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Sentire, riconoscere, pensare - Il pensare - Rivista di Filosofia

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Antropologia del virtuale in Pierre Lévy Giulio Lizzi<br />

ILp<br />

collettivi intelligenti, un rapporto complesso <strong>di</strong> interazione in cui è<br />

centrale la questione del ruolo dell’esperienza soggettiva, della <strong>di</strong>mensione<br />

d’interiorità della sensazione, cioè dell’affettività.<br />

Evitando il rischio <strong>di</strong> cadere nelle medesime aporie <strong>di</strong> chi auspica la<br />

realizzazione <strong>di</strong> un’intelligenza artificiale, un’intelligenza dei com-<br />

puter, si tratta <strong>di</strong> dare senso compiuto alla definizione <strong>di</strong> un’intelligenza nei computer, ov-<br />

vero una modalità <strong>di</strong> fare esperienza del mondo e nel mondo da parte del soggetto umano<br />

pensante. Un percorso che, muovendo dal soggetto, incontra la <strong>di</strong>mensione collettiva del<br />

<strong>pensare</strong> e dell’esperire, e percorre con flui<strong>di</strong>tà le <strong>di</strong>rettrici che attraversano il quadrivio on-<br />

tologico tra realtà, possibilità, attualità, virtualità 21 .<br />

Lévy in<strong>di</strong>vidua quattro <strong>di</strong>mensioni dell’affettività: topologia, semiotica, assiologia,<br />

energetica. Tali <strong>di</strong>mensioni sono comuni sia al soggetto in<strong>di</strong>viduale, dotato <strong>di</strong> coscienza,<br />

sia al soggetto collettivo, privo <strong>di</strong> coscienza in<strong>di</strong>viduale, ma espressione delle coscienze in-<br />

<strong>di</strong>viduali che lo animano. Le <strong>di</strong>mensioni dell’affettività sono le coor<strong>di</strong>nate e i riferimenti<br />

rispetto ai quali un soggetto, in<strong>di</strong>viduale o collettivo, si muove nello spazio del sapere, del<br />

<strong>pensare</strong> insieme, in relazione con gli altri. La <strong>di</strong>mensione topologica concerne gli spazi, le<br />

<strong>di</strong>stanze, i percorsi, i rapporti <strong>di</strong> prossimità resi possibili dalle varie forme <strong>di</strong> connettività,<br />

ma anche i filtri, gli sno<strong>di</strong>, i punti <strong>di</strong> collegamento e <strong>di</strong> confine; si tratta <strong>di</strong> una topografia<br />

inerente la costruzione con<strong>di</strong>visa del sapere, dunque in perenne ridefinizione, dove gli spa-<br />

zi sorgono e svaniscono, cambiano peso specifico e grado <strong>di</strong> densità, si arricchiscono <strong>di</strong><br />

connessioni o se ne impoveriscono; attraversando gli spazi <strong>di</strong> significato si possono incon-<br />

trare zone in cui la stabilità prevale sulla mobilità, a un grado inferiore <strong>di</strong> de-territorializ-<br />

zazione corrisponde una maggiore aderenza alle logiche e alla lentezza del Territorio, dei<br />

21 Lévy ha il merito <strong>di</strong> aver affrontato la questione in termini pretta- mente ontologici nel saggio intitolato<br />

Qu'est ce que le virtuel?, dove si delinea un quadrivio ontologico costituito dalle due coppie <strong>di</strong>alettiche possibile-reale<br />

e virtuale-attuale. Qualsiasi entità che passi dalla modalità ontologica del possibile a quella del<br />

reale, e viceversa, si muove all'interno <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> possibilità già logicamente date. Ciò non può <strong>di</strong>rsi nel<br />

caso del passaggio dalla modalità ontologica del virtuale a quella dell'attuale, che comporta l'in<strong>di</strong>vidua- zione<br />

<strong>di</strong> una soluzione specifica all'interno <strong>di</strong> un campo problematico, e neppure nel passaggio inverso, che consi-<br />

ste nella costruzione <strong>di</strong> un campo problematico a partire dall'entità attualizzata che rispetto ad esso funge da<br />

risposta. Se dunque il reale assomiglia al possibile, l’attuale risponde al virtuale. <strong>Il</strong> movimento <strong>di</strong> un’entità<br />

dal possibile al reale consiste nella realizzazione <strong>di</strong> una delle possibilità già logicamente date: al possibile,<br />

infatti, manca soltanto l’incarnazione materiale o fattuale per essere reale. <strong>Il</strong> movimento inverso consiste nella<br />

de-realizzazione, ovvero la risalita dall’entità all’insieme dei possibili da cui la stessa entità proviene. Nel<br />

rapporto <strong>di</strong>alettico tra il possibile e il reale risiede l’essenza dell’agire tecnico. Invece l’agire virtuale sorge nel<br />

momento in cui l’uomo, attraverso l’interazione con il computer, inventa nuove finalità, imma- gina nuovi<br />

percorsi <strong>di</strong> senso, ripensa se stesso in rapporto col mondo e con gli altri. L’entità attualizzata è più che una<br />

soluzione: essa è la determinazione in cui le tensioni problematiche che l’hanno originata trovano una collocazione<br />

e in cui giacciono in attesa <strong>di</strong> ulteriori attualizzazioni. Non a caso Deleuze descrive il complesso pro-<br />

blematico proprio del virtuale come facente parte integrante dell’entità attualizzata. Se da un lato il virtuale si<br />

riflette nell’entità attualizzata e la alimenta, dall’altro è l’entità stessa a farsi produttrice <strong>di</strong> nuove virtualità, <strong>di</strong><br />

nuove problematizzazioni.<br />

<strong>Il</strong> <strong>pensare</strong> - <strong>Rivista</strong> <strong>di</strong> <strong>Filosofia</strong> ◆ www.il<strong>pensare</strong>.it ◆ Anno I, n. 1, gen/<strong>di</strong>c 2012<br />

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