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P6 ORIZZONTI<br />
n. 3 | marzo 2012 pagine ebraiche<br />
La Shoah? È educazione universale<br />
A Yad Vashem docenti da tutto il mondo imparano a insegnare la responsilità dell’uomo di fronte al male<br />
di venire qui, pensando<br />
alla Shoah, mi sen-<br />
“Prima<br />
tivo ancora peggio. Questa<br />
settimana ho imparato che, anche<br />
nei campi di sterminio, c’erano<br />
persone che si aiutavano a vicenda.<br />
Questo per me dà un nuovo significato<br />
ai valori umani, qualcosa che<br />
non mi aspettavo di trovare proprio<br />
qui: la speranza”. A raccontare al<br />
New York Times l’impatto che il seminario<br />
di dieci giorni allo Yad Vashem's<br />
International School for Holocaust<br />
Studies, è Jen Hsiu-mei, psicologa<br />
ed educatrice. Nulla di strano,<br />
se non fosse per la provenienza geografica<br />
del gruppo di 35 docenti di<br />
cui fa parte: l’isola di Taiwan. La domanda<br />
di acquisizione di conoscenze<br />
e strumenti adeguati per affrontare<br />
con le nuove generazioni il tema della<br />
Shoah registra un aumento costante.<br />
A Yad Vashem, dove viene prodotto<br />
materiale in 20 lingue e si tengono<br />
circa 70 seminari all’anno, arrivano<br />
a frequentare i corsi sulla didattica<br />
Mai come quest’anno le iniziative<br />
organizzate per il<br />
Giorno della Memoria<br />
hanno lasciato il segno, con eventi<br />
in tutte le città italiane e interventi<br />
particolarmente significativi. Una delle<br />
organizzazioni che è da anni in<br />
prima fila nell’impegno per la Memoria<br />
a Milano e non solo, rimane<br />
in primavera nel pieno della sua attività.<br />
Si tratta di Gariwo, il Giardino<br />
dei Giusti di tutto il Mondo nato al<br />
Monte Stella sull'esempio del Giardino<br />
dei Giusti di Yad Vashem a Gerusalemme,<br />
gestito in collaborazione<br />
con il Comune e l’Unione delle Comunità<br />
Ebraiche Italiane. Ogni anno,<br />
con l’arrivo della bella stagione, Gariwo<br />
pianta nuovi alberi dedicati a<br />
coloro che in ogni angolo del globo,<br />
nei momenti bui del Novecento, hanno<br />
cercato di impedire il crimine di<br />
genocidio e a chi oggi si batte contro<br />
i ricorrenti tentativi di negare la realtà<br />
delle persecuzioni. E nel 2012 c’è una<br />
novità importante, la presentazione<br />
di una petizione al Parlamento europeo<br />
per istituire una Giornata in memoria<br />
dei Giusti che venga celebrata<br />
in tutto il continente. A spiegare come<br />
nasce l’iniziativa è Gabriele Nissim,<br />
fondatore e presidente di Gariwo,<br />
autore di numerosi libri, tra cui<br />
L'uomo che fermò Hitler, Il tribunale<br />
del bene, La bontà insensata.<br />
Dottor Nissim, perché proporre una<br />
della Shoah insegnanti provenienti<br />
da oltre 55 paesi del mondo. Con<br />
una particolarità: mentre molti studiosi<br />
ritengono che per rendere universale<br />
il messaggio sia necessario<br />
studiare lo sterminio ebraico nel contesto<br />
di altri genocidi (Armenia,<br />
Ruanda, Cambogia), la tendenza di<br />
Yad Vashem è esattamente opposta,<br />
entrare sempre più in profondità nei<br />
dettagli umani del massacro di sei<br />
milioni di ebrei. “Viviamo in un’epoca<br />
in cui i giovani sanno poco, ma<br />
Giornata per i Giusti?<br />
L’obiettivo della nostra attività è sempre<br />
stato quello di rendere universale<br />
l’idea nata a Yad Vashem, e cioè evidenziare<br />
la responsabilità personale<br />
di ogni individuo nei momenti difficili<br />
dell’umanità, la possibilità, che ciascuno<br />
ha, sempre, di affermare ‘dove<br />
ci sono io, il male non passa’, che era<br />
poi il principio fondamentale che ispirava<br />
il lavoro di Moshe Bejski (giudice<br />
della Corte Suprema israeliana<br />
che presiedette per cinque anni, dal<br />
1970 al 1975, la commissione per il<br />
riconoscimento dei Giusti tra le Nazioni<br />
del Museo di Yad Vashem ndr).<br />
In questi anni abbiamo portato avanti<br />
iniziative per ricordare coloro che<br />
salvarono vite umane non solo durante<br />
la Shoah, ma in tanti altri capitoli<br />
tristi della storia recente, il genocidio<br />
armeno, la guerra in Bosnia…<br />
Da qui nasce l’idea di rivolgere<br />
al Parlamento europeo un appello<br />
per istituire una Giornata in Memoria<br />
dei Giusti. Abbiamo trovato l’appoggio<br />
entusiasta di cinque eurodeputati<br />
(tra cui tre italiani):<br />
Gabriele Albertini, Lena<br />
Kolarska–Bobiska, Ioan<br />
Mircea Pacu, Niccolò Rinaldi<br />
e David-Maria Sassoli.<br />
A questo punto dobbiamo<br />
aspettare di vedere cosa<br />
succederà. Non sarà facile,<br />
considerando che affinché<br />
la Giornata sia ef-<br />
in compenso hanno opinioni altisonanti<br />
- spiega Dorit Novak, direttrice<br />
dell’International School for Holocaust<br />
Studies di Yad Vashem - Il regime<br />
nazista aveva come obiettivo<br />
quello di cancellare ogni traccia del<br />
popolo ebraico. Se questo non viene<br />
compreso, non è possibile capire ciò<br />
che accadde. Ma paradossalmente,<br />
più si entra nei particolari dello sterminio<br />
ebraico, più il messaggio diviene<br />
universale”, aggiunge, rievocando<br />
l’episodio di un gruppo di<br />
Gariwo lancia l’appello al Parlamento europeo<br />
“Dedichiamo il 6 marzo alla Memoria dei Giusti”<br />
Parla il presidente dell’associazione milanese Gabriele Nissim<br />
fettivamente istituita è necessario che<br />
la maggioranza dei deputati vada appositamente<br />
ad apporre la propria<br />
firma, ma noi stiamo facendo il possibile<br />
per sensibilizzare sia il Parlamento<br />
sia il pubblico, anche attraverso<br />
una campagna sui social network,<br />
con un’applicazione Facebook in tutte<br />
le lingue europee. La data scelta è<br />
quella del 6 marzo proprio in omaggio<br />
a Bejski, che scomparve il 6 marzo<br />
2007.<br />
Quest’anno la scelta di Gariwo è stata<br />
quella di celebrare il Giorno della Memoria<br />
invitando due donne ruandesi,<br />
Yolande Mukagasana, sopravvissuta<br />
al genocidio dei tutsi del 1994 e candidata<br />
al Premio Nobel per la Pace<br />
www.moked.it<br />
berberi provenienti dal Marocco che<br />
stavano cercando di ricostruire la<br />
storia perduta del proprio popolo,<br />
giunti a Yad Vashem per “imparare<br />
a ricordare”. Affrontare il tema della<br />
Shoah significa infatti affrontare il<br />
tema della responsabilità individuale<br />
di ogni uomo di fronte al male. E<br />
2011, e la sua salvatrice hutu Jacqueline<br />
Mukansoner.<br />
Sì, è un’iniziativa molto importante<br />
perché in Ruanda la situazione tra le<br />
due etnie è ancora tesa. Le nostre<br />
ospiti hanno accettato con grandissimo<br />
entusiasmo, dandoci la grande<br />
possibilità di ascoltare la viva voce<br />
di una vittima del genocidio visto che<br />
Yolande Mukagasana ha perso il marito,<br />
i figli, i fratelli, i genitori, e di una<br />
Giusta, che la nascose in un mobile<br />
di casa mettendo a rischio tutto per<br />
salvarla, e siamo riusciti a ottenere<br />
dal governo ruandese, nonostante il<br />
clima di guerra civile e il negazionismo<br />
del genocidio che permane tuttora,<br />
una collina in cui creare un<br />
Giardino dei Giusti del Ruanda, dove<br />
mi recherò nei prossimi mesi per<br />
l’inaugurazione.<br />
Il Giorno della Memoria esiste dal<br />
2001. Sono ormai tanti anni che lei va<br />
a parlare nelle scuole. Nota nei ragazzi<br />
una reazione diversa, una maggiore<br />
consapevolezza, rispetto ai primi<br />
tempi?<br />
Io penso che le<br />
Giornate della Memoria<br />
funzionino a<br />
patto che non siano<br />
ripetitive, a patto che<br />
la Memoria non diventi<br />
retorica. È necessario<br />
coinvolgere i<br />
ragazzi trasmettendo<br />
come ha notato la psicologa taiwanese,<br />
in un contesto come quello dei<br />
campi di sterminio si trova non soltanto<br />
il punto più basso che l’umanità<br />
può raggiungere, ma anche<br />
quello più alto a cui può elevarsi,<br />
quello per esempio dell’amico che<br />
divide l’ultimo pezzo di pane col vicino.<br />
Avner Shalev, direttore del museo<br />
di Yad Vashem, spiega che la<br />
Shoah non deve diventare la sola<br />
fonte di identità che permette allo<br />
Stato d’Israele di definire se stesso.<br />
“La Shoah ci tiene uniti nel ricordo,<br />
e allo stesso tempo l’accrescimento<br />
di interesse nei suoi confronti in tutto<br />
il mondo ha creato una maggiore<br />
consapevolezza sul tema del genocidio<br />
in generale: in questo contesto<br />
abbiamo un ruolo molto importante<br />
da giocare”.<br />
loro il messaggio che fare qualcosa<br />
contro il male è possibile. A quel punto<br />
i ragazzi si immedesimano e cominciano<br />
ad applicare questi principi<br />
al mondo contemporaneo, al contrasto<br />
di fenomeni come l’antisemitismo<br />
e il razzismo. D’altronde, la grande<br />
intuizione di Bejski fu proprio realizzare<br />
quanto sia potente l’effetto della<br />
Memoria del Bene.<br />
Concentrandosi sulla Memoria di chi,<br />
quando venne il momento di decidere,<br />
scelse il bene, non si rischia però<br />
di far scattare un meccanismo autoassolutorio,<br />
dimenticando tutti coloro,<br />
la maggioranza della popolazione,<br />
che invece scelse il male o l’indifferenza?<br />
Al contrario, l’idea di ricordare i Giusti<br />
corrisponde proprio alla volontà<br />
di mettere in discussione chi Giusto<br />
non fu, nascondendosi dietro l’assunto<br />
che le cose andavano in un certo<br />
modo e che era inevitabile. Idea per<br />
esempio sostenuta da molti di coloro<br />
che difendono l’operato di Pio XII.<br />
In L’uomo che fermò Hitler racconto<br />
la storia del capo della Chiesa ortodossa<br />
di Bulgaria, che attaccò il re in<br />
piazza per spingerlo a salvare gli<br />
ebrei. Ricordare cosa fecero i Giusti<br />
non è creare un alibi, è dimostrare<br />
nel concreto che qualcosa era possibile<br />
fare, in ogni luogo e circostanza.<br />
Bastava scegliere di farlo.<br />
r.t.