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Sentire, riconoscere, pensare - Il pensare - Rivista di Filosofia

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Terra e nel Territorio, muoversi vuol <strong>di</strong>re spostarsi da un punto<br />

all’altro della superficie terrestre, nello spazio delle merci e più ancora<br />

in quello del sapere, l’uomo nomade attraversa universi <strong>di</strong><br />

problemi, mon<strong>di</strong> vissuti, paesaggi <strong>di</strong> senso. 33<br />

Antropologia del virtuale in Pierre Lévy Giulio Lizzi<br />

ILp<br />

I quattro spazi coesistono, pulsano nella loro vitalità <strong>di</strong> spazi abita-<br />

ti, non cessano mai <strong>di</strong> produrre significato, reclamano attenzione e rilevanza, incidono <strong>di</strong>-<br />

rettamente o in<strong>di</strong>rettamente negli esiti dell’agire e del <strong>pensare</strong>. Ciascuno dei quattro spazi<br />

esprime una prospettiva, procede secondo una velocità, <strong>di</strong>segna una rete <strong>di</strong> relazioni, con-<br />

figura dei rapporti <strong>di</strong> forza. Lévy definisce lo spazio antropologico in questi termini: “Che<br />

cos’è uno spazio antropologico? È un sistema <strong>di</strong> prossimità (spazio) proprio del mondo<br />

umano (antropologico) e dunque <strong>di</strong>pendente dalle tecniche, dai significati, dal linguaggio,<br />

dalla cultura, dalle convenzioni, dalle rappresentazioni e dalle emozioni umane”. 34<br />

La Terra, lo spazio antropologico primigenio, coincide con la geografia naturale del<br />

planisfero, nel quale i percorsi dell’uomo nomade si snodano ora nell’apertura dei luoghi<br />

abitabili, nella mitezza delle vallate, nella protezione degli altipiani, ora nella sfida dei luo-<br />

ghi inospitali, nella sfida del mare, nell’asperità della montagna. La Terra, alma mater, è lo<br />

spazio antropologico che segue i ritmi atavici del Paleolitico, stabilisce un legame profondo<br />

tra l’uomo e il luogo dove è nato, ne segna l’appartenenza e il ritorno. 35 <strong>Il</strong> tempo della Terra<br />

è l’immemorabile, il movimento eterno della geologia, l’eterno ritorno delle stagioni, la<br />

geometria delle orbite planetarie e dell’incidenza dei raggi del Sole. <strong>Il</strong> ritmo che scan<strong>di</strong>sce<br />

la cronologia della Terra delimita il destino dell’umanità e lo riassume. 36 Ogni spazio an-<br />

tropologico, sottolinea Lévy, esibisce un regime <strong>di</strong> segni, una semiotica particolare. 37<br />

La metafora delle frequenze sonore può essere utile a raffigurare la coesistenza dei<br />

quattro spazi. Lévy non fa uso <strong>di</strong> questa metafora, ma senz’altro offre lo spunto per esplo-<br />

rarla, nel momento in cui definisce la Terra come frequenza <strong>di</strong> base. È come se quattro<br />

suoni <strong>di</strong>versi si <strong>di</strong>ffondessero in tutto il globo terracqueo e dettassero ciascuno un <strong>di</strong>verso<br />

ritmo all’agire e al <strong>pensare</strong>. Le quattro frequenze risuonano da sempre, ma ciascuna con<br />

un’intensità <strong>di</strong>versa a seconda dei luoghi e delle epoche. L’atto creativo <strong>di</strong> un uomo può ri-<br />

svegliare una frequenza sopita, l’immaginazione svolge il ruolo della bacchetta del <strong>di</strong>retto-<br />

re d’orchestra. Ecco allora che, in un’epoca dominata da ritmi paleolitici, in cui a prevalere<br />

è la bassa frequenza e il suono profondo e viscerale della Terra, si verificano - si accendono<br />

come nuove sorgenti <strong>di</strong> suono - atti creativi che innescano processi <strong>di</strong> territorializzazione,<br />

33 Lévy P., L’intelligenza collettiva, op. cit., p. 18.<br />

34 Ivi, p. 27.<br />

35 Ivi, p. 137.<br />

36 Ivi, p. 175.<br />

37 Ivi, p. 165.<br />

<strong>Il</strong> <strong>pensare</strong> - <strong>Rivista</strong> <strong>di</strong> <strong>Filosofia</strong> ◆ www.il<strong>pensare</strong>.it ◆ Anno I, n. 1, gen/<strong>di</strong>c 2012<br />

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