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Scripta Manent 2004 (PDF, ca 3 MB) - Rete Civica dell'Alto Adige

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64<br />

LE ASSOCIAZIONI<br />

un DAMS, un’Ac<strong>ca</strong>demia di Belle Arti, un<br />

Istituto d’arte, un Liceo artistico, una Galleria<br />

d’arte moderna, un Museo Morandi, etc. Le<br />

differenze, ovviamente, ci sono. Ma credo<br />

che nella provincia di Bolzano ci siano delle<br />

potenzialità enormi che non vengono liberate,<br />

nonostante gli sforzi di alcuni amministratori<br />

particolarmente illuminati. Come in tutte le<br />

province, gli abitanti pensano che quello che<br />

ac<strong>ca</strong>de fuori, non solo a Vienna o a Roma,<br />

ma addirittura a Innsbruck o Verona, sia per<br />

forza più importante”.<br />

Qual è la mostra che secondo lei, tra<br />

quelle progettate per Merano Arte, è stata<br />

“sentita” di più?<br />

“Forse “metafi si<strong>ca</strong>” perché era una mostra con<br />

un progetto forte e trasversale tra la pittura del<br />

Novecento e l’arte contemporanea. Certo è che<br />

de Chirico ha attirato molto, ma poi la gente<br />

si confrontava con una mostra che suscitava<br />

interrogativi e che faceva rifl ettere, ma sempre<br />

a partire da opere d’arte scelte accuratamente.<br />

Poi, con l’antologi<strong>ca</strong> di Mapplethorpe abbiamo<br />

avuto la prova che la fotografi a è una miniera<br />

di sorprese che il pubblico apprezza particolarmente.<br />

Continueremo su questa strada”.<br />

Come vede, in generale, le nuove generazioni<br />

di artisti, le dinamiche espositive e<br />

promozionali dell’arte, l’attuale mer<strong>ca</strong>to<br />

dell’arte contemporanea?<br />

“Ho appena inaugurato alla galleria nazionale<br />

di Roma la Quadriennale e abbiamo avuto<br />

8000 visitatori all’inaugurazione. L’interesse per<br />

l’arte è forte, ci vuole naturalmente…l’arte.<br />

Anche il mer<strong>ca</strong>to non è in contrazione, è<br />

diventato più selettivo, ma questo è un bene.<br />

E ai giovani dico solo di non fare i furbi e di<br />

non cer<strong>ca</strong>re scorciatoie. Di Cattelan ne basta<br />

uno, e ne avanza parecchio”.<br />

I PROGETTI DI MERANO ARTE<br />

IL PROGETTO “.SCAPES”<br />

Come può uno spazio diventare paesaggio?<br />

Il paesaggio fa parte della fenomenologia<br />

dello spazio. Quali sono i processi attraverso<br />

cui il paesaggio si costituisce in valore? È<br />

possibile mettere in luce ed analizzare, partendo<br />

dall’area sudtirolese, la comune (ma altrettanto<br />

complessa) percezione di quei luoghi che<br />

normalmente non sono ascrivibili a paesaggio<br />

e che assumono invece un signifi <strong>ca</strong>tivo ruolo<br />

iconografico. Il progetto “.s<strong>ca</strong>pes” è frutto<br />

di una idea dell’architetto Thomas Demetz,<br />

è supportato da Merano Arte e curato da<br />

Letizia Ragaglia. È un progetto senza s<strong>ca</strong>denza,<br />

<strong>ca</strong>ratterizzato da ampia flessibilità e da<br />

trasformazioni in progress.<br />

“.s<strong>ca</strong>pes” ha avuto il suo esordio uffi ciale nel<br />

2003. Nel corso di un incontro sulla terrazza<br />

di Merano Arte, l’architetto Thomas Demetz<br />

ha presentato il progetto e ne ha descritto<br />

minuziosamente le varie fasi. Un primo,<br />

importante risultato era già stato registrato,<br />

visto che allora erano già pervenute, perfi no<br />

dall’estero, moltissime immagini che davano<br />

l’avvio alla prima fase “send a <strong>ca</strong>rd”. Il progetto<br />

è proseguito (e prosegue tuttora) con una serie<br />

di appuntamenti, tra conferenze e dibattiti,<br />

intesi ad esaminare l’interazione sostenibile tra<br />

paesaggio, architettura e urbanisti<strong>ca</strong>, tenendo<br />

conto dell’attuale <strong>ca</strong>renza di sinergia e la<br />

disarmonia con cui questi fattori intervengono<br />

sul territorio.<br />

Riportiamo l’intervista fatta all’architetto Thomas<br />

Demetz in oc<strong>ca</strong>sione della presentazione<br />

del progetto.<br />

Architetto, può riassumere gli obiettivi<br />

principali di “.s<strong>ca</strong>pes”?<br />

“Si tratta di un progetto che vuole indagare<br />

i “possibili” paesaggi con un approccio<br />

fenomenologico, dallo spazio urbano ai<br />

territori che ci circondano. Va detto che un<br />

territorio privo di osservatore è un territorio<br />

che non produce paesaggio, poichè man<strong>ca</strong>no<br />

quegli elementi culturali che all’osservatore<br />

permettono di riconoscerne i fattori costitutivi.<br />

Il rapporto che aveva un contadino tirolese<br />

del ‘500, ad esempio, è sicuramente diverso<br />

dal rapporto che una persona di oggi ha con<br />

lo stesso territorio, in cui si muove in modo<br />

diverso e sulla base anche di una serie di<br />

costrutti culturali”.<br />

Quando nasce stori<strong>ca</strong>mente l’idea di<br />

paesaggio?<br />

“Con il vedutismo settecentesco, quando iniziò<br />

ad esserci una estraneazione tra territorio e<br />

persona e venne a perdersi il rapporto d’uso<br />

diretto. Nacque così l’esigenza di introdurre<br />

un rapporto simbolico e fu il patrimonio

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