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P22<br />
DOSSIER /Leggere per crescere<br />
Ci sono storie che ti scoppiano<br />
in mano senza preavviso con<br />
una pioggia di colori. E altre che<br />
sembrano sostenersi appese solo a<br />
un tratto d'inchiostro. Ci sono pagine<br />
che sembrano avvolgerti con il<br />
calore di una tavolozza lasciata in<br />
pieno sole e altre che sbucano dal<br />
buio per fulminarti di un bagliore<br />
oscuro. Chi le racconta, con le parole<br />
e con l'immagine, sceglie il campo<br />
di linguaggi diversi. Ti regala lampi<br />
di luce e brividi, ma la scelta di fronti<br />
tanto avversi cela in fondo solo un<br />
abisso apparente. Ci sono storie che<br />
sono tutte la stessa storia. Una storia<br />
che si lascia declinare in linguaggi<br />
differenti.<br />
La storia del popolo ebraico. Non<br />
solo delle vicende, dei fatti, ma anche<br />
quella delle speranze, degli ideali, di<br />
una quotidianità speciale che ha accompagnatole<br />
migrazioni, i pericoli<br />
i mille adattamenti. Sono trascorse<br />
solo poche settimane da quando<br />
Russel Hoban e Simms Taback, due<br />
grandi autori della letteratura ebraica<br />
per l'infanzia, all'unisono ci hanno<br />
lasciati. Milioni di bambini sono cresciuti<br />
sulle loro pagine, hanno assorbito<br />
attraverso le loro parole e la grafica<br />
inconfondibile dei loro libri, una<br />
lezione indimenticabile di identità.<br />
Ma questa doppia uscita di scena silenziosa,<br />
avvenuta nelle settimane<br />
invernali proprio quando le libreria<br />
sono più frequentate e i bambini leggono<br />
più volentieri, racconta solo<br />
apparentemente di due destini distanti<br />
fra loro. Certo, le differenze<br />
apparenti non si contano: Hoban<br />
non ha mai scritto esplicitamente di<br />
temi ebraici, Taback ha dedicato il<br />
suo lavoro quasi esclusivamente a<br />
raccontare la vita e le emozioni dell'immigrazione<br />
ebraica nel Nuovo<br />
mondo. Hoban optò spesso per il<br />
dark e per l'emozione introspettiva<br />
(soprattutto nel suo indimenticabile<br />
classico Il topo e suo figlio, pubblicato<br />
in Italia da Adelphi), rifiutò l'etichetta<br />
di autore per bambini per<br />
parlare a quell'animo universale<br />
che attraversa ogni stagione della<br />
vita, rifiutò infine anche la grande<br />
frontiera americana che aveva accolto<br />
la sua famiglia in fuga dai<br />
pogrom ucraini e lo aveva fatto<br />
crescere, e scelse di rifugiarsi nelle<br />
fumose complicazioni della<br />
Londra letteraria. Il suo rapporto<br />
con l'illustrazione era tanto sofisticato<br />
da sembrare quasi sofferto.<br />
Taback scelse di raccontare, soprattutto<br />
ai lettori più giovani, tutto<br />
lo spettro dei colori dell'orizzonte<br />
americano. Le opportunità, le sfide,<br />
la durezza e la riuscita. I fatti e i sentimenti<br />
che hanno accompagnato<br />
l'itinerario di milioni di rifugiati in<br />
fuga da un'Europa ingrata e inospitale.<br />
Erano entrambi figli di famiglie<br />
ebraiche di umili origini. Appartenevano<br />
a quel mondo ebraico della<br />
East Coast che ha caratterizzato la<br />
vita della maggiore realtà della Diaspora<br />
ebraica e che pagando di persona<br />
salvò il mondo dall'abominio<br />
ú–– Simone Somekh<br />
Quando un bambino apre un libro, i<br />
personaggi prendono vita, le illustrazioni<br />
parlano, d’un tratto tutto acquisisce<br />
un<br />
senso, così<br />
difficile da<br />
trovare nella<br />
routine<br />
quotidiana.<br />
Ma c’è una<br />
cosa che, in<br />
modo particolare,contraddistingue<br />
il lettore bambino<br />
da quello<br />
adulto: mentre<br />
quest’ultimo tende ad affrontare<br />
un pezzo velocemente, con selettività<br />
e riportò la democrazia nel Vecchio<br />
continente. Entrambi portarono la<br />
divisa dell'esercito americano, entrambi<br />
scrissero coltivando la passione<br />
dell'art director ed esaltando<br />
il significato dell'illustrazione e dell'edizione<br />
accurata, entrambi furono<br />
insegnanti. Entrambi ebbero il coraggio<br />
di fare letteratura ebraica per<br />
la gioventù quando questo non era<br />
ancora di moda e soprattutto entrambi<br />
si tennero lontani dai percorsi<br />
e distacco ed è raro voglia ricominciare<br />
da capo una volta terminato, la<br />
lettura del bambino è un’esperienza<br />
vitale – un cerchio nel quale la fine si<br />
collega automaticamente a un nuovo<br />
inizio.<br />
Il giovane lettore non si stanca delle<br />
parole, perché queste ogni volta assumono<br />
nuove forme, hanno nuovi significati,<br />
suonano in modo differente.<br />
La lettura diventa magia.<br />
Questo ovviamente non vale con tutti<br />
i libri. Ce ne sono alcuni che lasciano<br />
il segno, quelli che non si dimenticano<br />
mai. Quei libri nei quali un bambino<br />
trova dietro le righe significati che<br />
un adulto forse non sarebbe in grado<br />
di cogliere. Se oggi mi chiedeste qual<br />
è stato il libro che ha assunto questo<br />
ruolo nella mia infanzia, vi risponderei<br />
con certezza che si tratta di “Lo<br />
www.moked.it<br />
di comodo. Elaborarono<br />
modelli<br />
ancora oggi molto<br />
rari e difficili da<br />
praticare sul mercato<br />
editoriale.<br />
“L'industria editoriale<br />
– ha spiegato<br />
l'autore di letteratura<br />
infantile Laurel<br />
Snyder, che è autore<br />
fra l'altro di Baxter,<br />
the Pig who wanted<br />
to be Kosher – adotta<br />
ancora oggi una visione molto limitante.<br />
Se vuoi parlare di festività,<br />
se vuoi ripetere le storie della Bibbia,<br />
va bene. Tutto quello che avviene in<br />
un villaggio polacco o in qualcosa<br />
che ci assomiglia, oppure in qualche<br />
angolo caratteristico del Lower East<br />
Side o di Brooklyn, è accettato. Ma<br />
se qualcuno vuole scrivere di valori<br />
ebraici, trasmettere una visione ebraica<br />
della vita senza lasciarsi cullare<br />
Shabbat di Samuele e Sara” di Yolande<br />
Furth (Illustrazioni di Bina Gwirtz,<br />
versione italiana a cura di Sandro Servi,<br />
DAC). Tra le pagine di questo breve<br />
racconto, ho ritrovato me, la mia fa-<br />
n. 3 | marzo 2012 pagine ebraiche<br />
L’ultimo bottone e il sigillo dell’identità<br />
Russel Hoban e Simms Taback, dal dark al colore sfavillante, ci hanno lasciato pagine indimenticabili per crescere consapevoli<br />
u RUSSEL HOBAN: il<br />
grande scrittore americano<br />
autore de “Il topo e<br />
suo figlio” affidò la sua<br />
filosofia di vita al personaggio<br />
infantile di un<br />
piccolo tasso. Suo padre<br />
fu protagonista del<br />
mondo dell’advertising<br />
newyorkese e si occupava<br />
delle inserzioni sul<br />
quotidiano yiddish Forward.<br />
u SIMMS TABACK: Nato in una<br />
modesta famiglia di immigrati, a<br />
casa parlava yiddish con i genitori.<br />
Nei suoi libri, tutti profondamente<br />
caratterizzati dall’identità<br />
ebraica, la<br />
nostalgia lascia il<br />
posto al gusto della<br />
vita e del colore, al<br />
senso dell’umorismo<br />
e all’energia di un<br />
popolo che per sopravvivere<br />
ha imparato<br />
a non perdere<br />
di vista i riferimenti<br />
essenziali.<br />
dalla nostalgia, ecco allora che il<br />
mondo editoriale teme la destabilizzazione,<br />
ha paura di avventurarsi in<br />
territori considerati inaffidabili”.<br />
Tenendosi lontano dallo stretto circolo<br />
della letteratura riservata a un<br />
pubblico esclusivamente ebraico,<br />
Hoban poteva permettersi di lanciare<br />
messaggi universali.<br />
Scrisse libri di ogni genere, romanzi<br />
impegnativi, inquietanti e profondi<br />
– il lettore italiano può trovarne vividi<br />
esempi in La ricerca del leone<br />
(Adelphi), Il sito di Angelica (Guanda)<br />
e Il diario della tartaruga (Nottetempo).<br />
Libri a tratti anche scomodi<br />
e inquietanti, tutti attraversati<br />
dal tormento della memoria e dell'identità.<br />
Ma forse il suo messaggio<br />
più profondo sta nelle pagine solo<br />
apparentemente puerili di Frances,<br />
un tasso precoce e curioso che porta<br />
sul mondo uno sguardo nitido, innocente<br />
e inguaribilmente curioso.<br />
I libri di questa lunga, popolarissima<br />
serie, insegnano tutti lezioni grandi<br />
sulla vita, una Weltanschaung profondamente<br />
ebraica densa di principi<br />
civili, ma sempre temperata dal gusto<br />
della vita e dal senso dell'umorismo,<br />
sempre al riparo dalla<br />
retorica appiccicosa dei<br />
libri per bambini che pretendono<br />
di insegnare qualcosa<br />
ad ogni costo. E l'operazione<br />
riesce in pieno grazie<br />
al ricorso alla musicalità<br />
e al witz. Hoban era figlio<br />
di uno dei protagonisti che<br />
vissero in prima persona la<br />
nascita del mondo dell'ad-<br />
Sarah, Samuel e Simone. La conquista dello Shabbat<br />
miglia e i miei amici. Grazie a una<br />
semplice storia per bambini, sono stato<br />
spinto a riflettere sul significato<br />
dell’essere religiosi e sul rapporto con<br />
il mondo circostante.<br />
Sara non sa neanche cosa sia lo Shabbat,<br />
eppure quando viene invitata dal<br />
suo amico d’asilo Samuele a trascorrere<br />
un weekend da degli amici, viene<br />
a contatto con un universo di cui prima<br />
neanche conosceva l’esistenza:<br />
viene travolta, impreparata, dalla<br />
preparazione della challà, dalla tavola<br />
dello Shabbat a cui siede tutta la famiglia<br />
cantando zemirot e mangiando<br />
cibi squisiti, da un momento da dedicare<br />
alle persone che si amano.<br />
Terminata quest’esperienza, Sara è<br />
come svegliata da un sogno, un sogno<br />
appartenente ad altri, un sogno che<br />
lei teme nelle sua vita non potrà mai