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Serenella Pelaggi* PER UNA REVISIONE DELL'AREA DELL ...

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La nozione di complemento ha una sua utilità didattica, ma è molto<br />

discussa nella linguistica moderna; si rivolgono critiche, in particolare,<br />

all’inesauribile moltiplicazione dei complementi “minori”, che creano<br />

spesso divisioni artificiose e arbitrarie.<br />

Gli autori si limitano dunque ad enunciare 31 complementi in tutto,<br />

tra principali e minori, molti dei quali con varie suddivisioni (ibidem: 72-<br />

-79).<br />

Concordando indubbiamente sulla opinabilità dei criteri di classificazione<br />

dei complementi indiretti, qui però ne mettiamo anche in discussione<br />

l’ utilità pratica, tanto più ai fini della didattica. Questo è confermato<br />

dall’analisi dei testi per l’insegnamento dell’italiano come LS, che<br />

a stento introducono complementi indiretti minori o peraltro principali in<br />

quanto tali; privilegiano piuttosto la presentazione dei verbi intransitivi<br />

con le eventuali preposizioni da cui sono comunemente accompagnati,<br />

e assimilano i cosiddetti complementi minori alla nozione più ampia di<br />

uso della lingua, nell’ambito delle funzioni, o in spazi denominati<br />

Come si dice?. Prendiamo ad esempio (ibidem: 76):<br />

a. la presunzione deriva spesso dall’ignoranza;<br />

b. un articolo ricco di spunti critici;<br />

c. discutere della situazione politica;<br />

nella prassi didattica si presenteranno i gruppi fraseologici: derivare<br />

da, (essere) ricco di, e discutere di, ovviando del tutto<br />

all’introduzione dei complementi rispettivamente di<br />

a. allontanamento /origine /separazione /provenienza;<br />

b. abbondanza /privazione;<br />

c. argomento.<br />

Il Sensini (1994: 222), a riguardo della definizione di verbi transitivi<br />

e intransitivi, rileva:<br />

«Il verbo intransitivo vede esaurirsi nel soggetto l’azione che esprime e,<br />

quindi, non ammette un complemento oggetto diretto dopo di sé. Ciò, però,<br />

non significa che l’azione che esso indica non possa aver bisogno di un<br />

completamento in un altro elemento della frase e, quindi, passare su<br />

qualche altro elemento della frase, costituito da un complemento indiretto,<br />

cioè da un complemento introdotto da una preposizione: “Elena ride di<br />

tutto”. Nel caso di verbi intransitivi come ubbidire, giocare, aderire,<br />

rinunciare, ecc., il completamento dell’azione che indicano è talmente<br />

necessario, perché essi abbiano un senso, che tali verbi hanno per lo più<br />

un “oggetto” su cui “passa” l’azione, anche se risulta espresso da un<br />

complemento indiretto, cioè introdotto da una preposizione: “Ubbidisci<br />

alla mamma”; “Tutti aderiscono alla tua iniziativa”. Per questa loro<br />

caratteristica, questi verbi sono chiamati transitivi indiretti.»<br />

Questo passo del Sensini contempla in sintesi tutta la problematica<br />

del rapporto tra verbo, oggetto diretto e indiretto, preposizioni e

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