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la stampa locale - angopi

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losa discesa delle loro protezioni previdenziali.<br />

Molte piazze d’Europa, in queste settimane, hanno visto manifestazioni e occupazioni di<br />

coloro che si autodefiniscono “indignati”. Sono prevalentemente giovani che si vedono<br />

sbarrata <strong>la</strong> strada del <strong>la</strong>voro e dell’affermazione personale. Infatti, nell’economia sommersa<br />

concetti quali – ferie, festività, assistenza sanitaria, misure di sicurezza e tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

salute sul luogo di <strong>la</strong>voro, previdenza, compenso per <strong>la</strong>voro straordinario – sono tutte<br />

parole prive di senso. Faccio, allora, intimamente fatica a disapprovare queste iniziative<br />

anche al<strong>la</strong> luce delle affermazioni del presidente Mastrapasqua che recentemente ha sostenuto,<br />

che per i giovani <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> loro pensione si costruisce oggi, agganciata sempre<br />

più al destino del “Sistema Paese”. Questo vuol dire, per essere più precisi, che centinaia<br />

di migliaia di precari, quando andranno in pensione, riceveranno 100, 200, o, nel migliore<br />

dei casi, 300 euro al mese.<br />

L’attuale sistema pensionistico, anche per anche per i “garantiti”, sta dispiegando i suoi<br />

effetti a seguito delle modifiche intervenute in vari passi dal 1992 in poi. Come il passaggio<br />

dal rapporto con l’ultima retribuzione al rapporto con i contributi versati nell’intera<br />

vita <strong>la</strong>vorativa; l’aumento dell’età pensionabile, inasprito peraltro, dal<strong>la</strong> finanziaria 2010;<br />

nonché l’introduzione dei coefficienti di sopravvivenza, per cui quanto più si allunga <strong>la</strong> vita<br />

media di tanto si riducono le pensioni. Simili innovazioni hanno fatto si che <strong>la</strong> generazione<br />

di <strong>la</strong>voratori dipendenti che <strong>la</strong>scerà il <strong>la</strong>voro tra 15-20 anni deve aspettarsi una pensione<br />

non superiore al 50 per cento dell’ultimo sa<strong>la</strong>rio. Se desiderano una pensione più alta,<br />

debbono provvedervi destinando una parte consistente del sa<strong>la</strong>rio a un fondo pensione<br />

come scelta non solo importante ma necessaria per le giovani generazioni”. La sensazione<br />

attuale, che alberga in molti di noi, è quel<strong>la</strong> di vivere in una sorta di megastore “fai da te”,<br />

in cui le regole dominanti sono, nel caso migliore, “pensa per te, <strong>la</strong>scia perdere il resto”.<br />

E tutto ciò alimenta un peculiare tratto dell’opinione pubblica nazionale: un risentimento<br />

endemico, che sospinge alcuni strati del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, verso posizioni e atteggiamenti<br />

sociali egoistici, prepotenti e privi di solidarietà, quando <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> d’ordine qualche anno<br />

fa era: «Meno ai padri e più ai figli». Le parole non devono essere ingannatrici, affinché<br />

il dialogo sia onesto. Le retribuzioni reali dei <strong>la</strong>voratori dipendenti nel nostro paese sono<br />

rimaste pressoché ferme nell’ultimo decennio. Il Pil italiano è aumentato del 45,2% negli<br />

anni Settanta, del 26,9% negli Ottanta, del 17% nei Novanta e del 2,5% nell’ultimo decennio.<br />

La riduzione del costo del <strong>la</strong>voro in atto, è una conseguenza di questi dati, a cui<br />

come sappiamo vanno aggiunti tutti gli effetti possibili determinati dal<strong>la</strong> globalizzazione,<br />

delocalizzazioni, outsourcing.<br />

E nel frattempo nel<strong>la</strong> gestione quotidiana dei Gruppi emergono sempre nuove complicazioni.<br />

Per ogni norma che viene semplificata con immani sforzi ce ne sono altre mille che<br />

si complicano. Basta pensare all’ultimo arrivato il SISTRI, un sistema complicato, che non<br />

esiste da nessun altra parte, per l’attuazione del<strong>la</strong> normativa ambientale e per ora assolutamente<br />

inattuabile. So perfettamente che c’è sempre qualcuno nel Gruppo che cavalca un<br />

certo malessere, che promette di più, più facilmente e rapidamente di quanto non possiamo<br />

ottenere rispetto agli strumenti di cui disponiamo. Ma sia chiaro: chi continua a dire<br />

solo no, inseguendo chissà quali scenari, si assume una grave responsabilità di fronte al<br />

Gruppo, di fronte all’intera Categoria, di fronte ai Giovani perché continuare a difendere<br />

le nostre prerogative, così come sono definite in Italia sarà sempre più difficile. E allora va<br />

raggiunta un’unità di intenti sulle linee di fondo delle azioni da intraprendere. Ciò che può<br />

unire deve essere più forte di ciò che divide.<br />

Scrive Paul Valéry: “I fatti non penetrano in un mondo in cui abitano le credenze”. E<br />

allora non possiamo sottovalutare che negli scenari che abbiamo di fronte, fa sempre capolino<br />

un vero e proprio pregiudizio, opinioni ideologiche ostili al nostro modello, che ci<br />

raffigurano come assistiti invece che erogatori di un servizio efficiente e di estrema utilità<br />

sociale. Io dico che una linea seria è quel<strong>la</strong> che non promette nul<strong>la</strong> a nessuno, ma che chiede<br />

molto a tutti e <strong>la</strong> sua ricompensa sta nello stesso agire per realizzar<strong>la</strong> nel trasformare<br />

le sfide in nuove opportunità di crescita. Ci pare che l’approccio a questi temi sia proprio<br />

quel fondamentale propulsore offerto dal modello Gruppo-Cooperativa: per <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong><br />

democrazia interna, per il corretto equilibrio tra i vari poteri del<strong>la</strong> governance che garantiscono<br />

forme di vera partecipazione democratica, per il funzionamento dell’autogestione,<br />

per il valore del “fare insieme”, per <strong>la</strong> civile passione permeata da valori profondi, per <strong>la</strong><br />

crescita professionale e morale di ogni ormeggiatore/barcaiolo, il senso del<strong>la</strong> solidarietà<br />

fra gli individui.<br />

Per queste ragioni Guidi riterrebbe opportuno attivare, in ognuno dei Gruppi un Codice<br />

Etico con precise indicazioni di metodo e di sostanza per recepire quei passaggi atti

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