la stampa locale - angopi
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in soli 36 anni – dal 1918 al 1954 – ben sette bandiere: austriaca, sabauda, <strong>la</strong> croce uncinata<br />
su sfondo bianco e rosso del<strong>la</strong> Germania nazista, jugos<strong>la</strong>va, britannica, americana<br />
e infine – con il Memorandum di Londra del 5 ottobre 1954, firmato dai rappresentanti<br />
di Stati Uniti, Regno Unito, Italia e Jugos<strong>la</strong>via – l’allora presidente del Consiglio Mario<br />
Scelba annunciò il ritorno di Trieste all’Italia potendo finalmente issare il nostro comune<br />
tricolore. Non c’è nessuna venatura sciovinistica in queste riflessioni, semmai un “desueto<br />
irredentismo” a favore di tutte quelle terre dove da tempo risiedevano popo<strong>la</strong>zioni di cultura<br />
italiana (o ad essa equiparabile) considerato che <strong>la</strong> zona di Trieste ormai da secoli,<br />
era abitata con una netta predominanza di Veneti, Dalmati, Istriani, Friu<strong>la</strong>ni e Sloveni, e <strong>la</strong><br />
lingua par<strong>la</strong>ta era l’italiano e il veneto.<br />
Ovvia sintesi di quanto sopra è il racconto-aneddoto di quando il Consiglio di<br />
Presidenza Angopi decise di dar corso ai <strong>la</strong>vori assembleari a Trieste, delegando<br />
una collega dell’Associazione dei necessari contatti per <strong>la</strong> miglior riuscita dell’iniziativa.<br />
Essa tornò a Roma estremamente soddisfatta sia del<strong>la</strong> città sia dei luoghi<br />
visitati; ma confessò anche un suo senso di disagio nell’aver constatato una certa<br />
litigiosità insorta tra i colleghi, ciò procurandole non pochi imbarazzi, quasi fosse<br />
indesiderata. Nel tranquillizzar<strong>la</strong>, conoscendo gli uomini, <strong>la</strong> categoria e i problemi,<br />
Guidi pensò in cuor suo a quel<strong>la</strong> che viene considerata <strong>la</strong> “superba arte <strong>locale</strong>’ – lo<br />
‘sbarufar” – spiegabile brevemente con il famoso aneddoto di Eugenio Montale che incontrando<br />
un giorno a Mi<strong>la</strong>no Italo Svevo gli chiese: “A Trieste vi odiate ancora tanto?”. E, infatti,<br />
sovvenne a Guidi: Come è possibile non pensare come tratto distintivo, quasi un dato<br />
antropologico che sopravvive indefettibilmente ai rovesci del<strong>la</strong> storia, che lo “sbarufar”,<br />
non sia all’interno del Dna in una città che ha sette cimiteri, sei religioni e che ha avuto<br />
sette bandiere diverse in 36 anni?<br />
Par<strong>la</strong>ndo poi del porto di Trieste ne tratteggia un breve tracciato storico. Quando l’Austria<br />
nel 1815 “ereditò” Venezia da Napoleone, mise il Leone di San Marco sulle sue navi accanto<br />
al<strong>la</strong> bandiera con l’Aqui<strong>la</strong> a due teste e fece grossi investimenti nell’arsenale. Ma<br />
le regole austriache era troppo inflessibili, verticistiche e rigorose per le vecchie corporazioni<br />
dei mestieri, a questo si aggiunga lo spirito libero e un po’ brontolone, che connota il<br />
carattere dei veneziani e <strong>la</strong> misce<strong>la</strong> diventa esplosiva. Così, quando nel 1848 le varie corporazioni<br />
insofferenti a tale rigida disciplina si ribel<strong>la</strong>rono, ammazzando il capo cantiere<br />
e spingendo l’intera città al<strong>la</strong> rivolta, l’Austria, sentendosi tradita, <strong>la</strong>sciò Venezia e puntò<br />
su Trieste e Po<strong>la</strong>. La prima diventò <strong>la</strong> base del<strong>la</strong> marina mercantile e del<strong>la</strong> cantieristica<br />
navale peraltro in un periodo contrassegnato con il passaggio dal<strong>la</strong> ve<strong>la</strong> al vapore e quindi<br />
dagli scafi in legno a quelli in ferro. La seconda (Po<strong>la</strong>) un porto militare.<br />
Nel suo libro le “Le multinazionali del mare” Sergio Bologna triestino “doc” nei capitoli<br />
iniziali descrive oltre alle intrecciate vicende portuali che accomunano Genova e Trieste,<br />
che proprio in quel periodo risale <strong>la</strong> nascita del<strong>la</strong> moderna portualità, portando al<strong>la</strong> formazione<br />
di quel<strong>la</strong> ricca borghesia che darà vita a istituzioni finanziarie ancor oggi potenti<br />
come le Assicurazioni Generali. In quegli anni Trieste insieme a Marsiglia, era il più importante<br />
porto del mediterraneo. È peraltro, triestina <strong>la</strong> nave, denominata Primo, che nel<br />
1869 all’apertura del Canale di Suez solo per navi a vapore, lo attraversò. Poi nel 1876,<br />
lo Stato sabaudo riporta a Genova il primato tra i porti italiani, primato che mantiene<br />
tutt’oggi. Ma ancora nel 1913 Trieste è il sesto porto europeo per movimento di sbarchi/<br />
imbarchi e quinto per tonnel<strong>la</strong>ggio delle navi.<br />
Cos’è che frena allora lo sviluppo del porto di Trieste? Non tanto l’adesione all’Italia che<br />
sappiamo non capire i nostri mari, ne ha perso <strong>la</strong> memoria. Li usa soltanto. Figurarsi<br />
l’Adriatico. Ma è un qualcosa che inizia molto prima ed è quel conglomerato di forti interessi,<br />
attestato nel<strong>la</strong> feroce difesa del diritto e del<strong>la</strong> rendita di posizione che tracciano<br />
allora come oggi il destino di un porto. Infatti, già nel 1861 quando il governo austriaco<br />
decide di costruire nuove infrastrutture portuali, si trova a dover fronteggiare l’opposizione<br />
dei più influenti operatori economici del<strong>la</strong> città che temono di perdere le loro prerogative<br />
economiche. Nel frattempo Brema e Amburgo, collegati con <strong>la</strong> rete ferroviaria all’Impero<br />
austroungarico sviluppavano <strong>la</strong> loro competitività nei confronti del porto adriatico. A Trieste<br />
ci si misurava già da allora sull’importanza dei collegamenti ferroviari per sviluppare<br />
il sistema portuale dove le merci dovevano sostare per il più breve tempo possibile, ma<br />
purtroppo al<strong>la</strong> fine hanno prevalso, appunto, le rendite di posizione. E da qui una ulteriore<br />
riflessione: Questo breve compendio di “memorie selettive”, questa fucina “storica-<br />
‘sbaRufaR’,<br />
voce<br />
del dNa<br />
tRIestINo