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Scripta Manent 2004 (PDF, ca 3 MB) - Rete Civica dell'Alto Adige

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dei nostri 15enni è drammatico il 18 % è<br />

illetterato ed un ulteriore 26% è in condizioni<br />

assolutamente insoddisfacenti. Se pensiamo<br />

poi alle competenze matematiche ed a quelle<br />

linguistiche la situazione ci vede in condizioni<br />

svantaggiate rispetto agli altri paesi europei.<br />

C’è una pesante eredità da superare”.<br />

In tema di arte. Visitare un museo non è<br />

un fatto strettamente fi sico, ma dipende<br />

dalla volontà e dall’interesse. Spesso le<br />

oc<strong>ca</strong>sioni di cultura sono elitarie, esclusive<br />

e per certi versi “noiose”. Le scelte <strong>ca</strong>dono<br />

così su oc<strong>ca</strong>sioni meno impegnative.<br />

La fruizione dell’arte richiede poi una<br />

certa preparazione: che motivazioni offre,<br />

sul piano concorrenziale, l’edu<strong>ca</strong>zione<br />

permanente per avvicinare il pubblico<br />

all’arte contemporanea?<br />

“L’edu<strong>ca</strong>zione permanente è la chiave che<br />

consente ai musei, alle biblioteche, ai teatri di<br />

estendere il loro pubblico ed alla gente di<br />

avvalersi di queste risorse culturali. Quando le<br />

infrastrutture culturali accettano di occuparsi<br />

anche del loro rapporto con il pubblico<br />

ed assumono un’otti<strong>ca</strong> ed una funzione<br />

di edu<strong>ca</strong>zione permanente, nuovi strati di<br />

popolazione entrano nelle loro sale e si<br />

avvalgono dei loro servizi. Ho visto<br />

giovani apprendiste, aspiranti parrucchiere<br />

dedi<strong>ca</strong>re ore ed ore ad una visita ad<br />

un museo archeologico per studiare le<br />

acconciature delle matrone romane. Tutto<br />

è possibile se l’otti<strong>ca</strong> dell’edu<strong>ca</strong>zione<br />

permanente diviene patrimonio comune”.<br />

È possibile affermare che stia <strong>ca</strong>mbiando<br />

il concetto di cultura? Che la formazione<br />

permanente diventi strumento indispensabile<br />

per accedere ed adeguarsi ad una<br />

società ipertecnologi<strong>ca</strong> e sempre più<br />

globalizzata?<br />

“Il benessere di una società contemporanea si<br />

basa sulla quantità di soggetti <strong>ca</strong>paci di dar<br />

vita a forme di “distruzione creativa”, ovvero<br />

a rendere obsolete le conoscenze preesistenti<br />

ed a crearne di nuove. Se questa è la norma,<br />

indubbiamente dobbiamo preoccuparci che<br />

assieme alle conoscenze non divengano<br />

anche obsoleti quegli uomini che non<br />

hanno avuto la possibilità di partecipare<br />

ai processi di distruzione creativa”.<br />

I PROTAGONISTI<br />

Recuperare i 50enni al lavoro. Come?<br />

“Io ho 56 anni, ogni anno lavoro di più. Vivo<br />

la competizione con i giovani, alcuni dei<br />

quali dispongono -almeno in alcuni <strong>ca</strong>mpi-<br />

di competenze più evolute. Tuttavia me la<br />

<strong>ca</strong>vo, non arretro e sto a galla sia grazie<br />

all’esperienza, ma anche perché dedico tanto<br />

tempo allo studio e lo faccio quando serve,<br />

senza guardare che giorno della settimana sia”.<br />

Pre<strong>ca</strong>riato e situazione ansiosa sono<br />

fenomeni che oggi si rincorrono. Si punta<br />

molto sull’idea di fl essibilità, piuttosto<br />

che sulla specializzazione. In che direzione<br />

va l’edu<strong>ca</strong>zione permanente?<br />

“Il rischio più grosso della flessibilità è la<br />

perdita di competenze e, di conseguenza, il<br />

passaggio a mansioni o a lavori di<br />

una qualità in costante e progressivo<br />

declino. Bisogna evitare questo rischio. Per<br />

farlo ci vuole anche un’offerta formativa<br />

sempre più flessibile e personalizzata che<br />

dia risposte precise al momento giusto”.<br />

Se l’edu<strong>ca</strong>zione permanente è in grado di<br />

sviluppare la <strong>ca</strong>pacità di gestire percorsi<br />

formativi individuali, in che misura può<br />

essere utile alla società nel suo insieme e<br />

nella sua complessità?<br />

“Dobbiamo distinguere tra personalizzazione e<br />

individualizzazione della formazione. Ciascuno<br />

deve poter trovare l’offerta formativa di cui ha<br />

bisogno e che più gli conviene, nel luogo e nel<br />

momento più confacente e deve avere il potere<br />

di scelta e di giudizio. Ma questo non signifi <strong>ca</strong><br />

fare tutto questo da soli. Signifi<strong>ca</strong> però<br />

non ritrovarsi in classi anonime in cui si<br />

impone alla gente di apprendere i soliti<br />

programmi, decisi non si sa da chi e perché”.<br />

Sull’onda del liberismo, l’edu<strong>ca</strong>zione<br />

permanente può formare individui <strong>ca</strong>paci<br />

di inventarsi un lavoro e di condurre<br />

un’impresa. Non possiamo però puntare<br />

su un Paese fatto solo di creativi e di<br />

imprenditori...<br />

“L’edu<strong>ca</strong>zione permanente può favorire un<br />

<strong>ca</strong>mbiamento epo<strong>ca</strong>le. Si tratta di sviluppare tra<br />

la popolazione la cultura della produzione,<br />

non solo del lavoro, ma più in generale la<br />

acquisizione dell’insieme delle conoscenze che<br />

rendono possibile l’esercizio di una attività<br />

produttiva. Io penso che questo sia una<br />

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