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Marzo - Moked

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P10<br />

ú–– Adam Smulevich<br />

pagine ebbraiche Witz & humor<br />

Barzellette - “Seconda puntata? No grazie, ho già dato...”<br />

E se dopo le ‘migliori’, provassi con le ‘peggiori’?<br />

Daniel Vogelmann, storico editore di Giuntina, lo<br />

dice scherzando. Però, chi sa, in termini di marketing<br />

potrebbe anche essere un’idea stuzzicante<br />

Tra i massimi studiosi<br />

internazionali<br />

delle dinamiche<br />

della risata, Laura Salmon,<br />

slavista e docente dell’Università<br />

di Genova, è autrice<br />

di Meccanismi dell’umorismo.<br />

Sull’opera di Sergej Dovlatov<br />

(Mosca, 2008), lavoro<br />

frutto di 20 anni di ricerche<br />

che è stato recentemente pubblicato<br />

in Russia e che dovrebbe arrivare presto<br />

anche in Italia, nella<br />

sua componente prettamente<br />

ebraica, grazie<br />

alla casa editrice Giuntina.<br />

“Si fa un gran parlare<br />

di umorismo ebraico<br />

– spiega la professoressa<br />

ai nostri lettori<br />

– ma spesso questo avviene a sproposito.<br />

Per molti, anche tra gli addetti<br />

ai lavori, gli ebrei sono ‘quelli che raccontano<br />

tante barzellette’. Un’affermazione<br />

che non rende giustizia a<br />

una tradizione dissacrante ed eversiva<br />

che ha contaminato tanta letteratura<br />

di valore del Novecento”.<br />

Professoressa Salmon, sui giornali,<br />

nei libri, al cinema va sempre più di<br />

moda la risata ‘ebraica’. Sgombriamo<br />

il campo da equivoci, cosa rappresenta<br />

questo particolarissimo genere<br />

nel vasto panorama dello humour?<br />

Partirei da un presupposto che ritengo<br />

essenziale: quello che definiamo<br />

con il termine humour è in realtà una<br />

macrocategoria in cui rientrano fenomeni<br />

molto differenti. In questa diversità<br />

spicca in particolare il dualismo<br />

comicità-umorismo scettico. Da<br />

una parte un modello verticale, dall’altro<br />

un sistema di tipo orizzontale.<br />

È un binomio da tenere bene a mente<br />

per non cadere in fraintendimenti<br />

purtroppo comuni.<br />

Qual è la differenza tra i due generi?<br />

Tutte le forme di comicità richiedono<br />

un atteggiamento di superiorità da<br />

parte di chi fa la battuta.<br />

Si tende quindi a denigrare, a deridere<br />

la vittima della nostra arroganza.<br />

L’umorismo scettico ha invece come<br />

oggetto non una persona e neppure<br />

una categoria di persone. Ad essere<br />

messo in crisi è un determinato modello,<br />

un sistema di valori. Lo scopo<br />

è quello di condividere la consapevolezza<br />

della paradossalità della vita<br />

umana.<br />

L’umorismo ebraico appartiene alla<br />

da non abbandonare nel buio recondito di un cassetto.<br />

Estate 2010: esce Le mie migliori barzellette<br />

ebraiche, libriccino in cui Vogelmann ci porta a<br />

ridere alla maniera askenazita (e non solo). Un<br />

seconda categoria?<br />

Certamente nella sua<br />

componente più specifica.<br />

Gli ebrei, legati da<br />

una parte alla loro singolare<br />

e instabile vicenda<br />

diasporica attraverso<br />

i secoli e dall’altra all’assenza<br />

di posizioni<br />

dogmatiche, di verità<br />

indiscutibili, sono senza<br />

dubbio dei maestri capaci<br />

nel trovare, grazie a questa sospensione,<br />

a questo processo di ricerca<br />

perennemente incompiuto, una vera<br />

e propria solidità nell’assurdo. L’umorismo<br />

ebraico, quello specifico, quello<br />

che non è vittima di banalizzazioni e<br />

distorsioni, si basa sulla comprensione<br />

dell’assurdità che ci circonda e sulla<br />

condivisione di questa scoperta con<br />

chi ci è vicino. Un umorismo quindi<br />

fortemente empatico e basato sulla<br />

caduta di barriere e pregiudizi. Un<br />

modo per dire ‘Siamo tutti dei disgraziati,<br />

rendiamoci conto di questo e<br />

facciamoci una risata perché altro da<br />

fare non ci resta’. La contrapposizione<br />

è evidente: la comicità tradizionale ti<br />

dà un pugno, l’umorismo ebraico una<br />

mano. Parlando in altri termini la comicità,<br />

che serve a rafforzare gli stereotipi<br />

su cui fa leva, è definibile come<br />

un’azione conservativa-reazionaria.<br />

L’umorismo è invece eversivo,<br />

MEDINAT WEIMAR da P07 /<br />

nuovo Stato ebraico in Turingia. L'inconsueta ricerca<br />

di un giovane laureando sul rapporto tra<br />

l'arte e la comunicazione politica ha giorno per<br />

giorno acquisito dimensioni inaspettate, mobilitato<br />

risorse, persone, energie, elaborato una struttura<br />

ideologica articolata e rispettabile, conquistato pian<br />

piano la curiosità del pubblico e l'attenzione di istituzioni<br />

culturali e media. Si è insomma costituita<br />

in movimento.<br />

Medinat Weimar si propone come una via verso<br />

il superamento di molti gravi problemi del mondo,<br />

su tutti tre: il conflitto mediorientale, il trauma del<br />

popolo ebraico e il senso di colpa tedesco. Opportunità<br />

ad un tempo per i tedeschi, di convivere con<br />

gli ebrei e dividere con loro il suolo che fu del terzo<br />

Reich, chiudendo così definitivamente con il loro<br />

passato; e per gli ebrei, o almeno molti di loro, di<br />

ritrovare le proprie radici, un tempo estirpate da<br />

tutta l'Europa orientale.<br />

La Turingia è il luogo adatto. Se da una parte questa<br />

regione è testimone di un millennio di vita ebraica,<br />

giacché le prime comunità vi si insediarono nel X<br />

secolo (a Erfurt si può ancora ammirare una sinagoga<br />

risalente al XII secolo), dall'altra ha una al-<br />

un’acutissima presa in giro, spesso in<br />

forma aforistica, con poche ma pungenti<br />

parole, del sistema binario buono/cattivo<br />

– bello/brutto assai diffuso<br />

nella nostra società. Una tra le tante<br />

spiegazioni per le feroci persecuzioni<br />

antiebraiche nel passato e per il disagio<br />

che ancora oggi suscita in alcuni<br />

questo approccio rivoluzionario e destabilizzante.<br />

Qual è la consapevolezza complessiva<br />

di questa peculiarità umoristica?<br />

Scarsa in modo impressionante, purtroppo<br />

anche tra gli addetti ai lavori.<br />

La percezione generale è che gli ebrei<br />

sono ‘quelli che raccontano tante barzellette’.<br />

È un peccato perché un approccio<br />

differente permetterebbe di<br />

cogliere l'essenza particolare di questa<br />

sofisticata tipologia di humour.<br />

www.moked.it<br />

pamphlet umoristico che ci fa viaggiare tra America,<br />

Europa e Israele e che vuole essere una sorta<br />

di eredità letteraria ai postumi. “Mi piacerebbe<br />

che un giorno qualcuno, trovandosi questo libret-<br />

Non si tratta comunque<br />

di un appannaggio facile:<br />

per arrivarci sembra<br />

necessario un lungo e<br />

consapevole addestramento<br />

che tenga lontani<br />

dai cliché. In fondo è anche<br />

questo il segreto del suo fascino<br />

perché, in chi ne è appassionato cultore,<br />

tende a radicarsi la sensazione<br />

di appartenere a una specie di ‘èlite’.<br />

Si trasforma la paura della<br />

precarietà in quella che definirei ‘euforia<br />

da montagne russe’: la condizione<br />

di vertigine, oscillando tra un<br />

paradosso all’altro, rappresenta infatti<br />

un’esperienza che rende divertente la<br />

sospensione esistenziale.<br />

Dovendo spiegare una tipica situazione<br />

di umorismo ebraico ai suoi<br />

trettanto lunga storia di antisemitismo, purtroppo<br />

non conclusa. La Turingia infatti, già patria dell'antigiudaismo<br />

luterano in età moderna, poi roccaforte<br />

del partito nazionalsocialista ai suoi albori negli<br />

anni Venti, è oggi il centro geografico del (crescente)<br />

fenomeno neonazista. Medinat Weimar vuole combattere<br />

non solo l'antisemitismo ma anche il falso<br />

filosemitismo, ovvero quella solidarietà pelosa nei<br />

confronti di ebrei e israeliani con cui molti tedeschi<br />

benpensanti si puliscono la coscienza, o almeno la<br />

faccia. Medinat Weimar persegue un'integrazione<br />

genuina e consapevole degli ebrei nella società te-<br />

to tra le mani – scrive<br />

tra il serio e il faceto<br />

l’autore-editore nell’introduzione<br />

– potesse di-<br />

n. 3 | marzo 2012 pagine ebraiche<br />

Dovlatov, maestro del paradosso<br />

studenti quale figura, quale momento<br />

utilizzerebbe come esempio?<br />

Senz’altro la famosa scena della patata<br />

nel film ‘Ogni cosa è illuminata’, scena<br />

che ci porta a vedere come personaggi<br />

in partenza antitetici diventino<br />

a un certo punto come fratelli. Il meccanismo<br />

di condivisione tra i due parte<br />

proprio da una risata: si ride della<br />

mancanza di senso, dell'incomprensione<br />

latente. Tra gli autori inserisco<br />

a pieno titolo Sergej Dovlatov,<br />

scrittore russo di cui ho<br />

avuto la fortuna di tradurre il<br />

vasto corpus letterario. Dovlatov<br />

è un personaggio emblematico:<br />

ebreo per i non<br />

ebrei, non ebreo per gli ebrei.<br />

Halakhicamente un goy, ci ha<br />

lasciato in eredità alcune pagine<br />

straordinarie e inequivocabili di<br />

umorismo ebraico. Tutta la sua<br />

opera è infatti protesa eversivamente<br />

a farci vedere l’amico nel nemico e<br />

l’intimo nel lontano. Dovlatov ci comunica<br />

che nella disavventura siamo<br />

tutti uguali senza distinzione di razza,<br />

colore, religione. La sua è un’operazione<br />

che porta al dissolvimento di<br />

ogni certezza, che ci fa vedere il mondo<br />

da un punto di vista differente da<br />

quello propugnato dall'ideologia, dal<br />

dogma. È il ridere nel pianto di pirandelliana<br />

memoria, il witz scettico<br />

freudiano e la ‘chochma’ ebraica.<br />

desca, senza pregiudizi né ipocrisie.<br />

Eidelman ha spiegato che Weimar “è un luogo dal<br />

forte valore simbolico per la Germania , tra i maggiori<br />

centri della sua vita culturale e politica da secoli<br />

(si pensi a Goethe, Schiller, alla Weimarer Republik,<br />

al Bauhaus). È dunque il luogo giusto per<br />

il Tiqqun Deutschlands, la riparazione o redenzione<br />

della Germania”. Aggiunge poi, a persuadere i locali<br />

ancora scettici, una considerazione di ordine pratico.<br />

“L'economia della Turingia – dice – è stagnante<br />

e la decrescita demografica forte. I giovani<br />

emigrano in massa e mancano i flussi migratori<br />

che coinvolgono invece altre zone della Germania.<br />

Una forte immigrazione, quale deriverebbe dalla<br />

nascita di uno Stato ebraico, risolverebbe molte<br />

questioni, non solo culturali”.<br />

Ricordi, chi trova il piano stravagante, che nella<br />

storia dell'idea di Stato ebraico non mancano i precedenti.<br />

Il Piano Uganda, proposto dallo stesso<br />

Theodor Herzl al sesto Congresso sionista nel<br />

1903, fu per anni preso in seria considerazione e<br />

una spedizione venne mandata in esplorazione del<br />

territorio. In seguito furono inviate commissioni<br />

anche in Cirenaica, in Angola e in Iraq.<br />

Di qualche anno seguì il progetto Glaveston, che

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