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35/ anniversari<br />
LORENZO, CAMPIONE DI GRAZIA E DI CIVILTÀ<br />
di Paolo Maccherini<br />
A vent’anni dalla scomparsa di Lorenzo Ghiselli, avvenuta <strong>il</strong> 28 luglio<br />
1985, riproponiamo integralmente <strong>il</strong> ricordo che ne fece Paolo<br />
Maccherini in occasione del conferimento al centauro senese della Medaglia<br />
d’Oro alla memoria, nell’ambito della consegna dei Premi<br />
Mangia di quell’anno.<br />
Cari amici, siamo qui, alla vig<strong>il</strong>ia del Palio dell’Assunta, a ricordare<br />
Lorenzo Ghiselli; giorno della memoria e degli affetti, ma non giorno<br />
dell’addio. Nel tempo in cui si ritrovano i figli migliori della città,<br />
nel momento della riconoscenza civica, <strong>il</strong> tema della vita pesa più<br />
della morte; <strong>il</strong> conto delle cose fatte acquista un eccezionale r<strong>il</strong>ievo di<br />
fronte anche al carico inesprimib<strong>il</strong>e di dolore che la scomparsa di Lorenzo<br />
ha comportato per la moglie Patrizia, i genitori, <strong>il</strong> fratello, la<br />
contrada e gli amici che lo hanno seguito in questi ultimi anni.<br />
È <strong>il</strong> dolore anche di un’intera comunità cittadina che in Ghiselli<br />
aveva da tempo trovato una dimensione, individuale e collettiva, in cui<br />
specchiarsi e riconoscersi: la dimensione del coraggio dell’operosità,<br />
della tensione a migliorare, della fantasia a supporto della razionalità.<br />
Eppure non è <strong>il</strong> giorno di un addio disperato e vuoto, perché Lorenzo<br />
Ghiselli, campione italiano di motociclismo, era prima uomo a<br />
tutta prova, campione di grazia e di civ<strong>il</strong>tà, senese profondamente radicato<br />
alle sue origini popolari e insieme raffinate, egli non rappresenta<br />
l’effimero di uno sport diffic<strong>il</strong>e e crudele che vuole le sue giovani<br />
vittime, bensì <strong>il</strong> determinato impegno, la costante tendenza a<br />
trovare opportunità sempre migliori e nuove, la convinzione di vivere<br />
per un ideale di perfezione da realizzare ogni giorno.<br />
La perfezione è la chiave per capire la personalità e la psicologia di<br />
Lorenzo: ovvero chiedere sempre qualcosa di nuovo a se stesso. Questa<br />
vocazione l’aveva respirata in famiglia: la straordinaria<br />
capacità del padre Sergio di essere artigiano<br />
capace, umanista, integrato nel tessuto contradaiolo<br />
e cittadino, dove la bottega era mezzo di legami<br />
solidali e continui; dove la professione, onorata tutto<br />
<strong>il</strong> giorno, si sposava perfettamente all’amore per la<br />
musica, praticata con piena adesione di spirito e intenti;<br />
<strong>il</strong> fratello estroverso ed eclettico spirito della<br />
nostra generazione collegato sempre alla qualità tradizionale<br />
della vita senese; la premurosa attenzione<br />
della mamma e <strong>il</strong> ricordo ancora presente degli zii.<br />
Questi erano e sono i Ghiselli: una famiglia del<br />
Bruco, quasi un reperto della nostra comune origine<br />
senese, la somma dei nostri pregi e forse difetti:<br />
la contrada, <strong>il</strong> lavoro, la famiglia e la città; una<br />
vita da costruire idealmente sul tema della perfezione<br />
in cui innestare certi parametri obbligati: l’onestà,<br />
<strong>il</strong> rigore, l’esclusività diciamo gelosa dei propri<br />
affetti, la solidale accettazione e comprensione<br />
degli altri, infine una gagliarda e vir<strong>il</strong>e capacità di affermazione. Nel<br />
piccolo universo tipico della città dentro le mura, Lorenzo Ghiselli costruì<br />
se stesso; non scelse <strong>il</strong> violoncello del babbo per provare l’estro<br />
di famiglia; fu zio Antonio ad insegnargli come si fa un motorino e lui<br />
scelse la via della perfezione partendo dal Bruco e dall’officina del<br />
Giannettoni per arrivare ai circuiti di tutto <strong>il</strong> mondo; prima i tortuosi<br />
percorsi in salita, poi Monza, Imola, Imatra in Finlandia, la Spagna,<br />
l’Austria, la Francia, S<strong>il</strong>verstone in Ingh<strong>il</strong>terra; quanta strada fatta da<br />
un ragazzo del Bruco accompagnato dal fratello Giuliano e poi dalla<br />
moglie Patrizia che si rivelerà collaboratrice perfetta e indispensab<strong>il</strong>e.<br />
Sul tema degli affetti e della solidarietà Ghiselli ha realizzato se medesimo,<br />
sfidando con la semplicità dei suoi modi e la ferrea determi-<br />
nazione del suo carattere i grandi interessi dello sport motoristico<br />
fatto di team computer elettronica e investimenti di m<strong>il</strong>iardi. E spesso<br />
Lorenzo, p<strong>il</strong>ota perfetto, collaudatore impareggiab<strong>il</strong>e, tecnico e artigiano<br />
senese spinto alla perfezione col suo mezzo riusciva a battere<br />
tutti facendo anche arrabbiare di brutto le case ufficiali incapaci di capire<br />
perché quel ragazzino dai modi gent<strong>il</strong>i, dallo sguardo intelligente<br />
e cordiale fosse spesso davanti: alla 200 miglia di Imola, al gran premio<br />
di Finlandia, al campionato italiano dell’anno scorso. Correva con<br />
i colori della Contrada, la sua moto in gergo era chiamata la ‘gialla’,<br />
quasi espressione simbolo, segno di quel fondo oro che testimonia<br />
nei secoli e nel divenire eterno del tempo e della stagione di una città,<br />
l’arte, ovvero la perfezione dei grandi artigiani primitivi senesi.<br />
Fu campione in gara e anche nella vita; se ebbe, dicevano alcuni,<br />
un caratteraccio era perché aveva un grande carattere; chiuso e un po’<br />
schivo; cosciente dell’inut<strong>il</strong>ità di riconoscimenti esterni; teso a gratificazioni<br />
personali e intime frutto del lavoro di mesi, dell’attesa della vig<strong>il</strong>ia,<br />
delle corse, dell’appassionata ricerca di laboratorio con i suoi amici<br />
meccanici; portato alla passione intensa di vivere <strong>il</strong> fatto sportivo e agonistico<br />
senza chiedere poi un tornaconto.<br />
Cavaliere di ventura o eroe romantico come da definizione di un<br />
vecchio amico maestro di giornalismo. Un campione vero e, come<br />
tale, eroe; non uomo duro e impenetrab<strong>il</strong>e, inaccessib<strong>il</strong>e e invincib<strong>il</strong>e.<br />
L’eroe è ingenuo, l’eroe è indifeso; vive solo con la testimonianza<br />
della propria vita, come sempre vince e paga di persona.<br />
Ora è lecito ed inquietante chiedersi se per uno sport, anche se<br />
praticato con la testa e <strong>il</strong> cuore, sia lecito morire; lasciamo una risposta<br />
che non ci sarà mai per sottolineare invece come <strong>il</strong> sacrificio sul<br />
campo di uomini come Ghiselli abbia in sé contenuto di indubitab<strong>il</strong>e<br />
valore etico; la sua vita intensa ne esalta la brevità;<br />
la scelta del coraggio riscatta la vita del quotidiano<br />
che spesso ci difende; la concezione di vivere per<br />
un ideale che aveva <strong>il</strong> profumo di vittoria e soltanto<br />
quello, nob<strong>il</strong>ita un mondo oppresso dal potere,<br />
impoverito dal denaro.<br />
Questi ragazzi che ci lasciano così presto sono<br />
quelli che indicano con la loro esaltante esperienza<br />
e con la loro sofferenza, la strada da percorrere<br />
con nob<strong>il</strong>tà e sacrificio.<br />
Ringraziamo Lorenzo Ghiselli per quanto ha<br />
fatto per noi; rimane ora <strong>il</strong> commiato che si deve a<br />
un amico, perché l’amicizia, e solo quella, giustifica<br />
la mia presenza in questa sede. Era molto contento,<br />
quest’anno; difendeva <strong>il</strong> titolo italiano,<br />
aveva un programma tranqu<strong>il</strong>lo, con qualche<br />
amico sponsor, meditava a 32 anni un ritiro da<br />
campione. Non ne ha avuto <strong>il</strong> tempo; ci ha dato<br />
l’ultima immagine di sé in tre mesi e mezzo di infermità<br />
sopportata con dignità e grandezza secondo <strong>il</strong> suo modello,<br />
sofferenza condivisa quotidianamente dalla moglie, i fam<strong>il</strong>iari.<br />
Era anche contento per <strong>il</strong> rapporto con la banca, <strong>il</strong> Monte dei Paschi,<br />
dove lavorava e dove aveva trovato amici e colleghi e un presidente<br />
sportivo con <strong>il</strong> quale aveva scambiato impressioni sullo sport<br />
diffic<strong>il</strong>e e affascinante che aveva scelto, in maniera semplice e spiccia,<br />
senza orpelli di carattere formale.<br />
Il commiato che gli dobbiamo è un saluto tra amici senza cedimenti<br />
o lacrime retoriche, a Lorenzo non si deve la compassione bensì<br />
una grande ammirazione e un costante ringraziamento; per questo<br />
basta un applauso che sia come l’ennesimo riconoscimento al vincitore.<br />
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