11.06.2013 Views

Scripta Manent 2004 (PDF, ca 3 MB) - Rete Civica dell'Alto Adige

Scripta Manent 2004 (PDF, ca 3 MB) - Rete Civica dell'Alto Adige

Scripta Manent 2004 (PDF, ca 3 MB) - Rete Civica dell'Alto Adige

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

persone che mi hanno permesso di lavorare<br />

con loro, le istituzioni - ancora una volta le<br />

loro persone - , gli artisti, i luoghi. In questa<br />

intensa città che rappresenta in se stessa il<br />

concetto di confi ne”.<br />

Come riesci a gestire le dinamiche della<br />

tua professione, la rete di contatti, le<br />

mostre, i progetti e tutto il resto...?<br />

“Come una nomade. La mia professione<br />

sviluppa un nomadismo di necessità. Tanti<br />

chilometri, tanta macchina, tanti aerei, tanta<br />

posta elettroni<strong>ca</strong>… e tanta voglia di stare con<br />

i miei familiari”.<br />

Gli affetti...?<br />

“Nel tempo acquisisco maggiore <strong>ca</strong>pacità<br />

organizzativa e di sintesi. Per quanto possibile…A<br />

volte però mi man<strong>ca</strong> la quotidianità<br />

dei rapporti, il valore delle piccole cose, come<br />

accompagnare con continuità mia figlia a<br />

scuola…Ma credo di avere intorno a me<br />

persone che mi vogliono molto bene, che<br />

partecipano affettivamente anche alla mia<br />

inquietudine. E mi piace molto portare dentro<br />

il fuori. Così spesso la nostra <strong>ca</strong>sa è piena di<br />

amici, ospiti, artisti”.<br />

Come riesci sempre a fare il punto e a sta-<br />

bilire le priorità?<br />

“Non sempre ne sono <strong>ca</strong>pace. Ho bisogno in<br />

media di almeno due giorni alla settimana,<br />

durante i quali lavorare nel mio studio. Questo<br />

mi permette di riordinare le idee, di studiare, di<br />

strutturare i progetti e di raccogliere la mia vita<br />

personale. Vivo e lavoro a Bergamo perché qui<br />

abito con mia fi glia e mio marito. Parto, perché<br />

so di avere un luogo in cui tornare”.<br />

Lavori su più progetti in contemporanea?<br />

“Sì, certamente, perchè i progetti prevedono<br />

almeno un anno, meglio due, tra progettazione<br />

e realizzazione. Si lavora in proiezione, quindi<br />

normalmente si devono sempre incrociare<br />

due o tre progetti. Con l’estero i tempi sono<br />

ancora maggiori”.<br />

Riesci a familiarizzare con i luoghi dove<br />

ti trovi per lavoro?<br />

“Proprio per il mio nomadismo, ho la tendenza<br />

a stabilire facilmente delle relazioni con le<br />

persone e con il territorio. Ogni luogo è una<br />

stazione di vita in cui vivono le persone che<br />

incontro e con cui, grazie alla loro disponibilità<br />

e generosità, mi confronto. Ma in generale,<br />

TEMI<br />

cosa sarebbe oggi la nostra vita, anche quella<br />

sedentaria, senza queste relazioni? Senza<br />

l’oc<strong>ca</strong>sione di discutere di un film visto,<br />

di una mostra visitata, di un libro letto? E<br />

cosa sarebbe senza degustare un prodotto<br />

inedito e soprattutto senza confrontarsi con le<br />

abitudini altrui? Siamo tutti un poco nomadi.<br />

Dentro e fuori <strong>ca</strong>sa, dentro e fuori il nostro<br />

pc portatile…”.<br />

Da quando sei venuta per la prima volta<br />

in Alto <strong>Adige</strong>, noti qualche <strong>ca</strong>mbiamento<br />

nelle dinamiche culturali?<br />

“Quando ero alle prese con la mostra “musi<strong>ca</strong>xocchi”<br />

alcune persone mi avevano sconsigliato<br />

di mettere in gioco sei sedi espositive, tra<br />

cui alcune private. All’inaugurazione, invece,<br />

abbiamo dovuto moltipli<strong>ca</strong>re gli autobus<br />

che trasportavano i visitatori. Da cinque a<br />

nove. Da allora ho visto le mostre allargarsi<br />

nei luoghi, inglobare la realtà e affrontarne<br />

i pericoli.<br />

Bolzano mi ha insegnato molte cose. E non<br />

solo a me. Ad esempio, che il turismo, in<br />

questa città, potrebbe diventare fortemente<br />

culturale oltre che ambientale. Oggi credo di<br />

registrare una maggiore condivisione tra le<br />

comunità, e soprattutto più partecipazione e<br />

interesse, sia in città che in provincia. L’arte<br />

contemporanea è un linguaggio che fa da<br />

da <strong>ca</strong>talizzatore tra persone diverse. E nella<br />

partecipazione anche la criti<strong>ca</strong> è molto utile.<br />

Annega il consenso, che in fondo è una<br />

malattia dell’isolamento”.<br />

Chiudiamo con qualche considerazione<br />

sugli artisti. Da quelli ignorati a quelli<br />

sopravvalutati...<br />

“Credo che gli artisti siano l’anello più debole<br />

di una <strong>ca</strong>tena trasparente ma fondamentale<br />

e credo che compito delle istituzioni e di<br />

tutti gli operatori sia fare storia, ricer<strong>ca</strong> e sperimentazione<br />

mediando nella comuni<strong>ca</strong>zione.<br />

Si ha paura di quello che non si <strong>ca</strong>pisce.<br />

…Il presente è difficile da <strong>ca</strong>pire. Allora è<br />

necessario eliminare la paura, non la diffusione<br />

e l’apprendimento delle esperienze. Ti faccio<br />

un altro esempio, forse legato alle mie ultime<br />

ricerche. Perché mai, qualunque siano i<br />

commensali alla mia stessa tavola, fi niscono<br />

prima i cibi ed i prodotti migliori mentre<br />

i modesti languiscono sulla tovaglia? Per<br />

31

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!