Mangime<br />
sempl.<br />
Fieno<br />
Unifeed<br />
Età:<br />
Razione (gr/die)<br />
R PG PP PL PA<br />
Pascolo<br />
Periodo di somministrazione Estate: Inverno:<br />
Controllo bilanciamento razione Figura coinvolta: Frequenza:<br />
Controllo alimenti Figura coinvolta: Frequenza:<br />
Aspetto feci<br />
BCS<br />
Liquide o semi-liquide<br />
Blocchi pastosi marrone-verdastro<br />
A pellet marrone scuro<br />
A pellet compatte con particelle indigerite<br />
8. SALUTE<br />
Stato di salute generale Ottimo – Buono - Scadente<br />
Mastiti/anno<br />
Aborti/anno<br />
Capi morti/anno<br />
n°: Gestione:<br />
Patologie ricorrenti Quali: Cause:<br />
Sverminazioni/anno n°: Periodo:<br />
Esami coprologici/anno Figura coinvolta: Frequenza:<br />
Pedaina (frequenza)<br />
Presenza veterinario (frequenza)<br />
31
Castrazione<br />
9. MUTILAZIONI ED ALTRI INTERVENTI<br />
Età.<br />
Metodo:<br />
Motivo:<br />
Età:<br />
Taglio della coda<br />
Metodo:<br />
Motivo:<br />
Età:<br />
Taglio delle corna<br />
Metodo:<br />
Motivo:<br />
Età:<br />
Taglio delle orecchie<br />
Metodo:<br />
Motivo:<br />
Marca<br />
Microchip<br />
Tipologia di riconoscimento Tatuaggio A spillo Rumine<br />
N° campanacci<br />
Frequenza:<br />
Di metallo Sottocute<br />
Tosatura<br />
Stagione:<br />
N° capi:<br />
10. PREDAZIONE<br />
Presenza predatori<br />
Casi aggressione/anno<br />
Capi feriti/anno<br />
Capi morti/anno<br />
Sì - No<br />
11. COMPORTAMENTO<br />
Quali:<br />
Disposizione animali Omogenea – Ammassate - Isolate<br />
Stereotipie<br />
Reazioni alla presenza di estranei<br />
ORA FINE:<br />
12. ANNOTAZIONI<br />
32
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA<br />
In questo capitolo sono state riassunte le principali fonti bibliografiche sugli aspetti che<br />
influiscono sul benessere delle specie in esame allo scopo di fornire informazioni teorico-pratiche<br />
utilizzabili come supporto alle figure preposte alla sua valutazione.<br />
IL BENESSERE NELLA SPECIE BOVINA<br />
Per la valutazione della rispondenza dell’allevamento in termini di benessere animale è<br />
necessaria l’acquisizione di una serie di informazioni sul management aziendale, sulle strutture<br />
dell’allevamento e sulle condizioni degli animali.<br />
Inoltre la conoscenza del comportamento naturale dei bovini permette di verificare<br />
l’adattamento alle condizioni di allevamento e quindi il loro benessere in rapporto alle tecniche di<br />
allevamento utilizzate.<br />
Cenni di etologia<br />
I bovini sono una specie diurna che trascorre molte ore al giorno pascolando ed alimentandosi,<br />
in particolare subito dopo il sorgere del sole e dal tardo pomeriggio fino al tramonto. Le vacche in<br />
ambiente estensivo tendono a pascolare contemporaneamente, possono percorrere da poche<br />
centinaia di metri fino a 9 km al giorno in relazione alle disponibilità pabulari e preferiscono<br />
mangiare in gruppo piuttosto che isolatamente. Un effetto negativo che potrebbe verificarsi a<br />
seguito dell’alimentazione contemporanea degli animali è il fenomeno della competitività: le bovine<br />
sottomesse mangiano più velocemente di quelle dominanti probabilmente per evitare di dover<br />
smettere perché scacciate.<br />
Le vacche si mettono in decubito per dormire, ruminare o riposare e trascorrono in questa<br />
posizione quasi metà del giorno. Tuttavia il tempo trascorso a riposo dipende dalla tecnica di<br />
allevamento; per esempio i bovini trascorrono meno tempo in decubito quando sono in stabulazione<br />
libera rispetto a quelli in stabulazione fissa oppure quando il numero delle cuccette non è sufficiente<br />
per tutte le vacche. Anche cambiamenti sociali possono causare alterazioni nei ritmi delle varie<br />
attività svolte.<br />
I fenomeni di dominanza dei bovini si verificano principalmente in relazione all’altezza<br />
dell’animale, al peso, all’età, al sesso, alla presenza di corna e al grado di familiarità col territorio.<br />
Nelle grosse mandrie si possono formare sottogruppi a seconda dei rapporti intercorrenti tra gli<br />
animali e delle loro eventuali precedenti esperienze di allevamento. I sistemi di detenzione possono<br />
quindi avere un ruolo fondamentale nella formazione e stabilità del gruppo.<br />
33
Molto interessante è osservare l’ordine di precedenza che si instaura tra le bovine che si<br />
dirigono verso la sala di mungitura: questo è ben preciso e solitamente capeggiato dalla leader.<br />
I principali atteggiamenti anomali che si possono manifestare negli animali in allevamento<br />
sono quelli aggressivi, di coesione, stereotipie o errati movimenti nell’assumere la posizione eretta.<br />
Le stereotipie (quali leccare o mordere sbarre o strutture, bere urina, giocare con la lingua),<br />
sono eventi facilmente osservabili negli animali confinati, possono essere considerati un indicatore<br />
di scarso benessere e destare preoccupazione se presenti in più del 5% degli animali (Redbo, 1990;<br />
Canali e coll., 1998; Bertoni e coll. 1999; Capdeville e Veissier, 2001; Mattiello e coll., 2005). In<br />
una serie di studi condotti da Redbo (1990; 1992; 1993) è stato dimostrato che gli animali legati alla<br />
posta impiegano il 25% della giornata in movimenti stereotipati e che il trasferimento degli animali<br />
al pascolo riduce l'incidenza di questi fenomeni. Gli animali vecchi indirizzano generalmente i<br />
comportamenti anomali verso se stessi, mentre quelli giovani verso le strutture. La maggiore<br />
suscettibilità a malattie condizionate degli animali confinati è stata dimostrata anche dall’aumento<br />
del colesterolo nel plasma e nell’urina. (Redbo, 1993).<br />
Management aziendale e personale<br />
La gestione dell’allevamento delle bovine da latte è molto complessa e la presenza regolare e<br />
programmata di figure professionali specializzate, come il tecnico alimentarista e il veterinario,<br />
possono risultare fondamentali per il raggiungimento di obiettivi produttivi quanti-qualitativi elevati<br />
nel rispetto del benessere animale.<br />
Le informazioni relative al proprietario e/o alle figure professionali coinvolte nella gestione<br />
dell’azienda sono importanti in quanto il loro livello di preparazione e tipo di esperienza influiscono<br />
sulla professionalità e quindi sulla qualità del lavoro svolto. Nell’ambito di studi condotti da Tosi e<br />
coll. (2003b) è emerso come i livelli produttivi migliori si ottengano nelle aziende in cui gli<br />
operatori hanno un alto grado di scolarizzazione e, analogamente, laddove sono regolarmente<br />
frequentati corsi di formazione. Si rivela quindi utile la partecipazione degli operatori a corsi di<br />
aggiornamento per il conseguimento di conoscenze teorico-pratiche, tra cui fondamentali quelle<br />
etologiche (Hemsworth e Coleman, 1998; Passillé De e Rushen, 2005) e l’acquisizione di una forte<br />
motivazione per la presa di coscienza della responsabilità assunta nella vigilanza dello stato di<br />
salute e di benessere degli animali (Tosi e coll., 2003b).<br />
L’età dell’allevatore può incidere sulla propensione ad effettuare scelte manageriali che<br />
prevedano nuovi investimenti. Il comparto agricolo, purtroppo, è caratterizzato da un certo grado di<br />
invecchiamento legato alle necessarie rinunce che i duri ritmi di vita dell’azienda agro-zootecnica<br />
impongono.<br />
34
Per quanto riguarda l’interazione dell’uomo con gli animali, gli operatori dovrebbero<br />
controllare il bestiame almeno due volte al giorno ed essere in grado di effettuare le operazioni di<br />
movimentazione in maniera sicura, senza indurre nervosismo e stress nella mandria (Hemsworh e<br />
coll., 1995; Tosi e coll., 2003b). La qualità del rapporto tra uomo e animale influenza le prestazioni<br />
produttive; sono stati stimati infatti cali di produzione fino al 20% nel caso di scorretta interazione<br />
(Hemsworh e coll., 1995; Canali e coll., 1998; Verga e Carenzi, 1998; Jacobsen, 1999; Tosi e coll.,<br />
2003b; Napolitano e coll., 2005).<br />
Tra le varie figure coinvolte nell’azienda, l’addetto alla mungitura riveste un ruolo di rilievo<br />
nella prevenzione e nel controllo delle mastiti: questo deve movimentare correttamente la mandria,<br />
condurre e completare le operazioni di mungitura in modo da non arrecare lesioni agli animali e<br />
limitare la possibilità di contagio nel caso vi siano soggetti infetti (Tosi e coll., 2003b). Le<br />
operazioni di mungitura per singolo animale dovrebbero durare circa 7 minuti (Gasparetto e<br />
Pessina, 1999; Rossi e Betti, 1999; Rossi e coll., 2002; Tosi e coll., 2003a; Tosi e coll., 2003b;<br />
Rossi e Gastaldo, 2004; Zecconi e coll., 2004).<br />
Anche la manutenzione degli impianti e la conduzione delle operazioni di mungitura risultano<br />
fondamentali per il rispetto del benessere. Gli impianti di mungitura devono essere sottoposti a<br />
revisioni ordinarie, da parte degli addetti, e straordinarie, attraverso il controllo e la taratura degli<br />
strumenti (vuoto e pulsazioni) da parte di personale specializzato almeno una volta all’anno (Tosi e<br />
coll., 2003a; Mariani e coll., 2004; Abeni, 2006).<br />
Il vuoto è una pressione negativa che viene applicata al capezzolo permettendo la fuoriuscita<br />
del latte dalla cisterna (Gasparetto e Pessina, 1999; Rossi e Betti, 1999). Si considera ottimale un<br />
vuoto di 40/50 kPa, in quanto livelli superiori potrebbero determinare un incremento di lesioni del<br />
capezzolo, e una frequenza di pulsazione di circa 50-60 cicli al minuto (Gasparetto e Pessina, 1999).<br />
Determinante risulta anche il posizionamento della guaina che deve aderire bene al capezzolo per<br />
limitare l’ingresso di aria e di microrganismi; per questa ragione le guaine devono dimostrarsi<br />
appropriate per dimensione (diametro e lunghezza media dei capezzoli), per materiale impiegato<br />
(meglio se gomma ad elevato coefficiente d’attrito) e per stato di usura (Gasparetto e Pessina, 1999;<br />
Jacobsen, 1999).<br />
Sistemi di allevamento e stabulazione<br />
I sistemi di stabulazione utilizzati e le strutture presenti in allevamento incidono in maniera<br />
determinante sul benessere degli animali.<br />
Nell’indirizzo produttivo da latte i vitelli vengono tolti subito o quasi (entro le prime 12-24<br />
ore) dalla madre essendo una specie a prole precoce e il colostro, importante per l’immunità<br />
35
passiva, viene solitamente munto e somministrato tramite appositi poppatoi (Canali e coll., 1998;<br />
Rossi e Betti, 1999).<br />
Per questa categoria di animali il D.Lgs. 30 Dicembre 1992, n. 533 prevede box singoli, dove i<br />
soggetti devono rimanere fino ad un massimo di 8 settimane, e collettivi (5-10 animali) per il<br />
rimanente periodo di vita in azienda. La legge fornisce gli spazi e le metodologie di allevamento<br />
necessarie a garantire standard di benessere accettabili. In gruppo bisogna considerare 1,5 m 2 per<br />
animale di peso inferiore a 150 kg, 1,7 m 2 se il peso è compreso tra 150-220 kg e 1,8 m 2 se<br />
superiore a 220 kg. Per gli stalletti singoli, che devono comunque consentire i contatti intra-specifici<br />
(divisori traforati per un contatto diretto visivo e tattile), la larghezza non deve essere inferiore<br />
all’altezza al garrese del vitello, misurata su un soggetto in posizione eretta; la lunghezza deve<br />
essere almeno pari a quella dell’animale, dalla punta del naso all’estremità caudale della tuberosità<br />
ischiatica moltiplicata per 1,1. Gli spazi forniti a questa categoria di animali (Tabella 1) devono<br />
essere tali da permettere al soggetto di alzarsi, sdraiarsi e girarsi senza impedimento; superfici che<br />
non permettano movimenti normali all'animale possono influenzare il sonno e il riposo con<br />
ripercussioni sul benessere e sull'accrescimento (D.Lgs. 30 Dicembre 1992, n. 533; Canali e coll.,<br />
1998; Rossi e Betti, 1999; Candotti e coll., 2005).<br />
Tabella 1 - Dimensioni consigliate del box singolo per l'allevamento dei vitelli da rimonta<br />
(Rossi e Betti, 1999)<br />
Età vitello Lunghezza (m) Larghezza (m) Altezza (m)<br />
4 settimane 1,50 0,90 1,00<br />
8 settimane 1,70 1,00 1,20<br />
Altri elementi di valutazione riguardano il ricircolo d’aria e l’igiene del locale: le strutture dove<br />
gli animali sono alloggiati devono essere facilmente pulibili e disinfettabili.<br />
Nelle prime due settimane di vita deve essere garantita una quantità di lettiera adeguata e<br />
pulita; in più a partire dalla seconda settimana i vitelli devono poter avere a disposizione una<br />
quantità crescente di alimenti fibrosi (D.Lgs. 30 Dicembre 1992, n. 533; Candotti e coll., 2005). Per<br />
quello che riguarda gli abbeveratoi se ne considera uno ogni 10-12 animali negli stalletti collettivi<br />
(Rossi e Betti, 1999).<br />
Le strutture per l’allevamento delle vacche si differenziano secondo due principali tipologie di<br />
stabulazione: fissa, in cui gli animali sono alla posta per tutto il ciclo produttivo ed escono con<br />
periodicità stagionale o giornaliera a seconda della disponibilità di aree di pascolo; e libera, in cui<br />
36
gli animali possono muoversi liberamente all’interno di aree funzionali specifiche (di<br />
alimentazione, di riposo, di esercizio ecc.).<br />
Per quanto riguarda i sistemi di detenzione, esistono requisiti tecnici comuni alle due tipologie<br />
di allevamento o specifici in relazione alle peculiarità delle diverse soluzioni gestionali.<br />
Stabilire il livello di comfort degli animali nell'area di riposo è di fondamentale importanza per<br />
la stretta correlazione esistente tra il tempo che gli animali passano coricati, la produzione di latte e<br />
la facilità al parto; l’assunzione di una corretta posizione durante il riposo può determinare infatti un<br />
maggior afflusso di sangue sia alla mammella che all’utero (Abeni, 2006; Guard, 2007c).<br />
La struttura di stabulazione può essere a posta fissa, su cuccette con lettiera o materassini, o<br />
libera su lettiera. Questa ultima tipologia si è dimostrata più rispondente in quanto permette agli<br />
animali di manifestare comportamenti di gioco e di esplorazione, mostrando però problemi per una<br />
maggior comparsa di fenomeni di competizione tra gli animali (Fregonesi e Leaver, 2001).<br />
Il livello di comfort fornito dal pavimento è stato affrontato in studi che hanno confrontato<br />
animali mantenuti su pavimento pieno, su grigliato o su lettiera: nei primi è stata notata una<br />
riduzione del tempo di riposo, un aumento di lesioni agli arti, un’alterazione delle manifestazioni<br />
del calore e una modificazione della corretta sequenza dei movimenti per alzarsi e sdraiarsi; è stato<br />
rilevato inoltre un incremento della concentrazione plasmatica di cortisolo negli animali mantenuti<br />
su grigliato.<br />
Il pavimento fessurato presenta buon grip e facilità di rimozione delle deiezioni riducendo<br />
l'esposizione degli arti ad agenti infettivi (Ferrari e Rossi, 2004; Guard, 2007b), può tuttavia<br />
aumentare il rischio di lesioni agli arti se gli spazi tra i travetti non sono correttamente dimensionati<br />
(Tabella 2) (Rossi e coll., 2002, Bertocchi, 2007).<br />
Tabella 2 - Dimensioni del pavimento fessurato per bovini (Rossi e coll., 2002).<br />
Descrizione<br />
Peso dell'animale<br />
< 200 kg ≥ 200 kg<br />
Spazio fra i travetti (mm) 20 – 25 30 – 35<br />
Larghezza del travetto (mm) 80 – 120 90 – 160<br />
Raggio del bordo superiore (mm) 2 – 5 2 – 5<br />
Angolo fra bordo superiore e inferiore (°) ≥ 7 ≥ 7<br />
Per quanto riguarda il numero di cuccette, queste devono essere proporzionate agli animali<br />
presenti in stalla, considerando un 5% in più per garantire eventuali incrementi numerici della<br />
mandria (Fregonesi e Leaver, 2002; Tosi e coll., 2003a).<br />
37
Le cuccette possono essere di varie tipologie: a buca, a cassonetto e a pavimento pieno; le<br />
migliori sono quelle che limitano la possibilità di invadere le cuccette da parte di animali vicini e<br />
quindi i calpestamenti, particolarmente pericolosi se a carico della mammella; a tale scopo si è<br />
rivelata utile la presenza di battifianchi (Rossi e Betti, 1999; Fregonesi e Leaver, 2002; Rossi e<br />
Gastaldo, 2005a).<br />
Lo spazio della cuccetta deve essere tale da contenere correttamente gli animali, da non<br />
permettere loro una rotazione di 180°, da consentire alle deiezioni di finire nell’apposita corsia di<br />
raccolta e di non alterare i movimenti necessari al passaggio dalla posizione di decubito a quella<br />
eretta e viceversa, per la difficoltà di slanciare la testa (almeno 70 cm) (Figura 1) (Jacobsen, 1998;<br />
Tosi e coll., 2003a; Tosi e coll., 2003b; Mattiello e coll., 2005; Abeni, 2006; Zezza e De Paolo,<br />
2006; Rossi e Gastaldo, 2007).<br />
Figura 1 - Sequenza di movimenti che il bovino esegue durante il passaggio da decubito a<br />
stazione: a) con modalità anormale, detta “a cavallo” b) con modalità normale (Tosi e coll.,<br />
2003a)<br />
a) b)<br />
38
Anche le strutture dovrebbero essere adeguate alle dimensioni degli animali (Tabella 3).<br />
Tabella 3 - Dimensioni raccomandate per le cuccette in base al peso e all'età (Tosi e coll.,<br />
2003a)<br />
Peso (kg) Età (mesi) Dimensioni cuccetta (cm)<br />
118 4 61*122<br />
182 6 69*122<br />
236 8 76*137-152<br />
327 12 86-91*151-168<br />
377 16 91-107*168-198<br />
454 20 99*183<br />
500 24 107*198-213<br />
545 26 114*208-213<br />
636 48 122*213-218<br />
727 60 122*229<br />
Per favorire i giusti movimenti e l’assunzione di una corretta posizione esistono attrezzature di<br />
contenimento aggiuntive come il fermo a terra (blocco inferiore) e il tubo allineatore (blocco<br />
superiore) (Rossi e Gastaldo, 2005a).<br />
In queste aree, una pendenza della pavimentazione del 3-6% consente di limitare<br />
l'imbrattamento della pavimentazione e favorisce l’assunzione di una corretta posizione di decubito,<br />
con la parte anteriore più alta. La posizione inclinata determina una minore pressione degli stomaci<br />
a carico del diaframma, agevolando la respirazione e facilitando l’eruttazione dei gas. Nelle<br />
cuccette a cassonetto la pendenza viene fornita con materiale di riempimento (sabbia o terra con<br />
sopra la paglia) (Rossi e Gastaldo, 2005a).<br />
Le corsie di accesso agli spazi esterni dovrebbero essere sufficientemente larghe da permettere<br />
il passaggio di almeno due soggetti contemporaneamente e il numero di accessi alle varie zone della<br />
stalla dovrebbe essere adeguato agli animali presenti. Le zone di passaggio, inoltre, dovrebbero<br />
essere dotate di abbeveratoi (Tabella 4) (Rossi e Gastaldo, 2005a).<br />
39
Tabella 4 - Larghezza minima dei passaggi trasversali fra le cuccette (Rossi e Gastaldo, 2005a)<br />
Passaggio Passaggio Passaggio con abbeveratoi<br />
Categoria Peso (kg) singolo doppio su un lato su due lati<br />
(m)<br />
(m)<br />
(m) (m)<br />
Vitello 150 0,44 1,04 1,80 2,52<br />
Manzette 300 0,62 1,48 2,40 3,30<br />
Manza 400 0,72 1,70 2,70 3,64<br />
Manza 500 0,82 1,94 2,94 3,88<br />
Primipara 550 0,86 2,00 3,00 4,00<br />
Pluripara 600 0,88 2,10 3,12 4,10<br />
Pluripara 650 0,94 2,20 3,24 4,20<br />
Pluripara 700 0,96 2,24 3,30 4,30<br />
La rispondenza delle strutture di stabulazione è desumibile attraverso l’osservazione del<br />
numero di animali a riposo o concentrati in una determinata zona (Cozzi e coll., 2001). Secondo il<br />
Cow Comfort Index il numero ottimale di animali a riposo corrisponde al 75% del totale (Zezza e<br />
De Paolo, 2006); secondo altri studi la percentuale dovrebbe essere superiore al 90% (Guard,<br />
2007b; Guard, 2007c). Una concentrazione di animali in determinate zone della stalla, corsie di<br />
passaggio o di alimentazione, possono essere conseguenza di condizioni climatiche non idonee<br />
oppure di errori nel dimensionamento delle cuccette.<br />
Il paddock esterno può essere o meno dotato di copertura e deve essere correttamente<br />
pavimentato. Alcuni tipi di pavimentazione risultano più idonei in quanto possono favorire lo<br />
sviluppo e la robustezza degli arti come quelli in terra battuta. In questi spazi deve essere evitata la<br />
presenza di fango e ristagni idrici per il mantenimento della pulizia della stalla, della mandria e<br />
della sala di mungitura (Frazzi, 2000).<br />
La sala mungitura dovrebbe essere progettata in modo da garantire un buon ricircolo d’aria,<br />
efficienti sistemi di smaltimento delle deiezioni, superfici facilmente lavabili e pavimenti non<br />
scivolosi per evitare infortuni sia agli animali che agli operatori (Rossi e Betti, 1999; Tosi e coll.,<br />
2003a). La zona di comunicazione tra la stalla e la sala dovrebbe essere riparata dagli agenti<br />
atmosferici, dotata di abbeveratoi (Cozzi e coll., 2001), priva di ostacoli o parti scivolose e<br />
permettere un passaggio agevole agli animali (Rossi e Betti, 1999; Tosi e coll., 2003a; Tosi e coll.,<br />
2003b).<br />
Annessa alla sala di mungitura dovrebbe essere prevista un’area di sosta con caratteristiche<br />
analoghe a quelle descritte per la zona di comunicazione, dove potrebbe risultare opportuna la<br />
presenza di abbeveratoi, soprattutto nel caso di soste eccessivamente lunghe (Rossi e Betti, 1999;<br />
Tosi e coll., 2003).<br />
La distanza tra la fossa del mungitore e il piano di calpestamento dei bovini dovrebbe<br />
permettere all’operatore di raggiungere facilmente gli animali e di lavorare con le braccia al di sotto<br />
40
della linea delle spalle, in modo da ridurre al minimo i rischi di infortunio e di affaticamento; inoltre<br />
dalla fossa dovrebbe essere agevole l’osservazione degli animali (Rossi e Betti, 1999).<br />
Controllo ambientale<br />
Tutte le specie animali presentano un range di temperatura ottimale al di fuori del quale il<br />
soggetto può subire uno stress più o meno forte in base alla sua durata e intensità. Il livello di<br />
disagio può variare anche in funzione dell'umidità relativa e della movimentazione dell'aria nonché<br />
del genotipo, dello stadio fisiologico e dell’età degli animali (Jacobsen, 1998; Rossi e Betti, 1999;<br />
Zezza e De Paolo, 2006). In particolare le bovine da latte hanno un range di temperatura variabile<br />
tra i 5-25°C, ma riescono a sopportare senza eccessivi stress temperature più basse del limite<br />
inferiore, mal tollerando invece quelle maggiori di 25°C (Tabella 5) (Jacobsen, 1998; Nardone e<br />
Ronchi, 1999; Zezza e De Paolo, 2006).<br />
Tabella 5 - Intervallo di temperatura della zona di benessere o del facile adattamento per<br />
alcune categorie di bovini (Rossi e Betti, 1999)<br />
Categoria bovina Temperatura (°C)<br />
Vitello neonato da 7 a 25<br />
Vitello da 15 a 90 giorni da 5 a 25<br />
Vitello da 3 a 6 mesi da 3 a 25<br />
Manzetta da 6 a 12 mesi da 0 a 25<br />
Bovino oltre i 12 mesi da -5 a 22<br />
In condizione di stress termico l’animale si sforza di ristabilire un equilibrio mettendo in atto<br />
varie forme di difesa: aumento della frequenza respiratoria, del ritmo cardiaco e della temperatura<br />
corporea, minore profondità del respiro, sudorazione, riduzione del consumo di alimento e aumento<br />
dell’assunzione di acqua con conseguente alterazione della produzione e composizione del latte<br />
(Jacobsen, 1998; Nardone e Ronchi, 1999; Abeni, 2006; Zezza e De Paolo, 2006). Lo stress da<br />
caldo determina anche alterazioni sulla sfera riproduttiva riducendo l’intensità e la durata delle<br />
manifestazioni estrali, rendendone difficile l’individuazione; anche sui maschi si possono<br />
evidenziare effetti negativi quali il calo della libido e della qualità del seme (Hemsworth e coll.,<br />
1995; Zezza e De Paolo, 2006). Infine è stato dimostrato un effetto sul sistema immunitario:<br />
riduzione della concentrazione di immunoglobuline del colostro di circa il 23% in vacche prossime<br />
al parto, aumento del numero di cellule somatiche nel latte e di mastiti sub-cliniche a seguito della<br />
proliferazione di microrganismi patogeni nell’ambiente (Zezza e De Paolo, 2006).<br />
41
Garantire quindi una migliore condizione climatica in stalla, con particolare attenzione al<br />
periodo estivo, è fondamentale per ridurre lo stress negli animali ma anche per evitare uno<br />
scadimento quanti-qualitativo delle produzioni. Le tecniche utilizzate per contenere gli effetti del<br />
caldo sono molteplici e tutte valide: docce, nebulizzatori, sistemi naturali o artificiali che facilitano<br />
la movimentazione dell’aria, aggiunta di abbeveratoi, barriere artificiali per ridurre l’esposizione<br />
solare, pozze di raffreddamento (Jacobsen, 1999; Rossi e Betti, 1999; Frazzi, 2000; Cozzi e coll.,<br />
2001; Rossi e coll., 2002; Zezza e De Paolo, 2006).<br />
Un efficiente sistema di ventilazione in stalla è importante per l’apporto di ossigeno, per<br />
l’allontanamento dei gas nocivi prodotti durante i processi metabolici e di fermentazione delle<br />
deiezioni, per l’eliminazione delle polveri e del microbismo ambientale, per mitigare l’effetto del<br />
calore soprattutto nel periodo estivo, per rimuovere il vapore acqueo prodotto sia dagli animali che<br />
da altre fonti (acqua di lavaggio e di bevanda, deiezioni…) (Aghina, 1999b; Rossi e Betti, 1999;<br />
Abeni, 2006). Il mantenimento di idonei parametri microclimatici all’interno della stalla può essere<br />
garantito anche dall’utilizzo di sistemi di copertura coibenti (Rossi e coll., 2002).<br />
Per salvaguardare una buona qualità dell’aria è necessaria la presenza di un sufficiente numero<br />
di aperture verso l’esterno e il loro conveniente posizionamento. In strutture chiuse su tutti i lati<br />
possono essere previste, oltre alle finestre, camini che facilitino il ricircolo naturale (Rossi e coll.,<br />
2002). Eccessiva umidità con condensa, degradazione della struttura, macchie di umidità e sviluppo<br />
di muffe, goccialamento dal soffitto, dalle pareti e dalle finestre, animali sudici e pavimenti bagnati<br />
(Aghina, 1999b) sono indice di cattiva movimentazione dell’aria negli ambienti.<br />
L’indice termo-igrometrico THI (Temperature Humidity Index), che scaturisce dalla<br />
combinazione tra umidità relativa e temperatura (Rossi e coll., 2002), risulta ottimale tra 70-75; è<br />
necessario mantenere l’ambiente entro tali valori in quanto è stato stimato un calo della produzione<br />
di 0,20 kg di latte per ogni unità al di fuori del range (Zezza e De Paolo, 2006; Rossi e coll., 2002).<br />
La stalla deve essere fornita sia di fonti d’illuminazione naturale che artificiale: le prime<br />
permettono di scandire il ritmo della giornata, con ripercussioni sulle attività fisiologiche (Rossi e<br />
Betti, 1999), mentre le seconde sono fondamentali per poter effettuare controlli e interventi durante<br />
le ore notturne. In un capannone chiuso l’illuminazione naturale potrebbe essere garantita da<br />
lucernai lungo tutta la lunghezza della struttura (Rossi e coll., 2002).<br />
Alimentazione e acqua di bevanda<br />
Nella conduzione del piano alimentare delle bovine da latte viene fatto largamente ricorso<br />
all’unifeed. Per la sua somministrazione viene utilizzato il carro trinciamiscelatore, in modo da<br />
permettere l’assunzione di una quota di tutti gli alimenti nel giusto rapporto. Questa tecnica<br />
42
alimentare è di grande interesse perché riduce la selezione degli alimenti, determina una maggiore<br />
ingestione di sostanza secca e rende l’ambiente ruminale uniforme e costante evitando picchi di<br />
fermentazioni e cadute di pH, diminuisce la comparsa di condizioni patologiche e si riflette<br />
positivamente sulla produzione quali-quantitativa del latte (Salghetti e Manghi, 2004). Al fine di<br />
evitare stress alimentari è importante, qualora si debba variare la dieta, effettuare adattamenti<br />
graduali. Possono essere anche modificati gli orari di alimentazione nei periodi estivi, cercando di<br />
sfruttare i momenti più freschi della giornata.<br />
La pulizia degli auto-alimentatori, così come della corsia di alimentazione e degli abbeveratoi,<br />
permette di evitare fenomeni di irrancidimento o ristagni idrici che possono indurre gli animali a<br />
ridurre la quantità di acqua o di alimento ingerita: alimenti maleodoranti, ammuffiti o irranciditi<br />
vengono frequentemente e necessariamente rifiutati (Antongiovanni e Gualtieri, 2002). Per<br />
diminuire questi rischi mangiatoie e abbeveratoi dovrebbero essere coperti per limitarne<br />
l’esposizione alle radiazioni solari.<br />
La razione alimentare deve variare in base alle esigenze fisiologiche e produttive (Bertoni e<br />
coll., 1999; Antongiovanni e Gualtieri, 2002) con particolare attenzione al primo periodo di<br />
lattazione nel quale gli animali presentano alti fabbisogni ma bassa capacità di ingestione,<br />
risultando maggiormente esposti a dismetabolie quali chetosi e alcalosi e a problemi di ipofertilità,<br />
(Di Marco e coll., 2002).<br />
L’assunzione del cibo può rappresentare la fase di maggiore stress tra gli animali: l’accesso alla<br />
mangiatoia non deve presentare intralci e la lunghezza del fronte mangiatoia dovrebbe limitare le<br />
competizioni. È tollerabile una carenza di poste fino al 15% del numero degli animali (Bertoni e<br />
coll., 1999), che può anche aumentare se l’alimento è sempre a disposizione. La lunghezza del<br />
fronte mangiatoia varia da 0,60 a 0,75 m in base alla categoria di animali e al loro peso (Tabella 6).<br />
Tabella 6 - Principali parametri dimensionali (m) della mangiatoia e della relativa rastrelliera<br />
per vacche da latte (Rossi e coll., 2002)<br />
Parametro<br />
Categoria di peso (kg)<br />
550 650 750<br />
Fronte alla mangiatoia 0,60 – 0,65 0,65 – 0,70 0,70 – 0,75<br />
Altezza del tubo superiore della rastrelliera 1,40 1,45 1,50<br />
Altezza del tubo inferiore della rastrelliera 0,53 0,55 0,57<br />
Dislivello foraggiamento-alimentazione 0,10 – 0,15 0,10 – 0,15 0,10 – 0,15<br />
Larghezza muretto rastrelliera 0,15 – 0,20 0,10 – 0,15 0,10 – 0,15<br />
Larghezza mangiatoia 0,80 0,85 0,90<br />
43
Possono essere utilizzate rastrelliere auto-catturanti che limitano la competizione alimentare, il<br />
trascinamento del foraggio e risultano vantaggiose da un punto di vista igienico-sanitario (Rossi e<br />
coll., 2002).<br />
Altro elemento fondamentale da considerare è la disponibilità idrica: l’acqua deve essere<br />
sempre fruibile, fresca e di buona qualità. Livello produttivo, ingestione di sostanza secca, taglia<br />
dell'animale, esercizio fisico, composizione minerale ed idrica degli alimenti, temperatura e umidità<br />
ambientali e qualità dell'acqua stessa influenzano la quantità ingerita (Jacobsen, 1999).<br />
Anche il posizionamento degli abbeveratoi deve essere ben considerato perché questi non<br />
devono costituire un intralcio per gli animali e devono trovarsi lontano dalla lettiera e dalla zona di<br />
distribuzione degli alimenti, pertanto la posizione ideale si trova nella zona di passaggio tra quella<br />
di alimentazione e quella di riposo. L’altezza degli abbeveratoi deve essere in media di 0,75-0,80 m<br />
per permettere agli animali di abbeverarsi comodamente. L'acqua potrebbe essere fornita attraverso<br />
meccanismi singoli o vasche collettive opportunamente dimensionate (Rossi e Betti, 1999; Rossi e<br />
coll., 2002). La fornitura dell’acqua deve essere aumentata durante il periodo estivo quando i<br />
consumi di acqua possono addirittura raddoppiare (Jacobsen, 1999; Rossi e Gastaldo, 2005b). Il<br />
numero di abbeveratoi/capo varia in base al sistema di allevamento e, nel caso di stalle a<br />
stabulazione libera, dipende dalla tipologia di somministrazione dell’alimento: se contemporanea se<br />
ne considera uno ogni 6-8 capi; se individuale uno ogni 10-15 capi (Rossi e coll., 2002; Bertocchi,<br />
2007).<br />
Igiene, sanità e aspetti comportamentali<br />
La lettiera deve essere accuratamente mantenuta in idonee condizioni igieniche per ridurre la<br />
possibilità di contaminazioni da microrganismi, come coliformi o streptococchi, normalmente<br />
presenti nella lettiera, che possono rivelarsi responsabili di affezioni mammarie (Mariani e coll.,<br />
2004). Sulla base di queste considerazioni deve essere attentamente valutata sia la tipologia di<br />
pavimentazione che la metodologia e la frequenza di raccolta delle deiezioni (Rossi e coll., 2002).<br />
La lettiera può essere costituita da vari substrati: paglia lunga o trinciata, trucioli di legno, carta<br />
di giornale, cruschello, terra, letame maturo, sabbia o segatura; nelle cuccette può anche essere<br />
sostituita da materiali sintetici come materassini o tappetini, che secondo i risultati di vari studi,<br />
sono più igienici e necessitano di minore manutenzione (Mariani e coll., 2004; Bertoni e coll., 1999;<br />
Jacobsen, 1999; Rossi e Betti, 1999; Frazzi, 2000; Rossi e coll., 2002; Tosi e coll., 2003a; Rossi e<br />
Gastaldo, 2005a; Tuyttens, 2005; Zezza e De Paolo, 2006; Guard, 2007c; Rossi e Gastaldo, 2007).<br />
La realtà vede comunque un ampio impiego di paglia non solo perché particolarmente gradita agli<br />
44
animali (soprattutto quella trinciata), ma anche per la possibilità del suo reimpiego per la<br />
produzione di letame.<br />
Per la valutazione della qualità della lettiera deve essere osservato il suo spessore (15-20 cm), il<br />
grado di umidità, l’odore e il livello di pulizia (Rossi e coll., 2002).<br />
E’ necessaria una frequente aggiunta di paglia e una rimozione completa almeno due volte<br />
l’anno in funzione sia del suo stato sia della eventuale utilizzazione agronomica (Guard, 2007c). Il<br />
fabbisogno di paglia può variare da circa 0,5 a 1,5 kg/capo/giorno (Tabella 7) (Rossi e Betti, 1999;<br />
Mattiello e coll., 2005).<br />
Questo tipo di lettiera soddisfa gli animali rendendo più confortevole l'area di riposo in termini<br />
termici, soprattutto nel periodo invernale, e igienici (Tuyttens, 2005). Possono essere osservati<br />
svantaggi dovuti al costo della materia prima, al maggiore bisogno di manodopera, alla difficoltà di<br />
stoccaggio e alla incompatibilità con alcune tipologie di pavimentazione (grigliato).<br />
Tabella 7 - Quantitativo medio giornaliero e frequenza di distribuzione dei diversi materiali<br />
da lettiera (Rossi e coll., 2002)<br />
Materiale da lettiera<br />
Quantità<br />
(kg/cuccetta per giorno)<br />
Aggiunta di lettiera<br />
(n./settimana)<br />
Paglia lunga 2-2,5 2-3<br />
Paglia trinciata 1,5-2 2-3<br />
Segatura di legno 1,1-1,7 2-3<br />
Trucioli di legno 1,1-1,7 2-3<br />
Sabbia 4,5-5,5 0,5-0,7<br />
Carta di giornale 0,5-1 2-3<br />
L’assistenza al parto e lo spazio messo a disposizione della vacca in tale circostanza sono<br />
aspetti di fondamentale importanza. La possibilità di usufruire di una adeguata superficie permette<br />
all’animale di poter scegliere la posizione ottimale per effettuare il parto e ricevere assistenza: sono<br />
ritenuti idonei ambienti coperti di circa 12 m 2 (Rossi e Betti, 1999). Sarebbe opportuno che la vacca<br />
fosse isolata per avere una maggiore tranquillità (Sandoe e Christiansen, 2004) e perciò si considera<br />
ideale un numero di box parto pari al 5-7% delle vacche in lattazione (Rossi e Betti, 1999). Per<br />
concludere risulta inoltre di primaria rilevanza la pulizia dell’ambiente in quanto la vacca,<br />
sottoposta a forte stress, è maggiormente esposta a rischi sanitari, così come il vitello che risulta<br />
essere estremamente vulnerabile.<br />
Per quanto concerne gli aspetti sanitari risulta basilare capire che la malattia è una situazione di<br />
grave stress, per cui è importante saperla riconoscere precocemente per assicurare una rapida<br />
45
assistenza con cure mirate e tempestive da parte del veterinario. E’ necessario che l’allevatore tenga<br />
costantemente sotto controllo l’incidenza delle principali patologie per le quali vengono indicate le<br />
percentuali massime tollerabili: mastiti 15%; ipofertilità 7%; ritenzione placentare 5%; parti<br />
distocici, collasso puerperale, zoppie, aborto 3%; stati di acidosi 1%.<br />
Le mutilazioni che possono interessare il settore bovino sono il taglio delle corna e della coda.<br />
La decornazione è praticata soprattutto sui vitelli, a pochi giorni dalla nascita, cauterizzando<br />
chimicamente o con adatti strumenti elettrici, l’abbozzo corneale. L’eliminazione delle corna<br />
favorisce la vita di gruppo perché elimina un mezzo di offesa, anche involontaria, riducendo<br />
l’aggressività o le lesioni accidentali. Il taglio della coda invece viene effettuato per scopi igienici<br />
(Balasini, 2001).<br />
46
IL BENESSERE NELLA SPECIE OVINA<br />
L’allevamento semi-estensivo tipicamente utilizzato nella gestione degli ovini da latte, può<br />
rispondere efficacemente alle esigenze di benessere degli animali in termini di possibilità di<br />
espressione del repertorio comportamentale; tuttavia gli altri aspetti legati al benessere devono<br />
essere garantiti attraverso accorgimenti manageriali e tecnico-strutturali. La conoscenza dei<br />
fondamentali caratteri etologici della specie ovina può permettere di individuare la presenza di<br />
comportamenti anomali possibilmente riferibili a problemi gestionali dell’allevamento.<br />
Cenni di etologia<br />
Gli ovini sono animali timidi ma sociali che vivono in gruppi caratterizzati da forte<br />
aggregazione. Si osservano tuttavia differenze razziali nella tendenza a creare dei sottogruppi<br />
all’interno di uno stesso gregge. Negli ovini la leadership è correlata negativamente con la<br />
gregarietà, per cui i soggetti indipendenti guidano il gruppo, quelli subordinati lo seguono. La<br />
pecora più anziana è dominante sulle altre e, generalmente, dirige gli spostamenti. Il dominante<br />
manifesta, nei confronti dei subordinati, comportamenti simili a quelli del corteggiamento,<br />
consistenti nel dare spinte con la testa bassa e il naso in alto e colpi con l’arto anteriore. In questa<br />
specie è raro il verificarsi di scontri, ma i fenomeni gerarchici si possono innescare a causa del<br />
limitato spazio per l’alimentazione. L’aspetto esteriore riveste notevole importanza nella dinamica<br />
del gruppo, infatti la tosatura abbassa il rango di una pecora dominante.<br />
I parti avvengono con maggiore frequenza di giorno. Pochi giorni prima del parto, la pecora<br />
allo stato brado si isola dal gregge e cerca un luogo accogliente e protetto dove partorire, in modo<br />
da aumentare la possibilità di sopravvivenza del piccolo. Il parto che avviene all’aperto mostra una<br />
minore incidenza di casi di rifiuto in quanto l’animale, appartandosi, ha modo di riconoscere il<br />
proprio piccolo e consolidare il legame madre-figlio. È altresì vero che il parto all’aperto comporta<br />
difficoltà di intervento in caso di complicazioni o di eventuali aggressioni da parte di predatori. La<br />
manifestazione di un corretto comportamento materno è importante poiché, negli ovini allevati allo<br />
stato brado, il tasso di mortalità è elevato nella prima settimana di vita. Gli agnelli possono seguire<br />
le madri anche per due anni dopo lo svezzamento.<br />
In stalla, la pecora che si appresta a partorire è irrequieta, evita i contatti sociali e cerca un<br />
angolo tranquillo. La pecora a fine gestazione manifesta attrazione verso il liquido amniotico e<br />
questo atteggiamento può essere considerato un prodromo del parto. L’attrazione della pecora verso<br />
tale secreto sembra avere lo scopo di trattenerla vicino all’agnello riducendo il fenomeno<br />
dell’abbandono. Il rifiuto del figlio o semplicemente la scarsa attitudine materna si osservano<br />
soprattutto nelle pecore giovani e in quelle che hanno avuto problemi al parto. La pecora accetta<br />
47
altri agnelli se questi le vengono sostituiti prima di aver leccato il proprio agnello; dopo che la<br />
pecora ha provveduto alle cure parentali non ne accetta nessun altro. Se l’agnello viene allontanato<br />
dalla madre 4 ore dopo la nascita, la pecora continua a mostrare un comportamento materno per<br />
circa 24 ore (Houpt, 2000).<br />
Management aziendale e personale<br />
Il numero degli animali allevati deve essere sempre adeguato alla dimensione aziendale<br />
(terreni, strutture, addetti, etc.).<br />
Per quanto riguarda la superficie pascolativa messa a disposizione degli animali non esistono<br />
indicazioni precise, la normativa sulla conduzione di tipo biologico (Reg. CE 1804/99) prevede 13,3<br />
capi/ha (corrispondenti a 170 kg/ha/anno di azoto) mentre quella di tipo integrato (L.R. 25/99) è<br />
meno restrittiva con 16,4 capi/ha (corrispondenti a 210 kg/ha/anno di azoto).<br />
L’attività di pascolamento degli ovini è strettamente influenzata dalla quantità e qualità di erba,<br />
ma anche dalla familiarità con i luoghi e dall’integrazione sociale all’interno del gregge: possono<br />
brucare per 9-12 ore percorrendo dai 6 ai 14 km al giorno. Inoltre le pecore sono sincronizzate nei<br />
loro comportamenti e tendono ad iniziare contemporaneamente a pascolare. L’accesso al pascolo<br />
dovrebbe essere evitato nelle prime ore della mattina (per evitare l’assunzione di erba troppo umida)<br />
e nei periodi con eccessiva insolazione.<br />
Il pascolo può essere gestito secondo due schemi principali: continuo o turnato.<br />
Il pascolamento continuo prevede l’utilizzazione ininterrotta di una determinata superficie per<br />
l’intera stagione di pascolamento. Determina una cattiva utilizzazione della produzione erbacea in<br />
quanto le pecore tendono a pascolare con maggiore insistenza le aree più ricche di essenze preferite<br />
e trascurano le altre che oltre a perdere il valore nutritivo, rimanendo sottoutilizzate, si diffondono<br />
prendendo il sopravvento sulle essenze pabulari migliori. Il pascolo continuo danneggia inoltre il<br />
cotico e richiede un ridimensionamento del carico di bestiame.<br />
Il pascolo a rotazione prevede la suddivisione in lotti attraverso recinzioni fisse o mobili e<br />
viene di norma praticato con consumo rapido di ciascuna area (2-4 gg) che sarà riutilizzata quando<br />
l’erba è alta 8–10 cm (dopo 20–40 gg secondo la zona e la stagione); si riducono così anche i danni<br />
da calpestio e si facilita una ricrescita più regolare del pascolo conservandogli una migliore<br />
composizione flogistica ( U.N.A.P.O.C., 1992).<br />
Una corretta composizione del gregge prevede un rapporto maschi/femmine di 1:35-40, da<br />
ridurre in presenza di giovani arieti per evitare uno loro sfruttamento eccessivo (Balasini, 2001).<br />
L’instaurarsi di una gerarchia stabile, eliminando i fenomeni di competizione, si riflette<br />
positivamente sullo stato sanitario e produttivo. La corretta gestione del gregge deve prevedere la<br />
48
suddivisione degli animali in gruppi non troppo numerosi (non più di 50 capi) in base alla loro fase<br />
fisiologica. È inoltre importante evitare spostamenti impegnativi specialmente in prossimità di<br />
momenti critici come il parto.<br />
Il personale deve possedere conoscenze idonee a riconoscere i segni indicativi dello stato di<br />
sofferenza degli animali e la rispondenza delle strutture di allevamento. Deve inoltre avere buone<br />
capacità pratiche per le varie operazioni quali maneggiamento degli animali, assistenza al parto,<br />
mungitura. Queste conoscenze, che derivano nella maggior parte dei casi dall’esperienza, possono<br />
essere favorevolmente integrate con la partecipazione a specifici programmi di formazione e<br />
assistenza tecnica.<br />
E’ indispensabile almeno un controllo quotidiano degli animali e un’osservazione individuale<br />
nel periodo del parto, della mungitura, della tosatura e di altre pratiche zootecniche.<br />
Gli animali malati o feriti devono essere alloggiati in recinzioni separate che garantiscano<br />
comfort e supervisione adeguati, dove sia sempre disponibile acqua fresca in quantità sufficiente,<br />
ma che consentano comunque agli animali di mantenere almeno il contatto visivo con il gregge.<br />
Inoltre la possibilità di isolare le femmine al momento del parto può garantire la formazione del<br />
legame tra la madre e la sua progenie.<br />
Per abituare gradatamente le primipare alla pratica della mungitura è opportuno formare<br />
gruppi composti da animali coetanei. Nella pratica, almeno 15 giorni prima del parto e durante<br />
l’allattamento (circa 30 giorni) le primipare devono essere abituate ad entrare in sala mungitura e<br />
ad essere contenute. In seguito, per i successivi primi 30 giorni di mungitura, il gruppo delle<br />
primipare deve essere tenuto separato dalle adulte (Regione Sardegna, PSR 2000-2006).<br />
In molti allevamenti risulta una pratica comune utilizzare i cani come guida o controllo del<br />
gregge. La loro presenza può causare nelle pecore uno stato di paura e agitazione che tuttavia può<br />
essere limitato con l’utilizzo di un cane ben addestrato.<br />
Gli impianti utilizzati nell’allevamento che possono condizionare la salute e il benessere degli<br />
animali dovranno essere ispezionati quotidianamente in modo da garantire una adeguata rapidità di<br />
intervento in caso di malfunzionamento. In presenza di mungitura meccanica, il controllo<br />
dell’impianto dovrà essere effettuato almeno 2 volte all’anno da personale specializzato che<br />
garantisca una corretta funzionalità del macchinario per quanto riguarda numero di pulsazioni (≤<br />
150/min), livello del vuoto (45 Kp) e sostituzione delle sue componenti fondamentali (Regione<br />
Sardegna, PSR 2000-2006; Il Divulgatore, 2000).<br />
49
Sistemi di allevamento e di stabulazione<br />
Nella progettazione e realizzazione dei ricoveri, si deve tener conto di fattori ambientali quali<br />
luce e ventilazione e limitare fonti di disturbo come rumori, vibrazioni o inquinamento.<br />
La pavimentazione rappresenta un aspetto strutturale dei ricoveri di primaria importanza per le<br />
ripercussioni che può avere sulla salute e sul benessere degli animali. Nella zona di alimentazione e<br />
nelle corsie di movimentazione sono da preferirsi i pavimenti pieni opportunamente rigati; in<br />
generale, devono essere facilmente pulibili, non scivolosi o cedevoli e non presentare asperità che<br />
possano danneggiare i piedi degli ovini (UFV, 2002).<br />
I ricoveri devono risultare adeguati al numero di capi del gregge (Tabella 1) e mantenuti in<br />
buone condizioni di stabulazione e igiene (Chiumenti, 2001).<br />
Tabella 1 – Superfici di stabulazione per ovini da latte in allevamento intensivo<br />
Tipo di animale<br />
Superficie interna (m²/capo)<br />
Su lettiera Su grigliato<br />
Superficie paddock<br />
(m²/capo)<br />
Pecora 0,9 – 1,2 0,8 – 1,0 2,0<br />
Agnelle da rimonta 0,8 – 1,0 0,7 – 0,9 1,5<br />
Pecora con agnello 1,5 – 2,0 1,4 – 1,8 2,5<br />
Agnelli dopo svezzamento 0,5 – 0,6 0,4 – 0,5 -<br />
Agnelli in svezzamento 0,15 – 0,2 - -<br />
Montone 2,5 2,0 3,5<br />
Con l’allevamento estensivo, in cui l’animale utilizza la stalla soltanto per un limitato periodo,<br />
le superfici possono essere ridotte del 15–20% rispetto a condizioni di stabulazione prolungate.<br />
L’allevamento biologico impone maggiori superfici a disposizione degli animali: 1,5 m²/pecora<br />
e 0,35 m²/agnello. Mentre altri Autori indicano come ottimale una superficie/capo di 2 m² e<br />
comunque mai inferiore a 1,5 m²/capo (Sevi e Annicchiarico, 2005).<br />
Il rispetto delle densità animali suggerite consente una significativa diminuzione della carica<br />
microbica totale e della concentrazione di coliformi nell’aria. La rispondenza a questi parametri<br />
permette di ottenere buoni livelli produttivi sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo con<br />
ripercussioni positive anche sull’attitudine casearia del latte. Effetti favorevoli si osservano anche<br />
sulle caratteristiche igienico-sanitarie, sulle cellule somatiche, sui microrganismi mesofili,<br />
psicrotrofi e coliformi fecali e sull’incidenza delle mastiti sub-cliniche (Sevi e Annicchiarico,<br />
2005).<br />
Gli animali sono normalmente costretti a sostare per due volte al giorno e per tempi variabili<br />
tra le 2-3 ore in attesa del turno di mungitura. La creazione di sale di attesa che favoriscano<br />
l’accesso disciplinato di piccoli gruppi verso la zona di mungitura è un utile accorgimento che può<br />
consentire di contenere il disagio dell’attesa e dell’affollamento. Tali aree devono essere<br />
50
opportunamente dimensionate (0,25–0,30 m²/capo) e riparate dagli agenti atmosferici (Boschetti,<br />
2000).<br />
Per quanto riguarda la zona di alimentazione risulta importante il posizionamento e il<br />
dimensionamento delle rastrelliere. La Tabella 2 riporta le misure consigliate da Boschetti (2000)<br />
relativamente al fronte mangiatoia nelle diverse categorie di animali.<br />
Tabella 2 – Parametri per il dimensionamento del fronte mangiatoia<br />
Fronte mangiatoia (m/capo)<br />
Categoria<br />
Allevamento intensivo<br />
Alimentazione Alimentazione Allevamento estensivo<br />
contemporanea ad libitum<br />
Pecore in produzione 0,35 - 0,30<br />
Agnelle da rimonta 0,30 0,15 0,25<br />
Pecore con agnello 0,35 - 0,35<br />
Agnelli sino a 4 mesi 0,25 0,15 0,20<br />
Arieti 0,40 - 0,40<br />
Gli abbeveratoi devono essere costruiti ed installati in modo da evitare contaminazioni<br />
ambientali, controllati e puliti almeno 1 volta al giorno. Il collegamento fra le aree di stabulazione<br />
delle pecore e la zona di mungitura deve essere il più semplice e lineare possibile evitando ostacoli<br />
quali piani inclinati scivolosi, attrezzature sporgenti e corridoi con curve troppo strette.<br />
Nei locali di stabulazione devono essere presenti dispositivi anti-incendio localizzati in zone<br />
facilmente accessibili e sottoposti a regolare manutenzione. Una completa prevenzione degli<br />
incendi prevede anche la predisposizione di fasce frangi-fuoco attorno ai recinti e ai ricoveri, la<br />
pulizia delle erbacce nelle zone adiacenti e il posizionamento lontano dai ricoveri dei materiali<br />
facilmente infiammabili o fonti di innesco.<br />
Controllo ambientale<br />
L’illuminazione dei ricoveri dovrebbe essere principalmente naturale; la luce adempie a<br />
importanti funzioni fisiologiche (irradiamento infrarosso, ritmo giorno/notte, stimolo per le<br />
ghiandole sessuali) e rappresenta inoltre un importante fattore di mantenimento delle condizioni<br />
igieniche per la sua azione battericida e per il contributo al mantenimento di un ambiente asciutto.<br />
Nella stalla deve essere garantita una intensità luminosa di almeno 15 lux che per l’uomo<br />
significa una luce appena sufficiente per poter leggere o scrivere a lungo. Per una adeguata<br />
illuminazione naturale si considera necessaria una superficie finestrata pari a 1/20 della superficie di<br />
pavimento. Gli ovili, inoltre, devono essere dotati di adeguata illuminazione artificiale: si consiglia<br />
una potenza degli apparecchi illuminanti a fluorescenza di almeno 1,45 W/m² (UFV, 2003a).<br />
51
Un sistema di ventilazione dei ricoveri, sia naturale che artificiale, è necessario per evitare<br />
l’umidità, la condensa e soprattutto le correnti d’aria, ai quali gli ovi-caprini sono particolarmente<br />
sensibili. La superficie di entrata dell’aria deve essere prevista su entrambi i lati lunghi del ricovero,<br />
a seconda della direzione del vento.<br />
2005):<br />
In caso di ventilazione artificiale sono consigliati i seguenti valori (Sevi e Annicchiarico,<br />
• ventilazione estiva: ≥ 60 m³/h/capo<br />
• ventilazione invernale: ~ 45 m³/h/capo<br />
• velocità dell’aria: 1 m/s.<br />
Per ridurre le alte temperature estive all’interno dei ricoveri è inoltre consigliata la<br />
realizzazione di sistemi di isolamento termico della copertura della stalla o l’installazione di un tetto<br />
coibentato (UFV, 2002).<br />
I valori ottimali di temperatura negli ovili oscillano tra i 10 e i 18 °C e il range di tolleranza tra<br />
6 e 26 °C; gli agnelli necessitano di temperature più elevate: 14-21 °C.<br />
Temperature superiori possono provocare significativa riduzione della risposta immunitaria,<br />
alterazione del bilancio minerale, riduzione della produzione lattea e del suo contenuto in caseina ed<br />
in grasso, peggioramento della qualità igienico-sanitaria e dell’attitudine casearia del latte (Sevi e<br />
Casamassima, 2006). L’elevata concentrazione di inquinanti (gas nocivi, microrganismi, polveri)<br />
negli ambienti di allevamento può ripercuotersi negativamente sulle condizioni di vita, sullo stato di<br />
salute e sulla produttività degli animali allevati, oltre a peggiorare le condizioni di lavoro degli<br />
addetti al governo degli animali.<br />
Infine, agli animali al pascolo dovrebbe essere sempre garantito l’accesso a zone di riparo<br />
naturali (alberi) o artificiali (reti ombreggianti, tettoie) in caso di condizioni climatiche avverse<br />
(sole, pioggia, vento). In un riparo tutti gli animali devono poter trovare posto<br />
contemporaneamente; in linea di principio valgono quindi le superfici minime precedentemente<br />
indicate (Tabella 1).<br />
Alimentazione e acqua di bevanda<br />
Sebbene gli ovini siano una specie rustica e frugale, una corretta alimentazione si rivela di<br />
primaria importanza nella tutela del benessere animale che si traduce nel raggiungimento di<br />
adeguati livelli produttivi. Come norma generale, gli alimenti somministrati devono essere<br />
appetibili e di buona qualità e non devono presentare alterazioni, odori e sapori anomali. E’<br />
importante garantire un apporto alimentare tale da mantenere un adeguato stato di salute e vigore<br />
degli animali in relazione al periodo produttivo, allo stato fisiologico e all’età dei soggetti.<br />
52
Il Body Condition Score (BCS) può rivelarsi un valido indicatore dello stato nutrizionale, di<br />
facile rilevazione anche in pieno di campo. Il BCS infatti descrive lo stato di una pecora mediante<br />
un’attribuzione di punteggi in base allo stato di ingrassamento valutabile attraverso l’esame visivo e<br />
tattile del deposito di grasso sopra ed intorno alle vertebre nella regione lombare.<br />
Alcuni Autori hanno suggerito i seguenti punteggi per le varie fasi del ciclo di produzione<br />
(Thompson e Meyer, 1994).<br />
Tabella 3 – BCS ottimale per fase di produzione<br />
Fase Punteggio ottimale<br />
Mantenimento 3,0-4,0<br />
Inizio - metà gestazione 2,5–4,0<br />
Parto singolo 3,0–3,5<br />
Parto gemellare 3,5-4,0<br />
Svezzamento ≥ 2,0.<br />
Di seguito vengono sinteticamente prese in esame le varie fasi fisiologiche caratterizzate da<br />
peculiari esigenze nutrizionali.<br />
Svezzamento<br />
Lo svezzamento rappresenta un momento delicato per la vita sia della pecora che del giovane<br />
animale. Durante questa fase l’agnello deve passare, più o meno gradualmente, dalla condizione di<br />
monogastrico funzionale (lattante) a quella di poligastrico funzionale (ruminante). Per lo sviluppo<br />
della funzionalità dei prestomaci gli alimenti devono essere messi a libera disposizione dell’animale<br />
e devono essere caratterizzati da elevata concentrazione energetica, proteica e soprattutto fibrosa.<br />
Lo svezzamento comporta sempre un rallentamento del ritmo di accrescimento, con<br />
conseguente arresto oppure calo ponderale dell’animale. Il momento più opportuno per effettuare<br />
questa pratica è quando l’animale ha raggiunto 9-12 kg di peso o triplicato il peso alla nascita<br />
(Pulina, 2001).<br />
Pubertà<br />
Una corretta alimentazione delle giovani rimonte permette di raggiungere la pubertà nei tempi<br />
previsti cond un adeguato peso corporeo. Le carenze nutritive durante i primi mesi di vita sembrano<br />
comportare riduzione della fertilità e della prolificità mentre gli eccessi nel periodo pre-puberale<br />
possono determinare un eccessivo ingrassamento che può causare disfunzioni a livello ovarico, con<br />
effetti negativi sull’attività riproduttiva e, successivamente, anche sulla produzione lattea.<br />
L’integrazione alimentare con opportune quantità di concentrati, a partire dallo svezzamento,<br />
53
comporta una migliore efficienza riproduttiva delle agnelle, che si traduce in una maggiore fertilità<br />
e prolificità.<br />
Gli effetti dell’alimentazione possono inoltre interagire con quelli del fotoperiodo con risultati<br />
positivi (fotoperiodo corto nel periodo della monta) o negativi (quando almeno uno dei fattori è<br />
limitante) sulla precocità sessuale (Pulina, 2001).<br />
Ariete<br />
L’alimentazione è in grado di influenzare la fertilità dei maschi in quanto la produzione di<br />
spermatozoi dipende dalla quantità di energia digeribile assunta e dal livello proteico della razione<br />
(Pulina, 2001).<br />
Pecora<br />
I fabbisogni alimentari della pecora da latte nelle diverse fasi del ciclo produttivo variano in<br />
funzione di fattori quali razza, età e livello produttivo. Il numero dei feti e la fase della gravidanza<br />
influenzano le esigenze nutritive in gestazione. Tenuto conto che gran parte delle perdite embrionali<br />
si verificano nel primo mese di gestazione, gli effetti dell’alimentazione sulla sopravvivenza<br />
embrionale e sullo sviluppo della placenta non possono che essere di grande importanza per<br />
ottenere buoni risultati riproduttivi.<br />
Nel corso del 2°-3° mese di gestazione la placenta manifesta un’elevata attività proliferativa e<br />
di accrescimento, sino a raggiungere il 10% del peso dei feti a termine, tuttavia i fabbisogni<br />
specifici sono ancora trascurabili. La capacità di ingestione della pecora è ancora elevata per cui<br />
possono essere utilizzati foraggi ricchi di fibra. Di norma in questa fase si realizza la messa in<br />
asciutta, che dovrebbe svolgersi nell’arco di tempo più breve possibile.<br />
La parte finale della gravidanza è sicuramente la più critica: si osserva il rapido aumento dei<br />
fabbisogni legato all’accrescimento del feto e allo sviluppo dell’apparato mammario. Inoltre nelle<br />
ultime settimane prima del parto la capacità di ingestione è limitata dall’ingombro dei feti e degli<br />
invogli. Un buon pascolo può coprire i fabbisogni fino alla metà del quarto mese dopodiché è<br />
necessario la somministrazione graduale di concentrati per far fronte alle aumentate esigenze<br />
(U.N.A.P.O.C., 1992).<br />
I primi due mesi di lattazione sono caratterizzati da fabbisogni molto elevati ed è inevitabile<br />
che le pecore ricorrano alla mobilizzazione delle riserve lipidiche e proteiche. Questo processo è da<br />
considerarsi normale purché la perdita di peso non superi il 15% del peso corporeo che si verifica<br />
nelle prime 6-8 settimane di lattazione (Pulina, 2001). Uno dei fattori che condiziona in maniera<br />
evidente il livello produttivo quanti-qualitativo delle pecore nei primi mesi di lattazione è dato dal<br />
corretto bilancio della razione in tutte le fasi fisiologiche; infatti, anche in presenza di razioni di<br />
elevata qualità è pressoché inevitabile che nei primi mesi di lattazione le pecore abbiano un bilancio<br />
54
energetico negativo. L’attribuzione dei punteggi relativi alla condizione corporea in funzione del<br />
momento produttivo permette di valutare lo stato di ingrassamento e indirettamente la correttezza<br />
del piano alimentare. L’INRA suggerisce che da un BCS ottimale al parto di 3,25-3,5 si possa<br />
arrivare ad un BCS minimo di 2,0-2,5 alla 6°-8° settimana di lattazione (INRA, 1988).<br />
Dal punto di vista nutrizionale la differenza tra la fase di inizio e quella di piena lattazione è<br />
caratterizzata dal fatto che gli animali siano in bilancio energetico negativo (prima fase) o positivo<br />
(seconda fase). Nelle aree mediterranee, generalmente gli animali si trovano in questa fase di<br />
transizione in corrispondenza con l’inizio della ripresa vegetativa (da febbraio ai primi di aprile a<br />
seconda delle latitudini e delle altitudini). Pertanto, per due-tre mesi la fase di piena lattazione<br />
coincide con il periodo dell’anno in cui si ha la massima disponibilità di erba. In questi casi<br />
l’alimentazione fornita dal pascolo potrebbe consentire di:<br />
- massimizzare la produzione di latte;<br />
- recuperare gradualmente le riserve corporee perse nella prima parte della lattazione;<br />
- evitare l’ingrassamento eccessivo dei soggetti.<br />
Questi tre obiettivi sono difficilmente perseguibili quando pecore di livelli produttivi molto<br />
diversi sono sottoposte allo stesso trattamento alimentare. Infatti l’adozione di corrette tecniche<br />
alimentari non può prescindere dalla suddivisione del gregge in almeno due gruppi creati sulla base<br />
del livello produttivo degli animali. In sintesi, l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di<br />
ottimizzare l’utilizzo del pascolo. Nella parte iniziale della primavera, data l’elevata disponibilità di<br />
erba, eventuali integrazioni con concentrati possono comportare un miglioramento del<br />
bilanciamento dell’apporto complessivo di nutrienti. A fine primavera, invece, l’integrazione<br />
assume di nuovo una notevole importanza soprattutto in presenza di pascoli di graminacee che non<br />
riescono a coprire i fabbisogni proteici (Pulina, 2001).<br />
Gli animali devono poter aver accesso ad acqua fresca e pulita in ogni momento del giorno.<br />
La stima del consumo giornaliero di acqua è di 7-10 litri per gli arieti e le pecore gravide, 10-<br />
12 per le pecore in lattazione, 0,5-1 per gli agnelli (U.N.A.P.O.C.,1992); tuttavia la valutazione del<br />
fabbisogno idrico degli animali al pascolo è di notevole difficoltà. Gli animali alimentati con l’erba,<br />
generalmente, ingeriscono una quantità di acqua superiore al loro fabbisogno giornaliero che<br />
dipende, oltre che dal contenuto di umidità dell’erba anche dalla temperatura ambientale e dalla<br />
durata dell’esposizione al sole. Lo stress idrico determina sempre un’alterazione più o meno<br />
pronunciata del profilo metabolico, spesso una riduzione del peso vivo, nei casi più gravi una<br />
diminuzione della produzione di latte e, nelle pecore gravide, un aumento degli aborti e della<br />
mortalità neonatale (Sevi e Casamassima, 2006). Per salvaguardare la salute e la produttività degli<br />
animali l’acqua dovrebbe essere esente da sostanze tossiche e nocive, germi patogeni (coliformi<br />
55
totali, coliformi fecali, streptococchi fecali); in Tabella 4 sono riportati i limiti ammessi per quanto<br />
riguarda le possibili sostanze presenti (Formigoni, 2006).<br />
Tabella 4 - Acque per uso zootecnico: limiti massimi consigliati<br />
Parametri Limiti massimi consigliati<br />
Temperatura 20°C<br />
Durezza totale 40°F<br />
Residuo secco a 180°C 800 mg/l<br />
Ammoniaca Assente (tracce)<br />
Sostanza organica 4 mg/l<br />
Ferro 0,5 mg/l<br />
Manganese 0,2 mg/l<br />
Nitrati 40 mg/l<br />
Nitriti Assenti (tracce)<br />
Solfati 200 mg/l<br />
Cloruri 200 mg/l<br />
Metalli tossici Assenti<br />
Detergenti e/o tossici Assenti<br />
Igiene, sanità e aspetti comportamentali<br />
Anche nei sistemi semi-estensivi le pecore possono trascorrere molto tempo nell’ovile per cui<br />
risulta fondamentale un corretto management della lettiera che può consentire di limitare l’insorgere<br />
delle mastiti, migliorare le caratteristiche igienico-sanitarie del latte e la sua attitudine alla<br />
caseificazione, nonché tutelare il benessere degli animali.<br />
La lettiera permanente può essere mantenuta sufficientemente pulita e confortevole<br />
aggiungendo, con frequenza settimanale o bisettimanale (in funzione delle condizioni climatiche),<br />
idonei quantitativi di paglia (mediamente 0,2-3 kg/capo per giorno) mantenendo un’altezza di circa<br />
30-40 cm. La rimozione completa della lettiera con disinfezione e disinfestazione dei locali<br />
dovrebbe avvenire ogni 3-4 mesi e dovrebbe comunque essere subordinata al monitoraggio<br />
periodico delle condizioni di stalla (polverosità, odori, umidità, condensa). Può rappresentare un<br />
valido aiuto l’impiego di ammendanti (paraformaldeide, bentonite, perfosfato) con azione<br />
batteriostatica, assorbente, antidegradativa (Gastaldo e Rossi, 2007).<br />
La lattazione rappresenta un periodo delicato per la pecora durante il quale è sottoposta ad una<br />
serie di fattori stressanti che possono pregiudicare il suo benessere. Una corretta tecnica di<br />
mungitura è fondamentale per il mantenimento di un soddisfacente stato di salute e benessere agli<br />
animali e per l’ottenimento di un latte di buona qualità. L’aumento del contenuto in cellule<br />
somatiche (CCS) del latte di massa può essere considerato un indicatore efficace per la valutazione<br />
56
del malessere in pecore in lattazione. Dalla letteratura consultata risulta come possibile<br />
discriminante il valore soglia di 1.500.000 cell/ml (Rosati e coll., 2005). Tale parametro risulta<br />
influenzato da fattori correlati direttamente con l’animale (età, fase di lattazione, presenza di mastiti<br />
e/o traumi) ma anche con l’ambiente: inappropriata tecnica di mungitura, inadeguata manutenzione<br />
e/o pulizia degli impianti, elevata densità di allevamento, condizioni ambientali e della lettiera non<br />
idonee, scorretto handling, alimentazione non equilibrata.<br />
La salute degli animali deve essere salvaguardata con il controllo e la prevenzione delle<br />
malattie mediante l’applicazione di appropriate terapie e programmi di profilassi predisposti dal<br />
veterinario. Possono essere considerati segni di un buono stato di salute: sensorio vigile, appetito,<br />
ruminazione, andatura regolare e movimenti agevoli e liberi, vello uniforme e lucido, assenza di<br />
lesioni cutanee e podali.<br />
Nel caso si verifichino problemi di mastite, è buona regola mungere gli animali affetti per<br />
ultimi, in modo da evitare il contagio al resto del gregge. Risulta una pratica conveniente la<br />
marcatura con vernici atossiche dei capi risultati positivi al CMT per la loro più agevole<br />
individuazione da parte dell’allevatore che provvederà alla somministrazione di trattamenti più<br />
idonei.<br />
La nascita di agnelli morti comporta la rimozione immediata dei corpi e delle placente che<br />
dovranno essere poi smaltiti secondo le normative sanitarie vigenti.<br />
L’eventuale soppressione di un animale malato deve essere effettuata dal medico veterinario in<br />
maniera indolore e dovrebbe sempre essere seguita dall’esame autoptico per consentire la diagnosi<br />
e/o confermare il sospetto clinico dell’evento patologico.<br />
Le infestioni parassitarie, oltre a determinare fastidi fisici all’animale, possono provocare una<br />
sensibile riduzione dell’efficienza alimentare con conseguente diminuzione dell’incremento<br />
ponderale, della produzione del latte nonché un’alterazione delle performance riproduttive ed un<br />
accorciamento della carriera produttiva. Gli interventi di sverminazione effettuati per il controllo<br />
delle parassitosi non possono prescindere dalla conoscenza dell’effettiva condizione parassitologica<br />
del gregge, risultano quindi indispensabili adeguati esami coprologici a supporto degli interventi<br />
antielmintici (Ambrosi, 1995). La carica infestante nell’ambiente può essere opportunamente ridotta<br />
applicando accorgimenti quali:<br />
- evitare il pascolamento nelle prime ore del mattino perché le larve di molti strongili<br />
gastrointestinali si concentrano sulla rugiada presente sugli steli dell’erba;<br />
- limitare ristagni idrici, drenaggi morti, tracimazioni di abbeveratoi in quanto habitat tipici di<br />
molluschi ospiti intermedi di alcuni trematodi;<br />
57
- prevedere turnamenti dei pascoli inserendo il riposo dei terreni per tempi sufficienti ad<br />
abbassare la carica parassitaria infestante;<br />
- destinare i terreni meno contaminati ai giovani animali che sono più sensibili alle infestazioni<br />
parassitarie.<br />
Nell’allevamento ovino sono praticate alcune forme di mutilazione sia per il mantenimento<br />
delle caratteristiche qualitative di alcune produzioni (castrato), sia come pratiche gestionali<br />
dell’allevamento (taglio della coda, decornazione, taglio delle orecchie). La pratica della<br />
castrazione, pur non frequente nei nostri allevamenti, è tuttavia una operazione che deve essere<br />
effettuata in anestesia, avendo cura di vigilare sugli animali per almeno due giorni dopo l’intervento<br />
(Boesch e coll., 2003). Il taglio della coda senza l’impiego degli anestetici deve essere eseguito<br />
entro la prima settimana di vita avendo cura che la lunghezza del moncone residuo sia sufficiente a<br />
coprire l’ano nel maschio e la vulva nella femmina. Tra i sistemi esistenti, quello praticato con il<br />
coltello è preferibile all’utilizzo dell’anello elastico per la maggiore rapidità di esecuzione che<br />
permette di arrecare minore stress per l’animale. La decornazione è prevista solo nei casi in cui la<br />
crescita delle corna comporti pericolo di lesioni per l’animale stesso o per gli altri componenti del<br />
gregge e nel caso in cui gli animali mostrino difficoltà ad accedere alle poste autocatturanti per<br />
l’alimentazione. La decornazione completa e permanente deve essere praticata esclusivamente in<br />
anestesia generale (AA. VV., 2001; AA.VV., 2006). Il taglio delle orecchie, consuetudine diffusa<br />
tra taluni allevatori per l’identificazione dell’allevamento, è una mutilazione evitabile in quanto<br />
l’allevatore è tenuto all’identificazione degli animali della propria azienda tramite l’applicazione<br />
delle marche auricolari previste per legge.<br />
L’utilizzo dei campanacci è una pratica diffusamente utilizzata per la movimentazione e la<br />
localizzazione del gregge, tuttavia può arrecare disturbo agli animali.<br />
Un’operazione utile al mantenimento del benessere animale è la tosatura: l’epoca più adatta è<br />
la tarda primavera, quando la temperatura è piuttosto elevata e costante. E’ necessario prestare<br />
attenzione a non causare abrasioni o ferite alla cute e impiegare attrezzature adeguate e in buono<br />
stato di manutenzione (Casamassima e coll., 2004).<br />
58
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Hughes B.O., 1976 - Behaviour as an index of welfare. Proc. V Europ. Poult. Conf., Malta,<br />
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Il Divulgatore, 2000 - L’allevamento degli ovini: moderne tecniche per produzioni di qualità.<br />
Anno XXIII n.4/5 – Aprile/Maggio. Calderini Edagricole.<br />
INRA, 1988 – Alimentation des bovins, ovins & caprins. INRA, Paris.<br />
ISTAT, 2005 – 5° Censimento generale dell’agricoltura.<br />
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Ricoveri ed effetti dello stress da calore. Large Animal Review, Anno 4, n.4, Dicembre: 29-34.<br />
Jacobsen K.L., 1999 - Il benessere delle bovine da latte nei climi caldi e umidi. Parte II. La<br />
riduzione dello stress. Large Animal Review, Anno 5, n.1, Marzo: 39-46.<br />
L.R. n.25, 1999 - Norme per la valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari ottenuti con<br />
tecniche di produzione integrata e tutela contro la pubblicità ingannevole.<br />
Mariani G., Nocetti M., Vecchia P., 2004 - Le buone pratiche gestionali che aiutano a<br />
controllare le mastiti. Inf. Agr. 39: 43-48.<br />
Mattiello S., Arduino D., Tosi M.V., Carenzi C., 2005 - Survey on housing, management and<br />
welfare of dairy cattle in tie-stalls in western Italian Alps. Acta Agriculturae Scandinavica, Section<br />
A, 55: 31-39.<br />
61
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parameters. Ital. J. Anim. Sci., 4: 223-231.<br />
Nardone A. e Ronchi B., 1999 - Lo stress da caldo nelle bovine da latte: benessere e aspetti<br />
produttivi. Convegno Nazionale “Parliamo di…benessere e allevamento animale” Fossano, Ottobre<br />
1999.<br />
Nicolussi P., Cannas A., 2005 – Il benessere nella mungitura degli ovini da latte. Linee guida<br />
pubblicate dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna “G. Pegreffi”.<br />
Passillé A.M. de, Rushen J., 2005 - Can we measure human-animal interactions in on-farm<br />
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Pulina G., 2001 – L’alimentazione degli ovini da latte. Avenue Media.<br />
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behaviours in heifers before, during and after the grazing period. Applied Animal Behavioural<br />
Science, 26: 56-67.<br />
Redbo I., 1993 - Stereotypes and cortisol secretion in heifers subjected to tethering. Applied<br />
Animal Behaviuoral Science, 38: 213-225.<br />
Regione Autonoma della Sardegna – Direttive operative per l’attuazione della misura F –<br />
Azione “Miglioramento del benessere degli animali”. Piano di Sviluppo Rurale della Regione<br />
Sardegna 2000/2006.<br />
Regione Emilia Romagna – Buone pratiche zootecniche e aree di valutazione di miglioramento<br />
del benessere animale – Misura 215 “Pagamenti per il benessere animale” – Allegato 2. pagg. 31-<br />
38.<br />
Reg. CE n.1804, 1999 - Integrazione per le produzioni animali al Reg. CE 2092/91 relativo al<br />
metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e alla indicazione di tale metodo sui prodotti<br />
agricoli e sulle derrate alimentari.<br />
Rosati R., Militello G., Borselli C., Giangolini G., Ametiste S., Brajon G., Gazzoni S., Casini<br />
M., Scatassa M., Bono P., Cannas A., Mugoni G., Simula M., Denti G., Gradassi S., Fagiolo A.,<br />
2005 – Cellule somatiche nel latte ovino e caprino: definizione del valore medio nazionale e del<br />
valore fisiologico. Scienza e tecnica lattiero-casearia, 56 (3).<br />
Rossi P. e Betti S., 1999 - Stalle per vacche da latte. Centro Ricerche Produzioni Animali. Ed.<br />
L’informatore Agrario.<br />
Rossi P., Gastaldo A. e Ferrari P., 2002 - Strutture, attrezzature e impianti per vacche da latte.<br />
Centro Ricerche Produzioni Animali. Ed. Inf.Agr..<br />
62
Rossi P., Gastaldo A., 2004 - Mungitura: strutture, macchine e attrezzature. I supplementi di<br />
Agricoltura 24.<br />
Rossi P. e Gastaldo A., 2005a - La cuccetta ideale per le bovine. Supplemento a Inf.Agr..39.<br />
Rossi P. e Gastaldo A., 2005b - I fabbisogni idrici dei bovini e dei suini. Agricoltura Dossier:<br />
“L'acqua di bevanda negli allevamenti”, Luglio/Agosto: 137-140.<br />
Rossi P. e Gastaldo A., 2007 - Come scegliere grigliati e cuccette. L’allevatore Magazine,<br />
LXIII, (3): 53-61.<br />
Salghetti A. e Manghi E., 2004 - <strong>Zootecnia</strong> biologica, parmigiano reggiano e unifeed: aspetti<br />
economici e qualitativi nella produzione di latte. Ann. Fac. Medic. Vet. di Parma, vol. XXIV.<br />
Sandoe P. e Christiansen S.B., 2004 - Benessere degli animali: una nuova sfida e una nuova<br />
opportunità per la zootecnia da latte. 7° Conferenza Mondiale Allevatori Razza Bruna.<br />
Sevi A., Annicchiarico G., 2005 - Benessere animale: il problema delle strutture e degli<br />
impianti. Convegno di Studi su: Il benessere animale e la qualità delle produzioni nei piccoli<br />
ruminanti, Sassari 2005.<br />
Sevi A., Casamassima D., 2006 - Lo studio del benessere negli ovini e nei caprini: peculiarità,<br />
strumenti ed obiettivi. In: Il benessere degli animali da reddito: quale e come valutarlo. Piacenza<br />
2006. FONDIZ, 67.<br />
Sundrum A., Andersson R., Postler G., 1994 - Tiergerechtheitsindex-200. Institut für<br />
Organishen Landbau, Bonn.<br />
Thompson J.M., Meyer H., 1994 - Body Condition Scoring of Sheep. Oregon State University<br />
Extension Service.<br />
Tosi V., Canali E., Mattiello S., Ferrante V, Carenzi C., Verga M., 2003a - Benessere dei suini<br />
e delle bovine da latte: punti critici e valutazione in allevamento. Fondaz. Iniz. Zooprof. e Zoot.,<br />
Brescia.<br />
Tosi M.V., Mattiello S., Ferrante V., Canali E., 2003b - L’importanza del mungitore per la<br />
salute e la produttività delle bovine da latte. Inf.Agr..15: 85-88.<br />
Tuyttens F.A.M., 2005 - The importance of straw for pig and cattle welfare: a review. Appl.<br />
Anim. Behav. Sci. 92: 261-282.<br />
Ufficio Federale di Veterinaria (U.F.V.), 2002 – Valori climatici della stalla e loro misura<br />
nella detenzione di animali da reddito. Berna.<br />
Ufficio Federale di Veterinaria (U.F.V.), 2003a – Direttive per la custodia di ovini. Berna.<br />
Ufficio Federale di Veterinaria (U.F.V.), 2003b - Esigenze concernenti la detenzione<br />
permanente di animali da reddito all'aperto (delle specie bovina, ovina, caprina, equina e suina):<br />
protezione da condizioni meteorologiche estreme e assistenza. Berna.<br />
63
Roma.<br />
Unione Nazionale Associazioni Produttori Ovi-Caprini (U.N.A.P.O.C.), 1992 – Ovinicoltura..<br />
Verga M. e Carenzi C., 1998 - Interazione con l'uomo, reazioni di timore ed effetti negli<br />
animali da reddito. Large Animal Review, Anno 4, n.4, Dicembre: 5-10.<br />
Verga M. e Ferrante V., 2001 - Il benessere degli animali nell’allevamento convenzionale e<br />
nell’allevamento biologico. Atti I Conv. ZOOBIODI “<strong>Zootecnia</strong> biologica italiana: risultati e<br />
prospettive”, pagg. 16-23.<br />
Verga M., Normando S., Consonni S., Canali E., 2002 – Indicatori integrati di benessere nel vitello<br />
a carne bianca. In: Amadori M., Archetti I. La valutazione del benessere nella specie bovina. FONDIZ,<br />
Brescia, pagg. 21-36.<br />
Zecconi A., Casirani G., Binda E., Belotti M., Piccinini R., 2004 - Robot di mungitura. Sanità<br />
della mammella. DIPAV, Regione Lombardia.<br />
Zezza F. e De Paolo P., 2006 - Area di riposo a cuccette: un punto critico per la bovina in<br />
condizioni di stress da caldo. Large Animal Review, 12, Agosto n°4: 3-12.<br />
64
SISTEMA DI VALUTAZIONE DEL BENESSERE<br />
METODOLOGIA DI LAVORO<br />
Il sistema di monitoraggio effettuato (Allegato II, III) ha permesso di raccogliere un’ampia<br />
serie di informazioni che sono state utilizzate per giungere ad una valutazione del grado di<br />
benessere nell’allevamento. Ai parametri considerati sono stati assegnati punteggi con variabilità<br />
compresa tra –2 e +2. Il criterio adottato per la loro assegnazione si è basato sull’esistenza di vincoli<br />
legislativi e sulla possibilità di una oggettiva rilevazione del parametro considerato.<br />
totale.<br />
Si sono ottenuti punteggi parziali per ciascuna macroarea, la cui somma ha fornito il punteggio<br />
In base al punteggio totale ottenibile sono state dedotte quattro classi di appartenenza:<br />
Classe 1. Allevamenti con un grado di benessere animale gravemente insufficiente;<br />
Classe 2. Allevamenti con un grado di benessere animale insufficiente;<br />
Classe 3. Allevamenti con un grado di benessere animale sufficiente;<br />
Classe 4. Allevamenti con un grado di benessere animale buono.<br />
Bovini<br />
L’allegato IV riporta i punteggi attribuiti ad ogni singolo parametro che compone le diverse<br />
macroaree. La tabella 1 illustra i punteggi minimi e massimi raggiungibili in ciascuna macroarea e<br />
complessivamente.<br />
Tabella 1 - Punteggi minimi e massimi raggiungibili<br />
Macroarea Punteggio raggiungibile<br />
Minimo Massimo<br />
A. Management aziendale e personale -12,0 9,0<br />
B. Sistemi di allevamento e di stabulazione -21,5 9,5<br />
C. Controllo ambientale -8,0 5,0<br />
D. Alimentazione e acqua di bevanda -8,0 6,0<br />
E. Aspetti igienico-sanitari -4,0 1,0<br />
Punteggio complessivo -53,5 30,5<br />
In base al punteggio scaturito sono stati individuati quattro range in base ai quali le aziende<br />
sono state classificate come segue:<br />
1. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra –53,5 e-27,5;<br />
2. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra –27 e –0,5;<br />
65
3. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra 1 e 15;<br />
4. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra 15,5 e 30,5.<br />
Alla luce di questo criterio di ripartizione le aziende oggetto dell’indagine si sono distribuite<br />
nelle quattro classi come segue (Tab.2):<br />
Tabella 2 – Ripartizione delle aziende per classe di appartenenza<br />
Classe di appartenenza % di aziende<br />
1 0<br />
2 31<br />
3 65<br />
4 4<br />
Dai risultati ottenuti non sembrano evidenziarsi situazioni di grave insufficienza, il 65% del<br />
campione presenta condizioni di benessere animale soddisfacenti a conferma delle prime<br />
valutazioni effettuate nell’indagine conoscitiva.<br />
In conseguenza del fatto che punteggi complessivi positivi potrebbero mascherare situazioni di<br />
carenza in alcuni settori dell’allevamento, anche ciascuna macroarea è stata valutata secondo le<br />
classi di appartenenza precedentemente descritte (Tab. 3).<br />
Tabella 3 – Punteggi minimi e massimi raggiungibili nelle classi di appartenenza delle<br />
varie macroaree e ripartizione percentuale delle aziende nelle classi<br />
MACROAREA<br />
A. Management<br />
aziendale e<br />
personale<br />
B. Sistemi di<br />
allevamento e di<br />
stabulazione<br />
C. Controllo<br />
ambientale<br />
D. Alimentazione e<br />
acqua di bevanda<br />
E. Aspetti igienicosanitari<br />
CLASSE DI APPARTENENZA PER LIVELLO DI BENESSERE<br />
Gravemente<br />
insufficiente<br />
Insufficiente Sufficiente Buono<br />
min max % min max % min max % min max %<br />
-12 -6,5 - -6 -0,5 11 0 5 87 5,5 9 2<br />
-21,5 -11,5 2 -11 -0,5 47 0 5 44 5,5 9,5 7<br />
-8 -4,5 9 -4 -0,5 49 0 3 33 3,5 5 9<br />
-8 -4,5 - -4 -0,5 11 0 3 87 3,5 6 2<br />
-4 -2,5 - -2 -0,5 7 0 1 93<br />
Le macroaree B e C presentano le maggiori difficoltà nel raggiungimento di adeguati standard<br />
di benessere in quanto un buon numero di aziende (rispettivamente il 49% ed il 58%) riporta<br />
punteggi più o meno marcatamente insufficienti. Le macroaree A, D ed E invece fanno rilevare<br />
valutazioni positive in quasi il 90% delle aziende.<br />
66
Il diagramma 1 riassume graficamente le situazioni precedentemente descritte.<br />
Diagramma 1 – Rappresentazione grafica della distribuzione dei punteggi<br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
Totale Macro A Macro B Macro C Macro D Macro E<br />
Buono<br />
Suff.<br />
Insuf.<br />
Grav. Insuf.<br />
Il diagramma 2 evidenzia come i valori dei punteggi medi relativi alle singole macroaree e al totale<br />
si posizionano in prossimità della soglia di sufficienza.<br />
Diagramma 2 – Rappresentazione a ragnatela dei punteggi medi<br />
Macro E<br />
Macro D<br />
Totale<br />
40<br />
20<br />
0<br />
-20<br />
-40<br />
-60<br />
Macro C<br />
Macro A<br />
Macro B<br />
min<br />
soglia<br />
max<br />
valore<br />
67
Ovini<br />
L’allegato V riporta i punteggi attribuiti ad ogni singolo parametro che compone le diverse<br />
macroaree. La seguente tabella illustra i punteggi minimi e massimi raggiungibili in ciascuna<br />
macroarea e globalmente.<br />
Tabella 4 - Punteggi minimi e massimi raggiungibili<br />
Macroarea Punteggio raggiungibile<br />
Minimo Massimo<br />
A. Management aziendale e personale -8 9<br />
B. Sistemi di allevamento e di stabulazione -7 3<br />
C. Controllo ambientale -4 2<br />
D. Alimentazione e acqua di bevanda -1 2<br />
E. Aspetti igienico-sanitari -4 4<br />
Punteggio complessivo -24 20<br />
In base al punteggio scaturito sono stati individuati quattro range in base ai quali le aziende<br />
sono state classificate come segue:<br />
Classe 1. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra -24 e –12;<br />
Classe 2. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra -11 e –1;<br />
Classe 3. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra 0 e +10;<br />
Classe 4. Aziende che hanno raggiunto un punteggio complessivo compreso tra +11 e +20;<br />
Alla luce di questo criterio di ripartizione le aziende oggetto dell’indagine si sono distribuite<br />
nelle quattro classi come segue (Tab.5):<br />
Tabella 5 – Ripartizione delle aziende per classe di appartenenza<br />
Classe di appartenenza % di aziende<br />
1 0<br />
2 10<br />
3 77<br />
4 13<br />
Dai risultati ottenuti non sembrano evidenziarsi situazioni di grave insufficienza e il 90% del<br />
campione presenta condizioni di benessere animale soddisfacenti a conferma delle prime<br />
valutazioni effettuate nell’indagine conoscitiva.<br />
In conseguenza del fatto che punteggi complessivi positivi potrebbero mascherare situazioni di<br />
carenza in alcuni settori dell’allevamento, anche ciascuna macroarea è stata valutata secondo le<br />
classi di appartenenza precedentemente descritte (Tab. 6).<br />
68
Tabella 6 – Punteggi minimi e massimi raggiungibili nelle classi di appartenenza delle<br />
varie macroaree e ripartizione percentuale delle aziende nelle classi<br />
MACROAREA<br />
A. Management<br />
aziendale e<br />
personale<br />
B. Sistemi di<br />
allevamento e di<br />
stabulazione<br />
C. Controllo<br />
ambientale<br />
D. Alimentazione<br />
e acqua di<br />
bevanda<br />
E. Aspetti<br />
igienico-sanitari<br />
CLASSE DI APPARTENENZA PER LIVELLO DI BENESSERE<br />
Gravemente<br />
insufficiente<br />
Insufficiente Sufficiente Buono<br />
min max % min max % min max % min max %<br />
-8 -5 - -4 -1 8 0 4 71 5 9 21<br />
-7 -5 - -4 -1 27 0 1 60 2 3 13<br />
-4 -3 - -2 -1 6 0 1 40 1 2 54<br />
-1 0 4 0 1 52 1 2 44<br />
-4 -3 15 -2 -1 43 0 2 19 3 4 23<br />
La macroarea E presenta le maggiori difficoltà nel raggiungimento di adeguati standard di<br />
benessere in quanto oltre la metà delle aziende (58%) riporta punteggi più o meno marcatamente<br />
insufficienti. Le macroaree A, C, D invece fanno rilevare valutazioni positive in oltre il 90% delle<br />
aziende.<br />
Il diagramma 3 riassume graficamente le situazioni precedentemente descritte.<br />
Diagramma 3 – Rappresentazione grafica della distribuzione dei punteggi<br />
100%<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
Totale Macro A Macro B Macro C Macro D Macro E<br />
Buono<br />
Suff.<br />
Insuf.<br />
Grav. Insuf.<br />
69
Il diagramma 2 evidenzia come i valori dei punteggi medi relativi alle singole macroaree e al totale<br />
si posizionano in prossimità della soglia di sufficienza.<br />
Diagramma 2 – Rappresentazione a ragnatela dei punteggi medi<br />
Macro E<br />
Macro D<br />
Totale<br />
20<br />
10<br />
0<br />
-10<br />
-20<br />
-30<br />
Macro C<br />
Macro A<br />
Macro B<br />
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E SPUNTI DI RIFLESSIONE<br />
L’esperienza condotta ha messo in evidenza che il metodo di indagine adottato può essere<br />
suscettibile di miglioramenti soprattutto legati al sistema di rilevamento delle informazioni.<br />
È emersa infatti la difficoltà di effettuare in azienda le misurazioni di alcuni parametri richiesti<br />
dalla normativa di riferimento o suggeriti dagli esperti in materia.<br />
Le schede di rilevazione adottate sono inoltre risultate eccessivamente cariche di elementi<br />
descrittivi difficilmente oggettivabili e punteggiabili che comportavano un allungamento della<br />
durata delle visite aziendali.<br />
Alla luce di queste considerazioni sono state elaborate due nuove schede (Allegato VI, VIII)<br />
con relativa griglia (Allegato VII, IX). Tali schede potrebbero risultare uno strumento di rilevazione<br />
più snello perché privo delle parti descrittive superflue e allo stesso tempo più efficace perché<br />
mirato alla valutazione di aspetti oggettivi, ripetibili e di semplice rilevazione.<br />
La valutazione del benessere animale in azienda risponde alle necessità avvertite in vari ambiti:<br />
legislativo, tecnico, operativo; per questa ragione la messa a punto di un metodo unico di<br />
rilevazione applicabile in maniera trasversale può raggiungere l’obiettivo di coniugare le diverse<br />
esigenze.<br />
min<br />
soglia<br />
max<br />
valore<br />
70
ALLEGATO IV: GRIGLIA DI VALUTAZIONE BOVINI DA LATTE<br />
71
BOVINI: Griglia di valutazione<br />
A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />
Biologico (Reg. CE 1804/99): 2 capi/ha = +1<br />
Superficie aziendale (ha)<br />
Integrato (L.R. 25/99): 2,5 capi/ha = +0<br />
Altro = -1<br />
Personale di stalla<br />
Corsi di formazione (ultimi 2 anni)<br />
Specifici = +2<br />
Attinenti e non obbligatori = +1<br />
Altro = 0<br />
Presenza figure professionali<br />
Sì = +1<br />
No = -1<br />
Frequenza ispezione degli animali<br />
Quotidiana = 0<br />
Saltuaria = -2<br />
Frequenza di ispezione degli impianti<br />
automatici e meccanici indispensabili per la<br />
salute e il benessere degli animali<br />
Quotidiana = 0<br />
Saltuaria = -2<br />
Presenza generatori di corrente alternativi<br />
Sì = +1<br />
No = 0<br />
Impianto di mungitura<br />
Sì = 0<br />
Conoscenza dei parametri tecnici<br />
No = -1<br />
2/anno = +2<br />
Frequenza manutenzione/anno<br />
1/anno = 0<br />
Quando serve/Nessuno = -2<br />
Pratiche di allevamento<br />
>23 mesi = +2<br />
Età al 1° parto<br />
50% = +1<br />
varie aree<br />
Area mungitura<br />
Sì = 0<br />
Presenza di una sala di mungitura<br />
No = -1<br />
Sala di mungitura<br />
Adeguata = 0<br />
Fossa del mungitore<br />
Non adeguata = -0,5<br />
Collegamento fossa-piano di calpestamento<br />
Agevole = 0<br />
Disagevole = -1<br />
Separazione zona mungitura-ambiente di Sì = +1<br />
stabulazione<br />
No = 0<br />
Uscita area mungitura<br />
Agevole = 0<br />
Disagevole = -0,5<br />
Possibilità di abbeverarsi all'uscita della Sì = +1<br />
mungitura<br />
No = -1<br />
Illuminazione artificiale<br />
C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />
Sufficiente = 0<br />
Insufficiente = -1<br />
Coibentazione del tetto<br />
Si = +1<br />
No = 0<br />
Presenza di tecniche per ridurre lo stress Si = +2<br />
termico estivo<br />
No = -2<br />
Odori presenti in stalla<br />
No = 0<br />
Si = -1<br />
Aree esterne<br />
Presenza abbeveratoi<br />
Presenti con acqua corrente = +1<br />
Presenti con acqua ferma = 0<br />
Assenti = -2<br />
Presenza ripari<br />
Sì = +1<br />
No = -2<br />
Mangiatoie<br />
D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />
>0,65 cm = 0<br />
Fronte mangiatoia<br />
0,75 cm = +0,5<br />
2/anno = +1<br />
Frequenza rimozione/anno<br />
ALLEGATO V: GRIGLIA DI VALUTAZIONE OVINI DA LATTE<br />
74
OVINI: Griglia di Valutazione<br />
A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />
Biologico (Reg. CE 1804/99): 13,3 capi/ha = +2<br />
Superficie aziendale (ha)<br />
Integrato (L.R. 25/99): 16,4 capi/ha = +1<br />
Altro = 0<br />
Personale di stalla<br />
Corsi di formazione (ultimi 2 anni)<br />
Specifici = +2<br />
Attinenti e non obbligatori = +1<br />
Altro = 0<br />
Frequenza di ispezione degli animali<br />
Quotidiana = 0<br />
Saltuaria = -2<br />
Impianto di mungitura<br />
Sì = 0<br />
Conoscenza parametri tecnici<br />
No = -1<br />
2/anno = +2<br />
Frequenza manutenzione/anno<br />
1/anno = 0<br />
Quando serve/Nessuno = -2<br />
Pratiche di allevamento<br />
No = +1<br />
Taglio della coda<br />
Si = 0<br />
Taglio delle orecchie<br />
No = +1<br />
Sì = -1<br />
Decornazione<br />
No/Straordinaria = 0<br />
Sistematica = -2<br />
Svezzamento<br />
Brusco = +1<br />
Graduale = 0<br />
B. SISTEMI DI ALLEVAMENTO E DI STABULAZIONE<br />
= 1,5 m²/capo = +2<br />
Superficie coperta<br />
> 0,8 m²/capo = +1<br />
m²/capo adulto<br />
= 0,8 m²/capo = 0<br />
< 0,8 m²/capo = -2<br />
Presenza pericoli<br />
No = 0<br />
Sì = -1<br />
Possibilità di isolamento dei capi<br />
Separazione fisica = 0/-1<br />
Contatto visivo = 0/-1<br />
Area di attesa pre-mungitura<br />
Presenza/Assenza = +1/-1<br />
Copertura = 0/-1<br />
Illuminazione<br />
C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />
Artificiale: Presenza/assenza = 0/-2<br />
Naturale: Sufficiente/Insufficiente (15 Lux) = +/-1<br />
Odori presenti in stalla<br />
No = 0<br />
Sì = -1<br />
Sì = 1<br />
Ripari sul pascolo<br />
Facile rientro = 0<br />
No = -1<br />
D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />
Disponibilità di acqua sul pascolo<br />
Presenza/Rientro in stalla = 0<br />
Assenza = -1<br />
Controllo qualità dell’acqua<br />
Artificiale = +1<br />
Naturale = -1<br />
75
Lettiera<br />
Frequenza rimozione/anno<br />
Monitoraggio antiparassitario<br />
Analisi coprologiche<br />
Presenza Veterinario<br />
E. ASPETTI IGIENICO-SANITARI<br />
2/anno = +1<br />
1/anno = -1<br />
2/anno = +2<br />
1/anno = +1<br />
No analisi = -2<br />
Programmata = +1<br />
Al bisogno = -1<br />
76
ALLEGATO VI: PROPOSTA DI SCHEDA DI VALUTAZIONE BOVINI DA LATTE<br />
77
BOVINI: Proposta di Scheda di valutazione<br />
Data: Ora Inizio:<br />
GENERALITA’<br />
Azienda<br />
Ubicazione<br />
Titolare<br />
Razze allevate<br />
A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />
Superficie aziendale (ha) Totale: Pascolo: Seminativo:<br />
Vitelli: Manze:<br />
Animali totali<br />
Tori: Vacche:<br />
Personale di stalla n°:<br />
Specifici<br />
Corsi di formazione<br />
Attinenti e non obbligatori<br />
Altro<br />
Presenza figure professionali Sì No<br />
Frequenza ispezione degli animali<br />
Quotidiana<br />
Saltuaria<br />
Frequenza di ispezione degli impianti<br />
automatici e meccanici indispensabili per la<br />
salute e il benessere degli animali<br />
Quotidiana<br />
Saltuaria<br />
Presenza generatori di corrente<br />
alternativi<br />
Sì No<br />
Impianto di mungitura<br />
Conoscenza dei parametri tecnici<br />
Sì No<br />
Frequenza manutenzione/anno n°:<br />
Pratiche di allevamento<br />
>23 mesi<br />
Età al 1° parto<br />
50%<br />
varie aree<br />
Presenza pericoli<br />
Condizione dei pavimenti<br />
Condizione delle attrezzature<br />
Scivolosità<br />
Presenza asperità<br />
Facilità pulizia<br />
Buona<br />
Sufficiente<br />
Scarsa<br />
Presenza materiali nocivi Sì No<br />
Possibilità di isolamento dei capi<br />
(infermeria o area parto)<br />
Separazione fisica<br />
Contatto visivo<br />
Disponibilità di acqua<br />
Disponibilità di lettiera<br />
A secchio o a carrello<br />
Lattodotto<br />
Tunnel<br />
Impianto di mungitura<br />
Tandem<br />
Spina di pesce<br />
A giostra<br />
Altro<br />
Area pre-mungitura<br />
Sì No<br />
Presenza sala di attesa<br />
Collegamento stalla-sala di attesa Agevole Disagevole<br />
Sala di mungitura<br />
Area di mungitura<br />
Mungitura in stalla<br />
Sala di mungitura<br />
Adeguata Inadeguata<br />
Fossa del mungitore<br />
Collegamento fossa-piano di calpestamento Agevole Disagevole<br />
Separazione zona mungitura-ambiente di<br />
Sì No<br />
stabulazione<br />
Uscita area mungitura Agevole Disagevole<br />
Possibilità di abbeverarsi all'uscita della<br />
Sì No<br />
mungitura<br />
C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />
Illuminazione artificiale Sufficiente Insufficiente<br />
Coibentazione del tetto Sì No<br />
Docce<br />
Nebulizzatori<br />
Presenza di tecniche per ridurre lo stress<br />
Movimentazione dell’aria<br />
Sì No<br />
termico estivo<br />
Riduzione dell’esposizione solare<br />
(barriere)<br />
Altro<br />
Odori presenti in stalla Sì No<br />
Assenti<br />
Aree esterne<br />
Presenti con acqua corrente<br />
Presenza abbeveratoi<br />
Presenti con acqua ferma<br />
Presenza ripari Sì No<br />
79
D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />
Mangiatoie<br />
Fronte mangiatoia (animali adulti)<br />
n°:<br />
>0,65 cm<br />
2,80 m<br />
0,65 cm/capo<br />
0,75 cm<br />
400.000 cell/ml<br />
latte Superamento soglia (CCS 400.000 cell/ml)<br />
ALLEGATO VII: PROPOSTA GRIGLIA DI VALUTAZIONE BOVINI DA LATTE<br />
81
BOVINI: Proposta di Griglia di valutazione<br />
A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />
Biologico (Reg. CE 1804/99): 2 capi/ha = +1<br />
Superficie aziendale (ha)<br />
Integrato (L.R. 25/99): 2,5 capi/ha = +0<br />
Altro = -1<br />
Personale di stalla<br />
Corsi di formazione (ultimi 2 anni)<br />
Specifici = +2<br />
Attinenti e non obbligatori = +1<br />
Altro = 0<br />
Presenza figure professionali<br />
Sì = +1<br />
No = -1<br />
Frequenza ispezione degli animali<br />
Quotidiana = 0<br />
Saltuaria = -2<br />
Frequenza di ispezione degli impianti<br />
automatici e meccanici indispensabili per la<br />
salute e il benessere degli animali<br />
Quotidiana = 0<br />
Saltuaria = -2<br />
Presenza generatori di corrente alternativi<br />
Sì = +1<br />
No = 0<br />
Impianto di mungitura<br />
Sì = 0<br />
Conoscenza dei parametri tecnici<br />
No = -1<br />
2/anno = +2<br />
Frequenza manutenzione/anno<br />
1/anno = 0<br />
Quando serve/Nessuno = -2<br />
Pratiche di allevamento<br />
>23 mesi = +2<br />
Età al 1° parto<br />
50% = +1<br />
varie aree<br />
Possibilità di isolamento dei capi<br />
Separazione<br />
fisica<br />
Sì = 0<br />
No = -1<br />
Contatto<br />
visivo<br />
Sì = 0<br />
No = -1<br />
Disponibilità<br />
di acqua<br />
Sì = 0<br />
No = -1<br />
Area pre-mungitura<br />
Presenza = +1<br />
Assenza = -2<br />
Collegamento stalla-sala di attesa agevole<br />
Sì = +0<br />
No = -1<br />
Area mungitura<br />
Sì = 0<br />
Presenza di una sala di mungitura<br />
No = -1<br />
Sala di mungitura<br />
Adeguata = 0<br />
Fossa del mungitore<br />
Non adeguata = -0,5<br />
Collegamento fossa-piano di calpestamento<br />
Agevole = 0<br />
Disagevole = -1<br />
Separazione zona mungitura-ambiente di Sì = +1<br />
stabulazione<br />
No = 0<br />
Uscita area mungitura<br />
Agevole = 0<br />
Disagevole = -0,5<br />
Possibilità di abbeverarsi all'uscita della Sì = +1<br />
mungitura<br />
No = -1<br />
Illuminazione artificiale<br />
C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />
Sufficiente = 0<br />
Insufficiente = -1<br />
Coibentazione del tetto<br />
Si = +1<br />
No = 0<br />
Presenza di tecniche per ridurre lo stress Si = +2<br />
termico estivo<br />
No = -2<br />
Odori presenti in stalla<br />
No = 0<br />
Si = -1<br />
Aree esterne<br />
Presenza abbeveratoi<br />
Presenti con acqua corrente = +1<br />
Presenti con acqua ferma = 0<br />
Assenti = -2<br />
Presenza ripari<br />
Sì = +1<br />
No = -2<br />
Mangiatoie<br />
D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />
>0,65 cm = 0<br />
Fronte mangiatoia<br />
2,80 m = +1<br />
0,75 cm = +0,5<br />
Controllo qualità dell’acqua<br />
Acquedotto = +1<br />
Pozzo = 0<br />
Altro = 0<br />
Lettiera<br />
E. ASPETTI IGIENICO-SANITARI<br />
>2/anno = +1<br />
Frequenza rimozione/anno<br />
ALLEGATO VIII: PROPOSTA SCHEDA DI VALUTAZIONE OVINI DA LATTE<br />
85
OVINI: Proposta di Scheda di valutazione<br />
Data: Ora Inizio:<br />
GENERALITA’<br />
Azienda<br />
Ubicazione<br />
Titolare<br />
Razze allevate<br />
Comisana<br />
Massese<br />
Sarda<br />
A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />
Superficie aziendale (ha)<br />
Totale: Pascolo: Seminativo:<br />
Animali totali n°:<br />
Numero riproduttori Maschi: Femmine: Agnelle:<br />
Personale di stalla n°:<br />
Corsi di formazione (ultimi 2 anni)<br />
Frequenza ispezione degli animali<br />
Frequenza di ispezione degli impianti<br />
automatici e meccanici indispensabili per la<br />
salute e il benessere degli animali<br />
Impianto di mungitura<br />
Specifici<br />
Attinenti e non obbligatori<br />
Altro<br />
Quotidiana<br />
Saltuaria<br />
Quotidiana<br />
Saltuaria<br />
Meccanica fissa<br />
Sala<br />
mungitura<br />
Carrello<br />
attrezzato<br />
Meccanica<br />
mobile<br />
In stalla<br />
All’aperto<br />
Al pascolo<br />
Manuale<br />
In stalla<br />
All’aperto<br />
Al pascolo<br />
Conoscenza parametri tecnici<br />
Frequenza manutenzione/anno<br />
Sì No<br />
Pratiche di allevamento<br />
Età:<br />
Taglio della coda<br />
Metodo:<br />
Taglio delle orecchie<br />
Età:<br />
Metodo:<br />
Decornazione<br />
Straordinaria<br />
Sistematica<br />
Svezzamento<br />
Graduale<br />
Brusco<br />
Età:<br />
B. SISTEMI DI ALLEVAMENTO E DI STABULAZIONE<br />
Stanziale<br />
Tipologia di allevamento<br />
Intensivo<br />
Semiestensivo<br />
Estensivo<br />
Brado Transumante<br />
Tipo di capannone<br />
Anno di costruzione – ristrutturazione<br />
Aperto<br />
Chiuso<br />
Prefabbricato<br />
Muratura<br />
Legno<br />
Altro<br />
Superficie interna capannone m 2 :<br />
86
Superficie paddock coperto m 2 :<br />
Superficie/capo m 2 /capo:<br />
Presenza pericoli<br />
Materiali nocivi<br />
Sì No<br />
Buona<br />
Spigoli/Sporgenze<br />
Sì No<br />
Condizione delle attrezzature<br />
Sufficiente<br />
Scarsa<br />
Separazione fisica<br />
Contatto visivo<br />
Possibilità di isolamento dei capi<br />
Disponibilità di acqua<br />
Disponibilità di lettiera<br />
m 2 :<br />
Area di attesa pre-mungitura<br />
Presenza<br />
Assenza<br />
Mobile<br />
Fissa<br />
Coperta<br />
Scoperta<br />
Collegamento ovile-sala di attesa Agevole Disagevole<br />
C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />
Tipologia illuminazione<br />
Naturale #<br />
Artificiale<br />
Luce sufficiente: Sì No<br />
Presenza: Sì No<br />
Tipologia di ventilazione<br />
Naturale<br />
Forzata<br />
#<br />
m³/h/capo:<br />
Superficie finestrata (#) m 2 :<br />
Coibentazione del tetto Sì No<br />
Odori presenti in stalla Sì No<br />
Rientro in stalla<br />
Assenza<br />
m<br />
Ripari sul pascolo<br />
Presenza su alcuni<br />
pascoli<br />
Presenza su tutti i<br />
pascoli<br />
2 :<br />
D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />
Accesso contemporaneo alla mangiatoia Sì No<br />
Piano alimentare/gestione pascolo Sì No<br />
Abbeveratoi<br />
A tazza<br />
Lineari<br />
Facile rientro<br />
n°:<br />
m:<br />
n°/capo:<br />
m/capo:<br />
Disponibilità di acqua sul pascolo Presenza<br />
Naturale<br />
Assenza<br />
Artificiale<br />
Acquedotto privato<br />
Approvvigionamento idrico Acquedotto pubblico<br />
Pozzo<br />
Sorgente<br />
Altro<br />
Controllo qualità dell’acqua Sì No<br />
Frequenza<br />
Annuale<br />
Sporadica<br />
Presenza deposito Sì No<br />
Presenza impianto potabilizzazione Sì No<br />
Lettiera<br />
Consumo annuo di paglia<br />
E. ASPETTI IGIENICO-SANITARI<br />
Paglia Truciolo Altro<br />
Frequenza rimozione/anno Disinfez.-Disinfestaz./anno:<br />
87
Piano di controllo igienico-sanitario Sì No<br />
Monitoraggio parametri igienico-sanitari<br />
latte<br />
Superamento soglia (CCS 1.500.000 cell/ml)<br />
Monitoraggio antiparassitario<br />
Analisi coprologiche<br />
< 2 volte consecutive<br />
= 2 volte consecutive<br />
> 2 volte consecutive<br />
2/anno<br />
1/anno<br />
No analisi<br />
Sverminazione previa analisi Sì No<br />
NOTE<br />
Ora Fine:<br />
88
ALLEGATO IX: PROPOSTA GRIGLIA DI VALUTAZIONE OVINI DA LATTE<br />
89
OVINI: Proposta di Griglia di Valutazione<br />
A. MANAGEMENT AZIENDALE E PERSONALE<br />
Biologico (Reg. CE 1804/99): 13,3 capi/ha = +2<br />
Superficie aziendale (ha)<br />
Integrato (L.R. 25/99): 16,4 capi/ha = +1<br />
Altro = 0<br />
Personale di stalla<br />
Corsi di formazione (ultimi 2 anni)<br />
Specifici = +2<br />
Attinenti e non obbligatori = +1<br />
Altro = 0<br />
Frequenza di ispezione degli animali<br />
Quotidiana = 0<br />
Saltuaria = -2<br />
Frequenza di ispezione degli impianti<br />
automatici e meccanici indispensabili per la<br />
salute e il benessere degli animali<br />
Quotidiana = 0<br />
Saltuaria = -2<br />
Impianto di mungitura<br />
Sì = 0<br />
Conoscenza parametri tecnici<br />
No = -1<br />
2/anno = +2<br />
Frequenza manutenzione/anno<br />
1/anno = 0<br />
Quando serve/Nessuno = -2<br />
Pratiche di allevamento<br />
Taglio della coda<br />
No = +1<br />
Metodo migliore: età, lunghezza moncone = +0,5<br />
Si = 0<br />
Taglio delle orecchie<br />
No = +1<br />
Sì = -1<br />
Decornazione<br />
Straordinaria = 0<br />
Sistematica = -2<br />
Svezzamento<br />
Brusco = +1<br />
Graduale = 0<br />
B. SISTEMI DI ALLEVAMENTO E DI STABULAZIONE<br />
= 1,5 m²/capo = +2<br />
Superficie coperta<br />
> 0,8 m²/capo = +1<br />
m²/capo adulto<br />
= 0,8 m²/capo = 0<br />
< 0,8 m²/capo = -2<br />
Materiali nocivi Spigoli/Sporgenze<br />
Presenza pericoli<br />
No = 0<br />
No = 0<br />
Sì = -1<br />
Buona = +1<br />
Sì = -1<br />
Condizione delle attrezzature<br />
Sufficiente = 0<br />
Scarsa = -1<br />
Separazione fisica = 0/-1<br />
Contatto visivo = 0/-1<br />
Possibilità di isolamento dei capi<br />
Disponibilità di acqua = 0/-1<br />
Disponibilità lettiera = 0/-1<br />
Dimensioni: ≥ 0,9 m²/capo = +1/0<br />
Presenza/Assenza = +1/-1<br />
Area di attesa pre-mungitura<br />
Copertura = 0/-1<br />
Collegamento agevole = 0/-1<br />
Illuminazione<br />
C. CONTROLLO AMBIENTALE<br />
Artificiale: Presenza/assenza = 0/-2<br />
Naturale: Superficie finestrata (1/20 del suolo) = +/-1<br />
Ventilazione Superficie finestrata (Se = 0,348 mq) )= +/-1<br />
90
Coibentazione del tetto<br />
Sì = +1<br />
No = 0<br />
Odori presenti in stalla<br />
No = 0<br />
Sì = -1<br />
Rientro per caldo = +1<br />
Assenza = -1<br />
Ripari sul pascolo<br />
Presenza su alcuni i pascoli = 0<br />
Presenza su tutti i pascoli = +1<br />
Dimensioni adeguate (≥ 0,8 m²/capo) = +/-1<br />
D. ALIMENTAZIONE E ACQUA DI BEVANDA<br />
Accesso contemporaneo alla mangiatoia<br />
Sì = 0<br />
No = -2<br />
Piano alimentare/gestione pascolo<br />
Sì = +2<br />
No = 0<br />
Abbeveratoi: 1 ogni 20-25 pecore<br />
Abbeveratoi<br />
Tazza a livello costante: 1 ogni 30-40 capi<br />
Lineari a livello costante: 1 m ogni 50 capi adulti<br />
0/-2<br />
Disponibilità di acqua sul pascolo<br />
Facile rientro = 0<br />
Presenza/Assenza = 0/-1<br />
Controllo qualità dell’acqua<br />
Controllato = +1<br />
Non controllato = -1<br />
Frequenza analisi acqua<br />
Annuale = +2<br />
Sporadica = 0<br />
Presenza deposito<br />
Sì = +2<br />
No = 0<br />
Presenza impianto potabilizzazione<br />
Sì = +2<br />
No = 0<br />
Lettiera<br />
Consumo annuo di paglia<br />
E. ASPETTI IGIENICO-SANITARI<br />
> 0,2-0,3 kg/capo/gg = +1<br />
= 0,2-0,3 kg/capo/gg = 0<br />
< 0,2-0,3 kg/capo/gg = -1<br />
2/anno = +1<br />
Frequenza rimozione/anno<br />
1/anno = -1<br />
Disinfezione e disinfestazione = +1<br />
Piano di controllo igienico-sanitario<br />
Sì = +2<br />
No = 0<br />
Monitoraggio parametri igienico-sanitari<br />
latte<br />
Superamento soglia (CCS 1.500.000 ml/cell)<br />
Mai = +2<br />
< 30% = 0<br />
31 – 60% = -1<br />
> 60% = -2<br />
Monitoraggio antiparassitario<br />
Analisi coprologiche<br />
2/anno = +2<br />
1/anno = +1<br />
No analisi = -2<br />
Sverminazione previa analisi<br />
Sì = +1<br />
No = -1<br />
91