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Marzo - Moked

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P34<br />

ú– STORIA<br />

Fra i tanti personaggi periodicamente<br />

riabilitati dai nostri<br />

giornalisti e/o storici specializzati<br />

nel gossip sul fascismo, ecco<br />

che riappare Pitigrilli, che ci viene descritto,<br />

in un recente articolo su un<br />

quotidiano, come intento a pelar patate<br />

in Svizzera nel 1943, in un hotel<br />

di lusso trasformato in campo di internamento.<br />

E siccome l’oblio è caduto<br />

da tempo sulla sua figura di scrittore,<br />

nonostante i recuperi del modernariato,<br />

conviene forse ricordarlo<br />

ai lettori, soprattutto ai più giovani.<br />

Pitigrilli, al secolo Dino Segre, nasce<br />

a Torino nel 1893, da padre ebreo e<br />

da madre cattolica.<br />

Un matrimonio di<br />

riparazione, quando<br />

già il bambino aveva<br />

otto anni, di un giovane<br />

ebreo appartenente<br />

alla borghesia<br />

ebraica agiata con<br />

una ragazza non<br />

ebrea di famiglia<br />

modesta. I racconti<br />

che della sua infanzia<br />

lo scrittore fa nei suoi libri sono<br />

pieni di rancore verso la famiglia del<br />

padre, che non avrebbe accettato né<br />

la madre né lui. Ciò nonostante, negli<br />

anni Venti Pitigrilli, oltre ad essere il<br />

fondatore di una rivista importante,<br />

Grandi firme, è uno scrittore di successo,<br />

i cui libri, in sentore di pornografia,<br />

sono tradotti in molte lingue.<br />

Vive in maniera trasgressiva ed è<br />

l’amante di una nota scrittrice e poetessa,<br />

Amalia Guglielminetti. Nel<br />

1930, compare per la prima volta negli<br />

archivi dell’Ovra, la polizia segreta<br />

fascista, come informatore: è l’agente<br />

373. Nel 1934-1935, infiltratosi nel<br />

gruppo antifascista torinese di Giustizia<br />

e Libertà, ne denuncia le attività<br />

clandestine all’Ovra. È grazie a lui che<br />

furono arrestati Sion Segre (suo cugino<br />

primo), Leone Ginzburg, Carlo<br />

Levi, Vittorio Foa, Cesare Pavese, Augusto<br />

Monti, Michele Giua, Giulio<br />

Einaudi. Nel 1938, nonostante i tentativi<br />

di ottenere l’arianizzazione, Pitigrilli<br />

dovette condividere la sorte<br />

degli ebrei italiani e cadde in disgrazia.<br />

Si dedicò allo spiritismo e si volse verso<br />

il cattolicesimo, in parte anche sotto<br />

l’influenza di padre Pio. Dopo l’8<br />

settembre 1943, riparò in Svizzera,<br />

La sua attività di agente dell’Ovra era<br />

ormai nota e dopo la Liberazione, ormai<br />

divenuto cattolico, polemizzò<br />

aspramente contro gli ebrei, che ac-<br />

cusava di essere responsabili dell’antisemitismo<br />

e della stessa Shoah. Si<br />

rifugiò in Argentina, dove non riuscì<br />

a raggiungere il successo del passato,<br />

anche se gli è stata attribuita la scrittura<br />

dell’autobiografia di Evita Peron.<br />

Ritornò in Europa e a metà degli anni<br />

Sessanta si ristabilì a Torino, dove<br />

morì, ormai dimenticato da amici e<br />

CULTURA / ARTE / SPETTACOLO<br />

nemici, nel 1975.<br />

Nella mia famiglia, dove sia mio padre<br />

che mio nonno Michele Giua si erano<br />

fatti quasi nove anni di galera a causa<br />

sua, di lui si parlava, naturalmente, e<br />

non certo con simpatia. Come cospiratore<br />

si comportava proprio come<br />

una spia, raccontava mio padre. Lo<br />

chiamavano, nel gruppo, “l’agente<br />

provocatore”, e pensavano che nessuno<br />

che fosse stato davvero una spia<br />

si sarebbe comportato così. L’unico<br />

che si era opposto alla sua entrata nel<br />

gruppo era mio nonno, Giua, che però<br />

diffidava di lui perché lo riteneva<br />

“immorale”. Era più vecchio, gli altri<br />

lo presero un po’ in giro per il suo<br />

moralismo e fecero di testa loro. Na-<br />

n. 3 | marzo 2012 pagine ebraiche<br />

Il romanzetto di una vita da delatore<br />

ú–– Anna Foa<br />

storica<br />

UN AUTORE POPOLARE<br />

Mammiferi di lusso, La cintura di castità, Cocaina. E poi I vegetariani dell’amore, La Vergine a 18 carati, La<br />

dolicocefala bionda. Sono i titoli di alcuni dei romanzi di maggior successo di Pitigrilli che tra la prima e<br />

la seconda guerra mondiale conquista in Italia un numeroso pubblico. Nei suoi libri l’erotismo si fonde<br />

all’umorismo in vicende spregudicate, che allora appaiono di grande modernità, narrate con uno stile<br />

malizioso, ricco di boutade e giochi di parole. Sul web c’è un sito a lui dedicato, che si intitola: “Come<br />

tornare a leggere Pitigrilli e non avere sensi di colpa”, un misto di pettegolezzo storico e spiritismo,<br />

condito da una notevole benevolenza verso il regime fascista.<br />

www.moked.it<br />

turalmente, aveva ragione lui. Mio<br />

padre pensava che Pitigrilli non fosse<br />

mosso tanto dal desiderio di soldi,<br />

quanto da una sorta di piacere perverso<br />

nel denunciare i suoi amici e i<br />

suoi parenti. Alexander Stille, nel suo<br />

libro Uno su mille, dove racconta anche<br />

la storia di Pitigrilli, sottolinea il<br />

movente dell’odio verso la borghesia<br />

ebraica torinese, da cui si sarebbe sentito<br />

escluso in quanto figlio di matrimonio<br />

misto, “bastardo”. Ed è vero<br />

che nella sua corrispondenza con<br />

l’Ovra (pubblicata da Domenico Zucaro<br />

nel 1961) Pitigrilli è molto attento<br />

a sottolineare l’appartenenza<br />

ebraica, o ancor più l’adesione sionista,<br />

delle sue vittime, tanto che gli arresti<br />

di quei due anni videro l’inizio,<br />

subito bloccato, di una campagna antiebraica<br />

del regime, volta a fare degli<br />

ebrei dei nemici del fascismo. Almeno<br />

in quei rapporti alla polizia, però, il<br />

suo fastidio verso il mondo ebraico<br />

antifascista appare non tanto come<br />

frutto di antisemitismo, quanto come<br />

una sorta di posa estetizzante.<br />

Odio di sé?<br />

Può darsi. Che poi<br />

dietro ci fossero antichi<br />

rancori o anche,<br />

forse, il presentimento<br />

di ciò che sarebbe<br />

successo e il tentativo<br />

di far eventualmente parte dei<br />

vincitori, è certo possibile. Gli ultimi<br />

arrestati, quelli del maggio 1935, capirono<br />

durante gli interrogatori che<br />

Pitigrilli era colui che li aveva denunciati.<br />

Il primo a intuire la verità fu<br />

Giua, che era sardo e sospettoso. Per<br />

un po’, Pitigrilli continuò a frequentare<br />

i famigliari degli antifascisti che<br />

aveva fatto arrestare, lasciandoli ammirati<br />

del suo coraggio: non solo non<br />

li evitava, ma li andava addirittura a<br />

trovare, mentre tutti facevano loro il<br />

vuoto attorno. Poi scomparve, probabilmente<br />

su ordine dell’Ovra.<br />

Passati i primissimi anni del dopoguerra,<br />

nel clima successivo al 1948,<br />

Pitigrilli tentò invano di rientrare in<br />

Italia facendo valere la sua qualità di<br />

convertito. La vicenda è un interessante<br />

tassello della storia dei rapporti<br />

ebraico-cristiani in quei primi anni<br />

del dopoguerra, con La civiltà cattolica<br />

che iniziò una campagna di stampa<br />

in suo favore e alcuni esponenti<br />

democristiani interessati a sostenerlo.<br />

Ma la reazione di quelli che aveva fatto<br />

incarcerare bloccò immediatamente<br />

questo tentativo. Il ritrovamento<br />

delle sue lettere all’Ovra rendeva la<br />

sua posizione insostenibile. Periodicamente<br />

c’è qualcuno che cerca di<br />

riabilitarlo, sempre in nome della trasgressione<br />

e della libertà artistica. Fino<br />

a presentare la sua attività di spionaggio<br />

come un’ulteriore interessante<br />

espressione del suo anticonformismo.

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