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RELAZIONE FINALE - Ascomac

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PROGETTO PILOTA<br />

DIMOSTRAZIONE DELL’AFFIDABILITA’ TECNICA E<br />

DELL’INTERESSE ECONOMICO<br />

DERIVANTI DALL’UTILIZZO DELLA PROPULSIONE IBRIDA<br />

RESPONSABILE SCIENTIFICO<br />

Prof. Domenico Casadei<br />

(Università di Bologna)<br />

DIESEL-ELETTRICA<br />

A BORDO DI NAVI DA PESCA<br />

<strong>RELAZIONE</strong> <strong>FINALE</strong>


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

COORDINATORE<br />

PARTENARIATO:<br />

ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITA’ DI BOLOGNA<br />

DIE - DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA ELETTRICA<br />

CNR, CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE –<br />

ISMAR-Pesca Istituto di Scienze Marine, Sezione Pesca Marittima<br />

RINA S.p.A.<br />

FEDERPESCA - Federazione Nazionale delle Imprese di Pesca<br />

ASCOMAC - UNIMOT, Federazione Nazionale Commercio Macchine –<br />

Unione Nazionale Motori Marini Entrobordo e Affini<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Referenti del programma di ricerca<br />

Responsabile scientifico del progetto<br />

Prof. Ing. Domenico CASADEI<br />

ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA<br />

DIE- Dipartimento di Ingegneria Elettrica<br />

Viale Risorgimento, 2 40136 Bologna<br />

tel. 051 2093567<br />

fax. 051 2093579<br />

e-mail: domenico.casadei@mail.ing.unibo.it<br />

Responsabile dell’Unità UNIBO-DIE<br />

Ing. Claudio ROSSI<br />

ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA<br />

DIE- Dipartimento di Ingegneria Elettrica<br />

Viale Risorgimento, 2 40136 Bologna<br />

tel. 051 2093564<br />

fax. 051 2093588<br />

e-mail: claudio.rossi@mail.ing.unibo.it<br />

Responsabile dell’Unità CNR-ISMAR<br />

Prof. Ing. Gaetano MESSINA<br />

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE<br />

Istituto di Scienze Marine-Sezione Pesca Marittima<br />

Largo Fiera della Pesca 1<br />

60125 ANCONA<br />

tel. & fax. 071 2078831<br />

e-mail: g.messina@ismar.cnr.it<br />

Responsabile dell’Unità FEDERPESCA<br />

Dott.ssa Alessia CHINELLATO<br />

CONFINDUSTRIA - FEDERPESCA<br />

Via Emilio dè Cavalieri 7<br />

00198 R O M A<br />

tel. 06 8520826<br />

e-mail: alessia.chinellato@federpesca.it<br />

Responsabile dell’Unità ASCOMAC-UNIMOT<br />

Dott. Carlo BELVEDERE<br />

ASCOMAC<br />

Via Isonzo, 34<br />

00198 Roma<br />

tel. 06 20369638<br />

fax 06 20369376<br />

email: ascomac@ascomac.it<br />

Responsabile dell’Unità RINA<br />

Ing. Renato ROBINO<br />

RINA S.p.A.<br />

Via Corsica 12<br />

16128 Genova<br />

tel. 010 5385391<br />

fax. 010 5351485<br />

email: renato.robino@rina.org<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Il presente programma di ricerca è stato finanziato dal<br />

Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali<br />

Dipartimento delle filiere agricole e agroalimentari<br />

Direzione generale della pesca marittima e dell’acquacoltura<br />

nell’ambito del Regolamento CE 2792/99, art 17 - Azioni innovative.<br />

Progetto n.27/IM/06<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

INDICE<br />

INTRODUZIONE<br />

1. RICOGNIZIONE DELLE IMBARCAZIONI DA PESCA ITALIANE E DEI<br />

SISTEMI DI PROPULSIONE INSTALLATI<br />

1.1 Tipologia della flotta da pesca italiana<br />

1.2 Composizione e distribuzione della flotta da pesca italiana<br />

1.3 Il quadro macroeconomico<br />

1.4 Caratteristiche strutturali della flotta da pesca<br />

1.5 Il FEP – Fondo Europeo per la Pesca<br />

1.6 La PCP e il FEP 2007 - 2013<br />

1.7 Repertorio delle motorizzazioni navali<br />

1.7.1 Introduzione<br />

1.7.2 Descrizione del data-base<br />

2. PROPULSORE DI RIFERIMENTO - CASO DI STUDIO<br />

2.1 Descrizione dell’attività lavorativa<br />

2.2 Dati identificativi della nave e caratteristiche tecniche<br />

2.3 Macchinari impiegati nello svolgimento della pesca<br />

2.4 Prestazioni del motore - risultati di prove al banco<br />

2.5 Previsione di carico in fase di trasferimento<br />

2.6 Previsione di carico in fase di pesca<br />

2.7 Elaborazioni numeriche<br />

2.7.1 propulsore tradizionale con elica a pale orientabili<br />

2.7.2 propulsore tradizionale con elica a pale fisse<br />

3. PROPULSORE IBRIDO<br />

3.1 Principio di funzionamento<br />

3.2 Il motore brushless<br />

3.2.1 Il modello della macchina brushless a rotore isotropo su assi rotanti<br />

3.2.2 Trasformazioni trifase – bifase<br />

3.2.3 Equazioni bifase<br />

3.2.4 Generazione della coppia<br />

3.2.5 Controllo del motore brushless<br />

3.3 L’inverter trifase<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

3.4 L’inverter multilivello<br />

3.4.1 Tecnica di modulazione SVM<br />

3.4.2 Regolazione della ripartizione della potenza<br />

3.4.3 Limiti operativi<br />

3.5 Il modello del carico<br />

3.5.1 Funzionamento alla velocità di crociera<br />

3.5.2 Funzionamento allo strascico<br />

3.6 Il modello del controllo di velocità dell’elica<br />

3.7 Il modello dell’inverter<br />

3.8 Il modello del motore brushless<br />

3.9 Il modello del bus DC<br />

3.10 Il modello del sistema di motogenerazione<br />

3.10.1 Il motore diesel<br />

3.10.2 Dati sperimentali rilevati al banco<br />

3.10.3 Minimizzazione dei consumi<br />

3.10.4 Modello del motore Diesel<br />

3.10.5 Controllo del motore Diesel<br />

3.10.6 Controllo a consumo minimo<br />

3.10.7 Modello del generatore brushless<br />

3.10.8 Controllo del generatore brushless<br />

3.10.9 Simulazione del sistema di motogenerazione<br />

3.10.11 Simulazione dell’avviamento del sistema e del funzionamento<br />

a regime<br />

3.10.12 Stima dei consumi del gruppo di motogenerazione<br />

3.11 Modello del sistema complessivo<br />

3.11.1 Introduzione<br />

3.11.2 Algoritmo di ottimizzazione dei consumi complessivi<br />

3.11.3 Risultati ottenuti con il modello del sistema complessivo<br />

3.12 Prestazione del sistema di produzione di energia<br />

3.12.1 Ricerca di minimo consumo per una unità di generazione<br />

3.12.2 Ricerca di minimo consumo per quattro unità di generazione<br />

4. VALUTAZIONI TECNICO - ECONOMICHE<br />

4.1 Introduzione<br />

4.2 Requisiti del sistema di propulsione<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

4.3 Ipotesi di dimensionamento dell’elica<br />

4.4 Punti di lavoro sul motore termico<br />

4.5 Considerazioni sul dimensionamento del sistema con propulsore<br />

tradizionale<br />

4.5.1 Soluzione con motore termico sovradimensionato<br />

4.5.2 Soluzione con motore termico esattamente dimensionato per la<br />

fase di pesca.<br />

4.6 Considerazioni sul dimensionamento del sistema con propulsore ibrido<br />

5. ASPETTI NORMATIVI<br />

5.1. Premessa<br />

5.2. Architettura del sistema<br />

5.2.1. Impianti di Potenza<br />

5.2.2. Impianti di comando, monitoraggio / allarme e sicurezza<br />

5.2.3. Sistema di distribuzione e tensioni.<br />

5.2.4. Protezioni elettriche.<br />

5.2.4.1. Generalità<br />

5.2.4.2. Correnti di corto circuito<br />

5.2.4.3. Protezione dei generatori<br />

5.2.4.4. Protezione dei circuiti<br />

5.2.4.5. Protezioni dei convertitori elettronici<br />

5.2.4.6. Protezione del motore di propulsione<br />

5.2.4.7. Protezione dell’intero sistema di distribuzione<br />

5.2.5. Componenti<br />

5.2.5.1. Generatori<br />

5.2.5.2. Convertitori<br />

5.2.5.3. Motore<br />

5.2.5.4. Cavi elettrici<br />

5.2.5.5. Quadri e apparecchi di protezione, interruzione,<br />

manovra ecc.<br />

5.2.6. Sistemi di comando, monitoraggio allarme e sicurezza<br />

5.2.7. Altri sistemi<br />

5.2.7.1. Motori diesel (diesel generatori)<br />

5.2.7.2. Riduttore<br />

5.2.7.3. Linea assi (Parte C Cap 1 Sez 7)<br />

5.2.7.4. Elica<br />

5.2.8. Impianti ausiliari della propulsione<br />

5.2.9. Sistema di controllo (Parte C Cap 3)<br />

5.2.10. Protezione antincendio<br />

5.3. Conclusioni<br />

CONCLUSIONI<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

APPENDICE<br />

A1.1 REGOLAMENTO (CE) N. 1967/2006 del consiglio del 21 dicembre<br />

2006<br />

A1.2 REGOLAMENTO (CE) N. 498/2007 della Commissione del 26<br />

marzo 2007<br />

A1.3 REGOLAMENTO (CE) N. 1198/2006 del Consiglio del 27 luglio<br />

2006 relativo al Fondo europeo per la pesca<br />

A1.4 Data base di motori diesel marini nel range di potenza 100-<br />

1000kW<br />

A 5.1 Regolamenti RINA applicabili al sistema di propulsione ibrida<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CAP. 1.<br />

RICOGNIZIONE DELLE IMBARCAZIONI<br />

DA PESCA ITALIANE E DEI SISTEMI DI<br />

PROPULSIONE INSTALLATI<br />

1.1 Tipologia della flotta da pesca italiana<br />

La flotta italiana è composta da circa 13.967 unità. Si tratta della seconda flotta<br />

comunitaria per numero di pescherecci e della quarta per tonnellaggio (161.802<br />

TSL pari a 186885 GT e una potenza espressa in KW pari a 1.168.601).<br />

Suddivisione della Flotta per categoria di pesca<br />

Categoria di pesca<br />

Numero<br />

Pescherecci<br />

Tonnelate<br />

Stazza<br />

Lorda<br />

GT* KW motore<br />

PESCA COSTIERA LOCALE 0 MIGLIA 2 11,66 1 245<br />

PESCA COSTIERA LOCALE 1 MIGLIO 276 370,99 275 868,55<br />

PESCA COSTIERA LOCALE 12 MIGLIA 36 444,95 595 4161,6<br />

PESCA COSTIERA LOCALE 3 MIGLIA 6521 12346,05 7292 112528,51<br />

PESCA COSTIERA LOCALE 6 MIGLIA 4548 36898 36851,63 407953,94<br />

PESCA COSTIERA RAVVICINATA 2419 83755,85 108555,71 552110,41<br />

PESCA MEDITERRANEA 122 18763,42 22539 63878,55<br />

PESCA OCEANICA 19 8967,66 10654 22573<br />

UNITA' ASSERVITA AD IMPIANTO 24 243,44 122 4281,88<br />

totale 13967 161802,02 186885,34 1168601,44<br />

* in base alla legislazione comunitaria, gli Stati membri sono tenuti a registrare il tonnellaggio del peschereccio utilizzando il<br />

tonnellaggio lordo (GT) indicato dalla Convenzione di Londra (1969) in luogo del precedente tonnellaggio di stazza lorda<br />

(CRT) indicato dalla Convenzione di Oslo (1946). Questa modifica nella registrazione del tonnellaggio si é verificata negli<br />

anni 90' in vari stadi in seno ai diversi Stati membri e l'intera operazione é durata alcuni anni. Poiché normalmente il GT di<br />

una nave é decisamente maggiore del suo GRT, é stato necessario prestare grande attenzione nel confrontare il<br />

tonnellaggio delle varie flotte in epoche diverse. Alla fine del 2003 la registrazione del tonnellaggio in GT é stato in massima<br />

parte conclusa.<br />

Gli operatori del settore compreso l’indotto pari a 78.000 unità di cui 44.000<br />

pescatori, per una produzione annuale di 536,000 tonnellate (ma circa il 50% del<br />

pesce consumato in Italia viene importato)<br />

Ad eccezione di 18 pescherecci oceanici, la flotta italiana opera nel Mar<br />

Mediterraneo e la maggior parte dei pescherecci sono attivi nelle acque costiere<br />

che circondano la penisola italiana.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

I due principali segmenti della flotta italiana sono quello della piccola pesca<br />

costiera,con imbarcazioni comprese nella classe di stazza 0/10 tonnellate e<br />

inferiori ai 12 metri di lunghezza totale LFT) pari a oltre 11.843 natanti ovvero<br />

l'85% della flotta nazionale.<br />

1.2 Composizione e distribuzione della flotta da pesca italiana<br />

Composizione della flotta per tonnellaggio<br />

TSL tra 0 e TSL oltre<br />

regione 10<br />

10 totale<br />

ABRUZZO 411 135 546<br />

CALABRIA 768 72 840<br />

CAMPANIA 1094 96 1190<br />

EMILIA 1130 105 1235<br />

FRIULI 432 35 467<br />

LAZIO 454 137 591<br />

LIGURIA 800 117 917<br />

MARCHE 623 252 875<br />

MOLISE 36 27 63<br />

PUGLIA 1492 202 1694<br />

SARDEGNA 1184 110 1294<br />

SICILIA 2472 698 3170<br />

TOSCANA 205 39 244<br />

VENETO 742 99 841<br />

TOTALE 11843 2124 13967<br />

% FLOTTA 85% 15%<br />

Composizione della flotta per classi di tonnellaggio e regioni<br />

fino a 10<br />

tra 10 e<br />

tra 18 e<br />

oltre 24<br />

regione TSL % 18 TSL % 24 TSL % TSL % totale totale %<br />

ABRUZZO 411 3,47% 41 11,78% 8 3,38% 86 5,59% 546 3,91%<br />

CALABRIA 768 6,48% 9 2,59% 24 10,13% 39 2,53% 840 6,01%<br />

CAMPANIA 1094 9,24% 3 0,86% 10 4,22% 83 5,39% 1190 8,52%<br />

EMILIA 1130 9,54% 28 8,05% 14 5,91% 63 4,09% 1235 8,84%<br />

FRIULI 432 3,65% 13 3,74% 12 5,06% 10 0,65% 467 3,34%<br />

LAZIO 454 3,83% 12 3,45% 14 5,91% 111 7,21% 591 4,23%<br />

LIGURIA 800 6,76% 16 4,60% 26 10,97% 75 4,87% 917 6,57%<br />

MARCHE 623 5,26% 81 23,28% 12 5,06% 159 10,33% 875 6,26%<br />

MOLISE 36 0,30% 0 0,00% 3 1,27% 24 1,56% 63 0,45%<br />

PUGLIA 1492 12,60% 9 2,59% 17 7,17% 176 11,44% 1694 12,13%<br />

SARDEGNA 1184 10,00% 21 6,03% 9 3,80% 80 5,20% 1294 9,26%<br />

SICILIA 2472 20,87% 101 29,02% 73 30,80% 524 34,05% 3170 22,70%<br />

TOSCANA 205 1,73% 7 2,01% 4 1,69% 28 1,82% 244 1,75%<br />

VENETO 742 6,27% 7 2,01% 11 4,64% 81 5,26% 841 6,02%<br />

totale 11843 348 237 1539 13967<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Il segmento dei pescherecci a strascico comprende circa 3.272 grandi<br />

imbarcazioni, per un totale di:<br />

107122,98 TSL<br />

137606,41 GT<br />

647974 KW<br />

Distribuzione geografica della Flotta da Pesca Italiana<br />

regione capitaneria di porto<br />

numero<br />

barche % TSL % GT % KW %<br />

ABRUZZO ORTONA 78 0,56% 668,85 0,41% 986 0,53% 4520,74 0,39%<br />

ABRUZZO PESCARA 468 3,35% 6877,69 4,25% 8730 4,67% 41146,78 3,52%<br />

CALABRIA CROTONE 350 2,51% 2338,52 1,45% 2586 1,38% 18704,42 1,60%<br />

CALABRIA GIOIA TAURO 57 0,41% 331,05 0,20% 339 0,18% 2841,78 0,24%<br />

CALABRIA REGGIO CALABRIA 193 1,38% 1151,63 0,71% 1317 0,70% 10222,99 0,87%<br />

CALABRIA VIBO VALENTIA MARINA<br />

CASTELLAMARE DI<br />

240 1,72% 1367,52 0,85% 1410 0,75% 12024 1,03%<br />

CAMPANIA STABIA 185 1,32% 1352,33 0,84% 1451 0,78% 11142,4 0,95%<br />

CAMPANIA NAPOLI 418 2,99% 3664,36 2,26% 4332 2,32% 26618,37 2,28%<br />

CAMPANIA SALERNO 509 3,64% 5483,84 3,39% 5611 3,00% 35351,62 3,03%<br />

CAMPANIA TORRE DEL GRECO 78 0,56% 831,23 0,51% 874 0,47% 5881,64 0,50%<br />

EMILIA RAVENNA 930 6,66% 4328,55 2,68% 4081,1 2,18% 67170,96 5,75%<br />

EMILIA RIMINI 305 2,18% 4008,87 2,48% 5636 3,02% 40030,26 3,43%<br />

FRIULI MONFALCONE 389 2,79% 1793,61 1,11% 1770 0,95% 24586,77 2,10%<br />

FRIULI TRIESTE 78 0,56% 431,65 0,27% 373 0,20% 5095,11 0,44%<br />

LAZIO CIVITAVECCHIA 68 0,49% 1075,69 0,66% 1197 0,64% 7172,18 0,61%<br />

LAZIO GAETA 286 2,05% 3045,93 1,88% 3154 1,69% 25141,11 2,15%<br />

LAZIO ROMA 237 1,70% 3064,73 1,89% 3481 1,86% 23332,97 2,00%<br />

LIGURIA GENOVA 195 1,40% 1280,17 0,79% 1429,6 0,76% 12017,05 1,03%<br />

LIGURIA IMPERIA 119 0,85% 1051,73 0,65% 1050 0,56% 9990,06 0,85%<br />

LIGURIA LA SPEZIA 89 0,64% 598,69 0,37% 642 0,34% 5517,45 0,47%<br />

LIGURIA LIVORNO 372 2,66% 3082,08 1,90% 3439 1,84% 26262,36 2,25%<br />

LIGURIA SAVONA 142 1,02% 766,69 0,47% 665 0,36% 6687,26 0,57%<br />

MARCHE ANCONA 439 3,14% 8148 5,04% 11126 5,95% 51797,9 4,43%<br />

MARCHE PESARO<br />

SAN BENEDETTO DEL<br />

199 1,42% 2356,02 1,46% 2913 1,56% 21523,96 1,84%<br />

MARCHE TRONTO 237 1,70% 3355,04 2,07% 4858 2,60% 26133,74 2,24%<br />

MOLISE TERMOLI 63 0,45% 1567,6 0,97% 2378 1,27% 10899,6 0,93%<br />

PUGLIA BARI 270 1,93% 6603,75 4,08% 7667 4,10% 34429,69 2,95%<br />

PUGLIA BRINDISI 97 0,69% 373,9 0,23% 340 0,18% 4538,87 0,39%<br />

PUGLIA GALLIPOLI 378 2,71% 1962,49 1,21% 1971 1,05% 20481,77 1,75%<br />

PUGLIA MANFREDONIA 577 4,13% 5253,54 3,25% 5940 3,18% 49752,08 4,26%<br />

PUGLIA MOLFETTA 202 1,45% 7266,2 4,49% 8276 4,43% 42697,18 3,65%<br />

PUGLIA TARANTO 170 1,22% 823,34 0,51% 914 0,49% 10863,26 0,93%<br />

SARDEGNA CAGLIARI 690 4,94% 6475 4,00% 7521 4,02% 44402,93 3,80%<br />

SARDEGNA OLBIA 129 0,92% 938,3 0,58% 966 0,52% 8013,74 0,69%<br />

SARDEGNA ORISTANO 232 1,66% 1062,38 0,66% 1046 0,56% 11072,78 0,95%<br />

SARDEGNA PORTO TORRES 243 1,74% 2017,77 1,25% 1883 1,01% 21558,57 1,84%<br />

SICILIA AUGUSTA 62 0,44% 378 0,23% 349 0,19% 2686,75 0,23%<br />

SICILIA CATANIA 262 1,88% 4217,8 2,61% 5202 2,78% 33817,53 2,89%<br />

SICILIA LAMPEDUSA 76 0,54% 504,39 0,31% 498 0,27% 5371,25 0,46%<br />

SICILIA MAZARA DEL VALLO 241 1,73% 21413,17 13,23% 25055 13,41% 68348,97 5,85%<br />

SICILIA MESSIMA 205 1,47% 924,35 0,57% 802 0,43% 6254,5 0,54%<br />

SICILIA MILAZZO 416 2,98% 1812,54 1,12% 1622 0,87% 17611,04 1,51%<br />

SICILIA PALERMO 767 5,49% 6576,2 4,06% 7255 3,88% 39489,04 3,38%<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

SICILIA PORTO EMPEDOCLE 382 2,74% 8787,44 5,43% 10029 5,37% 48142,51 4,12%<br />

SICILIA POZZALLO 77 0,55% 429,93 0,27% 446 0,24% 3266,16 0,28%<br />

SICILIA SIRACUSA 247 1,77% 3221,41 1,99% 3548 1,90% 22530,85 1,93%<br />

SICILIA TRAPANI 435 3,11% 5103,16 3,15% 5339 2,86% 27728,8 2,37%<br />

TOSCANA MARINA DI CARRARA 37 0,26% 105,14 0,06% 90 0,05% 992,32 0,08%<br />

TOSCANA PORTO FERRAIO 71 0,51% 800,83 0,49% 725 0,39% 6242,02 0,53%<br />

TOSCANA VIAREGGIO 136 0,97% 1340,3 0,83% 1491,6 0,80% 10441,99 0,89%<br />

VENETO CHIOGGIA 488 3,49% 6796,67 4,20% 9319 4,99% 64908,09 5,55%<br />

VENETO VENEZIA 353 2,53% 2591,95 1,60% 2762 1,48% 31145,27 2,67%<br />

TOTALE ITALIA 13967 161802,02 186885 1168601,4<br />

Distribuzione flotta pesca strascico per Regione<br />

regione<br />

numero<br />

MP<br />

strascico TSL GT<br />

KW<br />

motore<br />

ABRUZZO 196 6360,86 8424 35150,8<br />

CALABRIA 147 2747,43 3615 22926,61<br />

CAMPANIA 122 3664,97 4959 24307,54<br />

EMILIA 333 5363,77 7868 51596,3<br />

FRIULI 80 1068,34 1228 12425,2<br />

LAZIO 132 4995,06 6068 33524,75<br />

LIGURIA 173 4255,21 5187,4 31199,62<br />

MARCHE 285 10863,6 15323 63409,52<br />

MOLISE 34 1410,49 2263 9137,02<br />

PUGLIA 647 16029,2 20073 115173,4<br />

SARDEGNA 148 5811,42 7767 32147,58<br />

SICILIA 623 37040 44167 153668,3<br />

TOSCANA 69 1259,39 1424 9415,53<br />

VENETO 281 6253,23 9240 53891,9<br />

totale<br />

strascico 3270 107123 137606 647974<br />

1.3 Il quadro macroeconomico<br />

Nel 2006, la produzione ittica complessiva ha presentato un’inversione di<br />

tendenza rispetto agli anni precedenti con un aumento della produzione (+5%), del<br />

fatturato (+7%) e una stabilità dei prezzi alla produzione<br />

Evoluzione storica dei pescherecci con tonnellaggi e potenza motore:<br />

Numero Tonnellaggi Tonnellaggio Potenza Motore<br />

Potenza<br />

Motore media<br />

Anno Pescherecci (GT) medio (GT) (KW)<br />

(KW)<br />

1999 18.235 247.211 13,56 1.462.644 80,21<br />

2000 17.346 233.107 13,44 1.393.803 80,35<br />

2001 16.425 222.350 13,54 1.321.752 80,47<br />

2002 15.751 216.155 13,72 1.277.865 81,13<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2003 15.467 217.183 14,04 1.269.990 82,11<br />

2004 14.875 215.784 14,51 1.241.638 83,47<br />

2005 14.393 213.568 14,84 1.223.776 85,03<br />

2006 14.098 207.272 14,70 1.197.972 84,97<br />

2007 13.955 202.147 14,49 1.189.652 85,25<br />

2008 13.967 186.885 13,38 1.168.101 83,63<br />

Analisi della Flotta per età della barca<br />

anni di vita numero<br />

peschereccio pescherecci<br />

0 - 5 830<br />

5 - 10 923<br />

10 - 15 1295<br />

15 - 20 2221<br />

20 - 25 2784<br />

25 - 30 2264<br />

30 - 35 1256<br />

35 - 40 941<br />

45 e oltre 1453<br />

totale 13967<br />

Dal seguente grafico si percepisce l’andamento negli anni del costo del Gasolio e<br />

dell’incidenza della pesca a strascico sul consumo<br />

0,80<br />

0,75<br />

0,70<br />

0,65<br />

0,60<br />

0,55<br />

0,50<br />

0,45<br />

0,40<br />

Incidenza % del costo del<br />

carburante sui costi intermedi totali<br />

gen-05<br />

apr-05<br />

lug-05<br />

ott-05<br />

gen-06<br />

apr-06<br />

lug-06<br />

ott-06<br />

gen-07<br />

apr-07<br />

lug-07<br />

ott-07<br />

gen-08<br />

apr-08<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Strascico 59%<br />

Altri sistemi 40%<br />

Totale flotta 51%<br />

Tab. 5 - Spesa per carburante, valori medi per battello e variazione %, 2004-<br />

2006<br />

2004 2005 2006 var. 2006/04<br />

000€ %<br />

Strascico 46,20 59,92 66,18 43,3<br />

Volante 66,22 73,76 78,04 17,8<br />

Circuizione 28,85 37,03 44,99 56,0<br />

Draghe idrauliche 9,69 10,56 13,09 35,2<br />

Piccola pesca 3,63 4,32 4,04 11,3<br />

Palangari 18,70 23,00 20,97 12,1<br />

Totale 14,40 18,64 19,78 37,4<br />

Fonte: Mipaaf-Irepa<br />

Il positivo andamento dei quantitativi prodotti è da attribuire sia al comparto della<br />

pesca in mare sia all’acquacoltura; i livelli produttivi registrati per le attività di<br />

allevamento, stabili nel 2003 e 2004, sono cresciuti,nel 2006, del 3%.<br />

Per quanto riguarda la pesca nel Mediterraneo si registra una ripresa della<br />

produzione dopo un periodo (2000-2005) caratterizzato da una sensibile<br />

contrazione produttiva (dalle 392 mila tonnellate del 2000 alle 268 mila tonnellate<br />

del 2005) da collegare al ridimensionamento della flotta da pesca. Nel 2006, in<br />

concomitanza con un aumento dell’attività di pesca, è cresciuta la produzione di<br />

specie massive (in particolare, acciughe, sardine e vongole). Un andamento<br />

positivo è stato registrato per le esportazioni che sono tornate a crescere del 6,9%<br />

in volume e del 17% in valore, al pari delle importazioni, aumentate sul fronte dei<br />

quantitativi del 3,4%. Pertanto, nonostante l’aumento della produzione interna e<br />

delle esportazioni, nel 2006, si registra un ulteriore inasprimento del deficit della<br />

bilancia commerciale del comparto ittico, con un saldo negativo di 760 mila<br />

tonnellate e un valore di 3.114 milioni di euro.<br />

A sostenere l’aumento dei flussi commerciali, è stata la domanda interna in<br />

crescita dopo una lunga fase di stagnazione, con un consumo apparente procapite<br />

che passa dai 21,4 kg del 2005 ai 22,0 kg del 2006. In aumento anche la<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

spesa delle famiglie per il consumo di pesce (+6,6% rispetto al 2005). Sino al<br />

2005, la crescita dei prezzi aveva determinato una contrazione del potere di<br />

acquisto dei consumatori, tanto che i quantitativi di pesce consumato pro-capite<br />

sono diminuiti mentre la spesa è aumentata costantemente; nel 2006, pur in<br />

presenza di prezzi elevati che hanno consentito un parziale recupero degli<br />

incrementi registrati nei costi di acquisto del carburante, la domanda interna di<br />

prodotti ittici è cresciuta sia in quantità sia in valore, raggiungendo il livello più alto<br />

dal 2000 ad oggi.<br />

1.4 Caratteristiche strutturali della flotta da pesca<br />

Nella ripartizione della flotta per sistemi di pesca, il segmento più numeroso si<br />

conferma quello della piccola pesca; seguono i battelli dello strascico e le draghe<br />

idrauliche, mentre meno numerosi sono i polivalenti passivi, i palangari, i battelli a<br />

circuizione, le volanti e i polivalenti. In termini di tonnellaggio impiegato, rilievo<br />

assoluto assume il segmento a strascico che totalizza oltre la metà della stazza<br />

complessivamente raggiunta dalla flotta nazionale; la piccola pesca che, come<br />

visto, primeggia per numero di unità, incide per meno del 10% in termini di<br />

tonnellaggio.<br />

Dal punto di vista della ripartizione geografica, permangono le caratteristiche<br />

tipiche che contraddistinguono da sempre la flotta italiana, vale a dire bassa<br />

concentrazione - con Puglia e Sicilia che si distaccano dalle altre regioni per<br />

consistenza numerica e per tonnellaggio - e forti differenze di specializzazione in<br />

termini di produttività e redditività tra le aree adriatiche e siciliana, da un lato, e le<br />

aree tirreniche dall’altro.<br />

Ripartizione geografica della flotta<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

VENETO<br />

TOSCANA<br />

SICILIA<br />

SARDEGNA<br />

PUGLIA<br />

MOLISE<br />

MARCHE<br />

LIGURIA<br />

LAZIO<br />

FRIULI<br />

EMILIA<br />

CAMPANIA<br />

CALABRIA<br />

ABRUZZO<br />

0 500 1000 1500 2000 2500<br />

numero pescherecci<br />

oltre 24 TSL<br />

tra 18 e 24 TSL<br />

tra 10 e 18 TSL<br />

fino a 10 TSL<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

1.5 Il FEP – Fondo Europeo per la Pesca<br />

Fondo europeo per la pesca: una panacea per la sostituzione dei motori<br />

delle navi da pesca?<br />

Bisogna pervenire con urgenza a forme di riequilibrio dei redditi delle imprese di<br />

pesca: nel breve termine apprestando interventi di emergenza da parte della<br />

Commissione europea o quanto meno autorizzati da Bruxelles; nel medio-lungo<br />

termine, attuando forme di risparmio energetico significative.<br />

A fronte di una congiuntura molto difficile che sta comportando disagi gravissimi a<br />

carico delle imprese per effetto del caro-gasolio, Federpesca ha annunciato il<br />

proprio impegno concreto basato su un progetto pilota, proposto sulla ricerca<br />

svolta dal Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Università di Bologna ed<br />

introdotto al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali da parte di un<br />

partenariato costituito dalla stessa Università, dal Consiglio Nazionale delle<br />

Ricerche – Istituto di Ricerche Pesca Marittima, dal Registro Italiano Navale,<br />

dall’Associazione dei costruttori di motori marini (ASCOMAC-UNIMOT) e dalla<br />

stessa Federpesca.<br />

Il progetto mira all’applicazione a bordo delle navi da pesca di un sistema di<br />

propulsione ibrida diesel-elettrica, mutuando una tecnologia già sperimentata sulle<br />

navi da crociera di ultima generazione e sulle navi militari. Dai primi esiti della<br />

ricerca appare verosimile conseguire risparmi energetici nell’ordine del 35% ed<br />

oltre rispetto al sistema tradizionale di propulsione diesel.<br />

Una prospettiva interessante ed incoraggiante, a fronte di investimenti non<br />

particolarmente elevati, che si auspica poter essere presto confermata dall’azione<br />

pilota nella sua realizzabilità concreta e nella sua applicabilità già sui pescherecci<br />

esistenti.<br />

MODALITA’ DI REALIZZAZIONE<br />

Il Regolamento (CE) n. 1198/2006 del Consiglio, del 27 luglio 2006, relativo al<br />

Fondo europeo per la pesca istituisce un nuovo Fondo europeo per la pesca<br />

(FEP) per il periodo 2007-2013, ne stabilisce gli obiettivi e gli assi prioritari e ne<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

definisce le competenze e il quadro finanziario. Esso stabilisce inoltre le modalità<br />

per la programmazione, la gestione, la sorveglianza e il controllo del FEP.<br />

Il nuovo Fondo prevede espressamente un aiuto finanziario per agevolare<br />

l'applicazione dell'ultima riforma della politica comune della pesca (PCP) e<br />

sostenere le necessarie ristrutturazioni correlate all'evoluzione del settore.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

1.6 La PCP e il FEP 2007 - 2013<br />

Nel Fep assumono notevole importanza la compatibilita' ambientale, ad esempio<br />

l'adozione di sistemi di pesca selettiva o l'attuazione di strategie locali per<br />

promuovere lo sviluppo sostenibile delle zone di pesca. Fondamentale e<br />

fortemente incentivato dalla Commissione Europea il rinnovo dei motori o<br />

l'investimento economico in termini di sicurezza individuale a bordo dei natanti.<br />

Il Fep e' incentrato su cinque aree prioritarie di intervento, che riflettono la<br />

missione di agevolare l'attuazione delle differenti misure previste dalla riforma<br />

della Pcp per garantire la sostenibilita' della pesca dal punto di vista economico,<br />

ambientale e<br />

sociale. Si tratta delle cinque priorita' seguenti: adeguamento della flotta da pesca<br />

comunitaria; acquacoltura, pesca nelle acque interne, trasformazione e<br />

commercializzazione dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura; misure di<br />

interesse collettivo; sviluppo sostenibile delle zone di pesca; assistenza tecnica<br />

agli Stati membri per facilitare l'attuazione degli interventi.<br />

Il Fep (che prevede per l'Italia una spesa di circa 420 milioni di euro nel periodo<br />

2007-2013) rappresenta l'ultima occasione di sostenere il settore con<br />

finanziamenti europei perche', dopo il 2013, non sono previsti ulteriori piani di<br />

sostegno finanziario.<br />

La ripartizione dei fondi tra Stato e Regioni è stata decisa lo scorso 20 marzo 2008<br />

dopo una lunga trattativa e prevede che il 67% delle risorse vada alla regioni e il<br />

33% allo stato. Sono stati appena definiti i criteri di ammissibilita' dei progetti. Si<br />

attende a breve l’emanazione dei bandi relativi alla presentazione delle domande<br />

per la realizzazione delle varie misure previste.<br />

Per il ricambio dei motori la Commissione Ue aveva previsto per le imbarcazioni<br />

fino a 12 metri un rapporto paritario (se si cambia il motore bisogna sostituirlo con<br />

uno della stessa potenza), per il rinnovo dei motori nelle imbarcazioni da 12 a 24<br />

metri una riduzione della potenza del 20% e per gli oltre 24 metri la condizione<br />

della riduzione del consumo di carburante, nell’ambito di un gruppo di<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

imbarcazioni. Per i giovani, inoltre, l’UE aveva aumentato la percentuale di aiuti<br />

dal 10 al 15% per poter acquistare una imbarcazione da pesca. Era stata infine<br />

leggermente ampliata dal 3 al 4% la possibilità per uno Stato membro di<br />

recuperare la capacita di pesca che nel passato aveva ridotto con la demolizione<br />

di vecchie imbarcazioni.<br />

Il nuovo Fondo prevede un aiuto finanziario per agevolare l'applicazione dell'ultima<br />

riforma della politica comune della pesca (PCP) e sostenere le necessarie<br />

ristrutturazioni correlate all'evoluzione del settore. Il Fep si articola intorno a cinque<br />

assi prioritari; una misura ad hoc concerne le misure a favore dell'adeguamento<br />

della flotta peschereccia comunitaria.<br />

È’ previsto un aiuto finanziario per i pescatori e i proprietari di un peschereccio<br />

interessati dalle misure adottate per contrastare l'eccessivo sfruttamento delle<br />

risorse o tutelare la salute pubblica, nonché per il ritiro temporaneo o permanente<br />

di pescherecci, la formazione, la riconversione professionale o il<br />

prepensionamento dei pescatori. A parte quelle destinate alla demolizione, le<br />

imbarcazioni oggetto di ritiro permanente possono essere assegnate ad attività<br />

diverse dalla pesca o alla creazione di barriere artificiali. Il FEP può contribuire al<br />

miglioramento delle condizioni di lavoro, della qualità dei prodotti, dell'efficienza<br />

energetica e della selettività della cattura. Esso può altresì erogare contributi per<br />

la sostituzione dei motori, nonché per la concessione di indennità una tantum ai<br />

pescatori interessati da un arresto definitivo dell'attività di pesca e di premi ai<br />

giovani pescatori che intendono acquistare il loro primo peschereccio. Tuttavia gli<br />

aiuti finanziari non possono in alcun caso comportare un aumento della capacità di<br />

cattura o della potenza motrice della nave.<br />

Il FEP si articola intorno a cinque assi prioritari<br />

Per l'adeguamento della flotta peschereccia comunitaria è previsto un aiuto<br />

finanziario per i pescatori e i proprietari di un peschereccio interessati dalle misure<br />

adottate per contrastare l'eccessivo sfruttamento delle risorse o tutelare la salute<br />

pubblica, nonché per il ritiro temporaneo o permanente di pescherecci, la<br />

formazione, la riconversione professionale o il prepensionamento dei pescatori. A<br />

parte quelle destinate alla demolizione, le imbarcazioni oggetto di ritiro<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

permanente possono essere assegnate ad attività diverse dalla pesca o alla<br />

creazione di barriere artificiali. Il FEP può contribuire al miglioramento delle<br />

condizioni di lavoro, della qualità dei prodotti, dell'efficienza energetica e della<br />

selettività della cattura. Esso può altresì erogare contributi per la sostituzione dei<br />

motori, nonché per la concessione di indennità una tantum ai pescatori interessati<br />

da un arresto definitivo dell'attività di pesca e di premi ai giovani pescatori che<br />

intendono acquistare il loro primo peschereccio. Tuttavia gli aiuti finanziari non<br />

possono in alcun caso comportare un aumento della capacità di cattura o della<br />

potenza motrice della nave.<br />

INTERVENTI AMMISSIBILI<br />

Tutti gli interventi secondo le disposizioni di cui all’articolo 25 del Reg. CE<br />

1198/2006, all’articolo 6 del Reg. CE 498/2007 e secondo le prescrizioni del<br />

vademecum della Commissione Europea<br />

SOGGETTI AMMISSIBILI A FINANZIAMENTO<br />

Proprietari di imbarcazioni da pesca o armatori previa autorizzazione scritta<br />

all’investimento del proprietario dell’imbarcazione. Il regolamento (CE) n.<br />

2792/1999 dispone all’articolo 9, paragrafo 1, lettera c), punto i), che l’aiuto non<br />

deve incidere sulla «capacità in termini di stazza o di potenza». La sostituzione del<br />

motore di un peschereccio incide sulla capacità in termini di potenza e non<br />

costituisce quindi un intervento sovvenzionabile. Ciò è stato confermato a tutti<br />

gli Stati membri con lettera del 5 maggio 2003 (riferimento D(2003)37148) del<br />

signor Holmquist, allora Direttore Generale della Direzione Generale della Pesca<br />

della Commissione Europea. Per la stessa ragione non può essere autorizzato<br />

l’aiuto per progetti relativi alla creazione di un motore ausiliario, gruppo pompafrizione.<br />

CRITERI DI SELEZIONE<br />

• Progetti di ammodernamento di pescherecci danneggiati da avverse<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

condizioni meteomarine a far data dal 1 gennaio 2007. Gli eventi devono<br />

essere documentati dall’Autorità marittima<br />

• Progetti che comportano riconversione dei sistemi di pesca attivi (draga<br />

idraulica e strascico) ad altri sistemi di pesca passivi (altri sistemi)<br />

• Progetti che prevedono una riduzione della potenza massima continuativa<br />

del motore maggiore di quella prevista dal Reg. CE 1198/06<br />

• Progetti per imbarcazioni di età superiore a 10 e inferiore a 30 anni<br />

• Progetti presentati da società, nelle quali, da almeno un anno a far data dal<br />

1 gennaio 2007, uno dei caratisti è donna<br />

• Progetti volti a migliorare le condizioni di lavoro e sicurezza a bordo<br />

• Progetti inerenti la sostituzione degli attrezzi ai sensi del Reg. CE 1967/06<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

1.7 Repertorio delle motorizzazioni navali<br />

1.7.1 Introduzione<br />

Nell’ambito del progetto pilota riguardante l’utilizzo della propulsione ibrida dieselelettrica<br />

a bordo di navi da pesca, il ruolo dell’Unimot che raggruppa, a livello<br />

nazionale, le Imprese di fabbricazione, importazione e distribuzione di motori<br />

anche ad uso marino, diporto e professionale, è individuato nelle seguenti fasi:<br />

1. Focus sulle esperienze maturate o in corso di realizzazione nella propulsione<br />

navale ibrida.<br />

2. Collaborazione e supporto tecnico per la individuazione della componentistica<br />

più adeguata allo scopo, sia per quanto riguarda i motori termici che per i<br />

generatori elettrici, il sistema di trasformazione e controllo, il sistema di<br />

propulsione elettrico.<br />

3. Supporto tecnico in corso di sperimentazione per monitorare e regolare i<br />

parametri tecnici in funzione dei migliori risultati operativi.<br />

4. Supporto tecnico in fase di valutazione dei risultati sia dal punto di vista del<br />

rendimento che della affidabilità del sistema.<br />

Indiscutibili i vantaggi di un motore elettrico rispetto ad un pari motore di potenza<br />

termica diesel o benzina tra cui: maggiore compattezza ed efficienza, semplicità<br />

del funzionamento, assenza del raffreddamento e di scarichi, moti alternativi ed il<br />

più delle volte privi di ingranaggi, considerato anche il fatto che la coppia è<br />

massima alle basse velocità. Il moto prodotto è direttamente rotatorio, oltre che<br />

invertibile con un semplice cambio di polarità all’alimentazione.<br />

I vantaggi suesposti sono tuttavia non disponibili nel settore pesca dal momento<br />

che l’energia allo stato non è immagazzinabile.<br />

In relazione alla propulsione navale elettrica, dall’indagine effettuata presso gli<br />

operatori associati non risultano in attività applicazioni di motori alimentati da<br />

energia elettrica nel settore specifico della pesca da lavoro.<br />

Con riguardo alla tipologia di propulsione ibrida, l’attività è stata finalizzata alla<br />

raccolta di dati riguardanti in generale gli operatori del settore e, nello specifico,<br />

informazioni utili dalle imprese Associate.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Alle Imprese in questione è stato proposto un modello di raccolta dati al fine di<br />

individuare, nell’ambito della produzione di motori, quelli riguardanti e rilevanti il<br />

programma di ricerca;<br />

In particolare è stato richiesto quanto segue:<br />

• Schede Tecniche dettagliate (curve di potenza-coppia-consumo etc.) relative a<br />

motori da pesca di circa 500 HP<br />

• Schede Tecniche come sopra relative a motori diesel veloci (automobilistici o<br />

simili) di circa 100-200 HP<br />

1.7.2 Descrizione del data base<br />

I dato oggetto di indagine sono stati classificati per ciascuna Impresa che ha<br />

risposto ed in base alle seguenti informazioni:<br />

• Potenza massima<br />

• velocità massima<br />

• Cilindrata<br />

• n. cilindri<br />

• Alesaggio e corsa<br />

• Consumo specifico<br />

• Configurazione<br />

• PME, VMP<br />

Dei dati elaborati è stata realizzata una tabella indicante le prestazioni citate in<br />

funzione del fabbricante considerato.<br />

Al fine di fornire poi un quadro utile per le valutazioni inerenti l’applicazione su<br />

motori ibridi è stata realizzata una serie di curve di potenza finalizzata ad<br />

evidenziare i motori più performanti utili all’obiettivo della ricerca sia in termini di<br />

prestazioni che di consumo che di erogazione di potenza immediata al<br />

raggiungimento dello sforzo di pesca. Queste curve sono presentate nei capitoli 3<br />

e 4 relativamente all’analisi tecnica ed economica del sistema ibrido.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Per quanto concerne l’analisi tecnica dei dati evidenziati nella tabella indicante le<br />

prestazioni dei motori, possiamo sicuramente affermare che non tutte le tipologie<br />

di motore Diesel sono adatte per queste particolari applicazioni diesel-elettrico.<br />

Nella tabella sono stati indicati i dati delle maggiori case costruttrici di motori<br />

marini da lavoro, tutte le macchine hanno in comune la potenza continuativa<br />

massima applicabile alle imbarcazioni da lavoro, ma non tutte hanno il regime di<br />

giri motore idoneo per applicazioni da pesca.<br />

Infatti dal punto di vista tecnico, il valore più idoneo dei giri motore applicabile alle<br />

imbarcazioni da pesca, è inferiore, o compreso tra i 1600 / 1800rpm. Queste<br />

caratteristiche insieme alle alte cilindrate permettono di avere dei valori di coppia<br />

molto elevati a partire dai giri più bassi.<br />

Un’altro fattore molto importante che le maggiori case costruttrici stanno<br />

proponendo al mercato, e nel quale stanno investendo risorse finanziarie, è<br />

sicuramente l’utilizzo dell’elettronica applicata alla meccanica, ovvero la completa<br />

gestione del motore Diesel, ottimizzando i consumi di gasolio, garantendo elevate<br />

prestazioni, abbattimento delle emissioni dei gas di scarico nocivi, e allungando la<br />

vita del motore stesso.<br />

La tabella inclusa nell’allegato 1.4 contiene i dati di motori marini nel range di<br />

potenza compreso tra 100kW e 1MW. La ricerca è stata estesa a livello mondiale<br />

ed ha portato alla realizzazione di un data base contenente 449 modelli, prodotti<br />

da 19 costruttori.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CAP. 2. Propulsore di riferimento<br />

caso di studio<br />

2.1 Descrizione dell’attività lavorativa<br />

L’attività di pesca dell’imbarcazione di riferimento è indirizzata alla cattura di pesce<br />

azzurro, si svolge dal lunedì al giovedì, con bordate giornaliere che iniziano alle 5<br />

del mattino, con la partenza dal porto.<br />

Dopo circa un’ora di trasferimento iniziano le operazioni di sondaggio della<br />

biomassa. Quando queste risultano positive, si dà inizio alla fase di pesca,<br />

caratterizzata dalla cala in mare della rete, dal traino e dal successivo recupero di<br />

essa.<br />

Le operazioni di cala e traino vengono effettuate in coppia con un altro<br />

peschereccio di dimensioni simili, mentre il recupero del pescato viene svolto<br />

alternativamente dall’una o l’altra delle unità.<br />

Normalmente, le fasi di traino, di recupero e la successiva cala hanno una durata,<br />

ciascuna, di 20’; pertanto,l’operazione di pesca ha la durata di 1 ora.<br />

Complessivamente vengono fatte 4÷5 operazioni di pesca in funzione della<br />

pescosità della zona solcata e del quantitativo massimo di cattura giornaliero<br />

prefissato.<br />

Tra un'operazione di pesca e l’altra intercorre un certo tempo dedicato alla ricerca<br />

di un nuovo banco da catturare.<br />

Raggiunto il quantitativo giornaliero, la coppia di imbarcazioni fa ritorno in porto<br />

per sbarcare il pescato in banchina. Tale operazione richiede circa 2 ore di lavoro.<br />

Terminata anche l’operazione di sbarco, l’equipaggio, formato dal comandante,<br />

dal motorista e da 5 marinai, conclude la sua giornata lavorativa per riprenderla il<br />

mattino successivo.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Il prospetto seguente riassume l’articolazione delle operazioni di pesca.<br />

Alle ore N° ore Progressivo<br />

Ore<br />

Partenza dal porto 5.00<br />

Durata media del trasferimento 2.00 7.00<br />

Numero di cale effettuate in media [5]<br />

Durata media di ogni “fase di pesca”[*] 1.00 12.00<br />

Durata media dei trasferimenti di zona 2.00 14.00<br />

Partenza per il porto 14.00<br />

Durata del rientro in porto 2.00<br />

Arrivo in porto 16.00<br />

Durata dello sbarco 1.00 17.00<br />

2.2 Dati identificativi della nave e caratteristiche tecniche<br />

Anno di costruzione 1996<br />

Navigazione Entro le 20 miglia dalla costa nazionale<br />

Servizio Pesca costiera ravvicinata<br />

Equipaggio 7 persone<br />

Lunghezza fuori tutto LFT 27.00 m<br />

Lunghezza al galleggiamento LWL 24,00 m<br />

Lunghezza fra le perpendicolari LBP 20.55 m<br />

Larghezza massima B 7.00 m<br />

Immersione media<br />

Volume di carena<br />

TM<br />

V<br />

2,50 m<br />

194,7 m 3<br />

Superficie bagnata S 186,0 m 2<br />

Coefficiente di blocco CB 0,464<br />

Coefficiente sezione maestra CM 0,805<br />

Pos. Long. Centro di carena [%] LCB -0,90<br />

Stazza nazionale<br />

lorda<br />

netta<br />

104.12 TSL<br />

37.23 TSN<br />

Stazza internazionale<br />

lorda<br />

netta<br />

GT 139<br />

GT 41<br />

Motore principale tipo YANMAR 12LAK-TE2<br />

Potenza massima P 1100 CV<br />

Numero di giri NM 1900 rpm<br />

Rapporto di riduzione r 5.42<br />

Motore ausiliario tipo VM SUN 6105 TE<br />

Potenza massima P 80.9 kW<br />

tipo A pale orientabili<br />

D 2.00 m<br />

ELICA<br />

P variabile<br />

NP 350.55 rpm<br />

pale 4<br />

Tab. 2.1 dati della nave e sue caratteristiche tecniche<br />

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2.3 Macchinari impiegati nello svolgimento della pesca<br />

I macchinari funzionanti durante le varie fasi di lavoro sopra elencate sono le<br />

seguenti:<br />

TRASFERIMENTO<br />

CALA<br />

TRAINO<br />

RECUPERO<br />

SBARCO<br />

Motore<br />

principale<br />

Motore<br />

ausiliario<br />

Alternatore Dinamo Compressori<br />

frigoriferi<br />

2.4 Prestazioni del motore - risultati di prove al banco<br />

Motore Yanmar 12 LAK ST<br />

CARICO GIRI POTENZA gr/CV.h T GAS<br />

[%] [rpm] [CV]<br />

[°C]<br />

25 1197 275 167 323<br />

50 1507 550 158 373<br />

75 1725 825 155 398<br />

100 1900 1100 160 468<br />

Tab. 2.2 Consumo specifico del motore termico<br />

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2.5 Previsione di richiesta di potenza in fase di trasferimento<br />

La fase di trasferimento (a nave libera) è descritta dai seguenti parametri:<br />

velocità [nodi] V 7 8 9 10 11 12<br />

giri motore [rpm] NM 1000 1120 1220 1360 1560 1780<br />

Tab 2.3 velocità motore e velocità scafo a nave libera<br />

Utilizzando il metodo ‘Van Ortmessen’ si stimano i seguenti valori di forza<br />

resistente e di potenza all’albero motore.<br />

V<br />

[nodi]<br />

v<br />

[m/s]<br />

RT<br />

[kg]<br />

T<br />

[kg]<br />

PE<br />

[CV]<br />

PB<br />

[CV]<br />

4 2,06 154,95 198,65 4,26 8,52<br />

4,5 2,31 203,88 261,38 6,31 12,63<br />

5 2,57 259,95 333,27 8,93 17,85<br />

5,5 2,83 321,11 411,68 12,12 24,24<br />

6 3,08 385,33 494,02 15,89 31,78<br />

6,5 3,34 453,63 581,58 20,26 40,52<br />

7 3,60 537,22 688,75 25,84 51,67<br />

7,5 3,86 620,81 795,92 31,97 63,95<br />

8 4,11 733,97 940,98 40,34 80,68<br />

8,5 4,37 1000,03 1282,09 58,35 116,71<br />

9 4,63 1308,91 1678,09 80,91 161,82<br />

9,5 4,88 1486,29 1905,49 96,93 193,85<br />

10 5,14 1631,04 2091,08 111,97 223,95<br />

10,5 5,40 2052,05 2630,84 147,92 295,84<br />

11 5,65 2981,75 3822,75 225,20 450,39<br />

11,5 5,91 4427,25 5675,97 349,59 699,18<br />

12 6,17 6209,17 7960,00 511,56 1023,13<br />

12,5 6,43 8076,71 10354,75 693,20 1386,39<br />

Tab 2.3 resistenza scafo e potenza alle diverse velocità dello scafo<br />

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11000<br />

10000<br />

9000<br />

8000<br />

7000<br />

6000<br />

5000<br />

4000<br />

3000<br />

2000<br />

1000<br />

0<br />

Fig. 2.1 Resistenza al moto e potenza effettiva della carena<br />

T [kg]<br />

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14<br />

V [kn]<br />

Fig. 2.2 Spinta necessaria allo scafo alle varie velocità<br />

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1400<br />

1300<br />

1200<br />

1100<br />

1000<br />

900<br />

800<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

PB [CV]<br />

4 4,5 5 5,5 6 6,5 7 7,5 8 8,5 9 9,5 10 10,5 11 11,5 12 12,5 13<br />

V [kn]<br />

Fig. 2.3 Potenza che l’elica attinge dal motore alle varie velocità<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2.6 Previsione di carico in fase di pesca<br />

V<br />

[kN]<br />

RT<br />

[kg]<br />

PE<br />

[kW] [CV]<br />

4.0 1.52 154.94 3.13 4.25<br />

4.5 2.00 203.87 4.64 6.31<br />

5.0 2.55 260 6.56 8.92<br />

5.5 3.15 321.10 8.91 12.11<br />

6.0 3.78 385.21 11.68 15.88<br />

Tab. 2.4 Resistenza della carena in fase di pesca<br />

V RT RT T<br />

[kn] [kN] [kg] [kg]<br />

4.0 1.52 155 199<br />

4.5 2.00 204 262<br />

5.0 2.55 260 333<br />

5.5 3.15 321 412<br />

6.0 3.78 385 494<br />

Tab. 2.4 Spinte necessarie per vincere la resistenza della carena in fase di pesca<br />

Fig. 2.4 Resistenza al moto e potenza effettiva della carena<br />

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V GIRI TIRO TIRO TOTALE GAS SC.<br />

[nodi] [rpm] superiore inferiore<br />

[°C]<br />

4.3 1380 3600 2400 6000 415<br />

4.4 1445 3690 2443 6133 403<br />

4.5 1490 3350 2400 5750 396<br />

4.7 1380 3650 2500 6150 423<br />

Tab. 2.5 Valori rilevati in mare durante il traino della rete<br />

V GIRI TIRO SPINTA<br />

[nodi] [kg] [kg]<br />

4.3 1380 6000 7692<br />

4.4 1445 6133 7863<br />

4.5 1490 5750 7372<br />

4.7 1380 6150 7885<br />

4.47 1424 6008 7703<br />

Tab. 2.6 Spinte necessarie per vincere il tiro della rete<br />

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2.7 Elaborazioni numeriche<br />

2.7.1 elica a pale orientabili<br />

a) fase di trasferimento<br />

- velocità di trasferimento V = 12 nodi<br />

- velocità di avanzo: VA = 12x0.87 = 10.44nodi = 5.37<br />

m/s<br />

- giri del motore: NM = 1900 rpm<br />

- giri dell’elica: NP = 1900:5.42=350.5rpm = 5.84<br />

rps<br />

- spinta necessaria per carena nuda T = 7960 kg<br />

- spinta necessaria per carena con appendici T* = 8200 kg<br />

- diametro dell’elica D = 2 m<br />

- potenza erogata dal motore: PM = 1100 CV<br />

- potenza disponibile sul mozzo dell’elica: PD = 1100x0.97 = 1067 CV = 1053<br />

HP<br />

- momento torcente sull’asse dell’elica QP = 2182 kg x m<br />

- coefficiente di momento torcente: KQ = 0.0191<br />

Si calcola il valore di BP = [NP x√ S] /(VA) 2.5<br />

= 350.55 x √1053/(10.44) 2.5<br />

= 350.55 x 32.43 /352.19<br />

= 32.30<br />

si calcola il valore di δ = NxD/VA = 350.55 x (2: 0.3048)/10.44 = 220<br />

L’intersezione della verticale tracciata da BP con la curva δ fornisce un punto cui<br />

compete l’ordinata P/D = 0.72 ed un valore di rendimento di elica pari a ηP = 0.55<br />

A riprova, si ha infatti:<br />

ηP = (8200 x 5.37)/(75 x 1067) = 44014/80025 = 0.553<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

b) fase di pesca<br />

Velocità di traino V = 4.47 nodi<br />

Velocità di avanzo VA = V x 0.514 x 0.83 = 1.91 m/s<br />

Numero di giri del motore NM= 1424 rpm<br />

Numero di giri dell’elica NP = 1424 : 5.42 = 263 = 4.38 rps<br />

Diametro dell’elica D = 2.00 m<br />

Coefficiente di avanzo J = 0.218<br />

Spinta totale da sviluppare TT = 262 + 7703 = 7965 kg<br />

L’orizzontale passante per il valore KT/J 2 = 5.22 , sulle curve dell’elica isolata B 4<br />

55, interseca le curve relative ai vari P/D in altrettanti punti le cui ascisse J sono<br />

elencate nella col. 2.<br />

In corrispondenza dei valori di J così determinati si leggono i valori di 10KQ (col. 3)<br />

e si calcolano i giri (col. 4), le coppie (col. 5) e le potenze (col. 6) necessarie<br />

perché l’elica sviluppi la spinta di 7965 kg alla velocità di 4.47 nodi.<br />

1 2 3 4 5 6<br />

P/D J 10 KQ<br />

n N<br />

[rpm]<br />

n 2<br />

Q<br />

[kgm]<br />

P<br />

[CV]<br />

0.6 0.193 0.196 4.95 297 24.5 1605 665<br />

0.8 0.230 0.33 4.15 249 17.22 1900 660<br />

1.0 0.260 0.506 3.67 220 13.47 2278 700<br />

1.2 0.286 0.726 3.34 200 11.15 2706 756<br />

1.4 0.311 0.98 3.07 184 9.42 3086 793<br />

Tab. 2.7 Coppie e potenza richiesta al motore per diversi valori del rapporto P/D<br />

dell’elica.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Utilizzando un modello numerico approssimato ed ipotizzando una richiesta di<br />

spinta sullo scafo di 7500kg sia nella fase di traino che di trasferimento, i punti di<br />

funzionamento per diversi valori del passo dell’elica (rapporto P/D) sono riportati<br />

nei grafici seguenti.<br />

Spinta scafo (kg)<br />

Potenza motore (kW)<br />

10000<br />

velocità scafo vn=4.5 nodi<br />

7500<br />

P/D=0.5<br />

P/D=0.6<br />

5000<br />

P/D=0.8<br />

2500<br />

P/D=1<br />

P/D=1.2<br />

0<br />

150 200 250 300<br />

P/D=1.4<br />

350<br />

Coppia all elica (Nm)<br />

x 104<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

150 200 250 300 350<br />

0<br />

150 200 250<br />

rpm<br />

300 350<br />

Fig. 2.5 Nave al traino a 4.5nodi. Spinta sullo scafo di 7500kg. Combinazioni di<br />

coppia-velocità e potenza-velocità richieste per i diversi rapporti P/D.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Spinta scafo (kg)<br />

Potenza motore (kW)<br />

10000<br />

7500<br />

velocità scafo vn=12 nodi<br />

5000<br />

P/D=0.5<br />

P/D=0.6<br />

2500<br />

P/D=0.8<br />

0<br />

150<br />

x 104<br />

5<br />

200 250 300<br />

P/D=1<br />

P/D=1.2<br />

P/D=1.4<br />

350<br />

Coppia all elica (Nm)<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

1000<br />

500<br />

0<br />

150 200 250 300 350<br />

0<br />

150 200 250<br />

rpm<br />

300 350<br />

Fig. 2.5 Nave libera a 12nodi. Spinta sullo scafo di 7500kg. Combinazioni di<br />

coppia-velocità e potenza-velocità richieste per i diversi rapporti P/D.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2.7.2 elica a pale fisse<br />

a) fase di trasferimento<br />

- potenza motore termico PB = 1100 CV = 1085 HP<br />

- velocità della nave V = 12 nodi<br />

- la velocità di avanzo VA = 10.44 nodi = 5.37 m/s<br />

- spinta necessaria per carena con appendici T* = 8200 kg<br />

- potenza disponibile sul mozzo dell’elica: PD = 1100 x 0.97 = 1067CV=1053<br />

HP<br />

Si fa uso dei diagrammi della serie B 4.55 di Wageningen.<br />

Si scelgono tre valori di BP (colonna 1) e, in corrispondenza di questi, si leggono,<br />

sui diagrammi citati, le grandezze riportate nelle colonne (2), (3), (4) della<br />

seguente tabella:<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />

BP P/D δ ηp N n DF DM T<br />

rpm giri/s [ft] [m] [kg]<br />

25 0.775 195 0.586 271 4.52 7.51 2.29 8733<br />

40 0.70 237.5 0.524 434 7.23 5.71 1.74 7809<br />

50 0.60 281 0.496 543 9.04 5.40 1.65 7391<br />

Tab. 2.8 Spinta allo scafo per tre possibili dimensionamenti dell’elica<br />

(12 nodi, nave libera)<br />

Successivamente, dai valori letti, si ricavano quelli riportati nelle altre colonne nella<br />

maniera appresso indicata.<br />

1) il valore di N riportato in colonna (5) si ottiene dalla relazione:<br />

BP = N√PD/(VA) 2.5 = N√1053/(10.44) 2.5 = N x 32.45/352.17<br />

Pertanto, N = (352.17 /32.45) x BP = 10.85 BP<br />

2) Si ricava il diametro DF della colonna (7) mediante la relazione:<br />

δ = NxDF/VA da cui DF = VA x δ/N<br />

3) n = N /60 DM = DF x 0.3048<br />

4) Tenuto conto che ηP = TxVA x 0.514/(75 x 1067) si trae<br />

T = 1067 x 75 x ηp/(VA x 0.514) = 80025 x ηp/5.37 e<br />

infine<br />

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T = 14902 x ηp<br />

Si costruisce il diagramma che riporta in ascisse i valori di BP e in ordinate i valori<br />

di D, T, P/D e N. L’orizzontale passante per il punto individuato sulle ordinate dal<br />

valore della spinta S = 8200 kg di cui la carena ha bisogno per raggiungere la<br />

velocità di 12 nodi, intercetta le altre curve in altrettanti punti cui competono i valori<br />

D = 1.93 m P/D = 0.746 N = 357giri/1’<br />

b) fase di pesca<br />

- Velocità di traino V = 4.47 nodi<br />

- Velocità di avanzo VA = V x 0.514 x 0.83 = 1.91 m/s<br />

- Numero di giri dell’elica NP = 1424 : 5.42 = 263 = 4.38 rps<br />

- Diametro dell’elica D = 1.93 m<br />

- Spinta totale da sviluppare TT = 262 + 7703 = 7965 kg<br />

Si calcola il valore<br />

KT T 7965 7985<br />

------ = ---------- = ---------------------------- = ----------------------------- = 5.63<br />

J 2 ρ vA 2 D 2 104.48 (1.91) 2 (1.93) 2 104.48 x 3.648 x 3.725<br />

Entrando con tale valore nel diagramma KT/J 2 si leggono, e successivamente si<br />

calcolano, i seguenti valori<br />

1 2 3 4 5 6<br />

P/D J 10 KQ<br />

n<br />

giri/s<br />

N<br />

giri/1’<br />

n 2<br />

Q [kgm]<br />

P<br />

[CV]<br />

0.746 0.22 0.0294 4.50 270 20.25 1665.62 627.6<br />

Tab. 2.8 potenza e coppia al motore durante la fase di pesca (4.47nodi)<br />

Dalla relazione J = vA/nD si ricava n = vA/JD = 1.91/(0.22x1.93) = 4.50 giri/s<br />

N = 4.50 x 60 = 270 giri/1’<br />

Q = KQ x ρ x n 2 x D 5 = 0.0294 x 104.48 x 20.25 x (1.93) 5 = 62.20 x 26.78 =<br />

1665.62 kgm<br />

P = 2πn x Q/75 = 6.28x4.5x1665.62/75 = 627.6 CV<br />

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La potenza erogata dal motore è utilizzata al 57% ( =627.6/1100)<br />

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CAP. 3 PROPULSORE IBRIDO<br />

3.1 Principio di funzionamento<br />

Il sistema di propulsione oggetto di studio è un sistema di propulsione di<br />

tipo serie che consente di disaccoppiare la caratteristica dell’elica di<br />

propulsione dalla caratteristica meccanica del motore endotermico<br />

alimentato a combustibile.<br />

L’elica è movimentata, tramite un riduttore, o mediante azionamento diretto<br />

da un motore elettrico di tipo brushless, dimensionato per la massima<br />

potenza motrice della nave; esso viene alimentato da almeno due gruppi di<br />

generazione primaria, tramite un inverter multilivello. Tale inverter permette<br />

la gestione in modo flessibile della potenza proveniente da due<br />

alimentazioni distinte.<br />

I due gruppi di generazione sono costituite da motori Diesel di ultima<br />

generazione e da generatori brushless funzionanti a velocità variabile.<br />

Tramite due convertitori, la tensione AC viene convertita in DC, e i bus DC<br />

dei due gruppi costituiscono gli ingessi dell’inverter multilivello.<br />

Con questo sistema (fig. 3.1) è possibile far funzionare i motori Diesel nel<br />

loro punto a massima efficienza, per ogni valore di potenza erogata.<br />

Questa possibilità di regolazione del punto di lavoro consentirà il risparmio<br />

di carburante, in particolare nel funzionamento a bassa potenza (operazioni<br />

di strascico della rete).<br />

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Fig. 3.1 – Schema di principio del propulsore ibrido [1]<br />

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3.2 Motore brushless<br />

Il motore brushless è un motore sincrono in cui l’eccitazione è realizzata<br />

tramite magneti permanenti sul rotore. L’avvolgimento statorico è di tipo<br />

trifase simmetrico.<br />

L’alimentazione del motore brushless deve mantenere i due campi di<br />

eccitazione e di armatura sfasati tra di loro, se lo sfasamento è di 90° si ha<br />

la condizione di massimo rapporto Nm/A, e si riproduce quello che accade<br />

nel motore in continua. Ovviamente il motore è senza spazzole, pertanto si<br />

utilizza un inverter, in grado di alimentare il motore con le tensioni giuste<br />

per mantenere i campi in quadratura. Tutto questo è realizzabile con un<br />

controllo in retroazione su assi rotanti ed un sensore per la misura della<br />

posizione angolare del rotore, come l’encoder (che incide notevolmente sui<br />

costi dell’azionamento).<br />

Il motore brushless è vantaggioso per diversi motivi:<br />

- Il campo di rotore si deve a dei magneti permanenti, quindi nel rotore<br />

non ci saranno perdite apprezzabili. Le uniche perdite saranno nello<br />

statore, che però è ben raggiungibile e facile da raffreddare. Si evita<br />

il sistema spazzole/collettore e quindi problemi legati all'usura e alla<br />

manutenzione.<br />

- Ha un rotore molto leggero e i magneti sono incollati solo su uno<br />

strato sottile superficiale. Ciò riduce di molto il peso e anche il<br />

momento d'inerzia del motore.<br />

Tuttavia vi sono anche degli svantaggi, legati principalmente ai magneti<br />

alle terre rare, costosi e a rischio di smagnetizzazione alle alte<br />

temperature, e al costo dell’elettronica di controllo e di misura della<br />

posizione del rotore.<br />

Le prestazioni in termini di coppia nominale del motore brushless sono<br />

dovute alla corrente sopportabile e derivano quindi da considerazioni<br />

termiche. La massima coppia di picco erogabile dipende invece dalla<br />

massima corrente dell’inverter.<br />

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Per il controllo del motore brushless si ricorre usualmente ad un modello<br />

matematico bifase su assi rotanti solidamente con il rotore.<br />

3.2.1 Il modello della macchina brushless a rotore isotropo su assi<br />

rotanti<br />

Il motore sincrono a magneti permanenti è costituito da uno statore, nelle<br />

cui cave sono disposti avvolgimenti trifasi, costituiti da matasse aventi assi<br />

a 120 gradi elettrici tra loro e alimentati da tensioni sinusoidali, e da un<br />

rotore nel quale i magneti permanenti producono un campo diretto lungo il<br />

loro asse. Il flusso di rotore si può ritenere costante e pari a φ E .<br />

L’equazione di una fase statorica è:<br />

R = resistenza di statore<br />

di dφ<br />

v Ri L<br />

dt dt<br />

Ld = induttanza di dispersione di statore<br />

φ C = flusso concatenato all’avvolgimento di statore<br />

C<br />

= + d + (3.1)<br />

Il flussoφ C si divide in due componenti, flusso φ E , prodotto dal magnete<br />

permanente, e flusso di reazione Φr dovuto alle correnti di statore.<br />

r<br />

φC = φr + φE<br />

(3.2)<br />

φ = Li + M i + M i<br />

11 12 2 133<br />

L 1 = coefficiente di autoinduzione della fase 1<br />

M 12 = coefficiente di mutua induzione di fase 2<br />

M 13 = coefficiente di mutua induzione di fase 3<br />

Grazie alle simmetrie di macchina si può esprimere il flusso di reazione per<br />

una fase in funzione della sola corrente di fase.<br />

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Allora l’equazione di fase diviene<br />

oppure<br />

dove ( )<br />

L + L = L .<br />

d r s<br />

φ = L i<br />

(3.3)<br />

r r 1<br />

di dφ<br />

v Ri L<br />

dt dt<br />

Il termine e rappresenta la forza elettromotrice indotta.<br />

3.2.2 Trasformazioni trifase – bifase<br />

E<br />

= + s + (3.4)<br />

di<br />

v= Ri+ Ls + e<br />

(3.5)<br />

dt<br />

Fig. 3.2 – Assi d-q nella macchina sincrona [2]<br />

Attraverso le matrici di trasformazione da trifase a bifase si possono<br />

esprimere tutte le grandezze fisiche che caratterizzano il motore ed infine<br />

anche le equazioni di macchina. E’ sempre possibile passare da un sistema<br />

trifase ad uno equivalente bifase statico, cioè dove il riferimento è fisso<br />

(sistema qs-ds in fig.3.2).<br />

Considerando il sistema equilibrato di correnti i 1 , i2<br />

, i3<br />

:<br />

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⎛i<br />

⎜<br />

⎜<br />

⎝i<br />

s<br />

q<br />

s<br />

d<br />

⎞ ⎛ 1<br />

⎟ =<br />

⎜ 1<br />

⎟ ⎜−<br />

⎠ ⎝ 3<br />

0 ⎞<br />

⎟⎛<br />

i<br />

2 1 ⎞<br />

− ⎜<br />

⎟ =<br />

⎟<br />

⎠<br />

⎝i2<br />

3 ⎠<br />

⎛ i<br />

⎜<br />

⎝i<br />

⎞<br />

( ) ⎟ 1<br />

D ⎜<br />

Per passare da un riferimento bifase statico ad uno dinamico (q-d):<br />

s s<br />

⎛i ⎞ q ⎛cos( ϑ) −sin(<br />

ϑ)<br />

⎞⎛i<br />

⎞ ⎛ q i ⎞ q<br />

⎜ ⎟= ⎜ ⎟= ( T ) ⎜ ⎟<br />

⎜ sin( ) cos( ) s s<br />

i ⎟ ⎜ ⎟<br />

ϑ ϑ ⎜<br />

d i ⎟ ⎜<br />

d i ⎟<br />

⎝ ⎠ ⎝ ⎠⎝<br />

⎠ ⎝ d ⎠<br />

esistono inoltre anche le trasformazioni inverse<br />

3.2.3 Equazioni bifase<br />

⎛i⎞ s<br />

⎛i1⎞ −1<br />

q<br />

⎜ ⎟= ( D ) ⎜ ⎟<br />

i ⎜ s<br />

2 i ⎟<br />

d<br />

⎝ ⎠ ⎝ ⎠<br />

s ⎛i ⎞ ⎛ q i ⎞<br />

−1<br />

q<br />

⎜ ⎟= ( T ) ⎜ ⎟<br />

⎜ s<br />

i ⎟ ⎜<br />

d i ⎟<br />

⎝ ⎠ ⎝ d ⎠<br />

Nella trattazione di brushless sinusoidali a rotore isotropo è comodo<br />

scegliere un sistema di riferimento rotante alla stessa velocità del rotore e<br />

con l’asse d coincidente con la direzione del campo di eccitazione.<br />

Partendo dalle equazioni di macchina del brushless nel riferimento trifase<br />

(equazione 3.1), sapendo che ne bastano solo due perché la terza è una<br />

combinazione lineare delle precedenti:<br />

⎧ dφ<br />

⎪<br />

v1 = Ri1+<br />

dt<br />

⎪<br />

⎨<br />

⎪ dφ<br />

⎪ v2 = Ri2<br />

+<br />

⎩ dt<br />

Applicando le trasformazioni D,T e rispettive inverse, si perviene alle<br />

equazioni in riferimento bifase.<br />

C1<br />

C 2<br />

2<br />

⎠<br />

(3.6)<br />

(3.7) (3.7)<br />

(3.8)<br />

(3.9)<br />

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⎛v1 ⎞ ⎛i1 ⎞ d ⎛φC1⎞ ⎜ ⎟= ( rs<br />

) ⎜ ⎟+<br />

⎜ ⎟<br />

⎝v2⎠ ⎝i2⎠ dt ⎝φC2⎠ ⎛rs0⎞ rs<br />

= ⎜ ⎟<br />

⎝0rs⎠ ora, sostituendo opportunamente grandezze bifase a grandezze trifase,<br />

utilizzando le apposite matrici di trasformazione, si ottiene:<br />

e quindi<br />

⎛vq ⎞ ⎛iq ⎞ d ⎛φ 1<br />

q ⎞<br />

−<br />

⎜ ⎟= ( rs) ⎜ ⎟+ T( ϑ) { T ( ϑ)<br />

} ⎜ ⎟<br />

⎝v dt<br />

d ⎠ ⎝id ⎠ ⎝φd ⎠<br />

⎛ 0 ω ⎞<br />

⎜ ⎟<br />

⎝−ω0⎠ ⎛vq ⎞ ⎛iq ⎞ d ⎛φq ⎞ ⎛φq ⎞<br />

⎜ ⎟= ( rs<br />

) ⎜ ⎟+ ⎜ ⎟+ ( ω)<br />

⎜ ⎟<br />

⎝v dt<br />

d ⎠ ⎝id ⎠ ⎝φd ⎠ ⎝φd ⎠<br />

v<br />

v<br />

q<br />

d<br />

= r i<br />

s q<br />

= r i<br />

s s<br />

dφq<br />

+ + ωφd<br />

dt<br />

dφd<br />

+ −ωφq<br />

dt<br />

si nota che è comparso il termine ωφ in ogni equazione. Tale termine è<br />

chiamato f.e.m. dinamica perché compare solo dopo aver fatto la<br />

trasformazione da sistema di riferimento fisso (reale trifase) a sistema di<br />

riferimento mobile (bifase) rotante a velocità ω rispetto a quello reale.<br />

3.2.4 Generazione della coppia<br />

Devono ancora essere espressi i flussi in funzione delle grandezze di<br />

macchina quindi, partendo da grandezze trifase, si perviene alle grandezze<br />

in riferimento bifase.<br />

Si può dimostrare che:<br />

(3.10)<br />

(3.11)<br />

(3.12)<br />

(3.13)<br />

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3 '<br />

π<br />

φC1 = Li s 1+<br />

MSEiE cos( −ϑ)<br />

2 2<br />

3 '<br />

π 2<br />

φC2 = Li s 2 + MSEiE cos( − ϑ+ π)<br />

2 2 3<br />

Tenendo conto anche dei flussi dispersi:<br />

3<br />

'<br />

π<br />

φC1 = ( Li d 1+ Li s 1)<br />

+ MSEiE cos( −ϑ)<br />

2 2<br />

3 '<br />

π 2<br />

φC2 = ( Li d 2 + Li s 2)<br />

+ MSEiE cos( − ϑ+ π)<br />

2 2 3<br />

MSEiE = massimo del flusso rotorico concatenato con la fase statorica<br />

Ls’ = coefficiente di autoinduzione della fase statorica<br />

Si pone:<br />

' ( )<br />

L i + Li = Li<br />

d 1 s 1 s 1<br />

Ora, applicando le trasformazioni T , D e loro inverse si ottiene:<br />

e quindi<br />

( ϑ)<br />

( )<br />

⎛φq ⎞ ⎛L0 sin<br />

s ⎞⎛iq<br />

⎞<br />

⎛ ⎞<br />

⎜ ⎟= ⎜ ⎟⎜ ⎟+<br />

MSEiE( T(<br />

ϑ)<br />

) ⎜ ⎟<br />

φ 0 L d ⎝ s ⎠ i<br />

⎜<br />

d<br />

cos ϑ ⎟<br />

⎝ ⎠ ⎝ ⎠ ⎝ ⎠<br />

φq<br />

= Li s q<br />

φ = L i + M i<br />

d s d SE E<br />

Bisogna però esprimere anche il valore di φ E in funzione delle variabili<br />

bifase quindi si partirà ancora una volta dalle equazioni in trifase, e poi con<br />

le opportune trasformazioni alle fine si perverrà alle equazioni bifase.<br />

Vale:<br />

0 ⎛ ⎞<br />

⎜ ⎟<br />

⎝1⎠ (3.14)<br />

(3.15)<br />

(3.16)<br />

(3.17)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

( )<br />

⎛3 3 ⎞<br />

φE = LEiE + MSEi1 ⎜<br />

sin ( ϑ) − cos( ϑ) ⎟ SE 1 3 cos(<br />

)<br />

2 2 ⎟<br />

−M<br />

i ϑ<br />

⎝ ⎠<br />

3 s 3 s<br />

φE = LEiE + MSEiqsin ( ϑ) + MSEid cos(<br />

ϑ)<br />

2 2<br />

3<br />

φE<br />

= Li E E + MSEid 2<br />

In ogni macchina elettrica la coppia generata può essere espressa come:<br />

che nel nostro caso diventa:<br />

C<br />

M<br />

1 dφ1 dφ<br />

C i p i<br />

ω ϑ<br />

=<br />

3 3<br />

Cj Cj<br />

M =− j =−<br />

j<br />

M J= 1 dt 2 J=<br />

1 d<br />

1<br />

2<br />

⎛<br />

p⎜i<br />

⎝<br />

1<br />

(3.18)<br />

∑ ∑ (3.19)<br />

dφC1<br />

+ i<br />

dϑ<br />

2<br />

dφC<br />

2<br />

+ i<br />

dϑ<br />

1<br />

dφC<br />

3<br />

+ i<br />

dϑ<br />

E<br />

dφE<br />

⎞<br />

⎟<br />

dϑ<br />

⎠<br />

Andando a sostituire nella 3.20 le 3.15 e l’espressione di φ C3<br />

(combinazione<br />

lineare delle 3.15) con qualche rielaborazione, si ottiene l’espressione di<br />

coppia:<br />

3.2.5 Controllo del motore brushless<br />

(3.20)<br />

3<br />

CM = pMSEiEiq (3.21)<br />

2<br />

Le equazioni del motore brushless in assi d-q rotanti sono, in sintesi:<br />

e<br />

⎧<br />

diq<br />

⎪vq<br />

= rsi<br />

q + Ls<br />

+ ω<br />

⎪<br />

dt<br />

⎪<br />

did<br />

⎨vd<br />

= rsi<br />

d + Ls<br />

−ω<br />

⎪<br />

dt<br />

⎪ JTOT<br />

dω<br />

⎪CM<br />

− CR<br />

=<br />

⎩<br />

p dt<br />

( L i + M i )<br />

s d<br />

( L i )<br />

s q<br />

SE<br />

E<br />

(3.22)<br />

3<br />

CM = pMSEiEiq = KMiq (3.23)<br />

2<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Con riferimento alle equazioni 3.22 e 3.23:<br />

- La coppia dipende direttamente dal valore istantaneo di iq<br />

- La corrente id non influenza il valore di coppia, ma il valore del flusso<br />

di asse d e quindi la f.e.m. dinamica su asse q<br />

Le equazioni in riferimento bifase per la macchina brushless in<br />

funzionamento da generatore sono:<br />

⎧<br />

d<br />

⎪M<br />

i = V + ωL<br />

i + L i + r i<br />

⎪<br />

dt<br />

⎪ d<br />

⎨0<br />

= Vd + ωLSiq<br />

+ LS id + rSid ⎪<br />

dt<br />

⎪ Jtot d<br />

⎪CR<br />

− CM<br />

= ω<br />

⎩<br />

p dt<br />

SE E q S d S q S q<br />

Dove R C è la coppia fornita ad esempio da un motore termico e C M è la<br />

coppia generata dalla corrente che scorre all’interno degli avvolgimenti del<br />

brushless. Partendo dalle eq. 3.22-23, con l’ausilio delle trasformate di<br />

Laplace, è facile giungere ad uno schema a blocchi del modello del motore<br />

brushless (fig. 3.3).<br />

vq<br />

vd<br />

eq<br />

+<br />

e<br />

+<br />

d<br />

-<br />

-<br />

+<br />

pMSEiE 1<br />

rS + sLS<br />

pLS<br />

pLS<br />

1<br />

rS + sLS<br />

iq<br />

id<br />

Figura 3.3 Schema di principio del motore brushless sinusoidale in rappresentazione<br />

bifase [1]<br />

KT<br />

C<br />

m<br />

+<br />

C -<br />

r<br />

1<br />

s J<br />

tot<br />

ωm<br />

(3.24)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Se si vuole realizzare un controllo di corrente - coppia si deve<br />

implementare lo schema di figura 3.4. Si imposta un valore di corrente di<br />

riferimento che viene confrontata con la corrente letta dai sensori e<br />

sull’errore viene impostata l’azione di controllo che è rappresentata da Rq e<br />

Rd i quali, oltre al controllore PID sull’errore, contengono l’algoritmo per la<br />

compensazione della f.e.m. dinamica. A questo punto implementare un<br />

controllo di velocità non è molto difficile.<br />

Impostando un riferimento di velocità si calcola l’errore di velocità rispetto<br />

alla velocità effettiva del motore; poi, tale errore diviene l’ingresso per un<br />

regolatore PID che genera una corrente di riferimento. Questa corrente<br />

diventa appunto il riferimento per l’anello di controllo di corrente - coppia<br />

più interno.<br />

Si realizza così un controllo in cascata dove l’anello più interno è<br />

rappresentato dal controllo di coppia e quello più esterno dal controllo di<br />

velocità.<br />

iref<br />

q<br />

iref<br />

d<br />

+<br />

+<br />

iqmisurata -<br />

PI + compen<br />

fem<br />

-<br />

Rq<br />

Rd<br />

id misurata<br />

MOTORE<br />

BRUSHLESS<br />

iq<br />

id<br />

Cm +<br />

Cr -<br />

1 ωm<br />

Figura 3.4 Schema di principio del controllo di coppia del motore brushless<br />

sinusoidale in rappresentazione bifase [1]<br />

KT<br />

s J<br />

to t<br />

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3.3 L’inverter trifase<br />

L’inverter è il dispositivo in grado di variare la tensione di alimentazione<br />

alternata in ampiezza e frequenza, in modo da alimentare flessibilmente i<br />

motori AC.<br />

L’inverter trifase classico è costituito da tre rami con due transistor e i<br />

relativi diodi di camping (fig. 3.5). Modulando opportunamente lo stato<br />

ON/OFF dei MOSFET di converte la tensione continua del bus DC in<br />

alternata sinusoidale trifase.<br />

La tecnica di modulazione più semplice è la PWM sinusoidale, la quale<br />

controlla lo stato degli interruttori con un segnale ad onda quadra a duty<br />

cycle variabile, ottenuto dal confronto di una modulante con una portante di<br />

periodo Tswitch. La modulante può essere sinusoidale, SVM, con terza<br />

armonica, ecc, la portante è di solito una dente di sega ad elevata<br />

frequenza (10-20 kHz). Ciò fa si che, sebbene la tensione sul carico abbia<br />

armoniche ad elevata frequenza, la corrente viene filtrata dal carico<br />

induttivo ed è praticamente sinusoidale.<br />

Fig. 3.5 – Struttura di un inverter trifase VSI [3]<br />

Proprio per quest’ultimo aspetto l’inverter nel modello del sistema<br />

analizzato è stato semplificato per non appesantire troppo i calcoli. Si<br />

considera di applicare al carico la tensione desiderata, tenendo ben<br />

presente che non è possibile superare la tensione di bus DC.<br />

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L’inverter sarà costituito pertanto da una saturazione della tensione di fase<br />

al valore:<br />

max E<br />

VL 0 = (3.25)<br />

3<br />

dove E è la tensione di bus DC. L’equazione 3.25 rappresenta l’ampiezza<br />

della tensione massima di fase applicabile ad un carico equilibrato<br />

dall’inverter trifase.<br />

3.4 L’inverter multilivello<br />

Nello schema complessivo del propulsore (fig. 3.1) si nota che sono<br />

presenti due inverter a valle delle due unità di motogenerazione. Essi<br />

forniscono la tensione continua che va ad alimentare i condensatori di bus<br />

dc.<br />

Vi è poi il motore che fa muovere l’elica che deve essere alimentato; l’idea<br />

più ovvia è quella di alimentarlo con un suo inverter che riceve come<br />

tensione di bus DC la somma delle due tensioni continue prodotte dai<br />

generatori.<br />

Osservando lo schema di figura 3.6 e,ragionando in termini di potenze, se<br />

gli inverter 1 e 2 devono essere dimensionati per un certo valore di<br />

potenza, significa che l’inverter 3 deve essere dimensionato per una<br />

potenza doppia. Visto che le potenze in gioco sono molto alte, si parla di<br />

centinaia di KW, disporre di transistor che sopportano potenza doppia<br />

diventa molto dispendioso, perché il costo non varia linearmente con la<br />

potenza; inoltre bisognerebbe anche ridimensionare cavi e isolanti su valori<br />

più elevati di potenza con un ulteriore aumento dei costi.<br />

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Fig. 3.6 Configurazione due generatori ed un bus dc<br />

Se invece si pensa ad una soluzione che si basi su un doppio inverter<br />

(figura 3.7) le potenze che devono sopportare gli interruttori statici si<br />

riducono della metà con interessanti benefici in termini di costo. Infatti un<br />

inverter per potenza 2, costa molto di più di due inverter per potenza 1.<br />

Inoltre usando due inverter anche la tensione massima disponibile per il<br />

motore raddoppia.<br />

Fig. 3.7 - Configurazione con due bus DC<br />

I convertitori multilivello rappresentano un’ interessante soluzione per<br />

ovviare al problema dei limiti di tensione nei convertitori switching.<br />

Riescono a generare tensioni di uscita costituite da un numero molto<br />

elevato di gradini, riducendo lo stress dei transistor.<br />

Infatti alti valori di tensione di alimentazione vengono creati attraverso più<br />

stadi a potenze ridotte. Ciò comporta inoltre una riduzione della distorsione<br />

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armonica e della dv/dt nella tensione di uscita. Lo schema hardware<br />

utilizzato per la realizzazione del convertitore è mostrato in figura 3.8:<br />

E H 1 H 2 H<br />

E L 1 L 2 L<br />

INVERTER H<br />

INVERTER L<br />

Fig. 3.8 Struttura circuitale del doppio inverter<br />

Esso si basa sull’utilizzo di due bus in continua come alimentazione, due<br />

inverter due - livelli e un carico trifase del tipo “sei morsetti” connesso ai<br />

sei morsetti d’uscita.<br />

Questa soluzione è preferita alle altre soluzioni di inverter multilivello<br />

perché presenta alcuni vantaggi:<br />

3 H<br />

3 L<br />

- non si genera tensione omopolare sugli avvolgimenti di motore,<br />

quindi è possibile raggiungere la massima tensione di uscita.<br />

- miglior utilizzo delle alimentazioni in continua<br />

- possibilità di utilizzare lo standard due livelli<br />

- ottime capacità di funzionamento in caso di mancanza di una delle<br />

due alimentazioni in continua. Infatti, nel caso che uno dei due<br />

generatori, per cause diverse, non riuscisse più a generare la<br />

tensione continua stabilita, i terminali dell’ inverter coinvolto possono<br />

v H<br />

v L<br />

v<br />

MOTORE<br />

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essere cortocircuitati e il carico può funzionare a potenza ridotta<br />

tramite il solo altro inverter.<br />

3.4.1 Tecnica di modulazione SVM<br />

Facendo riferimento allo schema di figura 3.8, si può pensare la v (tensione<br />

ai capi di un avvolgimento motore) come somma di v H e v L rispettivamente<br />

tensione generata dall’ inverter H e inverter L<br />

v = v +<br />

(3.26)<br />

H vL<br />

dove v H e v L possono essere espresse come funzioni delle tensioni<br />

continue di alimentazione H E ed E L , che per semplicità sono considerate<br />

uguali:<br />

(3.27)<br />

con<br />

EH = EL =<br />

E<br />

⎛<br />

2<br />

4<br />

2<br />

j π j π ⎞<br />

v =<br />

⎜<br />

⎟<br />

⎜<br />

+ 3 + 3<br />

H E S1H<br />

S2H<br />

e S3H<br />

e<br />

3<br />

⎟<br />

e v<br />

⎝<br />

⎠<br />

L<br />

2<br />

⎛<br />

= − E<br />

⎜<br />

3 ⎜<br />

S<br />

⎝<br />

1L<br />

+ S<br />

2L<br />

e<br />

2<br />

j π<br />

3<br />

+ S<br />

3L<br />

e<br />

4<br />

j π<br />

3<br />

⎞<br />

⎟<br />

⎟<br />

⎠<br />

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0,1,1<br />

S 1H,S 2H,S 3H<br />

0,1,0<br />

III<br />

IV<br />

II<br />

Im ( vH<br />

dove {S1H, S2H, S3H , S1L, S2L, S3L}={0, 1} sono i possibili stati degli<br />

interruttori. La rappresentazione di v H e v L si può notare nella Figura 3.9.<br />

Effettuando tutte le possibili combinazioni si determinano 64 possibili stati<br />

degli interruttori. I 64 possibili stati corrispondono a 18 differenti vettori e al<br />

vettore nullo. Attraverso l’utilizzo della tecnica SVM, questi vettori vengono<br />

combinati al fine di ottenere i valori di tensione di uscita all’interno<br />

dell’esagono inscritto nelle circonferenza di raggio 4/3 E. Dal momento che<br />

la tensione massima erogabile vale 2E 3 , intermini di tensioni massime<br />

erogabili, si farà riferimento alla circonferenza di raggio minore<br />

(appunto 2E 3 ). L’area totale dell’esagono è composta da 24 identici triangoli. Per r<br />

esterni (regione rosso).<br />

Im (v)<br />

)<br />

I<br />

1,1,1<br />

0,0,0<br />

VI<br />

1,1,0<br />

2<br />

E<br />

3<br />

2<br />

E<br />

3<br />

1,0,0<br />

2<br />

E<br />

3<br />

Re(v)<br />

4<br />

E<br />

3<br />

(a)<br />

Re(<br />

vH<br />

V<br />

V<br />

0,0,1 1,0,1<br />

inverter H inverter L<br />

)<br />

S1L,S2L,S3L Im v )<br />

1,0,0<br />

1,0,1<br />

Im (v)<br />

Fig. 3.10a - Valori di tensione massimi in relazione ai settori<br />

Fig. 3.10b - Zone di funzionamento , , e .<br />

III<br />

IV<br />

II<br />

I<br />

1,1,1<br />

0,0,0<br />

VI<br />

<br />

0,0,1<br />

1,1,0 0,1,0<br />

<br />

2<br />

E<br />

3<br />

0,1,1<br />

<br />

Re(<br />

vL<br />

Fig. 3.9 - Configurazione degli interruttori e vettori di tensione in relazione ai settori<br />

( L<br />

(b)<br />

)<br />

Re(v<br />

)<br />

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Nei convertitori multilivello la richiesta di una tensione di uscita con un<br />

basso contenuto di armoniche indesiderate si ottiene costruendo il vettore<br />

v come somma di tre vettori come mostra la Figura 3.11.<br />

v C<br />

v B<br />

v<br />

<br />

vA<br />

Fig. 3.11 - Possibili costruzioni di vettori nelle tre zone<br />

Considerando lo standard SVM, v è ottenuto come somma di tre vettori:<br />

v = μv<br />

+ λ v + γ v , (3.28)<br />

dove μ, λ, γ sono i duty cicle e vengono determinati come<br />

A<br />

⎧ ( v − vC<br />

) ⋅ j(<br />

vB<br />

− vC<br />

)<br />

⎪ μ =<br />

⎪<br />

( vA<br />

− vC<br />

) ⋅ j(<br />

vB<br />

− vC<br />

)<br />

⎪ ( v − vC<br />

) ⋅ j(<br />

vA<br />

− vC<br />

)<br />

⎨ λ = −<br />

⎪ ( vA<br />

− vC<br />

) ⋅ j(<br />

vB<br />

− vC<br />

)<br />

⎪<br />

( v − vC<br />

) ⋅ j(<br />

vB<br />

− vA<br />

)<br />

⎪ γ = 1−<br />

(μ + λ) = 1−<br />

⎩<br />

( vA<br />

− vC<br />

) ⋅ j(<br />

vB<br />

− vC<br />

)<br />

Una semplice strategia di modulazione consiste nell’ utilizzare un inverter<br />

in modalità six step quindi, v H = vC<br />

, mentre l’altro inverter viene utilizzato<br />

per generare l’altra parte di tensione necessaria e pilotato con tecnica SVM<br />

da cui, vL = v − vC<br />

.Questa tecnica di modulazione permette un flusso di<br />

potenza da due sorgenti diverse. Infatti le due tensioni generate dagli<br />

inverter ( H L v , v ) hanno differente ampiezza e angolo di fase rispetto alla<br />

corrente di output i che è la stessa per entrambi.<br />

vB<br />

v<br />

<br />

v C<br />

B<br />

vA<br />

C<br />

v C<br />

v<br />

vB<br />

<br />

vA<br />

(3.29)<br />

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Il problema del bilanciamento della potenza proveniente da due diverse<br />

sorgenti può essere risolto in un semplice modo, scambiando la parte<br />

operante in modalità six step con quella operante in modalità SVM. Tale<br />

commutazione può essere eseguita in ogni momento: durante il passaggio<br />

da un triangolo all’altro, durante la commutazione di un interruttore,<br />

durante i periodi di conduzione.<br />

Questa soluzione garantisce il bilanciamento del flusso di potenza ma non<br />

la sua regolazione.<br />

3.4.2 Regolazione della ripartizione della potenza<br />

Di seguito si illustrerà un modo per regolare il flusso di potenza tramite i<br />

due inverter, che in sostanza permette di decidere quanta potenza fare<br />

fluire tramite l’inverter H e quanta tramite l’inverter L. In questo caso il<br />

bilanciamento perfetto fra le potenze dei due inverter è solo un caso<br />

particolare.<br />

Introducendo un parametro k, detto di power sharing la potenza p, valore<br />

istantaneo di potenza richiesta dal carico, può essere erogata in maniera<br />

complementare dalle due sorgenti (H e L); il tutto in accordo con le<br />

seguenti relazioni:<br />

3<br />

p = v ⋅i<br />

= pH<br />

+ p<br />

2<br />

L<br />

<br />

⎧<br />

⎪p<br />

⎨<br />

⎪p<br />

⎪⎩<br />

H<br />

L<br />

3<br />

= vH<br />

⋅i<br />

= k ⋅ p<br />

2<br />

3<br />

= vL<br />

⋅i<br />

= ( 1−<br />

k)<br />

⋅ p<br />

2<br />

assumendo le tensioni generate dai due inverter v H , v L in fase con la<br />

tensione di uscita v , si ha:<br />

⎧v<br />

⎨<br />

⎩v<br />

H<br />

L<br />

=<br />

=<br />

k v<br />

( 1−<br />

k )<br />

v<br />

(3.30)<br />

(3.31)<br />

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Facendo riferimento alla Figura 3.11, poichè v H e v L sono in fase fra loro,<br />

pensando all’esagono, essi possono essere generati tramite gli stessi<br />

vettori adiacenti α β v , v .<br />

III<br />

IV<br />

II<br />

0<br />

V<br />

I<br />

vH<br />

VI<br />

vβ<br />

v<br />

vα<br />

2<br />

E<br />

3<br />

Figura 3.11 Tensioni v H e v L generate dai due vettori α β v , v .<br />

I duty cycles μ H , λ H , γ H , rappresentano, rispettivamente, i tempi di<br />

applicazione dei vettori α β v , v e del vettore nullo per l’inverter H. I duty<br />

cycles, μ L , λ L , γ L , rappresentano, rispettivamente, i tempi di applicazione dei<br />

vettori α β v , v e del vettore nullo per l’inverter L . In questo modo le tensioni<br />

generate dai due inverter sono:<br />

e i duty cycles valgono:<br />

⎧<br />

⎪μ<br />

⎪<br />

⎪<br />

⎨λ<br />

⎪<br />

⎪<br />

⎪γ<br />

⎪<br />

⎩<br />

H<br />

H<br />

H<br />

v<br />

=<br />

v<br />

H<br />

α<br />

v<br />

= −<br />

v<br />

⋅ jv<br />

⋅ jv<br />

H<br />

α<br />

⋅<br />

⋅<br />

= 1−<br />

( μ<br />

β<br />

β<br />

jv<br />

jv<br />

H<br />

α<br />

β<br />

+ λ<br />

H<br />

v<br />

) = 1−<br />

H<br />

⋅ j(<br />

v<br />

v<br />

α<br />

β<br />

⋅ jv<br />

− v<br />

β<br />

⎪⎧<br />

v<br />

⎨<br />

⎪⎩<br />

v<br />

α<br />

)<br />

H<br />

L<br />

= μ<br />

= μ<br />

H<br />

L<br />

v<br />

v<br />

α<br />

+ λ<br />

+ λ<br />

α<br />

⎧<br />

⎪μ<br />

⎪<br />

⎪<br />

⎨λ<br />

⎪<br />

⎪<br />

⎪γ<br />

⎪<br />

⎩<br />

L<br />

III<br />

IV<br />

INVERTER H INVERTER L<br />

L<br />

L<br />

L<br />

H<br />

v<br />

=<br />

v<br />

v<br />

L<br />

α<br />

v<br />

β<br />

v<br />

= −<br />

v<br />

β<br />

⋅ jv<br />

⋅ jv<br />

L<br />

α<br />

⋅<br />

⋅<br />

= 1−<br />

(μ<br />

β<br />

β<br />

jv<br />

jv<br />

L<br />

α<br />

β<br />

+ λ<br />

II<br />

0<br />

V<br />

L<br />

I<br />

v L<br />

VI<br />

v<br />

) = 1−<br />

L<br />

v β<br />

⋅ j(<br />

v<br />

v<br />

α<br />

v<br />

v α<br />

β<br />

2<br />

E<br />

3<br />

⋅ jv<br />

− v<br />

β<br />

α<br />

)<br />

(3.32)<br />

(3.33)<br />

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3.4.3 Limiti operativi<br />

Il range di variazione dei duty - cycles è:<br />

E quindi:<br />

⎧ kv<br />

⎪<br />

v<br />

⎪<br />

⎪<br />

α<br />

⎪ v<br />

⎪ kv<br />

⋅<br />

⎪<br />

⎪<br />

⎩<br />

⋅ jv<br />

kv<br />

⎨ −<br />

⋅ jv<br />

α<br />

v<br />

⋅<br />

⋅<br />

α<br />

β<br />

β<br />

jv<br />

jv<br />

j(<br />

v<br />

β<br />

≥ 0<br />

α<br />

β<br />

⋅ jv<br />

≥ 0<br />

− v<br />

β<br />

α<br />

⎧μ<br />

⎪<br />

⎨λ<br />

⎪<br />

⎩μ<br />

H<br />

H<br />

H<br />

)<br />

≤1<br />

≥<br />

≥<br />

0<br />

0<br />

+ λ<br />

H<br />

≤1<br />

e<br />

⎧μ<br />

⎪<br />

⎨λ<br />

⎪<br />

⎩μ<br />

L<br />

L<br />

L<br />

≥ 0<br />

≥ 0<br />

+ λ<br />

Le disequazioni 3.35 sono valide in tutti i settori (da I a VI)<br />

Introducendo l’indice di modulazione m come<br />

L<br />

≤1<br />

(3.34)<br />

⎧ ( 1-k)<br />

v ⋅ jvβ<br />

⎪<br />

≥ 0<br />

⎪ vα<br />

⋅ jvβ<br />

⎪<br />

( 1-k)<br />

v ⋅ jvα<br />

⎨ −<br />

≥ 0 . (3.35)<br />

⎪ vα<br />

⋅ jvβ<br />

⎪ ( 1-k)<br />

v ⋅ j(<br />

v −<br />

⎪<br />

β vα<br />

)<br />

≤1<br />

⎪<br />

⎩<br />

vα<br />

⋅ jvβ<br />

V<br />

m = , 0 ≤ m ≤ 1<br />

(3.36)<br />

2<br />

E<br />

3<br />

dove V è l’ampiezza della tensione di fase da applicare al carico.<br />

π<br />

Facendo riferimento al solo settore I ( 0 ≤ ϑ ≤ ), la soluzione delle<br />

3<br />

disequazioni diviene:<br />

⎧ 1 1<br />

⎪ k ≤<br />

⎪ 2m<br />

cos<br />

⎨<br />

⎪ 1<br />

k ≥1<br />

−<br />

⎪⎩<br />

2m<br />

cos<br />

( π/<br />

6 − ϑ)<br />

1<br />

( π/<br />

6 − ϑ)<br />

1 1<br />

− a ≤ k ≤ + a<br />

2 2<br />

con<br />

( π/<br />

6 − ϑ)<br />

( π/<br />

6 − ϑ)<br />

1−<br />

mcos<br />

a =<br />

. (3.37)<br />

2mcos<br />

Qualcosa di non molto differente si ottiene anche per gli altri settori.<br />

Tali disequazioni definiscono i possibili valori di k in funzione dell’indice di<br />

modulazione m e dell’angolo ϑ . Si può notare come, per ogni valore<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

dell’indice di modulazione, la condizione più stringente per k si ha nel<br />

π<br />

mezzo del settore, ϑ = , e questo vale in ogni settore.<br />

6<br />

Il grafico di Figura 3.12 mostra l’andamento di m in funzione di ϑ .<br />

k<br />

θ [deg]<br />

Fig. 3.12 - m funzione di ϑ (caso peggiore 30°)<br />

In molte applicazioni viene richiesto di dividere la potenza richiesta<br />

esattamente a metà tra i due inverter (k = 0.5). Ciò significa che k andrà<br />

mantenuto al valore 0.5 per l’intero periodo, 0≤ϑ≤ 2π.<br />

Se viene richiesta la massima tensione, m = 1, non esistono possibilità di<br />

regolare la distribuzione di potenza tra i due inverter in tal caso è<br />

ammissibile il solo valore k = 0.5 come mostrato nel grafico di Figura 3.13.<br />

Sempre osservando la Figura 3.13, si nota che per piccoli valori di m,<br />

richiesta di tensione basse, si può regolare la distribuzione di potenza<br />

praticamente senza limiti.<br />

All’aumentare della richiesta di tensione si vede come il range di variazione<br />

di k si riduca fino a restringersi al solo valore di 0.5 per m = 1. Inoltre k, in<br />

valore assoluto, può essere anche maggiore di 1; ciò rappresenta una<br />

condizione particolare: è come se il flusso di potenza si invertisse,<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

condizione interessante se si usassero batterie che necessitano di essere<br />

ricaricate; nel progetto in esame però il valore di k applicabile varia nel<br />

range 0 - 1 (Vedi Figura 3.14).<br />

Fig. 3.13 Andamenti di k in funzione di m (in viola è evidenziata la zona ammissibile)<br />

Fig. 3.14 Andamenti di k in funzione di m (in azzurro è evidenziata la zona utile)<br />

Per finire si evidenzia un’altra interessantissima particolarità di questa<br />

tecnica: se si imposta k = 1, ad esempio, si utilizza il solo inverter H.<br />

Questa è una prerogativa interessante perché se, per esempio, dovesse<br />

riscontrarsi un guasto in una unità generatore - batteria L l’inverter H<br />

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riuscirebbe comunque ad erogare una certa potenza (al massimo metà<br />

della potenza massima) tale da non dover ricorrere al fermo macchina [1] .<br />

3.5 Modello del carico<br />

Il motore brushless è collegato all’elica tramite un riduttore meccanico,<br />

poiché la sua velocità massima non corrisponderà alla velocità massima<br />

dell’elica.<br />

Il modello meccanico dell’elica dovrà prendere in ingresso la velocità del<br />

motore e restituire la coppia resistente all’albero, vedi fig. 3.15. Tale coppia<br />

dipende dalle condizioni operative della nave, che come detto sono<br />

principalmente due: crociera e strascico.<br />

MOTORE<br />

ω mot<br />

Fig. 3.15 - Schema dell’accoppiamento motore-elica [1]<br />

3.5.1 Funzionamento alla velocità di crociera<br />

C mot RIDUTTORE 1/K*C mot<br />

K*C res C res<br />

La nave è libera e si sposta in mare aperto ad una velocità di 12-13 nodi. Il<br />

propulsore funziona alla potenza massima. Dati sperimentali rilevati sul<br />

peschereccio esaminato danno i seguenti valori:<br />

• potenza massima: = 450kW<br />

P MAX<br />

rad<br />

• velocità massima: nMAX = 300rpm= 31.42<br />

s<br />

• coppia massima alla potenza massima: C = 14230Nm<br />

K<br />

MAX<br />

K*ω mot<br />

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Le seguenti equazioni descrivono l’andamento della potenza e della coppia<br />

in funzione della velocità in p.u.:<br />

3.5.2 Funzionamento allo strascico<br />

pu . . ⎛ n ⎞<br />

PCROC ( n)<br />

= ⎜ ⎟<br />

⎝nMAX ⎠<br />

pu . .<br />

pu . . PCROC<br />

CCROC ( n)<br />

=<br />

2π<br />

n<br />

60<br />

La nave tira la rete a bassa velocità (4-5 nodi), i dati sperimentali danno i<br />

seguenti valori:<br />

• potenza allo strascico: ( 275rpm)<br />

= 450×<br />

0.<br />

44 = 198kW<br />

P STR<br />

rad<br />

• velocità allo strascico: n = 275rpm= 28.80 ≈ 91% n<br />

s<br />

3<br />

MAXSTR MAX<br />

• coppia allo strascico: = ( 275rpm)<br />

= 6875Nm<br />

C STR<br />

Come si vede la velocità dell’elica rimane alta, ma la coppia si abbassa<br />

molto, a meno della metà di quella di crociera.<br />

L’equazione 3.39 rappresenta la potenza massima a 300 rpm in p.u.<br />

(anche se non ci si andrà a lavorare)<br />

3<br />

(3.38)<br />

pu . .<br />

⎛ 1 ⎞<br />

PMAXSTR (300 rpm)<br />

= 0.44⎜<br />

pu . . ⎟<br />

⎝nMAXSTR ⎠ (3.39)<br />

Le equazioni 6.3.4 descrivono rispettivamente l’andamento della potenza e<br />

della coppia in funzione del numero di giri in p.u.<br />

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pu . .<br />

⎛ n ⎞<br />

PSTR ( n) = PMAX.<br />

STR ⎜ ⎟<br />

⎝nMAX ⎠<br />

P<br />

pu . .<br />

puSTR . .<br />

CSTR ( n)<br />

=<br />

2π<br />

n<br />

60<br />

In Figura 3.16 sono riportate le caratteristiche meccaniche di nave libera e<br />

nave allo strascico. Il punto di lavoro evidenziato rappresenta la condizione<br />

tipica di lavoro allo strascico.<br />

propeller power %<br />

propeller torque %<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

0.2<br />

0<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

propeller speed [rpm]<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

0.2<br />

3<br />

nave libera<br />

nave libera<br />

strascico<br />

strascico<br />

0<br />

0 50 100 150 200 250 300<br />

propeller speed [rpm]<br />

Fig. 3.16 Andamenti di coppia e potenza in funzione della velocità angolare dell’elica allo<br />

strascico(rosso) e in condizioni di nave libera (blu)<br />

Il modello dell’elica deve implementare entrambe le caratteristiche appena<br />

viste; come si vede nello schema Simulink di fig. 3.17 è possibile<br />

selezionare la condizione operativa desiderata.<br />

(3.40)<br />

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Fig. 3.17 Schema Simulink delle caratteristiche di coppia<br />

Naturalmente ciascuno dei due blocchi implementa anche il riduttore tra<br />

motore ed elica che altro non è che una costante moltiplicativa da applicare<br />

a coppia e velocità del motore elettrico per ottenere le grandezze riferite<br />

all’elica.<br />

3.6 Il modello del controllo di velocità dell’elica<br />

Ciò che il comandante della nave deve controllare è sostanzialmente la<br />

velocità dell’elica, poiché da questa dipende la potenza motrice del<br />

natante.<br />

Pertanto è stato modellato, utilizzando Simulink , un controllo di velocità<br />

del motore brushless, realizzato su assi rotanti (vedi par. 3.2). Lo schema<br />

di principio del controllo è riportato in fig. 3.18.<br />

INVERTER<br />

MULTILIVELLO<br />

Vref<br />

Valim<br />

Ri<br />

-<br />

i<br />

MOTORE<br />

ω<br />

-<br />

+ +<br />

R ω<br />

i*<br />

ω*<br />

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Fig. 3.18 – Schema concettuale del controllo di velocità del motore brushless [1]<br />

Come si può vedere si implementano due anelli di controllo in retroazione:<br />

- Quello più interno, di corrente – coppia: Il regolatore PI di corrente<br />

prende in ingresso l’errore di corrente (Id e Iq) e dà in uscita la<br />

tensione di riferimento da applicare al motore.<br />

- Quello più esterno di velocità: il regolatore PI prende in ingresso<br />

l’errore di velocità e fornisce la corrente di riferimento.<br />

Riprendendo le equazioni 3.22 e 3.23:<br />

3<br />

C = pM i i = K i<br />

2<br />

M SE E q M q<br />

si vede come la coppia sia controllabile tramite il controllo diretto della<br />

componente iq. Inoltre il regolatore di corrente deve contenere la<br />

compensazione della f.e.m. dinamica (termini cerchiati in rosso). Lo<br />

schema implementato in Simulink del regolatore è quello di fig. 3.19.<br />

3<br />

we<br />

1<br />

imeas_qd<br />

2<br />

iref_qd<br />

Demux<br />

⎧ d<br />

⎪v<br />

= ri + L i + ω Li + M i<br />

⎪<br />

dt<br />

⎪<br />

d<br />

⎨vd<br />

= ri s d + Ls id −ω(<br />

Li s q)<br />

⎪<br />

dt<br />

⎪ Jtot d<br />

⎪CM<br />

− CR<br />

= ω<br />

⎩<br />

p dt<br />

Mux<br />

Demux<br />

u(3)*(lsa*u(2)+fia)<br />

comp_q<br />

-u(3)*lsa*u(1)<br />

comp_d<br />

PID<br />

PID Controller_q<br />

PID<br />

PID Controller_d<br />

( )<br />

q s q s q s d SE E<br />

Fig. 3.19 – Controllore di corrente su assi rotanti in Simulink [1]<br />

Mux<br />

1<br />

Vref_qd<br />

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3.7 Il modello dell’inverter<br />

La tensione di riferimento che viene dal regolatore di velocità è quella da<br />

applicare al motore e deve essere generata dall’inverter multilivello, il quale<br />

deve anche provvedere a ripartire la potenza richiesta tra le due sorgenti.<br />

Lo schema Simulink di fig. 3.20 mostra come è costituito l’inverter<br />

multilivello; esiste un blocco che calcola il massimo k ammissibile (Sat_k)<br />

come visto nelle eq. 3.37, e in base al k di riferimento il regolatore di<br />

corrente fornisce le tensioni che ciascuno dei due inverter H e L deve<br />

generare. I due blocchi costituenti gli inverter non sono altro che delle<br />

saturazioni della tensione al valore massimo di 2V dc / 3 . La somma delle<br />

due tensioni prodotte costituirà la tensione di alimentazione del motore.<br />

[theta]<br />

[V_eff]<br />

Vdc<br />

k*<br />

theta<br />

V_ef f<br />

Sat_k<br />

k<br />

m<br />

Cref<br />

k<br />

imeas<br />

we<br />

Vref _1<br />

Vref _2<br />

regolatore di corrente<br />

[theta]<br />

[theta]<br />

Vdc_1<br />

Vref _qd<br />

theta<br />

Vdc_2<br />

Vref _qd<br />

theta<br />

inverterH<br />

inverterL<br />

Vqd1<br />

Vabc1<br />

[Cres_mot]<br />

Vabc2<br />

Vqd2<br />

Cmot<br />

Vabc1<br />

iabc<br />

iqd<br />

V_ef f<br />

Cres theta<br />

Imeas<br />

we<br />

wm<br />

Vabc2<br />

nm<br />

motore<br />

Fig. 3.20 – Schema Simulink dell’inverter che alimenta il motore<br />

[V_eff]<br />

[theta]<br />

[Imeas]<br />

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2<br />

k*<br />

3<br />

theta<br />

4<br />

V_eff<br />

1<br />

Vdc<br />

0.1<br />

Constant4<br />

0.1<br />

Constant3<br />

sqrt(2)<br />

Gain<br />

2/sqrt(3)<br />

Gain1<br />

Divide<br />

theta<br />

m<br />

a<br />

calcolo degli estremi<br />

0.5<br />

Constant5<br />

10<br />

s+10<br />

Transfer Fcn1<br />

0.5<br />

Constant6<br />

Fig. 3.21 – Schema Simulink del blocco che limita k<br />

in funzione dell’indice di modulazione<br />

3<br />

theta<br />

2<br />

Vref_qd<br />

1<br />

Vdc_1<br />

1/(sqrt(3))<br />

Out1<br />

Subtract<br />

Anti Wind Up<br />

In1<br />

up<br />

u<br />

y<br />

lo<br />

Saturazione su Vabc<br />

-1<br />

theta<br />

abc<br />

qdr<br />

qdr_abc<br />

Add<br />

Add1<br />

2<br />

Vabc1<br />

1<br />

Vqd1<br />

Fig. 3.22 – Schema Simulink di uno degli inverter H ed L.<br />

up<br />

u<br />

y<br />

lo<br />

Saturazione dinamica di k Saturation<br />

La rete anti-windup presente nel modello dell’inverter (fig. 3.22), serve a<br />

prevenire la deriva del valore di riferimento della tensione Vref_qd, che<br />

proviene da un regolatore PI, quando l’uscita va in saturazione. In seguito<br />

questo aspetto non sarà considerato rilevante, poiché non si andrà mai a<br />

funzionare in saturazione.<br />

1<br />

k<br />

2<br />

m<br />

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3.8 Il modello del motore brushless<br />

Seguendo lo schema di fig. 3.3 è stato implementato in Simulink il modello<br />

bifase del motore brushless.<br />

Nelle fig. 3.23 e 3.24 sono riportati i due schemi che implementano il<br />

motore. Il primo schema comprende le conversioni trifase/bifase e il<br />

modello bifase, che è poi rappresentato nel secondo schema.<br />

3<br />

C_res<br />

1<br />

Vq<br />

2<br />

Vd<br />

1<br />

Vabc1<br />

2<br />

Cres<br />

3<br />

Vabc2<br />

Sum<br />

abc_qdr1<br />

theta<br />

qdr<br />

ab(c)<br />

abc_qdr2<br />

theta<br />

qdr<br />

ab(c)<br />

Subtract2<br />

[vqd_mot<br />

Demux<br />

Dem1<br />

5<br />

theta<br />

Vq<br />

Vd<br />

we<br />

theta<br />

Iq<br />

Id<br />

C_mot<br />

C_u<br />

C_res<br />

potenza persa<br />

Brushless_qd<br />

|u|<br />

Abs<br />

1<br />

Cmot<br />

7<br />

we<br />

1/p<br />

Mux<br />

Mux2<br />

4<br />

V_eff<br />

1/p<br />

60/(2*pi)<br />

theta<br />

abc<br />

qdr<br />

qdr_abc1<br />

[iqd_mot]<br />

Fig. 3.23 – Schema Simulink del motore brushless (modello trifase)<br />

Sum1<br />

fia<br />

Ke 3/2*p*fia<br />

Kc<br />

1<br />

lsa.s+rsa<br />

Tr. Fcn. q<br />

wr Ls Iq<br />

wr Ls Id<br />

1<br />

lsa.s+rsa<br />

Tr. Fcn. d<br />

Coppia<br />

Ja<br />

J<br />

Cacc.<br />

Product<br />

Product2<br />

1<br />

s<br />

rad/s<br />

lsa<br />

Ls<br />

p<br />

Gain1<br />

Fig. 3.24 – Schema Simulink del motore brushless (modello bifase)<br />

9<br />

nm<br />

8<br />

wm<br />

6<br />

Imeas<br />

[iabc_mot]<br />

2<br />

iabc<br />

3<br />

iqd<br />

5<br />

C_mot<br />

6<br />

C_u<br />

Int. limitato<br />

1<br />

we<br />

3<br />

Iq<br />

4<br />

Id<br />

2<br />

theta<br />

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3.9 Il modello del bus DC<br />

Ciascuna delle due unità di motogenerazione, come abbiamo visto nel par.<br />

3.1 è collegata ad un bus in continua, costituito da un banco di<br />

condensatori, il quale costituisce lo stadio di ingresso dell’inverter<br />

multilivello. Quindi i bus DC hanno il ruolo di interfacciare elettricamente i<br />

due sistemi di motogenerazione con il sistema di trazione dell’elica.<br />

GENERATORE 1<br />

Pgen1 PinvH<br />

Fig. 3.25 – Schema concettuale del bus DC<br />

Con riferimento alla fig. 3.25, il condensatore è carico ad una tensione che<br />

dipende dalla differenza tra la corrente che fluisce dal generatore e quella<br />

che fluisce verso l’inverter. Allo stesso modo l’energia immagazzinata nel<br />

condensatore è l’integrale della differenza tra le due potenze entrante e<br />

uscente:<br />

= ∫ Pgen<br />

− P ) dt<br />

Si ha quindi per la tensione la seguente relazione:<br />

E ( 1 invH<br />

(3.41)<br />

V dc<br />

2E<br />

= (3.42)<br />

C<br />

dove C è la capacità del condensatore (decine di mF).<br />

Questo schema è stato implementato in Simulink, come in fig. 3.26:<br />

Vdc<br />

INVERTER H<br />

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Fig. 3.26 – Schema Simulink del bus DC [1]<br />

e sarà presente in ciascuna delle unità di generazione.<br />

Il bus DC ha un ruolo fondamentale nel sistema di propulsione, cioè quello<br />

di mantenere l’equilibrio tra la potenza richiesta dal sistema motore-elica e<br />

quella generata dai gruppi di motogenerazione (diesel - generatore<br />

brushless).<br />

Il controllo della tensione di bus DC permette di generare il riferimento di<br />

potenza che ciascun motore primo deve generare, affinché il bilancio di<br />

potenza sia effettivamente mantenuto.<br />

Nel prossimo capitolo verrà esaminato nel dettaglio il modello dell’intero<br />

sistema di motogenerazione, in particolare del motore primo; si vedrà come<br />

la domanda di potenza viene soddisfatta tramite il controllo del generatore<br />

brushless e del motore diesel. Si spiegherà inoltre la strategia di<br />

raggiungimento del punto ottimale di funzionamento del motore, per<br />

arrivare poi alle simulazioni dinamiche dell’intero sistema.<br />

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3.10 Il modello del sistema di motogenerazione<br />

Il controllo della tensione di bus DC permette di generare una potenza che<br />

è esattamente uguale a quella richiesta dal carico. Tale controllo può<br />

essere effettuato in catena chiusa, secondo il seguente schema:<br />

Pgen<br />

Pinv<br />

BUS DC<br />

Vdc<br />

Fig. 3.27 – Regolazione della tensione di bus DC<br />

Ciò che si ottiene è il riferimento di potenza per il gruppo<br />

motore/generatore.<br />

Il sistema di controllo sviluppato permette, tramite lo studio delle<br />

prestazioni di un motore Diesel, di fare in modo che ad ogni potenza il<br />

motore vada sempre a funzionare nel punto di minimo consumo. Per fare<br />

ciò è stato implementato e simulato un sistema come quello rappresentato<br />

in fig. 3.3.<br />

Vdc *<br />

PI<br />

P *<br />

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P *<br />

RICERCA<br />

OTTIMO<br />

C *<br />

n *<br />

ΔC<br />

Δn<br />

REGOLATORE<br />

CORRENTE/<br />

COPPIA<br />

REGOLATORE<br />

VELOCITA’<br />

Cmot *<br />

Fig. 3.28 Sistema di controllo del motogeneratore<br />

INVERTER<br />

+<br />

GENERATOR<br />

E<br />

MOTORE<br />

DIESEL<br />

Come si vede nello schema, per ogni potenza di riferimento esiste un<br />

blocco capace di calcolare la coppia e la velocità nel funzionamento<br />

ottimale del Diesel.<br />

Il riferimento di coppia viene confrontato con la coppia frenante del<br />

generatore, l’errore viene spedito ad un regolatore di corrente/coppia,<br />

uguale a quello già visto per il controllo del motore brushless. La tensione<br />

generata dall’inverter farà in modo che la coppia resistente che il<br />

generatore oppone al motore primo sia sempre pari a quella di riferimento.<br />

Il riferimento di velocità viene confrontato con la velocità effettiva<br />

dell’albero e il regolatore di velocità del motore restituisce il riferimento di<br />

coppia per il motore stesso. Il sistema di controllo della manetta del motore<br />

farà in modo da iniettare più o meno combustibile/aria in camera di scoppio<br />

per mantenere la velocità pari a quella di riferimento, indipendentemente<br />

dalla coppia resistente.<br />

Tramite questi due anelli di controllo il motore primo sarà portato a<br />

funzionare, in condizioni di regime, proprio nel punto di funzionamento<br />

ottimale. Ci saranno ovviamente degli scostamenti in transitorio, ma questo<br />

non interessa ai fini della riduzione dei consumi.<br />

V *<br />

nmot<br />

Cgen<br />

nmot<br />

Cmot<br />

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Per avere una funzione che calcoli il punto ottimale del motore Diesel è<br />

stato necessario usare i dati sperimentali a disposizione, grazie ai quali è<br />

stato possibile anche creare un semplice modello del motore.<br />

3.10.1 Il motore Diesel<br />

E’ stato preso in esame il motore CUMMINS MERCRUISER della VM,<br />

modello MR706LH, che è andato in produzione nell’ottobre del 2006, quindi<br />

un motore di ultimissima generazione.<br />

Le principali caratteristiche del motore sono di seguito riassunte:<br />

- Cilindrata: 4200 cc, 700 cc/cilindro<br />

- Numero di cilindri: 6<br />

- Aspirazione: Turbo Diesel, post raffreddato ad acqua marina<br />

- Alimentazione: Common Rail a pressione 1600 bar<br />

- Potenza massima dichiarata: 257 kW @ 3800 rpm.<br />

- Coppia massima dichiarata: 700 Nm @ 2500 rpm.<br />

- Rapporto di compressione 17:1.<br />

- Alternatore: 110 A.<br />

Fig. 3.29 – Il motore MR706 [5]<br />

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3.10.2 Dati sperimentali rilevati al banco<br />

Il motore è stato provato al banco, per ricavarne una mappa dei consumi e<br />

una caratteristica di coppia/potenza. In base ai punti sperimentali ottenuti si<br />

può tracciare una mappa come quella di fig. 3.30, dove sono riportati i<br />

consumi specifici di combustibile (in g/kWh) del motore in funzione della<br />

coppia motrice e della velocità.<br />

Coppia erogara (Nm)<br />

Fig. 3.30 – Mappa del consumo specifico<br />

Velocità motore (rpm)<br />

La curva che delimita superiormente il grafico di fig. 3.30 costituisce la<br />

curva di coppia massima del motore, quella ottenuta tramite la classica<br />

prova al banco a tutto gas. Quindi tale curva può essere considerata, in<br />

prima approssimazione, come la coppia massima erogabile dal propulsore<br />

al variare del numero dei giri. Il modello del motore Diesel è quindi basato<br />

sulle seguenti curve di coppia e di potenza:<br />

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Coppia erogabile (Nm)<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

1000 1500 2000 2500<br />

rpm<br />

3000 3500<br />

Potenza erogabile (kW)<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

1000 1500 2000 2500<br />

rpm<br />

3000 3500<br />

Fig. 3.31.a – Caratteristica di coppia – 3.32.b – Potenza erogabile<br />

Si può vedere che le curve ricavate dai dati sperimentali (fig. 3.31) non<br />

rispecchiano i dati dichiarati, in quanto la potenza arriva a ca. 247 kW a<br />

3500 rpm, e non a 257 kW a 3800 rpm. Nello studio effettuato si terranno in<br />

considerazione i risultati delle prove al banco, quindi la velocità massima<br />

del motore sarà considerata pari a 3500 rpm.<br />

3.10.3 Minimizzazione dei consumi<br />

Sulla base della mappa sperimentale di fig. 3.30 è stato implementato in<br />

MATLAB un algoritmo per la ricerca del punto di funzionamento a minimo<br />

consumo, per ogni potenza erogata. Il risultato fondamentale è<br />

l’ottenimento di una curva di velocità e una curva di coppia in funzione<br />

della potenza. Tali curve serviranno per la generazione dei riferimenti di<br />

velocità e coppia da inseguire.<br />

I grafici che rappresentano i suddetti andamenti sono i seguenti:<br />

Velocità ottimale<br />

3500<br />

3000<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

0<br />

0 50 100 150 200 245<br />

Potenza motrice (kW)<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

0 50 100 150 200 245<br />

Potenza motrice (kW)<br />

Fig. 3.36.a – Velocità ottimale – 3.36.b – Coppia ottimale<br />

Coppia ottimale (Nm)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Queste curve sono piuttosto irregolari, e ciò è dovuto alla irregolarità della<br />

superficie dei consumi, ricavata per punti sperimentali.<br />

Dall’algoritmo si ricava anche la curva dei consumi minimi, corrispondenti<br />

ai punti di funzionamento ottimale in ogni regime di potenza erogata (fig.<br />

3.37).<br />

Dall’andamento dei consumi ottimizzati si vede come la condizione più<br />

favorevole si abbia attorno ad una potenza di 100 kW, pertanto occorrerà<br />

fare funzionare il motore il più possibile in prossimità di quella potenza. Ciò<br />

che si può subito dire è quindi che, in regime di strascico, ove la potenza è<br />

di circa 200 kW, converrà fare funzionare entrambi i motori a metà potenza,<br />

invece che tenerne uno solo acceso.<br />

Consumo specifico ottimale (g/kWh)<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

0 50 100 150 200 245<br />

Potenza motrice (kW)<br />

Fig. 3.37 – Consumi specifici nel funzionamento ottimale<br />

3.10.4 Modello del motore Diesel<br />

Il motore è stato implementato in maniera molto elementare in Simulink,<br />

tramite una tabella (look-up table) che restituisce la coppia generata dal<br />

motore in funzione della velocità e dell’apertura di manetta. Per fare ciò è<br />

stata utilizzata la caratteristica di coppia di fig. 3.35.a:<br />

- se la manetta è completamente aperta la coppia è quella massima ad<br />

una certa velocità.<br />

- Se la manetta è aperta al 50%, la coppia generata è il 50% di quella<br />

massima.<br />

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- Se la manetta è chiusa la coppia è nulla.<br />

Quindi la coppia varia con la velocità secondo la caratteristica 3.5.a, e<br />

varia linearmente con l’apertura di gas (fig. 3.38).<br />

1<br />

GAS<br />

2<br />

nm<br />

Coppia-rpm-accelerazione<br />

1<br />

C_diesel<br />

Fig. 3.38 – Schema del modello del motore Diesel<br />

Il risultato fondamentale è che si ha una caratteristica meccanica che varia<br />

linearmente con l’apertura di manetta (fig. 3.39).<br />

Coppia erogara (Nm)<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

Gas 100%<br />

Gas 80%<br />

Gas 50%<br />

Gas 20%<br />

0<br />

1000 1500 2000 2500 3000 3500<br />

Fig. 3.39 – Caratteristica meccanica del Diesel al variare dell’apertura di manetta<br />

In effetti la programmazione della centralina del motore può avvenire proprio<br />

in modo tale che la coppia sia direttamente proporzionale all’apertura del<br />

gas, quindi il modello è sostanzialmente corretto<br />

Si è quindi introdotta nel sistema la possibilità di controllare il motore, in<br />

coppia o in velocità, agendo naturalmente sull’acceleratore.<br />

3.10.5 Controllo del motore Diesel<br />

Velocità motore (rpm)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Come visto in 3.10.1 la strategia di controllo implementata richiede il<br />

controllo della velocità dell’albero tramite la manetta del motore.<br />

Questo schema di controllo prevede, come accade nelle macchine<br />

elettriche, due anelli di regolazione in catena chiusa, uno di coppia e uno di<br />

velocità (fig. 3.10).<br />

1<br />

C_diesel<br />

C_diesel<br />

GAS<br />

nm<br />

Caratteristica_Diesel<br />

Attuatore<br />

1<br />

0.1s+1<br />

Memory<br />

Gas_rif<br />

err_Coppia<br />

Regolatore di coppia<br />

coppia rif erimento<br />

PID<br />

Regolatore velocità<br />

Fig. 3.40 – Schema Simulink della regolazione della velocità<br />

In fig. 3.10 si vede come la velocità di riferimento sia confrontata con quella<br />

effettiva, e l’errore sia mandato in ingresso a un regolatore PI. L’uscita di<br />

quest’ultimo rappresenta il riferimento di coppia, e va quindi limitato alla<br />

coppia massima del motore; l’errore di coppia viene così mandato al<br />

regolatore di coppia, il cui schema Simulink è riportato in fig. 3.41.<br />

1<br />

Gas_rif<br />

a<br />

s+a<br />

Anti Windup<br />

Saturation<br />

PID<br />

1<br />

err_Coppia<br />

Fig. 3.41 – Schema Simulink della regolazione della coppia<br />

L’errore di coppia entra in un regolatore PI, che dà in uscita il valore di<br />

riferimento per l’apertura della manetta del motore.<br />

Il regolatore di velocità è stato tarato con una costante di tempo integrale<br />

quasi nulla, si tratta quindi di un proporzionale, mentre il regolatore di<br />

coppia è un proporzionale - integrale, pertanto si possono presentare dei<br />

problemi quando l’uscita del regolatore va in saturazione. Il fenomeno è<br />

2<br />

n_ref<br />

1<br />

nm<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

chiamato wind-up del regolatore: quando l’uscita del regolatore è saturata,<br />

l’output del PI può continuare a crescere, fino al punto che, anche se l’errore<br />

va a zero, l’azione integrale non permette il rientro dell’uscita in zona<br />

lineare. Questo fenomeno va impedito, facendo si che, quando si va in<br />

saturazione, l’uscita non cresca troppo oltre il limite di saturazione, e possa<br />

rientrare rapidamente in zona lineare. Per fare questo si utilizza una rete<br />

correttrice “Anti Wind-up”, come si vede in fig. 3.41.<br />

La funzione di trasferimento del regolatore è:<br />

K I − K pa<br />

Gr<br />

= K p +<br />

(3.41)<br />

s + a<br />

dove a è il parametro che caratterizza la rete correttrice in retroazione:<br />

G a<br />

a<br />

= (3.42)<br />

s + a<br />

mentre Kp e KI sono il guadagno proporzionale e integrale del regolatore.<br />

In questo modo, si può verificare che, quando l’uscita del regolatore Gr è in<br />

zona lineare, ci si riconduce ad avere un classico PI (come desiderato):<br />

K p s + K I<br />

R = (3.43)<br />

s<br />

mentre quando l’uscita satura, l’ingresso della saturazione, che è<br />

sostanzialmente l’uscita di un proporzionale (eq. 3.41), può facilmente<br />

cambiare segno, quando l’errore cambia di segno, e riportare l’uscita del<br />

regolatore in zona lineare, secondo la dinamica imposta da Ga (eq. 3.42).<br />

Sostanzialmente l’azione integrale viene inserita in zona lineare, mentre<br />

viene inibita in zona di saturazione.<br />

3.10.6 Controllo a consumo minimo<br />

Come abbiamo visto il controllo della velocità viene effettuato tramite la<br />

regolazione della manetta del motore Diesel, mentre il controllo di coppia<br />

sarà effettuato come controllo di corrente sul generatore brushless.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Vediamo ora come, a partire dal controllo della tensione di bus DC si<br />

possono ottenere i valori di velocità e di coppia nel punto di minimo<br />

consumo. In fig. 3.36.a si ha l’andamento della velocità per ogni potenza<br />

nel punto di funzionamento ottimale. E’ opportuno regolarizzare<br />

l’andamento di quella curva, in modo da avere dei transitori accettabili per<br />

il sistema di regolazione. E’ stata quindi considerata una curva polinomiale<br />

che interpola i punti ricavati dall’algoritmo di minimizzazione dei consumi<br />

(fig. 3.42).<br />

Velocità ottimale<br />

3500<br />

3000<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

Velocità ottimale<br />

Interpolazione<br />

0<br />

0 50 100 150 200 245<br />

Potenza motrice (kW)<br />

Fig. 3.42 – Interpolazione della velocità ottimale<br />

Si tratta di una curva del 9° grado, che dà la velocità di riferimento in<br />

funzione della potenza da erogare.<br />

Ricapitolando, dal regolatore di tensione del bus DC viene la potenza di<br />

riferimento, ci sarà poi un blocco che implementa la curva di fig. 3.42, da<br />

cui ricaviamo il riferimento di velocità. Per ricavare il riferimento di coppia<br />

si è implementata la relazione:<br />

C<br />

P<br />

ist<br />

opt = (3.44)<br />

ωopt<br />

dove Pist è la potenza di riferimento, Copt e opt sono i valori ottimali di<br />

coppia e velocità. In fig. 3.43 è riportato lo schema Simulink delle<br />

operazioni appena descritte.<br />

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[C_opt]<br />

[n_opt]<br />

Cref<br />

n_opt<br />

VEL_OPT<br />

wm<br />

Pist<br />

COPPIA_OPT<br />

Pist<br />

[wm]<br />

Limitatore<br />

potenza<br />

potenza riferimento<br />

Regolatore<br />

Vdc<br />

Fig. 3.43 – Regolazione bus DC e generazione dei riferimenti<br />

PID<br />

Riferimento Vdc<br />

750<br />

[Vdc]<br />

[RS]<br />

Segnale di<br />

inizio<br />

Con riferimento alla fig. 3.43 il segnale “RS” serve ad abilitare la richiesta<br />

di potenza e la dinamica del bus DC quando il motore primo si è avviato a<br />

vuoto, in seguito si vedrà meglio questo aspetto.<br />

Le seguenti limitazioni sono state inserite sui riferimenti:<br />

- Potenza di riferimento: 0 – 230kW;<br />

- Coppia di riferimento: 0 – 2000 Nm (basata sulle prestazioni del<br />

generatore brushless).<br />

- Velocità di riferimento: 0 – 3550 rpm (velocità alla potenza massima).<br />

Si è deciso di tenere la potenza massima pari a 230 kW, sebbene il motore<br />

primo abbia una potenza superiore, poiché è difficile andare oltre questo<br />

livello senza complicare il sistema di controllo.<br />

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3.10.7 Modello del generatore brushless<br />

Ciò che distingue il modello bifase di un motore brushless da quello di un<br />

generatore è semplicemente il segno delle tensioni e delle coppie, motrice<br />

e resistente (vedi fig. 3.44).<br />

Fig. 3.44 – Modello Simulink del generatore brushless<br />

3.10.8 Controllo del generatore brushless<br />

Il controllo di coppia/corrente va effettuato in modo equivalente a come già<br />

visto per il motore, l’unica differenza è che in questo caso viene controllata<br />

la coppia resistente. Lo schema Simulink del regolatore di corrente su assi<br />

d-q (fig. 3.45) mostra come il confronto tra valore misurato e valore di<br />

riferimento di corrente sia invertito di segno rispetto al motore. Questo fa si<br />

che la tensione da applicare al generatore vada diminuita per fare<br />

aumentare la corrente, e quindi la coppia resistente, e viceversa.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

3<br />

we<br />

1<br />

imeas_qd<br />

2<br />

iref_qd<br />

Demux<br />

Mux<br />

Demux<br />

+u(3)*(lsa*u(2)+fia)<br />

comp_q<br />

-u(3)*lsa*u(1)<br />

comp_d<br />

PID<br />

PID Controller_q<br />

PID<br />

PID Controller_d<br />

Fig. 3.45 – Controllo di corrente su assi rotanti (generatore)<br />

Mux<br />

1<br />

Vref_qd<br />

La tensione di riferimento è quella che viene applicata al generatore<br />

direttamente, tramite l’inverter, che altro non è (nel nostro modello) che una<br />

saturazione su tale valore.<br />

3.10.9 Simulazione del sistema di motogenerazione<br />

Si vuole esaminare il comportamento dell’intero sistema motore-<br />

generatore, quando la potenza richiesta dal gruppo si porta da zero alla<br />

potenza massima.<br />

Con riferimento alla fig. 3.46, si possono osservare tutti i blocchi Simulink<br />

finora descritti e inseriti nel modello generale. Il sistema di regolazione<br />

della tensione di bus DC è stato rappresentato in fig. 3.43 e da esso<br />

derivano i riferimenti di coppia e velocità. Osserviamo che è presente un<br />

blocco per la richiesta di potenza (in arancione), il blocco “DIESEL<br />

CONTROL” in verde che contiene il modello del motore e il regolatore di<br />

velocità. E’ presente anche un repeating sequence, che ha la funzione di<br />

inibire la richiesta di potenza e la carica del bus DC finchè il motore primo<br />

non è stato avviato ad una certa velocità. La velocità iniziale dovrebbe<br />

essere di 600 rpm, corrispondente al minimo del motore.<br />

Le perdite sono state trascurate fino a questo livello.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

[Vdc]<br />

[C_opt]<br />

[P_diesel]<br />

Cref<br />

imeas<br />

we<br />

Vref<br />

regolatore di corrente<br />

[wm]<br />

[C_diesel]<br />

Vdc_2<br />

Vref _qd<br />

theta<br />

inverter<br />

Vabc2<br />

Vqd2<br />

C_diesel<br />

Cgen<br />

iabc<br />

Vabc1<br />

iqd<br />

V_ef f<br />

theta<br />

Imeas<br />

we<br />

Cmot<br />

wm<br />

nm<br />

generatore<br />

nm<br />

n_ref<br />

DIESEL CONTROL<br />

[Cmot_gen]<br />

[wm]<br />

[nm_gen]<br />

Switch<br />

Pist_inv 1<br />

Pist_gen1<br />

Fig. 3.46 – Schema Simulink del sistema di motogenerazione<br />

[RS]<br />

Busdc<br />

Vdc_1<br />

[n_opt]<br />

600<br />

n_iniziale<br />

I parametri del sistema sono stati ricercati e impostati opportunamente, e<br />

vengono di seguito riportati.<br />

Il generatore brushless è caratterizzato dai seguenti parametri, impostati<br />

nell’apposita maschera:<br />

Costante di tensione [KE0] 0.1819 V . s<br />

Numero di coppie di poli [p] 6<br />

Induttanza di fase [Ls] 1.8 . 10 -5 H<br />

Resistenza di fase [Rs] 0.06<br />

Momento di inerzia [Jm] 6 kg . m 2<br />

Potenza nominale 284 KVA<br />

Tensione nominale (di fase) 290 Veff<br />

Coppia nominale 756 Nm<br />

Frequenza di alimentazione 360 Hz<br />

Velocità nominale 3600 rpm<br />

[RS]<br />

Prichiesta<br />

RS<br />

[RS]<br />

[Vdc]<br />

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Regolatore di corrente<br />

Regolatore di tensione di bus DC<br />

Guadagno proporzionale 10<br />

Guadagno integrale 100<br />

Parametro anti – wind up 0<br />

Guadagno proporzionale 100<br />

Guadagno integrale 10<br />

Regolatore di velocità motore Diesel<br />

Guadagno proporzionale 40<br />

Guadagno integrale 0.01<br />

Regolatore di coppia motore Diesel<br />

Guadagno proporzionale 0.01<br />

Guadagno integrale 0.5<br />

Parametro anti – wind up 0.1<br />

3.1.11 Simulazione dell’avviamento del sistema e del funzionamento a<br />

regime<br />

Si considera ora l’avviamento del gruppo di motogenerazione, da potenza<br />

nulla alla potenza massima (230 kW). Il riferimento di potenza richiesta<br />

varia linearmente da 0 a 230 kW in 15 secondi. In fig. 3.47 questo<br />

andamento è mostrato, si vede anche che per i primi 5 secondi non c’è<br />

richiesta di potenza, poi si ha un picco di potenza generata, che<br />

corrisponde alla carica del banco di condensatori di bus DC.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

La potenza generata eguaglia esattamente quella richiesta. In fig. 3.48 si<br />

può vedere come il sistema insegua perfettamente la velocità di riferimento<br />

al variare della potenza, ed a regime si porti a funzionare a pochi giri/min di<br />

differenza rispetto al valore ottimale (3300 rpm). La velocità che il motore<br />

raggiunge a vuoto, nei primi 5 secondi è di 1500 rpm circa. In fig. 3.49 la<br />

coppia motrice del motore è confrontata con quella frenante del generatore;<br />

si osserva che in transitorio la coppia motrice deve fare accelerare l’albero,<br />

mentre a regime le due coppie si eguagliano, una volta raggiunta la<br />

velocità ottimale.<br />

Power (kW)<br />

speed (rpm)<br />

x 105<br />

2.5<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

Potenza richiesta<br />

Potenza generata<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

time (s)<br />

3500<br />

3000<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

Fig. 3.47 – Potenza richiesta e potenza generata<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

time (s)<br />

Fig. 3.48 – Velocità ottimale ed effettiva<br />

3300<br />

3280<br />

25 25.5 26<br />

velocità ottimale<br />

velocità albero<br />

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Torque (Nm)<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

Coppia generatore<br />

Coppia motore<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

time (s)<br />

Fig. 3.49 – Coppia motrice e coppia del generatore<br />

L’andamento della tensione di bus DC viene riportato in fig. 3.50, dove si<br />

vede che la tensione si porta istantaneamente a circa 750 V, trascorsi 5 s,<br />

dopo che la dinamica del bus DC è stata abilitata.<br />

Bus DC Voltage (V)<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

time (s)<br />

Fig. 3.50 – Andamento della tensione di bus DC<br />

Per quanto riguarda la regolazione del motore Diesel, si può osservare in<br />

fig. 3.51 il segnale dell’apertura della manetta, mentre in fig. 3.52 si vede il<br />

confronto tra la coppia di riferimento e quella erogata. Il segnale di<br />

riferimento è molto irregolare e varia rapidamente, a causa della grande<br />

prontezza del regolatore di velocità.<br />

Throttle (%)<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

time (s)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Torque (Nm)<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

Fig. 3.51 – Andamento dell’apertura della manetta<br />

Coppia riferimento Diesel<br />

Coppia Diesel<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

time (s)<br />

Fig. 3.52 – Inseguimento del riferimento di coppia (motore)<br />

La coppia effettiva segue il riferimento con un certo ritardo, tuttavia<br />

accettabile ai fini di una buona regolazione della velocità.<br />

3.10.12 Stima dei consumi del gruppo di motogenerazione<br />

Eseguendo le prove del paragrafo precedente si può capire dove va a<br />

funzionare il motore Diesel a regime di potenza costante, oltre che<br />

valutarne il comportamento in transitorio. Ciò che desideriamo è che il<br />

punto di funzionamento a regime sia sempre quello ottimale, cioè a minimo<br />

consumo.<br />

In fig. 3.53 è riportato il grafico dei consumi specifici del motore nella fase<br />

di avviamento vista nel par. 3.10.11, che può essere ricavato inserendo i<br />

punti coppia-velocità nel grafico dei consumi (vedi fig. 3.34) .<br />

Specific cons (g/kWh)<br />

350<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

0 5 10 15 20 25 30 35<br />

time (s)<br />

Fig. 3.53 – Consumo specifico in fase di avviamento<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Una volta che il sistema è giunto a regime, il consumo specifico è costante,<br />

e se si va a ripetere la simulazione per tutti i valori di potenza da zero fino<br />

a 230 kW, si può ottenere il grafico dei consumi ottimali ad ogni potenza<br />

(fig. 3.54).<br />

Quello che si nota è che la curva ottenuta (in rosso) differisce dalla curva di<br />

ottimo teorica. Questo accade perché si è deciso, per esigenze di controllo,<br />

di interpolare la curva di velocità ottimale (vedi fig. 3.41) , e quindi i punti di<br />

funzionamento non saranno sempre esattamente quelli a minimo consumo.<br />

Si può comunque notare una certa somiglianza tra le due curve, così come<br />

la stessa tendenza ad avere il consumo minimo per potenze attorno ai 100<br />

kW. Ciò che interessa avere è anche la curva dei consumi orari, facilmente<br />

ottenibile da quella dei consumi specifici moltiplicandoli per la potenza (fig.<br />

3.54):<br />

Consumi in condizioni ottimali (g/kWh)<br />

350<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

Alla velocità ottimale<br />

Con interpolazione<br />

-50<br />

0 50 100 150 200 245<br />

Potenza erogata (kW)<br />

Fig. 3.53 – Consumi specifici minimi per ogni potenza<br />

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Consumi Consumi orari orari minimi minimi (kg/h)<br />

(kW)<br />

55<br />

50<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

0 50 100<br />

Potenza erogata (kW)<br />

150 200 230<br />

Fig. 3.54 – Consumi orari minimi per ogni potenza<br />

Ciò che si è ottenuto è stato utilizzato per valutare le migliori combinazioni<br />

nella ripartizione della potenza tra i due gruppi di motogenerazione.<br />

Nel prossimo capitolo verrà preso in esame l’intero sistema, si esaminerà<br />

l’algoritmo per la minimizzazione dei consumi totali e si vedrà come è stato<br />

ideato il sistema di controllo della ripartizione della potenza.<br />

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3.11 Modello del sistema complessivo<br />

3.11.1 Introduzione<br />

Ciò che si è visto finora è l’ottimizzazione del controllo di una delle due<br />

unità di motogenerazione. Ora occorre vedere come, partendo dai risultati<br />

finora ottenuti, si può migliorare ulteriormente il sistema, ripartendo in<br />

modo opportuno la potenza tra i due gruppi motogeneratori. Facendo<br />

questo la somma dei consumi dei due gruppi risulterà minimizzata.<br />

In sostanza occorre implementare uno schema come quello rappresentato<br />

in fig. 3.55:<br />

Pelica Pgen kottimo<br />

η<br />

Rendimento<br />

propulsore<br />

k_ottimale<br />

Fig. 3.55 – Schema di principio del controllo del power sharing<br />

La potenza richiesta all’elica determina una richiesta di potenza al<br />

generatore dipendente dall’efficienza di tutto l’apparato di conversione<br />

dell’energia. Tale potenza è quella che i motori Diesel devono generare,<br />

pertanto è opportuno che essi si dividano la potenza in modo da<br />

minimizzare il consumo complessivo. Occorre quindi trovare una relazione<br />

tra potenza e fattore di power sharing (k) che rispetti il criterio della<br />

minimizzazione dei consumi.<br />

3.11.2 Algoritmo di ottimizzazione dei consumi complessivi<br />

E’ stato sviluppato un algoritmo che passa in rassegna tutti i valori di<br />

potenza ammissibile (0 – 460 kW) e, in base ai valori dei consumi orari di<br />

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ciascuno dei due motori, trova il k ottimale dove il consumo è minimo (vedi<br />

app. A.2).<br />

Il diagramma di consumo orario che si ottiene da questo algoritmo è di<br />

seguito rappresentato:<br />

Consumo orario complessivo (kg/h)<br />

Fig. 3.55 – Consumo orario complessivo minimo<br />

Il grafico di fig. 3.55 può già essere utilizzato per fare delle valutazioni di<br />

confronto energetico tra soluzione convenzionale e soluzione ibrida,<br />

tuttavia di questo si parlerà in seguito.<br />

Il k ottimale è rappresentato nella seguente fig. 3.56:<br />

k share ottimale<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

0 51 102 153 204 255 306 357 408 459<br />

Potenza erogata (kW)<br />

0.5<br />

0.4<br />

0.3<br />

0.2<br />

0.1<br />

0<br />

0 51 102 153 204 255 306 357 408 459<br />

Potenza erogata (kW)<br />

Fig. 3.56 – Power sharing ottimale<br />

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Il grafico 3.56 va letto in questo modo:<br />

- k=0 La potenza è erogata da un solo motore, l’altro è spento;<br />

- k=0.5 La potenza è ripartita al 50% tra i due motori;<br />

Si può osservare che ci sono tre zone in cui k va mantenuto attorno al 50%:<br />

- La prima zona, intorno ai 60 kW, è tuttavia una zona in cui non si va<br />

a funzionare a regime, è solo di transizione.<br />

- La seconda zona, tra 160 e 210 kW, si ha perché il motore Diesel<br />

consuma poco se mantenuto intorno ai 100 kW (come già visto).<br />

- La terza zona, alla massima potenza, è quella in cui entrambi i motori<br />

devono funzionare al massimo per sostenere il carico.<br />

Il grafico 3.56 verrà utilizzato nel controllo del propulsore, per generare il<br />

riferimento del fattore k, il quale regola il passaggio della potenza<br />

attraverso l’inverter multilivello.<br />

La curva del k ottimale viene modificata come mostrato in fig. 3.57: per<br />

tutte le potenze 0÷100 kW, k viene mantenuto nullo. Si è deciso di fare<br />

questo perché il tratto iniziale è solo transitorio, e non incide nei consumi<br />

complessivi poiché non dura nel tempo. Inoltre questo facilita il controllo<br />

dei due gruppi motogeneratori nel transitorio di avviamento.<br />

k ottimale per controllo<br />

0.5<br />

0.4<br />

0.3<br />

0.2<br />

0.1<br />

0<br />

0 51.1 102.2 153.3 204.4 255.5 306.6 357.7 408.8 460<br />

Potenza erogata (kW)<br />

Fig. 3.57 – Power sharing ottimale per la strategia di controllo<br />

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3.11.3 Modello Simulink del sistema complessivo<br />

Una volta individuata la strategia di controllo del power sharing è possibile<br />

completare il modello del sistema di propulsione. Di seguito si vedrà uno<br />

schema riassuntivo che comprende tutti i sistemi finora descritti, con in più<br />

il controllo del fattore di power sharing.<br />

Con riferimento alla fig. 3.58, si vede che il gruppo di generazione<br />

comprende le due unità di motogenerazione, il cui modello è stato visto nel<br />

cap. 3.10.<br />

I blocchi in blu rappresentano il sistema di controllo di k:<br />

- la potenza motrice richiesta dall’elica viene aumentata tenendo conto<br />

del rendimento complessivo del sistema, per diventare la potenza<br />

effettiva che i motori devono produrre.<br />

- La look up table “k_ottimale” fornisce il k di riferimento al variare<br />

della potenza.<br />

- La variazione di k è limitata da un “rate limiter”, che serve a non fare<br />

variare troppo rapidamente la potenza richiesta a uno dei due gruppi.<br />

Infine è presente il blocco che limita k al variare dell’indice di<br />

modulazione, come già visto nel modello dell’inverter due-livelli.<br />

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750<br />

750<br />

[Pist_mot]<br />

[Pist_inv1]<br />

[RS]<br />

[Pist_inv2]<br />

[RS]<br />

In1 Out1<br />

RENDIMENTO<br />

Pinv 1<br />

Vdc1<br />

Pg1<br />

Vdc_ref 1<br />

nm_gen1<br />

C_diesel1<br />

RS<br />

Cmot_gen1<br />

Motogeneratore 1<br />

k_ottimale<br />

Pinv 2<br />

Vdc2<br />

Pg2<br />

Vdc_ref 2<br />

nm_gen2<br />

C_diesel2<br />

RS<br />

Cmot_gen2<br />

Motogeneratore 2<br />

Rate Limiter<br />

[Pist_gen1]<br />

[nm_gen1]<br />

[C_diesel1]<br />

[Cmot_gen1]<br />

[Pist_gen2]<br />

[nm_gen2]<br />

[C_diesel2]<br />

[Cmot_gen2]<br />

k_rif erimento<br />

pi/6<br />

[Vdc2]<br />

[Vdc1]<br />

Vdc<br />

k*<br />

theta<br />

V_ef f<br />

1<br />

Sat_k<br />

Fig. 3.58 – Modello Simulink del sistema di generazione e del controllo di k<br />

Il sistema riceve in input le potenze assorbite dall’inverter e dal<br />

motore/elica, oltre all’ampiezza della tensione di alimentazione del motore<br />

brushless, mentre restituisce i valori delle tensioni di bus DC e il k ottimale.<br />

Si riporta ora il modello Simulink complessivo del sistema di propulsione,<br />

già esaminato nel 3.6.<br />

Come si può vedere in fig. 3.59 sono presenti le caratteristiche meccaniche<br />

all’elica per le operazioni di strascico e di crociera, con la possibilità di<br />

selezionare quella desiderata. Sono inoltre presenti:<br />

- Un blocco che genera il riferimento di velocità dell’elica, che non<br />

permette variazioni brusche del riferimento stesso;<br />

- Un blocco Repeating sequence che dà il segnale di avvio al sistema,<br />

e consente di fare avviare a vuoto i motori Diesel.<br />

- Un regolatore PID di velocità del motore/elica (con un riduttore di<br />

velocità 2/1).<br />

- Un regolatore di corrente/coppia per il motore brushless.<br />

- L’ inverter multilivello (inverterH e inverterL).<br />

- Il motore brushless.<br />

k<br />

m<br />

[k]<br />

[m]<br />

[Veff]<br />

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[Vdc1]<br />

[k]<br />

[Vdc2]<br />

- Un blocco per il calcolo delle potenze assorbita dal motore e dai due<br />

livelli dell’inverter.<br />

Cref<br />

k<br />

imeas<br />

we<br />

[Cref_mot]<br />

Vref _1<br />

Vref _2<br />

regolatore di corrente<br />

Vdc_1<br />

Vref _qd<br />

theta<br />

Vdc_2<br />

Vref _qd<br />

theta<br />

Fig. 3.59 – Modello Simulink del sistema di propulsione e del carico meccanico<br />

Il sistema riceve in input le tensioni dei due bus DC e il valore di power<br />

sharing ottimale, mentre restituisce le potenze istantanee assorbite<br />

dall’inverter e dal motore.<br />

PID<br />

inverterH<br />

inverterL<br />

Vqd1<br />

Vabc1<br />

Vabc2<br />

Vqd2<br />

[Cres_mot]<br />

[n_ref_mot]<br />

[theta]<br />

2<br />

Gain<br />

Cmot<br />

Vabc1<br />

iabc<br />

iqd<br />

V_ef f<br />

Cres theta<br />

Imeas<br />

we<br />

wm<br />

Vabc2<br />

nm<br />

motore<br />

[nm_mot]<br />

[n_ref_elica]<br />

Generazione<br />

riferimento<br />

velocità<br />

In questo modo il modello del sistema ibrido di propulsione è stato<br />

completato, ed è possibile analizzarne le prestazioni, sia in termini<br />

dinamici, che in termini di consumi a regime.<br />

[k]<br />

[Cmot_mot]<br />

[Veff]<br />

[RS]<br />

C_mot<br />

wm<br />

k<br />

Product7<br />

Pist_inv 1<br />

Pist_mot<br />

Pist_inv 2<br />

Calcolo delle potenze<br />

[Pist_inv1]<br />

[Pist_mot]<br />

[Pist_inv2]<br />

START<br />

Logical<br />

NOT<br />

Operator<br />

1<br />

strasci co<br />

[nm_mot]<br />

[Cmot_mot]<br />

[nm_mot]<br />

[Cmot_mot]<br />

0<br />

crociera<br />

nm_mot<br />

Cmot_mot<br />

Cres_elica<br />

Cres_mot<br />

Cmot_elica<br />

enable<br />

nm_elica<br />

motore strascico<br />

nm_mot<br />

Cmot_mot<br />

Cres_elica<br />

Cres_mot<br />

Cmot_elica<br />

enable<br />

nm_elica<br />

motore crociera<br />

Add3<br />

Add2<br />

Add1<br />

Add<br />

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[Cres_elica]<br />

[Cres_mot]<br />

[Cmot_elica]<br />

[nm_elica]


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3.11.4 Parametri e impostazioni<br />

Prima di mostrare i risultati delle simulazioni si elencano le impostazioni dei<br />

principali parametri che caratterizzano il sistema di propulsione.<br />

Parametri del motore brushless<br />

Costante di tensione [KE0] 0.7212 V . s<br />

Numero di coppie di poli [p] 6<br />

Induttanza di fase [Ls] 1.8 . 10 -5 H<br />

Resistenza di fase [Rs] 0.06 Ohm<br />

Momento di inerzia [Jm] 49 kg<br />

(comprendente anche l’elica)<br />

. m 2<br />

Potenza nominale 524 KVA<br />

Tensione nominale 192 Veff<br />

Coppia nominale 8340 Nm<br />

Frequenza di alimentazione 60 Hz<br />

Velocità nominale 600 rpm<br />

I primi cinque parametri sono settabili attraverso l’apposita maschera.<br />

Parametri del regolatore di velocità dell’elica<br />

Guadagno proporzionale 7<br />

Guadagno integrale 20<br />

Parametri del regolatore di corrente/coppia<br />

Guadagno proporzionale 2<br />

Guadagno integrale 100<br />

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Parametri di regolazione<br />

Sono state introdotte le seguenti limitazioni sulle variazioni temporali dei<br />

riferimenti di velocità e del power sharing:<br />

Riferimento velocità elica ± 25 rpm/s<br />

Riferimento k ± 0.075 1/s<br />

Grazie a questi accorgimenti non è possibile variare troppo rapidamente la<br />

richiesta di potenza ai gruppi di generazione, i quali altrimenti non<br />

sarebbero in grado di inseguirne le variazioni.<br />

Riduttore di velocità<br />

Tra motore ed elica è inserito un motoriduttore di rapporto:<br />

n<br />

n<br />

elica<br />

motore<br />

300<br />

= = 0.<br />

5<br />

600<br />

in questo modo si rispettano le velocità dei due apparati.<br />

Rendimento<br />

Il rendimento degli azionamenti brushless - inverter è stato considerato pari<br />

a 0.96, come suggeriscono i più recenti risultati sperimentali. In tal modo il<br />

rendimento complessivo del sistema è pari a:<br />

η<br />

prop<br />

= 0 . 96×<br />

0.<br />

96 =<br />

0.<br />

9216<br />

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3.11.4 Risultati delle simulazioni<br />

Si considera il caso in cui il propulsore affronta l’avviamento fino a portare<br />

il natante alla velocità di crociera (>10 nodi). Si imposta quindi la<br />

caratteristica meccanica relativa al regime di crociera. Per le nostre<br />

simulazioni, considerata l’impossibilità di raggiungere le massime potenze<br />

dei motori Diesel, si considera la potenza massima di crociera pari a 420<br />

kW. Questo valore è inferiore a quello già visto nel paragrafo 2.5, che era<br />

di 450 kW.<br />

Il riferimento di velocità all’elica è linearmente crescente da 0 fino a 300<br />

rpm, come mostrato in fig. 3.60 (linea blu). Nello stesso grafico è anche<br />

riportata la velocità effettiva dell’elica (in rosso), che insegue il riferimento.<br />

velocità (rpm)<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

n<br />

elica,ref<br />

n<br />

elica<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.60 – Andamento della velocità dell’elica<br />

Per inseguire il riferimento il motore brushless deve erogare una certa<br />

coppia, data dal grafico di fig. 3.61. La coppia motrice (in blu) supera la<br />

coppia resistente, e si porta ad un valore di oltre 13000 Nm. Per ottenere la<br />

coppia erogata dal motore basta dimezzare i valori di coppia all’elica,<br />

mentre per la velocità occorre raddoppiarla.<br />

La potenza erogata dal motore sarà anche quella che le unità di<br />

motogenerazione devono produrre, a meno delle perdite del sistema. Nel<br />

grafico di fig. 4.9 si vede, in rosso, l’andamento della potenza che i<br />

generatori producono, confrontata con quella che il motore eroga (in blu).<br />

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Coppia (Nm)<br />

Potenza (kW)<br />

14000<br />

12000<br />

10000<br />

8000<br />

6000<br />

4000<br />

2000<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

Cmot,elica<br />

Cres,elica<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.62 – Andamento della coppia all’elica<br />

Potenza motore<br />

Potenza motogen<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.63 – Andamento della potenza erogata dal motore e dai motogeneratori<br />

A fronte di tale richiesta di potenza (a regime 460 kW circa) il sistema di<br />

controllo calcola istantaneamente il valore di k più opportuno per il<br />

funzionamento ottimale.<br />

L’andamento del power sharing è mostrato in fig. 3.64.<br />

k (Power sharing)<br />

0.5<br />

0.4<br />

0.3<br />

0.2<br />

0.1<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.64 – Andamento del coefficiente di power sharing<br />

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Si può vedere che all’inizio la richiesta di potenza viene coperta da un solo<br />

motore (k=0), fino a che, superati i 100 kW, viene richiesta potenza anche<br />

all’altro motore e il k aumenta progressivamente, fino ad arrivare a 0.5<br />

quando la potenza è massima.<br />

Tutto questo si può vedere ancora meglio nel diagramma che riporta le<br />

potenze prodotte dalle due unità motogeneratrici (fig. 3.65).<br />

Potenza generata (W)<br />

x 105<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

Potenza motogen1<br />

Potenza motogen2<br />

Potenza tot<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.65 – Andamento delle potenze prodotte dalle due unità motogeneratrici<br />

Occorre osservare che nei primi 5 secondi non vi è alcuna richiesta di<br />

potenza, in quanto si è deciso di aspettare l’avviamento dei motori Diesel<br />

prima di caricare il bus DC. Tale ripartizione della potenza si ha in virtù<br />

delle tensioni prodotte dai due inverter che alimentano il motore brushless<br />

(fig. 3.66).<br />

Ampiezza tensione di fase motore (V)<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

VinverterH<br />

VinverterL<br />

Vmotore<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.66 – Andamento delle tensioni (ampiezza) prodotte dai due inverter<br />

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Si può vedere che la tensione totale si suddivide tra i due inverter a<br />

seconda del valore del power sharing, e si porta ad un valore di circa 280<br />

V.<br />

A questo valore di tensione corrisponde un certo indice di modulazione,<br />

che come si vede in fig. 4.13 è sempre inferiore a 0.5.<br />

Indice di modulazione<br />

0.5<br />

0.4<br />

0.3<br />

0.2<br />

0.1<br />

0<br />

5 10 15 20 25 30 35 40<br />

tempo (s)<br />

Fig. 3.67 – Andamento dell’indice di modulazione<br />

Questo avviene perché la tensione di bus DC (750 V) è molto elevata<br />

rispetto alla tensione massima applicata al motore. In questo modo il power<br />

sharing potrebbe assumere qualsiasi valore compreso tra 0 e 1.<br />

Si riportano in seguito le grandezze meccaniche relative ai sistemi di<br />

motogenerazione:<br />

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Coppia Motogen1(Nm)<br />

Coppia Motogen2(Nm)<br />

velocità albero motogen (rpm)<br />

1000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

1000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

Coppia motore Diesel 1<br />

Coppia gen brushless 1<br />

Coppia motore Diesel 2<br />

Coppia gen brushless 2<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.68 – Andamento delle coppie motrice e resistente dei due gruppi generatori<br />

3500<br />

3000<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

Velocità motore Diesel 1<br />

Velocità motore Diesel 2<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.69 – Andamento della velocità dei due generatori<br />

In fig. 3.68 si vedono gli andamenti delle coppie motrici e generatrici per<br />

entrambi i gruppi motogeneratori. La coppia erogata dai motori Diesel serve<br />

per contrastare la coppia del generatore brushless, che regola la potenza<br />

erogata, e fare inseguire all’albero il riferimento di velocità ottimale. In fig.<br />

3.69 si vede come i motori siano portati a funzionare ad una velocità di<br />

circa 2500 rpm a vuoto, dopodiché, all’aumentare della richiesta di<br />

potenza, i gruppi si portano alle rispettive velocità ottimali.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

In seguito si considera l’avviamento della nave mentre questa sta trainando<br />

la rete da pesca. La potenza richiesta all’elica è praticamente la metà di<br />

quella in regime di trasferimento. Come visto nel par. 3.6 la velocità<br />

all’elica si riduce al 90% rispetto al regime di crociera, ed in fig. 3.70 se ne<br />

può esaminare il transitorio.<br />

velocità elica (rpm)<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

n elica ref<br />

n elica<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.70 – Andamento della velocità dell’elica in avviamento a strascico<br />

La velocità finale è pari a 270 rpm, con una coppia sviluppata che segue<br />

l’andamento di fig. 3.71, e si porta al valore di regime di 7000 Nm circa.<br />

Coppia all'elica (Nm)<br />

7000<br />

6000<br />

5000<br />

4000<br />

3000<br />

2000<br />

1000<br />

Coppia motrice<br />

Coppia resistente<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.71 – Andamento della coppia all’elica in avviamento a strascico<br />

La potenza motrice si porta quindi ad un regime di 195 kW circa, che<br />

corrisponde, considerando le perdite dei componenti, a 213 kW di<br />

produzione da parte dei gruppi di motogenerazione (fig. 3.72).<br />

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Potenza motrice (kW)<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

Potenza motore<br />

Potenza motogen<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.72 – Andamento della potenza all’elica in avviamento a strascico<br />

Con tale richiesta di potenza l’andamento del power sharing ottimale è<br />

quello di fig. 3.73. Come si vede, a regime, i due gruppi si suddividono<br />

equamente la potenza, esattamente come accade nella fase di<br />

trasferimento della nave. Si può quindi dire che in entrambe le condizioni di<br />

funzionamento principali la suddivisione ottimale della potenza è al 50%.<br />

k (power sharing) ottimale<br />

0.6<br />

0.5<br />

0.4<br />

0.3<br />

0.2<br />

0.1<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.73 – Andamento del power sharing durante l’avviamento<br />

Si riportano le grandezze relative alle unità di motogenerazione nel<br />

funzionamento a strascico:<br />

110/144


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Coppia motogen1 (Nm)<br />

Coppia motogen2 (Nm)<br />

velocità albero motogen (rpm)<br />

1000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

1000<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

Coppia motore Diesel<br />

Coppia gen brushless<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.75 – Andamento delle coppie motrice e resistente dei due gruppi generatori<br />

3500<br />

3000<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

Velocità motore Diesel 1<br />

Velocità motore Diesel 2<br />

0<br />

0 5 10 15 20<br />

tempo (s)<br />

25 30 35 40<br />

Fig. 3.76 – Andamento della velocità dei due generatori in avviamento a strascico<br />

3.12 Prestazione del sistema di produzione di energia<br />

3.12.1 Ricerca di minimo consumo per una unità di generazione<br />

La potenza elettrica necessaria al sistema energetico di bordo è prodotta<br />

ripartendola nel modo ottimale tra i diversi gruppi di motogenerazione.<br />

La strategia di ripartizione della potenza dipende dalla caratteristiche di consumo<br />

specifico delle unità diesel nei diversi punti di funzionamento. Per questa analisi si<br />

consideri la mappa dei consumi specifici di fig. 3.76 come motore Diesel di<br />

riferimento.<br />

111/144


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Fig. 3.76 – Mappa consumi e curve isopotenza<br />

Alla mappa dei consumi specifici sono state sovrapposte le curve isopotenze,<br />

dalle quali si può vedere che una certa potenza può essere erogata per diversi<br />

valori di velocità e di coppia. Il sistema di controllo deve tenere ogni motore al<br />

minimo consumo in ogni condizione operativa. Per il motore preso in esame si<br />

ricava l’andamento del consumo specifico ottimale riportato in fig. 3.77.<br />

Consumo specifico ottimale di un motore (g/kWh)<br />

320<br />

300<br />

280<br />

260<br />

240<br />

220<br />

200<br />

0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1<br />

Potenza erogata (pu)<br />

Fig. 3.77 – Consumo specifico ottimale di una unità Diesel mostrata in Fig. 3.76<br />

Tale grafico riporta il massimo rendimento del motore al variare della potenza<br />

erogata, in tutto il campo di funzionamento, inteso come minimo consumo<br />

specifico. Da questo si può anche ricavare il minimo consumo in termini orari, a<br />

112/144


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

ciascuna potenza di funzionamento, nota la potenza massima del motore (in<br />

questo caso 250 kW ca.):<br />

Consumo orario ottimale di un motore (kg/h)<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1<br />

Potenza erogata (pu)<br />

Fig. 3.78 – Consumo orario ottimale (motore da 250 kW)<br />

3.12.1 Ricerca di minimo consumo per quattro unità di generazione<br />

Se il sistema di generazione della potenza è costituito da quattro gruppi, ciascuno<br />

con il suo motore primo, generatore e convertitore, per ogni potenza da erogare<br />

c’è una corretta ripartizione, che minimizza il consumo. Dai diagrammi di fig. 3.77<br />

e 3.78, implementando l’algoritmo di ricerca della condizione globale di consumo<br />

minimo si ricavano le curve di fig. 3.79:<br />

Potenze ottimali di ciascun motore<br />

(pu)<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

0.2<br />

0<br />

0 0.5 1 1.5 2<br />

Potenza erogata (pu)<br />

2.5 3 3.5 4<br />

Fig. 3.79 – Potenze ottimali dei singoli motori<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Le curve di Fig. 3.79 rappresentano la potenza di funzionamento di ciascun<br />

motore al variare della potenza totale erogata (in p.u.). Si vede come sia<br />

conveniente fare lavorare i motori il più possibile attorno a 0,4 p.u., che<br />

rappresenta la condizione di massimo rendimento per la macchina in esame. Altra<br />

condizione di buon rendimento è attorno a 0,9 p.u. come si è visto anche in fig.<br />

3.77. Pertanto occorre un sistema di controllo della potenza erogata che<br />

implementi queste curve di ripartizione.<br />

In fig. 3.80 è riportato il grafico del consumo specifico ottimizzato per il sistema<br />

con 4 gruppi generatori.<br />

Consumo specifico totale ottimo (g/kWh)<br />

280<br />

270<br />

260<br />

250<br />

240<br />

230<br />

220<br />

210<br />

200<br />

0 0.5 1 1.5 2<br />

Potenza erogata (pu)<br />

2.5 3 3.5 4<br />

Fig. 5 – Consumo specifico totale dei quattro gruppi<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CAP. 4.<br />

VALUTAZIONI TECNICO - ECONOMICHE<br />

CASO ESEMPLARE<br />

4.1 Introduzione<br />

In questo capitolo si prenderà in esame un’imbarcazione da pesca il cui sistema di<br />

propulsione è stato analizzato nel Cap. 2 . Per questa imbarcazione saranno<br />

proposti diverse ipotesi di dimensionamento mediante sistema di propulsione<br />

tradizionale. Il criterio di ottimizzazione utilizzato è quello di dimensionare l’elica in<br />

modo da massimizzare l’efficienza per la condizione di traino della rete durante le<br />

operazioni pesca e successivamente di verificare le prestazioni del sistema di<br />

propulsione nel funzionamento a nave libera.<br />

Utilizzando i dati di carico così ricavati si valuterà quale potrà essere il<br />

dimensionamento e il vantaggio offerto da un sistema di propulsione ibrida come<br />

quello proposto nel Cap. 3.<br />

4.2 Requisiti del sistema di propulsione<br />

Come nave di riferimento si utilizza l’imbarcazione già rappresentata nel Cap. 2.<br />

Le specifiche del sistema di propulsione èper questa nave sono le seguenti:<br />

fase di pesca<br />

Velocità di traino V = 4.47 nodi<br />

Velocità di avanzo VA = V x 0.514 x 0.83 = 1.91 m/s<br />

Spinta totale da sviluppare TT = 262 + 7703 = 7965 kg<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

fase di nave libera<br />

V<br />

[nodi]<br />

v<br />

[m/s]<br />

T<br />

[kg]<br />

10 5,14 2091,08<br />

10,5 5,40 2630,84<br />

11 5,65 3822,75<br />

11,5 5,91 5675,97<br />

12 6,17 7960,00<br />

12,5 6,43 10354,75<br />

Elica<br />

diametro 2m<br />

tipo B, 3 pale<br />

passo da calcolare<br />

4.3 Ipotesi di dimensionamento dell’elica<br />

Si dimensiona l’elica in modo da avere il rendimento più elevato possibile nella<br />

fase di traino.<br />

Si verifica che l’elica funzioni correttamente anche a nave libera, ovvero, si calcola<br />

la velocità massima a cui l’elica è in grado di produrre la spinta sufficiente.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Spinta scafo (kg)<br />

Coppia all elica (Nm)<br />

Potenza motore (kW)<br />

8500<br />

8000<br />

7500<br />

x 104<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

700<br />

650<br />

600<br />

550<br />

500<br />

velocità scafo vn=4.5 nodi<br />

P/D=0.5<br />

P/D=0.6<br />

P/D=0.8<br />

P/D=1<br />

P/D=1.2<br />

P/D=1.4<br />

160 180 200 220 240 260 280 300 320 340 360<br />

160 180 200 220 240 260 280 300 320 340 360<br />

160 180 200 220 240 260<br />

rpm<br />

280 300 320 340 360<br />

Fig. 4.1 Coppie e potenze necessarie per erogare 8000kg di spinta a 4,5 nodi<br />

per diversi valori di passo (P/D)<br />

Da Fig. 4.1 si rileva che il passo ottimale per questa imbarcazione per effettuare le<br />

operazioni di strascico è pari a P/D=0,6.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2)Verifica nella fase di nave libera<br />

velocità V=10 nodi,<br />

spinta richiesta T=2100 kg<br />

Spinta scafo (kg)<br />

Coppia all elica (Nm)<br />

Potenza motore (kW)<br />

2200<br />

2150<br />

2100<br />

2050<br />

2000<br />

x 104<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

velocità scafo vn=10 nodi<br />

150 200 250 300 350<br />

150 200 250 300 350<br />

150 200 250<br />

rpm<br />

300 350<br />

P/D=0.5<br />

P/D=0.6<br />

P/D=0.8<br />

P/D=1<br />

P/D=1.2<br />

P/D=1.4<br />

Fig. 4.2 Coppie e potenze necessarie per erogare 2100 kg di spinta a 10 nodi<br />

per diversi valori di passo (P/D)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

velocità V=10,5 nodi,<br />

spinta richiesta T=2630 kg<br />

Spinta scafo (kg)<br />

Coppia all elica (Nm)<br />

Potenza motore (kW)<br />

2700<br />

2650<br />

2600<br />

2550<br />

2500<br />

x 104<br />

1.5<br />

1<br />

0.5<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

velocità scafo vn=10.5 nodi<br />

150 200 250 300 350<br />

150 200 250 300 350<br />

150 200 250<br />

rpm<br />

300 350<br />

P/D=0.5<br />

P/D=0.6<br />

P/D=0.8<br />

P/D=1<br />

P/D=1.2<br />

P/D=1.4<br />

Fig. 4.3 Coppie e potenze necessarie per erogare 2630 kg di spinta a 10,5 nodi<br />

per diversi valori di passo (P/D)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

velocità V=11 nodi,<br />

spinta richiesta T=3800 kg<br />

Spinta scafo (kg)<br />

Coppia all elica (Nm)<br />

Potenza motore (kW)<br />

3900<br />

3850<br />

3800<br />

3750<br />

velocità scafo vn=11 nodi<br />

3700<br />

150 200 250 300 350 400<br />

1.6<br />

1.4<br />

1.2<br />

1<br />

x 10 4<br />

0.8<br />

150 200 250 300 350 400<br />

500<br />

450<br />

400<br />

350<br />

300<br />

250<br />

150 200 250 300 350 400<br />

rpm<br />

P/D=0.5<br />

P/D=0.6<br />

P/D=0.8<br />

P/D=1<br />

P/D=1.2<br />

P/D=1.4<br />

Fig. 4.4 Coppie e potenze necessarie per erogare 3800 kg di spinta a 11 nodi<br />

per diversi valori di passo (P/D)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

velocità V=11.5 nodi,<br />

spinta richiesta T=5700 kg<br />

Spinta scafo (kg)<br />

Coppia all elica (Nm)<br />

Potenza motore (kW)<br />

5800<br />

5750<br />

5700<br />

5650<br />

velocità scafo vn=11.5 nodi<br />

5600<br />

200 250 300 350 400 450<br />

x 104<br />

2.5<br />

2<br />

1.5<br />

700<br />

650<br />

600<br />

550<br />

1<br />

200 250 300 350 400 450<br />

500<br />

200 250 300 350 400 450<br />

rpm<br />

P/D=0.5<br />

P/D=0.6<br />

P/D=0.8<br />

P/D=1<br />

P/D=1.2<br />

P/D=1.4<br />

Fig. 4.5 Coppie e potenze necessarie per erogare 5700 kg di spinta a 11,5 nodi<br />

per diversi valori di passo (P/D)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

velocità V=12 nodi,<br />

spinta richiesta T=7960 kg<br />

Spinta scafo (kg)<br />

Coppia all elica (Nm)<br />

Potenza motore (kW)<br />

8000<br />

7980<br />

7960<br />

7940<br />

7920<br />

velocità scafo vn=12 nodi<br />

7900<br />

200 250 300 350 400 450 500<br />

x 104<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

2<br />

1.5<br />

200 250 300 350 400 450 500<br />

900<br />

850<br />

800<br />

750<br />

700<br />

200 250 300 350<br />

rpm<br />

400 450 500<br />

P/D=0.5<br />

P/D=0.6<br />

P/D=0.8<br />

P/D=1<br />

P/D=1.2<br />

P/D=1.4<br />

Fig. 4.6 Coppie e potenze necessarie per erogare 7960 kg di spinta a 12nodi<br />

per diversi valori di passo (P/D)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

4.4 Punti di lavoro sul motore termico<br />

Dalla ricerca svolta tra i costruttori di motori diesel si è selezionato un motore di<br />

riferimento caratterizzato dal diagramma coppia-velocità -consumo specifico<br />

mostrato nelle figure seguenti. Il diagramma è stato normalizzato in modo da poter<br />

essere utilizzato per le diverse ipotesi di dimensionamento.<br />

Il carico è rappresentato dai punti di lavoro indicati nelle Fig. 4.1-4.6 per valori di<br />

passo P/D=0,6, tale da massimizzare il rendimento dell’elica nella condizione di<br />

nave al traino<br />

condizione<br />

nave<br />

Velocità<br />

nave<br />

[nodi]<br />

Spinta<br />

richiesta<br />

[kg]<br />

Coppia<br />

elica<br />

[Nm]<br />

Velocità<br />

elica<br />

[rpm]<br />

Potenza<br />

[kW]<br />

libera 12 7960 18700 423 828<br />

libera 11,5 5700 14150 382 566<br />

libera 11 3800 10150 340 361<br />

libera 10,5 2630 6800 307 219<br />

libera 10 2100 6100 285 182<br />

traino 4,5 8000 15500 316 513<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Soluzione 1<br />

Dati motore termico<br />

Potenza [kW] Potenza<br />

[HP]<br />

velocità max.<br />

motore [rpm]<br />

coppia max.<br />

rapporto<br />

riduzione<br />

velocità max.<br />

elica [rpm]<br />

coppia<br />

max.<br />

elica<br />

820,6 1100 1900 4537 4,49 423 20378<br />

Dati carico<br />

condizione<br />

nave<br />

Velocità<br />

nave<br />

[nodi]<br />

Spinta<br />

richiesta<br />

[kg]<br />

Coppia<br />

elica [Nm]<br />

Velocità<br />

elica<br />

[rpm]<br />

Potenza<br />

[kW]<br />

Velocità<br />

motore<br />

[pu]<br />

coppia<br />

motore<br />

[pu]<br />

potenza<br />

motore<br />

[pu]<br />

libera 12 7960 18700 423 828 1,00 0,92 1,01<br />

libera 11,5 5700 14150 382 566 0,90 0,69 0,69<br />

libera 11 3800 10150 340 361 0,80 0,50 0,44<br />

libera 10,5 2630 6800 307 219 0,73 0,33 0,27<br />

libera 10 2100 6100 285 182 0,67 0,30 0,22<br />

traino 4,5 8000 15500 316 513 0,75 0,76 0,63<br />

torque (Nm)<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

0.2<br />

P=0.2p.u.<br />

P=0.1p.u.<br />

P=0.4 p.u.<br />

P=0.3p.u.<br />

P=0.5p.u.<br />

Specific cons (g/kWh)<br />

P=0.6p.u.<br />

P=0.7p.u.<br />

10 nodi<br />

P=0.9 p.u.<br />

P=0.8p.u.<br />

4,5 nodi<br />

strascico<br />

10,5 nodi<br />

11 nodi<br />

11,5 nodi<br />

P=1p.u.<br />

12 nodi<br />

0<br />

0.3 0.4 0.5 0.6<br />

speed (rpm)<br />

0.7 0.8 0.9 1<br />

Fig. 4.7 Punti di lavoro sul diagramma di consumo specifico del motore termico di<br />

riferimento Pn=1100HP. VMAX=12 nodi<br />

280<br />

270<br />

260<br />

250<br />

240<br />

230<br />

220<br />

210<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Soluzione 2<br />

dati motore termico<br />

Potenza [kW] Potenza<br />

[HP]<br />

velocità max.<br />

motore [rpm]<br />

coppia max.<br />

rapporto<br />

riduzione<br />

velocità max.<br />

elica [rpm]<br />

coppia<br />

max.<br />

elica<br />

820,6 1100 1900 4537 4,97 382 22565<br />

dati carico<br />

condizione<br />

nave<br />

Velocità<br />

nave<br />

[nodi]<br />

Spinta<br />

richiesta<br />

[kg]<br />

Coppia<br />

elica [Nm]<br />

Velocità<br />

elica<br />

[rpm]<br />

Potenza<br />

[kW]<br />

Velocità<br />

motore<br />

[pu]<br />

coppia<br />

motore<br />

[pu]<br />

potenza<br />

motore<br />

[pu]<br />

libera 11,5 5700 14150 382 566 1,00 0,63 0,69<br />

libera 11 3800 10150 340 361 0,89 0,45 0,44<br />

libera 10,5 2630 6800 307 219 0,80 0,30 0,27<br />

libera 10 2100 6100 285 182 0,75 0,27 0,22<br />

traino 4,5 8000 15500 316 513 0,83 0,69 0,63<br />

torque (Nm)<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

0.2<br />

P=0.2p.u.<br />

P=0.1p.u.<br />

P=0.4 p.u.<br />

P=0.3p.u.<br />

P=0.5p.u.<br />

Specific cons (g/kWh)<br />

P=0.6p.u.<br />

P=0.7p.u.<br />

P=0.9 p.u.<br />

P=0.8p.u.<br />

10 nodi<br />

4,5 nodi<br />

strascico<br />

10,5 nodi<br />

11 nodi<br />

P=1p.u.<br />

11,5 nodi<br />

0<br />

0.3 0.4 0.5 0.6<br />

speed (rpm)<br />

0.7 0.8 0.9 1<br />

Fig. 4.8 Punti di lavoro sul diagramma di consumo specifico del motore termico di<br />

riferimento Pn=1100HP, vMAX=11,5nodi<br />

280<br />

270<br />

260<br />

250<br />

240<br />

230<br />

220<br />

210<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Soluzione 3<br />

dati motore termico<br />

Potenza [kW] Potenza<br />

[HP]<br />

velocità max.<br />

motore [rpm]<br />

coppia max.<br />

rapporto<br />

riduzione<br />

velocità max.<br />

elica [rpm]<br />

coppia<br />

max.<br />

elica<br />

596,8 800 1900 3299 4,97 382 16411<br />

dati carico<br />

condizione<br />

nave<br />

Velocità<br />

nave<br />

[nodi]<br />

Spinta<br />

richiesta<br />

[kg]<br />

Coppia<br />

elica [Nm]<br />

Velocità<br />

elica<br />

[rpm]<br />

Potenza<br />

[kW]<br />

Velocità<br />

motore<br />

[pu]<br />

coppia<br />

motore<br />

[pu]<br />

potenza<br />

motore<br />

[pu]<br />

libera 11,5 5700 14150 382 566 1,00 0,86 0,95<br />

libera 11 3800 10150 340 361 0,89 0,62 0,61<br />

libera 10,5 2630 6800 307 219 0,80 0,41 0,37<br />

libera 10 2100 6100 285 182 0,75 0,37 0,31<br />

traino 4,5 8000 15500 316 513 0,83 0,94 0,86<br />

torque (Nm)<br />

1<br />

0.8<br />

0.6<br />

0.4<br />

0.2<br />

P=0.2p.u.<br />

P=0.1p.u.<br />

P=0.4 p.u.<br />

P=0.3p.u.<br />

P=0.5p.u.<br />

Specific cons (g/kWh)<br />

P=0.6p.u.<br />

P=0.7p.u.<br />

P=0.9 p.u.<br />

P=0.8p.u.<br />

10,5 nodi<br />

10 nodi<br />

4,5 nodi<br />

strascico<br />

11 nodi<br />

P=1p.u.<br />

11,5 nodi<br />

0<br />

0.3 0.4 0.5 0.6<br />

speed (rpm)<br />

0.7 0.8 0.9 1<br />

Fig. 4.9 Punti di lavoro sul diagramma di consumo specifico del motore termico di<br />

riferimento Pn=800HP<br />

280<br />

270<br />

260<br />

250<br />

240<br />

230<br />

220<br />

210<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

4.5 Considerazioni sul dimensionamento del sistema con propulsore<br />

tradizionale<br />

Dall’analisi comparativa tra le Fig. 4.7 - 4.9 si può valutare come le condizioni di<br />

carico del motore termico durante le operazioni di traino della rete impongono di<br />

scegliere motori termici sovradimensionati in potenza rispetto alle richiesta teorica<br />

di potenza in traino.<br />

4.5.1 Soluzione con motore termico sovradimensionato<br />

In Fig. 4.7 il motore termico ha una potenza tale da consentire alla nave di<br />

raggiungere i 12 nodi di velocità massima.<br />

Dimensionando l’elica e il riduttore per poter sfruttare la potenza del motore<br />

termico alla velocità massima e per minimizzare il consumo durante le operazioni<br />

di traino, si ottiene:<br />

Fase di traino:<br />

Il motore è in grado di erogare la coppia richiesta. Il punto di lavoro si trova in una<br />

zona di funzionamento corretta. Adeguati margini di coppia sono disponibili per<br />

effettuare la regolazione del punto di lavoro.<br />

Il rendimento del motore termico in questi punti non risulta ottimizzato. A parità di<br />

potenza erogata esistono altre zone di funzionamento del motore termico con<br />

efficienze superiori.<br />

Fase di nave libera:<br />

E’ possibile il funzionamento a velocità estreme per lo scafo considerato (es. 12<br />

nodi). A questa velocità lo scafo presenta resistenza molto elevata. In questa<br />

condizione i consumi orari sono molto elevati perchè la potenza è massima e il<br />

consumo specifico elevato.<br />

La riduzione della velocità di crociera di 05,-1 nodi è sufficiente a ridurre in modo<br />

significativo la potenza richiesta al motore termico. Ciò determina una effettiva<br />

riduzione dei consumi orari.<br />

Il punto di funzionamento a velocità di 11,5; 11; 10,5 e 10 nodi porta il motore<br />

termico a funzionare in punti a carico sempre più basso nei quali il consumo<br />

specifico può risultare non ottimale per il motore termico considerato.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

In Fig. 4.8 il motore termico ha una potenza tale da consentire alla nave di<br />

raggiungere i 12 nodi di velocità massima, ma il sistema è dimensionato in modo<br />

da raggiungere una velocità inferiore (11,5). In questo modo il motore termico non<br />

eroga mai la massima potenza.<br />

Il motore termico esegue le operazioni di traino con grande margine di coppia<br />

operando in punti di funzionamento dove il rendimento del motore è<br />

soddisfacente.<br />

I punti di funzionamento del motore termico durante il funzionamento a nave libera<br />

si trovano in zone a bassi carichi, dove l’efficienza è molto bassa. Ciò determina<br />

elevati consumi nella fase navigazione a nave libera.<br />

4.5.2 Soluzione con motore termico esattamente dimensionato per la fase di<br />

pesca.<br />

In Fig. 4.9 il motore termico ha una potenza tale da consentire alla nave di<br />

raggiungere i 11,5 nodi di velocità massima.<br />

Rispetto al caso precedente ne risulta un dimensionamento ridotto del 28% sulla<br />

taglia in potenza del motore termico.<br />

Fase di traino:<br />

Il motore è in grado di erogare la coppia richiesta. Il punto di lavoro si trova in una<br />

zona di funzionamento al limite della caratteristica meccanica. Non sono quindi<br />

disponibili adeguati margini di coppia per effettuare la regolazione nell’intorno del<br />

punto di lavoro.<br />

Il rendimento del motore termico in questi punti non risulta ottimizzato. A parità di<br />

potenza erogata esistono altre zone di funzionamento del motore termico con<br />

efficienze superiori.<br />

Fase di nave libera<br />

La potenza installata consente allo scafo di raggiungere velocità comunque<br />

elevate (11,5 nodi). Inoltre il funzionamento a velocità inferiori (11; 10,5 e 10 nodi)<br />

porta il motore termico a funzionare in punti a carico decrescente in punti nei quali<br />

il consumo specifico può risultare ottimale per il motore termico considerato.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Dalla valutazione comparativa di queste due soluzioni di motorizzazione<br />

tradizionale di una imbarcazione da pesca, si evince che:<br />

Le combinazioni dei punti coppia - velocità in fase di traino ed in fase di nave<br />

libera determinano la necessità di sovradimensionare in potenza il motore termico<br />

rispetto alla potenza teoricamente necessaria all’espletamento della sola fase di<br />

traino.<br />

Il rapporto di riduzione può essere dimensionato in modo da poter raggiungere la<br />

massima velocità possibile per la potenza massima disponibile del motore (Fig.<br />

4.7). In questo caso lo scafo raggiunge le velocità elevate a fronte di consumi<br />

elevatissimi.<br />

Il rapporto di riduzione può essere dimensionato in modo da poter raggiungere<br />

velocità inferiori a quelle teoricamente raggiungibili per la potenza installata (Fig.<br />

4.8). In questo caso il motore termico opera in condizioni di migliore efficienza e<br />

margine di coppia durante il traino, ma in condizioni di bassi carichi e quindi di<br />

peggiore rendimento a nave libera.<br />

La riduzione del dimensionamento del motore termico (Fig. 4.9) non garantisce<br />

sufficienti margini per operare in sicurezza la nave durante il traino.<br />

4.6 Considerazioni sul dimensionamento del sistema con propulsore ibrido<br />

L’introduzione di un sistema ibrido, come quello proposto nel Cap. 3 consente di<br />

dimensionare il sistema di generazione primaria per la potenza necessaria durante<br />

la fase di traino. Questa potenza sarà disponibile per la navigazione a nave libera.<br />

La suddivisione delle unità di generazione in due o quattro unità base, consentirà<br />

un ulteriore riduzione dei consumi in base ad un utilizzo ottimale delle risorse,<br />

come proposto nel Cap. 3.<br />

L’azionamento elettrico dell’elica può essere convenientemente dimensionato per<br />

soddisfare i punti di lavoro richiesti nella ‘Soluzione 3’ e indicati nel diagramma<br />

4.9.<br />

L’azionamento elettrico dell’elica può inoltre sfruttare la sua capacità di<br />

sovraccarico in coppia per l’esecuzione di manovre durante la fase di traino e<br />

quindi non richiedere il sovradimensionamento richiesto al motore termico.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

L’azionamento elettrico in questa regione di funzionamento, presenta un<br />

rendimento pressochè costante e quindi può essere utilizzato convenientemente<br />

in ogni punto di funzionamento a nave libera e a traino.<br />

L’utilizzo del sistema ibrido determina la possibilità di produrre energia elettrica per<br />

il sistema di propulsione con il migliore rendimento possibile per ogni valore di<br />

potenza richiesta dall’azionamento dell’elica. Ciò in modo indipendente dalle<br />

combinazioni di coppia-velocità imposte dal carico (elica-nave)<br />

L’utilizzo del sistema ibrido determina la possibilità di integrare il sistema di<br />

generazione ausiliaria con il sistema di propulsione. Essendo il generatore<br />

ausiliario circa il 10% della potenza necessaria alla propulsione, si può<br />

incrementare il dimensionamento del sistema di generazione primaria di questa<br />

quantità, evitando quindi di utilizzare gruppi di generazione di piccola potenza e<br />

quindi a bassa efficienza.<br />

L’analisi numerica del risparmio ottenibile può esser riassunta nel modo seguente:<br />

• Attraverso il progetto ottimizzato dell’elica per la fase di traino e la<br />

possibilità di erogare la coppia richiesta al traino con un azionamento<br />

elettrico, è possibile ridurre la potenza installata a bordo dell’ordine del 25-<br />

30% rispetto al sistema di propulsione termica tradizionale.<br />

• Integrazione del sistema di alimentazione delle utenze elettriche di bordo<br />

con il sistema di propulsione principale. L’energia elettrica delle utenze di<br />

bordo può essere prodotta con efficienza circa il 15% superiore a quella<br />

producibile attualmente con piccoli gruppi elettrogeni.<br />

• Per ogni condizione di funzionamento (nave libera alle diverse velocità,<br />

nave al traino) il miglioramento dell’efficienza può essere valutato nel modo<br />

seguente<br />

nave al traino:<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

• il progetto ottimizzato dell’elica per la fase di traino comporta una riduzione<br />

della potenza meccanica richiesta dall’elica compresa tra il 10 ed il 15%<br />

rispetto a progetti vincolati dalla caratteristica meccanica del motore termico.<br />

• L’ottimizzazione della produzione della potenza necessaria all’azionamento<br />

dell’elica mediante il sistema ibrido proposto consente di ridurre il consumo di<br />

combustibile di un ulteriore 8-10%.<br />

nave libera<br />

• L’ottimizzazione del progetto dell’elica per la condizione di traino peggiora il<br />

rendimento della stessa a nave libera. Per velocità di riferimento di 11nodi la<br />

riduzione dell’efficienza dell’elica può essere circa pari a 8%rispetto alle<br />

soluzioni tradizionali.<br />

• L’ottimizzazione della produzione della potenza necessaria all’azionamento<br />

dell’elica mediante il sistema ibrido proposto consente di ridurre il consumo di<br />

combustibile di circa 8-10% compensando quindi la riduzione del rendimento<br />

dell’elica in questa condizione.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

5. ASPETTI NORMATIVI<br />

5.1. Premessa<br />

Scopo del presente documento è quello di definire nel dettaglio come dovrà<br />

essere realizzato il sistema di propulsione proposto nel progetto in essere,<br />

al fine di potere essere installato a bordo di mezzi navali classificati dal<br />

RINA.<br />

Per ogni componente/sistema si identificano nel dettaglio i relativi<br />

riferimenti normativi per la progettazione, costruzione e collaudo.<br />

5.2. Architettura del sistema<br />

5.2.1 Impianti di Potenza<br />

L’architettura modulare del Progetto Pilota è, con riferimento al sotto<br />

riportato schema generale, costituito da:<br />

• 2n generatori in corrente alternata a magneti permanenti,<br />

• 2n convertitori (raddrizzatori alternata continua) uno per ciascun<br />

generatore,<br />

• 2 sistemi di distribuzione in corrente continua (DC bus A / DC bus B),<br />

• 2 m inverter<br />

• 1 motore di propulsione in corrente alternata, a magneti permanenti,<br />

sincrono con 2m avvolgimenti<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Si esaminano nel dettaglio i componenti ed i sistemi del sistema pilota<br />

proposto:<br />

5.2.2 Impianti di comando, monitoraggio / allarme e sicurezza<br />

Lo stato attuale della progettazione, di cui al disegno di massima, non<br />

consente di analizzare nel dettaglio i singoli componenti, pur tuttavia si<br />

forniscono i principi generali che dovranno essere considerati per una<br />

futura progettazione di dettaglio.<br />

Si ricorda per la progettazione di dettaglio di tali sistemi deve essere fatto<br />

riferimento a quanto emesso dalla Electrotechnical Commission (IEC) di cui<br />

alla serie 60092-50 e dalla Parte C Cap. 2 Sez. 14 dei regolamenti del<br />

RINA (vedi Appendice 1).<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

I documenti emessi da IEC sono coperti da Copyright e non possono<br />

pertanto essere allegati al presente documento.<br />

I principi generali per la progettazione dei sistemi di automazione devono<br />

essere conformi alla IEC 60092-504, ed alla Parte C, Cap. 3 dei<br />

regolamenti del RINA (Vedi Appendice 2).<br />

5.2.3. Sistema di distribuzione e tensioni.<br />

Il sistema di distribuzione deve essere di tipo isolato.<br />

Per le tensioni, che allo stato attuale non ancora definite nel dettaglio nel<br />

progetto, si deve fare riferimento alle norme IEC 60092-201 Table 2.<br />

5.2.4. Protezioni elettriche.<br />

Allo stato attuale non è ancora definita una precisa indicazione delle<br />

protezioni che si intenderanno utilizzare per proteggere i singoli<br />

componenti e l’intero sistema.<br />

Tuttavia è opportuno ricordare quanto segue per la futura progettazione di<br />

dettaglio:<br />

5.2.4.1 Generalità<br />

L’impianto elettrico deve essere protetto contro le sovracorrenti accidentali,<br />

fino a (e incluse) quelle di corto circuito.<br />

La scelta, l’installazione e le caratteristiche operative dei vari dispositivi di<br />

protezione devono assicurare una protezione di tipo automatico, completa<br />

e coordinata che comunque assicuri continuità di alimentazione o almeno di<br />

servizio ai circuiti non oggetto di guasto.<br />

Inoltre è necessario che sia e assicurata l’eliminazione degli effetti del<br />

guasto al fine di ridurre i danni al sistema e il pericolo di incendio.<br />

Vedere IEC 60092-202 clause 4.<br />

5.2.4.2 Correnti di corto circuito<br />

Deve esser fatta una valutazione delle correnti di corto circuito massime e<br />

minime nell’impianto ai fini del dimensionamento e della scelta delle<br />

tarature dei relativi dispositivi di protezione.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Per potenze installate maggiori di 500 kW è richiesto un calcolo delle<br />

correnti di corto circuito massime da eseguirsi in conformità alla IEC<br />

60363-1.<br />

5.2.4.3 Protezione dei generatori<br />

I generatori devono esser protetti contro corto circuito e sovraccarico da<br />

interruttori di tipo multipolare. (Vedere IEC 60092-202 clause 8.2.1).<br />

Si assume che i generatori abbiano una potenza inferiore ai 1500 kW.<br />

Il regolamento del RINA, Parte C Cap. 2 Sez. 3 para. 7.8, (vedi Appendice<br />

3), consente che i generatori non predisposti per funzionare in parallelo (e<br />

questo è il caso in oggetto in quanto come si evince dallo schema sopra<br />

riportato ciascun generatore è disaccoppiato dagli altri tramite un proprio<br />

raddrizzatore), e aventi potenza nominale uguale o minore a 50 kVA, possa<br />

essere accettato un apparecchio di interruzione multipolare e fusibili su<br />

ciascuna fase isolata lato generatore al posto dell’interruttore.<br />

Le caratteristiche dei generatori devono essere in grado di soddisfare i<br />

requisiti della IEC 60092-301.<br />

Tra questi requisiti (validi per macchine aventi potenza maggiore di 50<br />

kVA) ricordiamo che, ai fini di assicurare l’intervento delle protezioni sotto<br />

condizioni di cortocircuito permanente, il generatore deve essere in grado<br />

di mantenere una corrente pari ad almeno tre volte la sua corrente<br />

nominale per una durata non inferiore a 2 s, se non esistono condizioni di<br />

selettività delle protezioni che permettono una più breve durata e purché<br />

sia assicurata, in ogni caso, la sicurezza dell’impianto.<br />

5.2.4.4 Protezione dei circuiti<br />

Tutti i circuiti di potenza, di controllo, di allarme / monitoraggio e sicurezza<br />

devono essere opportunamente protetti contro sovraccarico e corto circuito.<br />

5.2.4.5 Protezioni dei convertitori elettronici<br />

Gli elementi a semiconduttore devono essere provvisti di protezione contro<br />

il corto circuito avente caratteristiche idonee al punto di installazione<br />

nell’impianto. I convertitori devono essere provvisti di protezione contro le<br />

sovracorrenti e le sovratensioni.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

I convertitori per la propulsione elettrica devono essere provvisti di un<br />

allarme per lo sgancio dei dispositivi di protezione contro le sovratensioni e<br />

le sovracorrenti.<br />

I convertitori dei generatori che sono destinati a funzionare in parallelo tra<br />

loro devono avere mezzi per garantire che, nelle normali condizioni di<br />

funzionamento, la ripartizione del carico sia tale che non si abbiano<br />

sovraccarichi di nessuna unità e che l’accoppiamento in parallelo sia<br />

stabile.<br />

5.2.4.6 Protezione del motore di propulsione<br />

La protezione contro sovraccarico e corto circuito dei circuiti di tale motore<br />

deve essere sempre assicurata direttamente dagli inverter che li<br />

alimentano.<br />

5.2.4.7 Protezione dell’intero sistema di distribuzione<br />

Trattandosi di un sistema di distribuzione isolato, è necessario che sia<br />

previsto, un dispositivo per controllare con continuità lo stato di isolamento<br />

(cioè il valore di isolamento elettrico verso massa) e dare un’indicazione<br />

ottica ed acustica per valori di isolamento eccessivamente bassi per tutti i<br />

circuiti del sistema.<br />

Il sistema di distribuzione primario è quello alimentato direttamente dai<br />

generatori. Sistemi secondari sono quelli alimentati da trasformatori o<br />

convertitori.<br />

Qualora i convertitori non realizzino una separazione elettrica tra ingresso<br />

e uscita, (cioè quando un guasto a massa in una parte qualsiasi del<br />

sistema può essere rilavato da un rivelatore collegato in un qualsiasi punto<br />

del sistema di distribuzione), due rivelatori dello stato di isolamento (uno<br />

per il sistema di distribuzione A e uno per il sistema B sono sufficienti).<br />

5.2.5. Componenti<br />

5.2.5.1 Generatori<br />

I generatori devono essere collaudati (incluse le relative prove di tipo) dal<br />

costruttore.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Il RINA deve presenziare al collaudo quando la potenza della macchina è<br />

uguale o superiore a 100kVA.<br />

Le norme per il collaudo sono alla Parte C, Cap. 2 Sez. 4 dei regolamenti<br />

del RINA (vedi Appendice 4).<br />

Si allega per pronto riferimento una tabella riassuntiva.<br />

Tutti i generatori conformi alle norme della serie IEC 60034 e IEC 60092-<br />

301 (specifiche del navale) sono in grado di superare le prove suddette.<br />

Si sottolinea che la temperatura ambientale per le apparecchiature<br />

elettriche è, in generale, da assumersi pari a 45°C.<br />

Maggiori dettagli su eventuali possibili deroghe sono riportati alla Parte C<br />

Cap. 2 Sez. 2 para. 1.2 (vedi Appendice 5) dei regolamenti RINA.<br />

5.2.5.2 Convertitori<br />

I convertitori devono essere certificati come prototipo (dal RINA) (Parte C<br />

Cap. 3 Sez. 6 dei regolamenti RINA vedi Appendice 2) e collaudati (incluse<br />

le prove di tipo) (Parte C Cap. 2 Sez. 6 dei regolamenti RINA vedi<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Appendice 6) dal costruttore con presenza del RINA per macchine di<br />

potenza uguale o superiore a 50 kVA.<br />

L’elettronica di controllo, allarme / monitoraggio di tali convertitori deve<br />

essere idonea al funzionamento in ambiente marino, cioè deve essere in<br />

grado di superare con esito positivo le prove di cui alla Parte C Cap. 3 Sez.<br />

6 vedi Appendice 2 come applicabili. (Tabella non allegata per ragioni di<br />

spazio).<br />

Si sottolinea che le prove richiamate in tale sezione dei regolamenti sono<br />

requisiti internazionali dell’UR E10 dell’IACS (International Association of<br />

Classification Societies) e sono tipicamente prove di qualifica del prototipo.<br />

Rif. http://www.iacs.org.uk/<br />

Le norme per il collaudo sono alla Parte C Cap. 2 Sez. 6 dei regolamenti<br />

RINA vedi Appendice 6.<br />

Si allega per pronto riferimento una tabella riassuntiva di queste ultime.<br />

5.2.5.3 Motore<br />

Vedere 4.1<br />

5.2.5.4 Cavi elettrici<br />

I cavi elettrici devono avere un certificato di approvazione del tipo (emesso<br />

dal RINA) in conformità alle norme IEC 60092 serie 350 (sono le norme per<br />

i cavi per impiego navale del sottocomitato IEC SC18A).<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Per cavi omologati, il collaudo delle singole forniture deve essere effettuato<br />

in accordo alla Parte C Cap. 2 Sez. 9 dei regolamenti del RINA vedi<br />

Appendice 7, limitatamente ai cavi di potenza.<br />

Gli altri cavi possono essere forniti con il solo collaudo del fabbricante e<br />

relativa dichiarazione di conformità al prototipo omologato.<br />

5.2.5.5 Quadri e apparecchi di protezione, interruzione, manovra ecc.<br />

Interruttori automatici, contattori e dispositivi di protezione contro le<br />

sovracorrenti (fusibili esclusi) devono avere la certificazione di tipo<br />

(emessa dal RINA in accordo alle norme per essi applicabili, incluse quelle<br />

navali).<br />

Devono essere collaudati dal costruttore e avere un certificato di collaudo<br />

RINA nel caso in cui le correnti nominali siano uguali o superiori a 100 A.<br />

I quadri finiti devono avere un certificato di collaudo del RINA.<br />

I riferimenti normativi sono quelli riportati nella Parte C Cap. 2 Sez. 8 e 10<br />

(vedi Appendici 8 e 9) dei regolamenti del RINA.<br />

5.2.6. Sistemi di comando, monitoraggio allarme e sicurezza<br />

Sensori, centraline di allarme, dispositivi di protezione di tipo elettronico,<br />

apparecchiature di comando automatico e a distanza, attuatori, dispositivi<br />

di sicurezza per impianti destinati a servizi essenziali (timonerie, eliche a<br />

pale orientabili, macchine di propulsione, ecc.), regolatori di velocità di tipo<br />

elettronico per macchine principali o ausiliarie, dispositivi elettronici per<br />

allarme, sicurezza e comando dei convertitori elettrici per servizi essenziali<br />

primari (cioè relativi a propulsione e governo dell’unità) e sistemi a logica<br />

programmabile utilizzati per funzioni soggette ai requisiti di classificazione<br />

devono essere di tipo certificato dal RINA.<br />

In generale non è necessaria una certificazione del collaudo da parte del<br />

RINA dei componenti singoli. Questa è invece richiesta per quadri, console<br />

e simili.<br />

I riferimenti normativi sono quelli alla Parte C Cap. 3 Sez. 6 vedi Appendice<br />

2 (come già detto per l’elettronica dei convertitori).<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

5.2.7. Altri sistemi<br />

5.2.7.1 Motori diesel (diesel generatori)<br />

Le norme RINA entrano nel merito del dimensionamento dei principali<br />

componenti del motore (e.g. albero a manovelle) che è basato su:<br />

geometria dei componenti, materiali/trattamenti/grado di lavorazione<br />

impiegati, potenza sviluppata e relativo numero di giri.<br />

Esse, inoltre, stabiliscono quali devono essere dispositivi di sicurezza<br />

(dispositivo contro la sovra velocità, dispositivo di sicurezza contro le<br />

esplosioni nel carter etc.) di cui i motori devono essere dotati.<br />

Infine le norme RINA definiscono la procedura da adottare per le prove<br />

intese a dimostrare che il motore è in grado di sviluppare, in modo<br />

continuativo, la potenza dichiarata dal costruttore in relazione al periodo di<br />

tempo che intercorre tra due successive manutenzioni nonché le procedure<br />

di prova (prove meccaniche sui materiali, prove idrostatiche sulle parti in<br />

pressione, controlli non distruttivi etc.) sui vari componenti del motore.<br />

Vedi Regolamento RIN Parte C. Cap. 1, Sez. 2 (Appendice 10).<br />

I generatori devono essere omologati e collaudati (oppure collaudati con<br />

collaudo comprensivo delle prove di tipo) secondo la Parte C Cap 2 Sez. 4<br />

(vedi Appendice 4).<br />

Devono essere ottemperate anche le prescrizioni per gli impianti a<br />

propulsione elettrica di cui alla Parte C Cap.2 Sez.14 (vedi Appendice 1).<br />

5.2.7.2 Riduttore<br />

Le norme RINA di cui alla Parte C Cap 1 Sez 6 entrano nel merito del<br />

dimensionamento del riduttore che è basato su: geometria degli assi, delle<br />

ruote dentate e dei denti, materiali/trattamenti/grado di lavorazione dei<br />

detti componenti, rapporto di riduzione, potenza e numero di giri del motore<br />

elettrico di propulsione accoppiato al riduttore.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Le Norme definiscono le procedure di prova (prove meccaniche sui<br />

materiali, prove idrostatiche sulle parti in pressione, controlli non distruttivi<br />

etc) sui vari componenti del riduttore<br />

5.2.7.3 Linea assi (Parte C Cap 1 Sez 7)<br />

Le norme di cui alla Parte C Cap 1 Sez 7 entrano nel merito del<br />

dimensionamento dell’asse portelica che è basato su: geometria dell’asse,<br />

materiale dell’asse, potenza del motore elettrico di propulsione, numero di<br />

giri dell’elica. Esse entrano altresì nel merito della tipologia dei supporti e<br />

del relativo sistema di lubrificazione.<br />

Esse stabiliscono altresì le procedure di prova (prove meccaniche sui<br />

materiali, controlli non distruttivi etc) sui vari componenti della linea assi.<br />

5.2.7.4 Elica<br />

Le norme RINA di cui alla Parte C Cap 1 Sez 8 entrano nel merito del<br />

dimensionamento dell’elica che è basato su: geometria dell’elica, materiale<br />

dell’elica, potenza del motore elettrico di propulsione, numero di giri<br />

dell’elica. Le norme stabiliscono altresì le procedure di prova (prove<br />

meccaniche sui materiali, controlli non distruttivi etc) sull’elica.<br />

5.2.8 Impianti ausiliari della propulsione<br />

Le norme RINA di cui Parte C Cap 1 Sez 10 entrano nel merito delle<br />

caratteristiche che devono avere gli impianti ausiliari alla propulsione<br />

(alimentazione combustibile, lubrificazione etc) per garantire il<br />

mantenimento o ripristino della propulsione in caso di avaria di componenti<br />

quali pompe etc. Esse stabiliscono altresì il dimensionamento e dettagli<br />

costruttivi richiesti per le tubolature in relazione alle loro condizioni di<br />

progetto (pressione e temperatura) e le procedure di prova (prove<br />

meccaniche sui materiali, prove di pressatura, controlli non distruttivi etc).<br />

5.2.9. Sistema di controllo (Parte C Cap 3)<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Le parti elettroniche di controllo devono essere conformi alle norme RINA<br />

di cui alla Parte C Cap. 3 Sez. 6 (vedi Appendice 2) e provate in accordo<br />

alla tabella 1 ivi riportata.<br />

Si ricorda che, in generale, il singolo guasto di uno qualunque degli<br />

ausiliari alla propulsione, inclusi i componenti del sistema di controllo, non<br />

deve causare la perdita della propulsione stessa.<br />

5.2.10 Protezione antincendio<br />

Il locale nel quale è sistemato l’apparato di propulsione è considerato un<br />

locale ad elevato rischio di incendio.<br />

Le norme RINA di cui Parte E Cap 20 Sez 6 richiedono, in relazione alla<br />

potenza installata ed alla lunghezza dell’unità, dotazioni fisse e/o mobili per<br />

l’estinzione degli incendi, la sistemazione di impianti segnalazione degli<br />

incendi e, in relazione al volume del locale, un impianto fisso di estinzione<br />

incendi localizzato ad acqua spruzzata.<br />

5.3. Conclusioni<br />

Il presente documento definisce un inquadramento normativo sulla base<br />

dello stato attuale della progettazione di massima del sistema proposto,<br />

con particolare riferimento allo schema di principio riportato al punto 1.1.<br />

Resta inteso che maggiori dettagli saranno forniti a seguito dell’esame di<br />

schemi elettrici unifilari e funzionali dell’impianto di potenza (completi delle<br />

indicazioni di tensioni, correnti, tipo e caratteristiche delle apparecchiature<br />

elettriche, taratura delle protezioni, dimensionamento dei conduttori, ecc.) e<br />

degli schemi a blocchi e funzionali degli impianti di comando, monitoraggio<br />

/ allarme e sicurezza, complete delle indicazioni di sensori e centraline di<br />

allarme (incluse indicazione di costruttore e tipo), elenchi funzioni ed<br />

elenchi allarmi ecc.<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CONCLUSIONI<br />

Questo progetto pilota introduce la possibilità di utilizzare sistemi di propulsione di<br />

tipo ibrido sulle imbarcazioni da pesca. Lo studio è stato finalizzato alla riduzione<br />

dei consumi di una nave nella condizione operativa in cui questa opera<br />

maggiormente.<br />

Il caso esemplare che è stato studiato riguarda le imbarcazioni destinate a<br />

svolgere attività di pesca a strascico. In questa tipologia di imbarcazioni appare<br />

più marcata la possibilità di poter incidere sui consumi di carburante<br />

nell’espletamento delle operazioni di traino della rete, condizione alla quale la<br />

nave opera per un tempo rilevante rispetto alla condizione di nave libera.<br />

La struttura e le caratteristiche del sistema di propulsione che si ritiene idoneo ad<br />

essere applicato sulle imbarcazioni da pesca è basato su una configurazione di<br />

tipo modulare nel quale la potenza necessaria al motore elettrico che pilota l’elica<br />

è prodotta utilizzando più unità di generazione primaria. Queste unità, saranno<br />

preferibilmente costituite da gruppi di generazione pilotati da motori diesel e da<br />

generatori elettrici direttamente accoppiati al motore Diesel. Questi gruppi,<br />

operando a velocità variabile, consentiranno produrre la potenza elettrica richiesta<br />

andando ad operare nel punto di funzionamento a consumo specifico minimo per<br />

la potenza richiesta.<br />

La propulsione dell’elica avviene utilizzando una macchina elettrica,<br />

preferibilmente di tipo sincrono. Questa macchina può essere anche realizzata in<br />

versione ‘direct drive’ in modo da essere direttamente applicata all’elica senza<br />

l’interposizione del ‘riduttore-invertitore’ meccanico.<br />

La macchina elettrica presenta una caratteristica meccanica sostanzialmente<br />

diversa da quella di un motore termico. La sua capacità di erogare coppie elevate<br />

partendo da velocità basse, può essere ben sfruttata in questa applicazione di<br />

propulsione. Dimensionando l’elica in modo da avere la massima efficienza<br />

durante le operazioni di traino, si richiede all’asse elica una coppia molto più<br />

elevata di quella richiesta nel funzionamento della nave libera ad elevate velocità.<br />

Questa caratteristica è di difficile soddisfacimento nelle soluzioni tradizionali dove<br />

si deve ricorrere al sovradimensionamento del motore termico per l’erogazione<br />

della coppia richiesta durante le operazioni di traino. Al contrario, con<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

l’azionamento elettrico non è necessario alcun sovradimensionamento del sistema<br />

di generazione primaria diesel ed è possibile lo sfruttamento della capacità di<br />

sovraccarico intrinseca degli azionamenti elettrici per l’ottenimento di extra-coppia<br />

durante le fasi dinamiche della regolazione di velocità dell’elica.<br />

Si ritiene che l’elemento di maggiore incidenza nel miglioramento delle prestazioni<br />

del sistema di propulsione è dato dalla progettazione ottimizzata dell’elica per la<br />

condizione di nave al traino e suo azionamento mediante caratteristica meccanica<br />

del motore elettrico.<br />

In aggiunta al dimensionamento ottimizzato dell’elica, la caratteristica del sistema<br />

ibrido di imporre ai motori diesel un punto di funzionamento a consumo minimo,<br />

consente di ridurre ulteriormente il consumo di carburante. La combinazione di<br />

questi effetti consente quindi un risparmio di consumo di carburante stimato in<br />

circa il 20-25% durante le operazioni di traino rispetto alle soluzioni tradizionali in<br />

cui l’elica è trascinata dal solo motore termico. Durante il funzionamento a nave<br />

libera il sistema di propulsione ibrida non introduce particolari vantaggi rispetto al<br />

sistema tradizionale, a meno di una introduzione di elica a pale orientabili, la quale<br />

non appare comunque possibile sulla maggior parte delle imbarcazioni da pesca.<br />

La soluzione proposta introduce una maggiore affidabilità del sistema dovuti alla<br />

ridondanza della generazione primaria e della motorizzazione della propulsione.<br />

Tali aspetti sono stati specificatamente valutati dal RINA e presentati in questa<br />

relazione.<br />

L’attività di ricerca è stata inoltre corredata da<br />

• raccolta di informazioni sulla situazione del comparto pesca, indicizzate per<br />

caratteristiche delle imbarcazioni, localizzazione, tipo di pesca, e dimensioni<br />

della motorizzazione termica installata.<br />

• data base con le caratteristiche dei propulsori marini impiegabili nel settore<br />

• raccolta della normativa tecnica da applicare ai sistemi di propulsione ibrida<br />

• raccolta della normativa comunitaria volta all’agevolazione<br />

dell’ammodernamento dei sistemi di propulsione<br />

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PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

APPENDICE - QUADRO NORMATIVO<br />

A1.1 REGOLAMENTO (CE) N. 1967/2006 del consiglio del 21 dicembre<br />

2006<br />

A1.2 REGOLAMENTO (CE) N. 498/2007 della Commissione del 26<br />

marzo 2007<br />

A1.3 REGOLAMENTO (CE) N. 1198/2006 del Consiglio del 27 luglio<br />

2006 relativo al Fondo europeo per la pesca<br />

A cura di:


L 36/6 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

Rettifica del regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio, del 21 dicembre 2006, relativo alle misure di gestione<br />

per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo e recante modifica del regolamento<br />

(CEE) n. 2847/93 e che abroga il regolamento (CE) n. 1626/94<br />

(Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 409 del 30 dicembre 2006)<br />

Il regolamento (CE) n. 1967/2006 va letto come segue:<br />

REGOLAMENTO (CE) N. 1967/2006 DEL CONSIGLIO<br />

del 21 dicembre 2006<br />

relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar<br />

Mediterraneo e recante modifica del regolamento (CEE) n. 2847/93 e che abroga il regolamento (CE)<br />

n. 1626/94<br />

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,<br />

visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare<br />

l’articolo 37,<br />

vista la proposta della Commissione,<br />

visto il parere del Parlamento europeo,<br />

considerando quanto segue:<br />

(1) Le disposizioni del regolamento (CE) n. 2371/2002 del<br />

Consiglio, del 20 dicembre 2002, relativo alla conservazione<br />

e allo sfruttamento sostenibile delle risorse della<br />

pesca nell’ambito della politica comune della pesca ( 1 ), si<br />

applicano al Mediterraneo.<br />

(2) Con decisione 98/392/CE ( 2 ), il Consiglio ha concluso la<br />

Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che<br />

contiene norme e principi relativi alla conservazione e alla<br />

gestione delle risorse biologiche d’alto mare. Ai sensi delle<br />

norme di tale convenzione, la Comunità si sforza di<br />

coordinare la gestione e la conservazione delle risorse<br />

acquatiche vive con gli altri Stati costieri.<br />

(3) Ai sensi della decisione 98/416/CE del Consiglio ( 3 ), la<br />

Comunità è parte contraente dell’accordo sulla commissione<br />

generale per la pesca nel Mediterraneo (di seguito<br />

«CGPM»). L’accordo CGPM fornisce un contesto per la<br />

cooperazione regionale in materia di conservazione e<br />

gestione delle risorse marine del Mediterraneo adottando<br />

raccomandazioni nella zona oggetto dell’accordo stesso che<br />

diventano vincolanti per le parti contraenti.<br />

(4) Le caratteristiche biologiche, sociali e economiche della<br />

pesca nel Mediterraneo necessitano da parte della Comunità<br />

la creazione di un contesto gestionale specifico.<br />

( 1 ) GU L 358 del 31.12.2002, pag. 59.<br />

( 2 ) GU L 179 del 23.6.1998, pag. 1.<br />

( 3 ) GU L 190 del 4.7.1998, pag. 34.<br />

(5) La Comunità si è impegnata ad applicare una strategia<br />

precauzionale nell’adozione di misure volte a proteggere e<br />

conservare le risorse acquatiche vive e gli ecosistemi marini<br />

e a garantirne uno sfruttamento sostenibile.<br />

(6) Il sistema di gestione disposto dal presente regolamento<br />

riguarda le operazioni relative alla pesca degli stock del<br />

Mediterraneo condotta da pescherecci comunitari nelle<br />

acque comunitarie e in quelle internazionali, da paesi terzi<br />

nelle zone di pesca degli Stati membri o da cittadini<br />

dell’Unione nelle acque d’altura del Mediterraneo.<br />

(7) Tuttavia, per non ostacolare la ricerca scientifica, il presente<br />

regolamento non si applica alle operazioni che possono<br />

risultare necessarie per lo svolgimento di tale ricerca.<br />

(8) È necessario creare un contesto efficace di gestione, tramite<br />

un’adeguata ripartizione delle responsabilità tra la Comunità<br />

e gli Stati membri.<br />

(9) La rigorosa protezione di alcune specie marine già offerta<br />

dalla direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio<br />

1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e<br />

della flora e della fauna selvatiche ( 4 ), e applicabile alle<br />

acque marine soggette alla sovranità degli Stati membri,<br />

deve essere estesa alle acque d’altura del Mediterraneo.<br />

(10) La decisione 1999/800/CE del Consiglio ( 5 ) relativa alla<br />

conclusione del protocollo relativo alle zone specialmente<br />

protette e alla biodiversità nel Mediterraneo e all’accettazione<br />

degli allegati del protocollo (Convenzione di<br />

Barcellona), oltre alle disposizioni concernenti la conservazione<br />

dei siti importanti per il Mediterraneo, prevede<br />

l’elaborazione di elenchi di specie in pericolo o minacciate e<br />

di specie il cui sfruttamento è regolamentato.<br />

( 4 ) GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7. Direttiva modificata da ultimo dal<br />

regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo e del<br />

Consiglio (GU L 284 del 31.10.2003, pag. 1).<br />

( 5 ) GU L 322 del 14.12.1999, pag. 1.<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/7<br />

(11) Occorre adottare nuove misure tecniche per la pesca che<br />

sostituiscano quelle stabilite dal regolamento (CE) n. 1626/<br />

94 del Consiglio, del 27 giugno 1994, recante misure<br />

tecniche di conservazione delle risorse della pesca nel<br />

Mediterraneo ( 1 ), per tenere conto dei nuovi pareri<br />

scientifici. Occorre inoltre tenere conto dei principali<br />

elementi del piano d’azione per la conservazione e lo<br />

sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel<br />

Mediterraneo nell’ambito della politica comune della pesca.<br />

(12) Il regolamento (CE) n. 1626/94 dovrebbe essere pertanto<br />

abrogato.<br />

(13) Le catture eccessive di individui sottotaglia dovrebbero<br />

essere evitate. A tal fine è necessario proteggere determinate<br />

zone in cui si riunisce il novellame, tenendo conto delle<br />

condizioni biologiche locali.<br />

(14) Gli attrezzi da pesca che risultano troppo dannosi per<br />

l’ambiente marino o che conducono al depauperamento di<br />

determinati stock devono essere vietati o sottoposti a una<br />

regolamentazione più rigorosa.<br />

(15) Per evitare ulteriori aumenti dei tassi di mortalità del<br />

novellame e per ridurre sostanzialmente l’entità dei rigetti<br />

in mare di organismi marini morti da parte dei pescherecci,<br />

è opportuno disporre un aumento delle dimensioni delle<br />

maglie e degli ami per le reti da traino, le reti da fondo e i<br />

palangari utilizzati per la cattura di alcune specie di<br />

organismi marini, nonché rendere obbligatorio l’impiego di<br />

pezze a maglie quadrate.<br />

(16) Per il periodo transitorio precedente all’aumento della<br />

dimensione delle maglie delle reti a strascico, è opportuno<br />

determinare alcune caratteristiche dell’armamento delle reti<br />

che aumentino la selettività delle maglie attualmente<br />

utilizzate.<br />

(17) La gestione dello sforzo di pesca dovrebbe essere lo<br />

strumento principale per favorire una pesca sostenibile nel<br />

Mediterraneo. A tal fine è opportuno determinare le<br />

dimensioni totali dei principali attrezzi fissi per limitare<br />

uno dei fattori che incidono sullo sforzo di pesca messo in<br />

atto.<br />

(18) Una parte della fascia costiera andrebbe riservata agli<br />

attrezzi selettivi utilizzati per la pesca artigianale, al fine di<br />

proteggere le zone di crescita e gli habitat sensibili nonché<br />

di favorire la sostenibilità sociale della pesca nel Mediterraneo.<br />

(19) È opportuno determinare le taglie minime di sbarco di<br />

taluni organismi marini al fine di migliorarne lo sfruttamento<br />

e di fissare norme a cui gli Stati membri possano far<br />

riferimento nell’elaborare il proprio sistema di gestione<br />

della pesca costiera. A tal fine, la selettività di un<br />

determinato attrezzo da pesca dovrebbe corrispondere<br />

per quanto possibile alla taglia minima di sbarco stabilita<br />

( 1 ) GU L 171 del 6.7.1994, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo<br />

dal regolamento (CE) n. 813/2004 (GU L 185 del 24.5.2004, pag.<br />

1).<br />

per una determinata specie o per il gruppo di specie<br />

catturate con quell’attrezzo.<br />

(20) Per non ostacolare il ripopolamento artificiale o il trapianto<br />

di stock ittici e di altri organismi marini, le operazioni<br />

necessarie allo svolgimento di tali attività dovrebbero essere<br />

consentite, purché compatibili con la sostenibilità delle<br />

specie interessate.<br />

(21) Data l’importanza della pesca sportiva nel Mediterraneo,<br />

occorre garantire che essa venga praticata in modo tale da<br />

non interferire in misura significativa con la pesca<br />

commerciale, che sia compatibile con lo sfruttamento<br />

sostenibile delle risorse acquatiche vive e che rispetti gli<br />

obblighi comunitari con riguardo alle organizzazioni<br />

regionali per la pesca.<br />

(22) Date le caratteristiche specifiche di molti tipi di pesca nel<br />

Mediterraneo, limitati a determinate sottozone geografiche,<br />

e tenuto conto della tradizione di applicare il regime di<br />

gestione dello sforzo a livello subregionale, è opportuno<br />

disporre la creazione di piani di gestione comunitari e<br />

nazionali, combinando in particolare la gestione dello<br />

sforzo con misure tecniche specifiche.<br />

(23) Per garantire un efficace controllo delle attività di pesca si<br />

dovrebbero adottare talune misure specifiche complementari<br />

o più rigorose rispetto a quelle previste dal regolamento<br />

(CEE) n. 2847/93 del Consiglio, del 12 ottobre 1993, che<br />

istituisce un regime di controllo applicabile nell’ambito<br />

della politica comune della pesca ( 2 ). In particolare, occorre<br />

ridurre la soglia, attualmente fissata a 50 kg di equivalente<br />

peso vivo, per le specie diverse da quelle altamente<br />

migratorie e dalle piccole specie pelagiche catturate nel<br />

Mediterraneo che devono essere registrate nel giornale di<br />

bordo.<br />

(24) Dato che le attività di pesca comunitarie sono responsabili<br />

di oltre il 75 % delle catture di pesce spada nel<br />

Mediterraneo, è opportuno istituire misure di gestione.<br />

Per garantire l’efficacia di tali misure di gestione, è<br />

opportuno che le misure tecniche di conservazione per<br />

taluni stock migratori siano elaborate dalle organizzazioni<br />

regionali per la pesca competenti. A tal fine, la Commissione<br />

dovrebbe, ove opportuno, presentare proposte<br />

adeguate alla CGPM e alla commissione internazionale<br />

per la conservazione dei tonnidi dell’Atlantico (ICCAT). Il<br />

mancato raggiungimento di un accordo entro un periodo<br />

determinato non impedirà all’UE di adottare misure in<br />

questo senso sino al raggiungimento di un accordo<br />

definitivo su basi multilaterali.<br />

(25) Il regolamento (CE) n. 813/2004 ha istituito disposizioni<br />

specifiche relative alla pesca nelle acque intorno alle isole<br />

maltesi, conformemente all’atto di adesione, in particolare<br />

l’articolo 21 e l’allegato III del medesimo. È opportuno<br />

mantenere tali disposizioni.<br />

( 2 ) GU L 261 del 20.10.1993, pag. 1. Regolamento modificato da<br />

ultimo dal regolamento (CE) n. 768/2005 (GU L 128 del 21.5.2005,<br />

pag. 1).<br />

APP. 1.1 Quadro normativo CE1967/2006 PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA SU NAVI DA PESCA (Apr. 2008)


L 36/8 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

(26) Le misure necessarie per l’applicazione del presente<br />

regolamento sono adottate secondo la decisione 1999/<br />

468/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, recante<br />

modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione<br />

conferite alla Commissione ( 1 ).<br />

(27) Le modifiche degli allegati del presente regolamento<br />

dovrebbero essere altresì adottate in conformità della<br />

decisione 1999/468/CE,<br />

HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:<br />

CAPO I<br />

AMBITO D’APPLICAZIONE E DEFINIZIONI<br />

Articolo 1<br />

Ambito d’applicazione<br />

1. Il presente regolamento si applica:<br />

a) alla conservazione, alla gestione e allo sfruttamento delle<br />

risorse acquatiche vive quando tali attività sono condotte:<br />

i) nelle acque marittime del Mediterraneo ad est della<br />

linea situata a 5 o 36' di longitudine ovest (di seguito «il<br />

Mediterraneo») soggette alla sovranità o alla giurisdizione<br />

degli Stati membri;<br />

ii) da pescherecci comunitari nel Mediterraneo al di fuori<br />

delle acque di cui al punto i);<br />

iii) da cittadini di Stati membri, fatta salva la responsabilità<br />

primaria dello Stato di bandiera, nel Mediterraneo<br />

al di fuori delle acque di cui al punto i);<br />

b) alla commercializzazione dei prodotti della pesca catturati<br />

nel Mediterraneo.<br />

2. Il presente regolamento non si applica alle operazioni di<br />

pesca effettuate esclusivamente a fini di ricerche scientifiche<br />

condotte con il permesso e sotto l’egida dello Stato membro o<br />

degli Stati membri interessati.<br />

Articolo 2<br />

Definizioni<br />

Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti<br />

definizioni:<br />

1) «attrezzi trainati»: qualsiasi attrezzo da pesca, a eccezione<br />

dei palangari, trainato dalla forza motrice del peschereccio<br />

o tirato per mezzo di verricelli con il peschereccio<br />

all’ancora o in movimento a bassa velocità, incluse in<br />

particolare le reti trainate e le draghe;<br />

a) «reti trainate»: reti da traino, sciabiche da natante e<br />

sciabiche da spiaggia;<br />

( 1 ) GU L 184 del 17.7.1999, pag. 23. Decisione modificata dalla<br />

decisione 2006/512/CE (GU L 200 del 22.7.2006, pag. 11).<br />

i) «reti da traino»: reti attivamente trainate dal<br />

motore principale del peschereccio, costituite da<br />

un corpo conico o piramidale (corpo della rete)<br />

chiuso in fondo da un sacco, che possono<br />

estendersi all’apertura mediante bracci o essere<br />

montate su un’armatura rigida; l’apertura orizzontale<br />

è assicurata da divergenti o da un’asta o<br />

armatura di forma e dimensioni variabili; tali reti<br />

possono essere trainate sul fondo (reti a<br />

strascico) o a mezz’acqua (reti da traino<br />

pelagiche);<br />

ii) «sciabiche da natante»: reti da circuizione e<br />

sciabiche trainate, azionate e tirate per mezzo<br />

di funi e verricelli da un peschereccio in<br />

movimento o all’ancora e non rimorchiate dal<br />

motore principale, composte da due bracci<br />

laterali e da una tasca centrale a forma di<br />

cucchiaio o munita di sacco nella parte posteriore;<br />

possono essere utilizzate dalla superficie al<br />

fondo a seconda delle specie bersaglio;<br />

iii) «sciabiche da spiaggia»: reti da circuizione e<br />

sciabiche trainate messe in acqua a partire da un<br />

peschereccio e manovrate dalla riva;<br />

b) «draghe»: attrezzi trainati attivamente dal motore<br />

principale del peschereccio (draga tirata da natanti) o<br />

tirati da un verricello a motore di una nave ancorata<br />

(draga meccanizzata) per la cattura di molluschi<br />

bivalvi, gasteropodi o spugne e che comprendono<br />

un sacco di rete o una gabbia metallica montati su<br />

un’armatura rigida o una barra di forma e dimensioni<br />

variabili, la cui parte inferiore può presentare una<br />

lama che può essere arrotondata, affilata o dentata e<br />

può essere o no munita di scivoli e depressori;<br />

esistono draghe attrezzate di dispositivi idraulici<br />

(draghe idrauliche). Le draghe tirate a mano o da un<br />

verricello a mano in acqua bassa con o senza un<br />

natante per la cattura di molluschi bivalvi, gasteropodi<br />

o spugne (draghe a mano) non sono considerate<br />

attrezzi trainati ai fini del presente regolamento;<br />

2) «zona di pesca protetta»: un’area geograficamente definita<br />

marina in cui la totalità o una parte delle attività di pesca<br />

sono temporaneamente o permanentemente vietate o<br />

soggette a restrizioni al fine di migliorare lo sfruttamento<br />

e la conservazione delle risorse acquatiche viventi o la<br />

protezione degli ecosistemi marini;<br />

3) «rete da fondo»: un tramaglio, una rete da imbrocco calata<br />

sul fondo o una rete da fondo combinata;<br />

a) «tramaglio»: rete costituita da due o più pezze fissate<br />

insieme in parallelo su un’unica ralinga, che sia o che<br />

possa essere ancorata con qualsiasi dispositivo sul<br />

fondo marino;<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/9<br />

b) «rete da imbrocco calata sul fondo»: rete formata da<br />

un’unica pezza mantenuta verticalmente in acqua per<br />

mezzo di piombi e galleggianti che sia o che possa<br />

essere ancorata con qualsiasi dispositivo sul fondo e<br />

mantenuta in prossimità di esso o che galleggi nella<br />

colonna d’acqua;<br />

c) «rete da fondo combinata»: rete da imbrocco calata sul<br />

fondo combinata con un tramaglio che ne costituisce<br />

la parte inferiore;<br />

4) «reti da circuizione»: reti che catturano i pesci circondandoli<br />

lateralmente e dal basso. Possono essere o meno dotate di<br />

cavo di chiusura;<br />

a) «ciancioli»: reti da circuizione la cui parte inferiore è<br />

tenuta insieme da un cavo, collegato alla lima da<br />

piombo per mezzo di anelli, che consente la chiusura<br />

della rete. I ciancioli possono essere usati per catturare<br />

specie pelagiche piccole o grandi o specie demersali;<br />

5) «trappole»: attrezzi da pesca fissati o sistemati sul fondo e<br />

che agiscono come una trappola per catturare specie<br />

marine. Sono costruite a forma di cesta, nassa, barile o<br />

gabbia e, nella maggior parte dei casi, includono un telaio<br />

rigido o semirigido di vari materiali (legno, vimine, aste<br />

metalliche, reticolo di cavi, ecc.) che può essere o no<br />

ricoperto di rete. Possono avere uno o più imbuti o bocche<br />

ad estremità lisce che permettono alle specie di accedere alla<br />

camera interna. Possono essere usate separatamente o in<br />

gruppi. Se usate in gruppi una lenza principale comporta<br />

numerose trappole su lenze secondarie di varia lunghezza e<br />

spaziatura, secondo la specie bersaglio;<br />

6) «palangaro»: attrezzo da pesca che comprende una lenza<br />

principale che comporta numerosi ami su lenze secondarie<br />

(braccioli) di varia lunghezza e spaziatura, secondo la specie<br />

bersaglio. Può essere piazzato verticalmente o orizzontalmente<br />

rispetto alla superficie del mare, può essere ancorato<br />

sul fondo o presso il fondo (palangaro di fondo) o lasciato<br />

galleggiare a mezz’acqua o presso la superficie (palangaro di<br />

superficie);<br />

7) «amo»: un pezzo di filo d’acciaio ricurvo e affilato, di solito<br />

con un ardiglione. La punta di un amo può essere dritta o<br />

anche rovesciata e ricurva; il gambo può essere di varia<br />

lunghezza e forma e la sua sezione può essere rotonda<br />

(regolare) o piatta (forgiato). La lunghezza totale di un amo<br />

corrisponde alla lunghezza massima totale del gambo<br />

calcolata dall’estremità dell’amo che serve ad assicurare la<br />

lenza, di solito a forma di occhiello, all’apice del collo; la<br />

larghezza di un amo corrisponde alla distanza massima<br />

orizzontale dalla parte esterna del gambo alla parte esterna<br />

dell’ardiglione;<br />

8) «pesca sportiva»: attività di pesca che sfruttano le risorse<br />

acquatiche viventi a fini ricreativi o sportivi;<br />

9) «dispositivi di concentrazione dei pesci (DCP)»: qualsiasi<br />

dispositivo galleggiante sulla superficie del mare in grado di<br />

concentrare nello spazio sottostante novellame o individui<br />

adulti di specie altamente migratorie;<br />

10) «croce di Sant’Andrea»: attrezzo per raccogliere dal fondo<br />

marino, con un’azione a forbice, il mollusco bivalve Pinna<br />

nobilis o il corallo rosso;<br />

11) «prateria»: area in cui il fondale marino è caratterizzato dalla<br />

presenza dominante di fanerogame o in cui tale vegetazione<br />

è esistita e richiede un intervento di ripristino. Prateria è un<br />

nome collettivo per indicare le specie Posidonia oceanica,<br />

Cymodocea nodosa, Zoostera marin e Zoostera noltii;<br />

12) «habitat coralligeno»: area in cui il fondale marino è<br />

caratterizzato dalla presenza dominante di una specifica<br />

comunità biologica chiamata «coralligena» o in cui tale<br />

comunità è esistita e richiede un intervento di ripristino.<br />

Coralligeno è un termine collettivo per una struttura<br />

biogenica molto complessa, risultante dalla continua<br />

sovrapposizione, su un sostrato roccioso o duro preesistente,<br />

di strati calcarei derivanti principalmente dall’attività<br />

costruttrice, tramite incrostazioni calcaree, di alghe rosse<br />

corallinacee e organismi animali quali Poriferi, Ascidi,<br />

Cnidari (gorgonie, ventagli di mare, ecc.), Briozoi, Serpulidi,<br />

Anellidi e altri organismi fissatori di calcare;<br />

13) «letto di maerl»: area in cui il fondale marino è<br />

caratterizzato dalla presenza dominante di una specifica<br />

comunità biologica chiamata «maerl» o in cui tale comunità<br />

è esistita e richiede un intervento di ripristino. Maerl è un<br />

termine collettivo per una struttura biogenica risultante da<br />

varie specie di alghe coralline rosse (Corallinacee), che sono<br />

dotate di scheletro rigido di calcio e crescono sul fondale<br />

come alghe coralline a ramificazioni libere, a rametti o a<br />

noduli, formando sedimenti nelle pieghe dei fondali<br />

melmosi o sabbiosi. I letti di maerl sono di solito composti<br />

di una o più alghe rosse variamente combinate, in<br />

particolare Lithothamnion coralloides e Phymatolithon calcareum;<br />

14) «ripopolamento diretto»: l’attività di rilascio di fauna<br />

selvatica viva di specie selezionate in acque in cui essi<br />

sono presenti naturalmente, al fine di sfruttare la<br />

produzione naturale dell’ambiente acquatico per aumentare<br />

il numero di individui a disposizione delle attività di pesca<br />

e/o aumentare il reclutamento naturale;<br />

15) «trapianto»: il processo con il quale una specie è<br />

intenzionalmente trasportata e rilasciata dagli uomini<br />

all’interno di aree in cui essa è presente con popolazioni<br />

stabilite e flusso genetico continuo;<br />

16) «specie non autoctona»: una specie il cui ambiente naturale<br />

storicamente conosciuto si trova al di fuori dalla zona<br />

considerata;<br />

17) «introduzione»: il processo con il quale una specie non<br />

autoctona è intenzionalmente trasportata e rilasciata dagli<br />

uomini in aree al di fuori del suo ambiente naturale<br />

storicamente conosciuto.<br />

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CAPO II<br />

SPECIE E HABITAT PROTETTI<br />

Articolo 3<br />

Specie protette<br />

1. Sono vietati la cattura, la detenzione a bordo, il trasbordo o<br />

lo sbarco intenzionali delle specie marine di cui all’allegato IV<br />

della direttiva 92/43/CEE, salvo in caso di deroga concessa in<br />

conformità dell’articolo 16 della direttiva 92/43/CEE.<br />

2. In deroga al paragrafo 1, la detenzione a bordo, il trasbordo<br />

o lo sbarco di esemplari delle specie marine di cui allo stesso<br />

paragrafo 1, catturate accidentalmente, sono consentiti nella<br />

misura in cui si tratti di attività necessarie a favorire la<br />

ricostituzione dei singoli animali catturati e a condizione che<br />

le autorità nazionali competenti interessate ne siano state<br />

debitamente informate in precedenza.<br />

Articolo 4<br />

Habitat protetti<br />

1. È vietata la pesca con reti da traino, draghe, trappole,<br />

ciancioli, sciabiche da natante, sciabiche da spiaggia e reti<br />

analoghe in particolare sulle praterie di posidonie (Posidonia<br />

oceanica) o di altre fanerogame marine.<br />

In deroga al primo comma, l’uso di ciancioli, sciabiche da natante<br />

e reti analoghe la cui altezza totale e il cui comportamento nelle<br />

operazioni di pesca implicano che il cavo di chiusura, la lima da<br />

piombo o le corde da salpamento non tocchino le praterie può<br />

essere autorizzato nel quadro di piani di gestione di cui<br />

all’articolo 18 o all’articolo 19 del presente regolamento.<br />

2. È vietata la pesca con reti da traino, draghe, sciabiche da<br />

spiaggia e reti analoghe su habitat coralligeni e letti di maerl.<br />

3. È vietato l’uso di draghe trainate e di reti da traino per la<br />

pesca a profondità superiori a 1 000 m.<br />

4. Il divieto di cui al paragrafo 1, primo comma, e al paragrafo<br />

2 si applica dalla data di entrata in vigore del presente<br />

regolamento a tutte le zone Natura 2000, a tutte le zone<br />

particolarmente protette e a tutte le zone particolarmente<br />

protette di rilevanza mediterranea (ASPIM) designate ai fini della<br />

conservazione di tali habitat a norma della direttiva 92/43/CEE o<br />

della decisione 1999/800/CE.<br />

5. In deroga al paragrafo 1, primo comma, la pesca esercitata<br />

da pescherecci di lunghezza fuori tutto inferiore o pari a 12<br />

metri e potenza del motore inferiore o pari a 85 kW con reti<br />

trainate sul fondo tradizionalmente intrapresa sulle praterie di<br />

posidonie può essere autorizzata dalla Commissione secondo la<br />

procedura di cui all’articolo 30, paragrafo 2, del regolamento<br />

(CE) n. 2371/2002, a condizione che:<br />

i) le attività di pesca in questione siano regolamentate da un<br />

piano di gestione ai sensi dell’articolo 19 del presente<br />

regolamento;<br />

ii) le attività di pesca in questione riguardino non più del 33 %<br />

della zona coperta da praterie di Posidonia oceanica<br />

all’interno dell’area oggetto del piano di gestione;<br />

iii) le attività di pesca in questione riguardino non più del 10 %<br />

delle praterie nelle acque territoriali dello Stato membro<br />

interessato.<br />

Le attività di pesca autorizzate a norma del presente paragrafo<br />

devono:<br />

a) soddisfare i requisiti di cui all’articolo 8, paragrafo 1, lettera<br />

h), all’articolo 9, paragrafo 3, punto 2, e all’articolo 23;<br />

b) essere regolamentate in modo da assicurare che le catture di<br />

specie menzionate nell’allegato III siano ridotte al minimo.<br />

Non si applica tuttavia l’articolo 9, paragrafo 3, punto 1.<br />

Ogniqualvolta un peschereccio operante in base alle disposizioni<br />

del presente paragrafo è ritirato dalla flotta con fondi pubblici, la<br />

licenza di pesca speciale per l’esercizio di questa attività di pesca è<br />

ritirata e non viene riemessa.<br />

Gli Stati membri interessati stabiliscono un piano di controllo e<br />

riferiscono alla Commissione ogni tre anni a partire dalla data di<br />

entrata in vigore del presente regolamento in merito allo stato<br />

delle praterie di Posidonia oceanica interessate dalle attività di pesca<br />

con reti trainate sul fondo e all’elenco dei pescherecci autorizzati.<br />

La prima relazione è trasmessa alla Commissione entro il 31<br />

luglio 2009.<br />

6. Gli Stati membri adottano le misure atte a garantire la<br />

raccolta di informazioni scientifiche per consentire l’identificazione<br />

e la mappatura degli habitat da proteggere ai fini del<br />

presente articolo.<br />

CAPO III<br />

ZONE DI PESCA PROTETTE<br />

Articolo 5<br />

Procedura d’informazione per l’istituzione di zone di pesca<br />

protette<br />

Entro il 31 dicembre 2007, gli Stati membri trasmettono per la<br />

prima volta alla Commissione informazioni utili per l’istituzione<br />

di zone di pesca protette e per le eventuali misure di gestione da<br />

applicarvi, sia all’interno che all’esterno delle acque che rientrano<br />

nella loro giurisdizione, qualora la protezione delle zone di<br />

crescita, delle zone di riproduzione o dell’ecosistema marino<br />

dagli effetti dannosi della pesca richieda misure speciali.<br />

Articolo 6<br />

Zone di pesca comunitarie protette<br />

1. Sulla base delle informazioni fornite a norma dell’articolo 5<br />

del presente regolamento e di ogni altra informazione pertinente<br />

in proposito, il Consiglio designa, entro due anni dall’adozione<br />

del presente regolamento, le zone di pesca protette situate<br />

essenzialmente al di fuori delle acque territoriali degli Stati<br />

membri, indicando i tipi di attività di pesca vietati o autorizzati<br />

in tali zone.<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/11<br />

2. Il Consiglio può successivamente designare altre zone di<br />

pesca protette, ovvero modificarne le delimitazioni e le norme di<br />

gestione ivi stabilite, sulla base di nuovi dati scientifici pertinenti.<br />

3. Gli Stati membri e la Commissione adottano le misure atte a<br />

garantire l’appropriata raccolta di informazioni scientifiche per<br />

consentire l’identificazione e la mappatura scientifica delle zone<br />

da proteggere a norma del presente articolo.<br />

Articolo 7<br />

Zone di pesca nazionali protette<br />

1. Entro due anni dall’adozione del presente regolamento e<br />

sulla base delle informazioni fornite a norma dell’articolo 5 del<br />

medesimo, gli Stati membri designano altre zone di pesca<br />

protette, rispetto alle zone di pesca protette già istituite prima<br />

dell’entrata in vigore del presente regolamento, all’interno delle<br />

proprie acque territoriali in cui le attività di pesca possono essere<br />

vietate o soggette a limitazioni al fine di conservare e gestire le<br />

risorse acquatiche vive o di mantenere e migliorare lo stato di<br />

conservazione degli ecosistemi marini. Le autorità competenti<br />

degli Stati membri interessati decidono in merito agli attrezzi da<br />

pesca autorizzati nelle suddette zone protette e fissano norme<br />

tecniche adeguate e almeno altrettanto vincolanti di quelle<br />

previste dalla normativa comunitaria vigente.<br />

2. Gli Stati membri possono successivamente designare altre<br />

zone di pesca protette, o modificare le delimitazioni e le regole di<br />

gestione stabilite a norma del paragrafo 1, sulla base di nuovi dati<br />

scientifici pertinenti. Gli Stati membri e la Commissione<br />

adottano le misure atte a garantire l’appropriata raccolta di<br />

informazioni scientifiche per consentire l’identificazione e la<br />

mappatura scientifica delle zone da proteggere ai fini del presente<br />

articolo.<br />

3. Le misure di cui ai paragrafi 1 e 2 devono essere notificate<br />

alla Commissione. Nell’applicare le disposizioni di cui ai<br />

paragrafi 1 e 2, gli Stati membri informano la Commissione<br />

delle motivazioni di carattere scientifico, tecnico e giuridico su<br />

cui si basa l’esigenza di misure speciali.<br />

4. Nel caso in cui la proposta di istituire una zona di pesca<br />

protetta all’interno delle acque territoriali di uno Stato membro<br />

possa incidere sulle attività dei pescherecci di un altro Stato<br />

membro, la suddetta zona viene designata solo dopo che la<br />

Commissione, lo Stato membro e il consiglio consultivo<br />

regionale interessato siano stati consultati conformemente alla<br />

procedura di cui all’articolo 8, paragrafi da 3 a 6, del<br />

regolamento (CE) n. 2371/2002.<br />

5. Qualora la Commissione ritenga che le misure di gestione<br />

della pesca notificate ai sensi del paragrafo 3 non siano sufficienti<br />

per garantire un elevato livello di protezione delle risorse e<br />

dell’ambiente essa può, previa consultazione dello Stato membro,<br />

chiedere di modificare la misura o proporre che il Consiglio<br />

designi una zona di pesca protetta o adotti misure di gestione<br />

della pesca con riguardo alle acque considerate.<br />

CAPO IV<br />

RESTRIZIONI RELATIVE AGLI ATTREZZI DA PESCA<br />

Articolo 8<br />

Pratiche e attrezzi vietati<br />

1. Sono vietati l’impiego per la pesca e la detenzione a bordo<br />

di:<br />

a) sostanze tossiche, narcotiche o corrosive;<br />

b) apparecchiature che generano scariche elettriche;<br />

c) esplosivi;<br />

d) sostanze che, se mescolate, possono dar luogo ad<br />

esplosioni;<br />

e) dispositivi trainati per la raccolta del corallo rosso o altri<br />

tipi di corallo o organismi simili al corallo;<br />

f) martelli pneumatici o altri attrezzi a percussione per la<br />

raccolta, in particolare, di molluschi bivalvi infissi nelle<br />

rocce;<br />

g) croci di Sant’Andrea e altri attrezzi simili per la raccolta, in<br />

particolare, del corallo rosso o di altri tipi di corallo o<br />

organismi simili al corallo;<br />

h) pezze di rete con maglie di dimensione inferiore a 40 mm<br />

per reti a strascico;<br />

2. È vietato l’uso di reti da fondo per la cattura delle specie<br />

seguenti: tonno bianco (Thunnus alalunga), tonno rosso (Thunnus<br />

thynnus), pesce spada (Xiphias gladius), pesce castagna (Brama<br />

brama), squali (Hexanchus griseus; Cetorhinus maximus; Alopiidae;<br />

Carcharhinidae; Sphyrnidae; Isuridae e Lamnidae).<br />

A titolo di deroga, le catture accessorie accidentali di non più di<br />

tre esemplari delle specie di squali di cui al primo comma<br />

possono essere detenute a bordo o sbarcate purché non si tratti<br />

di specie protette ai sensi del diritto comunitario.<br />

3. Sono vietati la cattura, la detenzione a bordo, il trasbordo, lo<br />

sbarco, il magazzinaggio, la vendita e l’esposizione o la messa in<br />

vendita del dattero di mare (Lithophaga lithophaga) e del dattero<br />

bianco (Pholas dactylus).<br />

4. I fucili subacquei sono vietati se usati in combinazione con<br />

respiratori subacquei (autorespiratori) oppure di notte dal<br />

tramonto all’alba.<br />

5. Sono vietati la cattura, la detenzione a bordo, il trasbordo, lo<br />

sbarco, il magazzinaggio, la vendita e l’esposizione o la messa in<br />

vendita delle femmine mature dell’aragosta (Palinuridae spp.) e<br />

delle femmine mature dell’astice (Homarus gammarus). Le<br />

femmine mature dell’aragosta e le femmine mature dell’astice<br />

sono rigettate in mare immediatamente dopo la cattura<br />

accidentale o possono essere utilizzate per il ripopolamento<br />

diretto o il trapianto nell’ambito dei piani di gestione stabiliti a<br />

norma degli articoli 18 o 19 del presente regolamento.<br />

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Articolo 9<br />

Dimensione minima delle maglie<br />

1. Sono vietati l’impiego per la pesca e la detenzione a bordo di<br />

reti trainate, di reti da circuizione o di reti da imbrocco, a meno<br />

che la dimensione delle maglie nella parte della rete in cui esse<br />

sono più piccole sia conforme al disposto dei paragrafi da 3 a 6<br />

del presente articolo.<br />

2. La dimensione delle maglie è determinata secondo le<br />

procedure specificate nel regolamento (CE) n. 129/2003 della<br />

Commissione ( 1 ).<br />

3. Per le reti trainate diverse da quelle di cui al paragrafo 4, la<br />

dimensione minima delle maglie è la seguente:<br />

1) fino al 30 giugno 2008: 40 mm;<br />

2) dal 1 o luglio 2008, la rete di cui al punto 1 è sostituita da<br />

una pezza di rete a maglia quadrata da 40 mm nel sacco o,<br />

su richiesta debitamente motivata da parte del proprietario<br />

del peschereccio, da una rete a maglia romboidale da 50<br />

mm.<br />

Per quanto concerne il disposto del paragrafo precedente, i<br />

pescherecci sono autorizzati a utilizzare e tenere a bordo<br />

solo uno dei due tipi di rete;<br />

3) la Commissione presenta al Parlamento europeo e al<br />

Consiglio, entro il 30 giugno 2012, una relazione<br />

sull’attuazione del presente paragrafo, in base alla quale e<br />

in base alle informazioni fornite dagli Stati membri<br />

anteriormente al 31 dicembre 2011 propone, se del caso,<br />

gli opportuni adeguamenti.<br />

4. Per le reti da traino destinate alla pesca della sardina e<br />

dell’acciuga, quando tali specie rappresentano almeno l’80 %<br />

delle catture in peso vivo misurate dopo la cernita, la dimensione<br />

minima delle maglie è di 20 mm.<br />

5. Per le reti da circuizione, la dimensione minima delle maglie<br />

èdi14mm.<br />

6. a) La dimensione delle maglie delle reti da imbrocco calate sul<br />

fondo non è inferiore a 16 mm.<br />

b) Per le reti da imbrocco calate sul fondo destinate alla pesca<br />

dell’occhialone, quando tale specie rappresenta almeno il<br />

20 % delle catture in peso vivo, la dimensione minima<br />

delle maglie è di 100 mm.<br />

7. Uno Stato membro può concedere una deroga al disposto<br />

dei paragrafi 3, 4 e 5 per le sciabiche da natante e le sciabiche da<br />

spiaggia che rientrano in un piano di gestione di cui all’articolo<br />

19, a condizione che la pesca in questione sia altamente selettiva,<br />

abbia un effetto trascurabile sull’ambiente marino e non sia<br />

interessata dalle disposizioni di cui all’articolo 4, paragrafo 5.<br />

8. Gli Stati membri forniscono dati scientifici aggiornati e<br />

motivazioni tecniche per tale deroga.<br />

Articolo 10<br />

Taglia minima degli ami<br />

Sono vietati l’impiego per la pesca e la detenzione a bordo di<br />

palangari con ami di lunghezza totale inferiore a 3,95 cm e di<br />

larghezza inferiore a 1,65 cm per i pescherecci che utilizzano<br />

palangari e che sbarcano o detengono a bordo un quantitativo di<br />

occhialone (Pagellus bogaraveo) superiore al 20 % delle catture in<br />

peso vivo misurate dopo la cernita.<br />

Articolo 11<br />

Attacco di dispositivi e armamento delle reti da traino<br />

1. In qualsiasi parte della rete è vietato ostruire le maglie o<br />

ridurne di fatto le dimensioni se non con dispositivi autorizzati<br />

dal regolamento (CEE) n. 3440/84 della Commissione ( 2 ) o<br />

elencati nell’allegato I, lettera a), del presente regolamento.<br />

2. L’armamento delle reti da traino deve essere conforme alle<br />

specifiche tecniche di cui all’allegato I, lettera b), del presente<br />

regolamento.<br />

Articolo 12<br />

Dimensioni degli attrezzi da pesca<br />

È vietato detenere a bordo o utilizzare in mare attrezzi da pesca<br />

non conformi alle dimensioni indicate nell’allegato II.<br />

Articolo 13<br />

Valori minimi di distanza e profondità per l’uso degli<br />

attrezzi da pesca<br />

1. È vietato l’uso di attrezzi trainati entro una distanza di 3<br />

miglia nautiche dalla costa o all’interno dell’isobata di 50 m<br />

quando tale profondità è raggiunta a una distanza inferiore dalla<br />

costa.<br />

In deroga al primo comma, l’uso di draghe è autorizzato entro<br />

una distanza di 3 miglia nautiche dalla costa, indipendentemente<br />

dalla profondità, a condizione che le specie diverse dai molluschi<br />

catturate non superino il 10 % del peso vivo totale della cattura.<br />

2. È vietato l’uso di reti da traino entro una distanza di 1,5<br />

miglia nautiche dalla costa. È vietato l’uso di draghe tirate da<br />

natanti e draghe idrauliche entro una distanza di 0,3 miglia<br />

nautiche dalla costa.<br />

3. È vietato l’uso di ciancioli entro una distanza di 300 metri<br />

dalla costa o all’interno dell’isobata di 50 m quando tale<br />

profondità è raggiunta a una distanza inferiore dalla costa.<br />

I ciancioli non sono piazzati ad una profondità inferiore al 70 %<br />

dell’altezza totale dei ciancioli stessi secondo i criteri di misura di<br />

cui all’allegato II del presente regolamento.<br />

( 1 ) GU L 22 del 25.1.2003, pag. 5. ( 2 ) GU L 318 del 7.12.1984, pag. 23.<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/13<br />

4. È vietato l’uso di draghe per la pesca delle spugne all’interno<br />

dell’isobata di 50 metri; tale pesca non deve essere effettuata<br />

entro una distanza di 0,5 miglia nautiche dalla costa.<br />

5. Su richiesta di uno Stato membro, la Commissione, secondo<br />

la procedura di cui all’articolo 30, paragrafo 2, del regolamento<br />

(CE) n. 2371/2002, autorizza una deroga ai paragrafi 1, 2 e 3, a<br />

condizione che tale deroga sia giustificata da vincoli geografici<br />

specifici, come l’estensione limitata delle piattaforme costiere<br />

lungo tutta la linea costiera di uno Stato membro o la<br />

dimensione limitata delle zone per la pesca con reti da traino,<br />

qualora le attività di pesca non abbiano un impatto significativo<br />

sull’ambiente marino e interessino un numero limitato di<br />

imbarcazioni, e a condizione che esse non possano essere<br />

esercitate con altri attrezzi e rientrino in un piano di gestione ai<br />

sensi degli articoli 18 e 19. Gli Stati membri forniscono dati<br />

tecnici e scientifici aggiornati che giustificano tale deroga.<br />

6. In deroga al paragrafo 2, le reti da traino possono essere<br />

usate temporaneamente fino al 31 dicembre 2007 a una distanza<br />

dalla costa inferiore a 1,5 miglia nautiche purché ad una<br />

profondità superiore all’isobata di 50 metri.<br />

7. In deroga al paragrafo 3, i ciancioli possono essere usati<br />

temporaneamente fino al 31 dicembre 2007 a una distanza dalla<br />

costa inferiore a 300 metri o ad una profondità inferiore<br />

all’isobata di 50 metri, ma non inferiore all’isobata di 30 metri. I<br />

ciancioli possono essere usati temporaneamente fino al 31<br />

dicembre 2007 ad una profondità inferiore al 70 % dell’altezza<br />

totale dei ciancioli stessi secondo i criteri di misura di cui<br />

all’allegato II del presente regolamento.<br />

8. In deroga al paragrafo 2, le draghe tirate da natanti e le<br />

draghe idrauliche possono essere usate temporaneamente fino al<br />

31 dicembre 2007 entro una distanza dalla costa inferiore a 0,3<br />

miglia nautiche.<br />

9. La deroga di cui al paragrafo 5 si applica soltanto alle attività<br />

di pesca già autorizzate dagli Stati membri e alle imbarcazioni<br />

aventi un’attività comprovata nella pesca di più di cinque anni e<br />

non comporta alcun aumento futuro nello sforzo di pesca<br />

previsto.<br />

Entro il 30 aprile 2007 si trasmette alla Commissione un elenco<br />

dei pescherecci autorizzati e delle loro caratteristiche che riporti<br />

un confronto con le caratteristiche di questa flotta al 1 o gennaio<br />

2000.<br />

Tali attività di pesca devono inoltre:<br />

a) soddisfare i requisiti di cui all’articolo 4, all’articolo 8,<br />

paragrafo 1, lettera h), all’articolo 9, paragrafo 3, punto 2, e<br />

all’articolo 23;<br />

b) non interferire con le attività delle imbarcazioni che<br />

utilizzano attrezzi diversi dalle reti da traino, dai ciancioli<br />

o da analoghe reti trainate;<br />

c) essere regolamentate in modo da garantire che le catture<br />

delle specie di cui all’allegato III, ad eccezione dei molluschi<br />

bivalvi, siano minime;<br />

d) non orientarsi verso i cefalopodi.<br />

Gli Stati membri interessati elaborano un piano di monitoraggio<br />

e presentano una relazione alla Commissione ogni tre anni<br />

dall’entrata in vigore del presente regolamento. La prima<br />

relazione è trasmessa alla Commissione entro il 31 luglio<br />

2009. Alla luce di tali relazioni, la Commissione può adottare<br />

misure in virtù dell’articolo 18 o dell’articolo 19, paragrafo 9, del<br />

presente regolamento.<br />

10. Possono essere concesse deroghe ai paragrafi 1 e 2 per le<br />

zone di pesca a cui è accordata una deroga a norma dell’articolo<br />

4, paragrafo 5, del presente regolamento secondo la procedura<br />

prevista dall’articolo 30, paragrafo 2, del regolamento (CE) n.<br />

2371/2002.<br />

11. In deroga al paragrafo 2 l’uso di reti da traino entro una<br />

distanza compresa tra 0,7 e 1,5 miglia nautiche dalla costa è<br />

autorizzato alle seguenti condizioni:<br />

— profondità marina non inferiore all’isobata di 50 metri,<br />

— vincoli geografici specifici, come l’estensione limitata delle<br />

piattaforme costiere lungo tutta la linea costiera di uno<br />

Stato membro o la dimensione limitata delle zone per la<br />

pesca con reti da traino,<br />

— nessun impatto significativo sull’ambiente marino,<br />

— conformità con il paragrafo 9, terzo comma, lettere a) e b),<br />

— nessun conseguente aumento nello sforzo di pesca rispetto<br />

a quanto già autorizzato dagli Stati membri.<br />

Gli Stati membri comunicano alla Commissione entro il 30<br />

settembre 2007 le modalità di applicazione di tale deroga. Tale<br />

notifica contiene un elenco dei pescherecci autorizzati e delle<br />

zone autorizzate, con le rispettive coordinate geografiche sia<br />

terrestri sia marine.<br />

Gli Stati membri interessati sorvegliano le attività di pesca nelle<br />

zone in questione e garantiscono una valutazione scientifica. I<br />

risultati di tale valutazione sono comunicati alla Commissione<br />

ogni tre anni a decorrere dall’entrata in vigore del presente<br />

regolamento. La prima relazione è trasmessa alla Commissione<br />

entro il 31 luglio 2009.<br />

Se, in base alle notifiche trasmesse dagli Stati membri ai sensi del<br />

secondo e terzo comma, o in seguito a nuovi pareri scientifici, la<br />

Commissione ritiene che le condizioni per una deroga non siano<br />

soddisfatte, essa può consultare lo Stato membro e chiedergli di<br />

modificare il piano o può proporre al Consiglio adeguate misure<br />

destinate alla protezione delle risorse e dell’ambiente.<br />

Articolo 14<br />

Deroghe transitorie alla dimensione minima delle maglie e<br />

alla distanza minima dalla costa per l’uso degli attrezzi da<br />

pesca<br />

1. Qualunque attrezzo da pesca di cui all’articolo 9, paragrafi 3,<br />

4 e 5, le cui maglie siano di dimensioni inferiore a quelle ivi<br />

stabilite e il cui uso sia conforme alla legislazione nazionale in<br />

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L 36/14 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

vigore al 1 o gennaio 1994, può essere usato fino al 31 maggio<br />

2010 anche se non rispetta i requisiti di cui all’articolo 13,<br />

paragrafo 9.<br />

2. Qualunque attrezzo da pesca di cui all’articolo 13, paragrafi<br />

1, 2 e 3, usato a una distanza dalla costa inferiore a quella ivi<br />

stabilita e il cui uso sia conforme alla legislazione nazionale in<br />

vigore al 1 o gennaio 1994, può essere usato fino al 31 maggio<br />

2010 anche se non rispetta i requisiti di cui all’articolo 13,<br />

paragrafo 9.<br />

3. I paragrafi 1 e 2 si applicano a meno che il Consiglio, su<br />

proposta della Commissione e sulla scorta di dati scientifici, non<br />

decida altrimenti a maggioranza qualificata.<br />

CAPO V<br />

TAGLIE MINIME DEGLI ORGANISMI MARINI<br />

Articolo 15<br />

Taglie minime degli organismi marini<br />

1. Gli organismi marini di taglia inferiore alla taglia minima di<br />

cui all’allegato III (di seguito «gli organismi marini sottotaglia»)<br />

non possono essere venduti, tenuti a bordo, trasbordati, sbarcati,<br />

trasferiti, immagazzinati, venduti, esposti o messi in vendita.<br />

2. La taglia degli organismi marini è misurata conformemente<br />

all’allegato IV. Qualora siano ammessi più metodi di misurazione,<br />

gli organismi marini hanno la taglia prevista se almeno una delle<br />

misure determinate mediante questi metodi è pari o superiore<br />

alla dimensione minima corrispondente.<br />

3. Il paragrafo 1 non si applica al novellame di sardine sbarcato<br />

ai fini del consumo umano se tale novellame è catturato con<br />

sciabiche da natante o sciabiche da spiaggia e autorizzato<br />

conformemente a disposizioni nazionali stabilite in un piano di<br />

gestione di cui all’articolo 19, a condizione che lo stock di<br />

sardine rientri nei limiti biologici di sicurezza.<br />

Articolo 16<br />

Ripopolamento diretto e trapianto<br />

1. In deroga all’articolo 15, gli organismi marini sottotaglia<br />

possono essere catturati, tenuti a bordo, trasbordati, sbarcati,<br />

trasferiti, immagazzinati, venduti, esposti o messi in vendita vivi<br />

a fini di ripopolamento diretto o trapianto con il permesso e<br />

sotto l’egida dello Stato membro in cui si svolgono tali attività.<br />

2. Gli Stati membri provvedono affinché la cattura di<br />

organismi marini sottotaglia ai fini di cui al paragrafo 1 avvenga<br />

secondo modalità compatibili con eventuali misure di gestione<br />

comunitarie applicabili alla specie in questione.<br />

3. Gli organismi catturati ai fini di cui al paragrafo 1 devono<br />

essere rigettati in mare o destinati all’acquacoltura estensiva. Se<br />

successivamente ricatturati, essi possono essere venduti,<br />

immagazzinati, esposti o messi in vendita a condizione che<br />

soddisfino i requisiti di cui all’articolo 15.<br />

4. Sono vietati l’introduzione, il trapianto e il ripopolamento<br />

diretto con specie non autoctone, salvo se tali operazioni sono<br />

svolte in conformità dell’articolo 22, lettera b), della direttiva 92/<br />

43/CEE.<br />

CAPO VI<br />

PESCA NON COMMERCIALE<br />

Articolo 17<br />

Pesca sportiva<br />

1. Nell’ambito della pesca sportiva è vietato l’uso di reti<br />

trainate, reti da circuizione, ciancioli, draghe, reti da imbrocco<br />

tirate da natanti, draghe meccanizzate, tramagli e reti da fondo<br />

combinate. Nell’ambito della pesca sportiva è altresì vietato l’uso<br />

di palangari per la cattura di specie altamente migratorie.<br />

2. Gli Stati membri provvedono affinché la pesca sportiva<br />

venga praticata secondo modalità conformi agli obiettivi e alle<br />

norme del presente regolamento.<br />

3. Gli Stati membri provvedono affinché le catture di<br />

organismi marini effettuate nell’ambito della pesca sportiva<br />

non vengano commercializzate. Ciononostante, in via eccezionale<br />

può essere autorizzata la commercializzazione di specie<br />

catturate nell’ambito di gare sportive, purché il reddito generato<br />

dalla loro vendita sia destinato a scopi benefici.<br />

4. Gli Stati membri adottano misure per la registrazione e la<br />

raccolta separata dei dati relativi alle catture di specie altamente<br />

migratorie di cui all’allegato I del regolamento (CE) n. 973/2001<br />

del Consiglio ( 1 ) effettuate nell’ambito della pesca sportiva nel<br />

Mediterraneo.<br />

5. Gli Stati membri regolamentano la pesca subacquea con<br />

fucili subacquei, in particolare per adempiere gli obblighi di cui<br />

all’articolo 8, paragrafo 4.<br />

6. Gli Stati membri informano la Commissione circa le misure<br />

adottate in conformità del presente articolo.<br />

CAPO VII<br />

PIANI DI GESTIONE<br />

Articolo 18<br />

Piani di gestione a livello comunitario<br />

1. Il Consiglio può adottare piani di gestione per attività di<br />

pesca specifiche praticate nel Mediterraneo, segnatamente in<br />

zone che si estendono del tutto o in parte al di fuori delle acque<br />

territoriali degli Stati membri. Tali piani possono includere in<br />

particolare:<br />

a) misure di gestione dello sforzo di pesca;<br />

( 1 ) GU L 137 del 19.5.2001, pag. 1.<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/15<br />

b) misure tecniche specifiche, comprendenti se del caso<br />

opportune deroghe temporanee alle norme del presente<br />

regolamento laddove tali deroghe siano necessarie allo<br />

svolgimento delle attività di pesca e a condizione che il<br />

piano di gestione garantisca lo sfruttamento sostenibile<br />

delle risorse considerate;<br />

c) l’estensione dell’uso obbligatorio di sistemi di controllo via<br />

satellite VMS o di sistemi analoghi per i pescherecci di<br />

lunghezza fuori tutto compresa tra 10 m e 15 m;<br />

d) restrizioni temporanee o permanenti in talune zone,<br />

riservate a determinati attrezzi o alle navi che hanno<br />

sottoscritto obblighi nell’ambito del piano di gestione.<br />

I piani di gestione prevedono il rilascio di permessi di pesca<br />

speciali conformemente al regolamento (CE) n. 1627/94 del<br />

Consiglio ( 1 ).<br />

In deroga al disposto dell’articolo 1, paragrafo 2, del regolamento<br />

(CE) n. 1627/94, ai pescherecci di lunghezza fuori tutto inferiore<br />

a 10 m può essere richiesto il possesso di un permesso di pesca<br />

speciale.<br />

2. Gli Stati membri e/o il consiglio consultivo regionale per il<br />

Mediterraneo possono presentare suggerimenti alla Commissione<br />

su questioni attinenti alla definizione dei piani di gestione.<br />

La Commissione risponde a tali richieste entro tre mesi dal<br />

ricevimento.<br />

3. Gli Stati membri e la Commissione provvedono ad un<br />

adeguato monitoraggio scientifico dei piani di gestione. In<br />

particolare, talune misure di gestione relative alle attività di pesca<br />

che sfruttano specie con ciclo di vita breve sono riviste<br />

annualmente per tener conto dei possibili cambiamenti nella<br />

forza di reclutamento.<br />

Articolo 19<br />

Piani di gestione per talune attività di pesca nelle acque<br />

territoriali<br />

1. Entro il 31 dicembre 2007 gli Stati membri adottano piani<br />

di gestione per le attività di pesca condotte con reti da traino,<br />

sciabiche da natante, sciabiche da spiaggia, reti da circuizione e<br />

draghe all’interno delle loro acque territoriali. Ai suddetti piani di<br />

gestione si applica l’articolo 6, paragrafi 2 e 3, e l’articolo 6,<br />

paragrafo 4, primo comma, del regolamento (CE) n. 2371/2002.<br />

2. Gli Stati membri possono successivamente elaborare altri<br />

piani di gestione sulla base di nuovi dati scientifici pertinenti.<br />

3. Gli Stati membri provvedono a un adeguato monitoraggio<br />

scientifico dei piani di gestione. In particolare, talune misure di<br />

gestione relative alle attività di pesca che sfruttano specie con<br />

ciclo di vita breve sono riviste annualmente per tener conto dei<br />

possibili cambiamenti nella forza di reclutamento.<br />

4. I piani di gestione possono includere misure che vanno oltre<br />

le disposizioni del presente regolamento al fine di:<br />

a) accrescere la selettività degli attrezzi da pesca;<br />

b) ridurre i rigetti in mare;<br />

c) contenere lo sforzo di pesca.<br />

( 1 ) GU L 171 del 6.7.1994, pag. 7.<br />

5. Le misure da includere nei piani di gestione sono<br />

proporzionate alle finalità, agli obiettivi e al calendario previsto,<br />

e tengono conto dei seguenti fattori:<br />

a) lo stato di conservazione dello stock o degli stock;<br />

b) le caratteristiche biologiche dello stock o degli stock;<br />

c) le caratteristiche delle attività di pesca nel corso delle quali<br />

gli stock sono catturati;<br />

d) l’impatto economico delle misure sulle attività di pesca<br />

interessate.<br />

6. I piani di gestione prevedono il rilascio di permessi di pesca<br />

speciali conformemente al regolamento (CE) n. 1627/94.<br />

In deroga al disposto dell’articolo 1, paragrafo 2, del regolamento<br />

(CE) n. 1627/94, ai pescherecci di lunghezza fuori tutto inferiore<br />

a 10 m può essere richiesto il possesso di un permesso di pesca<br />

speciale.<br />

7. I piani di gestione di cui al paragrafo 1 sono notificati alla<br />

Commissione entro il 30 settembre 2007 per consentirle di<br />

presentare le proprie osservazioni prima che i piani stessi<br />

vengano adottati. I piani di gestione di cui al paragrafo 2 sono<br />

notificati alla Commissione sei mesi prima della data prevista di<br />

entrata in vigore. La Commissione comunica tali piani agli altri<br />

Stati membri.<br />

8. Nel caso in cui un piano di gestione possa incidere sulle<br />

attività dei pescherecci di un altro Stato membro, esso viene<br />

adottato solo dopo che la Commissione, lo Stato membro e il<br />

consiglio consultivo regionale interessato siano stati consultati<br />

conformemente alla procedura di cui all’articolo 8, paragrafi da 3<br />

a 6, del regolamento (CE) n. 2371/2002.<br />

9. Se la Commissione, sulla base della notifica di cui al<br />

paragrafo 7 o di un nuovo parere scientifico, ritiene che un piano<br />

di gestione adottato ai sensi del paragrafo 1 o del paragrafo 2<br />

non sia sufficiente ad assicurare un elevato livello di protezione<br />

delle risorse e dell’ambiente, essa può consultare lo Stato<br />

membro e chiedergli di modificare il piano o può proporre al<br />

Consiglio adeguate misure destinate alla protezione delle risorse<br />

e dell’ambiente.<br />

CAPO VIII<br />

MISURE DI CONTROLLO<br />

Articolo 20<br />

Cattura di specie bersaglio<br />

1. Le percentuali di cui all’articolo 9, paragrafi 4 e 6, all’articolo<br />

10, paragrafo 1, e all’articolo 13, paragrafo 1, sono calcolate in<br />

proporzione al peso vivo di tutti gli organismi acquatici che si<br />

trovano a bordo dopo la cernita o al momento dello sbarco. Esse<br />

possono essere calcolate in base a uno o più campioni<br />

rappresentativi.<br />

2. Nel caso di pescherecci da cui sono stati trasbordati<br />

quantitativi di organismi acquatici vivi, tali quantitativi devono<br />

essere presi in considerazione nel calcolo delle percentuali di cui<br />

al paragrafo 1.<br />

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L 36/16 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

Articolo 21<br />

Trasbordi<br />

Il trasbordo di organismi acquatici vivi su altri pescherecci o<br />

l’accettazione di trasbordi di tali organismi da altri pescherecci<br />

sono consentiti unicamente ai comandanti dei pescherecci che<br />

tengono un giornale di bordo secondo quanto disposto<br />

dall’articolo 6 del regolamento (CEE) n. 2847/93.<br />

Articolo 22<br />

Porti designati<br />

1. Le catture effettuate con reti a strascico, reti da traino<br />

pelagiche, ciancioli, palangari pelagici, draghe tirate da natanti e<br />

draghe idrauliche possono essere sbarcate e commercializzate per<br />

la prima volta solo in porti designati dagli Stati membri.<br />

2. Gli Stati membri notificano alla Commissione entro il 30<br />

aprile 2007 un elenco di porti designati. La Commissione<br />

comunica tale elenco agli altri Stati membri.<br />

Articolo 23<br />

Controllo delle catture<br />

Nell’articolo 6, paragrafo 2, del regolamento (CEE) n. 2847/93, la<br />

seconda frase è sostituita dal testo seguente:<br />

«Per le operazioni di pesca nel Mediterraneo, tutte le specie<br />

indicate su un elenco adottato conformemente al paragrafo<br />

8 e conservate a bordo in quantitativi superiori a 15 kg di<br />

equivalente peso vivo devono essere registrate nel giornale<br />

di bordo.<br />

Tuttavia, per le specie altamente migratorie e le piccole<br />

specie pelagiche, ogni quantitativo superiore a 50 kg di<br />

equivalente peso vivo deve essere registrato nel giornale di<br />

bordo.»<br />

Articolo 24<br />

Registro delle navi autorizzate alla pesca nella zona<br />

dell’accordo CGPM<br />

1. Entro il 1 o giugno 2007 ciascuno Stato membro comunica<br />

alla Commissione, sul consueto supporto informatico, l’elenco<br />

delle navi battenti la sua bandiera e immatricolate nel suo<br />

territorio, di lunghezza fuori tutto superiore a 15 m, autorizzate<br />

alla pesca nella zona CGPM grazie al rilascio di un permesso di<br />

pesca.<br />

2. L’elenco di cui al paragrafo 1 include le informazioni<br />

seguenti:<br />

a) il numero d’iscrizione della nave nel registro della flotta<br />

comunitaria (CFR) e la marcatura esterna ai sensi<br />

dell’allegato I del regolamento (CE) n. 26/2004 della<br />

Commissione ( 1 );<br />

b) il periodo autorizzato per la pesca e/o il trasbordo;<br />

c) gli attrezzi da pesca usati.<br />

( 1 ) GU L 5 del 9.1.2004, pag. 25.<br />

3. Entro il 1 o luglio 2007 la Commissione trasmette l’elenco al<br />

segretariato esecutivo della CGPM affinché le navi interessate<br />

possano essere iscritte nel registro CGPM delle navi aventi una<br />

lunghezza fuori tutto superiore a 15 metri autorizzate alla pesca<br />

nella zona dell’accordo CGPM (di seguito «registro CGPM»).<br />

4. Qualsiasi modifica dell’elenco di cui al paragrafo 1 è<br />

comunicata alla Commissione affinché la trasmetta al segretariato<br />

esecutivo della CGPM, secondo la stessa procedura, almeno<br />

10 giorni lavorativi prima della data in cui le navi iniziano<br />

l’attività di pesca nella zona CGPM.<br />

5. I pescherecci comunitari di lunghezza fuori tutto superiore a<br />

15 metri che non sono iscritti nell’elenco di cui al paragrafo 1<br />

non possono pescare, detenere a bordo, trasbordare o sbarcare<br />

alcun tipo di pesce o di mollusco nella zona CGPM.<br />

6. Gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché:<br />

a) soltanto le navi battenti la loro bandiera iscritte nell’elenco<br />

di cui al paragrafo 1 e che abbiano a bordo un permesso di<br />

pesca da loro rilasciato siano autorizzate, secondo le<br />

condizioni stabilite nel permesso, a svolgere attività di pesca<br />

nella zona CGPM;<br />

b) non sia rilasciato alcun permesso di pesca alle navi che<br />

hanno svolto un’attività di pesca illegale, non regolamentata<br />

e non dichiarata (pesca IUU) nella zona CGPM o altrove,<br />

tranne qualora i nuovi armatori forniscano adeguate prove<br />

documentali del fatto che i precedenti armatori e operatori<br />

non hanno più alcun interesse giuridico, finanziario o<br />

diritto di godimento rispetto a tali navi, né esercitano alcun<br />

controllo sulle medesime, o che le loro navi né prendono<br />

parte né sono associate ad una pesca IUU;<br />

c) nella misura del possibile la loro legislazione nazionale vieti<br />

agli armatori e agli operatori di navi battenti la loro<br />

bandiera iscritte nell’elenco di cui al paragrafo 1 di prendere<br />

parte o di essere associati ad attività di pesca esercitate nella<br />

zona dell’accordo CGPM da navi che non figurano nel<br />

registro CGPM;<br />

d) nella misura del possibile la loro legislazione nazionale<br />

esiga che gli armatori e gli operatori delle navi battenti la<br />

loro bandiera iscritte nell’elenco di cui al paragrafo 1<br />

posseggano la cittadinanza o siano entità giuridiche dello<br />

Stato membro di bandiera;<br />

e) le loro navi siano conformi a tutte le pertinenti misure di<br />

gestione e conservazione della CGPM.<br />

7. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per vietare la<br />

pesca, la detenzione a bordo, il trasbordo e lo sbarco di pesci e<br />

molluschi catturati nella zona CGPM da navi aventi una<br />

lunghezza fuori tutto superiore a 15 metri che non figurano<br />

nel registro CGPM.<br />

8. Gli Stati membri notificano senza indugio alla Commissione<br />

qualsiasi informazione in base alla quale vi siano forti motivi per<br />

presumere che navi di lunghezza fuori tutto superiore a 15 metri<br />

non iscritte nel registro CGPM esercitino attività di pesca o di<br />

trasbordo di pesci e molluschi nella zona dell’accordo CGPM.<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/17<br />

CAPO IX<br />

MISURE PER LE SPECIE ALTAMENTE MIGRATORIE<br />

Articolo 25<br />

Pesca del pesce spada<br />

Anteriormente al 31 dicembre 2007 il Consiglio decide le misure<br />

tecniche per la protezione del novellame di pesce spada nel<br />

Mediterraneo.<br />

CAPO X<br />

MISURE PER LE ACQUE INTORNO ALLE ISOLE MALTESI<br />

Articolo 26<br />

La zona di gestione di 25 miglia intorno alle isole maltesi<br />

1. L’accesso dei pescherecci comunitari alle acque e alle risorse<br />

della zona che si estende fino a 25 miglia nautiche dalle linee di<br />

base intorno alle isole maltesi (di seguito «la zona di gestione») è<br />

disciplinato come segue:<br />

a) la pesca all’interno della zona di gestione è limitata ai<br />

pescherecci di lunghezza fuori tutto inferiore a 12 metri<br />

che utilizzano attrezzi diversi da quelli trainati;<br />

b) lo sforzo complessivo di tali pescherecci, espresso in<br />

termini di capacità di pesca totale, non può superare il<br />

livello medio registrato nel 2000-2001, corrispondente a<br />

1 950 pescherecci aventi una potenza motrice e una stazza<br />

totali di 83 000 kW e 4 035 GT rispettivamente.<br />

2. In deroga al paragrafo 1, lettera a), i pescherecci con reti da<br />

traino di lunghezza fuori tutto non superiore a 24 metri sono<br />

autorizzati a pescare in determinate zone all’interno della zona di<br />

gestione, secondo quanto specificato all’allegato V, lettera a), del<br />

presente regolamento, fatto salvo il rispetto delle condizioni<br />

seguenti:<br />

a) la capacità di pesca totale dei pescherecci con reti da traino<br />

autorizzati ad operare nella zona di gestione non deve<br />

superare il limite di 4 800 kW;<br />

b) la capacità di pesca di un peschereccio con reti da traino<br />

autorizzato ad operare ad una profondità inferiore ai 200<br />

m non deve superare i 185 kW; l’isobata di 200 metri di<br />

profondità è identificata da una linea spezzata che collega i<br />

punti elencati nell’allegato V, lettera b), del presente<br />

regolamento;<br />

c) i pescherecci con reti da traino che operano nella zona di<br />

gestione devono essere in possesso di un permesso di pesca<br />

speciale ai sensi dell’articolo 7 del regolamento (CE) n.<br />

1627/94 che stabilisce le disposizioni generali relative ai<br />

permessi di pesca speciali e devono essere inclusi in un<br />

elenco fornito annualmente alla Commissione dagli Stati<br />

membri interessati e contenente la loro marcatura esterna e<br />

il loro numero d’iscrizione nel registro della flotta<br />

comunitaria (CFR) ai sensi dell’allegato I del regolamento<br />

(CE) n. 26/2004;<br />

d) i limiti di capacità, di cui alle lettere a) e b), devono essere<br />

periodicamente rivalutati sulla base del parere di enti<br />

scientifici pertinenti con riguardo ai loro effetti sulla<br />

conservazione degli stock.<br />

3. Se la capacità totale di pesca di cui al paragrafo 2, lettera a),<br />

supera la capacità totale di pesca dei pescherecci con lunghezza<br />

fuori tutto pari o inferiore a 24 metri che operano nella zona di<br />

gestione nel periodo di riferimento 2000-2001 (di seguito «la<br />

capacità di pesca di riferimento»), la Commissione, conformemente<br />

alla procedura di cui all’articolo 29, ripartisce tale capacità<br />

eccedentaria disponibile tra gli Stati membri tenendo conto degli<br />

interessi di quelli che chiedono un’autorizzazione.<br />

La capacità di pesca di riferimento corrisponde a 3 600 kW.<br />

4. I permessi di pesca speciali per la capacità di pesca<br />

eccedentaria disponibile di cui al paragrafo 3 possono essere<br />

rilasciati unicamente ai pescherecci che alla data di applicazione<br />

del presente articolo figurano nel registro della flotta comunitaria.<br />

5. Se la capacità totale di pesca dei pescherecci con reti da<br />

traino autorizzati ad operare nella zona di gestione ai sensi del<br />

paragrafo 2, lettera c), supera il limite stabilito al paragrafo 2,<br />

lettera a), perché tale limite è stato abbassato a seguito della<br />

revisione di cui al paragrafo 2, lettera d), la Commissione<br />

ripartisce la capacità di pesca tra gli Stati membri sulla base<br />

seguente:<br />

a) la capacità di pesca in kW corrispondente ai pescherecci<br />

operanti nella zona nel periodo 2000-2001 è considerata<br />

prioritaria;<br />

b) la capacità di pesca in kW corrispondente ai pescherecci che<br />

hanno operato nella zona in un qualsiasi altro periodo è<br />

presa in considerazione in secondo luogo;<br />

c) la capacità di pesca rimanente per gli altri pescherecci viene<br />

ripartita tra gli Stati membri tenendo conto degli interessi di<br />

quelli che chiedono un’autorizzazione.<br />

6. In deroga al paragrafo 1, lettera a), i pescherecci con ciancioli<br />

o palangari e i pescherecci dediti alla pesca della lampuga ai sensi<br />

dell’articolo 27 sono autorizzati ad operare all’interno della zona<br />

di gestione. Essi ricevono un permesso di pesca speciale ai sensi<br />

dell’articolo 7 del regolamento (CE) n. 1627/94 e devono essere<br />

inclusi in un elenco fornito alla Commissione da ciascuno Stato<br />

membro e contenente la loro marcatura esterna e il loro numero<br />

d’iscrizione nel registro della flotta comunitaria (CFR) ai sensi<br />

dell’allegato I del regolamento (CE) n. 26/2004. Lo sforzo di<br />

pesca è in ogni caso controllato per salvaguardare la sostenibilità<br />

di queste attività di pesca nella zona.<br />

7. Il comandante di un peschereccio con reti da traino<br />

autorizzato ad operare nella zona di gestione ai sensi del<br />

paragrafo 2 e che non dispone di VMS a bordo è tenuto a<br />

segnalare ciascuna entrata e ciascuna uscita dalla zona suddetta<br />

alle proprie autorità e alle autorità dello Stato costiero.<br />

Articolo 27<br />

Pesca della lampuga<br />

1. All’interno della zona di gestione, la pesca della lampuga<br />

(Coriphaena spp.) mediante dispositivi di concentrazione dei pesci<br />

(DCP) è vietata dal 1 o gennaio al 5 agosto di ogni anno.<br />

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L 36/18 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

2. La pesca della lampuga all’interno della zona di gestione può<br />

essere praticata da un massimo di 130 pescherecci.<br />

3. Le autorità maltesi stabiliscono le rotte lungo cui sono<br />

disposti i DCP e assegnano ciascuna rotta a pescherecci<br />

comunitari entro il 30 giugno di ogni anno. I pescherecci<br />

comunitari battenti bandiera diversa da quella di Malta non sono<br />

autorizzati ad utilizzare i DCP nella zona delle 12 miglia.<br />

Conformemente alla procedura di cui all’articolo 29, la<br />

Commissione definisce i criteri da applicare per la fissazione e<br />

l’assegnazione delle rotte per i DCP.<br />

4. I pescherecci autorizzati a partecipare alla pesca della<br />

lampuga ricevono un permesso di pesca speciale ai sensi<br />

dell’articolo 7 del regolamento (CE) n. 1627/94 e vengono<br />

inclusi in un elenco fornito alla Commissione dallo Stato<br />

membro interessato e contenente la loro marcatura esterna e il<br />

loro numero d’iscrizione nel registro della flotta comunitaria<br />

(CFR) ai sensi dell’allegato I del regolamento (CE) n. 26/2004. In<br />

deroga al disposto dell’articolo 1, paragrafo 2, del regolamento<br />

(CE) n. 1627/94, ai pescherecci di lunghezza fuori tutto inferiore<br />

a 10 m è richiesto il possesso di un permesso di pesca speciale.<br />

CAPO XI<br />

DISPOSIZIONI FINALI<br />

Articolo 28<br />

Procedura decisionale<br />

Salvo diversa disposizione del presente regolamento, il Consiglio<br />

decide secondo la procedura di cui all’articolo 37 del trattato.<br />

Articolo 29<br />

Modalità di applicazione<br />

Le modalità di applicazione degli articoli 26 e 27 del presente<br />

regolamento sono adottate secondo la procedura di cui<br />

all’articolo 30, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 2371/2002.<br />

Articolo 30<br />

Modifiche<br />

Le modifiche degli allegati sono adottate secondo la procedura di<br />

cui all’articolo 30, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 2371/<br />

2002.<br />

Articolo 31<br />

Abrogazione<br />

Il regolamento (CE) n. 1626/94 è abrogato.<br />

I riferimenti al regolamento abrogato si intendono fatti al<br />

presente regolamento e vanno letti secondo la tavola di<br />

concordanza di cui all’allegato VI.<br />

Articolo 32<br />

Entrata in vigore<br />

Il presente regolamento entra in vigore il trentesimo giorno<br />

successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione<br />

europea.<br />

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in<br />

ciascuno degli Stati membri.<br />

Fatto a Bruxelles, addì 21 dicembre 2006.<br />

Per il Consiglio<br />

Il presidente<br />

J. KORKEAOJA<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/19<br />

Definizioni<br />

ALLEGATO I<br />

Condizioni tecniche per l’attacco di dispositivi e l’armamento delle reti da traino<br />

Ai fini del presente allegato si applicano le seguenti definizioni:<br />

a) «pezza di rete a filo accoppiato»: una pezza di rete a due o più fili, i quali possono essere separati tra i nodi senza<br />

danneggiare la struttura dei fili;<br />

b) «pezza di rete senza nodo»: una pezza di rete costituita da maglie di quattro lati che formano un quadrato<br />

approssimativo in cui gli angoli delle maglie sono formati dall’incrocio dei fili di due lati adiacenti della maglia;<br />

c) «pezza di rete a maglia quadrata»: una pezza costruita in modo tale che le due serie di linee parallele formate dai lati<br />

della maglia siano l’una parallela e l’altra perpendicolare all’asse longitudinale della rete;<br />

d) «corpo della rete»: sezione rastremata situata nella parte anteriore di una rete da traino;<br />

e) «avansacco»: sezione cilindrica, costituita da uno o più pannelli, situata tra il corpo della rete e il sacco;<br />

f) «sacco»: la parte posteriore di una rete da traino, costituita da una pezza con maglie delle stesse dimensioni avente<br />

forma cilindrica o rastremata, le cui sezioni trasversali costituiscono all’incirca un cerchio di raggio identico o<br />

decrescente;<br />

g) «sacco a palla»: sacco costituito da uno o più pannelli adiacenti, con maglie delle stesse dimensioni, il cui numero di<br />

maglie aumenta verso la parte posteriore provocando un’estensione sia della lunghezza trasversale rispetto all’asse<br />

longitudinale della rete sia della circonferenza del sacco;<br />

h) «sacco a tasca»: un sacco la cui altezza verticale diminuisce verso la parte posteriore del sacco e le cui sezioni trasversali<br />

costituiscono all’incirca un’ellissi con asse maggiore identico o decrescente. La parte posteriore del sacco è costituita da<br />

un unico pannello piegato o da pannelli posteriori, sia superiori che inferiori, cuciti insieme trasversalmente rispetto<br />

all’asse longitudinale della rete;<br />

i) «relinga trasversale»: corda esterna e interna che corre trasversalmente rispetto all’asse longitudinale della rete, situata<br />

nella parte posteriore del sacco lungo la giuntura tra due pannelli superiori e inferiori o lungo la piega del pannello<br />

posteriore unico; può essere un prolungamento della relinga laterale o una corda separata;<br />

j) «circonferenza-perimetro» della sezione di una pezza di rete a maglia romboidale di una rete da traino: il numero delle<br />

maglie in quella sezione moltiplicato per la dimensione della maglia stirata;<br />

k) «circonferenza-perimetro» della sezione di una pezza di rete a maglia quadrata di una rete da traino: il numero di<br />

maglie in quella sezione moltiplicato per la lunghezza della maglia.<br />

A) Attacco di dispositivi autorizzati alle reti da traino<br />

1. In deroga all’articolo 8 del regolamento (CEE) n. 3440/84, un dispositivo meccanico con chiusura lampo,<br />

disposta trasversalmente rispetto all’asse longitudinale della rete o longitudinalmente, può essere utilizzato per<br />

chiudere l’apertura destinata allo svuotamento del sacco a tasca.<br />

2. La distanza tra la chiusura lampo trasversale e le maglie posteriori del sacco non deve essere superiore a un<br />

metro.<br />

B) Requisiti degli armamenti<br />

1. Le reti da traino non possono essere munite di sacco a palla. Il numero delle maglie di dimensioni uguali non<br />

aumenta dall’estremità anteriore all’estremità posteriore intorno a qualsiasi circonferenza di un sacco.<br />

2. La circonferenza della parte posteriore del corpo della rete da traino (la parte rastremata) o dell’avansacco (la<br />

parte cilindrica) non deve essere inferiore alla circonferenza dell’estremità anteriore del sacco stricto sensu. Nel<br />

caso di un sacco a maglie quadrate, in particolare, la circonferenza della parte posteriore del corpo della rete da<br />

traino o dell’avansacco deve essere da 2 a 4 volte superiore alla circonferenza dell’estremità anteriore del sacco<br />

stricto sensu.<br />

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L 36/20 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

3. Nelle reti trainate possono essere inseriti pannelli a maglie quadrate, posti di fronte all’avansacco o in un<br />

qualsiasi punto tra la parte anteriore dell’avansacco e la parte posteriore del sacco; tali pannelli non possono<br />

essere in alcun modo ostruiti da prolungamenti interni o esterni del sacco. Devono essere costituiti di pezze di<br />

rete senza nodo o di pezze di rete con nodi antiscioglimento ed essere inseriti in modo che le maglie si<br />

mantengano sempre del tutto aperte durante la pesca. Le norme dettagliate relative a ulteriori specifiche tecniche<br />

per i pannelli a maglie quadrate sono adottate conformemente alla procedura di cui all’articolo 29 del presente<br />

regolamento.<br />

4. Analogamente, i dispositivi tecnici finalizzati a migliorare la selettività delle reti da traino, diversi da quelli di cui<br />

alla lettera b), punto 3, possono essere autorizzati conformemente alla procedura di cui all’articolo 29 del<br />

presente regolamento.<br />

5. È proibito tenere a bordo o utilizzare qualsiasi rete trainata il cui sacco sia costituito, interamente o in parte, di<br />

pezze di rete a maglie diverse dalle maglie quadrate o a diamante a meno che non siano autorizzate secondo la<br />

procedura di cui all’articolo 29 del presente regolamento.<br />

6. I punti 4 e 5 non si applicano alle sciabiche da natante il cui sacco abbia maglie di dimensioni inferiori a 10 mm.<br />

7. In deroga all’articolo 6, paragrafo 4, del regolamento (CEE) n. 3440/84, nelle reti a strascico la dimensione delle<br />

maglie della fodera di rinforzo non deve essere inferiore a 120 mm se le maglie del sacco sono inferiori a 60<br />

mm. Questa disposizione si applica unicamente al Mediterraneo, ferme restando le norme applicabili alle altre<br />

acque comunitarie. Se la dimensione delle maglie del sacco è pari o superiore a 60 mm, si applica l’articolo 6,<br />

paragrafo 4, del regolamento (CEE) n. 3440/84.<br />

8. Il sacco a tasca deve avere un’unica apertura che ne permetta lo svuotamento.<br />

9. La lunghezza della relinga trasversale non deve essere inferiore al 20 % della circonferenza del sacco.<br />

10. La circonferenza della fodera di rinforzo, quale definita all’articolo 6 del regolamento (CE) n. 3440/84, deve<br />

essere pari ad almeno 1,3 volte quella del sacco per le reti a strascico.<br />

11. È vietato tenere a bordo o utilizzare qualsiasi rete trainata costituita interamente o in parte, nel sacco, di pezze di<br />

rete ottenute con un solo filo di spessore superiore a 3,0 millimetri.<br />

12. È vietato tenere a bordo o utilizzare qualsiasi rete trainata costituita interamente o in parte, nel sacco, di pezze di<br />

rete ottenute con fili accoppiati.<br />

13. Le pezze di rete con spessore del filo ritorto superiore a 6 mm sono vietate in ogni parte delle reti a strascico.<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/21<br />

Definizioni<br />

ALLEGATO II<br />

Requisiti relativi alle caratteristiche degli attrezzi da pesca<br />

Ai fini del presente allegato si applicano le seguenti definizioni:<br />

1) la lunghezza della rete corrisponde a quella della lima da sughero; la lunghezza delle reti da fondo e delle reti da posta<br />

galleggianti può essere anche definita sulla base del peso o del volume della loro massa;<br />

2) l’altezza della rete corrisponde alla somma delle altezze delle maglie bagnate, compresi i nodi, stirate<br />

perpendicolarmente alla lima da sughero.<br />

1. Draghe<br />

La larghezza massima consentita per le draghe è di 3 m, a eccezione delle draghe per la pesca delle spugne.<br />

2. Reti da circuizione (ciancioli e sciabiche senza cavo di chiusura)<br />

La lunghezza della pezza è limitata a 800 m e l’altezza massima a 120 m, tranne per le tonnare volanti.<br />

3. Reti da imbrocco calate sul fondo<br />

3.1. Tramagli e reti da imbrocco calate sul fondo<br />

1. L’altezza massima di un tramaglio non può superare i 4 m.<br />

2. L’altezza massima di una rete da imbrocco calata sul fondo non può superare i 10 m.<br />

3. È vietato detenere a bordo e calare più di 6 000 m di tramagli, reti da imbrocco calate sul fondo per nave,<br />

tenendo presente che, da gennaio 2008, nel caso di un solo pescatore non si possono superare i 4 000 m,<br />

a cui si possono aggiungere altri 1 000 m nel caso di un secondo pescatore e altri 1 000 m nel caso di un<br />

terzo pescatore. Fino al 31 dicembre 2007 tali reti non possono superare i 5 000 m nel caso di un solo<br />

pescatore o di un secondo pescatore e 6 000 m nel caso di un terzo pescatore.<br />

4. Il diametro del ritorto o del monofilamento di una rete da imbrocco calata sul fondo non può essere<br />

superiore a 0,5 mm.<br />

5. In deroga al punto 2, una rete da imbrocco calata sul fondo di lunghezza massima inferiore a 500 m può<br />

avere una altezza massima di 30 m. È vietato detenere a bordo o calare più di 500 m di rete da imbrocco<br />

calata sul fondo qualora essa ecceda il limite di altezza di 10 m di cui al punto 2.<br />

3.2. Reti da fondo combinate (tramagli + reti da imbrocco)<br />

1. L’altezza massima di una rete da fondo combinata non può superare i 10 m.<br />

2. È vietato detenere a bordo o calare più di 2 500 m di reti combinate per nave.<br />

3. Il diametro del ritorto o del monofilamento di una rete da imbrocco non può essere superiore a 0,5 mm.<br />

4. In deroga al punto 1, una rete da fondo combinata avente una lunghezza massima di 500 m può avere<br />

un’altezza massima di 30 m. È vietato detenere a bordo o calare più di 500 m di rete da fondo combinata<br />

qualora essa ecceda il limite di altezza di 10 m di cui al punto 1.<br />

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L 36/22 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

4. Palangaro di fondo<br />

1. È vietato detenere a bordo o calare più di 1 000 ami per persona a bordo, entro il limite complessivo di 5 000<br />

ami per peschereccio.<br />

2. In deroga al punto 1, ogni nave che intraprende una bordata di pesca di durata superiore a 3 giorni può detenere<br />

a bordo un massimo di 7 000 ami.<br />

5. Trappole per la pesca dei crostacei di profondità<br />

È vietato detenere a bordo o calare più di 250 trappole per peschereccio.<br />

6. Palangaro di superficie (derivante)<br />

È vietato detenere a bordo o calare più di:<br />

1. 2 000 ami per nave per i pescherecci dediti alla pesca di tonno rosso (Thunnus thynnus), quando questa specie<br />

rappresenta almeno il 70 % delle catture in peso vivo misurate dopo la cernita;<br />

2. 3 500 ami per nave per i pescherecci dediti alla pesca di pesce spada (Xyphias gladius), quando questa specie<br />

rappresenta almeno il 70 % delle catture in peso vivo misurate dopo la cernita;<br />

3. 5 000 ami per nave per i pescherecci dediti alla pesca di tonno bianco (Thunnus alalunga), quando questa specie<br />

rappresenta almeno il 70 % delle catture in peso vivo misurate dopo la cernita.<br />

4. In deroga ai punti 1, 2 e 3 ogni peschereccio che intraprende una bordata di pesca di durata superiore a 2 giorni<br />

può detenere a bordo un numero equivalente di ami di riserva.<br />

7. Reti da traino<br />

Le specifiche tecniche volte a limitare la dimensione massima della lima da galleggiante, della lima da piombo, della<br />

circonferenza o del perimetro delle reti e il numero massimo di reti da traino ad attrezzatura multipla sono adottate<br />

entro l’ottobre 2007 secondo la procedura di cui all’articolo 30 del presente regolamento.<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/23<br />

1. Pesci<br />

ALLEGATO III<br />

Taglie minime degli organismi marini<br />

Denominazione scientifica Nome comune Taglia minima<br />

Dicentrarchus labrax Spigola 25 cm<br />

Diplodus annularis Sparaglione 12 cm<br />

Diplodus puntazzo Sarago pizzuto 18 cm<br />

Diplodus sargus Sarago maggiore 23 cm<br />

Diplodus vulgaris Sarago testa nera 18 cm<br />

Engraulis encrasicolus (*) Acciuga 9 cm<br />

Epinephelus spp. Cernia 45 cm<br />

Lithognathus mormyrus Mormora 20 cm<br />

Merluccius merluccius (***) Nasello 20 cm<br />

Mullus spp. Triglia 11 cm<br />

Pagellus acarne Pagello mafrone 17 cm<br />

Pagellus bogaraveo Occhialone 33 cm<br />

Pagellus erythrinus Pagello fragolino 15 cm<br />

Pagrus pagrus Pagro mediterraneo 18 cm<br />

Polyprion americanus Cernia di fondale 45 cm<br />

Sardina pilchardus (**) Sardina 11 cm<br />

Scomber spp. Sgombro 18 cm<br />

Solea vulgaris Sogliola 20 cm<br />

Sparus aurata Orata 20 cm<br />

Trachurus spp. Suri 15 cm<br />

2. Crostacei<br />

Homarus gammarus Astice 300 mm LT<br />

105 mm LC<br />

Nephrops norvegicus Scampo 20 mm LC<br />

70 mm LT<br />

Palinuridae Aragoste 90 mm LC<br />

Parapenaeus longirostris Gambero rosa mediterraneo 20 mm LC<br />

3. Molluschi bivalvi<br />

Pecten jacobeus Cappasanta 10 cm<br />

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L 36/24 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

Denominazione scientifica Nome comune Taglia minima<br />

Venerupis spp. Vongole 25 mm<br />

Venus spp. Vongole 25 mm<br />

LT = lunghezza totale; LC = lunghezza del carapace.<br />

(*) Acciuga: gli Stati membri possono convertire la taglia minima in 110 esemplari per kg.<br />

(**) Sardina: gli Stati membri possono convertire la taglia minima in 55 esemplari per kg.<br />

(***) Nasello: tuttavia, fino al 31 dicembre 2008 è concesso un margine di tolleranza del 15 % in peso di esemplari di nasello compresi tra 15<br />

e 20 cm. Tale limite di tolleranza è rispettato tanto dal singolo peschereccio, in alto mare o nel luogo di sbarco, quanto nei mercati di<br />

prima vendita dopo lo sbarco. Detto limite è rispettato anche in ciascuna transazione commerciale successiva a livello nazionale e<br />

internazionale.<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/25<br />

ALLEGATO IV<br />

Misurazione della taglia di un organismo marino<br />

1. La taglia di un pesce è misurata, come indicato nella figura 1, dall’estremità anteriore del muso sino all’estremità della<br />

pinna caudale.<br />

2. La taglia dello scampo (Nephrops norvegicus) è misurata come indicato nella figura 2:<br />

— in lunghezza del carapace, parallelamente alla linea mediana, iniziando dalla parte posteriore di una delle orbite<br />

fino al punto medio del margine distale dorsale del carapace, o<br />

— in lunghezza totale, dalla punta del rostro fino all’estremità posteriore del telson, escludendo le setae.<br />

3. La taglia dell’astice (Homarus gammarus) è misurata, come indicato nella figura 3:<br />

— in lunghezza del carapace, parallelamente alla linea mediana, iniziando dalla parte posteriore di una delle orbite<br />

fino al punto medio del margine distale dorsale del carapace, o<br />

— in lunghezza totale, dalla punta del rostro fino all’estremità posteriore del telson, escludendo le setae.<br />

4. La taglia dell’aragosta (Palinuridae) è misurata, come indicato nella figura 4, in lunghezza del carapace, parallelamente<br />

alla linea mediana, dalla punta del rostro fino al punto medio del margine distale dorsale del carapace.<br />

5. La taglia di un mollusco bivalve è misurata, come indicato nella figura 5, sulla parte più lunga della conchiglia.<br />

(a) Lunghezza del carapace<br />

(b) Lunghezza totale<br />

Figura 1<br />

Figura 2 Figura 3<br />

APP. 1.1 Quadro normativo CE1967/2006 PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-ELETTRICA SU NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

(Nephrops)<br />

Scampo<br />

(Homarus)<br />

Astice


L 36/26 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

Figura 4<br />

Figura 5<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/27<br />

ALLEGATO V<br />

Zona di gestione di 25 miglia intorno alle isole maltesi<br />

a) Zone in cui è autorizzata la pesca con attrezzi da traino nelle acque circostanti le isole maltesi: coordinate geografiche<br />

Zona A Zona H<br />

A1 — 36,0172 o N, 14,1442 o E H1 — 35,6739 o N, 14,6742 o E<br />

A2 — 36,0289 o N, 14,1792 o E H2 — 35,4656 o N, 14,8459 o E<br />

A3 — 35,9822 o N, 14,2742 o E H3 — 35,4272 o N, 14,7609 o E<br />

A4 — 35,8489 o N, 14,3242 o E H4 — 35,5106 o N, 14,6325 o E<br />

A5 — 35,8106 o N, 14,2542 o E H5 — 35,6406 o N, 14,6025 o E<br />

A6 — 35,9706 o N, 14,2459 o E<br />

Zona B Zona I<br />

B1 — 35,7906 o N, 14,4409 o E I1 — 36,1489 o N, 14,3909 o E<br />

B2 — 35,8039 o N, 14,4909 o E I2 — 36,2523 o N, 14,5092 o E<br />

B3 — 35,7939 o N, 14,4959 o E I3 — 36,2373 o N, 14,5259 o E<br />

B4 — 35,7522 o N, 14,4242 o E I4 — 36,1372 o N, 14,4225 o E<br />

B5 — 35,7606 o N, 14,4159 o E<br />

B6 — 35,7706 o N, 14,4325 o E<br />

Zona C Zona J<br />

C1 — 35,8406 o N, 14,6192 o E J1 — 36,2189 o N, 13,9108 o E<br />

C2 — 35,8556 o N, 14,6692 o E J2 — 36,2689 o N, 14,0708 o E<br />

C3 — 35,8322 o N, 14,6542 o E J3 — 36,2472 o N, 14,0708 o E<br />

C4 — 35,8022 o N, 14,5775 o E J4 — 36,1972 o N, 13,9225 o E<br />

Zona D Zona K<br />

D1 — 36,0422 o N, 14,3459 o E K1 — 35,9739 o N, 14,0242 o E<br />

D2 — 36,0289 o N, 14,4625 o E K2 — 36,0022 o N, 14,0408 o E<br />

D3 — 35,9989 o N, 14,4559 o E K3 — 36,0656 o N, 13,9692 o E<br />

D4 — 36,0289 o N, 14,3409 o E K4 — 36,1356 o N, 13,8575 o E<br />

K5 — 36,0456 o N, 13,9242 o E<br />

Zona E Zona L<br />

E1 — 35,9789 o N, 14,7159 o E L1 — 35,9856 o N, 14,1075 o E<br />

E2 — 36,0072 o N, 14,8159 o E L2 — 35,9956 o N, 14,1158 o E<br />

E3 — 35,9389 o N, 14,7575 o E L3 — 35,9572 o N, 14,0325 o E<br />

E4 — 35,8939 o N, 14,6075 o E L4 — 35,9622 o N, 13,9408 o E<br />

E5 — 35,9056 o N, 14,5992 o E<br />

Zona F Zona M<br />

F1 — 36,1423 o N, 14,6725 o E M1 — 36,4856 o N, 14,3292 o E<br />

F2 — 36,1439 o N, 14,7892 o E M2 — 36,4639 o N, 14,4342 o E<br />

F3 — 36,0139 o N, 14,7892 o E M3 — 36,3606 o N, 14,4875 o E<br />

F4 — 36,0039 o N, 14,6142 o E M4 — 36,3423 o N, 14,4242 o E<br />

M5 — 36,4156 o N, 14,4208 o E<br />

Zona G Zona N<br />

G1 — 36,0706 o N, 14,9375 o E N1 — 36,1155 o N, 14,1217 o E<br />

G2 — 35,9372 o N, 15,0000 o E N2 — 36,1079 o N, 14,0779 o E<br />

G3 — 35,7956 o N, 14,9825 o E N3 — 36,0717 o N, 14,0264 o E<br />

G4 — 35,7156 o N, 14,8792 o E N4 — 36,0458 o N, 14,0376 o E<br />

G5 — 35,8489 o N, 14,6825 o E N5 — 36,0516 o N, 14,0896 o E<br />

N6 — 36,0989 o N, 14,1355 o E<br />

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L 36/28 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

b) Coordinate geografiche di alcuni punti intermedi lungo l’isobata dei 200 m all’interno della zona di gestione di<br />

25 miglia<br />

ID Latitudine Longitudine<br />

1 36,3673 o N 14,5540 o E<br />

2 36,3159 o N 14,5567 o E<br />

3 36,2735 o N 14,5379 o E<br />

4 36,2357 o N 14,4785 o E<br />

5 36,1699 o N 14,4316 o E<br />

6 36,1307 o N 14,3534 o E<br />

7 36,1117 o N 14,2127 o E<br />

8 36,1003 o N 14,1658 o E<br />

9 36,0859 o N 14,152 o E<br />

10 36,0547 o N 14,143 o E<br />

11 35,9921 o N 14,1584 o E<br />

12 35,9744 o N 14,1815 o E<br />

13 35,9608 o N 14,2235 o E<br />

14 35,9296 o N 14,2164 o E<br />

15 35,8983 o N 14,2328 o E<br />

16 35,867 o N 14,4929 o E<br />

17 35,8358 o N 14,2845 o E<br />

18 35,8191 o N 14,2753 o E<br />

19 35,7863 o N 14,3534 o E<br />

20 35,7542 o N 14,4316 o E<br />

21 35,7355 o N 14,4473 o E<br />

22 35,7225 o N 14,5098 o E<br />

23 35,6951 o N 14,5365 o E<br />

24 35,6325 o N 14,536 o E<br />

25 35,57 o N 14,5221 o E<br />

26 35,5348 o N 14,588 o E<br />

27 35,5037 o N 14,6192 o E<br />

28 35,5128 o N 14,6349 o E<br />

29 35,57 o N 14,6717 o E<br />

30 35,5975 o N 14,647 o E<br />

31 35,5903 o N 14,6036 o E<br />

32 35,6034 o N 14,574 o E<br />

33 35,6532 o N 14,5535 o E<br />

34 35,6726 o N 14,5723 o E<br />

35 35,6668 o N 14,5937 o E<br />

36 35,6618 o N 14,6424 o E<br />

8.2.2007 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 36/29<br />

ID Latitudine Longitudine<br />

37 35,653 o N 14,6661 o E<br />

38 35,57 o N 14,6853 o E<br />

39 35,5294 o N 14,713 o E<br />

40 35,5071 o N 14,7443 o E<br />

41 35,4878 o N 14,7834 o E<br />

42 35,4929 o N 14,8247 o E<br />

43 35,4762 o N 14,8246 o E<br />

44 36,2077 o N 13,947 o E<br />

45 36,1954 o N 13,96 o E<br />

46 36,1773 o N 13,947 o E<br />

47 36,1848 o N 13,9313 o E<br />

48 36,1954 o N 13,925 o E<br />

49 35,4592 o N 14,1815 o E<br />

50 35,4762 o N 14,1895 o E<br />

51 35,4755 o N 14,2127 o E<br />

52 35,4605 o N 14,2199 o E<br />

53 35,4453 o N 14,1971 o E<br />

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L 36/30 IT Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 8.2.2007<br />

ALLEGATO VI<br />

Tavola di concordanza<br />

Regolamento (CE) n. 1626/94 Presente regolamento<br />

Articolo 1, paragrafo 1 Articolo 1, paragrafo 1<br />

Articolo 1, paragrafo 2, primo comma Articolo 7, articolo 17 e articolo 19<br />

Articolo 1, paragrafo 2, secondo comma Articolo 3<br />

Articolo 2, paragrafi 1 e 2 Articolo 8<br />

Articolo 2, paragrafo 3 Articolo 13, paragrafo 5, articolo 17 e articolo 19<br />

Articolo 3, paragrafo 1, primo comma Articolo 13, paragrafo 1, primo comma, e articolo 13,<br />

paragrafo 5<br />

Articolo 3, paragrafo 1, secondo comma Articolo 13, paragrafo 5, articolo 14, paragrafi 2 e 3,<br />

articolo 19<br />

Articolo 3, paragrafo 1, terzo comma (1 bis) Articolo 4, articolo 13, paragrafo 9, articolo 13, paragrafo<br />

10, articolo 19<br />

Articolo 3, paragrafo 2 Articolo 13, paragrafo 1, secondo comma, articolo 13,<br />

paragrafo 8, e articolo 19<br />

Articolo 3, paragrafo 3 Articolo 4, articolo 13, paragrafo 10, e articolo 19<br />

Articolo 3, paragrafo 4 Articolo 13, paragrafi 3 e 7, e articolo 19<br />

Articolo 4 Articolo 7<br />

Articolo 5 Articolo 12 e allegato II<br />

Articolo 6, paragrafo 1, primo comma, e articolo 6,<br />

paragrafo 2<br />

Articolo 9, paragrafi 1 e 2<br />

Articolo 6, paragrafo 1, secondo comma Articolo 9, paragrafo 7, articolo 14, paragrafi 1 e 3<br />

Articolo 6, paragrafo 3 Allegato II, Definizioni<br />

Articolo 7 Articolo 22<br />

Articolo 8, paragrafi 1 e 3 Articolo 15, allegato III e allegato IV<br />

Articolo 8 bis Articolo 26<br />

Articolo 8 ter Articolo 27<br />

Articolo 9 Articolo 1, paragrafo 2<br />

Articolo 10 bis Articolo 29<br />

Articolo 11 Articolo 32<br />

Allegato I Articolo 3 e articolo 4<br />

Allegato II Articolo 11, allegato I e allegato II<br />

Allegato III Articolo 9, paragrafi 3, 4 e 5<br />

Allegato IV Allegato III<br />

Allegato V, lettera b) Allegato V<br />

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APPENDICE 1.4<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

DATA BASE DI MOTORI DIESEL<br />

MARINI NEL RANGE 100-1000kW<br />

A cura di:<br />

ASCOMAC Federazione Nazionale Commercio Macchine<br />

Aderente alla CONFCOMMERCIO<br />

DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA ELETTRICA<br />

ALMA MATER STUDIORUM · UNIVERSITÁ DI BOLOGNA<br />

APPENDICE 1.4 1/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

1 CATERPILLAR<br />

2 CATERPILLAR<br />

3 CATERPILLAR<br />

4 CATERPILLAR<br />

5 CATERPILLAR<br />

6 CATERPILLAR<br />

7 CATERPILLAR<br />

8 CATERPILLAR<br />

9 CATERPILLAR<br />

10 CATERPILLAR<br />

11 CATERPILLAR<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

CAT C18<br />

ACERT<br />

CAT C18<br />

145 183 6L 460 339 1800<br />

ACERT<br />

CAT C18<br />

145 183 6L 486 357 1800<br />

ACERT<br />

CAT C18<br />

145 183 6L 608 447 1800<br />

ACERT<br />

CAT C18<br />

145 183 6L 560 412 2100<br />

ACERT<br />

CAT C18<br />

145 183 6L 680 500 2100<br />

ACERT<br />

CAT C32<br />

145 183 6L 725 533 2100<br />

ACERT<br />

CAT C32<br />

145 162 12V 669 492 1800<br />

ACERT<br />

CAT C32<br />

145 162 12V 760 559 1800<br />

ACERT<br />

CAT C32<br />

145 162 12V 862 634 1800<br />

ACERT<br />

CAT C32<br />

145 162 12V 964 709 1600<br />

ACERT 145 162 12V 1014 746 1800<br />

APPENDICE 1.4 2/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

- - - -<br />

- - - -<br />

- - - -<br />

- - - -<br />

- - - -<br />

- - - -<br />

- - - -<br />

- - - -<br />

- - - -<br />

- - - -<br />

- - - -<br />

12 CATERPILLAR CAT 3508C 170 190 8V 786 578 1200 - - - -<br />

13 CATERPILLAR CAT 3508C 170 190 8V 1015 746 1600 - - - -<br />

14 CATERPILLAR CAT 3508C 170 190 8V 862 634 1200 - - - -<br />

15 CATERPILLAR CAT 3508C 170 190 8V 1050 783 1600 - - - -<br />

16 CATERPILLAR CAT 3508C 170 190 8V 913 671 1200 - - - -<br />

17 CATERPILLAR 3512B 170 190 12V 1100-2250 820-1677 1200-1925 15,8-20,2 7,6-12,2 149-153 -<br />

18 CATERPILLAR<br />

3304BT 121 152 4L 125-165 93-123 2000-2200 8,0-9,6<br />

10,1-<br />

11,1 171-183 -<br />

19 CATERPILLAR<br />

3516 170 190 16V 1603-2200<br />

1195-<br />

1640 1200-1800 17,3-15,8 7,6-11,4 150-163 -<br />

20 CATERPILLAR<br />

3306B 121 152 6L 160-355 119-265 2000-2200 6,8-13,7<br />

10,1-11-<br />

1 228-175 -<br />

21 CATERPILLAR<br />

3516B 170 190 16V 1650-3000<br />

1230-<br />

2237 1200-1925 17,8-20,2 7,6-12,2 147-150 -<br />

22 CATERPILLAR 3406C 137 165 6L 250-580 186-2100 1800-2100 8,5-16,9 9,9-11,6 166 -<br />

23 CATERPILLAR 3126 110 127 6L 300-420 224-313 2800 13,3-18,6 11,9 163-172 -<br />

24 CATERPILLAR 3196 130 150 6L 340-385 253-287 1800 14,1-15,9 9 150-151 -<br />

25 CATERPILLAR 3412E 137 152 12V 425-1400 317-1044 1200-2300 11,7-20,1 6,1-11,7 154-163 -<br />

26 CATERPILLAR 3406E 137 165 6L 450-800 335-596 1800-2300 15,3-21,3 9,9-12,7 150-160 -<br />

27 CATERPILLAR 3412C 137 152 12V 503-1000 375-746 1800-2100 9,2-15,8 9,1-10,6 167-163 -<br />

28 CATERPILLAR<br />

3304BNA 121 152 4L 85-100 63-75 2000-2200 5,4-5,8<br />

10,1-<br />

11,1 182-189 -<br />

29 CUMMINS 4B3.9M 102 120 4L 76 57 2500 7,01 10 - -<br />

30 CUMMINS 6B5.9M 102 120 6L 115 85 2500 7,13 10 - -<br />

31 CUMMINS 4BT3.9M 102 120 4L 130 98 2500 12 10 - -<br />

32 CUMMINS 6BT5.9M 102 120 6L 210 135 2500 11,17 10 - -<br />

33 CUMMINS 6BTA5.9M1 102 120 6L 225 164 2500 13,65 10 - -


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 3/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

34 CUMMINS 6CTA8.3-M1 114 135 6L 300 224 2500 13,17 11,25 - -<br />

35 CUMMINS NT855-M 140 152 6L 340 254 1800 - - - -<br />

36 CUMMINS 6CTA8.3-M3 114 135 6L 350 260 2500 - - - -<br />

37 CUMMINS NTA855-M 140 152 6L 380 283,8 1800 - - - -<br />

38 CUMMINS KT-19M 159 159 6L 470 351 1800 11,24 9,54 - -<br />

39 CUMMINS NTA14-M 139 152 6L 480 358,5 1800 - - - -<br />

40 CUMMINS KTA19-M1 159 159 6L 530 373 1800 13,22 9,54 - -<br />

41 CUMMINS QSM11-M 125 147 6L 636 474 2300 20,83 11,3 - -<br />

42 CUMMINS KTA19-M3 159 159 6L 640 447 1800 15,87 9,54 - -<br />

43 CUMMINS QSK19-M 159 159 6L 660 485,3 1800 - - - -<br />

44 CUMMINS VTA28-M2 140 152 12V 675 496,3 1800 - - - -<br />

45 CUMMINS KT38-M0 159 159 12V 850 625 1800 10,58 9,54 - -<br />

46 CUMMINS KTA38-M1 159 159 12V 1000 735,3 1800 12,43 9,54 - -<br />

47 CUMMINS KTA38-M2 159 159 12V 1300 955,9 1800 15,87 9,54 - -<br />

48 CUMMINS KTA50-M2 159 159 16V 1700 1250 1801 15,87 9,54 - -<br />

49 CUMMINS QSK60-M 159 190 16V 2300 1716 1900 16,53 11 - -<br />

50 CUMMINS 6BTA5.9M1 260 102 120 6L 260 164 2600 - - -<br />

51 CUMMINS 6CTA8.3-M3 430 114 135 6L 430 321,1 2600 - - -<br />

52 DAEWO L034H 102 100 4L 70 51 3000 6,2 10 179 240<br />

53 DAEWO L034TIH 102 100 4L 120 88 3000 10,7 10 168 225<br />

54 DAEWO L136 111 139 6L 160 118 2200 7,9 10,2 162 217<br />

55 DAEWO L136T 111 139 6L 200 147 2200 9,9 10,2 160 214<br />

56 DAEWO L136TI 111 139 6L 230 169 2200 11,4 10,2 158 212<br />

57 DAEWO L086TIH 111 139 6L 285 210 2100 14,9 9,7 155 208<br />

58 DAEWO MD196TI 123 155 6L 320 235,3 2000 12,8 10,3 158 212<br />

59 DAEWO L126TIH 123 155 6L 360 264,7 2000 14,4 10,3 162 217<br />

60 DAEWO V158TIH 128 142 8V 480 352,9 1800 16,1 8,5 155 208<br />

61 DAEWO V180TIH 128 142 10V 600 441,2 1800 16,1 8,5 153 205<br />

62 DAEWO V222TIH 128 142 12V 720 529,4 1800 16,1 8,5 152 204<br />

63 DEUTZ F3L912 100 120 3L 44 32 2150 - - 227 304<br />

64 DEUTZ F3L913 102 125 3L 48 35 2150 - - 237 318<br />

65 DEUTZ F4L912 100 120 4L 60 44 2150 - - 227 304<br />

66 DEUTZ F4L913 102 125 4L 65 48 2150 - - 237 318<br />

67 DEUTZ F5L912 100 120 5L 75 55 2150 - - 227 304<br />

68 DEUTZ BF4L913 102 125 4L 87 64 2150 - - 228 306<br />

69 DEUTZ F6L912 100 120 6L 90 66 2150 - - 227 304<br />

70 DEUTZ F6L913 102 125 6L 98 72 2150 - - 237 318


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 4/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

71 DEUTZ BF6L913 102 125 6L 131 96 2150 - - 237 318<br />

72 DEUTZ BF6L913C 102 125 6L 152 112 2150 - - 217 291<br />

73 DEUTZ BF6M1015M 132 145 6V 326 240 2100 11,52 - 234 314<br />

74 DEUTZ BF6M1015MC 132 145 6V 408 300 2100 14,4 - 228 306<br />

75 DEUTZ BF8M1015MC 132 145 8V 544 400 2100 11,4 - 230 308<br />

76 DEUTZ TBD616V8 132 160 8V 653 480 2100 - - 204 273<br />

77 DEUTZ TBD616V12 132 160 12V 970 720 2100 - - 202 271<br />

78 DEUTZ TBD616V16 132 160 16V 1036 960 2100 - - 202 271<br />

79 DEUTZ TBD620V8 170 195 8V 1382 1016 1800 - - 193 259<br />

80 DEUTZ TBD620V12 170 195 12V 2073 1524 1800 - - 193 259<br />

81 DEUTZ TBD620V16 170 195 16V 2764 2032 1800 - - 196 263<br />

82 FPT 8035M6 104 115 3L 57 42 2500 7 9,6 220 295<br />

83 FPT 8061M14 104 115 6L 145 107 3000 7,3 11,5 238 319<br />

84 FPT 8040SRM16 104 115 4L 160 118 2700 13,7 10,4 234 314<br />

85 FPT 8060SM21 104 115 6L 210 154 2700 11,9 10,4 238 319<br />

86 FPT 8060SM21 115 130 6L 210 210 2700 11,9 10,4 238 319<br />

87 FPT 8210M22 137 156 6L 220 - 2200 6,5 6,5 237 318<br />

88 FPT 8060SRM25 104 115 6L 250 184 2700 14 10,4 235 315<br />

89 FPT 8060SRM33 104 115 6L 330 243 2700 18,6 10,4 227 304<br />

90 FPT CURSOR300 115 125 6L 330 - 2000 - - 151 202<br />

91 FPT 8210SRM36 137 156 6L 360 265 1800 13 9,36 215 288<br />

92 FPT 8210SRM45 137 156 6L 450 331 1800 12 9,36 225 302<br />

93 FPT CURSOR500 115 125 6L 500 - 2600 - - 164 220<br />

94 FPT 8460SRM50 120 140 6L 500 368 2200 21,5 10,3 216 290<br />

95 FPT 8281SRM50 145 130 8V 550 - 1800 14,5 8,7 208 279<br />

96 FPT 8281SRM70 145 130 8V 700 515 2200 15 9,5 212 284<br />

97 FPT 8291SRM75 145 130 12V 750 551 1800 14,8 8,67 217 291<br />

98 FPT 8291SRM85 145 130 12V 850 625 2000 14,8 8,67 217 291<br />

99 FPT 8291SRM12 145 130 12V 1200 883 2100 19,9 9,1 217 291<br />

100 FPT 8045M8 104 115 4L 80/76 59 2500 7,4 9,6 223 299<br />

101 FPT 8041M9 104 115 4L 95/84 70 3000 7,3 11,5 236 316<br />

102 FPT NEF370 102 120 6L 370 2800 165 - -<br />

103 FPT 8065M12 104 115 6L 115 2500 7,2 9,6 225 302


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 5/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

104 GUASCOR H44 108 120 4L 85 63 2200 7,81 8,8 - -<br />

105 GUASCOR H44T 108 120 4L 130 96 2200 11,9 8,8 - -<br />

106 GUASCOR H66 108 120 6L 130 96 2200 7,93 8,8 - -<br />

107 GUASCOR F180TA 152 165 6L 150 331 1800 12,29 9,12 - -<br />

108 GUASCOR H66T 108 120 6L 190 140 2200 11,57 8,8 - -<br />

109 GUASCOR H66TA 108 120 6L 250 184 2200 15,21 8,8 - -<br />

110 GUASCOR F180 152 165 6L 250 184 1800 6,83 9,12 - -<br />

111 GUASCOR H84TA 111 145 6L 280 206 2100 14,71 8,4 - -<br />

112 GUASCOR F180T 152 165 6L 380 279 1800 10,39 9,12 - -<br />

113 GUASCOR F180TB 152 165 6L 400 294 1800 10,91 9,12 - -<br />

114 GUASCOR F180TAB 152 165 6L 500 368 1800 13,66 9,12 - -<br />

115 GUASCOR SF180TA 152 165 6L 589 433 1800 16,07 9,9 - -<br />

116 GUASCOR F240TA 152 165 8L 600 442 1800 12,3 9,12 - -<br />

117 GUASCOR F240TAB 152 165 8L 650 478 1800 13,3 9,12 - -<br />

118 GUASCOR SF240TA 152 165 8L 785 577 1800 16,05 9,9 - -<br />

119 GUASCOR F360TA 152 165 12V 900 662 1800 12,28 9,12 - -<br />

120 GUASCOR SF360TA 152 165 12V 1178 866 1800 16,07 9,9 - -<br />

121 GUASCOR F480TA 152 165 16V 1270 934 1800 13 9,12 - -<br />

122 GUASCOR SF480TA 152 165 16V 1571 1.155 1800 16,06 9,9 - -<br />

123 JOHN DEERE 4045DFM70 106 127 4L 80 59 2500 - - 186 249<br />

124 JOHN DEERE 4045DFM50 106 127 4L 85 63 2500 - - 176 236<br />

125 JOHN DEERE 4045TFM75 106 127 4L 135 101 2600 - - 185 248<br />

126 JOHN DEERE 4045TFM50 106 127 4L 150 112 2500 - - 168 225<br />

127 JOHN DEERE 6068TFM75 106 127 6L 201 150 2500 - - 187 251<br />

128 JOHN DEERE 6068TFM50 106 127 6L 250 187 2600 - - 159 213<br />

129 JOHN DEERE 6081AFM01 116 129 6L 375 280 2400 - - 164 220<br />

130 JOHN DEERE 6125AFM75 127 185 6L 525 392 2100 - - 172 231<br />

131 JOHN DEERE 6068 SFM50 106 127 6L 300 224 2600 - 168 225<br />

132 MAN D0824E 108 120 6L 100 735 2700 13,6 9,6 158 212<br />

133 MAN D0826E 108 125 6L 150 110 2700 7,42 11,25 115 154<br />

134 MAN D2866E 128 155 6L 220 161 1800 8,4 9,3 156 209<br />

135 MAN D2866TE 128 155 6L 258 189 1800 10,6 9,3 154 206<br />

136 MAN D2866LXE 128 155 6L 340 249 1800 13,9 9,3 149 200<br />

137 MAN D0836LE402 108 125 6L 360 264,7 2400 19,3 10 160 214<br />

138 MAN D2848LE 128 142 8V 400 294 1800 12,8 8,52 150 201<br />

139 MAN D0836LE401 108 125 6L 450 331 2600 22,2 10,83 165 221<br />

140 MAN D2876LE403 128 166 6L 450 330,9 1800 17,2 9,96 156 209<br />

141 MAN D2840LE 128 142 10V 490 360 1800 12,6 8,52 147 197<br />

142 MAN D2866LE403 128 155 6L 500 368 2100 17,6 10,85 170 228


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 6/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

143 MAN D2876LE402 128 166 6L 560 411,8 2100 18,3 11,62 163 218<br />

144 MAN D2842LE 128 142 12V 571 420 1800 12,7 8,52 147 197<br />

145 MAN D2840LE301 128 142 10V 602 443 1500 19,4 7,1 150 201<br />

146 MAN D2866LE405 128 155 6L 610 449 2200 21,4 11,37 167 224<br />

147 MAN D2876LE404 128 166 6L 630 463,2 2200 19,7 12,17 166 223<br />

148 MAN D2848LE405 128 142 8V 650 478 2100 18,7 9,94 156 209<br />

149 MAN D2840LE401 128 142 10V 650 478 2100 14,9 9,94 156 209<br />

150 MAN D2848LE401 128 142 8V 680 500 2300 17,8 10,89 169 227<br />

151 MAN D2876LE401 128 166 6L 700 515 2200 21,9 12,17 165 221<br />

152 MAN D2842LE403 128 142 12V 720 529 1800 16 8,52 158 212<br />

153 MAN D2842LE301 128 142 12V 724 532 1500 19,4 7,1 151 202<br />

154 MAN D2876LE405 128 166 6L 730 537 2200 22,9 12,17 163 218<br />

155 MAN D2848LE403 128 142 8V 800 588 2300 21 10,88 169 227<br />

156 MAN D2842LE401 128 142 12V 800 588 2100 15,3 9,94 155 208<br />

157 MAN D2842LE412 128 142 12V 800 588,2 1800 17,9 8,5 152 204<br />

158 MAN R6-800 128 166 6L 800 588,2 2300 23,9 12,17 165 221<br />

159 MAN D2840LE404 128 142 10V 820 603 2100 17,6 9,94 160 214<br />

160 MAN D2842LE405 128 142 12V 900 662 2100 17,2 9,94 159 213<br />

161 MAN V8-900 128 142 8V 900 661,8 2300 23,6 10,9 166 223<br />

162 MAN D2842LE413 128 142 12V 1000 735 2100 19,2 9,94 159 213<br />

163 MAN D2840LE403 128 142 10V 1050 772 2300 20 10,88 166 223<br />

164 MAN D2842LE410 128 142 12V 1100 809 2100 21,1 9,94 161 216<br />

165 MAN V10-1100 128 142 10V 1100 808,8 2300 23,1 10,9 165 221<br />

166 MAN D2842LE406 128 142 12V 1200 882 2300 20,9 10,88 167 224<br />

167 MAN D2842LE407 128 142 12V 1200 882,4 2300 21 10,9 167 224<br />

168 MAN V12-1224 128 142 12V 1224 900 2300 21,4 10,9 159 213<br />

169 MAN D2842LE404 128 142 12V 1300 956 2300 22,7 10,88 167 224<br />

170 MAN V12-1360 128 142 12V 1360 1000 2300 23,8 10,9 163 218<br />

171 MAN D2842LE409 128 142 12V 1500 1103 2300 26,2 10,88 172 231<br />

172 MAN V12-1550 128 142 12V 1550 1139,7 2300 27,1 10,9 166 223<br />

173 MITSUBISHI S15MP 170 180 6L 198 145,6 1200 - - 160 214<br />

174 MITSUBISHI S18MP 170 220 6L 204 150 1000 - - 162 217<br />

175 MITSUBISHI S24MP 170 180 6L 222 163,2 1200 - - 162 217<br />

176 MITSUBISHI S29MP 170 220 6L 222 163,2 1000 - - 163 218<br />

177 MITSUBISHI S38MP 170 180 6L 240 176,5 1200 - - 165 221<br />

178 MITSUBISHI S60MP 170 220 6L 246 180,9 1000 - - 165 221<br />

179 MITSUBISHI S15MPT 170 180 6L 270 198,5 1400 - - 152 204<br />

180 MITSUBISHI S18MPT 170 220 6L 276 202,9 1200 - - 153 205<br />

181 MITSUBISHI S24MPT 170 180 6L 300 220,6 1400 - - 154 206<br />

182 MITSUBISHI S29MPT 170 220 6L 306 225 1200 - - 154 206


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 7/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

183 MITSUBISHI S38MPT 170 180 6L 342 251,5 1400 - - 154 206<br />

184 MITSUBISHI S60MPT 170 220 6L 348 255,9 1200 - - 158 212<br />

185 MITSUBISHI S18MPT1 170 220 6L 378 277,9 1400 - - 140 188<br />

186 MITSUBISHI S15MPT1 170 180 6L 396 291,2 1600 - - 141 189<br />

187 MITSUBISHI S30MP 170 180 12V 396 291,2 1200 - - 163 218<br />

188 MITSUBISHI S50MP 170 180 12V 456 335,3 1200 - - 164 220<br />

189 MITSUBISHI S24MPT1 170 180 6L 498 366,2 1600 - - 143 192<br />

190 MITSUBISHI S29MPT1 170 220 6L 498 366,2 1400 - - 142 190<br />

191 MITSUBISHI S80MP 170 180 12V 504 370,6 1200 - - 165 221<br />

192 MITSUBISHI S40MP 170 180 16V 528 388,2 1200 - - 162 217<br />

193 MITSUBISHI S30MPT 170 180 12V 540 397,1 1400 - - 158 212<br />

194 MITSUBISHI S50MPT 170 180 12V 576 423,5 1400 - - 158 212<br />

195 MITSUBISHI S18MPT1 170 180 6L 624 458,8 1600 - - 143 192<br />

196 MITSUBISHI S80MPT 170 180 12V 624 458,8 1400 - - 158 212<br />

197 MITSUBISHI S65MP 170 180 16V 624 458,8 1200 - - 161 216<br />

198 MITSUBISHI S60MPT1 170 220 6L 624 458,8 1400 - - 146 196<br />

199 MITSUBISHI S30MPT1 170 180 12V 684 502,9 1600 - - 145 194<br />

200 MITSUBISHI S90MP 170 180 16V 704 517,7 1200 - - 162 217<br />

201 MITSUBISHI S40MPT 170 180 16V 720 529,4 1400 - - 154 206<br />

202 MITSUBISHI S50MPT1 170 180 12V 780 573,5 1600 - - 146 196<br />

203 MITSUBISHI S65MPT 170 180 16V 800 588,2 1400 - - 154 206<br />

204 MITSUBISHI S80MPT1 170 180 12V 816 600 1600 - - 146 196<br />

205 MITSUBISHI S40PMT1 170 180 16V 912 670,6 1600 - - 144 193<br />

206 MITSUBISHI S90MPT 170 180 16V 912 670,6 1400 - - 154 206<br />

207 MITSUBISHI S65MPT1 170 180 16V 1024 752,9 1600 - - 144 193<br />

208 MITSUBISHI S90MPT1 170 180 16V 1104 811,8 1600 - - 142 190<br />

209 MTU-DDC 12V2000M50A 130 150 12V 677 498 1500 - - 146 196<br />

210 MTU-DDC 8V2000M70 130 150 8V 715 525 2100 - - 146 196<br />

211 MTU-DDC 12V2000M40A 130 150 12V 780 575 1500 - - 146 196<br />

212 MTU-DDC 12V2000M60 130 150 12V 815 600 1800 - - 146 196<br />

213 MTU-DDC 12V2000M50B 130 150 12V 816 600 1800 - - 146 196<br />

214 MTU-DDC 16V2000M50A 130 150 16V 903 664 1500 - - 146 196<br />

215 MTU-DDC 8V2000M90 130 150 8V 915 672 2300 - 147 197<br />

216 MTU-DDC 12V2000M40B 130 150 12V 945 695 1800 - - 146 196<br />

217 MTU-DDC 8V4000M60R 165 190 8V 950 700 1600 - - 144 193<br />

218 MTU-DDC 8V2000M72 135 156 - 965 720 2250 - - - -<br />

219 MTU-DDC 8V4000M50A 165 190 8V 1034 760 1500 - - 146 196<br />

220 MTU-DDC 16V2000M40A 130 150 16V 1047 770 1500 - - 146 196<br />

221 MTU-DDC 12V2000M72 130 150 - 1055 788 2100 - - - -<br />

222 MTU-DDC 12V2000M70 130 150 12V 1070 788 2100 - - 144 193


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 8/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

223 MTU-DDC 8V2000M92 135 156 8V 1085 810 2450 - - 155 208<br />

224 MTU-DDC 16V2000M50B 130 150 16V 1088 800 1800 - - 146 196<br />

225 MTU-DDC 16V2000M60 130 150 16V 1090 800 1800 - - 146 196<br />

226 MTU-DDC 8V4000M40A 165 190 8V 1197 880 1500 - - 145 194<br />

227 MTU-DDC 8V2000M93 135 156 8V 1200 895 2450 - - 155 208<br />

228 MTU-DDC 8V4000M60 165 190 8V 1200 880 1800 - - 144 193<br />

229 MTU-DDC 10V2000M72 135 156 - 1255 900 2250 - - - -<br />

230 MTU-DDC 16V2000M40B 130 150 16V 1265 930 1800 - - 146 196<br />

231 MTU-DDC 8V396TE74L 165 185 8V 1340 1000 1900 - - 159 213<br />

232 MTU-DDC 10V2000M92 135 156 10V 1360 1015 2450 - - 155 208<br />

233 MTU-DDC 12V2000M90 130 150 12V 1370 1007 2300 - - 144 193<br />

234 MTU-DDC 8V4000M40B 165 190 8V 1414 1040 1800 - - 146 196<br />

235 MTU-DDC 16V2000M70 130 150 16V 1425 1050 2100 - - 147 197<br />

236 MTU-DDC 12V4000M60R 165 190 12V 1425 1050 1600 - - 145 194<br />

237 MTU-DDC 12V2000M91 130 150 12V 1500 1103 2350 - - 147 197<br />

238 MTU-DDC 10V2000M93 135 156 10V 1500 1120 2450 - - 155 208<br />

239 MTU-DDC 8V396TE94 165 185 8V 1500 1120 2000 - - 163 218<br />

240 MTU-DDC 8V4000M50B 165 190 8V 1521 920 1800 - - 146 196<br />

241 MTU-DDC 12V4000M50A 165 190 12V 1550 1140 1500 - - 146 196<br />

242 MTU-DDC 8V4000M70 165 190 8V 1575 1160 2000 - - 144 193<br />

243 MTU-DDC 12V2000M92 135 156 - 1635 1220 2450 - - - -<br />

244 MTU-DDC 12V4000M40A 165 190 12V 1795 1320 1500 - - 145 194<br />

245 MTU-DDC 12V4000M60 165 190 12V 1795 1320 1800 - - 144 193<br />

246 MTU-DDC 12V2000M93 135 156 - 1800 1340 2450 - - - -<br />

247 MTU-DDC 16V2000M90 130 150 16V 1825 1343 2300 - - 147 197<br />

248 MTU-DDC 12V4000M50B 165 190 12V 1877 1380 1800 - - 146 196<br />

249 MTU-DDC 16V4000M60R 165 190 16V 1900 1400 1600 - - 145 194<br />

250 MTU-DDC 16V2000M91 130 150 16V 2000 1471 2350 - - 147 197<br />

251 MTU-DDC 12V396TE74L 165 185 12V 2010 1500 1900 - - 155 208<br />

252 MTU-DDC 16V4000M61R 165 190 16V 2035 1520 1600 - - 147 197<br />

253 MTU-DDC 16V4000M50A 165 190 16V 2067 1520 1500 - - 146 196<br />

254 MTU-DDC 12V4000M40B 165 190 12V 2122 1560 1800 - - 146 196<br />

255 MTU-DDC 16V2000M92 135 156 - 2180 1625 2450 - - - -<br />

255 MTU-DDC 16V2000M92 135 156 - 2180 1625 2450 - - - -<br />

256 MTU-DDC 12V396TE94 165 185 12V 2255 1600 2000 - - 160 214<br />

257 MTU-DDC 12V4000M70 165 190 12V 2365 1740 2000 - - 145 194<br />

258 MTU-DDC 16V4000M40B 165 190 16V 2380 1750 1800 - - 146 196<br />

259 MTU-DDC 16V4000M40A 165 190 16V 2394 1760 1500 - - 145 194<br />

260 MTU-DDC 16V2000M93 135 156 - 2400 1790 2450 - - - -<br />

261 MTU-DDC 16V4000M60 165 190 16V 2400 1760 1800 - - 144 193


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 9/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

262 MTU-DDC 12V4000M71 165 190 12V 2480 1850 2000 - - 153 205<br />

263 MTU-DDC 16V4000M50B 165 190 16V 2502 1840 1800 - - 146 196<br />

264 MTU-DDC 12V396TB94 165 185 12V 2575 1920 2100 - - 158 212<br />

265 MTU-DDC 16V396TE74L 165 185 16V 2680 2000 1900 - - 155 208<br />

266 MTU-DDC 16V4000M61 165 190 16V 2680 2000 1800 - - 147 197<br />

267 MTU-DDC 12V4000M90 165 190 12V 2775 2040 2100 - - 144 193<br />

268 MTU-DDC 16V396TE94 165 185 16V 2880 2150 2000 - - 162 217<br />

269 MTU-DDC 16V4000M70 165 190 16V 3155 2320 2000 - - 142 190<br />

270 MTU-DDC 16V4000M71 165 190 16V 3305 2465 2000 - - 153 205<br />

271 MTU-DDC 16V396TB94 165 185 16V 3435 2560 2100 - - 160 214<br />

272 MTU-DDC 16V4000M90 165 190 16V 3700 2720 2100 - - 143 192<br />

273 MTU-DDC 12V595TE90 190 210 12V 4345 3240 1800 - - 167 224<br />

274 MTU-DDC 16V595TE70 190 210 16V 4830 3600 1700 - - 155 208<br />

275 MTU-DDC 16V595TE70L 190 210 16V 5265 3925 1750 - - 166 223<br />

276 MTU-DDC 16V595TE90 190 210 16V 5795 4320 1800 - - 167 224<br />

277 MTU-DDC 8V396TE54 165 185 8V - 680-1390 1500-1800 - - 149-150 -<br />

278 MTU-DDC<br />

12V396TE54 165 185 12V -<br />

1030-<br />

1200 1500-1800 - - 149-150 -<br />

279 MTU-DDC<br />

16V396TE54 165 185 16V -<br />

1360-<br />

1850 1500-1800 - - 149-150 -<br />

280 MTU-DDC S60 133 168 6L 400-825 298-615 1800-2300 - - 142-150 -<br />

281 MTU-VM 4R700M90 94 100 4L 162 121 3800 - - 153 205<br />

282 MTU-VM 4R700M93 94 100 4L 197 147 3800 - - 151 202<br />

283 MTU-VM 6R700M90 94 100 6L 197 147 3800 - - 157 210<br />

284 MTU-VM 6R700M91 69 100 6L 227 169 3800 - - 157 210<br />

285 MTU-VM 6R700M92 94 100 6L 266 198 3800 - - 156 209<br />

286 MTU-VM 6R700M93 94 100 6L 315 235 3800 - - 158 212<br />

287 PERKINS 4GM 100 127 4L 62,5 46,5 1500-1800 - - - -<br />

288 PERKINS M-92 103 127 4L 91 67 2400 - - - -<br />

289 PERKINS 4TGM 100 127 4L 107,9 80,5 1500-1800 - - - -<br />

290 PERKINS M-115T 103 127 4L 114 84 2400 - - - -<br />

291 PERKINS M-130C 100 127 6L 135 96 2600 - - - -<br />

292 PERKINS M-135 100 127 6L 135 99 2600 - - - -<br />

293 PERKINS 6TG2AM 100 127 6L 147,5 110 1500-1800 - - - -<br />

294 PERKINS 6TWGM 100 127 6L 195,7 146 1800 - - - -<br />

295 PERKINS M-185C 100 127 6L 196 140 2100 - - - -<br />

296 PERKINS M-215C 100 127 6L 215 158 2500 - - - -<br />

297 PERKINS M-225Ti 100 127 6L 225 165 2500 - - - -<br />

298 PERKINS M-265Ti 100 127 6L 265 195 2500 - - - -<br />

299 PERKINS M-300Ti 100 127 6L 300 221 2500 - - - -<br />

300 SCANIA DN9CD 115 144 6L 91 67 1400 638 6,72 - -<br />

211 MTU-DDC 12V2000M40A 130 150 12V 780 575 1500 - - 146 196


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 10/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

212 MTU-DDC 12V2000M60 130 150 12V 815 600 1800 - - 146 196<br />

213 MTU-DDC 12V2000M50B 130 150 12V 816 600 1800 - - 146 196<br />

214 MTU-DDC 16V2000M50A 130 150 16V 903 664 1500 - - 146 196<br />

215 MTU-DDC 8V2000M90 130 150 8V 915 672 2300 - 147 197<br />

216 MTU-DDC 12V2000M40B 130 150 12V 945 695 1800 - - 146 196<br />

217 MTU-DDC 8V4000M60R 165 190 8V 950 700 1600 - - 144 193<br />

218 MTU-DDC 8V2000M72 135 156 - 965 720 2250 - - - -<br />

219 MTU-DDC 8V4000M50A 165 190 8V 1034 760 1500 - - 146 196<br />

220 MTU-DDC 16V2000M40A 130 150 16V 1047 770 1500 - - 146 196<br />

221 MTU-DDC 12V2000M72 130 150 - 1055 788 2100 - - - -<br />

222 MTU-DDC 12V2000M70 130 150 12V 1070 788 2100 - - 144 193<br />

223 MTU-DDC 8V2000M92 135 156 8V 1085 810 2450 - - 155 208<br />

224 MTU-DDC 16V2000M50B 130 150 16V 1088 800 1800 - - 146 196<br />

225 MTU-DDC 16V2000M60 130 150 16V 1090 800 1800 - - 146 196<br />

226 MTU-DDC 8V4000M40A 165 190 8V 1197 880 1500 - - 145 194<br />

227 MTU-DDC 8V2000M93 135 156 8V 1200 895 2450 - - 155 208<br />

228 MTU-DDC 8V4000M60 165 190 8V 1200 880 1800 - - 144 193<br />

229 MTU-DDC 10V2000M72 135 156 - 1255 900 2250 - - - -<br />

230 MTU-DDC 16V2000M40B 130 150 16V 1265 930 1800 - - 146 196<br />

231 MTU-DDC 8V396TE74L 165 185 8V 1340 1000 1900 - - 159 213<br />

232 MTU-DDC 10V2000M92 135 156 10V 1360 1015 2450 - - 155 208<br />

233 MTU-DDC 12V2000M90 130 150 12V 1370 1007 2300 - - 144 193<br />

234 MTU-DDC 8V4000M40B 165 190 8V 1414 1040 1800 - - 146 196<br />

235 MTU-DDC 16V2000M70 130 150 16V 1425 1050 2100 - - 147 197<br />

236 MTU-DDC 12V4000M60R 165 190 12V 1425 1050 1600 - - 145 194<br />

237 MTU-DDC 12V2000M91 130 150 12V 1500 1103 2350 - - 147 197<br />

238 MTU-DDC 10V2000M93 135 156 10V 1500 1120 2450 - - 155 208<br />

239 MTU-DDC 8V396TE94 165 185 8V 1500 1120 2000 - - 163 218<br />

240 MTU-DDC 8V4000M50B 165 190 8V 1521 920 1800 - - 146 196<br />

241 MTU-DDC 12V4000M50A 165 190 12V 1550 1140 1500 - - 146 196<br />

242 MTU-DDC 8V4000M70 165 190 8V 1575 1160 2000 - - 144 193<br />

243 MTU-DDC 12V2000M92 135 156 - 1635 1220 2450 - - - -<br />

244 MTU-DDC 12V4000M40A 165 190 12V 1795 1320 1500 - - 145 194<br />

245 MTU-DDC 12V4000M60 165 190 12V 1795 1320 1800 - - 144 193<br />

246 MTU-DDC 12V2000M93 135 156 - 1800 1340 2450 - - - -<br />

247 MTU-DDC 16V2000M90 130 150 16V 1825 1343 2300 - - 147 197<br />

248 MTU-DDC 12V4000M50B 165 190 12V 1877 1380 1800 - - 146 196<br />

249 MTU-DDC 16V4000M60R 165 190 16V 1900 1400 1600 - - 145 194<br />

250 MTU-DDC 16V2000M91 130 150 16V 2000 1471 2350 - - 147 197<br />

251 MTU-DDC 12V396TE74L 165 185 12V 2010 1500 1900 - - 155 208


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 11/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

252 MTU-DDC 16V4000M61R 165 190 16V 2035 1520 1600 - - 147 197<br />

253 MTU-DDC 16V4000M50A 165 190 16V 2067 1520 1500 - - 146 196<br />

254 MTU-DDC 12V4000M40B 165 190 12V 2122 1560 1800 - - 146 196<br />

255 MTU-DDC 16V2000M92 135 156 - 2180 1625 2450 - - - -<br />

256 MTU-DDC 12V396TE94 165 185 12V 2255 1600 2000 - - 160 214<br />

257 MTU-DDC 12V4000M70 165 190 12V 2365 1740 2000 - - 145 194<br />

258 MTU-DDC 16V4000M40B 165 190 16V 2380 1750 1800 - - 146 196<br />

259 MTU-DDC 16V4000M40A 165 190 16V 2394 1760 1500 - - 145 194<br />

260 MTU-DDC 16V2000M93 135 156 - 2400 1790 2450 - - - -<br />

261 MTU-DDC 16V4000M60 165 190 16V 2400 1760 1800 - - 144 193<br />

262 MTU-DDC 12V4000M71 165 190 12V 2480 1850 2000 - - 153 205<br />

263 MTU-DDC 16V4000M50B 165 190 16V 2502 1840 1800 - - 146 196<br />

264 MTU-DDC 12V396TB94 165 185 12V 2575 1920 2100 - - 158 212<br />

265 MTU-DDC 16V396TE74L 165 185 16V 2680 2000 1900 - - 155 208<br />

266 MTU-DDC 16V4000M61 165 190 16V 2680 2000 1800 - - 147 197<br />

267 MTU-DDC 12V4000M90 165 190 12V 2775 2040 2100 - - 144 193<br />

268 MTU-DDC 16V396TE94 165 185 16V 2880 2150 2000 - - 162 217<br />

269 MTU-DDC 16V4000M70 165 190 16V 3155 2320 2000 - - 142 190<br />

270 MTU-DDC 16V4000M71 165 190 16V 3305 2465 2000 - - 153 205<br />

271 MTU-DDC 16V396TB94 165 185 16V 3435 2560 2100 - - 160 214<br />

272 MTU-DDC 16V4000M90 165 190 16V 3700 2720 2100 - - 143 192<br />

273 MTU-DDC 12V595TE90 190 210 12V 4345 3240 1800 - - 167 224<br />

274 MTU-DDC 16V595TE70 190 210 16V 4830 3600 1700 - - 155 208<br />

275 MTU-DDC 16V595TE70L 190 210 16V 5265 3925 1750 - - 166 223<br />

276 MTU-DDC 16V595TE90 190 210 16V 5795 4320 1800 - - 167 224<br />

277 MTU-DDC 8V396TE54 165 185 8V - 680-1390 1500-1800 - - 149-150 -<br />

278 MTU-DDC<br />

12V396TE54 165 185 12V -<br />

1030-<br />

1200 1500-1800 - - 149-150 -<br />

279 MTU-DDC<br />

16V396TE54 165 185 16V -<br />

1360-<br />

1850 1500-1800 - - 149-150 -<br />

280 MTU-DDC S60 133 168 6L 400-825 298-615 1800-2300 - - 142-150 -<br />

281 MTU-VM 4R700M90 94 100 4L 162 121 3800 - - 153 205<br />

282 MTU-VM 4R700M93 94 100 4L 197 147 3800 - - 151 202<br />

283 MTU-VM 6R700M90 94 100 6L 197 147 3800 - - 157 210<br />

284 MTU-VM 6R700M91 69 100 6L 227 169 3800 - - 157 210<br />

285 MTU-VM 6R700M92 94 100 6L 266 198 3800 - - 156 209<br />

286 MTU-VM 6R700M93 94 100 6L 315 235 3800 - - 158 212<br />

287 PERKINS 4GM 100 127 4L 62,5 46,5 1500-1800 - - - -<br />

288 PERKINS M-92 103 127 4L 91 67 2400 - - - -<br />

289 PERKINS 4TGM 100 127 4L 107,9 80,5 1500-1800 - - - -<br />

290 PERKINS M-115T 103 127 4L 114 84 2400 - - - -<br />

291 PERKINS M-130C 100 127 6L 135 96 2600 - - - -


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 12/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

292 PERKINS M-135 100 127 6L 135 99 2600 - - - -<br />

293 PERKINS 6TG2AM 100 127 6L 147,5 110 1500-1800 - - - -<br />

294 PERKINS 6TWGM 100 127 6L 195,7 146 1800 - - - -<br />

295 PERKINS M-185C 100 127 6L 196 140 2100 - - - -<br />

296 PERKINS M-215C 100 127 6L 215 158 2500 - - - -<br />

297 PERKINS M-225Ti 100 127 6L 225 165 2500 - - - -<br />

298 PERKINS M-265Ti 100 127 6L 265 195 2500 - - - -<br />

299 PERKINS M-300Ti 100 127 6L 300 221 2500 - - - -<br />

300 SCANIA DN9CD 115 144 6L 91 67 1400 638 6,72 - -<br />

301 SCANIA DN12HD 127 154 6L 108 79 1400 5,83 7,18 - -<br />

302 SCANIA DN9MD 115 144 6L 116 85 1500 7,6 7,2 - -<br />

303 SCANIA DN12MM 127 154 6L 128 94 1600 6,03 8,21 - -<br />

304 SCANIA DN13 127 130 8V 140 103 1500 6,26 6,5 - -<br />

305 SCANIA DN9 115 144 6L 141 104 1900 7,72 9,12 153 205<br />

306 SCANIA DS12HD 127 154 6L 170 125 1600 8,01 8,21 - -<br />

307 SCANIA D993MHD 115 144 6L 174 128 1700 10,04 8,16 - -<br />

308 SCANIA DN14HD 127 140 8V 175 129 1200 9,09 5,6 - -<br />

309 SCANIA D995M 115 144 6L 177 130 1500 11,57 7,2 - -<br />

310 SCANIA D993MHD 115 144 6L 210 9 1900 10,84 9,12 - -<br />

311 SCANIA DD995M 115 144 6L 211 155 1800 11,5 8,64 - -<br />

312 SCANIA DN14MD 127 140 8V 221 163 1500 9,18 7 - -<br />

313 SCANIA DI1242M 127 154 6L 225 165 1800 9,43 9,24 - -<br />

314 SCANIA DS14HD 127 140 8V 246 181 1200 12,78 5,6 - -<br />

315 SCANIA D995M 115 144 6L 267 196 1500 17,46 7,2 - -<br />

316 SCANIA DSI14HD 127 140 8V 276 203 1200 14,34 5,6 - -<br />

317 SCANIA DI944M 115 144 6L 280 206 1600 17,16 7,68 - -<br />

318 SCANIA DI950M 115 144 6L 296 218 1500 19,36 7,2 - -<br />

319 SCANIA DS14MD 127 140 8V 315 232 1500 13,09 7 - -<br />

320 SCANIA DI950M 115 144 6L 318 234 1800 17,33 8,64 - -<br />

321 SCANIA DI1241M 127 154 6L 360 265 1800 15,09 9,24 - -<br />

322 SCANIA DS14 127 140 8V 362 266 1800 12,54 8,4 - -<br />

323 SCANIA DSI1456HD 115 140 8V 365 268 1400 16,25 6,53 - -<br />

324 SCANIA DI1245M 127 154 6L 374 275 1500 18,8 7,7 - -<br />

325 SCANIA DI1245M 127 154 6L 388 285 1800 16,26 9,24 - -<br />

326 SCANIA DSI14HD 115 140 8V 398 293 1800 13,78 8,4 - -<br />

327 SCANIA DSI1456MD 115 140 8V 415 305 1600 16,17 7,46 - -<br />

328 SCANIA DI1245M 127 154 6L 422 310 1500 21,23 7,7 - -<br />

329 SCANIA DSI1457HD 115 140 8V 435 320 1400 19,37 6,53 - -<br />

330 SCANIA DSI1456MD 115 140 8V 450 331 1800 15,58 8,4 - -<br />

331 SCANIA DI1478M 127 140 8V 454 334 1500 18,87 7 - -


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 13/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

332 SCANIA DI1245M 127 154 6L 456 335 1800 19,11 9,24 - -<br />

333 SCANIA DSI1457MD 115 140 8V 490 360 1600 19,09 7,46 - -<br />

334 SCANIA DI1478M 127 140 8V 505 371 1800 17,49 8,4 - -<br />

335 SCANIA DSI1457MD 115 140 8V 532 391 1800 18,43 8,4 - -<br />

336 SOLE' DIESEL SFN-100 112 127 4L 100 73,6 2200 8,02 9,31 170 228<br />

337 SOLE' DIESEL SFN-130 112 127 4L 130 95,68 2200 10,42 9,31 170 228<br />

338 SOLE' DIESEL SFN-160 112 127 6L 155 114,08 2500 7,29 10,58 170 228<br />

339 SOLE' DIESEL SFN-210 112 127 6L 210 154,56 2500 9,88 10,58 165 221<br />

340 STEYR 144V38 85 94 4L 144 106 3800 15,69 11,28 168 225<br />

341 STEYR 164M40 85 94 4L 163 120 4000 16,88 12,53 170 228<br />

342 STEYR M0166K26 85 94 6L 164 121 2800 16,15 8,77 168 225<br />

343 STEYR M0236K43 85 94 6L 212 156 4300 13,6 13,47 172 231<br />

344 STEYR M0256H45 85 94 6L 250 184 4500 15,32 14 180 241<br />

345 VETUS DT67 108 130 6L 231 170 2600 13,26 11,26 195 261<br />

346 VETUS DTA67 108 130 6L 286 210 2600 13,94 11,26 200 268<br />

347 VM 2105M11.5 105 115 2L 36 26,5 2200 - - - -<br />

348 VM 3105M11.5 105 115 3L 54 39,7 2200 - - - -<br />

349 VM 4105M11.5 105 115 4L 72 52,9 2200 - - - -<br />

350 VM 6105M11.5 105 115 6L 108 79,4 2200 - - - -<br />

351 VOLVO PENTA D9-355 131 150 6L 355 261 1800 - - - -<br />

352 VOLVO PENTA D12-400C 131 150 6L 400 294 1800 - - - -<br />

353 VOLVO PENTA D9-425 131 150 6L 425 312 2200 - - - -<br />

354 VOLVO PENTA D12-450 131 150 6L 450 331 1800 - - - -<br />

355 VOLVO PENTA D9-500 131 150 6L 500 367 2600 - - - -<br />

356 VOLVO PENTA TAMD165C 144 165 6L 510 375 1800 - - - -<br />

357 VOLVO PENTA D12-550 131 150 6L 550 405 1900 - - - -<br />

358 VOLVO PENTA D12-615 131 150 6L 615 452 2100 - - - -<br />

359 VOLVO PENTA D12-650 131 150 6L 650 478 2300 - - - -<br />

360 VOLVO PENTA D49AMS 170 180 12V 1197-1319 880-970 1600-1650 - - - -<br />

361 VOLVO PENTA D5ATA 108 130 4L 121-160 89-118 1900-2300 - - - -<br />

362 VOLVO PENTA D49AMT 170 180 12V 1278-1414 940-1040 1600-1650 - - - -<br />

363 VOLVO PENTA D7AT 108 130 6L 147-175 108-129 1900-2300 - - - -<br />

364 VOLVO PENTA<br />

D65AMS 170 180 16V 1591-1754<br />

1170-<br />

1290 1600-1650 - - - -<br />

365 VOLVO PENTA<br />

D65AMT 170 180 16V 1700-1877<br />

1250-<br />

1380 1600-1650 - - - -<br />

366 VOLVO PENTA D7ATA 108 130 6L 177-237 130-174 1900-2300 - - - -<br />

367 VOLVO PENTA D7CTA 108 130 6L 198-265 146-195 1900-2300 - - - -<br />

368 VOLVO PENTA TAMD-74A 107 135 6L 210-350 154-257 1800-2200 - - - -<br />

369 VOLVO PENTA TAMD74CEDC 107 135 6L 430-450 311-316 2500-2600 - - - -<br />

370 VOLVO PENTA TAMD165A 144 165 6L 550-600 404-441 1800 - - - -<br />

371 VOLVO PENTA D25AMS 170 180 6L 598-660 440-485 1600-1650 - - - -


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 14/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

372 VOLVO PENTA D30AMS 170 220 6L 605-666 445-490 1350-1400 - - - -<br />

373 VOLVO PENTA D25AMT 170 180 6L 639-707 470-520 1600-1650 - - - -<br />

374 VOLVO PENTA D30AMT 170 220 6L 653-721 480-530 1350-1400 - - - -<br />

375 VOLVO PENTA TAMD165P 144 165 6L 680-751 500-552 2100 - - - -<br />

376 VOLVO PENTA D34AMS 170 220 12V 862-953 634-701 1940-2000 - - - -<br />

377 VOLVO PENTA D34AMT 170 220 12V 953-1055 701-776 1940-2000 - - - -<br />

378 VOLVO PENTA D5AT 108 130 4L 98-129 72-95 1900-2300 - - - -<br />

379 VOLVO-PENTA D3-110 81 93 5L 110 81 3000 - - - -<br />

380 VOLVO-PENTA D3-130 81 93 5L 130 96 4000 - - - -<br />

381 VOLVO-PENTA D3-160 81 93 5L 163 120 4000 - - - -<br />

382 VOLVO-PENTA D4-210 103 110 4L 210 154 3500 - - - -<br />

383 VOLVO-PENTA D4-225 103 110 4L 225 165 3500 - - - -<br />

384 VOLVO-PENTA D4-260 103 110 4L 260 191 3500 - - - -<br />

385 VOLVO-PENTA D6-280 103 110 6L 280 206 3500 - - - -<br />

386 VOLVO-PENTA D6-310 103 110 6L 310 228 3500 - - - -<br />

387 VOLVO-PENTA TAMD-63P 98 120 6L 360 265 2800 - - - -<br />

388 VOLVO-PENTA D6-370 103 110 6L 370 272 3500 - - - -<br />

389 VOLVO-PENTA TAMD-63L 98 120 6L 235-310 173-228 2500-2800 - - - -<br />

390 YANMAR 4CHE3 105 125 4L 78 57,4 2550 - 10,63 - -<br />

391 YANMAR 6CHE3 105 125 6L 115 84,6 2550 - 10,63 - -<br />

392 YANMAR 6CH-HTE3 105 125 6L 170 125 2550 - 10,63 - -<br />

393 YANMAR 6NY16-U 160 200 6L 170 125 1025 6,07 6,83 148 198<br />

394 YANMAR 6HAME3 130 150 6L 186 137 2100 - 10,5 - -<br />

395 YANMAR 6N18A-DTV 180 280 6L 200 147 625 6,61 5,83 143 192<br />

396 YANMAR 6CH-DTE3 105 125 6L 209 154 2550 - 10,63 - -<br />

397 YANMAR 6N165-AT 165 232 6L 210 154 900 6,92 6,96 145 194<br />

398 YANMAR 6CH-UTE 105 125 6L 255 188 2550 - 10,63 - -<br />

399 YANMAR 6NY16-S 160 200 6L 275 202 1150 8,75 7,67 148 198<br />

400 YANMAR 6HAM-HTE3 130 150 6L 277 204 2100 - 10,5 - -<br />

401 YANMAR 6N165-AN 165 232 6L 280 205 1000 8,3 7,73 145 194<br />

402 YANMAR 6N18A-UTV 180 280 6L 300 220 715 8,66 6,67 143 192<br />

403 YANMAR 6N165-BT 165 232 6L 330 242 950 10,3 7,35 145 194<br />

404 YANMAR 6HA2M-HTE 130 165 6L 350 257 1950 - 10,73 - -<br />

405 YANMAR 6NY16-T 160 200 6L 350 257 1250 10,24 8,33 148 198<br />

406 YANMAR 6N165-BN 165 232 6L 350 257 1050 9,89 8,12 145 194<br />

407 YANMAR 6CX-GTYE 110 130 6L 360 265 2600 - 11,27 - -<br />

408 YANMAR 6N165 165 232 6L 380 279 1100 10,25 8,51 145 194<br />

409 YANMAR 6HA2M-DTE 130 165 6L 405 298 1950 - 10,73 - -<br />

410 YANMAR 6N165-CT 165 232 6L 425 312 1150 10,96 8,89 145 194<br />

411 YANMAR 6NY16-UT 160 200 6L 450 330 1350 12,19 9 148 198


N. COSTRUTTORE MODELLO<br />

ALESAGGIO<br />

[mm]<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

CORSA<br />

[mm]<br />

CONFIG. POTENZA<br />

[HP]<br />

POTENZA<br />

[kW]<br />

VELOCITA'<br />

[rpm]<br />

APPENDICE 1.4 15/15<br />

Motori diesel marini 100kW-1MW<br />

PME<br />

[bar]<br />

VMP<br />

[m/s]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/HPh]<br />

CONS.<br />

SPEC.<br />

[g/kWh]<br />

412 YANMAR 6N165-A 165 232 6L 450 330 1150 11,61 8,89 145 194<br />

413 YANMAR 6N18A-STV 180 280 6L 450 330 820 11,33 7,65 143 192<br />

414 YANMAR 6N165-T 165 232 6L 490 360 1190 12,21 9,2 145 194<br />

415 YANMAR 6N165-CN 165 232 6L 525 386 1200 12,98 9,28 145 194<br />

416 YANMAR<br />

6N18L-DV 180 280 6L 544 400 720-750<br />

15,6-<br />

14,98 6,72-7 143 192<br />

417 YANMAR 6NY16-ST 160 200 6L 550 404 1350 14,9 9 148 198<br />

418 YANMAR 6N165-ST 165 232 6L 550 404 1240 13,16 9,59 145 194<br />

419 YANMAR 6KYM-ETE 132,9 165 6L 551 405 2100 - 11,55 - -<br />

420 YANMAR 6N165-D 165 232 6L 600 441 1300 13,69 10,05 145 194<br />

421 YANMAR 6N18A-DV 180 280 6L 600 441 900 13,77 8,4 145 194<br />

422 YANMAR<br />

6N18L-UV 180 280 6L 612 450 720-750<br />

17,55-<br />

16,85 6,72-7 142 190<br />

423 YANMAR<br />

6N18AL-HV 180 280 6L 619 455 900-1000<br />

14,2-<br />

12,78 8,4-9,33 143 192<br />

424 YANMAR 6LAHM-STE3 150 165 6L 639 470 1900 - 10,45 - -<br />

425 YANMAR 6NY16A-UT 160 200 6L 650 477 1600 14,86 10,67 148 198<br />

426 YANMAR 6N165-DT 165 232 6L 650 477 1300 14,83 10,05 145 194<br />

427 YANMAR<br />

6N18L-SV 180 280 6L 680 500 720-750<br />

19,5-<br />

18,72 6,72-7 141 189<br />

428 YANMAR<br />

6N18AL-DV 180 280 6L 680 500 900-1000<br />

15,6-<br />

14,04 8,4-9,33 145 194<br />

429 YANMAR 6N165-ET 165 232 6L 700 514 1340 15,49 10,36 145 194<br />

430 YANMAR<br />

6N18L-EV 180 280 6L 748 550 720-750<br />

21,45-<br />

20,59 6,72-7 141 189<br />

431 YANMAR<br />

6N18AL-UV 180 280 6L 748 550 900-1000<br />

17,16-<br />

15,44 8,4-9,33 145 194<br />

432 YANMAR 6N165-DN 165 232 6L 750 551 1360 16,36 10,52 145 194<br />

433 YANMAR 6NY16A-ST 160 200 6L 760 558 1600 17,38 10,67 156 209<br />

434 YANMAR 6N165-EN 165 232 6L 800 588 1400 16,95 10,83 145 194<br />

435 YANMAR 6N18A-UV 180 280 6L 800 588 900 18,35 8,4 145 194<br />

436 YANMAR 6AYM-ETE 155 180 6L 830 610 1900 - 11,4 - -<br />

437 YANMAR<br />

6N18AL-SV 180 280 6L 836 614 900-1000<br />

19,18-<br />

17,26 8,4-9,33 143 192<br />

438 YANMAR<br />

6N18AL-EV 180 280 6L 897 659 900-1000<br />

20,58-<br />

18,52 8,4-9,33 143 192<br />

439 YANMAR 6N18A-SV 180 280 6L 900 661 900 20,65 8,4 143 192<br />

440 YANMAR 6RY17P-GV 165 219 6L 1000 1000 1500 P E - -<br />

441 YANMAR 6N18A-EV 180 280 6L 1000 735 950 21,73 8,87 143 192<br />

442 YANMAR 12LAK-STE2 150 165 12V 1100 809 1850 - 10,18 - -<br />

443 YANMAR<br />

6NY16L-HN 160 200 6L 272-360 200-264 1000-1200<br />

9,95-<br />

10,97 6,67-8 148 198<br />

444 YANMAR<br />

6NY16L-DN 160 200 6L 333-421 244-309 1000-1200<br />

12,18-<br />

12,83 6,67-8 146 196


APPENDICE 5.1<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

REGOLAMENTI RINA DA<br />

APPLICARE AL SISTEMA DI<br />

PROPULSIONE IBRIDA<br />

1. Parte C, Cap. 2, Sez. 14. Impianti di propulsione elettrica<br />

2. Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione<br />

3. Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto<br />

4. Parte C, Cap. 2, Sez. 4. Macchine elettriche rotanti<br />

5. Parte C, Cap. 2, Sez. 2 par.1.2. Condizioni ambientali<br />

6. Parte C, Cap. 2, Sez. 6 Convertitori a semiconduttori<br />

7. Parte C, Cap. 2, Sez. 9 Cavi<br />

8. Parte C, Cap. 2, Sez. 8 Apparecchiature assiemate (quadri)<br />

9. Parte C, Cap. 2, Sez. 10 Apparecchiature in genere.<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel<br />

APPENDICE 5.1 1/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 14. Impianti di propulsione elettrica


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

1. Regolamento RINA: Parte C, Capitolo 2, Sezione 14<br />

IMPIANTI DI PROPULSIONE ELETTRICA<br />

1 Generalità<br />

1.1 Norme applicabili<br />

1.1.1 Le seguenti prescrizioni si applicano<br />

alle navi dotate di impianti di propulsione<br />

elettrica con almeno un motore di<br />

propulsione elettrico e la sua alimentazione<br />

elettrica.<br />

Tutti i componenti elettrici degli impianti di<br />

propulsione devono rispondere alle seguenti<br />

prescrizioni.<br />

1.1.2 I motori primi devono rispondere alle<br />

prescrizioni di cui in Cap 1, Sez 2.<br />

1.1.3 Per le vibrazioni torsionali dell’impianto<br />

di propulsione elettrica vale quanto stabilito<br />

alla Cap 1, Sez 9.<br />

1.1.4 Gli impianti di refrigerazione e di<br />

lubrificazione devono rispondere alle<br />

prescrizioni di cui in Cap 1, Sez 10.<br />

1.1.5 Gli impianti di comando e di controllo<br />

devono rispondere alle prescrizioni di cui nel<br />

Capitolo 3.<br />

1.1.6 Le installazioni con assegnazione di<br />

notazioni addizionali di automazione devono<br />

rispondere alle prescrizioni di cui nella Parte<br />

F.<br />

1.2 Condizioni di funzionamento<br />

1.2.1 La coppia motrice ordinariamente<br />

disponibile per la<br />

manovra nei motori per la propulsione<br />

elettrica deve essere<br />

tale da permettere di fermare o invertire il<br />

verso del moto<br />

della nave quando questa è alla velocità<br />

massima di esercizio.<br />

1.2.2 Per i motori sincroni trifasi deve essere<br />

previsto un<br />

adeguato margine di coppia motrice per<br />

evitare che il motore perda il passo (il<br />

sincronismo) in condizioni di mare agitato e<br />

durante le virate.<br />

1.2.3 Quando un impianto di generazione di<br />

energia elettrica ha una potenza nominale<br />

superiore a quella di un motore elettrico di<br />

propulsione, devono essere previsti mezzi<br />

per limitare i valori delle grandezze di<br />

ingresso al motore. Tali valori non devono<br />

superare quelli corrispondenti alla coppia<br />

continuativa di pieno carico per la quale il<br />

motore e gli assi sono dimensionati.<br />

1.2.4 Tutto l’impianto deve avere una<br />

capacità d<br />

durante l’avviamento e le condizioni di<br />

manovra.<br />

In relazione al tipo di servizio della nave (p.e.<br />

per navigazione tra i ghiacci) deve essere<br />

considerata la coppia a motore bloccato che<br />

può essere richiesta.<br />

1.2.5 I motori elettrici e le linee d’alberi<br />

devono essere costruite ed installate in<br />

modo tale che, a qualsiasi velocità raggiunta<br />

in esercizio, tutti i componenti rotanti siano<br />

adeguatamente bilanciati.<br />

2 Progettazione degli impianti<br />

di propulsione<br />

2.1 Generalità<br />

2.1.1 L’energia elettrica per l’impianto di<br />

propulsione può essere fornita da gruppi<br />

generatori, dedicati per l’impianto di<br />

propulsione, o da un impianto centrale di<br />

generazione d’energia che alimenta i servizi<br />

della nave e la propulsione elettrica.<br />

La configurazione minima di un impianto di<br />

propulsione elettrica può consistere in un<br />

APPENDICE 5.1 2/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 14. Impianti di propulsione elettrica


motore primo, un solo generatore ed un solo<br />

motore elettrico. Quando la produzione di<br />

energia elettrica utilizzata per la propulsione<br />

è indipendente dalla produzione di bordo, i<br />

motori diesel che trascinano i generatori<br />

elettrici devono essere considerati come<br />

motori principali.<br />

2.1.2 Negli impianti aventi un solo motore di<br />

propulsione alimentato tramite un<br />

convertitore statico, deve essere previsto un<br />

convertitore di riserva facilmente<br />

commutabile.<br />

L’utilizzo di avvolgimenti doppi di statore con<br />

un convertitore per ciascun avvolgimento è<br />

considerata una soluzione alternativa.<br />

2.1.3 Negli impianti di propulsione elettrica<br />

alimentati da due o più gruppi generatori a<br />

tensione costante, l’energia elettrica per i<br />

servizi ausiliari della nave può essere<br />

derivata da questa sorgente. Non è<br />

necessario installare generatori addizionali<br />

per i servizi ausiliari a patto che, con un<br />

generatore fuori servizio, possano essere<br />

mantenuti una efficace propulsione ed i<br />

servizi menzionati in Sez 3, [2.2.3].<br />

Qualora siano impiegati trasformatori per<br />

alimentare i servizi ausiliari della nave,<br />

vedere Sez 5.<br />

2.1.4 Gli impianti aventi due o più generatori<br />

di propulsione,due o più convertitori statici, o<br />

due o più motori su uno stesso albero di<br />

propulsione, devono essere realizzati in<br />

modo da poter escludere dal servizio e<br />

scollegare elettricamente qualunque unità,<br />

senza influenzare il funzionamento delle<br />

rimanenti.<br />

2.2 Caratteristiche della<br />

alimentazione<br />

2.2.1 Negli impianti destinati esclusivamente<br />

alla propulsione elettrica, le variazioni di<br />

tensione e la tensione massima devono<br />

essere mantenute entro i limiti richiesti in<br />

Sez 2.<br />

2.2.2 Le variazioni di frequenza, in condizioni<br />

particolari (p.e. durante la manovra di<br />

inversione rapida del moto), potranno<br />

superare i limiti stabiliti in Sez 2, purché esse<br />

non influenzino indebitamente le altre<br />

apparecchiature connesse in rete.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2.2.3 L’impianto elettrico deve essere<br />

progettato in modo<br />

che gli effetti dannosi dovuti a interferenze<br />

elettromagnetiche<br />

provocate da dispositivi a semiconduttori<br />

siano impediti,<br />

in accordo a Sez 2.<br />

2.3 Macchinari ausiliari<br />

2.3.1 Gli impianti ausiliari dell’elica o degli<br />

spintori (thrusters) devono essere alimentati<br />

direttamente dal quadro principale o dal<br />

quadro principale di distribuzione o da un<br />

quadro di distribuzione riservato a tali circuiti,<br />

alla tensione nominale ausiliaria.<br />

2.3.2 Quando l’installazione ha uno o più<br />

impianti di lubrificazione, devono essere<br />

previsti dispositivi per assicurare il<br />

monitoraggio della temperatura di ritorno<br />

dell’olio lubrificante.<br />

2.3.3 Le installazioni di macchinari per la<br />

propulsione aventi in impianto di<br />

lubrificazione forzata devono essere provvisti<br />

di dispositivi di allarme che intervengono in<br />

caso di mancanza della pressione dell’olio.<br />

2.4 Protezioni elettriche<br />

2.4.1 L’esclusione automatica degli impianti<br />

di propulsione elettrica che abbia<br />

conseguenze negative sulla manovrabilità<br />

della nave deve essere limitata a quelle<br />

cause di guasto che possono comportare<br />

severi danni all’apparecchiatura.<br />

2.4.2 Devono essere previste le seguenti<br />

protezioni dei convertitori:<br />

• protezione contro la sovratensione negli<br />

impianti di alimentazione a cui sono<br />

connessi i convertitori;<br />

• protezione contro le sovracorrenti negli<br />

elementi a semiconduttore durante il<br />

normale funzionamento;<br />

• protezione contro i corto circuiti.<br />

2.4.3 Gli eventuali dispositivi di protezione<br />

contro sovracorrente nei circuiti principali<br />

devono essere regolati su valori<br />

sufficientemente elevati in modo che non ci<br />

sia possibilità di un loro intervento per le<br />

sovracorrenti causate nel corso di<br />

APPENDICE 5.1 3/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 14. Impianti di propulsione elettrica


funzionamento normale dell’impianto, p.e.<br />

per operazioni di manovra o di navigazione<br />

in acque agitate.<br />

2.4.4 La protezione contro sovracorrenti può<br />

essere sostituita da impianti di controllo<br />

automatici per garantire che le sovracorrenti<br />

non raggiungano valori che possano<br />

danneggiare l’impianto, p.e. impianti di<br />

esclusione selettiva o di rapida riduzione del<br />

flusso magnetico dei generatori e dei<br />

motori.<br />

2.4.5 Nel caso di impianti di propulsione<br />

alimentati da generatori connessi in parallelo,<br />

devono esservi idonei impianti di controllo<br />

per garantire che, se uno o più generatori<br />

vengono sconnessi dalla rete, i rimanenti<br />

non siano sovraccaricati dai motori di<br />

propulsione.<br />

2.4.6 Negli impianti trifase devono essere<br />

previsti dispostitivi di protezione contro lo<br />

squilibrio delle fasi nel circuito del motore<br />

che provochino la diseccitazione dei<br />

generatori e dei motori o la sconnessione del<br />

relativo circuito.<br />

2.5 Eccitazione dei motori di<br />

propulsione elettrica<br />

2.5.1 Ciascun motore di propulsione deve<br />

avere la propria eccitatrice.<br />

2.5.2 Negli impianti di propulsione nei quali è<br />

previsto o un solo generatore o un solo<br />

motore, deve esservi, per ciascuna<br />

macchina, una eccitatrice statica elettronica<br />

di riserva, facilmente commutabile.<br />

2.5.3 Nel caso di navi aventi più motori di<br />

propulsione, deve essere prevista una<br />

eccitatrice statica elettronica addizionale di<br />

riserva facilmente commutabile.<br />

2.5.4 Per la protezione degli avvolgimenti di<br />

campo e dei cavi, devono essere previsti<br />

mezzi per limitare la tensione indotta quando<br />

i circuiti di campo sono aperti. In alternativa,<br />

quando i circuiti di campo sono aperti, la<br />

tensione indotta deve essere mantenuta al<br />

valore nominale di progetto.<br />

2.5.5 Nei circuiti di eccitazione, non devono<br />

esistere protezioni contro il sovraccarico che<br />

provochino l’apertura dei circuiti, eccetto per<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

i circuiti di eccitazione con convertitori a<br />

semiconduttori.<br />

3 Costruzione delle macchine<br />

rotanti e dei convertitori a<br />

semiconduttori<br />

3.1 Ventilazione<br />

3.1.1 Nel caso in cui le macchine elettriche<br />

siano provviste di ventilatori incorporati e<br />

debbano funzionare a velocità inferiori a<br />

quella nominale, con coppia motrice,<br />

corrente, eccitazione, o altre caratteristiche<br />

corrispondenti al pieno carico, non devono<br />

verificarsi sovratemperature superiori a<br />

quelle di progetto.<br />

3.1.2 Nel caso in cui le macchine elettriche o<br />

i convertitori siano provvisti di ventilazione<br />

forzata, devono essere previsti almeno due<br />

ventilatori, o altre sistemazioni idonee,<br />

cosicchè sia ancora possibile il loro<br />

funzionamento, anche se a potenza ridotta,<br />

in caso di guasto di un ventilatore.<br />

3.2 Protezione contro umidità e<br />

acqua di condensazione<br />

3.2.1 Le macchine e le apparecchiature nelle<br />

quali possano accumularsi umidità e acqua<br />

di condensazione devono essere provviste di<br />

efficaci mezzi di riscaldamento.<br />

Questi riscaldatori devono essere previsti<br />

per motori con potenza superiore a 500 kW,<br />

per mantenere la temperatura interna della<br />

macchina a circa 3°C al di sopra della<br />

temperatura ambiente.<br />

3.2.2 Devono essere prese misure per<br />

prevenire l’accumulo di acqua di sentina che<br />

può essere soggetta ad entrarenelle<br />

macchine.<br />

3.3 Macchine rotanti<br />

3.3.1 Le macchine elettriche devono poter<br />

sopportare l’eccesso di coppia che può<br />

determinarsi durante il servizio della nave.<br />

3.3.2 Nella progettazione delle macchine<br />

rotanti alimentate<br />

APPENDICE 5.1 4/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 14. Impianti di propulsione elettrica


da convertitori statici occorre tenere<br />

presente gli effetti delle armoniche<br />

nell’alimentazione.<br />

3.3.3 L’isolamento degli avvolgimenti delle<br />

macchine elettriche deve poter sopportare le<br />

sovratensioni che possono<br />

determinarsi in condizioni di manovra.<br />

3.3.4 Le macchine a corrente alternata<br />

devono essere capaci di sopportare senza<br />

danno un corto circuito improvviso ai<br />

terminali, quando funzionano alle condizioni<br />

nominali.<br />

3.3.5 La corrente e la tensione fornita dalle<br />

eccitatrici e la loro alimentazione devono<br />

essere adeguate ad assicurare la potenza<br />

richiesta durante le condizioni di manovra e<br />

di sovracorrente compreso il corto circuito in<br />

transitorio.<br />

3.4 Convertitori a semiconduttori<br />

3.4.1 Per i singoli elementi di convertitori a<br />

semiconduttori devono essere usati come<br />

base i seguenti valori limite URM per le<br />

tensioni di picco ripetitive:<br />

• impianto collegato a sbarre di propulsione<br />

separate: URM = 1,5 UP<br />

• impianto collegato a sbarre comuni ad altri<br />

servizi dellanave:URM = 1,8 UP<br />

dove<br />

UP : è il valore di picco della tensione<br />

nominale<br />

all’ingresso del convertitore a semiconduttori.<br />

3.4.2 Per gli elementi dei convertitori a<br />

semiconduttori collegati in serie, i valori di<br />

cui in [3.4.1] devono essere aumentati del<br />

10%. Deve essere assicurata un’adeguata<br />

ripartizione della tensione.<br />

3.4.3 Per gli elementi dei convertitori a<br />

semiconduttori collegati in parallelo deve<br />

essere assicurata una eguale ripartizione di<br />

corrente.<br />

3.4.4 Devono essere adottati mezzi, quando<br />

necessario, per limitare l’effetto delle<br />

armoniche sia all’impianto sia ad altri<br />

convertitori a semiconduttori. Devono essere<br />

installati idonei filtri per tenere la corrente e<br />

la tensione entro i limiti forniti in Sez 2.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

4 Impianti di comando e<br />

controllo<br />

4.1 Generalità<br />

4.1.1 Gli impianti di comando e controllo,<br />

compresi gli impianti a computer, devono<br />

essere di tipo omologato, in accordo con<br />

Cap 3, Sez 6.<br />

4.2 Impianti di comando<br />

dell’impianto di potenza<br />

4.2.1 Devono essere previsti impianti di<br />

comando dell’impianto di potenza che<br />

garantiscano la disponibilità di potenza<br />

adeguata alla propulsione, per mezzo di<br />

impianti automatici e/o di impianti di<br />

comando a distanza<br />

manuali.<br />

4.2.2 Gli impianti di comando automatici<br />

devono essere tali che, in caso di guasto, la<br />

velocità del propulsore e la direzione di<br />

spinta non subiscano variazioni sostanziali.<br />

4.2.3 Un guasto nell’impianto di comando<br />

dell’impianto di potenza non deve provocare<br />

la perdita completa dell’energia generata<br />

(cioè black out) o la perdita della propulsione.<br />

4.2.4 La perdita degli impianti di comando<br />

dell’impianto di potenza non deve provocare<br />

variazioni nella potenza disponibile, cioè non<br />

devono determinarsi avviamenti o arresti dei<br />

gruppi generatori come conseguenza di tale<br />

perdita.<br />

4.2.5 Quando nel funzionamento manuale<br />

viene impiegato il comando con aiuto di<br />

energia (per esempio elettrica, pneumatica o<br />

idraulica), una deficienza di tale energia non<br />

deve comportare l’interruzione della potenza<br />

al propulsore.<br />

Tale dispositivo deve essere in grado di<br />

funzionare in modo<br />

del tutto manuale.<br />

4.2.6 L’impianto di comando deve includere<br />

la seguenti funzioni principali:<br />

• Controllo degli allarmi: qualsiasi evento<br />

critico per il buon funzionamento di un<br />

servizio ausiliario essenziale o di un<br />

elemento principale dell’installazione che<br />

APPENDICE 5.1 5/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 14. Impianti di propulsione elettrica


ichiede un un’azione immediata per evitare<br />

l’arresto deve generare un allarme.<br />

• Comando della velocità o del passo<br />

dell’elica.<br />

• Arresto o riduzione quando necessario.<br />

4.2.7 Quando l’impianto di propulsione<br />

elettrica è alimentato dal quadro principale<br />

insieme ai servizi della nave, deve essere<br />

prevista l’esclusione automatica dei servizi<br />

non essenziali e/o la limitazione di potenza<br />

della propulsione elettrica. Deve essere<br />

azionato un allarme in caso di limitazione di<br />

potenza o di esclusione automatica dei<br />

carichi in eccesso.<br />

4.2.8 Deve essere eliminato il rischio di black<br />

out dovuto al funzionamento della<br />

propulsione elettrica. Su richiesta della<br />

Società, deve essere effettuata una analisi<br />

dei modi di guasto e degli effetti per<br />

dimostrare l’affidabilità dell’impianto.<br />

4.3 Strumenti di indicazione<br />

4.3.1 In ciascuna postazione di comando a<br />

distanza della propulsione, in aggiunta alle<br />

prescrizioni di cui nel Capitolo 3, devono<br />

esservi strumenti di indicazione della<br />

potenza impiegata e di quella disponibile per<br />

la propulsione.<br />

4.3.2 Sul quadro di comando della potenza o<br />

in altra posizione appropriata devono essere<br />

previsti, in relazione al tipo di impianto, gli<br />

strumenti indicati in [4.3.3] e [4.3.4].<br />

4.3.3 Per ciascun alternatore per la<br />

propulsione sono richiesti i seguenti<br />

strumenti:<br />

• un amperometro su ogni fase o<br />

commutabile sulle varie fasi;<br />

• un voltmetro commutabile sulle varie fasi;<br />

• un wattmetro;<br />

• un tachimetro o un frequenzimetro;<br />

• un cosfimetro o un varmetro o un<br />

amperometro di campo per ciascun<br />

alternatore funzionante in parallelo;<br />

• un indicatore di temperatura per la lettura<br />

diretta dei valori delle temperature degli<br />

avvolgimenti statorici per ciascun alternatore<br />

avente potenza nominale superiore a 500<br />

kW.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

4.3.4 Per ciascun motore di propulsione in<br />

corrente alternata sono richiesti i seguenti<br />

strumenti:<br />

• un amperometro per il circuito principale;<br />

• un sensore incorporato per la lettura diretta<br />

dei valori della temperatura degli<br />

avvolgimenti statorici per motori<br />

aventi potenza nominale superiore a 500<br />

kW;<br />

• un amperometro per il circuito di<br />

eccitazione per ciascun motore sincrono;<br />

• un voltmetro per la misura della tensione<br />

tra le fasi per ciascun motore alimentato<br />

tramite un convertitore di frequenza a<br />

semiconduttori.<br />

4.3.5 Quando sono utilizzati impianti di<br />

misura della velocità per il comando e<br />

l’indicazione, l’impianto deve essere<br />

duplicato con i circuiti dei sensori separati e<br />

l’alimentazione separata.<br />

4.3.6<br />

Per ciascun ponte di semiconduttori deve<br />

essere previsto un amperometro sul suo<br />

circuito di alimentazione.<br />

4.4 Impianto di allarme<br />

4.4.1 Deve essere previsto un impianto di<br />

allarme rispondente alle norme del Capitolo<br />

3. L’impianto deve fornire una segnalazione<br />

nelle postazioni di comando quando i<br />

parametri specificati in [4.4] assumono valori<br />

al di fuori dall’intervallo di normale<br />

funzionamento e quando si verifichi qualsiasi<br />

episodio che possa influenzare la<br />

propulsione elettrica.<br />

4.4.2 Se è previsto un impianto di allarme<br />

per altri macchinari o impianti essenziali, gli<br />

allarmi di cui in [4.4.1] possono far parte di<br />

tale impianto.<br />

4.4.3 (1/7/2004)<br />

Gli allarmi che comportano una condizione<br />

critica per la propulsione possono essere<br />

raggruppati ma devono essere segnalati in<br />

plancia separatamente da altri allarmi.<br />

4.4.4 Devono essere previsti gli allarmi di<br />

seguito indicati, quando applicabile:<br />

• alta temperatura dell’aria di raffreddamento<br />

per le macchine e i convertitori a<br />

APPENDICE 5.1 6/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 14. Impianti di propulsione elettrica


semiconduttore provvisti di ventilazione<br />

forzata (vedere Nota 1);<br />

• basso flusso dei fluidi di raffreddamento<br />

primario o secondario per le macchine e i<br />

convertitori a semiconduttori provviste di<br />

raffreddamento a circuito chiuso con<br />

scambiatore di calore;<br />

• presenza di perdite di fluido refrigerante<br />

nell’interno della custodia delle macchine e<br />

dei convertitori a semiconduttori con<br />

scambiatori aria-liquido;<br />

• alta temperatura degli avvolgimenti dei<br />

generatori e motori di propulsione, quando<br />

richiesto (vedere [4.3]);<br />

• bassa pressione dell’olio lubrificante dei<br />

cuscinetti in macchine con impianto di<br />

lubrificazione forzata;<br />

• intervento delle protezioni sui dispositivi<br />

contro le sovratensioni nei convertitori a<br />

semiconduttori (allarme critico);<br />

• intervento delle protezioni sui circuiti di filtro<br />

per limitare i disturbi dovuti ai convertitori a<br />

semiconduttori;<br />

• intervento dei dispositivi di protezione<br />

contro le sovracorrenti fino al corto circuito<br />

incluso dei convertitori a semiconduttori<br />

(allarme critico);<br />

• sbilanciamento di tensione nei sistemi<br />

trifasi in corrente alternata alimentati da<br />

convertitori di frequenza a semiconduttori;<br />

• guasto verso massa nel circuito principale<br />

di propulsione (vedere Nota 2);<br />

• guasto verso massa nei circuiti di<br />

eccitazione delle macchine di propulsione<br />

(vedere Nota 3).<br />

Nota 1: In alternativa alla temperatura dell’aria per<br />

i convertitori possono essere controllati il flusso<br />

dell’aria, l’alimentazione di energia elettrica al<br />

ventilatore o la temperatura dei semiconduttori.<br />

Nota 2: Nel caso di impianti con generatori e<br />

motori in corrente alternata connessi a stella e con<br />

i neutri connessi a massa, questo dispositivo può<br />

non rivelare il guasto a massa dell’intero<br />

avvolgimento delle macchine.<br />

Nota 3: Tali dispositivi possono essere omessi nei<br />

sistemi di eccitazione senza spazzole e nei circuiti<br />

di eccitazione di macchine di potenza nominale<br />

fino a 500 kW. Per essi dovranno tuttavia essere<br />

previste lampadine, voltmetri o altri mezzi per<br />

indicare lo stato di isolamento durante il<br />

funzionamento.<br />

4.5 Riduzione di potenza<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

4.5.1 Deve determinarsi una riduzione<br />

automatica di potenza nei casi di seguito<br />

indicati:<br />

• bassa pressione dell’olio lubrificante dei<br />

cuscinetti dei generatori e motori di<br />

propulsione;<br />

• alta temperatura degli avvolgimenti dei<br />

generatori e motori di propulsione;<br />

• guasto ai ventilatori delle macchine e dei<br />

convertitori provvisti di ventilazione forzata, o<br />

guasto dell’impianto di raffreddamento;<br />

• mancanza dei fluidi di raffreddamento di<br />

macchine e convertitori a semiconduttori;<br />

• limitazione di carico dei generatori ovvero<br />

potenza disponibile inadeguata.<br />

4.5.2 Nelle postazioni di comando della<br />

propulsione deve essere segnalata<br />

l’avvenuta riduzione automatica della<br />

potenza (allarme critico).<br />

4<br />

.5.3 Deve essere previsto lo spegnimento<br />

dei semiconduttori in caso di condizioni di<br />

funzionamento anormale in accordo con le<br />

specifiche del costruttore.<br />

5 Installazione<br />

5.1 Ventilazione dei locali<br />

5.1.1 La mancanza della ventilazione nei<br />

locali con ventilazione forzata non deve<br />

provocare una mancanza di propulsione. A<br />

tale scopo devono essere previsti due<br />

sistemi di ventilazione, uno dei quali di<br />

riserva all’altro. Possono essere considerate<br />

disposizioni equivalenti che utilizzano diversi<br />

ventilatori alimentati indipendentemente.<br />

5.2 Percorsi dei cavi<br />

5.2.1 I cavi per il comando e gli strumenti<br />

devono soddisfare le prescrizioni di cui in<br />

Cap 3, Sez 5.<br />

5.2.2 Negli impianti nei quali è previsto più di<br />

un motore di propulsione, i cavi di ogni<br />

macchina devono seguire percorsi il più<br />

lontano possibile dai cavi delle altre<br />

macchine.<br />

5.2.3 I cavi collegati ai collettori ad anelli dei<br />

motori sincroni devono essere<br />

adeguatamente isolati per la tensione alla<br />

quale essi sono soggetti durante la manovra.<br />

APPENDICE 5.1 7/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 14. Impianti di propulsione elettrica


6 Prove<br />

6.1 Prove sulle macchine rotanti<br />

6.1.1 Le prove devono soddisfare le<br />

prescrizioni di cui in Sez 4.<br />

6.1.2 Per le macchine rotanti, come<br />

generatori sincroni e motori elettrici sincroni,<br />

di potenza superiore a 3 MW, deve essere<br />

inviato per approvazione alla Società un<br />

programma di prove.<br />

6.1.3 Per quanto riguarda la valutazione<br />

delle sovratemperature, è necessario tenere<br />

in considerazione le perdite di<br />

origine termica supplementari indotte dalle<br />

armoniche di corrente nell’avvolgimento di<br />

statore. A questo scopo, possono essere<br />

utilizzati due metodi:<br />

• Metodo di prova diretto, quando il motore di<br />

propulsione elettrica è alimentato dal suo<br />

convertitore di frequenzae/o da sistemazioni<br />

back to back in accordo alle apparecchiature<br />

presenti nell’officina del fornitore.<br />

• Metodo di prova indiretto come definito in<br />

App 1. In questo caso, deve essere<br />

documentata una validazione<br />

delle stima dell’eccesso di temperatura<br />

dovuta alle armoniche. Può essere presa in<br />

considerazione una giustificazione basata su<br />

un programma di calcolo a computer, a patto<br />

che la validazione di tale programma sia<br />

dimostrata da esperienze precedenti.<br />

7 Norme specifiche per i POD<br />

7.1 Generalità<br />

7.1.1 Le prescrizioni per la parte strutturale<br />

di un POD sono indicate in Parte B, Cap 10,<br />

Sez 1, [11].<br />

7.1.2 Quando viene utilizzato come impianto<br />

di governoper la manovra, il POD deve<br />

soddisfare i requisiti di cui in Cap 1, Sez 11.<br />

7.2 Commutatori rotanti<br />

7.2.1 Per quanto riguarda l’impianto elettrico,<br />

il motore elettrico è alimentato da un<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

commutatore rotante che ruota con il POD.<br />

La parte della trasmissione di potenza è<br />

connessa all’alimentazione della nave che<br />

utilizza gli stessi componenti di un impianto<br />

di propulsione convenzionale. Sono utilizzati<br />

contatti striscianti con un adeguato supporto<br />

tra le parti fisse e quelle rotanti.<br />

7.2.2 (1/7/2003)<br />

Le prove di tipo devono essere eseguite, a<br />

meno che il costruttore non possa produrre<br />

giustificazioni basate su esperienze<br />

precedenti che attestino le prestazioni<br />

soddisfacenti di tali apparecchiature a bordo.<br />

7.2.3 Deve essere inviato un programma di<br />

prove per l’approvazione da parte della<br />

Società. Deve essere dimostrato che la<br />

trasmissione di potenza, e la trasmissione<br />

dei segnali di basso livello, non siano<br />

influenzati dalle condizioni ambientali e di<br />

funzionamento che si instaurano a bordo. A<br />

questo scopo, devono essere considerate le<br />

seguenti prove e verifiche:<br />

• Verifica del grado di protezione (I.P.), in<br />

accordo con l’ubicazione del commutatore<br />

rotante,<br />

• Verifica delle distanze superficiali ed in aria,<br />

• Verifica del materiale di isolamento (in<br />

accordo con la procedura di prova descritta<br />

nella Pubblicazione IEC 60112).<br />

• Prova di durata: Dopo aver impostato la<br />

pressione di contatto e la corrente nominale,<br />

il commutatore viene sottoposto alla prova di<br />

rotazione. Il numero di rotazioni è valutato<br />

tenendo conto del funzionamento della nave<br />

e dell’impianto di comando della velocità di<br />

rotazione. Deve essere considerata la<br />

possibilità di ruotare il POD di 180° per la<br />

marcia avanti e di 360° per ritornare nella<br />

posizione originale. Il commutatore potrebbe<br />

essere sottoposto<br />

a cicli comprendenti la rotazione totale o<br />

parziale in relazione all’utilizzo del POD<br />

come organo di governo. Devono essere<br />

registrate la caduta di tensione e la corrente.<br />

Deve essere effettuata una prova di<br />

sovraccarico in accordo con le disposizioni di<br />

cui in Sez 4 (minimo 150%, 15 secondi).<br />

• Verifica del comportamento dei collettori ad<br />

anelli, quando sottoposti alla vibrazione<br />

definita in Cap 3, Sez 6.<br />

• Verifica del comportamento dei collettori ad<br />

anelli, dopo la prova di caldo umido, come<br />

definita nel Capitolo 3, e della possibile<br />

APPENDICE 5.1 8/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 14. Impianti di propulsione elettrica


corrosione delle parti mobili e dei contatti.<br />

Dopo la prova di caldo umido, devono<br />

essere eseguite<br />

le prove di seguito indicate:<br />

• Misura della resistenza di isolamento. Il<br />

valore di resistenza minima deve essere in<br />

accordo con la Sez 4, Tab 2<br />

• Prova di tensione applicata come definita<br />

nella Sez 4.<br />

7.3 Motori elettrici<br />

7.3.1 Le perdite di origine termica sono<br />

dissipate dal liquido di raffreddamento del<br />

bulbo e dalla ventilazione interna del POD.<br />

Deve essere inviata alla Società la<br />

giustificazione per la valutazione del bilancio<br />

termico tra l’acqua di mare e l’aria di<br />

raffreddamento.<br />

Nota 1: Deve essere documentato il metodo di<br />

calcolo utilizzato per la valutazione dell’impianto di<br />

raffreddamento (basato principalmente su<br />

programmi a computer). Il metodo di calcolo deve<br />

essere giustificato basandosi sull’esperienza del<br />

progettista di tali impianti. Potrebbero essere presi<br />

in considerazione i risultati basati su prove su<br />

modelli in scala o di altri metodi.<br />

7.3.2 Devono essere previsti a bordo mezzi<br />

per regolare le caratteristiche di<br />

raffreddamento ad aria, per ottenere una<br />

sovratemperatura degli avvolgimenti<br />

accettabile. Tali mezzi devono essere<br />

impostati secondo le prove in banchina ed in<br />

mare.<br />

7.4 Strumenti e dispositivi associati<br />

7.4.1 Devono essere previsti mezzi per<br />

trasmettere i segnali connessi ai sensori<br />

ubicati nei POD.<br />

7.5 Prove addizionali<br />

7.5.1 Le prove sui motori per la propulsione<br />

elettrica devono essere eseguite in accordo<br />

a Sez 4, e le altre prove in accordo a Cap 1,<br />

Sez 15.<br />

7.5.2 Devono essere eseguite prove per<br />

verificare la validazione del calcolo delle<br />

sovratemperature.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

APPENDICE 5.1 9/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 14. Impianti di propulsione elettrica


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2. Regolamento RINA: Parte C, Capitolo 3,<br />

Sezioni tutte.<br />

Impianti di automazione<br />

SEZIONE 1 NORME<br />

GENERALI<br />

1 Generalità<br />

1.1 Limiti di applicazione alle norme<br />

1.1.1 Le norme seguenti si applicano agli<br />

impianti di automazione installati a bordo di<br />

tutte le navi, destinati ai servizi essenziali<br />

come definiti in Cap 2, Sez 1. Esse di<br />

applicano anche agli impianti richiesti nel<br />

Capitolo 1 e nel Capitolo 2.<br />

1.1.2 Il presente Capitolo è inteso ad evitare<br />

che i guasti o i malfunzionamenti degli<br />

impianti di automazione destinati ai servizi<br />

essenziali e non essenziali comportartino<br />

rischi agli altri servizi essenziali.<br />

1.1.3 Le prescrizioni per le navi con locali<br />

macchina non presidiati e per le navi aventi<br />

notazioni addizionali sono specificati nella<br />

Parte F.<br />

1.2 Norme e Standard<br />

1.2.1 Le Norme e gli Standard applicabili<br />

sono quelli definiti in Cap 2, Sez 1.<br />

1.3 Definizioni<br />

1.3.1 I termini utilizzati nel presente Capitolo<br />

hanno il significato attribuito loro dalle<br />

“definizioni” convenute in Cap 2, Sez 1 o<br />

nelle norme IEC, se non diversamente<br />

specificato. Si applicano inoltre le seguenti<br />

definizioni:<br />

• Indicatore di allarme è un indicatore che<br />

fornisce un segnale ottico e/o acustico<br />

all’insorgere di uno o più guasti per attirare<br />

l’attenzione dell’operatore.<br />

• Impianto di allarme è un impianto destinato<br />

a dare un allarme in caso di condizioni<br />

anormali di funzionamento.<br />

• Software applicativo è il software che<br />

esegue compiti specifici della configurazione<br />

effettiva dell’impianto a computer ed è<br />

supportato dal software di base.<br />

• Comando automatico è il comando di una<br />

operazione senza l’intervento umano diretto<br />

o indiretto, in risposta all’insorgere di<br />

predeterminate condizioni.<br />

• Impianti di automazione sono impianti<br />

costituiti da impianti di comando (control) e<br />

da impianti di controllo (monitoring).<br />

• Software di base è il software minimo<br />

comprendente il firmware (programmi di<br />

funzionamento) e il middleware richiesto per<br />

supportare il software applicativo.<br />

• Impianto di riserva “freddo” è un impianto<br />

duplicato con commutazione manuale o con<br />

possibilità di sostituzione manuale di schede<br />

sotto tensione e non in funzione.<br />

L’impianto duplicato deve essere in grado di<br />

svolgere le operazione dell’impianto<br />

principale con prestazioni identiche, e deve<br />

essere in grado di funzionare entro 10<br />

minuti.<br />

• Impianto a computer è un impianto di uno o<br />

più computer, con il relativo software, le<br />

periferiche e le interfacce,<br />

e la rete di computer con i suoi protocolli.<br />

• Stazione di comando è un insieme di<br />

dispositivi di comando e di controllo<br />

(monitoring) attraverso i quali un operatore<br />

può comandare e verificare la prestazione<br />

dell’apparecchiatura.<br />

• Impianto di comando è un impianto<br />

mediante il quale si esercita una azione<br />

volontaria su un’apparecchiatura, diretta a<br />

soddisfare determinati obiettivi.<br />

APPENDICE 5.1 10/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


• Sistema esperto è un sistema intelligente<br />

basato sull’apprendimento che è progettato<br />

per risolvere un<br />

problema utilizzando informazioni che sono<br />

state compilate<br />

utilizzando qualche forma di esperienza<br />

umana.<br />

• Sicurezza in caso di guasto è un principio<br />

progettuale secondo cui un modo di guasto<br />

porta predominantemente a una condizione<br />

di sicurezza con riguardo in<br />

primo luogo alla sicurezza della nave.<br />

• Impianto completamente ridondante è un<br />

impianto di automazione che comprende due<br />

impianti indipendenti (identici o diversi) che<br />

svolgono le medesime funzioni ed operano<br />

nello stesso tempo.<br />

• Impianto di riserva “caldo” è un impianto di<br />

automazione che comprende due impianti<br />

indipendenti (identici o diversi) che svolgono<br />

le medesime funzioni, uno dei quali è in<br />

funzione mentre l’altro è di riserva con un<br />

interruttore di commutazione automatica.<br />

• Strumentazione è un sensore o un<br />

elemento di controllo.<br />

• Impianto integrato è un impianto che<br />

comprende due o più sottosistemi aventi<br />

funzioni indipendenti collegati attraverso una<br />

rete di trasmissione dati e controllati da una<br />

o più stazioni di lavoro.<br />

• Comando locale è il comando di<br />

un’operazione da una posizione adiacente<br />

all’apparecchiatura di manovra o sistemata<br />

sull’apparecchiatura stessa.<br />

• Comando manuale è il comando di<br />

un’operazione agendo sugli organi di<br />

comando finali, direttamente o<br />

indirettamente, tramite l’ausilio di energia<br />

elettrica, oleodinamica o meccanica.<br />

• L’impianto di controllo (monitoring) è un<br />

impianto progettato per tenere sotto controllo<br />

corrette le condizioni<br />

operative delle apparecchiature rivelando<br />

condizioni anormali di funzionamento<br />

(misura delle variabili confrontate con valori<br />

di riferimento specificati).<br />

• Impianto di sicurezza è un impianto<br />

destinato a limitare<br />

le conseguenze di guasti e ad intervenire<br />

automaticamente quando si verificano<br />

condizioni anormali.<br />

• Software è l’insieme dei programmi, delle<br />

procedure e delle documentazioni associate<br />

riguardanti il funzionamento dell’impianto del<br />

computer.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

• Ridondanza è l’esistenza di più di un<br />

mezzo per effettuare una funzione richiesta.<br />

• Comando a distanza è un comando a<br />

distanza di<br />

un’apparecchiatura per mezzo di un<br />

collegamento elettrico o di altro tipo.<br />

1.4 Generalità<br />

1.4.1 Gli impianti ed i componenti di<br />

automazione, come indicato in Cap 2, Sez<br />

15, [2], devono essere scelti tra la lista dei<br />

prodotti di tipo approvato. Essi devono<br />

essere approvati sulla base delle prescrizioni<br />

applicabili delle presenti Norme ed in<br />

particolare quelle elencate nel presente<br />

Capitolo. L’approvazione può essere<br />

concessa a discrezione della Società, caso<br />

per caso, a seguito dell’invio di una<br />

documentazione adeguata e a seguito del<br />

buon esito delle prove richieste.<br />

1.4.2 Le macchine principali e ausiliarie<br />

essenziali per la propulsione, il comando e la<br />

sicurezza della nave devono essere<br />

provviste di mezzi efficaci per il loro<br />

funzionamento ed il loro comando.<br />

1.4.3 Gli impianti di comando, allarme e<br />

sicurezza devono essere basati sul principio<br />

della “sicurezza in caso di guasto” (fail-tosafety).<br />

1.4.4 Ogni guasto degli impianti di<br />

automazione deve generare un allarme.<br />

1.4.5 Indicazioni particolareggiate,<br />

prescrizioni di allarme e sicurezza<br />

riguardanti gli impianti di automazione per<br />

singoli macchinari e impianti sono riportati<br />

nel Capitolo 1.<br />

2 Documentazione<br />

2.1 Generalità<br />

2.1.1 Prima che la costruzione sia<br />

effettivamente incominciata, il Costruttore, il<br />

Progettista od il Cantiere devono inviare alla<br />

Società i documenti (disegni, diagrammi,<br />

specifiche e calcoli) richiesti nella presente<br />

Sezione. L’elenco dei documenti richiesti è<br />

indicativo del complesso di informazioni che<br />

devono essere inviate e non deve essere<br />

APPENDICE 5.1 11/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


assunto come un mero elenco di titoli. La<br />

Società si riserva il diritto di richiedere l’invio<br />

di documenti addizionali nel caso di progetti<br />

non convenzionali o se ritenuto necessario<br />

per la valutazione dell’impianto,<br />

dell’apparecchiatura o del singolo<br />

componente. I disegni devono comprendere<br />

tutti i dati necessari per la loro<br />

interpretazione, la loro verifica e la loro<br />

approvazione. A meno che non sia<br />

diversamente concordato con la Società, i<br />

documenti devono essere inviati<br />

all’approvazione in triplice copia se inviati dal<br />

Cantiere ed in quadruplice copia se inviati<br />

dal fornitore di una apparecchiatura. I<br />

documenti richiesti per conoscenza devono<br />

essere inviati in duplice copia. In ogni caso,<br />

la Società si riserva il diritto di richiedere<br />

copie addizionali, quando ritenuto<br />

necessario.<br />

2.2 Documentazione da inviare<br />

2.2.1 Deve essere inviata la documentazione<br />

elencata in Tab 1.<br />

2.3 Documentazione per gli impianti<br />

a computer<br />

2.3.1 Generalità<br />

Per gli impianti a computer, deve essere<br />

inviata la documentazione elencata in Tab 2.<br />

2.3.2 Descrizione dell’impianto, software<br />

dei<br />

computer<br />

Tale documentazione deve contenere:<br />

• un elenco di tutti i principali moduli software<br />

installati in ciascuna unità hardware con i<br />

nomi ed i numeri di versione<br />

• la descrizione di tutti i software principali<br />

che deve comprendere almeno:<br />

• la descrizione del software di base<br />

installato in ciascuna unità hardware, incluso<br />

il software per la comunicazione, quando<br />

applicabile<br />

• la descrizione del software applicativo.<br />

2.3.3 Descrizione del hardware dei<br />

computer<br />

La documentazione da inviare deve<br />

comprendere:<br />

• tutte le informazioni hardware di<br />

importanza per l’applicazione ed un elenco<br />

di tutti i documenti che si applicano<br />

all’impianto.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

• lo schema del circuito di alimentazione<br />

• una descrizione degli strumenti hardware e<br />

software<br />

necessari per la configurazione delle<br />

apparecchiature<br />

• le informazioni necessarie per la messa in<br />

servizio dell’impianto<br />

• le informazioni generali necessarie per la<br />

ricerca guasti e la riparazione quando<br />

l’impianto è in funzione.<br />

2.3.4 Analisi di affidabilità dell’impianto<br />

La documentazione da inviare deve<br />

dimostrare l’affidabilità dell’impianto per<br />

mezzo di appropriate analisi come ad<br />

esempio:<br />

• un’analisi del modo di guasto che descriva<br />

gli effetti dovuti ai guasti che portano alla<br />

distruzione dell’impianto di automazione. In<br />

aggiunta, questo documento deve mostrare<br />

le conseguenze sugli altri impianti, se<br />

esistono. Tale analisi deve essere valutata in<br />

accordo alla Norma IEC 60812, o a qualsiasi<br />

altro Standard riconosciuto<br />

• rapporto di prova /prova di vita<br />

• calcolo del MTBF (Mean Time Between<br />

Failure)<br />

• qualsiasi altro documento che provi alla<br />

Società l’affidabilità dell’impianto.<br />

2.3.5 Descrizione delle interfacce con<br />

l’utilizzatore<br />

La documentazione deve contenere:<br />

• una descrizione delle funzioni residenti in<br />

ciascuna interfaccia con l’operatore<br />

(tastiera/schermo o equivalente) • una<br />

descrizione di ciascuna schermata (schemi,<br />

foto a colori, ecc.)<br />

• una descrizione di come funziona il menu<br />

(presentazione ad albero)<br />

• un manuale per l’operatore contenente le<br />

informazioni<br />

necessarie per l’installazione e l’impiego.<br />

2.3.6 Programmi di prova<br />

Devono essere inviati i seguenti programmi<br />

di prova:<br />

• prove di moduli/unità software<br />

• prove di integrazione software<br />

• prove di validazione dell’impianto<br />

• prove a bordo.<br />

Ogni programma di prova deve<br />

comprendere:<br />

• una descrizione di ciascuna fase di prova<br />

• una descrizione dei criteri di accettabilità<br />

per ciascuna prova.<br />

APPENDICE 5.1 12/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


2.4 Documenti per l’approvazione di<br />

tipo delle apparecchiature<br />

2.4.1 I documenti da inviare per<br />

l’approvazione di tipo delle apparecchiature<br />

sono elencati di seguito:<br />

• una domanda di omologazione espressa<br />

dal costruttore od un suo rappresentante<br />

autorizzato<br />

• le specifiche tecniche ed i disegni che<br />

descrivono l’impianto, i suoi componenti, le<br />

caratteristiche, i principi di funzionamento,<br />

l’installazione e le condizione d’uso, e<br />

quando vi sia un impianto a computer, i<br />

documenti elencati in Tab 2<br />

• eventuali rapporti di prova<br />

precedentemente preparati da laboratori<br />

specializzati.<br />

3 Condizioni ambientali e di<br />

alimentazione<br />

ridondanti, esse devono essere derivate da<br />

fonti indipendenti.<br />

3.2 Condizioni di alimentazione<br />

3.2.1 Alimentazione elettrica<br />

Si devono considerare le condizioni di<br />

alimentazione elettrica definite in Cap 2, Sez<br />

2.<br />

3.2.2 Alimentazione pneumatica<br />

Per l’apparecchiatura pneumatica, le<br />

caratteristiche di funzionamento devono<br />

essere mantenute in caso di una variazione<br />

permanente di pressione di alimentazione<br />

del ± 20% della pressione nominale.<br />

Per prescrizioni particolareggiate vedere in<br />

Cap 1, Sez 10.<br />

3.2.3 Alimentazione oleodinamica<br />

Per l’apparecchiatura oleodinamica, le<br />

caratteristiche di funzionamento devono<br />

essere mantenute in caso di una variazione<br />

permanente di pressione di alimentazione<br />

del ±<br />

20% della pressione nominale. Per<br />

prescrizioni dettagliate vedere in Cap 1, Sez<br />

10.<br />

4 Materiali e costruzione<br />

4.1 Generalità<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

3.1 Generalità<br />

3.1.1 Generalità<br />

Gli impianti di automazione devono garantire<br />

un corretto funzionamento quando<br />

l’alimentazione è nei limiti specificati in Sez<br />

2.<br />

3.1.2 Condizioni ambientali<br />

Gli impianti di automazione devono essere<br />

progettati per funzionare in modo<br />

soddisfacente nelle condizioni ambientali in<br />

cui si trovano ad operare. Le condizioni<br />

ambientali sono descritte in Cap 2, Sez 2.<br />

3.1.3 Comportamento in caso di guasto<br />

Gli impianti di automazione non devono<br />

avere un comportamento critico in caso di<br />

mancanza di alimentazione, in caso di<br />

guasto o di rispristino delle condizioni di<br />

esercizio a seguito di un guasto. Se vengono<br />

utilizzate alimentazioni<br />

4.1.1 La scelta dei materiali e dei<br />

componenti deve essere fatta in relazione<br />

alle condizioni ambientali e di funzionamento<br />

per garantire il corretto funzionamento delle<br />

apparecchiature.<br />

4.1.2 La progettazione e la costruzione delle<br />

apparecchiature di automazione devono<br />

tener conto delle condizioni ambientali e di<br />

funzionamento per garantire un appropriato<br />

funzionamento delle apparecchiature.<br />

4.2 Componenti di tipo approvato<br />

4.2.1 Vedere Cap 2, Sez 15.<br />

APPENDICE 5.1 13/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


SEZIONE 2 Norme<br />

progetto<br />

1 Generalità<br />

1.1<br />

1.1.1 Tutti gli impianti di comando essenziali<br />

per la propulsione, il controllo e la sicurezza<br />

della nave devono essere indipendenti o<br />

progettati in modo tale che una avaria in un<br />

impianto non porti al degrado delle<br />

prestazioni di un altro impianto.<br />

1.1.2 Gli impianti comandati<br />

automaticamente devono poter essere<br />

comandati manualmente. Un’avaria in<br />

qualsiasi parte di tali impianti non deve<br />

pregiudicare l’uso del comando manuale.<br />

1.1.3 Gli impianti di automazione devono<br />

possedere prestazioni costanti.<br />

1.1.4 Le funzioni di sicurezza devono essere<br />

indipendenti dalle funzioni di comando<br />

(control) e di controllo (monitoring).<br />

Per quanto possibile, anche le funzioni di<br />

comando e<br />

di controllo devono essere indipendenti.<br />

1.1.5 Gli impianti di comando, controllo e<br />

sicurezza devono possedere dispositivi di<br />

autodiagnosi. In caso di guasto, deve<br />

generarsi un allarme. In particolare, un<br />

guasto dell’alimentazione dell’impianto di<br />

automazione deve attivare un allarme.<br />

1.1.6 Quando vengono utilizzati impianti a<br />

computer per gli impianti di comando,<br />

allarme o sicurezza, essi devono soddisfare<br />

le prescrizioni di cui in Sez 3.<br />

2 Alimentazione degli impianti<br />

di automazione<br />

2.1 Generalità<br />

2.1.1 La fonte di alimentazione degli impianti<br />

di automazione deve essere duplicata. Le<br />

batterie, gli accumulatori pneumatici o<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

oleodinamici, installati per garantire che<br />

l’impianto sia alimentato con continuità, non<br />

devono considerarsi come una duplicazione<br />

della fonte di alimentazione. La perdita di<br />

tensione o di pressione di queste fonti di<br />

alimentazione deve attivare un allarme.<br />

2.2 Alimentazione elettrica<br />

2.2.1 L’alimentazione di ciascun impianto di<br />

automazione indipendente deve prevedere<br />

una protezione contro il corto circuito ed il<br />

sovraccarico. L’alimentazione deve essere<br />

isolata.<br />

2.2.2 La capacità della fonte di riserva deve<br />

essere sufficiente per assicurare il normale<br />

funzionamento dell’impianto di allarme e di<br />

sicurezza per almeno mezz’ora.<br />

3 Impianti di comando<br />

3.1 Generalità<br />

3.1.1 Gli impianti di comando utilizzati per i<br />

servizi essenziali, in caso di guasto, devono<br />

rimanere nell’ultima posizione assunta prima<br />

del guasto stesso.<br />

3.2 Impianti di comando locale<br />

3.2.1 Ciascun impianto deve poter essere<br />

comandato manualmente da una posizione<br />

ubicata in modo da garantire il controllo<br />

visivo da parte dell’operatore. Per il dettaglio<br />

degli strumenti necessari in ciascun impianto<br />

vedere il apitolo 1 e il Capitolo 2. Deve<br />

essere anche possibile comandare i<br />

macchinari ausiliari, essenziali per la<br />

propulsione e la sicurezza della nave, dai<br />

macchinari stessi o da un posto vicino.<br />

3.3 Impianti di comando a distanza<br />

3.3.1 Quando sono previste più postazioni di<br />

comando, deve essere possibile comandare<br />

i macchinari da una sola postazione per<br />

volta.<br />

3.3.2 In ogni postazione vi devono essere<br />

dispositivi che indichino quale di esse ha il<br />

comando delle macchine di ropulsione.<br />

APPENDICE 5.1 14/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


3.3.3 Il comando a distanza deve essere<br />

provvisto della strumentazione necessaria, in<br />

ciascuna postazione di comando, per<br />

assicurare l’effettivo comando (corretto<br />

funzionamento dell’impianto, indicazione<br />

della postazione che ha il comando,<br />

indicazione di allarme).<br />

3.3.4 Il trasferimento del comando da una<br />

postazione ad un’altra, non deve comportare<br />

apprezzabili variazioni nello stato del<br />

macchinario o dell’impianto comandato. Il<br />

trasferimento del comando deve essere<br />

indicato da una segnalazione acustica e<br />

riconosciuto dalla postazione di comando<br />

verso la quale avviene il trasferimento. La<br />

postazione di controllo principale deve<br />

essere in grado di prendere il comando<br />

senza riconoscimento.<br />

3.4 Impianti di comando automatico<br />

3.4.1 Gli impianti di avviamento, di<br />

funzionamento e di comando automatico<br />

devono comprendere mezzi per escludere<br />

manualmente i comandi automatici.<br />

3.4.2 Gli impianti di comando automatico<br />

devono essere stabili in tutto il loro campo di<br />

funzionamento nelle normali condizioni di<br />

funzionamento.<br />

3.4.3 Ogni impianto di comando automatico<br />

deve possedere<br />

gli strumenti sufficienti per verificare il<br />

corretto funzionamento<br />

dell’impianto stesso.<br />

4 Impianti di comando delle<br />

macchine di propulsione<br />

4.1 Impianti di comando a distanza<br />

4.1.1 Le prescrizioni indicate in [3] devono<br />

essere applicate alle macchine di<br />

propulsione.<br />

4.1.2 Il progetto dell’impianto di comando a<br />

distanza deve essere tale che, in caso di sua<br />

avaria, sia dato un allarme.<br />

4.1.3 La mancanza di alimentazione<br />

(elettrica, oleodinamica, ecc.) del comando a<br />

distanza dell’impianto di propulsione deve<br />

essere segnalata con un allarme nella<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

postazione di comando. In caso di guasto<br />

dell’impianto di comando a distanza e a<br />

meno che la Società non lo consideri<br />

impraticabile, la velocità di rotazione e la<br />

direzione della spinta dell’elica prefissate<br />

devono essere mantenute ai valori<br />

prestabiliti fino a quando non sia stato<br />

assunto il comando sul posto. Ciò si applica<br />

in particolare nel caso di mancanza di<br />

alimentazione di tipo elettrico, pneumatico<br />

od oleodinamico.<br />

4.1.4 Gli ordini dalla plancia alle macchine di<br />

propulsione devono essere indicati nella<br />

postazione di comando propulsione e nella<br />

postazione di comando locale.<br />

4.1.5 Il comando deve essere realizzato per<br />

mezzo di una apparecchiatura di comando<br />

singola per ogni elica indipendente, con<br />

funzionamento automatico di tutti i servizi<br />

associati, compresi, se necessario,<br />

dispositivi per prevenire il sovraccarico delle<br />

macchine di propulsione. Quando è previsto<br />

che funzionino contemporaneamente più<br />

eliche, queste devono essere comandate da<br />

un’unica apparecchiatura di comando.<br />

4.1.6 Devono essere sistemati in plancia,<br />

nella postazione di comando propulsione ed<br />

in corrispondenza della postazione di<br />

comando locale indicatori per i seguenti<br />

parametri: velocità e senso di rotazione<br />

dell’elica nel caso di eliche a pale fisse; e<br />

velocità e posizione del passo dell’elica nel<br />

caso di eliche a pale orientabili.<br />

4.1.7 Le macchine di propulsione principali<br />

devono essere provviste di un dispositivo di<br />

arresto di emergenza in plancia,<br />

indipendente dall’impianto di comando dalla<br />

plancia.<br />

Devono essere previsti mezzi alternativi per<br />

un arresto di emergenza nel caso in cui non<br />

vi siano reazioni ad un comando di arresto.<br />

Tale dispositivo di comando per l’arresto di<br />

emergenza può consistere in un dispositivo<br />

contraddistinto in modo semplice e chiaro,<br />

per esempio da un pulsante. Tale dispositivo<br />

deve essere in grado di arrestare la spinta<br />

dell’elica, qualunque sia la causa del guasto.<br />

4.2 Impianti di comando a distanza<br />

dalla plancia<br />

APPENDICE 5.1 15/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


4.2.1 Quando il macchinario di propulsione è<br />

comandato dalla plancia, il comando a<br />

distanza deve comprendere un dispositivo<br />

automatico tale che il numero di operazioni<br />

da effettuare sia ridotto e che la loro natura<br />

sia semplificata e tale da permettere il<br />

comando in entrambe le direzioni di marcia<br />

avanti e marcia indietro. Quando necessario,<br />

devono essere previsti mezzi per prevenire il<br />

sovraccarico ed il prolungato funzionamento<br />

in velocità critiche del macchinario di<br />

propulsione.<br />

Nota 1: Sistemazioni che non soddisfino le<br />

prescrizioni del presente Articolo possono essere<br />

considerate per le seguenti navi:<br />

• navi con lunghezza minore di 24 m<br />

• navi da carico con stazza lorda inferiore a 500<br />

ton<br />

• navi con notazioni di navigazione limitata<br />

• unità prive di impianto di propulsione propria.<br />

4.2.2 Sulle navi provviste di un comando a<br />

distanza, il comando diretto dei macchinari di<br />

propulsione deve essere previsto<br />

localmente. Il comando locale diretto deve<br />

essere indipendente dai circuiti di comando<br />

a distanza e, quando impiegato, prevalere su<br />

tutti i comandi a distanza.<br />

4.2.3 Ciascuna postazione di comando<br />

compreso, incluso il comando parziale (per<br />

esempio il comando locale delle eliche a<br />

pale orientabili o delle frizioni) deve essere<br />

provvista di mezzi di comunicazione con<br />

ciascuna postazione di comando a distanza.<br />

Le postazioni di comando locale devono<br />

essere indipendenti dal comando a distanza<br />

del macchinario di propulsione ed ancora<br />

funzionanti in caso di mancanza di<br />

alimentazione elettrica (black-out) (vedere<br />

Nota 1 in [4.2.1])<br />

4.2.4 Il comando a distanza delle macchine<br />

di propulsione deve essere possibile solo da<br />

una sola postazione per volta; a tali<br />

postazione sono ammesse posizioni di<br />

comando interconnesse.<br />

4.2.5 Il trasferimento del comando tra la<br />

plancia e i locali macchine deve essere<br />

possibile solamente dai locali macchine di<br />

propulsione o dalla sala di comando delle<br />

macchine di propulsione. L’impianto deve<br />

comprendere mezzi per prevenire sensibili<br />

variazioni della spinta dell’elica quando il<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

comando viene trasferito da una postazione<br />

ad un’altra (vedere Nota 1 in [4.2.1])<br />

4.2.6 In plancia, il comando delle normali<br />

manovre per una linea d’alberi deve essere<br />

realizzato da un singolo dispositivo di<br />

comando: una leva, un volantino o una<br />

pulsantiera. Tuttavia, ciascun meccanismo<br />

che contribuisce direttamente alla<br />

propulsione, come un motore, una frizione,<br />

un freno automatico o un’elica a pale<br />

orientabili, deve poter essere comandato<br />

individualmente sia localmente sia dalla<br />

postazione di comando e controllo delle<br />

macchine di propulsione (vedere Nota 1 in<br />

[4.2.1]).<br />

4.2.7 L’avviamento a distanza del<br />

macchinario di propulsione deve essere<br />

automaticamente impedito se sussistono<br />

condizioni che potrebbero danneggiare il<br />

macchinario stesso, p.l. viratore ingranato,<br />

insufficiente pressione dell’olio lubrificante o<br />

freno inserito<br />

4.2.8 Gli allarmi e gli indicatori che non sono<br />

richiesti, non devono in generale essere<br />

posizionati sui pannelli della plancia.<br />

4.3 Impianti di comando automatico<br />

4.3.1 Sono applicabili le prescrizioni di cui in<br />

[3]. Inoltre, quando necessario, devono<br />

essere considerate le seguenti prescrizioni.<br />

4.3.2 Le macchine di propulsione principale<br />

a turbine e, se applicabile, le macchine di<br />

propulsione principale a combustione interna<br />

ed il macchinario ausiliario devono essere<br />

provviste di arresto automatico nel caso di<br />

avarie, quali mancanza di olio lubrificante,<br />

che potrebbero portare rapidamente ad una<br />

completa rottura, a seri danni o ad<br />

esplosione.<br />

4.3.3 L’impianto di comando automatico<br />

deve essere progettato sul principio di<br />

sicurezza in caso di guasto, ed in caso di<br />

avaria, l’impianto deve essere portato<br />

automaticamente ad uno stato di sicurezza<br />

predeterminato.<br />

4.3.4 Quando l’impianto di comando a<br />

distanza dei macchinari di propulsione è<br />

progettato per eseguire l’avviamento<br />

automatico, il numero dei tentativi automatici<br />

consecutivi deve essere limitato ad un<br />

APPENDICE 5.1 16/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


predeterminato valore della pressione<br />

dell’aria di avviamento che permetta tre<br />

tentativi e deve essere previsto un allarme,<br />

in plancia e nei locali macchina.<br />

4.3.5 Le operazioni conseguenti ad ogni<br />

posizionamento del dispositivo di comando<br />

della plancia (compresa l’inversione del moto<br />

dalla massima velocità in avanti in caso di<br />

emergenza) devono avvenire secondo una<br />

sequenza automatica ed in tempi accettabili<br />

come prescritto dal Costruttore.<br />

4.3.6 Per le turbine a vapore, deve essere<br />

previsto un dispositivo per la rotazione a<br />

bassissimi giri che intervenga<br />

automaticamente nel caso in cui la turbina<br />

resti ferma oltre un tempo prestabilito. Deve<br />

essere possibile interrompere questa<br />

rotazione automatica dalla plancia.<br />

4.4 Impianti di comando automatico<br />

per la propulsione e la manovra<br />

4.4.1 Deve essere attivato un allarme in<br />

caso di guasto della fonte di alimentazione<br />

del comando automatico delle unità di<br />

propulsione. In tale circostanza, la direzione<br />

prefissata della spinta deve essere<br />

mantenuta per un tempo sufficiente a<br />

consentire l’intervento del personale di<br />

macchina. Non essendo possibile ciò,<br />

devono essere previste sistemazioni minime,<br />

come ad esempio un arresto della linea<br />

d’alberi, per prevenire qualsiasi inversione<br />

non voluta della spinta. Tale arresto<br />

potrebbe essere automatico o ordinato<br />

dall’operatore, a seguito di una appropriata<br />

segnalazione.<br />

4.5 Frizioni<br />

4.5.1 Quando la frizione di una macchina di<br />

propulsione è alimentata elettricamente,<br />

pneumaticamente od oleodinamicamente,<br />

deve essere dato un allarme alla postazione<br />

di comando in caso di mancanza di energia;<br />

per quanto possibile tale allarme deve<br />

attivarsi mentre sia ancora possibile operare<br />

sull’impianto (vedere Nota 1 in [4.2.1]).<br />

4.5.2 Quando è installata una sola frizione il<br />

suo comando deve essere di tipo “fail-set”<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

(cioè, in caso di guasto il comando deve<br />

rimanere nell’ultima posizione assunta prima<br />

del guasto). Altre sistemazioni possono<br />

essere considerate in relazione alla<br />

configurazione del macchinario di<br />

propulsione.<br />

4.6 Freni<br />

4.6.1 L’inserzione del freno può essere<br />

effettuata in modo automatico o comandata<br />

a distanza soltanto se:<br />

• la propulsione è stata arrestata<br />

• il viratore è stato scollegato<br />

• la velocità della linea d’alberi (giri/min) è<br />

inferiore ad un valore di soglia indicata dal<br />

costruttore (vedere<br />

Nota 1 in [4.2.1].<br />

5 Impianti di comando a<br />

distanza delle valvole<br />

APPENDICE 5.1 17/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione<br />

5.1<br />

5.1.1 Le seguenti prescrizioni sono<br />

applicabili alle valvole il cui guasto può<br />

portare alla perdita di servizi essenziali.<br />

5.1.2 Un guasto dell’alimentazione non deve<br />

permettere ad una valvola di spostarsi in una<br />

condizione non sicura.<br />

5.1.3 Deve essere prevista una indicazione<br />

nella postazione di comando a distanza per<br />

visualizzare la posizione effettiva della<br />

valvola o se la valvola è completamente<br />

aperta o completamente chiusa.<br />

5.1.4 Deve essere possibile manovrare<br />

manualmente le valvole in caso di avarie agli<br />

impianti di comando automatici o manuali a<br />

distanza.<br />

5.1.5 Le apparecchiature sistemate in<br />

posizione tale che possano essere<br />

sommerse, devono essere in grado di poter<br />

funzionare anche in tali condizioni.<br />

6 Impianti di allarme<br />

6.1 Norme generali


6.1.1 Gli allarmi devono essere ottici ed<br />

acustici e distinguibili chiaramente dagli altri<br />

segnali nelle condizioni di rumore ed<br />

illuminazione presenti nella normale<br />

postazione del personale di guardia.<br />

6.1.2 Devono essere previste sufficienti<br />

informazioni per una gestione ottimale degli<br />

allarmi.<br />

6.1.3 L’impianto di allarme deve essere del<br />

tipo autosegnalatore di guasto; un guasto<br />

dell’impianto di allarme, compreso il<br />

collegamento verso l’esterno, deve attivare<br />

un allarme. I circuiti di allarme devono<br />

essere indipendenti gli uni dagli altri. Tutti i<br />

circuiti di allarme devono essere protetti in<br />

modo tale da non danneggiarsi l’uno con<br />

l’altro.<br />

6.2 Funzioni di allarme<br />

6.2.1 Attivazione degli allarmi<br />

Gli allarmi devono essere attivati quando sui<br />

macchinari si manifestano condizioni<br />

anormali che necessitano l’intervento del<br />

personale di guardia, e sul dispositivo di<br />

commutazione automatica, quando sono<br />

installati macchinari di riserva.<br />

Un allarme, quando attivato, non deve<br />

impedire l’attivazione di qualsiasi ulteriore<br />

allarme per altri guasti.<br />

6.2.2 Riconoscimento di un allarme<br />

Il riconoscimento di un allarme consiste nel<br />

tacitare manualmente le segnalazioni<br />

acustiche e le segnalazioni ottiche<br />

addizionali (p.l. segnale a luce rotante)<br />

lasciando il segnale ottico sulla postazione di<br />

comando attiva. Gli allarmi che sono stati<br />

riconosciuti devono essere chiaramente<br />

distiguibile dagli allarmi che non sono stati<br />

riconosciuti.<br />

Il riconoscimento, non deve impedire che la<br />

segnalazione acustica funzioni per una<br />

successiva condizione di allarme.<br />

Gli allarmi devono persistere fino a che non<br />

siano stati riconosciuti e le segnalazioni<br />

ottiche dei singoli allarmi devono permanere<br />

fino a quando la causa di allarme non sia<br />

stata eliminata, dopodichè l’impianto di<br />

allarme deve riportarsi automaticamente<br />

nelle condizioni normali di funzionamento.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Il riconoscimento degli allarmi deve essere<br />

possibile soltanto dalla stazione di comando<br />

attiva. Gli allarmi, compresa la rivelazione di<br />

anomalie transitorie, devono rimanere attivi<br />

sino al riconoscimento dell’indicazione ottica.<br />

Il riconoscimento di segnalazioni ottiche<br />

deve essere separato per ciascun segnale<br />

oppure comune ad un limitato gruppo di<br />

segnali. Il riconoscimento deve essere<br />

possibile soltanto quando l’utilizzatore<br />

possiede informazioni ottiche sulle condizioni<br />

di allarme per il segnale o tutti i segnali<br />

raggruppati.<br />

6.2.3 Esclusione degli allarmi<br />

Può essere accettata l’esclusione manuale<br />

di allarmi separati quando ciò sia<br />

chiaramente indicato. L’esclusione delle<br />

funzioni di allarme e di sicurezza in certe<br />

condizioni operative (per esempio durante<br />

l’avviamento o l’assestamento) deve essere<br />

automaticamente disabilitata nelle altre<br />

condizioni operative.<br />

6.2.4 Ritardo nell’attivazione degli allarmi<br />

Deve essere possibile ritardare l’attivazione<br />

di un allarme per evitare il manifestarsi di<br />

falsi allarmi come conseguenza di normali<br />

condizioni transitorie (p.l. durante il<br />

riscaldamentoe l’assestamento).<br />

6.2.5 Allarme per il personale di macchina<br />

Deve esservi un allarme per il personale di<br />

macchina, azionabile dalla postazione di<br />

comando delle macchine di propulsione o<br />

dalla postazione di comando locale, come<br />

appropriato ed esso deve essere<br />

chiaramente udibile negli alloggi del<br />

personale di macchina.<br />

6.2.6 Trasferimento di responsabilità<br />

Quando sono previste più postazioni di<br />

comando degli allarmi ubicate in spazi<br />

diversi, la responsabilità degli allarmi non<br />

deve essere trasferita prima di essere stata<br />

riconosciuta dalla postazione di ricezione. Il<br />

trasferimento di responsabilità deve fornire<br />

un avvertimento acustico. Ad ogni<br />

postazione di comando degli allarmi deve<br />

essere indicata quale postazione è in<br />

comando.<br />

6.2.7 Impianti di allarme con un numero<br />

limitato di punti controllati<br />

APPENDICE 5.1 18/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


Per allarmi con un numero limitato di punti<br />

controllati, possono essere concesse, a<br />

discrezione della Società, attenuazioni alle<br />

prescrizioni di [6.2].<br />

7 Impianti di sicurezza<br />

7.1 Progettazione<br />

7.1.1 Guasti degli impianti<br />

Un impianto di sicurezza deve essere<br />

progettato per limitare le conseguenze delle<br />

avarie. Esso deve essere costruito per<br />

rispondere al principio della “sicurezza in<br />

caso di guasto”. Un impianto di sicurezza<br />

deve essere del tipo autosegnalatore di<br />

guasto; di norma, qualsiasi guasto<br />

dell’impianto di sicurezza, compreso il<br />

collegamento verso l’esterno, deve attivare<br />

un allarme.<br />

7.2 Funzioni<br />

7.2.1 Attivazione dell’impianto di<br />

sicurezza<br />

Gli impianti di sicurezza devono essere<br />

attivati automaticamente nel caso in cui<br />

vengano identificate condizioni che possano<br />

portare a danni gravi sugli impianti o sui<br />

macchinari, in modo tale che:<br />

• vengano ripristinate le normali condizioni di<br />

funzionamento (p.l. avviando una unità di<br />

riserva), oppure<br />

• il funzionamento del macchinario sia<br />

temporaneamente adattato alle condizioni<br />

anormali che si sono verificate (p.l.<br />

riducendo le grandezze di uscita del<br />

macchinario controllato), oppure<br />

• il macchinario sia protetto, per quanto<br />

possibile, contro condizioni critiche di<br />

funzionamento escludendo il combustibile o<br />

interrompendo l’alimentazione di energia e<br />

quindi fermando il macchinario (arresto), o<br />

mediante arresto appropriato.<br />

7.2.2 Indicazioni di sicurezza<br />

Dopo che l’impianto di sicurezza è<br />

intervenuto, deve essere possibile<br />

identificare la causa che ne ha provocato<br />

l’intervento. Ciò deve essere realizzato con<br />

una indicazione centrale o locale.<br />

L’esclusione manuale di un impianto di<br />

sicurezza deve essere segnalato<br />

chiaramente nella relativa postazione di<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

comando. L’intervento automatico della<br />

sicurezza deve attivare un allarme alle<br />

postazioni di comando prestabilite.<br />

7.3 Impianti di arresto (shutdown)<br />

7.3.1 Per l’impianto di arresto (shut down)<br />

dei macchinari valgono le seguenti<br />

prescrizioni:<br />

• quando un macchinario è stato fermato,<br />

esso non deve potersi riavviare<br />

automaticamente prima che sia stato<br />

azionato il ripristino manuale (reset)<br />

dell’impianto di sicurezza<br />

• l’arresto dell’impianto di propulsione deve<br />

essere limitato ai casi che potrebbero<br />

portare a danni gravi, alla rottura completa o<br />

ad esplosioni.<br />

7.4 Impianti di riserva<br />

7.4.1 Per l’impianto di avviamento<br />

automatico delle unità di riserva valgono le<br />

seguenti prescrizioni:<br />

• guasti all’impianto elettrico o meccanico del<br />

macchinario in moto non devono impedire<br />

l’avviamento automatico di quello di riserva<br />

• quando un macchinario è in riserva, pronto<br />

per essere avviato automaticamente, ciò<br />

deve essere segnalato chiaramente nella<br />

sua postazione di comando<br />

• la commutazione all’unità di riserva deve<br />

essere indicata con un allarme ottico ed<br />

acustico<br />

• devono essere previsti, in vicinanza dei<br />

macchinari, mezzi per impedire avviamenti<br />

automatici o a distanza non desiderati (p.l. in<br />

fase di riparazione)<br />

• deve essere impedito l’avviamento<br />

automatico se sussistono condizioni che<br />

potrebbero mettere in pericolo i macchinari<br />

di riserva.<br />

7.5 Prove<br />

7.5.1 Sugli impianti di sicurezza devono<br />

essere eseguite delle prove, in accordo alle<br />

prescrizioni di cui in Sez 6.<br />

SEZIONE 3 SISTEMI A<br />

LOGICA PROGRAMMABILE<br />

APPENDICE 5.1 19/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


1 Scopo<br />

1.1<br />

1.1.1 (1/1/2008)<br />

Le prescrizioni di questa Sezione si<br />

applicano nel caso di impiego di sistemi a<br />

logica programmabile che svolgono funzioni<br />

di comando, allarme, monitoraggio e<br />

sicurezza soggette ai requisiti di<br />

classificazione. Sono escluse le<br />

apparecchiature elettroniche di supporto alla<br />

navigazione e gli strumenti di tipo elettronico<br />

per il controllo della caricazione.<br />

Nota 1: Per gli strumenti di tipo elettronico per il<br />

controllo della caricazione o della stabilità, fare<br />

riferimento all'IACS Rec. N. 48.<br />

2 Prescrizioni applicabili ai<br />

sistemi a logica programmabile<br />

2.1 Generalità<br />

2.1.1 (1/1/2008)<br />

I sistemi a logica programmabile devono<br />

soddisfare le prescrizioni del sistema che<br />

comandano per tutte le condizioni di<br />

esercizio, considerando gli eventuali pericoli<br />

per le persone, l'impatto ambientale, i danni<br />

alla nave ed alle sue apparecchiature,<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

l'utilizzazione di sistemi a logica<br />

programmabile associati e l'operatività di<br />

dispositivi ed impianti di tipo non elettronico,<br />

ecc.<br />

2.2 Categorie dei sistemi<br />

2.2.1 (1/1/2008)<br />

I sistemi a logica programmabile devono<br />

essere suddivisi in tre categorie come<br />

indicato nella Tab 1 in base alla possibile<br />

estensione del danno provocato da un<br />

singolo guasto nell'impianto stesso.<br />

Attenzione deve essere posta all'estensione<br />

del danno direttamente causato dal guasto e<br />

non agli eventuali danni consequenziali.<br />

Uguale ridondanza non deve essere<br />

considerata nella determinazione della<br />

categoria del sistema.<br />

2.2.2 (1/1/2008)<br />

L'assegnazione di un sistema a logica<br />

programmabile alla corretta categoria deve<br />

essere fatta considerando la più grande<br />

estensione possibile del danno diretto.<br />

Vedere la Tab 2 per alcuni esempi.<br />

Nota 1: Se è previsto un efficace mezzo di riserva<br />

indipendente o un altro mezzo di prevenzione del<br />

pericolo la categoria III dell'impianto può essere<br />

ridotta di una categoria.<br />

Categoria Conseguenze Funzionalità dell'impianto<br />

I<br />

Quegli impianti, il cui guasto non provoca<br />

situazioni<br />

di pericolo per la sicurezza delle persone, per<br />

la sicurezza della nave e/o di minaccia per<br />

l'ambiente<br />

II Quegli impianti il cui guasto potrebbe<br />

eventualmente<br />

provocare situazioni di pericolo per la sicurezza<br />

delle persone, per la sicurezza della nave e/o<br />

di minaccia per l'ambiente<br />

III<br />

Quegli impianti, il cui guasto potrebbe provocare<br />

immediatamente situazioni di pericolo per la<br />

sicurezza<br />

delle persone, per la sicurezza della nave e/o<br />

di minaccia per l'ambiente.<br />

2.3 Collegamenti di trasmissione<br />

dati<br />

2.3.1 (1/1/2008)<br />

Funzione di controllo per compiti<br />

informativi o gestionali<br />

• Funzioni di allarme e controllo<br />

• Funzioni di comando<br />

necessarie per mantenere la<br />

nave nelle sue normali<br />

condizioni operative e di<br />

abitabilità<br />

• Funzioni di comando per<br />

mantenere la propulsione<br />

ed il governo della nave.<br />

• Funzioni di sicurezza<br />

Queste prescrizioni si applicano agli impianti<br />

di categoria II e III che utilizzano<br />

collegamenti di trasmissione dati separati<br />

per trasferire dati tra apparecchiature o<br />

sistemi a logica programmabile distribuiti.<br />

APPENDICE 5.1 20/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


2.3.2 (1/1/2008)<br />

Se il guasto di un singolo componente porta<br />

alla perdita della trasmissione dati, devono<br />

essere previsti dei mezzi che ripristinino<br />

automaticamente la trasmissione dati.<br />

2.3.3 (1/1/2008)<br />

La perdita di un collegamento di<br />

trasmissione dati non deve diminuire la<br />

capacità di far funzionare i servizi essenziali<br />

con mezzi alternativi.<br />

2.3.4 (1/1/2008)<br />

Devono essere previsti dei mezzi per<br />

assicurare l'integrità dei dati e recuperare<br />

tempestivamente i dati errati o non validi.<br />

2.3.5 (1/1/2008)<br />

ll collegamento di trasmissione dati deve<br />

essere di tipo autodiagnosticante, deve<br />

rilevare i guasti sul collegamento stesso e i<br />

guasti della trasmissione dati nei nodi<br />

connessi al collegamento. I guasti rilevati<br />

devono attivare un allarme.<br />

2.4 Protezione contro le modifiche<br />

2.4.1 (1/1/2008)<br />

I sistemi a logica programmabile di categoria<br />

II e III devono essere protetti contro la<br />

possibilità di modifiche al programma da<br />

parte dell'utilizzatore.<br />

2.4.2 (1/1/2008)<br />

Per i sistemi di categoria III le modifiche dei<br />

parametri da parte del Fabbricante devono<br />

essere approvate dalla Società.<br />

2.4.3 (1/1/2008)<br />

Tutte le modifiche effettuate dopo le prove di<br />

funzionamento<br />

alla presenza della Società come indicato al<br />

punto 6<br />

della Tab 3 devono essere documentate e<br />

rintracciabili.<br />

3 Documentazione<br />

3.1 Documenti da inviare<br />

3.1.1 (1/1/2008)<br />

Per la valutazione dei sistemi a logica<br />

programmabile delle categorie II e III,<br />

devono essere inviati i documenti previsti<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

dalle norme IEC 60092-504, paragrafo 10.11<br />

(ved. Sez 1, Tab 2 ).<br />

3.1.2 (1/1/2008)<br />

Per tutte le prove richieste in base alla<br />

categoria del sistema deve essere<br />

sottoposto un piano delle prove e le prove<br />

dovranno essere documentate.<br />

3.1.3 (1/1/2008)<br />

Per i sistemi di categoria III potrà essere<br />

richiesta documentazione aggiuntiva. La<br />

documentazione deve comprendere una<br />

descrizione dei metodi di prova ed i risultati<br />

della prova richiesta.<br />

3.1.4 (1/1/2008)<br />

Se richiesti, dovranno essere inviati i<br />

documenti necessari per la valutazione dei<br />

sistemi a logica programmabile di categoria<br />

I.<br />

3.1.5 (1/1/2008)<br />

Le modifiche devono essere documentate<br />

dal Fabbricante. Modifiche significative<br />

apportate successivamente al software e<br />

all'hardware di sistemi delle categorie II e III<br />

devono essere inviati per approvazione.<br />

Nota 1: Una modifica significativa è una modifica<br />

che influenza la funzionalità e/o la sicurezza del<br />

sistema.<br />

4 Prove e documentazione<br />

APPENDICE 5.1 21/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione<br />

4.1<br />

4.1.1 (1/1/2008)<br />

Le prove e la documentazione devono<br />

essere in accordo alla Tab 3. Le definizioni e<br />

le note alla Tab 3 sono riportate nel punto<br />

[5].<br />

5 Definizioni e note<br />

prove e documentazione<br />

5.1 Documentazione del sistema di<br />

qualità<br />

5.1.1 Piano di qualità del software<br />

(1/1/2008)<br />

Deve essere realizzato uno schema delle<br />

attività relative al ciclo di vita del software


che definisca le relative procedure, le<br />

responsabilità e la documentazione del<br />

sistema, compresa la gestione della<br />

configurazione.<br />

5.1.2 Ispezione dei componenti (solo<br />

dell'hardware)<br />

presso i sub-fornitori (1/1/2008)<br />

Accertare che i componenti e/o i sottoinsiemi<br />

siano conformi alla specifica.<br />

5.1.3 Controllo di qualità in produzione<br />

(1/1/2008)<br />

Dimostrazione delle misure atte ad<br />

ssicurare la qualità durante la produzione.<br />

5.1.4 Rapporti delle prove finali (1/1/2008)<br />

Rapporti sullo svolgimento delle prove del<br />

prodotto finito e documentazione dei risultati<br />

della prova.<br />

5.1.5 Tracciabiltà del software (1/1/2008)<br />

Le modifiche ai contenuti del programma ed<br />

ai dati, come pure cambi di versione, devono<br />

essere eseguiti secondo una procedura che<br />

deve essere documentata.<br />

5.2 Descrizione dell'hardware e del<br />

software<br />

5.2.1 Descrizione del software (1/1/2008)<br />

Il software deve essere descritto, ad es.:<br />

• descrizione del software di base e di<br />

comunicazione installato in ogni unità<br />

hardware<br />

• descrizione del software applicativo (codice<br />

sorgente)<br />

• descrizione delle funzioni, delle prestazioni,<br />

dei limiti e dei legami tra i moduli o gli altri<br />

componenti.<br />

5.2.2 Descrizione dell’hardware (1/1/2008)<br />

L'hardware deve essere descritto, ad es.:<br />

• schema a blocchi del sistema, mostrando<br />

la sistemazione, i dispositivi di ingresso e di<br />

uscita e le interconnessioni<br />

• schemi delle connessioni<br />

• dettagli dei dispositivi di ingresso ed uscita<br />

• dettagli delle alimentazioni.<br />

5.2.3 Analisi dei guasti soltanto per le<br />

funzioni<br />

collegate alla sicurezza (ad es.<br />

FMEA) (1/1/2008)<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

L'analisi deve essere eseguita utilizzando<br />

mezzi appropriati, ad es.:<br />

• albero dei guasti<br />

• analisi di rischio<br />

• FMEA oppure FMECA.<br />

Lo scopo è di dimostrare che per un singolo<br />

guasto, i sistemi non comprometteranno la<br />

sicurezza e che gli impianti in funzione non<br />

verranno messi fuori servizio oppure,<br />

quando specificato dalla Società, non ne<br />

verranno ridotte le prestazioni al di là di<br />

valori accettabili.<br />

5.3 Riscontro di esecuzione delle<br />

prove del software<br />

5.3.1 Riscontro di esecuzione delle prove<br />

del software in accordo al piano di<br />

qualità (1/1/2008)<br />

Devono essere stabilite le procedure per le<br />

attività di verifica e di validazione, ad es.:<br />

• metodi di esecuzione delle prove<br />

• sviluppo di programmi di prova<br />

• simulazione.<br />

5.3.2 Analisi relativa all’esistenza ed al<br />

rispetto di una programmazione per le<br />

funzioni relative alla sicurezza (1/1/2008)<br />

Devono essere previste delle metodologie<br />

specifiche sicure per verificare e validare il<br />

soddisfacimento delle prescrizioni, ad es.: •<br />

programmi differenti • analisi del programma<br />

ed esecuzione di prove per rilevare errori<br />

formali e differenze rispetto alla descrizione •<br />

struttura semplice.<br />

5.4 Prove dell'hardware<br />

5.4.1 (1/1/2008)<br />

Le prove eseguite in accordo alla Sez 6 sono<br />

normalmente considerate prove di<br />

approvazione di tipo. Particolare attenzione<br />

verrà data alle prove che sono state<br />

approvate da un'altra Società IACS ed<br />

eseguite alla sua presenza.<br />

5.5 Prove del software<br />

5.5.1 Prove del modulo (1/1/2008)<br />

Le prove eseguite in accordo alla Sez 6 sono<br />

normalmente considerate prove di<br />

approvazione di tipo.<br />

APPENDICE 5.1 22/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


5.5.2 Prove del sottosistema (1/1/2008)<br />

L'esecuzione delle prove del sottosistema<br />

deve verificare che i moduli interagiscono<br />

correttamente nello svolgere le proprie<br />

funzioni e non eseguono funzioni non<br />

previste.<br />

5.5.3 Prova del sistema (1/1/2008)<br />

L'esecuzione della prova del sistema deve<br />

verificare che i sottosistemi interagiscono<br />

correttamente nell'eseguire le funzioni<br />

previste da prescrizioni specifiche e non<br />

eseguono funzioni non previste.<br />

5.6 Prove di prestazione<br />

5.6.1 Prove di integrazione (1/1/2008)<br />

L'esecuzione della prova di integrazione di<br />

un sistema a logica programmabile deve<br />

essere fatta utilizzando sistemi software<br />

collaudati con esito soddisfacente e, per<br />

quanto possibile, con i previsti componenti<br />

del sistema.<br />

5.6.2 Simulazione di guasto (1/1/2008)<br />

Devono essere simulati dei guasti, i più<br />

realistici possibile, per provare il corretto<br />

sistema di rilevazione guasti ed il sistema di<br />

risposta. I risultati dell'analisi di tutti i guasti<br />

simulati devono essere valutati<br />

accuratamente.<br />

5.6.3 Prova di accettazione in Fabbrica<br />

(FAT)<br />

(1/1/2008)<br />

L'esecuzione della prova di accettazione in<br />

Fabbrica deve svolgersi secondo un<br />

programmma di prova accettato dalla<br />

Società. L'esecuzione della prova deve<br />

dimostrare che il sistema soddisfa le<br />

prescrizioni previste dalla Società.<br />

5.7 Prove a bordo<br />

5.7.1 Prova dell'intero sistema (1/1/2008)<br />

L'esecuzione delle prove deve essere fatta<br />

sul sistema completato, comprendente i<br />

componenti effettivi dell'hardware con<br />

l'applicazione finale del software, secondo<br />

un programma di prova approvato.<br />

5.7.2 Prove di integrazione (1/1/2008)<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

L'esecuzione delle prove a bordo deve<br />

verificare che è stata raggiunta la corretta<br />

funzionalità di tutti i sistemi integrati.<br />

5.8 Modifiche<br />

5.8.1 Prove dopo eventuali modifiche<br />

(1/1/2008)<br />

Le modifiche ad un sistema approvato<br />

devono essere preventivamente comunicate<br />

ed eseguite a soddisfazione della Società,<br />

vedere il punto [3.1.5].<br />

SEZIONE 4 NORME PER<br />

LA COSTRUZIONE<br />

1 Generalità<br />

1.1 Generalità<br />

1.1.1 Gli impianti di automazione devono<br />

essere costruiti in modo tale da:<br />

• sopportare le condizioni ambientali di cui in<br />

Cap 2, Sez 2, [1] presenti nei luoghi in cui<br />

essi devono funzionare<br />

• essere forniti dei mezzi necessari per i<br />

lavori di manutenzione.<br />

1.2 Materiali<br />

1.2.1 I materiali devono essere, in generale,<br />

di tipo non propagante la fiamma.<br />

1.2.2 I connettori devono essere in grado di<br />

sopportare le vibrazioni, gli sforzi meccanici<br />

e la corrosione di cui in Sez 6.<br />

1.3 Progettazione dei componenti<br />

1.3.1 I componenti degli impianti di<br />

automazione devono essere progettati per<br />

semplificare tutte le operazioni di<br />

manutenzione. Essi devono essere costruiti<br />

per avere:<br />

• una facile identificazione dei guasti<br />

• un facile accesso alle parti da sostituire<br />

• una facile installazione ed una sicura<br />

maneggevolezza in caso di sostituzione di<br />

parti (secondo il principio del “plug and play”)<br />

senza deteriorare le capacità di<br />

APPENDICE 5.1 23/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


funzionamento dell’impianto, per quanto<br />

possibile<br />

• mezzi per la regolazione dei valori di<br />

riferimento o della taratura<br />

• mezzi per effettuare prove al fine di<br />

verificare il corretto funzionamento dei<br />

componenti.<br />

1.4 Condizioni ambientali e di<br />

alimentazione<br />

1.4.1 Le condizioni ambientali e di<br />

alimentazione sono descritte in Sez 1.<br />

Devono essere considerate specifiche<br />

condizioni ambientali per la temperatura e<br />

l’umidità dell’aria, le vibrazioni, la corrosione<br />

da parte di agenti chimici, gli attacchi<br />

meccanici o biologici.<br />

2 Impianti di tipo elettrico e/o<br />

elettronico<br />

2.1 Generalità<br />

2.1.1 Le apparecchiature di tipo elettrico e/o<br />

elettronico devono soddisfare le prescrizioni<br />

di cui nel Capitolo 2 e Capitolo 3.<br />

2.1.2 Quando sono ubicati nella stessa<br />

custodia, deve esistere una separazione tra<br />

qualsiasi componente elettrico e qualsiasi<br />

liquido. Deve essere previsto un sistema di<br />

drenaggio quando è possibile sia presente<br />

una fuoriuscita di liquido.<br />

2.1.3 Se si impiegano connettori od elementi<br />

del tipo ad innesto, i loro contatti non devono<br />

essere esposti ad eccessivi carichi<br />

meccanici. Essi devono essere provvisti di<br />

un dispositivo di fissaggio.<br />

2.1.4 Tutti i pezzi sostituibili devono essere<br />

sistemati in modo tale che non sia possibile<br />

collegarli in modo scorretto o utilizzare pezzi<br />

di ricambio sbagliati. Quando ciò non è<br />

possibile, i pezzi di ricambio così come i<br />

dispositivi di collegamento associati devono<br />

essere chiaramente identificabili. In<br />

particolare, tutti i terminali di collegamento<br />

devono essere adeguatamente etichettati.<br />

Quando non può essere eseguita la<br />

sostituzione con l’impianto in tensione, deve<br />

essere previsto un segnale di avvertimento.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2.1.5 Si devono evitare impianti di<br />

raffreddamento forzato. Deve essere<br />

previsto un allarme in caso di guasto<br />

dell’impianto di raffreddamento forzato,<br />

quando installato.<br />

2.1.6 I collegamenti tra le interfacce devono<br />

essere progettate in modo tale da<br />

permettere il corretto collegamento dei cavi<br />

richiesti. I cavi devono essere scelti in<br />

accordo con Cap 2, Sez 3.<br />

2.2 Impianti di tipo elettronico<br />

2.2.1 I circuiti stampati devono essere<br />

progettati in modo tale da essere<br />

adeguatamente protetti contro la normale<br />

aggressione prevista nell’ambiente in cui<br />

sono installati.<br />

2.2.2 Gli impianti elettronici devono essere<br />

costruiti tenendo in considerazione le<br />

interferenze elettromagnetiche. Particolari<br />

precauzioni devono essere prese per:<br />

• elementi di misura come amplificatori<br />

analogici o convertitori analogico/digitali; e<br />

• il collegamento tra impianti diversi aventi<br />

diversi riferimenti a massa.<br />

2.2.3 I componenti degli impianti elettronici<br />

(circuiti stampati, componenti elettronici)<br />

devono essere chiaramente identificabili con<br />

riferimento alla relativa documentazione.<br />

2.2.4 Quando sono disponibili segnali di<br />

riferimento regolabili, essi devono essere<br />

prontamente identificabili e devono essere<br />

previsti mezzi adeguati per proteggerli<br />

controvariazioni dovute a vibrazioni e ad<br />

accesso incontrollato.<br />

2.2.5 La scelta dei componenti elettronici<br />

deve essere fatta in accordo con le normali<br />

condizioni ambientali, in particolare alla<br />

temperatura.<br />

2.2.6 Deve essere eseguito un controllo<br />

qualità durante tutte le fasi della<br />

fabbricazione dei circuiti stampati. La prova<br />

di tale controllo deve essere documentata.<br />

2.2.7 Devono essere eseguite prove di<br />

invecchiamento termico (burn-in) o prove<br />

equivalenti.<br />

2.2.8 I componenti programmabili devono<br />

essere chiaramente etichettati, con la data<br />

ed il riferimento al programma. Quando<br />

APPENDICE 5.1 24/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


caricati, essi devono essere protetti contro<br />

alterazioni<br />

esterne.<br />

2.3 Impianti di tipo elettrico<br />

2.3.1 I cavi ed i conduttori isolati utilizzati per<br />

il cablaggio interno devono essere almeno<br />

di tipo non propagante la fiamma, e devono<br />

soddisfare le prescrizioni di cui nel<br />

Capitolo 2.<br />

2.3.2 Se esiste la probabilità che prodotti<br />

specifici (olio per esempio) entrino in<br />

contatto con l’isolamento dei cavi, questi<br />

ultimi devono resistere all’attacco di tali<br />

prodotti o devono essere adeguatamente<br />

protetti da essi, e devono soddisfare le<br />

prescrizioni di cui nel Capitolo 2.<br />

3 Impianti di tipo pneumatico<br />

3.1<br />

3.1.1 Gli impianti di automazione di tipo<br />

pneumatico devono soddisfare le<br />

prescrizioni di cui in Cap 1, Sez 10, [17].<br />

3.1.2 I circuiti pneumatici degli impianti di<br />

automazione devono essere indipendenti da<br />

qualsiasi altro circuito pneumatico installato<br />

a bordo.<br />

4 Impianti di tipo oleodinamico<br />

4.1<br />

4.1.1 Gli impianti di automazione di tipo<br />

oleodinamico devono soddisfare le<br />

prescrizioni di cui in Cap 1, Sez 10, [14].<br />

4.1.2 Devono essere incorporati nei circuiti<br />

oleodinamici dispositivi di filtraggio adeguati.<br />

4.1.3 I circuiti oleodinamici degli impianti di<br />

automazione devono essere indipendenti da<br />

qualsiasi altro circuito oleodinamico installato<br />

a bordo.<br />

5 Consolles di automazione<br />

5.1 Generalità<br />

5.1.1 Le consolles di automazione devono<br />

essere progettate sulla base dei principi<br />

ergonomici. Devono essere montati<br />

corrimani per un sicuro funzionamento delle<br />

consolles.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

5.2 Strumenti di indicazione<br />

5.2.1 L’operatore deve ricevere continue<br />

informazioni di ritorno sugli effetti dei suoi<br />

ordini.<br />

5.2.2 La sistemazione degli strumenti di<br />

indicazione e di comando deve essere<br />

effettuata in accordo alla logica dell’impianto<br />

in comando. Inoltre, il funzionamento e<br />

l’indicazione degli strumenti devono essere<br />

omogenei l’uno con l’altro.<br />

5.2.3 Gli strumenti devono essere<br />

chiaramente etichettati. Quando sono<br />

installati sul ponte di comando, tutti gli<br />

strumenti illuminati delle consolles devono<br />

essere provvisti di dispositivo di<br />

attenuazione, dove necessario.<br />

5.3 VDU (unità video) e tastiere<br />

5.3.1 Le VDU, ubicate nelle consolles,<br />

devono essere posizionate in modo tale da<br />

essere facilmente leggibili dalla normale<br />

postazione dell’operatore. L’illuminazione<br />

dell’ambiente non deve creare alcun riflesso<br />

che possa rendere difficoltosa la lettura sullo<br />

schermo.<br />

5.3.2 Le tastiere devono essere posizionate<br />

in modo tale da garantire un accesso<br />

agevole dalla normale postazione<br />

dell’operatore. Devono essere prese<br />

precauzioni particolari per evitare operazioni<br />

non volute sulle tastiere.<br />

SEZIONE 5 NORME PER<br />

L’INSTALLAZIONE<br />

1 Generalità<br />

APPENDICE 5.1 25/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione<br />

1.1<br />

1.1.1 L’installazione degli impianti di<br />

automazione deve essere eseguita tenendo<br />

in considerazione:<br />

• i requisiti per la manutenzione (prove e<br />

sostituzione di impianti o componenti)<br />

• l’influenza delle interferenze<br />

elettromagnetiche (EMI).


Deve essere presa come guida la Norma<br />

IEC 60533<br />

• le condizioni ambientali in corrispondenza<br />

delle ubicazioni<br />

descritte in Cap 2, Sez 1 e Cap 2, Sez 3, [6].<br />

1.1.2 Le postazioni di comando devono<br />

essere sistemate per consentire agli addetti<br />

di operare comodamente.<br />

1.1.3 I componenti degli impianti di<br />

automazione devono essere sistemati<br />

convenientemente. Le viti ed i dadi devono<br />

essere bloccati meccanicamente, quando<br />

necessario.<br />

2 Sensori e componenti<br />

2.1 Generalità<br />

2.1.1 L’ubicazione e la scelta dei sensori<br />

devono essere tali da ottenere una misura<br />

effettiva del parametro. Devono essere presi<br />

in considerazione i livelli dellle temperature,<br />

delle vibrazioni e delle interferenze<br />

elettromagnetiche (EMI). Quando ciò non è<br />

possibile, il sensore deve essere progettato<br />

per sopportare le condizioni ambientali locali.<br />

2.1.2 La custodia dei sensori e le entrate dei<br />

cavi devono essere appropriate per il luogo<br />

in cui esse sono ubicate.<br />

2.1.3 Devono essere previsti mezzi per<br />

l’effettuazione di prove, di tarature e per la<br />

sostituzione dei componenti degli impianti di<br />

automazione. Essi devono essere progettati,<br />

per quanto possibile, in modo tale da evitare<br />

qualsiasi disturbo al normale funzionamento<br />

dell’impianto.<br />

2.1.4 I componenti dell’impianto di<br />

automazione devono essere identificati con<br />

un numero di targhetta; esso deve essere<br />

scritto in modo chiaro ed essere attaccato al<br />

componente. Tali numeri identificati devono<br />

essere raccolti<br />

nell’elenco degli strumenti menzionato in<br />

Sez 1, Tab 1.<br />

2.1.5 I collegamenti elettrici devono essere<br />

sistemati per permettere facili sostituzioni e<br />

prove sui sensori e sui componenti. Esse<br />

devono essere chiaramente contrassegnate.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2.1.6 Deve essere evitato un debole segnale<br />

dei sensori. Quando installati, essi devono<br />

essere ubicati il più vicino possibile agli<br />

amplificatori, in modo da evitare influenze<br />

esterne. Non essendo possibile ciò, la<br />

circuiteria deve essere provvista di una<br />

adeguata protezione contro le interferenze<br />

elettromagnetiche (EMI) e di correzione di<br />

temperatura.<br />

2.2 Sensori di temperatura<br />

2.2.1 I sensori di temperatura, i termostati o i<br />

termometri devono essere installati in<br />

pozzetti di materiale adeguato, per<br />

permettere una facile sostituzione e prove di<br />

funzionamento. L’ubicazione del pozzetto<br />

non deve modificare in modo significativo il<br />

tempo di risposta dell’intero sensore.<br />

2.3 Sensori di pressione<br />

2.3.1 Devono essere installate valvole a tre<br />

vie o altre sistemazioni adeguate, per<br />

consentire prove di funzionamento dei<br />

sensori come sensori di pressione,<br />

pressostati o manometri, senza arrestare<br />

l’impianto.<br />

2.3.2 In applicazioni particolari, dove è<br />

possibile chesiano presenti forti pulsazioni di<br />

pressione, deve essere installato un<br />

elemento smorzatore, come un tubo<br />

capillare o qualcosa di equivalente.<br />

2.4 Sensori di livello<br />

2.4.1 I livellostati sistemati nelle cisterne per<br />

liquidi infiammabili, o impianti pericolosi<br />

simili, devono essere installati in modo tale<br />

da ridurre il rischio di incendio.<br />

3 Cavi<br />

3.1 Installazione<br />

3.1.1 L’installazione dei cavi deve essere<br />

effettuata in accordo con le prescrizioni di cui<br />

in Cap 2, Sez 12, [7].<br />

3.1.2 Per evitare possibili interferenze sui<br />

cavi di comando e su quelli degli strumenti di<br />

misura, devono essere prese adeguate<br />

APPENDICE 5.1 26/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione


misure preventive come la schermatura e/o<br />

l’avvolgimento di due cavi e/o la separazione<br />

tra i cavi di segnale e gli altri cavi.<br />

3.1.3 I cavi specifici per la trasmissione dei<br />

dati (cavi coassiali, avvolti, ecc.) devono<br />

passare in specifiche vie cavi e devono<br />

essere protetti meccanicamente per evitare<br />

la perdita di qualsiasi trasmissione<br />

importante di dati. Quando è presente un<br />

elevato rischio di danneggiamento<br />

meccanico, il cavo deve essere protetto<br />

entro tubi o mezzi equivalenti.<br />

3.1.4 Il raggio di curvatura dei cavi deve<br />

essere in accordo con le prescrizioni di cui in<br />

Cap 2, Sez 12, [7.2]. Per i cavi con isolante<br />

minerale, i cavi coassiali o a fibre ottiche, per<br />

i quali possono essere modificate le<br />

caratteristiche, devono essere prese<br />

precauzioni particolari in accordo con le<br />

istruzioni del costruttore.<br />

3.2 Terminazioni dei cavi<br />

3.2.1 Le terminazioni dei cavi devono essere<br />

realizzate in accordo con le prescrizioni di<br />

cui nel Capitolo 2. Deve essere posta una<br />

particolare attenzione per la connessione<br />

della schermatura dei cavi. La schermatura<br />

deve essere posta soltanto all’estremità del<br />

sensore quando il sensore è collegato a<br />

massa, e soltanto all’estremità del<br />

processore quando il sensore è isolato.<br />

3.2.2 Le terminazioni dei cavi devono essere<br />

realizzate in modo tale da resistere alle<br />

condizioni ambientali identificate (urti,<br />

vibrazioni, nebbia salina, umidità, ecc.) in cui<br />

sono installati.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

3.2.3 Le terminazioni di tutti i cavi speciali<br />

come i cavi con isolante minerale, i cavi<br />

coassiali o a fibre ottiche devono essere<br />

realizzate in accordo con le istruzioni del<br />

costruttore.<br />

4 Tubolature<br />

APPENDICE 5.1 27/93<br />

Parte C, Cap. 3, Sez. tutte. Impianti di automazione<br />

4.1<br />

4.1.1 Per l’installazione dei circuiti di<br />

tubolature utilizzati per scopi di automazione<br />

vedere le prescrizioni di cui in Cap 1, Sez<br />

10.<br />

4.1.2 Per quanto praticabile, i tubi che<br />

contengono liquidi non devono essere<br />

installati all’interno o nelle vicinanze delle<br />

custodie contenenti apparecchiature<br />

elettriche (vedere<br />

Sez 4, [2.1.2]).<br />

4.1.3 Le tubolature oleodinamiche e<br />

pneumatiche per gli impianti di automazione<br />

devono essere contrassegnate per indicare<br />

la loro funzione.<br />

5 Consolles di automazione<br />

5.1 Generalità<br />

5.1.1 L’ubicazione della consolle, o pannello<br />

di comando, deve essere scelta per avere<br />

una adeguata visibilità sul processo sotto<br />

controllo, per quanto praticabile. Gli<br />

strumenti devono essere chiaramente visibili<br />

nelle condizioni d’illuminazione ambientale.<br />

5.1.2 L’ubicazione deve essere tale da<br />

permettere un facile<br />

accesso alle operazioni di manutenzione.


SEZIONE 6 PROVE<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

1 General<br />

1.1 Commissioning<br />

1.1.1 Automation systems are to be tested for type approval, acceptance or commissioning, when required.<br />

Tests are to be carried out under the supervision of a Surveyor of the Society.<br />

1.1.2 The type testing conditions for electrical, control and instrumentation equipment, computers and<br />

peripherals are described in [2].<br />

1.1.3 Automation systems are to be inspected at works, according to the requirements of [3], in order to<br />

check that the construction complies with the Rules.<br />

1.1.4 Automation systems are to be commissioned when installed on board and prior to sea trials, to verify<br />

their performance and adaptation on site, according to [4].<br />

2 Type approval<br />

2.1 General<br />

2.1.1 (1/7/2005)<br />

This test specification for type approval is applicable, but not confined, to all equipment used for (see<br />

Note 1):<br />

- control , protection and safety<br />

- internal communication.<br />

Note 1: These test requirements are harmonised with IEC 60092-504 “Electrical Installations in Ships -Part 504: Special<br />

features - Control and Instrumentation” and IEC 60533 “Electrical and electronic installations in ships - Electromagnetic<br />

compatibility”. Electrical and electronic equipment on board ships, required neither by the Rules nor by International<br />

Conventions, liable to cause eletromagnetic disturbance are to be of type which fulfill the test requirements of test<br />

specification items 19 and 20 of Tab 1.<br />

2.1.2 The necessary documents to be submitted, prior to type testing, are listed in Sec 1, [2.4.1]. The type<br />

approval of automation systems refers to hardware type approval or software type approval, as applicable.<br />

2.2 Hardware type approval<br />

2.2.1 (1/1/2002)<br />

These tests are to demonstrate the ability of the equipment to function as intended under the specified testing<br />

conditions.<br />

The extent of the testing, i.e. the selection and sequence of tests and the number of pieces to be tested is to be<br />

determined upon examination and evaluation of the equipment or component subject to testing giving due<br />

regard to its intended use.<br />

Equipment is to be tested in its normal position unless otherwise specified in the test specification.<br />

The relevant tests are listed in Tab 1.<br />

2.2.2 The following additional tests may be required, depending on particular manufacturing or operational<br />

conditions:<br />

• mechanical endurance test<br />

• temperature shock test (e.g. 12 shocks on exhaust gas temperature sensors from 20˚C ± 5˚C to maximum<br />

temperature of the range)<br />

• immersion test<br />

• oil resistance test<br />

• shock test.<br />

The test procedure is to be defined with the Society in each case.<br />

Table 1 : Type tests (1/1/2008)<br />

N<br />

o.<br />

1 Visual<br />

inspection<br />

Test Procedure (1) Test parameters Other information<br />

2 Performance<br />

test<br />

Manufacturer<br />

performance test<br />

programme based<br />

andard atmosphere condition<br />

mperature: 25˚C ± 10˚C<br />

elative humidity: 60% ± 30%<br />

onformance to drawings, design<br />

data.<br />

onfirmation that operation is in<br />

accordance with the<br />

requirements specified for<br />

APPENDICE 5.1 28/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


3<br />

4<br />

External<br />

power supply<br />

failure<br />

upon specification<br />

and relevant Rule<br />

requirements.<br />

Power supply variations<br />

a) Electric<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

r pressure: 96 KPa ±10 KPa particular system or equipment<br />

hecking of self-monitoring<br />

features<br />

hecking of specified protection<br />

against an access to the memory<br />

hecking against effect an<br />

erroneous use of control<br />

elements in the case of computer<br />

systems<br />

interruptions during 5 minutes<br />

witching- off time 30 s each case<br />

Combinati<br />

on<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

AC SUPPLY<br />

Voltage<br />

variation<br />

permanent<br />

+ 6%<br />

+ 6%<br />

– 10%<br />

– 10%<br />

voltage<br />

transient<br />

1,5 s<br />

%<br />

+ 20%<br />

– 20%<br />

Frequency<br />

variation<br />

permanent<br />

+ 5%<br />

– 5%<br />

– 5%<br />

+ 5%<br />

frequency<br />

transient<br />

5 s<br />

%<br />

+ 10%<br />

– 10%<br />

DC SUPPLY<br />

Voltage tolerance continuous: ± 10%<br />

Voltage cyclic variation: 5%<br />

Voltage ripple: 10%<br />

Electric battery supply:<br />

30% to –25% for equipment<br />

connected to charging battery or as<br />

determined by the<br />

charging/discharging characteristics,<br />

including ripple voltage from the<br />

charging device;<br />

20% to –25% for equipment not<br />

connected to the battery during<br />

charging<br />

he time of 5 minutes may be<br />

exceeded if the equipment under<br />

test needs a longer time for start<br />

up, e.g. booting sequence<br />

or equipment which requires<br />

booting, one additional power<br />

supply interruption during<br />

booting to be performed<br />

Verification of:<br />

quipment behaviour upon loss<br />

and restoration of supply;<br />

ossible corruption of programme<br />

or data held in programmable<br />

electronic systems, where<br />

applicable.<br />

APPENDICE 5.1 29/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


) Pneumatic and hydraulic<br />

5 Dry heat<br />

6 Damp heat<br />

7 Vibration<br />

IEC Publication<br />

60068-2-2<br />

IEC Publication<br />

60068-2-30 Test<br />

D b<br />

IEC Publication<br />

60068-2-6 Test Fc<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Pressure: ± 20%<br />

Duration: 15 minutes<br />

emperature: 55˚C ± 2˚C<br />

Duration: 16 hours, or<br />

emperature: 70˚C ± 2˚C<br />

Duration: 2 hours (see (2))<br />

Temperature: 55˚C<br />

Humidity: 95%<br />

Duration: 2 cycles 2 x (12 + 12<br />

hours)<br />

Hz ± 3/0 Hz to 13,2 Hz – amplitude:<br />

± 1mm<br />

3,2 Hz to 100 Hz –<br />

acceleration: ± 0,7 g<br />

For severe vibration conditions such<br />

as, e. g., on diesel engines, air<br />

compressors, etc.:<br />

0 Hz to 25 Hz – amplitude:<br />

± 1,6 mm<br />

5 Hz to 100 Hz – acceleration:<br />

± 4,0 g<br />

Note: More severe conditions may<br />

exist for example on exhaust<br />

manifolds of diesel engines<br />

especially for medium and high<br />

speed engines.<br />

Values may be required to be in<br />

these cases 40 Hz to 2000 Hz -<br />

acceleration: ± 10,0 g at 600˚C,<br />

duration 90 min.<br />

quipment operating during<br />

conditioning and testing<br />

unctional test during the last hour<br />

at the test temperature<br />

measurement of insulation<br />

resistance before test<br />

quipment operating during the<br />

complete first cycle and<br />

switched off during second<br />

cycle except for functional test<br />

unctional test during the first 2<br />

hours of the first cycle at the test<br />

temperature and during the last 2<br />

hours of the second cycle at the<br />

test temperature<br />

ecovery at standard atmosphere<br />

conditions<br />

nsulation resistance measurements<br />

and performance test<br />

uration in case of no resonance<br />

condition 90 minutes at 30 Hz;<br />

uration at each resonance<br />

frequency at which Q ≥ 2 is<br />

recorded - 90 minutes;<br />

uring the vibration test, functional<br />

tests are to be carried out;<br />

sts to be carried out in three<br />

mutually perpendicular planes;<br />

is recommended as a guidance<br />

that Q does not exceed 5.<br />

where sweep test is to be carried<br />

out instead of the discrete<br />

frequency test and a number of<br />

resonant frequencies are<br />

detected close to each other,<br />

duration of the test is to be 120<br />

min. Sweep over a restricted<br />

frequency range between 0,8<br />

and 1,2 times the critical<br />

frequencies can be used where<br />

appropriate.<br />

APPENDICE 5.1 30/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


8 Inclination<br />

9 Insulation<br />

resistance<br />

IEC Publication<br />

60092-504<br />

Rated<br />

supply<br />

voltage<br />

Un(V)<br />

Un ≤ 65<br />

Un > 65<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Test<br />

voltage<br />

Un(V)<br />

2 x Un<br />

min. 24<br />

500<br />

Static 22,5˚<br />

Dynamic 22,5˚<br />

Minimum insulation resistance<br />

before test<br />

10 MΩ<br />

100 MΩ<br />

after test<br />

1,0 MΩ<br />

10 MΩ<br />

Note: Critical frequency is a<br />

frequency at which the<br />

equipment being tested may<br />

exhibit:<br />

malfunction and/or performance<br />

deterioration<br />

mechanical resonances and/or<br />

other response effects occur, e.g.<br />

chatter<br />

nclined to the vertical at an angle<br />

of at least 22,5˚<br />

inclined to at least 22,5˚ on the<br />

other side of the vertical and in<br />

the same plane as in (a)<br />

nclined to the vertical at an angle<br />

of at least 22,5˚ in plane at right<br />

angles to that used in (a)<br />

inclined to at least 22,5˚ on the<br />

other side of the vertical and in<br />

the same plane as in (c).<br />

Note: The period of testing in<br />

each position should be<br />

sufficient to fully evaluate the<br />

behaviour of the equipment.<br />

Using the directions defined in<br />

a) to d) above, the equipment is<br />

to be rolled to an angle of 22,5˚<br />

each side of the vertical with a<br />

period of 10 seconds.<br />

The test in each direction is to<br />

be carried out for not less than<br />

15 minutes.<br />

On ships for the carriage of<br />

liquified gases and chemicals,<br />

the emergency power supply is<br />

to remain operational with the<br />

ship flooded up to a maximum<br />

final athwart ship inclination of<br />

30˚.<br />

Note: These inclination tests are<br />

normally not required for<br />

equipment with no moving parts<br />

For high voltage equipment,<br />

reference is made to Ch 2,<br />

Sec 13.<br />

nsulation resistance test is to be<br />

carried out before and after:<br />

damp heat test, cold test and salt<br />

mist test, high voltage test;<br />

etween all circuits and earth; and<br />

where appropriate<br />

etween the phases.<br />

APPENDICE 5.1 31/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


1<br />

0<br />

High voltage<br />

1<br />

1 Cold<br />

1<br />

2<br />

1<br />

3<br />

1<br />

4<br />

Salt mist<br />

Electrostatic<br />

discharge<br />

Electromagn<br />

etic field<br />

Rated voltage Un<br />

(V)<br />

Up to 65<br />

66 to 250<br />

251 to 500<br />

501 to 690<br />

IEC Publication<br />

60068-2-1<br />

IEC Publication<br />

60068-2-52 Test<br />

Kb<br />

IEC Publication<br />

61000-4-2<br />

IEC Publication<br />

61000-4-3<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Test voltage (V)<br />

(A.C. voltage 50 or 60Hz)<br />

2 x Un + 500<br />

1500<br />

2000<br />

2500<br />

emperature: +5˚C ± 3˚C<br />

Duration: 2 hours, or<br />

emperature: –25˚C ± 3˚C<br />

Duration: 2 hours (see (3))<br />

Four spraying periods with a storage<br />

of seven days after each.<br />

Contact discharge: 6 kV<br />

Air discharge: 8 kV<br />

Interval between single discharges:<br />

1 s.<br />

No. of pulses: 10 per polarity<br />

According to level 3 severity<br />

standard<br />

Frequency range:<br />

80 MHz - 2 GHz<br />

Modulation**: 80% AM at 1000Hz<br />

Field strength: 10V/m<br />

Note: Certain components e.g.<br />

for EMC protection may be<br />

required to be disconnected for<br />

this test.<br />

For high voltage equipment,<br />

reference is made to Ch 2,<br />

Sec 13.<br />

eparate circuits are to be tested<br />

against each other and all<br />

circuits connected with each<br />

other tested against earth;<br />

rinted circuits with electronic<br />

components may be removed<br />

during the test;<br />

eriod of application of the test<br />

voltage: 1 minute<br />

nitial measurement of insulation<br />

resistance;<br />

quipment not operating during<br />

conditioning and testing except<br />

for operational test;<br />

perational test during the last<br />

hour at the test temperature;<br />

nsulation resistance measurement<br />

and the operational test after<br />

recovery<br />

nitial measurement of insulation<br />

resistance and initial functional<br />

test<br />

quipment not operating during<br />

conditioning<br />

unctional test on the 7th day of<br />

each storage period<br />

nsulation resistance measurement<br />

and performance test 4 to 6h<br />

after recovery (see (4))<br />

o simulate electrostatic discharge<br />

as may occur when persons<br />

touch the appliance<br />

he test is to be confined to the<br />

points and surfaces that can<br />

normally be reached by the<br />

operator<br />

erformance Criterion B (see (5))<br />

o simulate electromagnetic fields<br />

radiated by different transmitters<br />

he test is to be confined to the<br />

appliances exposed to direct<br />

APPENDICE 5.1 32/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


1<br />

5<br />

1<br />

6<br />

1<br />

7<br />

1<br />

8<br />

Conducted<br />

low<br />

frequency<br />

Conducted<br />

Radio<br />

Frequency<br />

Burst/ Fast<br />

Transients<br />

Surge<br />

/voltage<br />

IEC Publication<br />

61000-4-6<br />

IEC Publication<br />

61000-4-4<br />

IEC Publication<br />

61000-4-5<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Frequency sweep rate:<br />

≤ 1,5.10 -3 decades/s (or 1% / 3 s)<br />

According to level 3 severity<br />

standard<br />

A.C.:<br />

requency range: rated frequency to<br />

200th harmonic<br />

est voltage (rms): 10% of supply to<br />

15th harmonic reducing to 1% at<br />

100th harmonic and maintain this<br />

level to the 200th harmonic, min 3 V<br />

rms<br />

Max 2 W<br />

D.C.:<br />

requency range: 50 Hz - 10 kHz<br />

est voltage (rms) :10% of supply<br />

max. 2 W<br />

AC, DC, I/O ports and signal/control<br />

lines:<br />

Frequency range: 150 kHz - 80 MHz<br />

Amplitude: 3 V rms (see (7))<br />

Modulation***: 80% AM at 1000<br />

Hz<br />

Frequency sweep range:<br />

≤1,5.10 -3 decades/s (or 1% / 3sec.)<br />

According to level 2 severity<br />

standard<br />

radiation by transmitters at their<br />

place of installation<br />

erformance criterion A (see (6)).<br />

** If, for tests of equipment, an<br />

input signal with a modulation<br />

frequency of 1000 Hz is<br />

necessary, a modulation<br />

frequency of 400 Hz may be<br />

chosen<br />

o simulate distortions in the power<br />

supply system generated for<br />

instance, by electronic<br />

consumers and coupled in as<br />

harmonics<br />

erformance criterion A (see (6))<br />

ee Figure in Notes in this Table<br />

quipment design and the choice<br />

of materials is to simulate<br />

electromagnetic fields coupled<br />

as high frequency into the test<br />

specimen via the connecting<br />

lines<br />

erformance criterion A (see (6)).<br />

*** If, for tests of equipment, an<br />

input signal with a modulation<br />

frequency of 1000 Hz is<br />

necessary, a modulation<br />

frequency of 400 Hz may be<br />

chosen<br />

Single pulse time: 5ns (between 10%<br />

and 90% value)<br />

Single pulse width: 50 ns (50%<br />

value)<br />

rcs generated when actuating<br />

Amplitude (peak): 2 kV line on electrical contacts<br />

power supply port/earth; 1 kV on I/O nterface effect occurring on the<br />

data control and communication power<br />

ports (coupling clamp)<br />

supply, as well as at the external<br />

Pulse period: 300 ms<br />

wiring of the test specimen<br />

Burst duration: 15 ms<br />

erformance criterion B (see (5))<br />

Duration/polarity: 5 min<br />

According to level 3 severity<br />

standard<br />

Pulse rise time: 1,2 µs (between 10% nterference generated for instance,<br />

and 90% value)<br />

by switching “ON” or “OFF”<br />

Pulse width: 50 µs (50% value) high power inductive consumers<br />

Amplitude (peak) :<br />

st procedure in accordance with<br />

1 kV line/earth; 0,5 kV line/line figure 10 of the standard for<br />

APPENDICE 5.1 33/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


1<br />

9<br />

2<br />

0<br />

2<br />

1<br />

Radiated<br />

Emission<br />

Conducted<br />

Emission<br />

Flame<br />

retardant<br />

CISPR 16-1, 16-2<br />

CISPR 16-1, 16-2<br />

IEC Publication<br />

60092-101 or<br />

IEC Publication<br />

60695-11-5<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Repetition rate: > 1 pulse/min<br />

No of pulses: 5 per polarity<br />

Application: continuous<br />

According to level 2 severity<br />

standard<br />

For equipment installed in the bridge<br />

and deck zone:<br />

Frequency<br />

range (MHz):<br />

0,15 - 0,30<br />

0,30 - 30<br />

30 - 2000<br />

except for:<br />

156 - 165<br />

Limits:<br />

(dBµV/m)<br />

80 - 52<br />

50 - 34<br />

54<br />

equipment where power and<br />

signal lines are identical<br />

erformance criterion B (see (5))<br />

APPENDICE 5.1 34/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto<br />

24<br />

For equipment installed in the<br />

general power distribution zone:<br />

Frequency<br />

range: (MHz)<br />

0,15 - 30<br />

30 - 100<br />

100 - 2000<br />

except for:<br />

156 - 165<br />

Limits:<br />

(dBµV/m)<br />

80 - 50<br />

60 - 54<br />

54<br />

24<br />

For equipment installed in the bridge and<br />

deck zone:<br />

Frequency range:<br />

10 - 150 kHz<br />

150 - 350 kHz<br />

0,35 - 30 MHz<br />

Limits:<br />

(dBµV)<br />

96 - 50<br />

60 - 50<br />

50<br />

For equipment installed in the general<br />

power distribution zone:<br />

Frequency range:<br />

10 - 150 kHz<br />

150 - 500 kHz<br />

0,5 - 30 MHz<br />

Limits:<br />

(dBµV)<br />

120 - 69<br />

79<br />

73<br />

Flame application: 5 times 15 s each<br />

Interval between each application: 15 s or<br />

one time 30 s.<br />

Test criteria based upon application.<br />

The test is performed with the EUT or<br />

housing of the EUT applying needleflame<br />

test method.<br />

rocedure in accordance with the<br />

standard but distance 3 m<br />

between equipment and antenna<br />

e burnt out or damaged part of the<br />

specimen by not more than 60mm<br />

long<br />

o flame, no incandescence or in the<br />

event of a flame or incandescence<br />

being present, it is to extinguish<br />

itself within 30 s of the removal of<br />

the needle flame without full<br />

combustion of the test specimen<br />

ny dripping material is to extinguish<br />

itself in such a way as not to ignite a<br />

wrapping tissue. The drip height is<br />

200 mm ± 5 mm.<br />

Column 3 indicates the testing procedure which is normally to be applied. However, equivalent testing<br />

procedure may be accepted by the Society provided that what required in the other columns is fulfilled.<br />

quipment to be mounted in consoles, housing etc. together with other equipment are to be tested with 70˚C.


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

or equipment installed in non-weather protected locations or cold locations test is to be carried out at –25˚C.<br />

alt mist test is to be carried out for equipment installed in weather exposed areas.<br />

erformance Criterion B: (for transient phenomena): the EUT is to continue to operate as intended after the<br />

tests. No degradation of performance or loss of function is allowed as defined in the technical specification<br />

published by the Manufacturer. During the test, degradation or loss of function or performance which is self<br />

recoverable is however allowed but no change of actual operating state or stored data is allowed.<br />

erformance Criterion A (for continuous phenomena): the Equipment Under Test is to continue to operate as<br />

intended during and after the test. No degradation of performance or loss is allowed as defined in relevant<br />

equipment standard and the technical specification published by the Manufacturer.<br />

or equipment installed on the bridge and deck zone, the test levels are to be increased to 10V rms for spot<br />

frequencies in accordance with IEC 60945 at 2; 3; 4; 6.2; 8.2; 12.6; 16.5; 18.8; 22; 25 MHz.<br />

Errore.<br />

2.3 Software type approval<br />

2.3.1 Software type approval consists of evaluation of the development quality and verification of test results.<br />

Documents in accordance with Sec 1, Tab 2 are required to demonstrate the development quality.<br />

Repetition of unit tests, integration tests or validation tests is required to verify the consistency of test results.<br />

Certificate may be issued at the request of the manufacturer when approval is granted.<br />

2.3.2 For computer based systems, as a guidance, the documents to be submitted for information are listed in<br />

Tab 2:<br />

2.3.3 The software type approval applies only to basic software of the computer based system.<br />

The basic software approval is carried out in the following phases:<br />

• Examination of the documents as required in Sec 1, [2.3.2],<br />

• Verification that all the development work has been carried out according to the quality procedure. The<br />

complementary documents required in Tab 2 prove the quality of the development work.<br />

Note 1: Particular attention will be given to the test results collected on unit testing file, integration test file and validation test<br />

file<br />

• Repetition of tests of the essential function of the software. Comparison with documentation containing the test<br />

results of previous tests is to be carried out.<br />

2.3.4 The application software is to be approved on a case by case basis, according to [3.3.2].<br />

2.4 Navigational and radio equipment<br />

APPENDICE 5.1 35/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2.4.1 (1/1/2002)<br />

The test conditions as specified in IEC 60945 (marine navigational and radiocommunication equipment and<br />

systems - general requirements, methods of testing and required test results) are to be applied for the abovementioned<br />

equipment.<br />

2.5 Loading instruments<br />

2.5.1 Loading instrument approval consists of:<br />

• approval of hardware according to [2.2], unless two computers are available on board for loading calculations<br />

only<br />

• approval of basic software according to [2.3]<br />

• approval of application software, consisting in data verification which results in the Endorsed Test Condition<br />

according to Part B<br />

• installation testing according to [4].<br />

Table 2 : Basic software development documents<br />

No.<br />

I/A (2) DOCUMENT<br />

1 I Follow-up of developed software: identification, safeguard, storage<br />

2 I Document showing the capability and training of the development team<br />

3 I Production of a specification file<br />

4 I Production of a preliminary design file<br />

5 I Production of a detailed design file<br />

6 I Production of a coding file<br />

7 I Production of a unit testing file (1)<br />

8 I Production of an integration test file (1)<br />

9 I Production of a validation test file (1)<br />

10 I Production of a maintenance facility file<br />

11 I Production of a quality plan<br />

12 I Follow-up of the quality plan: checks, audits, inspections, reviews<br />

Complementary test carried out, at random, at the request of the Surveyor<br />

A : to be submitted for approval;<br />

I : to be submitted for information.<br />

3 Acceptance testing<br />

3.1 General<br />

3.1.1 Acceptance tests are generally to be carried out at the manufacturer’s facilities before the shipment of<br />

the equipment.<br />

Acceptance tests refer to hardware and software tests as applicable.<br />

3.2 Hardware testing<br />

3.2.1 Hardware acceptance tests include, where applicable:<br />

• visual inspection<br />

• operational tests and, in particular:<br />

• tests of all alarm and safety functions<br />

• verification of the required performance (range, calibration, repeatability, etc.) for analogue sensors<br />

• verification of the required performance (range, set points, etc.) for on/off sensors<br />

• verification of the required performance (range, response time, etc.) for actuators<br />

• verification of the required performance (full scale, etc.) for indicating instruments<br />

• high voltage test<br />

• hydrostatic tests.<br />

Additional tests may be required by the Society.<br />

APPENDICE 5.1 36/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

3.2.2 Final acceptance will be granted subject to:<br />

• the results of the tests listed in [3.2.1]<br />

• the type test report or type approval certificate.<br />

3.3 Software testing<br />

3.3.1 Software acceptance tests of computer based systems are to be carried out to verify their adaptation to<br />

their use on board, and concern mainly the application software.<br />

3.3.2 The software modules of the application software are to be tested individually and subsequently<br />

subjected to an integration test. The test results are to be documented and to be part of the final file. It is to be<br />

checked that:<br />

• the development work has been carried out in accordance with the plan<br />

• the documentation includes the proposed tests, the acceptance criteria and the result.<br />

Repetition tests may be required to verify the consistency of test results.<br />

3.3.3 Software acceptance will be granted subject to:<br />

• examination of the available documentation<br />

• a functional test of the whole system.<br />

The Society may ask for additional tests of systems which are part of safety systems or which integrate<br />

several functions.<br />

4 Commissioning<br />

4.1 General<br />

4.1.1 Commissioning tests are to be carried out on automation systems associated with essential services to<br />

verify their compliance with the Rules, by means of visual inspection and the performance and functionality<br />

according to Tab 3<br />

APPENDICE 5.1 37/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

3. Regolamento RINA: Parte C, Capitolo 2, Sezione 3<br />

PROGETTAZIONE DELL’IMPIANTO<br />

1 Sistemi di distribuzione e<br />

caratteristiche<br />

della distribuzione<br />

1.1 Sistemi di distribuzione<br />

1.1.1 Possono essere impiegati i seguenti<br />

sistemi di distribuzione:<br />

a) in corrente continua:<br />

• a due conduttori isolati;<br />

• a due conduttori con un polo a massa<br />

b) in corrente alternata:<br />

• trifase a tre conduttori isolati;<br />

• trifase a tre conduttori con il neutro<br />

direttamente a massa o a massa attraverso<br />

una impedenza;<br />

• trifase a quattro conduttori con il neutro<br />

direttamente a massa o a massa attraverso<br />

una impedenza;<br />

• monofase a due conduttori isolati;<br />

• monofase a due conduttori con una fase a<br />

massa.<br />

1.1.2 Sistemi di distribuzione diversi da quelli<br />

di cui in [1.1.1] (p.e. con ritorno attraverso lo<br />

scafo, trifase a quattro conduttori isolati)<br />

saranno considerati caso per caso dalla<br />

Società.<br />

1.1.3 Il sistema di distribuzione con ritorno<br />

attraverso lo scafo non deve essere<br />

impiegato per forza, riscaldamento o<br />

illuminazione, su tutte le navi aventi stazza<br />

lorda uguale o superiore a 1600 ton.<br />

1.1.4 Le prescrizioni di cui in [1.1.3] non<br />

precludono (a determinate condizioni<br />

stabilite dalla Società) l’impiego di: a) sistemi<br />

di protezione catodica a corrente impressa;<br />

b) sistemi di limitata estensione connessi a<br />

massa localmente,<br />

o<br />

Use<br />

c) sistemi per la verifica dello stato di<br />

isolamento purché la corrente di circolazione<br />

non superi i 30 mA nelle condizioni più<br />

sfavorevoli.<br />

Nota 1: I sistemi di limitata estensione connessi a<br />

massa localmente, quali quelli per i circuiti di<br />

avviamento e di accensione di motori a<br />

combustione interna, sono ammessi purché<br />

qualsiasi possibile corrente risultante non fluisca<br />

direttamente attraverso un qualsiasi luogo<br />

pericoloso.<br />

1.1.5 Per i sistemi di distribuzione di navi che<br />

trasportano liquidi che sviluppano gas o<br />

vapori infiammabili, vedere Parte E, Cap 7,<br />

Sez 5, Parte E, Cap 8, Sez 10 e Parte E,<br />

Cap 9, Sez 10.<br />

1.1.6 Per i sistemi di distribuzione degli<br />

impianti in alta tensione, vedere Sez 13.<br />

Tabella 1 : Tensioni massime per i diversi<br />

servizi nave<br />

Maximum<br />

voltage, in V<br />

APPENDICE 5.1 38/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


For permanently installed<br />

and connected to fixed<br />

wiring<br />

For permanently installed<br />

and connected by flexible<br />

cable<br />

For socket-outlets supplying<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Power equipment<br />

Heating equipment (except in accommodation spaces)<br />

Cooking equipment<br />

Lighting<br />

Space heaters in accommodation spaces<br />

Control (1), communication (including signal lamps) and<br />

instrumentation equipment<br />

Power and heating equipment, where such connection is<br />

necessary because of the application (e.g. for moveable<br />

cranes or other hoisting gear)<br />

Portable appliances which are not hand-held during<br />

operation (e.g. refrigerated containers) by flexible cables<br />

Portable appliances and other consumers by flexible cables<br />

Equipment requiring extra precaution against electric shock<br />

where an isolating transformer is used to supply one<br />

appliance (2)<br />

Equipment requiring extra precaution against electric shock<br />

with or without a safety transformer (2).<br />

F1(1) for control equipment which is part of a power and heating installation (e.g. pressure or temperature<br />

switches for starting/stopping motors), the same maximum voltage as allowed for the power and heating<br />

equipment may be used provided that all components are constructed for such voltage. However, the control<br />

voltage to external equipment is not to exceed 500 V.<br />

B(2) both conductors in such systems are to be insulated from earth.<br />

1.2 Tensioni massime<br />

1.2.1 Le tensioni massime per i sistemi di<br />

alimentazione sia in corrente alternata che in<br />

corrente continua dei servizi della nave a<br />

bassa tensione sono indicate in Tab 1.<br />

1.2.2 Per impianti particolari, tensioni più<br />

elevate di quelle indicate saranno oggetto di<br />

particolare considerazione.<br />

1.2.3 Per gli impianti in alta tensione vedere<br />

Sez 13.<br />

2 Sorgenti di energia elettrica<br />

2.1 Generalità<br />

2.1.1 Le installazioni elettriche devono<br />

soddisfare le<br />

seguenti condizioni:<br />

a) tutti i servizi ausiliari per mantenere la<br />

nave in condizioni ordinarie di<br />

APPENDICE 5.1 39/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto<br />

1000<br />

500<br />

500<br />

250<br />

250<br />

250<br />

1000<br />

1000<br />

250<br />

250<br />

funzionamento e di abitabilità e per la<br />

conservazione del carico, devono essere<br />

assicurati senza far ricorso alla sorgente di<br />

emergenza di energia elettrica.<br />

b) i servizi elettrici essenziali per la sicurezza<br />

devono essere assicurati anche nelle diverse<br />

condizioni di emergenza.<br />

c) per quanto riguarda i generatori a c.a.<br />

deve essere posta attenzione all’avviamento<br />

dei motori a gabbia collegati all’impianto, con<br />

particolare riguardo alla grandezza e alla<br />

durata della variazione transitoria di tensione<br />

che si manifesta per effetto della corrente<br />

massima di avviamento e del fattore di<br />

potenza. La caduta di tensione dovuta a tale<br />

corrente di avviamento non deve causare<br />

l’arresto di un qualsiasi motore già<br />

funzionante od avere<br />

qualsiasi effetto sfavorevole su altre<br />

apparecchiature in funzione.<br />

2.2 Sorgente principale di energia<br />

elettrica<br />

50


2.2.1 Deve essere prevista una sorgente<br />

principale di energia elettrica, di potenza<br />

sufficiente ad alimentare tutti i servizi<br />

ausiliari necessari per mantenere la nave in<br />

condizioni ordinarie di funzionamento e di<br />

abitabilità e per la conservazione del carico,<br />

senza fare ricorso alla sorgente di<br />

emergenzadi energia elettrica.<br />

2.2.2 Per navi a propulsione elettrica aventi<br />

due o più gruppi generatori di propulsione a<br />

tensione costante, nelle quali l’energia<br />

elettrica per i servizi ausiliari della nave è<br />

derivata da questa sorgente, vedere Sez 14.<br />

2.2.3 La sorgente principale di energia<br />

elettrica deve essere costituita da almeno<br />

due gruppi elettrogeneratori. La potenza di<br />

questi gruppi elettrogeneratori deve essere<br />

tale che, nel caso in cui uno qualsiasi dei<br />

gruppi venga arrestato, sia ancora possibile<br />

alimentare i servizi necessari per assicurare:<br />

a) le condizioni ordinarie di propulsione e di<br />

sicurezza [2.2.4];<br />

b) un benessere corrispondente alle minime<br />

condizioni di abitabilità Sez 1, [3.4.2];<br />

c) la conservazione del carico. Tale potenza<br />

deve inoltre essere sufficiente per<br />

permettere l’avviamento del più potente<br />

motore senza causare l’arresto di un<br />

qualsiasi motore già funzionante ed avere<br />

qualsiasi effetto sfavorevole su altre<br />

apparecchiature in funzione.<br />

2.2.4 I servizi necessari per assicurare<br />

condizioni ordinarie di propulsione e di<br />

sicurezza comprendono i servizi essenziali<br />

primari e secondari. Al fine di valutare la<br />

potenza necessaria per tali servizi occorre<br />

considerare quali di questi si presume siano<br />

in servizio contemporaneamente. Nel caso di<br />

servizi in doppio, uno dei quali alimentato<br />

elettricamente e l’altro non elettricamente<br />

(p.e. trascinato), la potenza elettrica<br />

necessaria non viene computata al fine<br />

sopra detto.<br />

2.2.5 Nei servizi di cui in [2.2.4] non sono<br />

compresi:<br />

• eliche di spinta non facenti parte<br />

dell’impianto di propulsione principale;<br />

• macchinario per il maneggio del carico;<br />

• pompe del carico;<br />

• refrigerazione per il condizionamento<br />

dell’aria.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2.2.6 Oltre a quanto detto sopra, i gruppi<br />

elettrogeneratori devono essere tali da<br />

assicurare che, in caso di fuori servizio di<br />

uno qualsiasi dei generatori o del suo motore<br />

primo, il rimanente o i rimanenti gruppi<br />

elettrogeneratori siano in grado di assicurare<br />

l’alimentazione dei servizi elettrici necessari<br />

per avviare l’impianto principale di<br />

propulsione dalla condizione di nave priva di<br />

energia.<br />

2.2.7 La sorgente di emergenza di energia<br />

elettrica può essere usata per l’avviamento<br />

dalla condizione di nave priva di energia se<br />

la sua potenza o da sola o unita a quella di<br />

qualsiasi altra sorgente di energia elettrica, è<br />

sufficiente per assicurare<br />

contemporaneamente l’alimentazione anche<br />

a quei servizi che devono essere alimentati<br />

in accordo con le disposizioni di [3.6.3] (a, b,<br />

c, d) o di Parte E, Cap 11, Sez 5 per le navi<br />

da passeggeri.<br />

2.2.8 La sorgente principale di energia<br />

elettrica della nave deve essere tale che i<br />

servizi essenziali possano essere assicurati<br />

indipendentemente dalla velocità e dal senso<br />

di rotazione del macchinario di propulsione o<br />

della linea d’alberi.<br />

2.2.9 Generatori azionati dall’impianto di<br />

propulsione (generatori asse) che si prevede<br />

di far funzionare a velocità costante (p.e. nel<br />

caso di impianto in cui la velocità e la<br />

direzione della nave siano comandate<br />

variando il passo dell’elica) possono essere<br />

accettati come facenti parte della sorgente<br />

principale di energia elettrica qualora, per<br />

tutte le condizioni di navigazione e di<br />

manovra, comprese quelle con elica ferma,<br />

l’energia elettrica da essi generata sia<br />

sufficiente per assicurare le alimentazioni<br />

richieste in [2.2.3] e da tutte le altre<br />

prescrizioni, con particolare riguardo per<br />

quelle in [2.2.6]. Tali generatori azionati<br />

dall’impianto di propulsione devono essere<br />

non meno efficaci e non meno affidabili dei<br />

gruppi generatori indipendenti 2.2.10<br />

(1/7/2003) I generatori ed i sistemi di<br />

generazione che siano azionati dall'impianto<br />

di propulsione principale ma che non formino<br />

parte della sorgente principale di energia<br />

elettrica della nave (vedere Nota 1) possono<br />

essere impiegati, mentre la nave è in<br />

APPENDICE 5.1 40/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


navigazione, per alimentare quei servizi<br />

elettrici che sono richiesti per le normali<br />

condizioni operative e di abitabilità, a<br />

condizione che:<br />

a) siano sistemati un numero sufficiente di<br />

generatori di potenza nominale adeguata,<br />

che costituiscano la sorgente principale di<br />

energia elettrica prescritta in [2.2.1] e che<br />

soddisfino le disposizioni di cui in [2.2.8];<br />

b) siano previste sistemazioni per avviare<br />

automaticamente uno o più dei generatori<br />

che costituiscono la sorgente principale di<br />

energia elettrica prescritta in [2.2.1], in<br />

accordo con le disposizioni di cui in [3.4.5] e<br />

anche dopo che si siano verificate variazioni<br />

di frequenza superiori al ± 10% dei limiti<br />

sotto specificati;<br />

c) entro il campo di funzionamento dichiarato<br />

dei generatori e/o dei sistemi di generazione,<br />

possano essere soddisfatti i limiti di<br />

variazione della tensione di cui in IEC<br />

60092-301 e di variazione di frequenza di cui<br />

alla Sez 2, Tab 6;<br />

d) la corrente di corto circuito del generatore<br />

e/o sistema di generazione sia sufficiente a<br />

far scattare l'interruttore del<br />

generatore/sistema di generazione tenendo<br />

conto della selettività dei dispositivi di<br />

protezione per il sistema di distribuzione;<br />

e) se ritenuto appropriato, siano provvedute<br />

sistemazioni per l'esclusione del carico, per<br />

soddisfare le prescrizioni di cui in [3.4.6],<br />

[3.4.7] e [3.4.8];<br />

f) sulle navi dotate di comando a distanza<br />

delle macchine di propulsione dalla plancia,<br />

siano provvisti mezzi o adottate procedure<br />

che assicurino il mantenimento<br />

dell'alimentazione ai servizi essenziali<br />

durante le condizioni di manovra, allo scopo<br />

di evitare situazioni di "black out" (vedere<br />

Nota 4).<br />

Nota 1: Detti sistemi di generazione sono quelli il<br />

cui funzionamento<br />

non soddisfa le disposizioni dell'IEC 60092-201,<br />

paragrafo<br />

6.2.3.<br />

Nota 2: IEC 60092-201 Electrical installations in<br />

ships - part 201:<br />

System design - General.<br />

Nota 3: IEC 60092-301 Electrical installations in<br />

ships - part 301: Equipment - Generators and<br />

motors.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Nota 4: Una situazione di "black out" significa che<br />

le macchine principali ed ausiliarie, compresa la<br />

sorgente principale di energia, sono fuori servizio<br />

ma che i servizi per rimetterle in funzione (cioè<br />

aria compressa, corrente di avviamento dalle<br />

batterie, etc.) sono disponibili.<br />

2.2.11 (1/7/2006)<br />

Quando trasformatori, convertitori o<br />

apparecchiature analoghe costituiscono una<br />

parte essenziale dell’impianto principale di<br />

alimentazione elettrica, l’impianto deve<br />

essere realizzato in modo tale da assicurare<br />

la stessa continuità di alimentazione elettrica<br />

richiesta nel presente sottoarticolo [2.2].<br />

Ciò può essere realizzato sistemando<br />

almeno due trasformatori trifase o tre<br />

trasformatori monofase alimentati, protetti ed<br />

installati come indicato in Fig 1, in modo che,<br />

anche con uno di essi fuori servizio, il<br />

rimanente(i) sia (siano) sufficiente per<br />

assicurare l’alimentazione ai servizi indicati<br />

in [2.2.3]. Ciascun trasformatore deve essere<br />

contenuto una custodia separata o in una<br />

sistemazione equivalente, e deve essere<br />

servito da circuiti separati sul lato<br />

avvolgimento primario e secondario. Ciascun<br />

circuito primario deve essere provvisto di<br />

apparecchi di interruzione e dispositivi di<br />

protezione su ciascuna fase. Ciascun<br />

circuito secondario deve essere fornito di un<br />

interrutore multipolare. Devono essere<br />

previsti idonei interblocchi o una targa di<br />

avvertimento per impedire che avvengano<br />

operazioni di manutenzione o di riparazione<br />

di un qualsiasi trasformatore monofase a<br />

meno che entrambi gli apparecchi di<br />

interruzione sul lato avvolgimento primario e<br />

secondario siano aperti.<br />

2.2.12 Per navi con locali macchina<br />

periodicamente non presidiati, vedere Parte<br />

F, Capitolo 3.<br />

2.2.13 Per gli impianti di avviamento dei<br />

gruppi generatori principali vedere Cap 1,<br />

Sez 2, [3.1].<br />

2.3 Sorgente di emergenza di<br />

energia elettrica<br />

2.3.1 Deve essere prevista una sorgente<br />

autonoma di emergenza di energia elettrica.<br />

2.3.2 Il generatore di emergenza può essere<br />

usato in casi eccezionali e per brevi periodi<br />

per alimentare circuiti non di emergenza,<br />

qualora siano adottate appropriate misure<br />

per salvaguardare l’indipendenza del<br />

APPENDICE 5.1 41/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


funzionamento in emergenza in tutte le<br />

circostanze. Sono da considerarsi<br />

eccezionali, con nave in navigazione,<br />

situazioni quali:<br />

a) mancanza totale di energia elettrica<br />

(black-out);<br />

b) nave priva di energia;<br />

c) impiego per prove periodiche;<br />

d) funzionamento in parallelo per brevi<br />

periodi con la sorgente di energia elettrica<br />

principale per il trasferimento del carico.<br />

A meno che non sia altrimenti stabilito dalla<br />

Società, il generatore di emergenza può<br />

essere impiegato durante le soste in porto<br />

per alimentare la rete principale purché<br />

siano soddisfatte le prescrizioni di cui in<br />

[2.4].<br />

2.3.3 L’energia elettrica disponibile deve<br />

essere sufficiente ad alimentare tutti quei<br />

servizi che sono essenziali per la sicurezza<br />

in una condizione di emergenza, ponendo<br />

particolare attenzione a quei servizi che<br />

possono dover essere fatti funzionare<br />

contemporaneamente.<br />

2.3.4 La sorgente di emergenza di energia<br />

elettrica deve essere capace di alimentare<br />

contemporaneamente almeno i servizi<br />

riportati in [3.6.3] per i periodi specificati, se<br />

essi dipendono per il loro funzionamento da<br />

una sorgente di energia elettrica, tenendo<br />

presenti le correnti di avviamentoe la natura<br />

transitoria di alcuni carichi.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

APPENDICE 5.1 42/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


Figure 1<br />

2.3.5 La sorgente temporanea di emergenza<br />

di energia elettrica, quando prescritta, deve<br />

avere capacità sufficiente per alimentare<br />

almeno i servizi riportati in [3.6.7] per<br />

mezz’ora, se essi dipendono per il loro<br />

funzionamento da una sorgente di energia<br />

elettrica.<br />

2.3.6 In una posizione adeguata sul quadro<br />

principale o nella stazione di comando del<br />

macchinario, deve essere montato un<br />

indicatore che indichi quando le batterie<br />

costituenti la sorgente di emergenza di<br />

energia elettrica o la sorgente di emergenza<br />

temporanea di energia elettrica di cui in<br />

[2.3.13] e [2.3.14] sono in fase di scarica.<br />

2.3.7 Se i servizi che devono essere<br />

alimentati dalla sorgente temporanea<br />

ricevono alimentazione dalle batterie di<br />

accumulatori mediante convertitori a<br />

semiconduttori, devono essere previsti mezzi<br />

per poter alimentare tali servizi dalla<br />

sorgente di emergenza anche nel caso di<br />

guasto del convertitore (p.e. prevedendo una<br />

linea di by pass o la duplicazione del<br />

convertitore).<br />

2.3.8 (1/7/2002)<br />

Quando, per ripristinare la propulsione, è<br />

necessaria l'energia elettrica, la capacità<br />

della sorgente di emergenza deve essere<br />

sufficiente a ripristinare la propulsione<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

unitamente agli altri macchinari, come<br />

appropriato, a partire dalla condizione di<br />

nave priva di energia. Ciò deve avvenire<br />

entro 30 minuti dopo che si è verificata la<br />

mancanza totale di energia elettrica. Ai fini di<br />

questa norma soltanto, la condizione di<br />

"nave priva di energia" e di mancanza totale<br />

di energia elettrica (black-out) sono<br />

entrambe intese significare una condizione<br />

nella quale l'impianto di propulsione<br />

principale, le caldaie e gli ausiliari non sono<br />

in funzione, e per ripristinare la propulsione<br />

si assume che non sia disponibile alcuna<br />

energia immagazzinata per l'avviamento<br />

dell'impianto di propulsione, della sorgente<br />

principale di energia elettrica e degli altri<br />

ausiliari essenziali. Si assume che siano<br />

disponibili in ogni momento i mezzi per<br />

avviare il generatore di emergenza.<br />

Il generatore di emergenza e gli altri mezzi<br />

necessari a ripristinare la propulsione<br />

devono avere una capacità tale che l'energia<br />

di avviamento necessaria per la propulsione<br />

sia disponibile entro 30 minuti dal<br />

manifestarsi della condizione di mancanza<br />

totale di energia elettrica (black out) / "nave<br />

priva di energia" definite sopra. L'energia di<br />

avviamento immagazzinata per il generatore<br />

d'emergenza non deve essere utilizzata<br />

direttamente per avviare l'impianto di<br />

APPENDICE 5.1 43/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


propulsione, la sorgente principale di energia<br />

elettrica e/o altri ausiliari essenziali<br />

(generatore di emergenza escluso). Per le<br />

navi a vapore, il limite di tempo di 30 minuti<br />

dato nella Convenzione SOLAS può essere<br />

interpretato come il tempo che intercorre tra<br />

la condizione di mancanza totale di energia<br />

elettrica (black out) / "nave priva di energia"<br />

definite sopra e l'accensione della prima<br />

caldaia. Per le navi da passeggeri non<br />

adibite a viaggi internazionali e per le navi da<br />

carico di stazza lorda inferiore a 500 ton o di<br />

stazza lorda uguale o superiore a 500 ton<br />

non adibite a viaggi internazionali, il limite di<br />

tempo di 30 minuti non si applica.<br />

2.3.9 Devono essere previsti mezzi per<br />

prove periodiche dell’impianto completo di<br />

emergenza, comprendenti la verifica dei<br />

dispositivi di avviamento automatico, quando<br />

questi ultimi sono presenti.<br />

2.3.10 Per gli impianti di avviamento dei<br />

gruppi elettrogeneratori di emergenza<br />

vedere Cap 1, Sez 2, [3.1].<br />

2.3.11 La sorgente di emergenza di energia<br />

elettrica può essere un generatore o una<br />

batteria di accumulatori che devono<br />

soddisfare rispettivamente le norme [2.3.12]<br />

o [2.3.13].<br />

2.3.12 Se la sorgente di emergenza di<br />

energia elettrica è un generatore, esso deve<br />

essere:<br />

a) azionato da un idoneo motore primo con<br />

una alimentazione indipendente del<br />

combustibile avente punto di infiammabilità<br />

(determinato con prova in vaso chiuso) non<br />

inferiore a 43°C;<br />

b) avviato automaticamente per effetto di<br />

mancata alimentazione del quadro di<br />

emergenza dalla sorgente principale di<br />

energia elettrica se non è provvista una<br />

sorgente di emergenza temporanea di<br />

energia elettrica in accordo con il successivo<br />

comma (c); se il generatore di emergenza è<br />

avviato automaticamente esso deve essere<br />

connesso automaticamente al quadro di<br />

emergenza; i servizi indicati in [3.6.7]<br />

devono quindi essere<br />

automaticamenteconnessi sul gruppo<br />

elettrogeneratore di emergenza;e<br />

c) integrato da una sorgente temporanea di<br />

emergenza di energia elettrica in accordo<br />

con quanto stabilito in [2.3.14] se non vi è un<br />

generatore di emergenza capace sia di<br />

alimentare i servizi menzionati in tale punto,<br />

sia di essere avviato automaticamente e di<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

alimentare il carico richiesto nel più breve<br />

tempo possibile, per quanto possa<br />

realizzarsi in condizioni di sicurezza, con un<br />

massimo di 45 s.<br />

2.3.13 Se la sorgente di emergenza di<br />

energia elettrica è una batteria di<br />

accumulatori, essa deve essere capace di:<br />

a) sopportare il carico elettrico di emergenza<br />

senza essere ricaricata mantenendo la<br />

tensione della batteria durante tutto il<br />

periodo di scarica entro il 12% al di sopra o<br />

al di sotto della sua tensione nominale;<br />

b) connettersi automaticamente al quadro di<br />

emergenza nel caso di mancanza della<br />

sorgente principale di energia elettrica; e<br />

c) alimentare immediatamente almeno quei<br />

servizi prescritti in [3.6.7].<br />

2.3.14 La sorgente temporanea di<br />

emergenza di energia elettrica quando<br />

prescritta in [2.3.12] (c) deve essere<br />

costituita da una batteria di accumulatori che<br />

deve funzionare, senza essere ricaricata,<br />

mantenendo la tensione della batteria<br />

durante tutto il periodo di scarica entro il<br />

12% al di sopra o al di sotto della sua<br />

tensione nominale e che deve essere<br />

provvista di sistemazioni tali da alimentare<br />

automaticamente, in caso di mancanza o<br />

della sorgente principale di energia elettrica<br />

o di quella di emergenza, almeno per<br />

mezz’ora, i servizi riportati in [3.6.7], se essi<br />

dipendono per il loro funzionamento da una<br />

sorgente di energia elettrica.<br />

2.3.15 Per la sorgente di emergenza di<br />

energia elettrica su navi da passeggeri<br />

vedere Parte E, Cap 11, Sez 5.<br />

2.4 Impiego del generatore di<br />

emergenza in<br />

porto<br />

2.4.1 Per evitare che il generatore od il suo<br />

motore primo siano sovraccaricati durante<br />

l’impiego in porto, devono essere previsti<br />

dispositivi per sganciare un numero<br />

sufficiente di carichi non di emergenza al fine<br />

di garantire il loro continuo funzionamento in<br />

condizioni di sicurezza.<br />

2.4.2 Il motore primo deve essere provvisto<br />

di filtri per l’olio di lubrificazione e per il<br />

combustibile, di apparecchiature di controllo<br />

e di dispositivi di protezione come richiesto<br />

per i motori primi dell’impianto di<br />

generazione di energia elettrica principale e<br />

per condizioni di funzionamento non<br />

presidiato.<br />

APPENDICE 5.1 44/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


2.4.3 La cassa di alimento combustibile al<br />

motore primo deve essere provvista di un<br />

allarme di basso livello, posizionato ad un<br />

livello tale da assicurare una capacità di<br />

combustibile sufficiente per i servizi di<br />

emergenza per i periodi di tempo richiesti in<br />

[3.6].<br />

2.4.4 Il motore primo deve essere progettato<br />

e costruito per il funzionamento continuo e<br />

deve essere soggetto ad uno schema di<br />

manutenzione programmata che assicuri che<br />

esso sia sempre disponibile e in grado si<br />

soddisfare al suo compito in caso di una<br />

situazione di emergenza in mare.<br />

2.4.5 Devono essere installati rivelatori di<br />

incendio nei locali nei quali sono sistemati il<br />

gruppo generatore di emergenza ed il<br />

quadro di emergenza.<br />

2.4.6 Devono essere previsti mezzi per<br />

commutare prontamente al funzionamento in<br />

condizioni di emergenza.<br />

2.4.7 I circuiti di comando, controllo e di<br />

alimentazione, per l’uso del generatore di<br />

emergenza in porto, devono essere sistemati<br />

e protetti in modo tale che qualsiasi guasto<br />

elettrico non influisca sul funzionamento dei<br />

servizi principali e di emergenza. Quando<br />

necessario per il funzionamento in condizioni<br />

di sicurezza, il quadro di emergenza deve<br />

essere munito di interruttori-sezionatori per<br />

isolare i circuiti.<br />

2.4.8 Devono essere previste istruzioni a<br />

bordo per assicurare, con nave alla via, che<br />

tutti i dispositivi di comando (p.e. valvole,<br />

interruttori) siano in una posizione corretta<br />

per il funzionamento indipendente in<br />

emergenza del gruppo generatore di<br />

emergenza e del quadro di emergenza.<br />

Queste istruzioni devono contenere anche le<br />

informazioni sul livello richiesto della cassa<br />

combustibile, sulla posizione dell’interruttore<br />

porto/navigazione se previsto, sulle aperture<br />

di ventilazione, ecc.<br />

3 Distribuzione dell’energia<br />

3.1 Sistemi di distribuzione<br />

collegati a massa<br />

3.1.1 Il collegamento a massa del sistema di<br />

distribuzione deve essere realizzato con<br />

mezzi indipendenti dai collegamenti a massa<br />

delle parti che non portano corrente.<br />

3.1.2 Dispositivi di sezionamento devono<br />

essere sistemati nel collegamento a massa<br />

del neutro di ogni generatore in modo che il<br />

generatore stesso possa essere sconnesso<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

per manutenzione o per la misura della<br />

resistenza d’isolamento.<br />

3.1.3 I neutri dei generatori possono essere<br />

connessi in comune, purché il contenuto di<br />

terza armonica della forma d’onda di<br />

tensione di ciascun generatore non superi il<br />

5%.<br />

3.1.4 Nel caso in cui un quadro sia diviso in<br />

due sezioni che funzionano in modo<br />

indipendente o quando vi sono quadri<br />

separati, deve essere prevista la messa a<br />

massa del neutro di ciascun sezione o di<br />

ciascun quadro. Devono essere previsti<br />

dispositivi per assicurare che la connessione<br />

a massa non venga rimossa quando i<br />

generatori sono isolati.<br />

3.1.5 Nel caso in cui per circuiti terminali sia<br />

necessario connettere localmente a massa<br />

un polo (o fase) degli stessi a valle dei<br />

dispositivi di protezione, (p.e. in impianti di<br />

automazione o per evitare disturbi<br />

elettromagnetici), devono essere adottati<br />

provvedimenti (p.e. convertitori DC/DC o<br />

trasformatori) affinché in tali circuiti non si<br />

verifichino squilibri di corrente nelle singole<br />

polarità o fasi.<br />

3.1.6 Per gli impianti in alta tensione vedere<br />

Sez 13.<br />

3.2 Sistemi di distribuzione isolati<br />

3.2.1 Ogni sistema di distribuzione isolato,<br />

primario o secondario (vedere Nota 1), per<br />

forza, riscaldamento o illuminazione, deve<br />

essere corredato di dispositivi per controllare<br />

con continuità lo stato di isolamento (cioè il<br />

valore di isolamento elettrico verso massa) e<br />

dare un’indicazione ottica ed acustica per<br />

valori di isolamento eccessivamente bassi<br />

(vedere Sez 15).<br />

Nota 1: Sistema primario è quello alimentato<br />

direttamente dai generatori. Sistemi secondari<br />

sono quelli alimentati da trasformatori o<br />

convertitori.<br />

3.2.2 Per gli impianti in alta tensione vedere<br />

Sez 13.<br />

3.3 Sistemi di distribuzione con<br />

ritorno per lo scafo<br />

3.3.1 Quando, se permesso, viene impiegato<br />

un sistema di distribuzione con ritorno per lo<br />

scafo, tutti i circuiti terminali, cioè tutti i<br />

circuiti derivati a valle dall’ultimo dispositivo<br />

di protezione, devono essere costituiti da<br />

due conduttori. Il ritorno per lo scafo deve<br />

essere realizzato connettendo allo scafo una<br />

APPENDICE 5.1 45/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


delle sbarre principali del quadro di<br />

distribuzione dal quale i circuiti terminali<br />

sono derivati.<br />

3.4 Requisiti generali per i sistemi<br />

di distribuzione<br />

3.4.1 L’impianto di distribuzione deve essere<br />

tale che il guasto di ogni singolo circuito non<br />

comporti danni o malfunzionamenti ai servizi<br />

essenziali primari e non metta fuori servizio i<br />

servizi essenziali secondari per periodi<br />

lunghi.<br />

3.4.2 Non deve esserci alcuna<br />

apparecchiatura (p.e. contattori per arresto<br />

di emergenza) tra le sbarre del quadro e due<br />

servizi essenziali primari non duplicati.<br />

3.4.3 Quando la sorgente principale di<br />

energia elettrica è necessaria per la<br />

propulsione ed il governo della nave,<br />

l’impianto deve essere realizzato in modo<br />

tale che, in caso di perdita di uno qualsiasi<br />

dei generatori in servizio, sia mantenuta o<br />

immediatamente ripristinata l’alimentazione<br />

elettrica alle apparecchiature necessarie per<br />

la propulsione e il governo ed a quelle per<br />

garantire la sicurezza della<br />

nave.<br />

3.4.4 (1/1/2001)<br />

Quando l’energia elettrica è normalmente<br />

fornita da più gruppi funzionanti<br />

contemporaneamente in parallelo, devono<br />

essere previste misure di protezione,<br />

compreso lo scollegamento automatico di un<br />

numero sufficiente di servizi non essenziali<br />

e, se necessario, di servizi essenziali<br />

secondari e di quelli previsti per l’abitabilità,<br />

al fine di assicurare che, nel caso di perdita<br />

di uno qualsiasi di questi gruppi generatori, i<br />

gruppi rimanenti rimangano funzionanti per<br />

garantire la propulsione, il governo e la<br />

sicurezza.<br />

3.4.5 (1/1/2001)<br />

Quando l’energia elettrica è normalmente<br />

fornita da un solo generatore, deve essere<br />

previsto, per il caso di mancanza di energia,<br />

l’avviamento automatico e la connessione<br />

al quadro principale del generatore (dei<br />

generatori) di riserva di capacità sufficiente<br />

per il riavviamento automatico degli ausiliari<br />

essenziali, con avviamento sequenziale se<br />

richiesto. L’avviamento e la connessione al<br />

quadro principale di un generatore deve<br />

essere il più rapido possibile, preferibilmente<br />

entro 30 secondo dalla mancanza di energia.<br />

Quando vengono impiegati motori primi con<br />

tempi di avviamento più lunghi, tale tempo di<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

avviamento e di connessione può essere<br />

superato subordinatamente al benestare<br />

della Società.<br />

3.4.6 (1/1/2001)<br />

Devono essere previsti un’esclusione del<br />

carico o altre sistemazioni equivalenti per<br />

proteggere i generatori da un sovraccarico<br />

prolungato.<br />

3.4.7 (1/1/2001)<br />

L’esclusione del carico deve essere<br />

automatica.<br />

3.4.8 (1/1/2001)<br />

Possono essere esclusi i sevizi non<br />

essenziali, i servizi per le condizioni di<br />

abitabilità ed inoltre, quando necessario, i<br />

servizi essenziali secondari, in maniera<br />

sufficiente per assicurare che il gruppo<br />

generatore collegato (i gruppi generatori<br />

collegati) non venga(no) sovraccaricato(i).<br />

3.5 Distribuzione principale di<br />

energia elettrica<br />

3.5.1 Quando la sorgente principale di<br />

energia elettrica è necessaria per la<br />

propulsione della nave, le sbarre principali<br />

devono essere suddivise in almeno due<br />

sezioni che devono essere normalmente<br />

connesse tra loro per mezzo di interruttori o<br />

altri mezzi approvati, come interruttori<br />

automatici sprovvisti di meccanismi di<br />

sgancio o mezzi di sconnessione o<br />

interruttori di manovra attraverso i quali le<br />

sbarre possano essere divise in modo sicuro<br />

e facile. Per quanto possibile la connessione<br />

dei generatori, compresi tutti gli ausiliari ad<br />

essi relativi, e di ogni altra apparecchiatura<br />

in doppio deve essere equamente divisa tra<br />

le due sezioni, in modo che, in caso di<br />

guasto di una sezione de quadro, le<br />

rimanenti parti siano ancora alimentate.<br />

3.5.2 Le unità che sono in doppio, destinate<br />

allo stesso servizio, (p.e. le pompe olio<br />

lubrificazione principale e di riserva) devono<br />

essere singolarmente alimentate da circuiti<br />

che non abbiano in comune nè i cavi di<br />

alimentazione nè i dispositivi di protezione<br />

nè i circuiti di comando. Ciò si intende<br />

soddisfatto se esse sono alimentate con<br />

condutture separate derivate dal quadro<br />

principale o da due sottoquadri indipendenti.<br />

3.5.3 La fonte principale di energia elettrica<br />

deve alimentare un impianto elettrico di<br />

illuminazione principale che fornisca luce a<br />

tutte quelle parti della nave normalmente<br />

accessibili ed usate da (passeggeri o)<br />

equipaggio.<br />

APPENDICE 5.1 46/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


3.6 Distribuzione di emergenza di<br />

energia elettrica<br />

3.6.1 Il quadro di emergenza deve essere<br />

alimentato, durante il normale<br />

funzionamento, dal quadro principale per<br />

mezzo di una linea di alimentazione di<br />

interconnessione che deve essere<br />

adeguatamente protetta sul quadro<br />

principale contro sovraccarico e corto<br />

circuito e che deve essere automaticamente<br />

scollegata sul quadro di emergenza a<br />

seguito della mancanza della sorgente<br />

principale di energia elettrica Quando<br />

l’impianto è previsto per alimentazione<br />

inversa, la linea di alimentazione di<br />

interconnessione deve anche essere protetta<br />

sul quadro di emergenza almeno contro<br />

corto circuito.<br />

3.6.2 Al fine di assicurare una pronta<br />

disponibilità della sorgente di emergenza di<br />

energia elettrica, devono essere previsti, se<br />

necessario, dispositivi per sconnettere<br />

automaticamente circuiti non di emergenza<br />

dal quadro di emergenza per assicurare che<br />

l’energia sia disponibile ai circuiti di<br />

emergenza.<br />

3.6.3 (1/7/2007)<br />

La sorgente di emergenza di energia<br />

elettrica deve essere capace di alimentare<br />

contemporaneamente almeno i seguenti<br />

servizi per i periodi sottospecificati, se essi<br />

dipendono per il loro funzionamento da una<br />

sorgente elettrica:<br />

a) per un periodo di 3 ore, l'illuminazione di<br />

emergenza di ogni posto di riunione ed<br />

imbarco e sulle murate<br />

b) per un periodo di 18 ore, l'illuminazione di<br />

emergenza:<br />

1) di tutti i corridoi, le scale e le uscite di<br />

servizio e degli alloggi, delle cabine degli<br />

ascensori del personale e dei vani degli<br />

ascensori del personale;<br />

2) dei locali macchine e delle centrali<br />

elettriche principali,<br />

incluse le loro posizioni di comando;<br />

3) di tutti i posti di comando, delle sale di<br />

comando del macchinario e di ogni quadro<br />

principale e di emergenza;<br />

4) di tutte le posizioni di deposito degli<br />

equipaggiamenti da vigile del fuoco;<br />

5) delle macchine di governo;<br />

6) della pompa da incendio di cui al<br />

successivo comma (e), della pompa per<br />

l'impianto a " sprinkler", se prevista, e della<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

pompa di sentina di emergenza, se prevista,<br />

e dei posti di avviamento dei loro motori, e<br />

7) di tutti i locali pompe del carico di navi<br />

cisterna costruite il 1° luglio 2002 o<br />

successivamente.<br />

c) per un periodo di 18 ore:<br />

1) i fanali di navigazione e altre luci prescritte<br />

dalle vigenti “Norme internazionali per<br />

prevenire gli abbordi in mare”; e<br />

2) su navi costruite il 1 febbraio 1995 o<br />

successivamente l’installazione radio VHF<br />

richiesta dalla Regola IV/7.1.1 e IV/7.1.2<br />

della SOLAS, Consolidated Edition 1992, e,<br />

se applicabile:<br />

• l’installazione radio MF richiesta dalle<br />

Regole IV/9.1.1, IV/9.1.2, IV/10.1.2 e<br />

IV/10.1.3;<br />

• la stazione terrestre di nave richiesta dalla<br />

Regola IV/10.1.1; e<br />

• l’installazione radio MF/HF richiesta dalle<br />

Regole IV/10.2.1, IV/10.2.2 e IV/11.1;<br />

d) per un periodo di 18 ore:<br />

1) tutti gli impianti di comunicazione interna<br />

richiesti in<br />

una condizione di emergenza [3.6.4];<br />

2) gli ausili alla navigazione richiesti dalla<br />

Regola V/12; la Società può esentare da<br />

questa prescrizione le navi aventi stazza<br />

lorda inferiore a 5,000 ton, quando ritenga la<br />

prescrizione stessa non pratica o non<br />

ragionevole;<br />

3) l’impianto automatico di rivelazione e<br />

allarme di incendio (ved. Sez 1, [1.1.2]); e<br />

4) il funzionamento intermittente della<br />

lampada per segnalazioni diurne, del fischio<br />

nave, degli avvisatori a comando manuale e<br />

di tutte le segnalazioni interne (vedere<br />

[3.6.5]) che sono richieste in una condizione<br />

di emergenza; a meno che tali servizi non<br />

abbiano una alimentazione indipendente per<br />

un periodo di 18 ore da una batteria di<br />

accumulatori ubicata in maniera adeguata<br />

per essere impiegata in una condizione di<br />

emergenza;<br />

e) per un periodo di 18 ore: una delle<br />

pompe da incendio,quando prescritte, se<br />

dipendente dal generatore di emergenza per<br />

la sua sorgente di energia (ved. Sez 1,<br />

[1.1.2]);<br />

f) per il periodo di tempo richiesto in Cap 1,<br />

Sez 11, [2], le macchine di governo, quando<br />

per esse sia prescritta l’alimentazione dalla<br />

sorgente di emergenza.<br />

3.6.4 (1/7/2007)<br />

APPENDICE 5.1 47/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


Gli impianti di comunicazione interna richiesti<br />

in una condizione<br />

di emergenza comprendono in generale:<br />

a) i mezzi di comunicazione tra il ponte di<br />

comando ed il locale agghiaccio timone,<br />

b) i mezzi di comunicazione tra il ponte di<br />

comando e la posizione nel locale macchine<br />

o la postazione nella sala di controllo dalla<br />

quale i motori sono normalmente comandati,<br />

c) l’impianto di informazione pubblica (ved.<br />

Sez 1, [1.1.2]).<br />

3.6.5 (1/7/2007)<br />

I segnali interni richiesti in una condizione di<br />

emergenza generalmente comprendono in<br />

generale:<br />

a) l’allarme generale (ved. Sez 1, [1.1.2]),<br />

b) l’indicazione delle porte stagne. 3.6.6 Per<br />

le navi impegnate regolarmente in viaggi di<br />

breve durata e cioè che non si allontanano<br />

dalla costa per più di 20 miglia o navi<br />

classificate per navigazione costiera, la<br />

Società può accettare un periodo inferiore<br />

alle 18 orespecificate nei commi da [3.6.3]<br />

(b) a [3.6.3] (e), ma non minore di 12 ore,<br />

purché a sua soddisfazione sia garantito un<br />

adeguato livello di sicurezza.<br />

Nota 1: Per le navi per le quali non è applicabile la<br />

Convenzione<br />

SOLAS, può essere accettato un periodo di tempo<br />

inferiore.<br />

Nota 2: Per le navi da passeggeri vedere Parte E,<br />

Cap 11, Sez 5.<br />

3.6.7 La sorgente di emergenza temporanea<br />

di energia elettrica, quando prescritta, deve<br />

alimentare almeno i seguenti servizi per<br />

mezz’ora, se essi dipendono per il loro<br />

funzionamento da una sorgente di energia<br />

elettrica:<br />

a) l’illuminazione richiesta nei punti a, b, c1<br />

del requisito [3.6.3]; per questa fase<br />

temporanea, l’illuminazione elettrica di<br />

emergenza richiesta, per quanto concerne il<br />

locale macchine ed i locali di alloggio e di<br />

servizio può essere fornita per mezzo di<br />

singole lampade ad accumulatore ad<br />

inserzione automatica, fissate<br />

permanentemente e caricate<br />

automaticamente; e<br />

b) tutti i servizi richiesti in d1, d3 e d4 del<br />

punto [3.6.3] a meno che tali servizi abbiano<br />

una alimentazione indipendente, per il<br />

periodo specificato, da una batteria di<br />

accumulatori ubicata adeguatamente per<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

essere impiegata in una condizione di<br />

emergenza.<br />

3.7 Alimentazione da terra<br />

3.7.1 Quando vi è la possibilità di<br />

alimentazione dell’impianto elettrico da una<br />

sorgente di energia posta a terra o<br />

comunque fuori dalla nave, deve essere<br />

sistemata a bordo una adatta cassetta di<br />

connessione per ricevere adeguatamente il<br />

cavo flessibile proveniente dalla sorgente<br />

esterna.<br />

3.7.2 (1/7/2006)<br />

La cassetta di connessione deve essere<br />

collegata al quadro principale o a quello di<br />

emergenza mediante cavi di portata<br />

adeguata e fissati permanentemente.<br />

3.7.3 Nella cassetta di connessione deve<br />

essere previsto un terminale di terra per<br />

collegare, quando necessario nel caso di<br />

sistemi con neutro a massa, il neutro del<br />

sistema di terra con quello della nave o per<br />

collegare un conduttore di protezione.<br />

3.7.4 Nella cassetta di connessione vi deve<br />

essere un interruttore automatico o un<br />

interruttore di manovra-sezionatore e fusibili.<br />

L’alimentazione da terra deve essere<br />

protetta contro sovraccarico e corto circuito,<br />

comunque la protezione contro sovraccarico<br />

può essere omessa nella cassetta di<br />

connessione se prevista sul quadro<br />

principale.<br />

3.7.5 Devono esservi dispositivi per il<br />

controllo della sequenza delle fasi della<br />

alimentazione da terra rispetto alla rete della<br />

nave.<br />

3.7.6 Il cavo di collegamento della cassetta<br />

di connessione e deve e fare capo almeno<br />

ad un interruttore di manovra-sezionatore sul<br />

quadro principale.<br />

3.7.7 L’alimentazione da terra deve essere<br />

provvista di un indicatore ubicato sul quadro<br />

principale che segnali quando il cavo tra la<br />

cassetta di connessione ed il quadro<br />

principale è in tensione.<br />

3.7.8 La cassetta di connessione deve<br />

essere provvista di una targa che dia<br />

indicazioni sulla tensione e sulla frequenza<br />

nominale dell’impianto.<br />

3.7.9 (1/7/2001)<br />

L'interruttore di manovra-sezionatore sul<br />

quadro principale deve essere interbloccato<br />

con gli interruttori automatici dei generatori<br />

principali, per impedire la sua richiusura<br />

quando un qualsiasi generatore sta<br />

alimentando il quadro principale, a meno che<br />

APPENDICE 5.1 48/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


non siano stati adottati particolari<br />

accorgimenti, a soddisfazione della Società,<br />

per permettere un sicuro trasferimento del<br />

carico elettrico.<br />

3.7.10 Devono essere predisposti adeguati<br />

mezzi per equalizzare il potenziale tra lo<br />

scafo e la terra quando l’impianto elettrico<br />

della nave viene alimentato da terra.<br />

3.8 Alimentazione di motori<br />

3.8.1 Si deve prevedere un circuito terminale<br />

distinto per ogni motore che alimenti un<br />

servizio essenziale (e per ogni motore di<br />

potenza nominale superiore o uguale a 1<br />

kW).<br />

3.8.2 Ciascun motore deve essere provvisto<br />

di una apparecchiatura di comando che<br />

assicuri un avviamento soddisfacente del<br />

motore stesso. A seconda della capacità<br />

dell’impianto di generazione dell’energia o<br />

della rete di distribuzione, può essere<br />

necessario limitare la corrente di avviamento<br />

ad un valore accettabile. Sono accettabili<br />

avviatori diretti se la caduta di tensione non<br />

supera il 15% della tensione di rete.<br />

3.8.3 Devono essere provvisti efficaci mezzi<br />

per poter mettere fuori tensione il motore e le<br />

relative apparecchiature di comando,<br />

aprendo tutti i poli attraverso cui ricevono<br />

l’alimentazione.<br />

Quando l’apparecchiatura di comando è<br />

montata su un quadro o nelle vicinanze, può<br />

essere usato per questo scopo un<br />

interruttore sezionatore del quadro stesso. In<br />

caso contrario occorre prevedere un<br />

interruttore sezionatore dentro l’involucro<br />

dell’avviatore o in un involucro<br />

separato.<br />

3.8.4 Quando l’avviatore od ogni altra<br />

apparecchiatura per sconnettere il motore è<br />

lontano dal motore stesso, si deve adottare<br />

uno dei seguenti provvedimenti:<br />

a) sistemazione di un dispositivo di blocco<br />

dell’interruttore di manovra nella posizione di<br />

“aperto”; oppure<br />

b) sistemazione di un secondo interruttore di<br />

manovra vicino al motore; oppure<br />

c) sistemazione di fusibili in ciascun polo o<br />

fase in tensione realizzata in modo tale che<br />

essi possano essere facilmente estratti e<br />

conservati dalle persone autorizzate ad<br />

accedere al motore.<br />

3.9 Requisiti specifici per servizi<br />

forza particolari<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

3.9.1 Per l’alimentazione e le caratteristiche<br />

della distribuzione dei seguenti servizi<br />

vedere:<br />

• Macchine di governo: Cap 1, Sez 11, [2];<br />

• Impianti di estinzione e rivelazione incendi:<br />

Cap 4, Sez 1, [6];<br />

• Pompa di sentina fissa che deve essere<br />

sommersa: Cap 1, Sez 10, [6.7.7];<br />

• Impianti di ventilazione meccanica:<br />

Capitolo 4;<br />

• Pompe del combustibile: Cap 1, Sez 10;<br />

• Pompe che scaricano fuoribordo al di sopra<br />

del galleggiamento più basso in<br />

corrispondenza delle zone di messa a mare<br />

delle imbarcazioni e delle zattere di<br />

salvataggio: Cap 1, Sez 10, [5.2.4];<br />

3.9.2 Tutti i circuiti forza che terminano in un<br />

carbonile o in un locale da carico devono<br />

essere provvisti di apparecchi di interruzione<br />

multipolari, sistemati fuori del locale, per<br />

scollegare detti circuiti.<br />

3.10 Alimentazione di apparecchi di<br />

riscaldamento<br />

3.10.1 Ciascun apparecchio di riscaldamento<br />

avente corrente nominale superiore a 16A<br />

deve essere collegato ad un circuito<br />

terminale distinto.<br />

3.11 Alimentazione di impianti luce<br />

3.11.1 I circuiti terminali per l’illuminazione<br />

che alimentano più punti luce e per le prese<br />

di corrente devono essere provvisti di<br />

dispositivi di protezione aventi portate non<br />

superiori a 16 A.<br />

3.12 Servizi luce particolari<br />

3.12.1 In locali quali:<br />

• locale apparato motore principale e grandi<br />

locali macchine;<br />

• grandi cucine;<br />

• corridoi;<br />

• scale che conducono ai ponti imbarcazioni;<br />

• spazi pubblici;<br />

deve esservi per l’illuminazione più di un<br />

circuito terminale in modo che il guasto in un<br />

circuito non riduca l’illuminazione ad un<br />

livello insufficiente.<br />

3.12.2 Se è prescritto l’impianto di<br />

emergenza uno dei circuiti di cui in [3.12.1]<br />

può essere alimentato dalla sorgente di<br />

energia di emergenza.<br />

3.12.3 Tutti i circuiti luce che terminano in un<br />

carbonile o in un locale da carico devono<br />

essere provvisti di apparecchi di interruzione<br />

multipolari, sistemati fuori dal locale, per<br />

scollegare detti circuiti.<br />

APPENDICE 5.1 49/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


3.13 Fanali di navigazione<br />

3.13.1 (1/7/2003)<br />

I fanali di navigazione devono essere<br />

collegati separatamente ad un quadro di<br />

distribuzione ad essi appositamente<br />

riservato.<br />

Le lampade di segnalazione possono essere<br />

collegate al quadro di distribuzione dei fanali<br />

di navigazione o ad un quadro di<br />

distribuzione separato.<br />

3.13.2 (1/7/2003)<br />

Il quadro di distribuzione dei fanali di<br />

navigazione deve essere alimentato da due<br />

circuiti separati, uno dalla sorgente<br />

principale di energia elettrica e uno dalla<br />

sorgente di emergenza di energia elettrica;<br />

vedere anche [3.6]. Il cambio di<br />

alimentazione deve essere effettuato dal<br />

ponte di comando, per esempio mediante un<br />

commutatore.<br />

3.13.3 Ciascun fanale di navigazione deve<br />

essere comandato e protetto da un<br />

interruttore bipolare ed un fusibile su ciascun<br />

polo isolato, oppure, in alternativa, da un<br />

interruttore automatico bipolare, sistemato<br />

sul quadro di cui in<br />

[3.13.1].<br />

3.13.4 Qualora siano previsti fanali di<br />

navigazione doppi, cioè con due lampadine,<br />

ovvero qualora sia installato per ogni fanale<br />

anche un fanale di rispetto, i collegamenti<br />

agli stessi possono far parte di un unico<br />

cavo, purché siano previsti nel quadro mezzi<br />

per alimentare una sola lampadina o un solo<br />

fanale per volta.<br />

3.13.5 Ciascun fanale di navigazione deve<br />

essere provvisto di un indicatore automatico<br />

che dia una segnalazione acustica e/o ottica<br />

in caso di spegnimento del fanale. In caso di<br />

impiego del solo dispositivo acustico, questo<br />

deve essere alimentato da una sorgente di<br />

energia distinta da quella che alimenta i<br />

fanali, per esempio da una batteria di<br />

accumulatori. In caso di impiego di un<br />

indicatore ottico collegato in serie col fanale,<br />

devono esservi dispositivi per impedire che il<br />

fanale si spenga in caso di guasto<br />

dell’indicatore. Deve essere assicurato un<br />

livello minimo di visibilità, nel caso in cui<br />

vengano utilizzati dispositivi attenuatori della<br />

luce.<br />

3.14 Impianto di allarme generale di<br />

emergenza<br />

3.14.1 (1/7/2007)<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Per l'applicazione di questo articolo [3.14],<br />

vedere Sez 1, [1.1.2].<br />

3.14.2 (1/7/2002)<br />

L'impianto di campane o sirene o altri<br />

dispositivi di allarme sonoro equivalenti, in<br />

aggiunta al fischio o alla sirena della nave,<br />

per diffondere il segnale di allarme generale<br />

di emergenza devono rispondere alle<br />

prescrizione del presente sottoarticolo. Per<br />

le navi da passeggeri non adibite a viaggi<br />

internazionali e per le navi da carico di<br />

stazza lorda inferiore a 500 ton o di stazza<br />

lorda uguale o superiore a 500 ton non<br />

adibite a viaggi internazionali, il sistema<br />

deve poter essere azionato dal ponte di<br />

comando, deve essere continuamente<br />

alimentato da una sorgente di energia<br />

elettrica di emergenza e deve soddisfare le<br />

prescrizioni di cui in [3.14.3], [3.14.4],<br />

[3.14.9], [3.14.11] e [3.14.13].<br />

3.14.3 L’impianto di allarme generale di<br />

emergenza deve essere supplementato da<br />

un impianto di informazione pubblica<br />

rispondente ai requisiti di cui in [3.15] o da<br />

altri adeguati mezzi di comunicazione.<br />

3.14.4 L’impianto di intrattenimento musicale<br />

deve essere automaticamente escluso<br />

quando è attivato l’impianto di allarme<br />

generale.<br />

3.14.5 L’impianto deve essere alimentato<br />

con continuità e deve essere dotato di<br />

commutazione automatica ad una sorgente<br />

di alimentazione di riserva in caso di perdita<br />

della sorgente di alimentazione normale.<br />

Deve essere dato un allarme in caso di<br />

guasto della sorgente di alimentazione<br />

normale.<br />

3.14.6 L’impianto deve essere alimentato,<br />

per mezzo di due circuiti, uno dalla sorgente<br />

di alimentazione principale della nave e<br />

l’altro dalla sorgente di emergenza di energia<br />

elettrica richiesta in [2.3] e [3.6].<br />

3.14.7 L’impianto deve essere azionabile<br />

dalla plancia e, eccetto che per il fischio<br />

nave, da altre postazioni strategiche. Nota 1:<br />

Possono essere considerate altre postazioni<br />

strategiche quelle postazioni, oltre alla plancia,<br />

dalle quali si possono controllare in situazioni di<br />

emergenza e dalle quali si può attivare l’impianto<br />

di allarme generale di emergenza. La stazione anti<br />

incendio o la stazione di controllo del carico sono<br />

normalmente considerate postazioni strategiche.<br />

3.14.8 L’allarme deve continuare a<br />

funzionare, dopo che è stato attivato, fino a<br />

quando non venga interrotto manualmente<br />

APPENDICE 5.1 50/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


oppure non venga temporaneamente<br />

interrotto da un messaggio sull’impianto di<br />

informazione pubblica.<br />

3.14.9 L’impianto d’allarme deve essere<br />

udibile in tutti i locali alloggio e negli spazi in<br />

cui l’equipaggio normalmente lavora.<br />

3.14.10 Il livello minimo di pressione sonora<br />

per il segnale dell’allarme di emergenza<br />

all’interno e all’esterno deve essere di 80 dB<br />

(A) e di almeno 10 dB (A) sopra il rumore di<br />

fondo presente durante il normale<br />

funzionamento delle apparecchiature con la<br />

nave alla via in condizioni di tempo normale.<br />

3.14.11 Nelle cabine senza altoparlante,<br />

deve essere installato un trasduttore<br />

elettronico d’allarme, p.e. un buzzer o simile.<br />

3.14.12 Il livello di pressione sonora, in<br />

corrispondenza dei testa letto e nei bagni<br />

delle cabine deve essere di almeno 75 dB<br />

(A) e di almeno 10 dB (A) sopra il rumore di<br />

fondo.<br />

3.14.13 Per i cavi utilizzati per gli impianti di<br />

allarme generale di emergenza vedere [9.6].<br />

3.15 Impianto di informazione<br />

pubblica<br />

3.15.1 (1/7/2007)<br />

Per l'applicazione di questo articolo [3.15],<br />

vedere Sez 1, [1.1.2].<br />

3.15.2 (1/7/2002)<br />

L'impianto di informazione pubblica deve<br />

essere munito di altoparlanti per diffondere<br />

messaggi in tutti gli spazi dove le persone<br />

presenti a bordo possono avere<br />

normalmente accesso. L'impianto di<br />

informazione pubblica è/può non essere<br />

richiesto in spazi come ad esempio i<br />

passaggi sotto i ponti, il deposito nostromo,<br />

l'ospedale ed il locale pompe. Per le navi da<br />

passeggeri non adibite a viaggi internazionali<br />

e per le navi da carico di stazza lorda<br />

inferiore a 500 ton o di stazza lorda uguale o<br />

superiore a 500 ton non adibite a viaggi<br />

internazionali, le prescrizioni di cui in [3.15.8]<br />

non si applicano.<br />

3.15.3 Quando l’impianto di informazione<br />

pubblica è utilizzato per supplementare<br />

l’impianto d’allarme generale d’emergenza di<br />

cui in [3.14.3], esso deve essere alimentato<br />

con continuità dalla sorgente di emergenza<br />

di energia elettrica richiesta in [2.3] e [3.6].<br />

3.15.4 L’impianto deve permettere di<br />

diffondere messaggi dalla plancia e da altri<br />

punti a bordo come ritentuto necessario.<br />

3.15.5 L’impianto deve essere protetto<br />

contro l’uso non autorizzato.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

3.15.6 L’impianto deve essere installato in<br />

considerazione delle condizioni acustiche<br />

presenti e non deve richiedere nessuna<br />

azione da parte dei destinatari.<br />

3.15.7 Quando il singolo altoparlante<br />

possiede un dispostivo locale per essere<br />

tacitato, deve essere previsto un dispositivo<br />

di intervento ad esclusione della tacitazione<br />

dalla(e) stazione(i) di comando, inclusa la<br />

plancia.<br />

3.15.8 Con la nave alla via in normali<br />

condizioni, il livello minimo di pressione<br />

sonora per la diffusione di messaggi<br />

d’emergenza deve essere: a) all’interno di 75<br />

dB (A) e di almeno 20 dB (A) al di sopra del<br />

brusio di fondo; e b) all’esterno di 80 dB (A)<br />

e di almeno 15 dB (A) al di sopra del brusio<br />

di fondo. Il livello di pressione sonora deve<br />

essere conforme a quanto richiesto<br />

all’interno delle cabine e dei luoghi pubblici<br />

durante le prove in mare.<br />

3.16 Impianto combinato di allarme<br />

generale<br />

di emergenza - informazione<br />

pubblica<br />

3.16.1 (1/7/2007)<br />

Per l'applicazione di questo articolo [3.16],<br />

vedere Sez 1, [1.1.2].<br />

3.16.2 Quando l’impianto di informazione<br />

pubblica è l’unico mezzo per azionare il<br />

segnale di allarme generale di emergenza e<br />

l’allarme d’incendio, in aggiunta alle prescri<br />

zioni di cui in [3.14] e [3.15], devono essere<br />

soddisfatte anche le seguenti: • l’impianto<br />

deve superare automaticamente ogni altro<br />

segnale di ingresso quando è richiesto un<br />

allarme di emergenza;<br />

• l’impianto deve superare automaticamente<br />

qualsiasi controllo di volume per fornire il<br />

volume prescritto in condizione di<br />

emergenza quando è richiesto un allarme di<br />

emergenza;<br />

• l’impianto deve essere sistemato per<br />

prevenire retroazioni o altre interferenze;<br />

• l’impianto deve essere realizzato in modo<br />

da minimizzare l’effetto di un singolo guasto<br />

cosicché il segnale di allarme sia ancora<br />

udibile (sopra il rumore di fondo) anche in<br />

caso di guasto di qualsiasi circuito o<br />

componente, tramite l’uso di:<br />

- amplificatori multipli;<br />

- vie cavi segregate per spazi pubblici,<br />

corridoi, scale e stazioni di comando;<br />

- più di un generatore elettronico di segnale<br />

sonoro;<br />

APPENDICE 5.1 51/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


- protezioni elettriche contro il corto circuito<br />

per ogni singolo altoparlante.<br />

3.17 Circuiti di comando e<br />

segnalazione<br />

3.17.1 Per l’alimentazione degli impianti di<br />

automazione, compresi gli impianti di<br />

comando, allarme e sicurezza, vedere le<br />

prescrizioni del Capitolo 3.<br />

3.17.2 I circuiti di comando e di segnalazione<br />

relativi ai servizi essenziali devono essere<br />

derivati dal circuito principale in cui è<br />

installata la relativa apparecchiatura.<br />

Disposizioni equivalenti potranno essere<br />

accettate dalla Società.<br />

3.17.3 I circuiti di comando e segnalazione<br />

relativi a servizi essenziali secondari ed a<br />

servizi non essenziali possono essere<br />

alimentati da impianti di distribuzione ad essi<br />

destinati a soddisfazione della Società.<br />

3.18 Alimentazione ai sistemi di<br />

regolazionedella velocità di tipo<br />

elettrico per macchine di<br />

propulsione<br />

3.18.1 I sistemi di regolazione della velocità<br />

di tipo elettrico per macchine di propulsione<br />

devono essere alimentati dalla sorgente<br />

principale di energia elettrica.<br />

3.18.2 Se sono previste più macchine di<br />

propulsione, ciascun sistema di regolazione<br />

della velocità deve essere alimentato<br />

singolarmente mediante condutture separate<br />

derivate dal quadro principale o da due<br />

sottoquadri indipendenti. Se le sbarre<br />

principali sono divise in due sezioni, i<br />

regolatori devono essere per quanto<br />

possibile equamente alimentati dalle due<br />

sezioni.<br />

3.18.3 Nel caso di macchine di propulsione<br />

che non dipendono per il loro funzionamento<br />

da energia elettrica, ossia macchine aventi<br />

gli ausiliari condotti, i sistemi di regolazione<br />

della velocità devono essere alimentati oltre<br />

che dalla sorgente principale di energia<br />

elettrica anche da una batteria di<br />

accumulatori per almeno 15 minuti o da altra<br />

analoga sorgente di alimentazione. Tale<br />

batteria può essere anche destinata ad altri<br />

servizi quali gli impianti di automazione, se<br />

previsti.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

3.19 Alimentazione ai sistemi di<br />

regolazione della velocità di tipo<br />

elettrico per gruppi generatori<br />

3.19.1 Ciascun sistema di comando di tipo<br />

elettrico e/o sistema di regolazione della<br />

velocità di tipo elettrico per gruppi generatori<br />

deve essere singolarmente alimentato dalla<br />

sorgente principale di energia elettrica e da<br />

una batteria di accumulatori per almeno 15<br />

minuti o altra analoga sorgente di<br />

alimentazione.<br />

3.19.2 Le condutture di alimentazione dalla<br />

sorgente principale di energia elettrica<br />

devono essere derivate dal quadro principale<br />

o da sottoquadri indipendenti. Se le sbarre<br />

principali sono divise in due sezioni, i<br />

regolatori devono essere per quanto<br />

possibile alimentati dalla sezione alla quale i<br />

relativi generatori sono connessi.<br />

4 Grado di protezione degli<br />

involucri<br />

4.1 Generalità<br />

4.1.1 Il grado di protezione minimo richiesto<br />

dell’apparecchiatura elettrica, in relazione<br />

alla sua ubicazione, è in generale quello<br />

prescritto in Tab 2.<br />

4.1.2 Le costruzioni elettriche alimentate a<br />

tensione nominale superiore a 500 V ed<br />

accessibili a persone non autorizzate (p.e.<br />

apparecchiature non ubicate nei locali<br />

macchina o in locali chiusi sotto la<br />

responsabilità degli ufficiali di bordo) devono<br />

avere un grado di protezione contro il<br />

contatto accidentale di parti sotto tensione<br />

pari ad almeno IP4X.<br />

4.1.3 Le apparecchiature installate in luoghi<br />

con pericolo di esplosione devono in<br />

aggiunta a quanto prescritto nel presente<br />

sottoarticolo soddisfare le norme di cui alla<br />

Sez 2, [6].<br />

4.1.4 Le custodie delle apparecchiature<br />

elettriche per il comando ed il controllo delle<br />

porte stagne ubicate al di sotto del ponte<br />

delle paratie devono essere protette in<br />

maniera adeguata contro la penetrazione<br />

dannosa di acqua. In particolare il grado di<br />

protezione minimo richiesto deve essere:<br />

• IPX7 per motori elettrici e circuiti ad essi<br />

associati e per i componenti di comando;<br />

• IPX8 per gli indicatori di posizione delle<br />

porte ed i componenti dei circuiti ad essi<br />

associati;<br />

APPENDICE 5.1 52/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


• IPX6 per i segnali di avviso di movimento<br />

della porta. Nota 1: La pressione di prova per le<br />

custodie protette con il gradoIPX8 deve essere<br />

basata sulla pressione che può determinarsi nel<br />

punto di installazione del componente durante<br />

l’allagamento per una durata di 36 ore.<br />

4.1.5 (1/7/2005)<br />

Per le apparecchiature elettriche ed<br />

elettroniche installate in locali macchine<br />

protetti da un impianto fisso di estinzione<br />

incendi a base di acqua ad applicazione<br />

locale, vedere le prescrizioni di cui in Cap 4,<br />

Sez 1, [7].<br />

5 Coefficienti di<br />

contemporaneità<br />

5.1 Generalità<br />

5.1.1 I cavi ed i dispositivi di protezione dei<br />

circuiti terminali devono essere dimensionati<br />

in base al carico loro connesso.<br />

5.1.2 I cavi ed i dispositivi di protezione dei<br />

circuiti che alimentano due o più circuiti<br />

terminali devono essere dimensionati in<br />

base al carico totale alimentato tenendo<br />

conto, se giustificabile, di un coefficiente di<br />

contemporaneità.<br />

5.1.3 Il coefficiente di contemporaneità può<br />

essere applicato<br />

purché ciò sia consentito dalla conoscenza o<br />

dalla previsione<br />

delle condizioni operative di una particolare<br />

parte dell’impianto.<br />

6 Categorie ambientali delle<br />

apparecchiature<br />

6.1 Categorie ambientali<br />

6.1.1 Le categorie ambientali delle<br />

apparecchiature elettriche, in relazione alla<br />

loro ubicazione, sono in generale quelle<br />

indicate in Tab 3.<br />

6.1.2 Per le navi operanti al di fuori della<br />

cintura tropicale, la temperatura massima<br />

dell’aria ambiente può essere assunta pari a<br />

+ 40 °C invece che di + 45 °C, cosicchè il<br />

primo numero caratteristico cambia da 1 a 3.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

7 Protezioni elettriche<br />

7.1 Generalità sulla protezione<br />

contro le sovracorrenti<br />

7.1.1 Gli impianti elettrici devono essere<br />

protetti contro le sovracorrenti accidentali ivi<br />

compreso il corto circuito. La scelta, la<br />

disposizione e le prestazioni dei diversi<br />

apparecchi di protezione devono fornire una<br />

protezione automatica completa e coordinata<br />

per garantire il più possibile:<br />

• la continuità di servizio in caso di guasto<br />

attraverso l’intervento coordinato e selettivo<br />

degli apparecchi di protezione;<br />

• il contenimento degli effetti dei guasti, per<br />

ridurre il più possibile il danneggiamento<br />

dell’impianto ed il pericolo di incendio.<br />

Nota 1: Sovracorrente è una corrente che eccede<br />

la corrente nominale.<br />

Nota 2: Corto circuito è il collegamento<br />

accidentale attraverso una resistenza o<br />

impedenza relativamente bassa, di due o più punti<br />

di un circuito che sono usualmente a tensioni<br />

diverse.<br />

7.1.2 Gli apparecchi previsti per la<br />

protezione contro le sovracorrenti devono<br />

essere scelti in base alle prescrizioni<br />

riguardanti il sovraccarico e il corto circuito.<br />

Nota 1: Sovraccarico è una condizione di<br />

funzionamento in un circuito elettricamente sano<br />

che provoca una sovracorrente.<br />

7.1.3 Gli impianti devono essere tali da<br />

sopportare le sollecitazioni termiche ed<br />

elettrodinamiche causate dal pas saggio, per<br />

la durata ammissibile, di possibili<br />

sovracorrenti fino ai corto circuiti.<br />

7.2 Correnti di corto circuito<br />

7.2.1 Per la valutazione della corrente<br />

massima di corto circuito presunta, la<br />

sorgente della corrente deve comprendere il<br />

massimo numero di generatori che possono<br />

essere collegati contemporaneamente (per<br />

quanto permesso da qualsiasi dispositivo di<br />

interblocco), ed il massimo numero dei<br />

motori che sono normalmente collegati<br />

contemporaneamente nell’impianto. Il<br />

massimo numero di generatori o<br />

APPENDICE 5.1 53/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


trasformatori deve essere valutato senza<br />

tenere in considerazione operazioni di<br />

parallelo di breve durata (p.e. per il<br />

trasferimento del carico) a patto che sia<br />

previsto un interblocco adatto.<br />

7.2.2 I calcoli delle correnti di corto circuito<br />

devono essere eseguiti secondo un metodo<br />

riconosciuto dalla Società, quale ad esempio<br />

quello riportato nella Pubblicazione IEC<br />

60363.<br />

7.2.3 In mancanza di precise informazioni<br />

sulle caratteristiche dei generatori, delle<br />

batterie di accumulatori e dei motori, le<br />

correnti massime di corto circuito sulle<br />

sbarre principali possono essere valutate<br />

come segue:<br />

• per impianti in corrente alternata:<br />

Iac = 10 ITG + 3.5 ITM<br />

Ipk = 2.4 Iac<br />

• per impianti in corrente continua alimentati<br />

da batterie:<br />

Ip = K C10 + 6 ITM<br />

dove:<br />

Ip : corrente massima di corto circuito<br />

Iac : valore efficace della componente<br />

simmetrica (al<br />

tempo T/2)<br />

Ipk : valore massimo di picco<br />

ITG : corrente nominale di tutti i generatori che<br />

possono essere collegati<br />

contemporaneamente<br />

C10 : capacità della batteria in Ah per una<br />

durata di scarica di 10 ore K : rapporto tra la<br />

corrente di corto circuito delle batterie e C10<br />

(vedere Nota 1) ITM : corrente nominale di<br />

tutti i motori che sono normalmente collegati<br />

contemporaneamente<br />

all’impianto.<br />

Nota 1: Per batterie stazionarie si possono<br />

indicativamente assumere i seguenti valori:<br />

• batterie al piombo di tipo aperto: K = 8;<br />

• batterie alcaline di tipo aperto per una scarica a<br />

bassa densità corrispondenti ad una durata della<br />

batteria superiore a tre ore: K = 15;<br />

• batterie al piombo di tipo ermetico aventi<br />

capacità uguale o superiore a 100 Ah o batterie<br />

alcaline per una scarica ad alta densità<br />

corrispondenti ad una durata della batteria<br />

inferiore a tre ore: K = 30.<br />

7.3 Scelta delle apparecchiature<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

7.3.1 Sono richiesti interruttori automatici di<br />

tipo estraibile<br />

quando essi non siano adatti all’isolamento.<br />

7.3.2 Le apparecchiature devono essere<br />

scelte sulla base della loro corrente<br />

nominale e del loro potere di interruzione<br />

e di chiusura.<br />

7.3.3 Nella scelta degli interruttori automatici<br />

con ritardo breve intenzionale per sgancio in<br />

condizioni di corto circuito, devono essere<br />

utilizzati interruttori automatici di categoria di<br />

utilizzazione B ed essi devono essere scelti<br />

tenendo in considerazione anche la loro<br />

corrente nominale ammissibile di breve<br />

durata (Icw). Per interruttori automatici senza<br />

ritardo breve intenzionale per sgancio in<br />

condizioni di corto circuito, possono essere<br />

utilizzati interruttori automatici di categoria di<br />

utilizzazione A ed essi devono essere scelti<br />

in accordo al loro potere nominale di<br />

interruzione in corto circuito (Ics).<br />

Nota 1: Per lo scopo di questi Regolamenti, le<br />

categorie di utilizzazione<br />

A e B sono definite come segue:<br />

• Categoria di utilizzazione A: interruttori non<br />

specificamente previsti per la selettività nelle<br />

condizioni di corto circuito, rispetto ad altri<br />

dispositivi di protezione posti in serie lato carico,<br />

cioè senza ritardo intenzionale in condizioni di<br />

corto circuito.<br />

• Categoria di utilizzazione B: interruttori<br />

specificamente previsti per la selettività nelle<br />

condizioni di corto circuito, rispetto ad altri<br />

dispositivi di protezione posti in serie lato carico,<br />

cioè con<br />

ritardo intenzionale (che può essere regolabile) in<br />

condizioni di corto circuito.<br />

7.3.4 Gli interruttori automatici per i servizi<br />

essenziali duplicati ed i servizi non essenziali<br />

possono essere selezionati in base al loro<br />

potere di interruzione estremo in corto<br />

circuito (Icu).<br />

7.3.5 Per gli interruttori di manovra, il potere<br />

di interruzione e di chiusura deve essere in<br />

accordo alla categoria di utilizzazione AC-22<br />

A o DC-22 A (secondo la Pubblicazione IEC<br />

60947-3).<br />

7.3.6 Per gli interruttori di manovrasezionatore-fusibile<br />

o gli interruttori di<br />

manovra-sezionatore con fusibile, il potere<br />

di interruzione e di chiusura devono essere<br />

in accordo alle categorie di utilizzazione AC-<br />

23 A o DC-23 A (secondo la Pubblicazione<br />

IEC 60947-3).<br />

APPENDICE 5.1 54/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


7.4 Protezione contro il corto<br />

circuito<br />

7.4.1 La protezione contro le correnti di corto<br />

circuito deve essere effettuata con<br />

interruttori automatici o con fusibili.<br />

7.4.2 Il potere di interruzione nominale di<br />

corto circuito di ogni apparecchio di<br />

protezione non deve essere inferiore al<br />

valore massimo previsto della corrente di<br />

corto circuito nel punto di installazione<br />

all’istante di separazione dei contatti.<br />

7.4.3 Il potere di chiusura nominale su corto<br />

circuito di ogni apparecchio di manovra<br />

destinato a poter essere chiuso su corto<br />

circuito, non deve essere inferiore al valore<br />

massimo della corrente di corto circuito nel<br />

punto di installazione. In corrente alternata<br />

questo valore massimo corrisponde<br />

al valore di picco in condizioni di massima<br />

asimmetria.<br />

7.4.4 Ogni apparecchiatura di protezione e<br />

manovra non destinata a interrompere<br />

correnti di corto circuito deve essere<br />

adeguata alla massima corrente di corto<br />

circuito nel suo punto di installazione, tenuto<br />

conto del tempo necessario perché il corto<br />

circuito sia eliminato.<br />

7.4.5 È ammesso l’uso di un dispositivo di<br />

protezione che non abbia potere<br />

d’interruzione e/o di chiusura su corto<br />

circuito almeno uguale alla massima<br />

corrente di corto circuito presunta nel punto<br />

in cui esso è installato, purché tale<br />

interruttore sia protetto a monte (ossia dal<br />

lato del generatore) da<br />

un fusibile o da un interruttore che abbia<br />

almeno le prestazioni nominali di corto<br />

circuito necessarie e che non sia<br />

l’interruttore del generatore.<br />

7.4.6 Uno stesso fusibile o interruttore può<br />

proteggere da monte più di un interruttore se<br />

i circuiti interessati non sono relativi a servizi<br />

essenziali.<br />

7.4.7 La prestazione di corto circuito della<br />

combinazione di protezione in serie deve<br />

essere eguale a quella prescritta dalla<br />

Pubblicazione IEC 60947-2 per un<br />

interruttore singolo avente la stessa<br />

categoria di prestazioni di corto circuito<br />

dell’interruttore assistito (quello a valle) ed<br />

avere prestazioni nominali di corto circuito<br />

non inferiori al livello massimo presunto di<br />

corto circuito nel punto di alimentazione della<br />

combinazione.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

7.4.8 Si possono usare interruttori automatici<br />

combinati con fusibili installati a monte,<br />

purché i fusibili e gli interruttori siano<br />

coordinati in sede di progetto, in modo da<br />

garantire che l’intervento dei fusibili abbia<br />

luogo nel tempo dovuto così da impedire<br />

formazioni d’arco fra i poli o verso le parti<br />

metalliche degli interruttori automatici,<br />

quando essi sono soggetti a sovracorrenti<br />

che provocano l’intervento dei fusibili.<br />

7.4.9 Nel determinare le prescrizioni di<br />

prestazione della combinazione di<br />

protezione in serie (back-up) sopra citata<br />

è ammesso tener conto della impedenza dei<br />

vari elementi costituenti il circuito, quali<br />

l’impedenza della connessione in cavo<br />

quando l’interruttore assistito (quello a valle)<br />

è ubicato lontano dall’interruttore o fusibile di<br />

protezione (quello sistemato a monte).<br />

7.5 Continuità di alimentazione e<br />

continuitàdi servizio<br />

7.5.1 La protezione dei circuiti deve essere<br />

tale che un guasto in un servizio non causi la<br />

perdita di qualsiasi servizio essenziale.<br />

7.5.2 La protezione di un circuito di<br />

emergenza deve essere tale che un guasto<br />

in un circuito non causi la perdita di altri<br />

servizi di emergenza. Nota 1: Deve essere<br />

assicurata la continuità di alimentazione per i<br />

servizi essenziali primari e la continuità di servizio<br />

per i servizi essenziali secondari. La continuità di<br />

alimentazione è quella condizione in cui, durante<br />

e dopo un guasto in un circuito, viene<br />

permanentemente assicurata l’alimentazione ai<br />

circuiti sani (vedere il circuito 3 in Fig 2).La<br />

continuità di servizio è quella condizione in cui,<br />

dopo che è<br />

stato pulito un guasto in un circuito, viene<br />

ristabilita l’alimentazione ai circuiti sani (vedere il<br />

circuito 3 in Fig 2).<br />

7.6 Protezione contro il<br />

sovraccarico<br />

7.6.1 I dispositivi previsti per la protezione<br />

contro il sovraccarico devono avere una<br />

caratteristica di intervento (sovracorrente -<br />

tempo di intervento) adeguata alla capacità<br />

di sovraccarico degli elementi dell’impianto<br />

da proteggere ed alle esigenze della<br />

selettività.<br />

7.6.2 L’impiego di fusibili per la protezione<br />

contro il sovraccarico è ammessa fino a 320<br />

A<br />

7.7 Localizzazione delle protezioni<br />

contro le sovracorrenti<br />

APPENDICE 5.1 55/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


7.7.1 La protezione contro il corto circuito<br />

deve essere prevista su ciascun conduttore<br />

non connesso a massa.<br />

7.7.2 La protezione contro il sovraccarico<br />

deve essere prevista su ciascun conduttore<br />

non connesso a massa; tuttavia per circuiti<br />

isolati monofase e circuiti isolati trifase con<br />

carichi sostanzialmente equilibrati, la<br />

protezione contro il sovraccarico può essere<br />

omessa su un conduttore.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

APPENDICE 5.1 56/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


7.7.3 I dispositivi di protezione contro corto<br />

circuito e quelli contro sovraccarico non<br />

devono interrompere conduttori connessi a<br />

massa, a meno che tutti i conduttori non<br />

connessi a massa vengano interrotti nello<br />

stesso istante da un apparecchio di<br />

interruzione multipolare.<br />

7.7.4 La protezione elettrica deve essere<br />

posta il più vicino possibile all’origine del<br />

circuito protetto.<br />

7.8 Protezione dei generatori<br />

7.8.1 I generatori devono essere protetti<br />

contro sovraccarico e corto circuito per<br />

mezzo di interruttori multipolari.<br />

Per i generatori non predisposti per<br />

funzionare in parallelo aventi potenza<br />

nominale uguale o minore a 50 kVA, può<br />

essere accettato un apparecchio di<br />

interruzione multipolare<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Figure 2<br />

e fusibili su ciascuna fase isolata lato<br />

generatore.<br />

7.8.2 Quando è utilizzato un apparecchio di<br />

interruzione multipolare e fusibili, la taratura<br />

del fusibile deve essere al massimo il 110%<br />

della corrente nominale del generatore.<br />

7.8.3 Qualora si impieghi un interruttore<br />

automatico:<br />

a) la protezione contro il sovraccarico deve<br />

provocare l’intervento dello stesso per<br />

sovraccarichi compresi tra 10% ed il 50%;<br />

per sovraccarico del 50% della corrente<br />

nominale del generatore, il ritardo deve<br />

essere di non oltre 2 minuti; tuttavia il valore<br />

del 50% od il ritardo di 2 minuti possono<br />

essere aumentati se la costruzione del<br />

generatore lo permette;<br />

b) la protezione contro il corto circuito deve<br />

provocare l’intervento istantaneo per valori di<br />

sovracorrenti inferiori alla corrente di corto<br />

circuito permanente del<br />

APPENDICE 5.1 57/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


generatore. Per esigenze di selettività si<br />

possono introdurre ritardi brevi (p.e. da 0,5 s<br />

a 1 s) nei dispositivi ad intervento istantaneo.<br />

7.8.4 Per il generatore di emergenza la<br />

protezione contro il sovraccarico, anziché<br />

provocare l’intervento automatico<br />

dell’interruttore, può azionare un allarme<br />

ottico ed acustico in un luogo<br />

permanentemente presidiato.<br />

7.8.5 Dopo l’apertura dell’interruttore di un<br />

generatore per sovraccarico, deve essere<br />

possibile la sua immediata richiusura.<br />

7.8.6 Gli interruttori dei generatori devono<br />

essere forniti di dispositivi che impediscano<br />

la loro richiusura automatica dopo che si<br />

sono aperti per corto circuito.<br />

7.8.7 Per i generatori aventi una potenza di<br />

1500 kVA o superiore si deve prevedere un<br />

adeguato dispositivo o sistema di protezione<br />

che, in caso di corto circuito nel generatore o<br />

nel cavo di alimentazione tra il generatore ed<br />

il suo interruttore provochi la diseccitazione<br />

del generatore e l’apertura dell’interruttore<br />

stesso (p.e. mediante protezione<br />

differenziale).<br />

7.8.8 Quando la sorgente principale di<br />

energia elettrica è necessaria per la<br />

propulsione della nave, i generatori che la<br />

costituiscono devono essere protetti contro<br />

sovraccarico prolungato mediante<br />

l’esclusione automatica dei carichi in<br />

eccesso o altri mezzi equivalenti.<br />

7.8.9 Si deve prevedere un sistema che<br />

escluda automaticamente il carico in<br />

eccesso allorché i generatori siano<br />

sovraccaricati e che operi in modo da<br />

impedire una prolungata diminuzione della<br />

velocità e/o della tensione (vedere Sez 2,<br />

Tab 6). L’intervento di tale dispositivo deve<br />

provocare un allarme ottico ed acustico. È<br />

considerato accettabile un ritardo di 5-20 s.<br />

7.8.10 Quando viene rilevato un<br />

sovraccarico, il sistema di esclusione del<br />

carico deve sconnettere automaticamente,<br />

dopo un appropriato ritardo, i circuiti che<br />

alimentano i servizi non essenziali e, se<br />

necessario, i servizi essenziali secondari in<br />

un secondo tempo.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

7.8.11 I generatori a corrente alternata<br />

predisposti per funzionare in parallelo<br />

devono essere muniti di protezione ritardata<br />

contro il ritorno di energia. I dispositivi di<br />

protezione devono essere scelti in accordo<br />

alle caratteristiche del motore primo. Sono<br />

raccomandati i seguenti valori:<br />

• 2-6% della potenza nominale per<br />

turbogeneratori;<br />

• 8-15% della potenza nominale per<br />

dieselgeneratori.<br />

La protezione contro il ritorno di energia può<br />

essere sostituita da altri dispositivi che<br />

garantiscano un’adeguata protezione<br />

dei motori primi.<br />

7.8.12 I generatori devono essere provvisti di<br />

uno sganciatore di apertura di minima<br />

tensione che provochi l’apertura<br />

dell’interruttore quando la tensione scende<br />

ad un valore compreso tra il 70% ed il 35%<br />

della tensione nominale.<br />

Per generatori destinati a funzionare in<br />

parallelo devono essere prese misure atte<br />

ad impedire che l’interruttore del generatore<br />

si chiuda se il generatore non è in tensione e<br />

ad impedire che il generatore rimanga<br />

connesso alle sbarre nel caso di caduta di<br />

tensione.<br />

Il funzionamento dello sganciatore di minima<br />

tensione deve essere istantaneo quando<br />

impedisce la chiusura dell’interruttore, ma<br />

deve essere ritardato a scopo di selettività<br />

quando apre l’interruttore.<br />

7.9 Protezione dei circuiti<br />

7.9.1 Ogni singolo circuito deve essere<br />

protetto contro corto circuito e sovraccarico,<br />

a meno che non sia altrimenti specificato<br />

nelle presenti norme, o consentito<br />

eccezionalmente dalla Società.<br />

7.9.2 Ogni circuito deve essere protetto<br />

contro sovraccarico e corto circuito per<br />

mezzo di interruttori multipolari o di<br />

apparecchi di interruzione multipolari e<br />

fusibili.<br />

7.9.3 I circuiti di illuminazione devono essere<br />

sezionati su entrambi i conduttori non<br />

connessi a massa, il sezionamento su un<br />

solo conduttore di circuiti terminali a due<br />

conduttori<br />

APPENDICE 5.1 58/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


isolati è ammesso solo nei locali alloggio.<br />

7.9.4 I dispositivi di protezione dei circuiti<br />

che alimentano i motori devono lasciare<br />

passare le correnti dovute ai transitori di<br />

avviamento dei motori stessi.<br />

7.9.5 I circuiti terminali che alimentano<br />

apparecchi utilizzatoridotati di protezione<br />

individuale contro il sovraccarico (per<br />

esempio motori), o apparecchi utilizzatori<br />

che non possono essere sovraccaricati (per<br />

esempio circuiti di riscaldamento<br />

permanentemente collegati e circuiti di<br />

illuminazione), possono essere muniti<br />

soltanto di protezione contro<br />

il corto circuito.<br />

7.9.6 I circuiti per le macchine di governo<br />

devono essere protetti solo contro il corto<br />

circuito (vedere Cap 1, Sez 11, [2]).<br />

7.10 Protezione dei motori<br />

7.10.1 I motori di potenza nominale<br />

superiore a 1 kW e tutti i motori per servizi<br />

essenziali devono essere singolarmente<br />

protetti contro il sovraccarico ed il corto<br />

circuito.<br />

La protezione contro il corto circuito può<br />

essere assicurata dallo stesso dispositivo di<br />

protezione impiegato per il cavo di<br />

alimentazione del motore (vedere [7.9.5]).<br />

7.10.2 Per i motori destinati a servizi<br />

essenziali, la protezione contro il<br />

sovraccarico può essere sostituita da un<br />

dispositivo di allarme (per i motori delle<br />

macchine di governo vedere Cap 1, Sez 11,<br />

[2]).<br />

7.10.3 I dispositivi di protezione devono<br />

essere progettati per lasciare passare la<br />

corrente in eccesso durante il periodo di<br />

accelerazione dei motori nelle condizioni<br />

ordinariedi funzionamento. Quando la<br />

caratteristica tempo-corrente del dispositivo<br />

di protezione contro il sovraccarico non è<br />

compatibile con la durata di avviamento del<br />

motore (p.e. per motori con un lungo periodo<br />

di avviamento), il dispositivo di protezione<br />

contro il sovraccarico può essere reso<br />

inattivo durante il periodo di accelerazione,<br />

purché resti operante la protezione contro il<br />

corto circuito e la soppressione della<br />

protezione contro il sovraccarico sia solo<br />

temporanea.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

7.10.4 Per i motori per servizio continuo, i<br />

dispositivi di protezione devono avere una<br />

caratteristica di ritardo che assicuri<br />

un’efficace protezione termica contro il<br />

sovraccarico.<br />

7.10.5 I dispositivi di protezione devono<br />

essere regolati per limitare la corrente<br />

massima continuativa ad un valore<br />

compreso fra il 105% ed il 120% della<br />

corrente nominale del motore protetto.<br />

7.10.6 Per i motori per servizio intermittente,<br />

la regolazione della corrente e le<br />

caratteristiche di ritardo (in funzione del<br />

tempo) dei dispositivi di protezione devono<br />

essere scelte in base alle condizioni effettive<br />

d’esercizio.<br />

7.10.7 Quando si utilizzano fusibili per la<br />

protezione dei circuiti di motori polifasi<br />

devono essere previsti mezzi atti a<br />

proteggere il motore contro sovraccarichi<br />

non accettabili nel caso di funzionamento in<br />

monofase.<br />

7.10.8 I motori di potenza nominale<br />

superiore a 1 kW devono essere provvisti di:<br />

• protezione di minima tensione, che<br />

intervenga in caso di riduzione o mancanza<br />

di tensione, in grado di causare e mantenere<br />

l’interruzione dell’alimentazione nel circuito<br />

fino al riavviamento volontario del motore o<br />

• interruttore di minima tensione, che<br />

intervenga in caso di riduzione o mancanza<br />

di tensione, sistemato in modo tale da far<br />

riavviare automaticamente il motore quando<br />

l’alimentazione venga ristabilita dopo una<br />

mancanza di<br />

tensione.<br />

7.10.9 Il riavviamento automatico di un<br />

motore non deve provocare correnti di<br />

avviamento tali da determinare una<br />

eccessiva caduta di tensione. Nel caso di più<br />

motori previsti con riavviamento automatico,<br />

la corrente totale di avviamento degli stessi<br />

non deve provocare un’eccessiva caduta di<br />

tensione o un subitaneo incremento di<br />

corrente assorbita; a tale scopo può essere<br />

necessario realizzare il riavviamento con<br />

operazioni sequenziali.<br />

7.10.10 I dispositivi di protezione di minima<br />

tensione devono permettere l’avviamento del<br />

motore quando la tensione è superiore<br />

all’85% della tensione nominale e devono<br />

APPENDICE 5.1 59/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


intervenire sicuramente quando la tensione è<br />

inferiore al 20% circa della tensione<br />

nominale, alla frequenza nominale,<br />

e con ritardo quando ciò sia necessario.<br />

7.11 Protezione delle batterie di<br />

accumulatori<br />

7.11.1 Le batterie di accumulatori devono<br />

essere protette contro il sovraccarico ed il<br />

corto circuito per mezzo di fusibili o<br />

interruttori automatici multipolari in una<br />

posizione adiacente al locale batterie. La<br />

protezione contro le sovracorrenti può<br />

essere omessa per i circuiti di avviamento<br />

dei motori quando la corrente assorbita è<br />

così grande da rendere impraticabile la<br />

protezione contro il corto circuito.<br />

7.11.2 Le batterie di emergenza, che<br />

alimentano serviziessenziali, devono essere<br />

protette solo contro il corto circuito.<br />

7.12 Protezione della linea di<br />

alimentazione<br />

da terra<br />

7.12.1 I cavi fissi che collegano al quadro<br />

principale la cassetta di connessione della<br />

alimentazione da terra devono essere<br />

protetti con fusibili o interruttori automatici<br />

(vedere [3.7.4]).<br />

7.13 Protezione degli strumenti di<br />

misura,<br />

delle lampade spia e dei circuiti di<br />

comando<br />

7.13.1 I circuiti e gli apparecchi di misura<br />

(trasformatori di tensione, voltmetri, bobine<br />

voltmetriche di strumenti di misura, isuratori<br />

dello stato di isolamento, ecc.) e le lampade<br />

spia devono essere protetti contro il corto<br />

circuito per mezzo di interruttori automatici<br />

multipolari o fusibili. I dispositivi di protezione<br />

devono essere posti il più vicino possibile al<br />

punto di derivazione dei circuiti. Il lato<br />

secondario dei trasformatori di corrente non<br />

deve essere provvisto di dispositivi di<br />

protezione.<br />

7.13.2 I circuiti di comando ed i trasformatori<br />

di comando devono essere protetti contro<br />

sovraccarico e corto circuito per mezzo di<br />

interruttori multipolari o fusibili su ciascun<br />

polo non connesso a massa. La protezione<br />

contro il sovraccarico può essere omessa<br />

per trasformatori aventi corrente nominale al<br />

secondario inferiore a 2 A. La protezione<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

contro corto circuito al secondario può<br />

essere omessa se il trasformatore è<br />

progettato per resistere alla corrente di corto<br />

circuito permanente.<br />

7.13.3 Qualora un guasto su una lampada<br />

spia possa compromettere il funzionamento<br />

di servizi essenziali, esse devono essere<br />

protette separatamente da altri circuiti quali<br />

quelli di comando.<br />

Nota 1: Lampade spia alimentate tramite<br />

trasformatori resistenti al corto circuito possono<br />

essere protette unitamente ai circuiti di comando.<br />

7.13.4 I circuiti nei quali una mancanza di<br />

tensione possa avere gravi conseguenze<br />

quali ad esempio quelli di alimentazione del<br />

sistema di comando delle macchine di<br />

governo devono essere protetti soltanto<br />

contro corto circuito.<br />

7.13.5 La protezione deve essere adeguata<br />

alla sezione minima dei circuiti protetti.<br />

7.14 Protezione dei trasformatori<br />

7.14.1 Il lato avvolgimento primario dei<br />

trasformatori di potenza deve essere protetto<br />

contro corto circuito e sovraccarico per<br />

mezzo di interruttori automatici multipolari o<br />

di apparecchi di interruzione multipolari e<br />

fusibili.La protezione contro il sovraccarico<br />

sul lato primario può essere omessa, se<br />

prevista sul lato secondario o quando il<br />

carico totale ammissibile non può<br />

raggiungere la potenza nominale del<br />

trasformatore.<br />

7.14.2 La protezione contro corto circuito<br />

deve essere tale da assicurare la selettività<br />

tra i circuiti alimentati dal secondario del<br />

trasformatore ed il circuito di alimentazione<br />

dello stesso.<br />

7.14.3 Quando i trasformatori sono<br />

predisposti per il funzionamento in parallelo,<br />

si devono prevedere dispositivi che<br />

provochino l’apertura dell’interruttore sul lato<br />

avvolgimento secondario quando si apre il<br />

corrispondente interruttore sul primario.<br />

8 Componenti dell’impianto<br />

8.1 Generalità<br />

APPENDICE 5.1 60/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


8.1.1 I componenti dell’impianto elettrico<br />

devono essere dimensionati in modo da<br />

sopportare, senza che siano superate le loro<br />

caratteristiche nominali, le correnti che<br />

possono percorrerli in servizio ordinario.<br />

8.1.2 I componenti dell’impianto elettrico<br />

devono essere progettati e costruiti in modo<br />

da sopportare, per le durate ammissibili, le<br />

sollecitazioni termiche ed elettrodinamiche<br />

provocate dalle possibili sovracorrenti,<br />

compreso il corto<br />

circuito.<br />

9 Cavi elettrici<br />

9.1 Generalità<br />

9.1.1 Tutti i cavi e la cavetteria esterni<br />

all’apparecchiatura devono essere almeno di<br />

tipo “non propagante la fiamma”, in accordo<br />

con la Pubblicazione IEC 60332-1.<br />

9.1.2 In aggiunta a quanto prescritto in<br />

[9.1.1], quando i cavi sono installati in fascio,<br />

devono essere scelti tipi di cavo, rispondenti<br />

alle Norme IEC 60332-3 categoria A, o<br />

adottati accorgimenti tali da non sminuire le<br />

loro proprietà originarie di non propagazione<br />

della fiamma (vedere Sez 12.<br />

9.1.3 Nel caso di particolari applicazioni quali<br />

quelle per impianti a radio frequenza o di<br />

comunicazione digitali, che richiedono<br />

l’impiego di cavi speciali, la Società può<br />

consentire l’impiego di cavi che non<br />

soddisfano [9.1.1] e<br />

[9.1.2].<br />

9.1.4 (1/1/2007)<br />

I cavi per i quali è prescritto che abbiano<br />

caratteristiche di “resistenza al fuoco”<br />

devono essere soddisfare le prescrizioni<br />

stabilite in [9.6].<br />

9.2 Scelta dell’isolamento<br />

9.2.1 La temperatura nominale massima<br />

ammessa in servizio per il materiale isolante<br />

deve essere superiore di almeno 10°C alla<br />

massima temperatura ambiente che può<br />

esistere o prodursi nei locali in cui il cavo è<br />

installato.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

9.2.2 Le temperature nominali massime dei<br />

conduttori per funzionamento in condizioni<br />

normali e di corto circuito, per tipologia di<br />

composto isolante normalmente utilizzato<br />

per i cavi impiegati ai bordo non devono<br />

superare i valori riportati in Tab 4. Altri<br />

materiali isolanti saranno considerati<br />

caso per caso.<br />

9.2.3 I cavi con isolante di PVC non devono<br />

essere utilizzati in locali frigoriferi, o sui ponti<br />

esposti di navi classificate per navigazione<br />

illimitata.<br />

9.2.4 I cavi con isolante minerale saranno<br />

considerati caso per caso.<br />

9.3 Scelta del rivestimento<br />

protettivo<br />

9.3.1 Il materiale isolante del conduttore<br />

deve essere racchiuso in una guaina<br />

impermeabile di materiale appropriato per la<br />

condizioni ambientali previste per i cavi che<br />

devono essere sistemati:<br />

• su ponti esposti alle intemperie;<br />

• in ambienti umidi o bagnati (p.e. nei locali<br />

da bagno);<br />

• negli spazi refrigerati;<br />

• nei locali macchine; e, in generale<br />

• dove possono verificarsi condensazione di<br />

acqua o<br />

vapori nocivi.<br />

9.3.2 Quando i cavi sono provvisti di<br />

armatura o di treccia metallica (p.e. per cavi<br />

installati nei luoghi pericolosi), deve essere<br />

prevista una guaina impermeabile esterna o<br />

altri mezzi per proteggere gli elementi<br />

metallici contro la corrosione,vedere Sez 9,<br />

[1.5].<br />

9.3.3 Nei circuiti con una tensione massima<br />

d’impianto di 250 V non è richiesta una<br />

guaina impermeabile per i cavi unipolari<br />

installati in tubi o canalette entro i locali<br />

alloggio.<br />

9.3.4 Nella scelta dei diversi tipi di<br />

rivestimenti protettivi, particolare attenzione<br />

deve essere posta all’azione meccanica<br />

alla quale ciascun cavo può essere soggetto<br />

durante le fasi di installazione e di servizio.<br />

Se la resistenza meccanica del rivestimento<br />

protettivo èconsiderata insufficiente, i cavi<br />

devono essere protetti meccanicamente(p.e.<br />

per mezzo di armature o<br />

attraversol’installazione in tubi o condotti).<br />

9.6 Servizi elettrici che devono<br />

funzionare in<br />

APPENDICE 5.1 61/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


caso d'incendio e cavi resistenti al<br />

fuoco<br />

9.6.1 (1/1/2007)<br />

I servizi elettrici che devono funzionare in<br />

caso d'incendio comprendono:<br />

• Gli impianti di comando e di alimentazione<br />

di energia delle porte tagliafuoco ad<br />

azionamento meccanico e indicazione delle<br />

condizioni di aperto o chiuso per tutte le<br />

porte tagliafuoco;<br />

• Gli impianti di comando e di alimentazione<br />

di energia delle porte stagne ad<br />

azionamento meccanico e indicazione<br />

della loro condizione di aperto o chiuso;<br />

• La pompa incendio di emergenz<br />

• L'illuminazione di emergenza;<br />

• L'impianto d'allarme generale e allarme<br />

incendio;<br />

• Gli impianti di rivelazione incendio;<br />

• Gli impianti di estinzione incendi e gli<br />

impianti d'allarme relativi agli agenti<br />

estinguenti;<br />

• L'impianto di illuminazione bassa (LLL);<br />

• L'impianto di informazione pubblica;<br />

• Le sistemazioni per l'arresto di emergenza<br />

a distanza di impianti che possono<br />

supportare la propagazione dell'incendio e/o<br />

l'innesco di esplosioni.<br />

9.6.2 (1/1/2007)<br />

Quando i cavi per i servizi indicati in [9.6.1]<br />

compresa lo loro alimentazione di potenza<br />

passano attraverso aree ad alto rischio<br />

d'incendio (ved. Nota 1) ed, in aggiunta, per<br />

le navi passeggeri, attraverso zone verticali<br />

principali diverse da quelle che essi servono,<br />

essi devono essere sistemati in modo tale<br />

che un incendio in una qualsiasi di tali aree o<br />

zone non comprometta il funzionamento di<br />

tali servizi nelle altre zone o aree. Ciò può<br />

essere ottenuto da uno dei seguenti<br />

provvedimenti:<br />

a) I cavi di tipo resistente al fuoco che<br />

soddisfano la norma IEC 60331- 31, per i<br />

cavi di diametro esterno superiore a 20 mm,<br />

e la norma IEC 60331-21 negli altri casi,<br />

devono essere installati ed avere percorsi<br />

senza giunzioni in modo da conservare<br />

l'integrità al fuoco all'interno dell'area ad alto<br />

rischio di incendio, ved. Fig 3.<br />

b) Almeno due circuiti ad anello/radiali<br />

devono avere percorsi il più distante<br />

possibile l'uno dall'altro e sistemati in modo<br />

che nel caso di danneggiamenti<br />

causatidall'incendio almeno uno di tali circuiti<br />

ad anello/radiali rimanga in funzione. Gli<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

impianti ad autosegnalazione di guasto, a<br />

sicurezza positiva in caso di guasto (failsafe)<br />

o duplicati con percorsi<br />

di cavi separati quanto più possibile possono<br />

essere esentati dalla suddetta prescrizione.<br />

Nota 1:<br />

a) Ai fini dell'applicazione delle prescrizioni del<br />

presente sotto articolo [9.6], per le "aree ad<br />

elevato rischio d'incendio", vale la seguente<br />

definizione:<br />

1) Locali macchine, come definiti nella Capitolo 4<br />

2) Locali contenenti unità per il trattamento del<br />

combustibile liquido e di altre sostanze altamente<br />

infiammabili<br />

3) Cucine e dispense contenenti apparecchi di<br />

cottura<br />

4) Lavanderie con apparecchiature d'essiccazione<br />

5) Spazi come definiti nei paragrafi (8), (12) e (14)<br />

del Cap II- 2/Reg. 9.2.2.3.2.2 della SOLAS per le<br />

navi che trasportano più di 36 passeggeri<br />

b) I cavi di tipo resistente al fuoco devono essere<br />

facilmente distinguibili.<br />

c) Per cavi speciali, possono essere utilizzate le<br />

disposizioni delle seguenti norme IEC:<br />

1) IEC 60331-23: Procedures and requirements -<br />

Electric data cables<br />

2) IEC 60331-25: Procedures and requirements -<br />

Optical fibre cables<br />

9.6.3 (1/1/2007)<br />

I cavi che collegano le pompe da incendio al<br />

quadro d'emergenza devono essere di tipo<br />

resistente al fuoco dove essi attraversano<br />

zone ad elevato rischio d'incendio.<br />

APPENDICE 5.1 62/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


9.7 Cavi per pompe di sentina<br />

immerse<br />

9.7.1 I cavi e le loro connessioni a tali pompe<br />

devono essere in grado di funzionare sotto<br />

un battente d’acqua corrispondente alla loro<br />

immersione dal ponte delle paratie. Il cavo<br />

deve essere rivestito da una guaina<br />

impermeabile ed armato e non deve avere<br />

interruzioni per tutto il suo percorso da sopra<br />

il ponte delle paratie sino ai terminali del<br />

motore e deve entrare dal basso all’interno<br />

della campana d’aria.<br />

9.8 Cavetteria per collegamenti<br />

interni dei quadri e di altre custodie<br />

per apparecchiature<br />

9.8.1 Per installazione entro quadri e altre<br />

custodie per apparecchiature, possono<br />

essere utilizzati cavi unipolari senza alcuna<br />

protezione (guaina) aggiuntiva .<br />

Altra cavetteria per quadri di tipo non<br />

propagante la fiamma potrà essere accettata<br />

a giudizio della Società.<br />

9.9 Portata dei cavi<br />

9.9.1 Le portate per servizio continuo dei<br />

cavi date dalla Tab 5 alla Tab 9 sono basate<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Figure 3 (1/1/2007)<br />

sulla temperatura massima ammessa in<br />

servizio per il conduttore indicate nelle<br />

stessa e su una temperatura ambiente di<br />

45°C.<br />

9.9.2 Le portate di cui in [9.9.1] sono<br />

applicabili, con buona approssimazione,<br />

qualunque sia il tipo di rivestimento protettivo<br />

(p.e. sia per i cavi armati sia per i cavi non<br />

armati).<br />

9.9.3 Valori delle portate dei cavi diversi da<br />

quelli riportati dalla Tab 5 alla Tab 9 possono<br />

essere accettati a condizione che siano<br />

determinati sulla base di metodi di calcolo o<br />

di valori sperimentali approvati dalla Società.<br />

Tabella 5 : Portate, in Ampere, in servizio<br />

continuo per cavi con temperatura<br />

massima in servizio del conduttore<br />

di 60°C (Temperatura ambiente 45°C)<br />

Number of conductors<br />

Nominal section mm 2<br />

1 2 3 or 4<br />

1 8 7 6<br />

1,5 12 10 8<br />

APPENDICE 5.1 63/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


2,5 17 14 12<br />

4 22 19 15<br />

6 29 25 20<br />

10 40 34 28<br />

16 54 46 38<br />

25 71 60 50<br />

35 87 74 61<br />

50 105 89 74<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

70 135 115 95<br />

95 165 140 116<br />

120 190 162 133<br />

150 220 187 154<br />

185 250 213 175<br />

240 290 247 203<br />

300 335 285 235<br />

APPENDICE 5.1 64/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2. Progettazione dell’impianto


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

4. Regolamento RINA: Parte C, Capitolo 2, Sezione 4<br />

MACCHINE ELETTRICHE ROTANTI<br />

Norme di costruzione e<br />

funzionamento<br />

comuni per generatori e<br />

motori<br />

1.1 Costruzione meccanica<br />

1.1.1 (1/7/2001)<br />

I materiali isolanti, gli avvolgimenti isolati e la<br />

costruzione delle macchine elettriche devono<br />

rispondere alle norme applicabili di cui in<br />

Sez 2, [4] e Sez 2, [5].<br />

1.1.2 Gli alberi devono essere costruiti con<br />

materiali che soddisfino i requisiti di Parte D,<br />

Cap 2, Sez 3 oppure, quando siano<br />

ammessi prodotti laminati in sostituzione di<br />

quelli fucinati, di Parte D, Cap 2, Sez 1.<br />

1.1.3 Qualora siano previste parti saldate<br />

sugli alberi e sui rotori, devono applicarsi le<br />

norme di Parte D, Capitolo 5.<br />

1.1.4 I cuscinetti a strisciamento devono<br />

essere lubrificati in maniera efficiente ed<br />

automaticamente a tutte le velocità di<br />

esercizio.<br />

Devono essere previsti dispositivi per<br />

impedire al lubrificante di raggiungere gli<br />

avvolgimenti o altre parti in tensione<br />

isolate o nude.<br />

1.1.5 Devono essere previsti mezzi per<br />

impedire che i cuscinetti possano essere<br />

danneggiati dalla circolazione di correnti tra<br />

l'albero ed i cuscinetti stessi. In accordo con<br />

le prescrizioni del costruttore, deve essere<br />

considerato l'isolamento elettrico di almeno<br />

un cuscinetto.<br />

1.1.6 Per le macchine raffreddate<br />

superficialmente aventi un ventilatore<br />

esterno installato sul ponte scoperto, deve<br />

essere prevista una protezione adeguata del<br />

ventilatore contro la formazione di ghiaccio.<br />

1.1.7 Quando si impiega il raffreddamento<br />

con liquidi, i refrigeranti devono essere<br />

sistemati in modo tale da impedire l'ingresso<br />

di acqua nella macchina sia per perdite che<br />

per condensazione nello scambiatore di<br />

calore e devono essere previsti mezzi per la<br />

rivelazione di perdite.<br />

1.1.8 Le macchine rotanti, per le quali<br />

l'efficienza dell'impianto di ventilazione e di<br />

lubrificazione dipende dalla direzione di<br />

rotazione, devono essere provviste di una<br />

targa di avvertimento.<br />

1.2 Collettori ad anelli, commutatori<br />

e spazzole<br />

1.2.1 I collettori ad anelli, i commutatori ed i<br />

loro sistemi di spazzole devono essere<br />

costruiti in modo da evitare indebiti<br />

scintillamenti nel funzionamento a tutte le<br />

condizioni di carico normale.<br />

1.2.2 La posizione di lavoro dei portaspazzole<br />

deve essere marcata in modo<br />

chiaro e permanente.<br />

1.2.3 Devono esservi mezzi per poter<br />

accedere prontamente per ispezione,<br />

manutenzione e riparazioni ai collettori ad<br />

anelli, commutatori e spazzole.<br />

1.3 Morsetti<br />

1.3.1 Devono essere previsti adeguati<br />

morsetti fissi in una posizione accessibile per<br />

la connessione dei cavi esterni.<br />

1.3.2 I morsetti devono essere chiaramente<br />

contrassegnati con riferimento ad uno<br />

schema.<br />

1.3.3 Il grado di protezione delle scatole<br />

morsettiere deve essere adeguato a quello<br />

della macchina.<br />

APPENDICE 5.1 65/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 4. Macchine elettriche rotanti


1.4 Isolamento elettrico<br />

1.4.1 I materiali isolanti per gli avvolgimenti e<br />

per le altre<br />

parti in tensione devono essere in accordo<br />

con quanto prescritto<br />

in Sez 2, [4.2] e Sez 2, [4.3].<br />

2 Norme speciali per i<br />

generatori<br />

2.1 Motori primi, regolatori di<br />

velocità e protezione contro la<br />

sovravelocità<br />

2.1.1 I motori primi dei generatori devono<br />

soddisfare alle norme applicabili di Cap 1,<br />

Sez 2, [2.7].<br />

2.1.2 Quando i generatori devono funzionare<br />

in parallelo le caratteristiche dei regolatori di<br />

velocità devono soddisfare quanto<br />

specificato in [2.2].<br />

2.2 Generatori a corrente alternata<br />

2.2.1 La costruzione dei generatori deve<br />

essere tale che essi possano fornire<br />

tensione all'avviamento senza l'aiuto di una<br />

sorgente esterna di energia elettrica.<br />

Qualora quanto richiesto non sia soddisfatto,<br />

la sorgente esterna di energia elettrica deve<br />

essere costituita da un impianto a batterie in<br />

accordo con quanto prescritto per l'impianto<br />

di avviamento elettrico di macchine ausiliarie<br />

(vedere Cap 1, Sez 2).<br />

2.2.2 La forma d'onda della tensione deve<br />

essere praticamente sinusoidale, ossia tale<br />

che la differenza tra ogni suo valore<br />

istantaneo ed il corrispondente valore<br />

istantaneo della componente fondamentale<br />

non superi il 5% del valore di picco<br />

dell'ampiezza di quest'ultima.<br />

2.2.3 Ogni alternatore deve essere munito di<br />

mezzi automatici per la regolazione della<br />

tensione.<br />

2.2.4 Per i gruppi generatori a corrente<br />

alternata che devono funzionare in parallelo,<br />

le caratteristiche dei regolatori dei motori<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

primi devono essere tali che, tra il 20% ed il<br />

100% del carico attivo totale, il carico attivo<br />

di ciascun gruppo non differisca<br />

normalmente da quello teorico<br />

(proporzionale alla potenza nominale) di più<br />

del 15% della potenza nominale della<br />

macchina più potente o del 25% della<br />

potenza nominale della macchina<br />

considerata assumendo il minore dei due<br />

valori.<br />

2.2.5 I regolatori dei gruppi elettrogeneratori<br />

a corrente alternata che devono funzionare<br />

in parallelo, devono permettere una<br />

regolazione del carico non superiore al 5%<br />

del carico nominale alla frequenza nominale.<br />

2.2.6 Quando i generatori a corrente<br />

alternata funzionano in parallelo, il carico<br />

reattivo di ciascun generatore non deve<br />

differire, rispetto alla parte del carico totale<br />

reattivo che è ad esso proporzionale, per più<br />

del 10% della potenza reattiva della<br />

macchina più potente o per più del 25% della<br />

potenza reattiva della macchina meno<br />

potente se il secondo valore è inferiore al<br />

primo.<br />

3 Prove sulle macchine rotanti<br />

3.1 Generalità<br />

3.1.1 (1/1/2002)<br />

Tutte le macchine devono essere collaudate<br />

dal costruttore.<br />

3.1.2 (1/1/2002)<br />

Per tutte le macchine destinate a servizi<br />

essenziali, devono sempre essere forniti i<br />

verbali di collaudo del costruttore; per tutte le<br />

altre macchine, detti rapporti devono essere<br />

forniti su richiesta.<br />

3.1.3 (1/1/2002)<br />

Tutte le prove devono essere eseguite in<br />

conformità con le disposizioni della<br />

Pubblicazione IEC 60092-301.<br />

3.1.4 (1/1/2002)<br />

Tutti i generatori a corrente alternata di<br />

potenza uguale o superiore a 100 kVA, tutti<br />

generatori a corrente continua di potenza<br />

uguale o superiore a 100 kW e tutti i motori a<br />

corrente continua o alternata di potenza<br />

APPENDICE 5.1 66/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 4. Macchine elettriche rotanti


uguale o superiore a 100 kW, destinati a<br />

servizi essenziali, devono essere sorvegliati<br />

da parte di un tecnico della Società durante<br />

le prove e, se ritenuto necessario, durante la<br />

costruzione.<br />

Nota 1: La Società può concordare con il<br />

fabbricante un sistema alternativo di ispezione che<br />

non richieda la presenza del tecnico sopra<br />

indicata.<br />

3.2 Materiale degli alberi<br />

3.2.1 (1/1/2002)<br />

I materiali degli alberi per i motori elettrici di<br />

propulsione e per i generatori azionati dai<br />

motori principali, nei quali l'albero è parte<br />

della linea d'alberi di propulsione, devono<br />

essere certificati dalla Società.<br />

3.2.2 (1/1/2002)<br />

I materiali degli alberi per le altre macchine<br />

devono soddisfare standard nazionali o<br />

internazionali (vedi [1.1.2]).<br />

3.3 Prove<br />

3.3.1 (1/7/2002)<br />

Le prove di tipo devono essere eseguite su<br />

una macchina prototipo o su una sola<br />

macchina di un lotto di macchine identiche e<br />

le prove di accettazione devono essere<br />

eseguite su tutte le altre macchine dello<br />

stesso tipo, in accordo con quanto indicato in<br />

Tab 1.<br />

Nota 1: Le prescrizioni di prova possono variare<br />

per i generatori asse, per le macchine per servizi<br />

speciali e per le macchine di nuovo modello.<br />

4 Descrizione delle prove<br />

4.1 Esame della documentazione<br />

tecnica, come appropriato, ed<br />

esame visivo<br />

4.1.1 Esame della documentazione<br />

tecnica<br />

(1/1/2002)<br />

La documentazione tecnica relativa alle<br />

macchine di potenza uguale o superiore a<br />

100 kW(kVA) deve essere resa disponibile al<br />

tecnico della Società per esame.<br />

4.1.2 (1/1/2002)<br />

Deve essere eseguito un esame visivo della<br />

macchina per assicurarsi, per quanto<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

possibile, che essa corrisponde alla relativa<br />

documentazione tecnica.<br />

4.2 Misura della resistenza<br />

d'isolamento<br />

4.2.1 (1/1/2002)<br />

Immediatamente dopo le prove ad alta<br />

tensione, devono essere misurate le<br />

resistenze d'isolamento, usando un<br />

misuratore a corrente continua, tra:<br />

a) tutte le parti che portano corrente e la<br />

terra<br />

b) tutte le parti che portano corrente di<br />

diversa polarità e fase, quando entrambe le<br />

estremità di ciascuna polarità o fase sono<br />

singolarmente accessibili.Il valore minimo<br />

delle tensioni di prova e delle corrispondenti<br />

resistenze d'isolamento sono indicati in Tab<br />

2. La resistenza d'isolamento deve essere<br />

misurata vicino in prossimità della<br />

temperatura di funzionamento, oppure deve<br />

essere usato un appropriato metodo di<br />

calcolo.<br />

4.3 Misura della resistenza degli<br />

avvolgimenti<br />

4.3.1 (1/1/2002)<br />

Le resistenze degli avvolgimenti della<br />

macchina devono essere misurate e<br />

egistrate usando un appropriato metodo a<br />

ponte o a tensione e corrente.<br />

4.4 Verifica del sistema di<br />

regolazione della<br />

tensione<br />

4.4.1 (1/1/2002)<br />

Il generatore a corrente alternata insieme<br />

con il suo sistema di regolazione della<br />

tensione, deve essere verificato in modo tale<br />

che, in tutti i casi, dal funzionamento a vuoto<br />

a quello a pieno carico, la tensione<br />

nominale al fattore di potenza nominale, si<br />

mantenga in condizioni di regime entro il ±<br />

2,5%. Questi valori limite possono essere<br />

incrementati fino a ± 3,5%, per i generatori di<br />

emergenza.<br />

4.4.2 (1/1/2002)<br />

Quando il generatore viene fatto funzionare<br />

alla sua velocità nominale e fornisce la sua<br />

tensione nominale, e viene assoggettato ad<br />

un improvviso cambio di carico simmetrico,<br />

entro i limiti del fattore di corrente e potenza<br />

APPENDICE 5.1 67/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 4. Macchine elettriche rotanti


specificato, la tensione non deve scendere al<br />

di sotto dell'85% né salire al di sopra del<br />

120% del valore della tensione nominale.<br />

4.4.3 (1/1/2002)<br />

La tensione del generatore deve quindi<br />

essere riportata entro i limiti del ± 3% del<br />

valore della tensione nominale, per<br />

generatori principali, in non più di 1,5<br />

secondi. Questi valori limite possono essere<br />

incrementati fino a ± 4% in non più di 5<br />

secondi, rispettivamente, per generatori di<br />

emergenza.<br />

4.4.4 (1/1/2002)<br />

In assenza di più precise informazioni<br />

riguardanti i massimi valori dei carichi<br />

improvvisi, si possono assumere le seguenti<br />

condizioni: 60% della corrente nominale con<br />

un fattore di potenza tra 0,4 in ritardo e zero,<br />

da applicare bruscamente sul generatore<br />

che funziona a vuoto e quindi da togliere<br />

dopo che è stata raggiunta la condizione di<br />

regime.<br />

4.5 Prova al carico nominale e<br />

misurazione delle sovratemperature<br />

4.5.1 (1/1/2002)<br />

Le sovratemperature devono essere<br />

misurate ai valori nominali di potenza,<br />

tensione e frequenza e per il servizio per il<br />

quale la macchina è stata tarata e marcata,<br />

in conformità con i metodi di prova indicati<br />

nella Pubblicazione IEC 60034-1 o per<br />

mezzo di una combinazione di altre prove.<br />

I limiti delle sovratemperature sono quelli<br />

indicati nella Tabella 6 della Pubblicazione<br />

IEC 60034-1 corretti come necessario per<br />

riportarli alla temperatura ambiente di<br />

riferimento<br />

indicata in Sez 2.<br />

4.6 Prove di sovraccarico /<br />

sovracorrente<br />

4.6.1 (1/1/2002)<br />

La prova di sovraccarico deve essere<br />

eseguita come prova di tipo, per generatori<br />

quale prova della capacità di sopportare il<br />

sovraccarico dei generatori e dei sistemi di<br />

eccitazione; per i motori quale prova di un<br />

momentaneo eccesso di coppia, come<br />

richiesto nella Pubblicazione IEC 60034-1.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

La prova di sovraccarico può essere<br />

sostituita, alla prova di accettazione, da una<br />

prova di sovracorrente. La prova di<br />

sovracorrente deve costituire la prova di<br />

sostenimento della corrente da parte di<br />

avvolgimenti, cavi, connessioni, etc. di<br />

ciascuna macchina. La prova di<br />

sovracorrente può essere eseguita a velocità<br />

ridotta (per i motori) o in condizione di corto<br />

circuito (per i generatori).<br />

4.6.2 (1/1/2002)<br />

Nel caso di macchine per usi particolari (ad<br />

esempio per verricelli a salpare), possono<br />

essere presi in considerazione valori di<br />

sovraccarico diversi dai precedenti.<br />

4.7 Verifica del comportamento in<br />

condizioni<br />

di regime di corto circuito<br />

4.7.1 (1/1/2002)<br />

Deve essere verificato che, in condizioni<br />

stabili di corto circuito, il generatore con il<br />

suo sistema di regolazione della tensione sia<br />

capace di mantenere, senza sopportare<br />

alcun danneggiamento, una corrente di<br />

almeno tre volte superiore alla corrente<br />

nominale, per una durata di almeno 2<br />

secondi, oppure, se sono disponibili dati<br />

precisi, per la durata di qualsiasi tempo di<br />

ritardo che può essere adottato per un<br />

dispositivo di blocco per ragioni di<br />

discriminazione.<br />

4.8 Prova di sovravelocità<br />

4.8.1 (1/1/2002)<br />

Le macchine devono sopportare la prova di<br />

sovravelocità specificata nella Pubblicazione<br />

IEC 60034-1. Questa prova non è applicabile<br />

per i motori a gabbia di scoiattolo.<br />

4.9 Prova di tensione applicata<br />

4.9.1 (1/1/2002)<br />

Le macchine rotanti nuove e complete di<br />

tutte le loro parti devono poter sopportare<br />

senza una prova di tensione applicata in<br />

accordo con le disposizioni della<br />

Pubblicazione IEC 60034-1.<br />

4.9.2 (1/1/2002)<br />

APPENDICE 5.1 68/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 4. Macchine elettriche rotanti


Per le macchine ad alta tensione deve<br />

essere eseguita una prova di tenuta<br />

all'impulso sulle spire in accordo con le<br />

disposizioni in Sez 13.<br />

4.9.3 (1/1/2002)<br />

Qualora sia necessario eseguire una<br />

seconda prova di tensione applicata, questa<br />

va effettuata dopo un nuovo eventuale<br />

essiccamento, con tensione pari all'80% di<br />

quella specificata in Tab 1 e Tab 2.<br />

4.9.4 (1/1/2002)<br />

Gli avvolgimenti di macchine usate<br />

completamente rifatti devono essere provati<br />

con la piena tensione di prova come nel<br />

caso di macchine nuove.<br />

4.9.5 (1/1/2002)<br />

Gli avvolgimenti di macchine usate<br />

Parzialmente rifatti devono essere provati al<br />

75% della tensione di prova stabilita per<br />

macchine nuove. Prima della prova la parte<br />

non riavvolta dell'avvolgimento deve essere<br />

accuratamente pulita ed essiccata.<br />

4.9.6 (1/1/2002)<br />

Le macchine revisionate dopo pulizia ed<br />

essiccamento, possono essere sottoposte<br />

ad una prova con tensione uguale a 1,5 volte<br />

la tensione nominale, con un minimo di 500<br />

V, se la tensione nominale è inferiore a 100<br />

V, e con un minimo di 1000 V, se la tensione<br />

nominale è uguale o superiore a 100 V.<br />

4.9.7 (1/1/2002)<br />

Per gruppi costituiti da macchine ed<br />

apparecchiature, si deve evitare, se<br />

possibile, la ripetizione della prova di<br />

tensione applicata; tuttavia se si esegue la<br />

prova su un gruppo di macchine e<br />

apparecchiature nuove installate in posto,<br />

No<br />

.<br />

1<br />

Tabella 1 : Prove da eseguire sulle<br />

macchine elettriche rotanti (1/1/2002)<br />

Tests<br />

Examination of<br />

the technical<br />

documentation, as<br />

a.c.<br />

Generators<br />

Typ<br />

e<br />

test<br />

(1)<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Routi<br />

ne test<br />

(2)<br />

Typ<br />

e<br />

test<br />

(1)<br />

Motors<br />

Routi<br />

ne test<br />

(2)<br />

X X X X<br />

ciascuna delle quali abbia già superato la<br />

propria prova di tensione applicata, la<br />

tensione di prova non deve superare l'80%<br />

della più bassa delle tensioni di prova<br />

applicabili aciascuno dei componenti.<br />

Nota 1: Per gli avvolgimenti di una o più macchine<br />

elettricamente collegati assieme, la tensione da<br />

considerare è la massima che si stabilisce rispetto<br />

a terra.<br />

4.10 Prova a vuoto<br />

4.10.1 (1/1/2002)<br />

Le macchine devono essere fatte funzionare<br />

a vuoto ed alla velocità nominale<br />

alimentandole alla tensione ed alla<br />

frequenza nominali, se si tratta di motori,<br />

oppure, se si tratta di generatori, trainandoli<br />

con mezzi adeguati ed eccitandoli in modo<br />

che forniscano la tensione nominale.<br />

Durante la prova di funzionamento, devono<br />

essere controllati le vibrazioni della<br />

macchina ed il funzionamento dell'eventuale<br />

sistema di lubrificazione dei cuscinetti.<br />

4.11 Verifica del grado di protezione<br />

4.11.1 (1/1/2002)<br />

La verifica deve essere eseguita in accordo<br />

con le disposizioni<br />

della Pubblicazione IEC 60034-5.<br />

4.12 Verifica dei cuscinetti<br />

4.12.1 (1/1/2002)<br />

Dopo il completamento delle prove di cui<br />

sopra, le macchine che hanno cuscinetti a<br />

strisciamento devono essere aperte, a<br />

richiesta del Tecnico della Società, per<br />

stabilire se l'asse è correttamente alloggiato<br />

nelle sedi dei cuscinetti.<br />

appropriate, and<br />

visual inspection<br />

APPENDICE 5.1 69/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 4. Macchine elettriche rotanti<br />

2<br />

3<br />

4<br />

Insulation<br />

resistance<br />

measurement<br />

Winding<br />

resistance<br />

measurement<br />

Verification of<br />

the voltage<br />

regulation system<br />

X X X X<br />

X X X X<br />

X X (3)


5<br />

Rated load test<br />

and temperature<br />

rise measurement<br />

6 Overload/overcur<br />

rent test<br />

7<br />

Verification of<br />

steady shortcircuit<br />

conditions<br />

(5)<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

X X<br />

X X (4) X X (4)<br />

X<br />

8 Overspeed test X X<br />

9 Dielectric<br />

strength test<br />

X<br />

(6)<br />

X (6)<br />

X X X X<br />

10 No load test X X X X<br />

11<br />

12<br />

Verification of<br />

degree of<br />

protection<br />

Verification of<br />

bearings<br />

X X<br />

X X X X<br />

ype tests on prototype machine or tests on at least<br />

the first of a batch of machines.<br />

he report on routinely tested machines is to<br />

contain the Manufacturer’s serial number of the<br />

machine which has been type tested and the test<br />

result.<br />

Only functional test of voltage regulator system.<br />

Only applicable for machine of essential services<br />

rated above 100kW/kVA.<br />

Verification of steady short circuit condition applies<br />

to synchronous generators only.<br />

(6) Not applicable for squirrel cage motors.<br />

Rated<br />

voltage Un,<br />

in V<br />

Tabella 2 : Minima resistenza<br />

d’isolamento<br />

Minimum test<br />

voltage, in V<br />

Minimum<br />

insulation<br />

resistance, in MΩ<br />

Un = 250 2 Un 1<br />

250 < Un ≤<br />

1000<br />

1000 < U n<br />

≤ 7200<br />

7200 < U n<br />

≤ 15000<br />

500 1<br />

1000 Un/1000 + 1<br />

5000 Un/1000 + 1<br />

APPENDICE 5.1 70/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2 par.1.2. Condizioni ambientali


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

5. Regolamento RINA: Parte C, Capitolo 2, Sezione 2<br />

par 1.2<br />

Condizioni ambientali<br />

1.1 Generalità<br />

1.1.1 I componenti elettrici degli impianti<br />

devono essere progettati e costruiti per<br />

funzionare in modo soddisfacente nelle<br />

condizioni ambientali di bordo. In particolare<br />

si deve tenere conto delle condizioni indicate<br />

nelle Tabelle della presente Sezione.<br />

Nota 1: Le condizioni ambientali sono<br />

caratterizzate da:<br />

• un insieme comprendente condizioni climatiche<br />

(p.e. temperatura e umidità dell’aria ambiente),<br />

condizioni biologiche, condizioni dipendenti da<br />

sostanze attive chimicamente (p.e.nebbia salina) o<br />

meccanicamente (p.e. polvere o olio) condizioni<br />

meccaniche (p.e. vibrazioni o inclinazioni) e<br />

condizioni dipendenti da disturbi elettromagnetici,<br />

e<br />

• un altro insieme dipendente principalmente dal<br />

luogo di installazione, dal modo di funzionamento<br />

e da condizioni transitorie.<br />

1.2 Temperatura dell’aria ambiente<br />

1.2.1 Per le navi classificate per servizio<br />

senza limitazioni, si assumono le<br />

temperature, in relazione alle varie<br />

ubicazioni degli impianti, riportate in Tab 1.<br />

1.2.2 (1/7/2006)<br />

Quando apparecchiature elettriche sono<br />

installate entro spazi con condizionamento<br />

dell'aria ambiente la temperatura dell'aria<br />

ambiente per la quale l'apparecchiatura<br />

elettrica è idonea può essere ridotta rispetto<br />

ai 45 °C e mantenuta ad un valore non<br />

inferiore a 35 °C, a condizione che:<br />

• l'apparecchiatura non debba essere usata<br />

per servizi di emergenza<br />

• il controllo della temperatura sia effettuato<br />

mediante almeno due unità di refrigerazione,<br />

sistemate in modo<br />

che, nel caso di perdita di una unità, per una<br />

qualsiasi ragione, le unità rimanenti siano<br />

capaci di mantenere soddisfacentemente la<br />

temperatura di progetto<br />

• l'apparecchiatura sia capace di essere<br />

tarata inizialmente in modo da operare entro<br />

una temperatura dell'aria ambiente di 45 °C,<br />

per un tempo entro il quale possa essere<br />

raggiunta la temperatura dell'aria ambiente<br />

inferiore; l'esercizio dell'unità refrigerante<br />

deve essere previsto per una temperatura<br />

dell'aria ambiente di 45 °C<br />

• siano previsti allarmi ottici ed acustici,<br />

presso una stazione di comando<br />

continuativamente presidiata, che indichino<br />

qualsiasi malfunzionamento delle unità di<br />

refrigerazione.<br />

1.2.3 (1/7/2004)<br />

Ai fini dell'accettazione di una temperatura<br />

ambiente inferiore a 45 °C, deve essere<br />

assicurato che i cavi elettrici, per tutta la loro<br />

lunghezza, siano adeguatamente progettati<br />

per la massima temperatura ambiente alla<br />

quale essi possono essere esposti lungo<br />

tutta la loro lunghezza.<br />

1.2.4 (1/7/2004)<br />

Le apparecchiature utilizzate per la<br />

refrigerazione e per mantenere una<br />

temperatura ambiente più bassa devono<br />

essere classificate come servizi essenziali<br />

secondari.<br />

1.2.5 Per navi classificate per servizio in<br />

specifiche zone, la Società può accettare<br />

differenti valori di temperature dell’aria<br />

ambiente (per esempio: per navi operanti al<br />

di fuori della cintura tropicale, la temperatura<br />

massima dell’aria ambiente può essere<br />

assunta pari a + 40 °C anziché a + 45 °C).<br />

APPENDICE 5.1 71/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 2 par.1.2. Condizioni ambientali


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

6. Regolamento RINA: Parte C, Capitolo 2, Sezione 6<br />

CONVERTITORI A SEMICONDUTTORI<br />

Prescrizioni relative alla<br />

costruzione e al funzionamento<br />

1.1 Costruzione<br />

1.1.1 I convertitori a semiconduttori devono<br />

in generale soddisfare le norme per i quadri<br />

(vedere Sez 8).<br />

1.1.2 I circuiti di comando e controllo devono<br />

in generale soddisfare le norme del Capitolo<br />

3.<br />

1.1.3 Per i convertitori a semiconduttori<br />

raffreddati a liquido devono essere<br />

soddisfatti i seguenti requisiti:<br />

• il liquido non sia tossico e sia di un tipo a<br />

bassa infiammabilità,<br />

• siano previste ghiotte di raccolta od altri<br />

dispositivi<br />

adatti per raccogliere la fuoriuscita di liquido,<br />

• la resistività del liquido di raffreddamento in<br />

contatto diretto con i semiconduttori od altre<br />

parti in tensione deve essere tenuta sotto<br />

controllo e deve essere previsto allarme se<br />

essa è fuori dai limiti specificati.<br />

1.1.4 Quando si impiega il raffreddamento<br />

forzato la temperatura del mezzo di<br />

raffreddamento riscaldato deve essere<br />

tenuta sotto controllo.<br />

Se la temperatura supera un valore<br />

prestabilito deve essere attivato un allarme e<br />

deve intervenire l’arresto di emergenza del<br />

convertitore.<br />

1.1.5 Quando si impiega il raffreddamento<br />

forzato (ad aria o a liquido) esso deve<br />

essere tale che il convertitore non possa<br />

essere messo o rimanere sotto carico se non<br />

viene assicurata una efficace refrigerazione<br />

dello stesso. In alternativa possono essere<br />

previsti altri mezzi di protezione contro le<br />

sovratemperature.<br />

1.1.6 Le colonne di dispositivi a<br />

semiconduttore, ed altre apparecchiature<br />

come i fusibili, schede di comando e<br />

accensione ecc., devono essere montate in<br />

modo tale da poter essere rimosse<br />

dall’apparecchiatura senza smontare l’unità<br />

completa.<br />

1.1.7 I convertitori a semiconduttori devono<br />

essere tali da fornire le caratteristiche<br />

richieste con particolare attenzione ai picchi<br />

di carico, ai transitori ed alle sovratensioni<br />

presenti sull’impianto e devono essere<br />

dimensionati per resistere alle massime<br />

correnti di corto circuito previste nel punto di<br />

installazione per il tempo necessario<br />

all’intervento delle protezioni dei circuiti da<br />

essi alimentati.<br />

1.2 Protezione<br />

1.2.1 Gli elementi a semiconduttore devono<br />

essere provvisti di protezione contro il corto<br />

circuito avente caratteristiche idonee al<br />

punto di installazione nell’impianto.<br />

1.2.2 Il convertitore deve essere provvisto di<br />

protezione contro le sovracorrenti e le<br />

sovratensioni. Quando il convertitore a<br />

semiconduttori è progettato per alimentare<br />

una rete come inverter, durante il transitorio,<br />

devono essere prese precauzioni per limitare<br />

la corrente.<br />

APPENDICE 5.1 72/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 6 Convertitori a semiconduttori


1.2.3 I convertitori a semiconduttori non<br />

devono causare perturbazioni eccedenti ai<br />

limiti ammessi nella forma d’onda di tensione<br />

di alimentazione a livelli ai morsetti di<br />

ingresso degli altri utilizzatori (vedere Sez 2,<br />

[2.2]).<br />

1.2.4 I convertitori per la propulsione elettrica<br />

e per la sorgente di emergenza di energia<br />

elettrica devono essere provvisti di un<br />

allarme per lo sgancio dei dispositivi di<br />

protezione contro le sovratensioni e le<br />

sovracorrenti.<br />

1.3 Funzionamento in parallelo con<br />

altre sorgenti di energia<br />

1.3.1 Per i convertitori destinati a funzionare<br />

in parallelo con altre sorgenti di energia<br />

devono esservi mezzi affinché<br />

nelle normali condizioni di funzionamento la<br />

ripartizione del carico sia tale che non si<br />

abbiano sovraccarichi di nessuna unità e che<br />

l’accoppiamento in parallelo sia stabile.<br />

1.4 Sovratemperature<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Tabella 1 : Tensione di prova per prove di tensione<br />

applicata su convertitori statici<br />

in V (1)<br />

Test voltage<br />

V<br />

600<br />

900<br />

(at least 2000)<br />

UUm: highest crest value to be expected between any pair of terminals.<br />

2 Prove<br />

2.1 Generalità<br />

1.4.1 Il limite ammissibile di<br />

sovratemperatura dell’involucro dei<br />

dispositivi a semiconduttore deve essere<br />

valutato rispetto ad una temperatura dell’aria<br />

ambiente di 45°C o ad una temperatura<br />

dell’acqua di mare di 32°C per dispositivi<br />

raffreddati ad acqua, tenendo conto del<br />

valore della massima temperatura<br />

ammissibile per essi specificata.<br />

1.4.2 Il valore della massima temperatura<br />

ammissibile degli elementi nel punto in cui<br />

essa può essere misurata (punto di<br />

riferimento) deve essere stabilito dal<br />

costruttore.<br />

1.4.3 Il valore della corrente nominale media<br />

degli elementi a semiconduttore deve essere<br />

stabilito dal costruttore.<br />

1.5 Prova di isolamento<br />

1.5.1 Le modalità di esecuzione delle prove<br />

sono quelle riportate nelle norme IEC 60146.<br />

1.5.2 Il valore efficace della tensione di<br />

prova, per la prova di isolamento, deve<br />

essere quello indicato in Tab 1.<br />

2.1.1 Sui convertitori destinati ai servizi<br />

essenziali devono<br />

essere eseguite le prove riportate in [2.2].<br />

2.1.2 (1/7/2004)<br />

APPENDICE 5.1 73/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 6 Convertitori a semiconduttori


Il costruttore dovrà emettere i rapporti di<br />

prova contenenti informazioni relative alla<br />

costruzione, al tipo ed al numero di serie e<br />

tutti i dati tecnici del convertitore, oltre che i<br />

risultati delle prove richieste. Nota 1: Può<br />

essere concordato tra la Società ed il fabbricante<br />

uno schema alternativo di collaudo secondo il<br />

quale la presenza del Tecnico non sarà richiesta<br />

come detto sopra.<br />

2.1.3 Nel caso di convertitori completamente<br />

identici sia per quanto riguarda le<br />

caratteristiche nominali che gli altri dettagli<br />

costruttivi può essere accettato che le prove<br />

della corrente nominale e le misure<br />

dell’aumento di temperatura di cui in [2.2]<br />

non siano repetute.<br />

2.1.4 I convertitori aventi potenza superiore<br />

o uguale a 50 kVA destinati ad alimentare<br />

servizi essenziali devono essere sorvegliati<br />

dal Tecnico della Società durante le prove e,<br />

No.<br />

1<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

se ritenuto opportuno, durante la<br />

costruzione.<br />

2.2 Prove sui convertitori<br />

2.2.1 I convertitori devono essere sottoposti<br />

alle prove indicate in Tab 2. Prove di tipo<br />

sono prove da eseguirsi su convertitori<br />

prototipo o su un convertitore di un lotto di<br />

convertitori identici, e le prove di<br />

accettazione devono essere eseguite sugli<br />

altri convertitori dello stesso tipo.<br />

2.2.2 L’accettazione finale dei convertitori<br />

deve comprendere prove di funzionamento<br />

dopo l’installazione a bordo, con tutti gli<br />

impianti della nave in funzione e in tutte le<br />

condizioni di carico normali.<br />

Tabella 2 : Prove da eseguire sui convertitori statici<br />

Tests<br />

Examination of the technical documentation, as appropriate, and visual<br />

inspection (3) including check of earth continuity<br />

Type test<br />

(1)<br />

Routine test<br />

(2)<br />

X X<br />

2 Light load function test to verify all basic and auxiliary functions X X<br />

3 Rated current test X<br />

4 Temperature rise measurement X<br />

5 Insulation test (dielectric strength test and insulation resistance measurement) X X<br />

6 Protection of the convertors in case of failure of forced cooling system X X<br />

(1) Type test on prototype convertor or test on at least the first batch of convertors.<br />

(2) The certificates of convertors routine tested are to contain the manufacturer’s serial number of the<br />

convertor which has been type tested and the test result.<br />

(3) A visual examination is to be made of the convertor to ensure, as far as practicable, that it complies with<br />

technical documentation.<br />

APPENDICE 5.1 74/93<br />

Parte C, Cap. 2, Sez. 6 Convertitori a semiconduttori


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

7. Regolamento RINA: Parte C, Capitolo 2, Sezione 9<br />

CAVI<br />

1 Requisiti costruttivi<br />

1.1 Costruzione<br />

1.1.1 (1/1/2007)<br />

I cavi e la cavetteria fabbricati secondo le<br />

corrispondenti raccomandazioni delle<br />

Pubblicazioni IEC 60092-350, 60092-351,<br />

60092-352, 60092-353, 60092-354, 60092-<br />

359, 60092-373, 60092-374, 60092-375 e<br />

60092-376, sono accettabili da parte della<br />

Società purchè siano stati sottoposti alle<br />

prove stabilite nel presente Capitolo.<br />

1.1.2 I cavi isolati con materia minerale<br />

devono essere costruiti secondo le norme<br />

IEC 60702.<br />

1.1.3 I cavi a fibra ottica devono essere<br />

costruiti secondo le norme IEC 60794.<br />

1.1.4 I cavi flessibili costruiti in accordo a<br />

norme nazionali costituiranno oggetto di<br />

particolare considerazione da parte della<br />

Società.<br />

1.1.5 (1/1/2007)<br />

Cavi e cavetterie costruiti e provati in<br />

accordo a normative diverse da quelle<br />

indicate in [1.1.1] saranno accettati purché<br />

in accordo con una normativa internazionale<br />

accettabile<br />

e pertinente<br />

1.1.6 La cavetteria per circuiti ausiliari dei<br />

quadri può essere costituita da cavi ad un<br />

solo conduttore, del tipo a corda per tutte le<br />

sezioni, isolato in PVC o in gomma<br />

rispondenti alle norme di cui in [1.1.1] senza<br />

ulteriori protezioni. La cavetteria deve essere<br />

almeno di tipo non propagante la fiamma<br />

secondo la norma IEC 60332-1. Altri tipi di<br />

cavetti per cablaggio dei quadri di tipo non<br />

propagante la fiamma costituiranno oggetto<br />

di particolare considerazione da parte della<br />

Società.<br />

1.2 Conduttori<br />

1.2.1 I conduttori devono essere di rame<br />

elettrolitico ricotto avente resistività non<br />

superiore a 17,241 Ω mm2/km a 20°C in<br />

accordo con le norme IEC 60228.<br />

1.2.2 I singoli fili dei conduttori dei cavi isolati<br />

in gomma devono essere stagnati o ricoperti<br />

con una lega adatta.<br />

1.2.3 Tutti i conduttori devono essere<br />

composti da più fili avvolti ad elica, eccetto<br />

per i cavi con sezione nominale minore o<br />

uguale a 2,5 mm2 (purchè sia assicurata una<br />

adeguata flessibilità dei cavi finiti).<br />

1.2.4 Per le sezioni nominali minime<br />

ammesse, vedere<br />

Sez 3, [9.10].<br />

1.3 Isolanti<br />

1.3.1 I materiali impiegati per l’isolamento<br />

devono essere in accordo con le norme IEC<br />

60092-351 e devono avere gli spessori<br />

specificati per ciascun tipo di cavo nelle<br />

norme ad esso relative. Per i vari materiali è<br />

specificata la massima temperatura<br />

nominale ammissibile.<br />

1.3.2 Materiali e spessori diversi da quelli di<br />

cui in [1.3.1] costituiranno oggetto di<br />

particolare considerazione da parte della<br />

Società.<br />

1.4 Rivestimenti interni, riempitivi e<br />

nastrature<br />

1.4.1 I cavi a più conduttori devono essere<br />

assemblati. Gli spazi tra le anime devono<br />

essere riempiti in modo da formare un<br />

insieme praticamente cilindrico. Il riempitivo<br />

può mancare nei cavi a più conduttori<br />

APPENDICE 5.1 75/93<br />

7. Parte C, Cap. 2, Sez. 9 Cavi


quando la sezione di essi non supera i 4<br />

mm2.<br />

Quando una guaina non metallica viene<br />

applicata direttamente sopra i rivestimenti<br />

interni od i riempitivi, essa può sostituire<br />

parzialmente i rivestimenti interni od i<br />

riempitivi.<br />

1.4.2 I materiali impiegati, le nastrature e gli<br />

spessori dei rivestimenti interni devono in<br />

generale essere in accordo alle norme IEC<br />

della serie 60092-3.. relative al tipo di cavo.<br />

1.5 Rivestimenti protettivi (armature<br />

e<br />

guaine)<br />

1.5.1 L’armatura metallica esterna, se non<br />

protetta diversamente contro la corrosione,<br />

deve esserlo mediante pitturazione<br />

(vedere Sez 3, [9.3]).<br />

1.5.2 La pittura deve essere di un tipo non<br />

infiammabile,<br />

di adeguata fluidità e di adeguata aderenza.<br />

1.5.3 I materiali e le costruzioni impiegati per<br />

le armature (metalliche) devono essere in<br />

accordo con le norme IEC 60092-350 e le<br />

loro dimensioni devono essere quelle<br />

specificate per ciascun tipo di cavo nelle<br />

norme ad esso relative.<br />

1.5.4 I materiali impiegati per le guaine<br />

protettive devono essere in accordo con le<br />

norme IEC 60092-359 e devono avere gli<br />

spessori specificati per ciascun tipo di cavo<br />

nelle norme ad esso relative. La qualità dei<br />

materiali deve essere adeguata alla<br />

temperatura di servizio del cavo.<br />

1.5.5 Materiali diversi da quelli di cui in<br />

[1.5.3] e [1.5.4]<br />

costituiranno oggetto di particolare<br />

considerazione da parte della Società.<br />

1.6 Identificazione<br />

1.6.1 Ciascun cavo deve avere un<br />

contrassegno che consenta di individuare il<br />

suo fabbricante.<br />

1.6.2 I cavi “non propaganti l’incendio”<br />

devono essere chiaramente contrassegnati<br />

mediante l’indicazione della norma secondo<br />

la quale tale caratteristica è stata verificata<br />

e se applicabile della categoria cui<br />

corrispondono. 1.6.3 (1/7/2003)<br />

I cavi "resistenti al fuoco" devono essere<br />

chiaramente contrassegnati<br />

mediante l'indicazione della norma secondo<br />

la<br />

quale tale caratteristica è stata verificata.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

2 Prove<br />

2.1 Prove di tipo<br />

2.1.1 Le prove di tipo devono essere in<br />

accordo con le relative norme IEC della serie<br />

60092-3 e le norme IEC 60332-1, IEC<br />

60332-3 categoria A, e IEC 60331 quando<br />

applicabili.<br />

2.2 Prove di accettazione<br />

2.2.1 Su ogni lunghezza di cavo finito<br />

devono essere eseguite le prove riportate in<br />

[2.2.2].<br />

2.2.2 Devono essere eseguite le seguenti<br />

prove di accettazione:<br />

a) esame visivo;<br />

b) controllo della sezione del conduttore<br />

mediante misura della resistenza elettrica;<br />

c) prova di tensione applicata;<br />

d) misura della resistenza di isolamento;<br />

e) controlli dimensionali (come necessario).<br />

2.2.3 Il costruttore deve emettere una<br />

dichiarazione contenente informazioni<br />

relative al tipo ed alle caratteristiche del<br />

cavo, oltre che ai risultati delle prove<br />

richieste ed al Certificato di tipo approvato.<br />

2.2.4 Le modalità di esecuzione delle prove<br />

sono quelle riportate nelle norme IEC 60092-<br />

350.<br />

2.2.5 (29/8/2003)<br />

I cavi di potenza per impianti di propulsione<br />

elettrica, diversi dai cavi interni dei quadri<br />

elettrici, devono essere di tipo approvato ed<br />

essere sottoposti a prove di accettazione<br />

alla presenza del Tecnico. Le prove di<br />

accettazione devono comprendere almeno:<br />

a) prova ad alta tensione<br />

b) misurazione della resistenza di<br />

isolamento.<br />

2.2.6 Quando uno schema alternativo, e.g.<br />

un sistema certificato di assicurazione della<br />

qualità, è riconosciuto dalla Società, la<br />

presenza del Tecnico può non essere<br />

richiesta.<br />

APPENDICE 5.1 76/93<br />

8. Parte C, Cap. 2, Sez. 8 Apparecchiature assiemate (quadri)


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

8. Regolamento RINA: Parte C, Capitolo 2, Sezione 8<br />

APPARECCHIATURE ASSIEMATE (QUADRI)<br />

1 Costruzione dei quadri<br />

principali e di<br />

emergenza<br />

1.1 Costruzione<br />

1.1.1 La costruzione deve essere in accordo<br />

con le norme IEC 60092-302.<br />

1.1.2 Quando la struttura di sostegno, i<br />

pannelli e le porte della custodia sono di<br />

acciaio, devono essere adottati accorgimenti<br />

al fine di evitare surriscaldamenti dovuti alla<br />

possibile circolazione di correnti parassite.<br />

1.1.3 I materiali isolanti impiegati per i<br />

pannelli o altri elementi del quadro devono<br />

essere almeno del tipo resistente all’umidità<br />

e non propagante la fiamma.<br />

1.1.4 I quadri devono essere del tipo a<br />

protezione frontale, con grado di protezione<br />

delle custodie in accordo con Sez 3, Tab 2.<br />

1.1.5 I quadri devono essere provvisti di un<br />

corrimano isolato o di maniglie isolate<br />

montati in posizione appropriata sul fronte<br />

del quadro. Quando è necessario l’accesso<br />

sul retro per il funzionamento o per lavori di<br />

manutenzione devono essere sistemati un<br />

corrimano isolato o maniglie<br />

isolate.<br />

1.1.6 Quando la capacità complessiva dei<br />

generatori connessi alle sbarre principali è<br />

superiore a 100 kVA, deve esservi uno<br />

scomparto separato per ciascun generatore,<br />

con suddivisioni tra gli scomparti di materiali<br />

non propaganti la fiamma. Analoghe<br />

suddivisioni devono esser previste tra i<br />

suddetti scomparti ed i circuiti in partenza dal<br />

quadro.<br />

1.1.7 Gli strumenti, le impugnature o i<br />

pulsanti per il funzionamento delle<br />

apparecchiature devono essere sistemati sul<br />

fronte del quadro. Tutte le altre parti sulle<br />

quali è necessario operare devono essere<br />

accessibili e disposte in modo che il rischio<br />

di contatti accidentali con parti in tensione, di<br />

produrre corto circuiti e messe a massa<br />

accidentali sia per quanto possibile ridotto.<br />

1.1.8 Se è necessario prevedere l’apertura<br />

delle portelle del quadro deve essere<br />

rispettata una delle seguenti prescrizioni:<br />

a) l’apertura deve richiedere l’uso di una<br />

chiave o di un attrezzo (p.e. quando occorra<br />

sostituire fusibili o lampade);<br />

b) tutte le parti in tensione che possono<br />

essere toccate accidentalmente dopo<br />

l’apertura della portella devono<br />

essere sezionate prima dell’apertura stessa;<br />

c) il quadro deve contenere barriere interne<br />

o chiusure che assicurino un grado di<br />

protezione non inferiore a IP2X per<br />

proteggere tutte le parti in tensione in modo<br />

che esse non possano essere toccate<br />

accidentalmente quando la porta è aperta.<br />

Tali dispositivi non devono poter essere<br />

rimossi se non mediante l’uso di una chiave<br />

o di un attrezzo.<br />

1.1.9 Tutte le parti dei quadri devono essere<br />

facilmente accessibili per manutenzione,<br />

riparazione o sostituzione. In particolare i<br />

fusibili devono essere inseriti ed estratti dalle<br />

loro basi senza pericolo.<br />

1.1.10 Le porte incernierate, che devono<br />

poter essere aperte per operare sulle<br />

apparecchiature poste sulle porte stesse o<br />

all’interno, devono essere provviste di<br />

dispositivi per tenerle in posizione di aperto.<br />

1.1.11 Devono esservi mezzi per sezionare<br />

gli interruttori dei generatori e di altre<br />

importanti parti dell’impianto, al fine di<br />

permettere la manutenzione in condizioni di<br />

sicurezza mentre le sbarre sono in tensione.<br />

1.1.12 Se apparecchi a tensione superiore<br />

alla tensione di sicurezza sono montati su<br />

porte incernierate, le porte devono essere<br />

elettricamente collegate al quadro mediante<br />

un conduttore di protezione flessibile<br />

separato.<br />

APPENDICE 5.1 77/93<br />

8. Parte C, Cap. 2, Sez. 8 Apparecchiature assiemate (quadri)


1.1.13 Tutti gli strumenti di misura, e tutti i<br />

mezzi di comando e controllo devono essere<br />

provvisti di targhette, costituite da materiale<br />

duraturo non propagante la fiamma,<br />

recanti indicazioni chiare ed indelebili.<br />

1.1.14 Per ogni circuito deve essere<br />

permanentemente indicato, insieme con la<br />

corrente nominale del circuito, la<br />

portata del fusibile o la taratura<br />

dell’apparecchiatura di protezione<br />

(interruttore, relè termico etc.) contro il<br />

sovraccarico,<br />

nel luogo in cui è installato.<br />

1.2 Sbarre e conduttori nudi<br />

1.2.1 Le sbarre devono essere di rame o di<br />

leghe di alluminio ricoperte di rame adatte<br />

all’uso in ambiente marino e devono essere<br />

prese precauzioni per evitare fenomeni di<br />

corrosione galvanica.<br />

1.2.2 Tutte le connessioni devono essere<br />

eseguite in modo da impedire la corrosione.<br />

1.2.3 Le sbarre devono essere dimensionate<br />

in accordo con le norme IEC 60092-302.<br />

La loro sovratemperatura quando sono<br />

percorse dalla corrente nominale non deve<br />

superare 45°C con una temperatura<br />

ambiente di 45°C (vedere Sez 2, [1.2.5]) e<br />

non deve provocare effetti dannosi sui<br />

componenti ad esse adiacenti. Valori più<br />

elevati di sovratemperatura possono essere<br />

accettati a discrezione della Società.<br />

1.2.4 La sezione delle sbarre per la<br />

connessione del neutro in sistemi trifasi a<br />

quattro conduttori deve essere pari ad<br />

almeno il 50% della sezione delle fasi<br />

corrispondenti.<br />

1.2.5 Le sbarre nude principali, eccetto i<br />

conduttori tra le sbarre principali ed i<br />

terminali lato alimentazione delle<br />

apparecchiature dei circuiti in uscita, devono<br />

avere le distanze in aria e superficiali minime<br />

riportate in Tab 1. Tali valori si applicano alle<br />

distanze in aria e superficiali tra parti in<br />

tensione e tra queste e le parti esposte in<br />

materiale conduttore.<br />

Tabella 1 : Distanze in aria e superficiali<br />

Nota 1: La distanza in aria è la distanza più breve<br />

in linea retta tra due parti conduttrici. La distanza<br />

superficiale è la distanza più breve tra due parti<br />

conduttrici lungo la superficie del materiale<br />

isolante che le separa.<br />

1.2.6 Per le apparecchiature provate con<br />

prove di tipo e parzialmente provate con<br />

prove di tipo, possono essere accettati valori<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

ridotti in accordo con le rispettive<br />

Pubblicazioni IEC.<br />

I valori di riferimento per la valutazione delle<br />

distanze in aria e supeficiali minime per le<br />

varie apparecchiature elettriche sono i<br />

seguenti:<br />

• grado di inquinamento 3 (inquinamento<br />

conduttivo, o inquinamento secco nonconduttivo<br />

che diviene conduttivo a causa<br />

della condensazione che è prevista);<br />

• categoria di sovratensione III (a livello di<br />

circuito di distribuzione);<br />

• condizioni di campo non omogeneo (caso<br />

A);<br />

• tensione nominale di funzionamento 1000<br />

V in c.a., 1500 V in c.c.;<br />

• gruppo di materiale di isolamento IIIa.<br />

Particolari considerazioni devono essere<br />

fatte per le apparecchiature ubicate in quei<br />

luoghi in cui è applicabile un<br />

grado di inquinamento maggiore di 3, come<br />

p.e. nei locali apparato motore.<br />

1.2.7 Le sbarre e gli altri conduttori nudi con i<br />

loro supporti devono essere dimensionati<br />

meccanicamente e fissati in modo tale da<br />

resistere alle sollecitazioni derivanti da corto<br />

circuiti.<br />

1.2.8 Le sbarre ed i conduttori nudi devono<br />

essere, se necessario, protetti contro<br />

l’eventuale caduta di oggetti (p.e. utensili,<br />

cartucce di fusibili o altro).<br />

1.3 Cablaggio interno<br />

1.3.1 La cavetteria per il cablaggio interno<br />

dei circuiti ausiliari dei quadri deve essere<br />

costruita in accordo con Sez 9, [1.1.5].<br />

1.3.2 La cavetteria di cui in [1.3.1] deve<br />

essere flessibile e del tipo a corda.<br />

1.3.3 I collegamenti tra le sbarre principali ed<br />

i dispositivi di protezione devono essere il<br />

più corti possibile. Essi devono essere<br />

installati e fissati in modo tale da<br />

minimizzare il rischio di un corto circuito.<br />

1.3.4 I conduttori isolati devono essere fissati<br />

in modo da impedire le vibrazioni e tenuti<br />

lontani da spigoli vivi.<br />

1.3.5 Le connessioni relative agli strumenti o<br />

alle apparecchiature di segnalazione e di<br />

comando montate su porte devono essere<br />

installate in modo da non essere<br />

danneggiate meccanicamente a seguito del<br />

movimento delle porte.<br />

APPENDICE 5.1 78/93<br />

9. Parte C, Cap. 2, Sez. 10 Apparecchiature in genere.


1.3.6 Le canalette non metalliche per il<br />

cablaggio interno dei quadri devono essere<br />

di materiale non propagante la fiamma.<br />

1.3.7 I circuiti di comando devono essere<br />

installati e protetti in modo da non essere<br />

danneggiati da archi fuoriuscenti dalle<br />

apparecchiature di protezione.<br />

1.3.8 I connettori fissi per il collegamento dei<br />

cavi esterni, se previsti, devono essere<br />

sistemati in posizioni facilmente accessibili.<br />

1.4 Apparecchiature di protezione e<br />

manovra<br />

1.4.1 Le apparecchiatura di protezione e<br />

manovra devono essere in accordo con la<br />

Pubblicazione IEC Serie 60947 ed essere<br />

scelte tra quelle omologate dalla Società.<br />

1.4.2 Le caratteristiche dei dispositivi di<br />

protezione e manovra ed i dispositivi di<br />

protezione per i diversi utilizzatori devono<br />

essere in accordo con Sez 3, [7].<br />

1.5 Circuiti ausiliari<br />

1.5.1 I circuiti ausiliari devono essere<br />

progettati in modo che, per quanto possibile,<br />

i guasti in tali circuiti non sminuiscano la<br />

sicurezza dell’impianto. In particolare i<br />

circuiti di comando devono essere progettati<br />

in modo da limitare i pericoli risultanti da un<br />

guasto tra tale circuito e la massa (p.e. il<br />

funzionamento non desiderato o il<br />

malfunzionamento di un componente<br />

dell’impianto), tenuto conto anche del<br />

sistema di messa a massa della loro<br />

alimentazione.<br />

1.5.2 I circuiti ausiliari dei servizi essenziali<br />

devono essere indipendenti da altri circuiti<br />

ausiliari.<br />

1.5.3 I circuiti ausiliari in comune per gruppi<br />

di utilizzatori sono ammessi solo quando il<br />

guasto di un utilizzatore mette fuori servizio<br />

l’intero impianto a cui esso appartiene.<br />

1.5.4 I circuiti ausiliari devono in generale<br />

essere derivati dal circuito principale nel<br />

quale è inserita la relativa apparecchiatura.<br />

1.5.5 L’alimentazione dei circuiti ausiliari da<br />

impianti di distribuzione ad essi<br />

specificamente destinati, costituirà oggetto di<br />

particolare considerazione da parte della<br />

Società.<br />

1.5.6 Devono essere previsti mezzi per<br />

isolare anche i circuiti ausiliari quando il<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

circuito principale è isolato (p.e. per<br />

manutenzione).<br />

1.5.7 Per la protezione dei circuiti ausiliari<br />

vedere Sez 3, [7.13].<br />

1.6 Strumenti<br />

1.6.1 Il limite superiore della scala di ogni<br />

voltmetro deve essere non inferiore al 120%<br />

della tensione nominale del circuito in cui è<br />

installato.<br />

1.6.2 Il limite superiore della scala di ogni<br />

amperometro deve essere non inferiore al<br />

130% del valore nominale del circuito in cui<br />

è installato.<br />

1.6.3 Il limite superiore della scala di ogni<br />

wattmetro deve essere non inferiore al 120%<br />

del valore nominale del circuito in cui è<br />

installato.<br />

1.6.4 I wattmetri dei generatori a c.a. che<br />

possono funzionare in parallelo devono<br />

essere previsti per indicazioni negative del<br />

15% della potenza nominale.<br />

1.6.5 Per i wattmetri che utilizzano un unico<br />

circuito di corrente, la misura di corrente di<br />

tutti i generatori deve essere fatta sulla<br />

stessa fase.<br />

1.6.6 Sulla scala degli strumenti di misura<br />

deve in generale essere marcato con un<br />

segno il valore nominale a<br />

pieno carico della grandezza misurata.<br />

1.6.7 I frequenzimetri devono avere una<br />

scala pari ad almeno al ± 5% della frequenza<br />

nominale.<br />

1.6.8 Gli avvolgimenti secondari dei<br />

trasformatori di misura devono essere<br />

connessi a massa.<br />

1.6.9 Ciascun generatore in c.a. che non<br />

funziona in parallelo deve essere provvisto<br />

di:<br />

• 1 voltmetro<br />

• 1 frequenzimetro<br />

• 1 amperometro in ciascuna fase o un<br />

amperometro con commutatore che<br />

permetta la misura della corrente in ciascuna<br />

fase • 1 wattmetro trifase nel caso di<br />

generatori di potenza<br />

superiore a 50 kVA.<br />

APPENDICE 5.1 79/93<br />

9. Parte C, Cap. 2, Sez. 10 Apparecchiature in genere.


1.6.10 Ciascun generatore in c.a. che<br />

funziona in parallelo deve essere provvisto<br />

di:<br />

• 1 wattmetro trifase<br />

• 1 amperometro in ciascuna fase o un<br />

amperometro con commutatore che<br />

permetta la misura della corrente in ciascuna<br />

fase.<br />

1.6.11 Per le esigenze della messa in<br />

parallelo devono esservi anche:<br />

• 2 voltmetri<br />

• 2 frequenzimetri<br />

• 1 sincronoscopio e lampade indicatrici della<br />

sincronizzazione<br />

o mezzi equivalenti.<br />

Deve esservi un commutatore per<br />

permettere che un voltmetro ed un<br />

frequenzimetro siano connessi a ciascun<br />

generatore prima che questo sia connesso<br />

alle sbarre.<br />

L’altro voltmetro e l’altro frequenzimetro<br />

devono essere<br />

connessi permanentemente alle sbarre.<br />

1.6.12 Ciascun impianto di distribuzione<br />

secondaria deve essere provvisto di<br />

voltmetro.<br />

1.6.13 Sui quadri devono essere installati i<br />

mezzi per la verifica dello stato di isolamento<br />

dei sistemi di distribuzione isolati prescritti in<br />

Sez 3, [3.2.1].<br />

1.6.14 Sul quadro principale deve essere<br />

installato un voltmetro o una lampada di<br />

segnalazione per indicare che il cavo tra la<br />

cassetta di connessione per l’alimentazione<br />

da terra ed il quadro principale è in tensione<br />

(vedere Sez 3,<br />

[3.7.7]).<br />

1.6.15 Per ciascuna sorgente di energia<br />

elettrica in c.c. (p.e. convertitori, raddrizzatori<br />

e batterie) devono essere previsti un<br />

voltmetro ed un amperometro, eccetto che<br />

per le sorgenti di energia elettrica in c.c. per<br />

avviamento (p.e. per l’avviamento del<br />

generatore di emergenza).<br />

2 Prescrizioni relative alla<br />

costruzione dei sottoquadri e<br />

dei quadri di distribuzione<br />

2.1 Costruzione<br />

2.1.1 I sottoquadri ed i quadri di distribuzione<br />

devono essere costruiti, per quanto<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

applicabile, come prescritto per i quadri<br />

principale e di emergenza.<br />

2.1.2 Tutte le parti sulle quali è necessario<br />

operare in condizione di normale uso devono<br />

essere disposte sul fronte.<br />

2.1.3 I quadri di distribuzione che sono<br />

provvisti di due o più circuiti di alimentazione<br />

per la connessione automatica di riserva,<br />

devono possedere l’indicazione di quale<br />

circuito sta alimentando il quadro.<br />

3 Prove<br />

3.1 Generalità<br />

3.1.1 Sui quadri devono essere eseguite le<br />

prove riportate da [3.2] a [3.4].<br />

3.1.2 Il costruttore deve emettere i relativi<br />

rapporti di prova contenenti informazioni<br />

relative alla costruzione, al numero di serie e<br />

dati tecnici del quadro oltre che i risultati<br />

delle prove richieste.<br />

3.1.3 Le prove devono essere eseguite<br />

prima dell’installazione a bordo.<br />

3.1.4 Le modalità di esecuzione delle prove<br />

sono quelle riportate nelle norme IEC 60092-<br />

302.<br />

3.1.5 (1/1/2008)<br />

La presenza del Tecnico non è richiesta per i<br />

quadri di distribuzione a bassa tensione e gli<br />

avviatori singoli con una corrente nominale<br />

di 100 A o inferiore, ad eccezione di<br />

quelli impiegati per i motori degli apparecchi<br />

di governo.<br />

3.2 Ispezione dell’apparecchiatura,<br />

controllo del cablaggio e prova di<br />

funzionamento<br />

3.2.1 Deve essere verificato che il quadro:<br />

• risponda ai disegni approvati<br />

• soddisfi il grado di protezione previsto<br />

• sia costruito in accordo con le norme di<br />

costruzione prescritte, in particolare per<br />

quanto riguarda le distanze in aria e<br />

superficiali.<br />

3.2.2 Deve essere verificato, eventualmente<br />

con prove casuali, il soddisfacente contatto<br />

dei collegamenti, in particolare di quelli<br />

avvitati od imbullonati.<br />

3.2.3 Secondo la complessità del quadro<br />

può essere necessario eseguire una prova di<br />

funzionamento elettrico. Le modalità di prova<br />

ed il numero delle prove dipendono<br />

dalla possibilità che il quadro contenga o<br />

meno blocchi complicati, dispositivi di<br />

comando in sequenza ecc. Può essere<br />

necessario in alcuni casi eseguire o ripetere<br />

questa prova dopo l’installazione a bordo.<br />

APPENDICE 5.1 80/93<br />

9. Parte C, Cap. 2, Sez. 10 Apparecchiature in genere.


3.3 Prova di tensione applicata<br />

3.3.1 La tensione di prova deve essere<br />

alternata, avere una forma d’onda<br />

praticamente sinusoidale ed una frequenza<br />

compresa tra 25 e 100 Hz.<br />

3.3.2 La tensione di prova deve essere<br />

applicata:<br />

• tra tutte le parti attive e le masse del<br />

quadro collegate tra loro;<br />

• tra ciascuna polarità e tutte le altre polarità<br />

collegate per questa prova con le masse.<br />

Durante la prova gli strumenti di misura,<br />

apparecchi ausiliari e dispositivi elettronici<br />

possono essere sconnessi e provati a parte<br />

secondo le norme per essi stabilite.<br />

3.3.3 La prova va iniziata con tensione non<br />

superiore alla metà del valore prescritto. La<br />

tensione va in seguito aumentata fino al<br />

valore di prova prescritto, in modo continuo<br />

in qualche secondo. Il valore prescritto della<br />

tensione di prova va mantenuto per 1<br />

minuto.<br />

3.3.4 I valori della tensione di prova per i<br />

circuiti principali e per i circuiti ausiliari sono<br />

indicati in Tab 2 e Tab 3.<br />

3.4 Misura della resistenza di<br />

isolamento<br />

3.4.1 Immediatamente dopo la prova di<br />

tensione applicata deve essere fatta una<br />

misura di resistenza di isolamento usando<br />

un apparecchio di misura ad una tensione<br />

continua di almeno 500 V.<br />

3.4.2 La resistenza di isolamento tra tutte le<br />

parti attive e le masse (e tra ciascuna<br />

polarità e le altre) deve essere almeno pari a<br />

1 MΩ.<br />

Tabella 2 : Tensioni di prova per i circuiti<br />

principali<br />

Tabella 3 : Tensione di prova per i circuiti<br />

ausiliari<br />

Tensione di isolamento nominale Ui<br />

V<br />

Tensione di prova c.a<br />

(valore efficace)<br />

V<br />

Ui ≤ 60 1000<br />

60 < Ui ≤ 300 2000<br />

300 < Ui ≤ 660 2500<br />

660 < Ui ≤ 800 3000<br />

800 < Ui ≤ 1000 3500<br />

Tensione di isolamento<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

nominale Ui<br />

V<br />

Tensione di prova c.a<br />

(valore efficace)<br />

V<br />

Ui ≤ 12 250<br />

12 < Ui ≤ 60 500<br />

Ui > 60 2 Ui + 1000 (almeno 1500)<br />

APPENDICE 5.1 81/93<br />

9. Parte C, Cap. 2, Sez. 10 Apparecchiature in genere.


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

9. Regolamento RINA: Parte C, Capitolo 2, Sezione 10<br />

APPARECCHIATURE IN GENERE.<br />

1 Apparecchiature di manovra<br />

e comando, dispositivi di<br />

protezione<br />

1.1 Generalità<br />

1.1.1 Le apparecchiature di manovra e<br />

comando devono rispondere alle norme IEC<br />

60947.<br />

1.1.2 Per i materiali e la costruzione vedere<br />

Sez 2, [4] e Sez 2, [5].<br />

1.2 Interruttori automatici<br />

1.2.1 Gli interruttori provvisti di manovra<br />

dipendente da sorgente esterna di energia,<br />

devono essere provvisti anche di manovra<br />

manuale indipendente.<br />

1.2.2 Gli interruttori aventi potere di chiusura<br />

superiore a 10 kA devono essere provvisti di<br />

una manovra che effettui la chiusura in modo<br />

sicuro indipendente dalla velocità e dalla<br />

forza con le quali essi vengono chiusi.<br />

1.2.3 Se le condizioni per chiudere<br />

l’interruttore non sono soddisfatte (p.e. nel<br />

caso di protezione di minima tensione non<br />

alimentata), la manovra di chiusura non deve<br />

provocare la chiusura dei contatti.<br />

1.2.4 Tutti gli interruttori aventi corrente<br />

nominale maggiore di 16 A devono essere<br />

con dispositivo di sgancio libero, ossia tali<br />

che l’azione di interruzione iniziata dagli<br />

sganciatori di sovracorrente o di minima<br />

tensione possa avvenire indipendentemente<br />

dalla posizione dell’organo di comando o<br />

altro dispositivo di chiusura.<br />

1.3 Dispositivi di protezione<br />

1.3.1 Gli sganciatori per corto circuito<br />

devono in generale essere indipendenti<br />

dall’energia fornita da circuiti diversi da<br />

quello protetto. Lo sgancio per corto circuito<br />

deve avvenire anche in mancanza totale<br />

della tensione del circuito protetto.<br />

1.3.2 Gli sganciatori per corto circuito dei<br />

generatori devono essere provvisti di<br />

dispositivi che impediscano la richiusura<br />

automatica dell’interruttore e devono essere<br />

provvisti di ritardi intenzionali per ragioni di<br />

selettività.<br />

1.3.3 I relè o sganciatori per sovraccarico<br />

devono funzionare correttamente<br />

indipendentemente dal valore della tensione<br />

di alimentazione del circuito protetto.<br />

1.3.4 I relè o gli sganciatori di minima<br />

tensione devono provocare l’apertura<br />

dell’apparecchio cui sono associati quando<br />

la tensione scende ad un valore compreso<br />

tra il 70% ed il 35% della sua tensione<br />

nominale.<br />

1.3.5 Gli sganciatori in derivazione devono<br />

provocare l’intervento anche quando la<br />

tensione di alimentazione dello sganciatore<br />

scende al 85% della tensione nominale di<br />

alimentazione.<br />

1.3.6 I relè o sganciatori per ritorno di<br />

energia devono essere sensibili alla potenza<br />

attiva, indipendentemente dal fattore di<br />

potenza, e devono intervenire solamente per<br />

l’inversione dell’energia.<br />

1.3.7 I dispositivi di protezione contro il<br />

funzionamento senza una fase nei circuiti<br />

trifase devono intervenire senza ritardo<br />

intenzionale.<br />

1.3.8 I dispositivi per il controllo dello stato di<br />

isolamento verso massa devono indicare<br />

con continuità la resistenza d isolamento ed<br />

attivare un allarme se la resistenza di<br />

isolamento scende al di sotto di un valore<br />

predeterminato. La corrente di misura di tale<br />

dispositivo non deve superare 30 mA in caso<br />

di corto circuito a massa.<br />

2 Apparecchi di illuminazione<br />

APPENDICE 5.1 82/93<br />

9. Parte C, Cap. 2, Sez. 10 Apparecchiature in genere.


2.1 Norme applicabili<br />

2.1.1 Gli apparecchi di illuminazione devono<br />

rispondere alle norme IEC 60598 e 60092-<br />

306.<br />

Apparecchi rispondenti ad altre norme<br />

costituiranno oggetto di particolare<br />

considerazione da parte della Società.<br />

2.2 Costruzione<br />

2.2.1 I morsetti di connessione dei cavi di<br />

alimentazione non devono assumere una<br />

temperatura superiore a quella ammessa per<br />

i conduttori dei cavi stessi (vedere Sez 3,<br />

[9.9]).<br />

Se necessario, gli apparecchi di<br />

illuminazione devono essere provvisti di<br />

scatole morsettiere termicamente isolate<br />

dalla sorgente di luce.<br />

2.2.2 La cavetteria impiegata per le<br />

connessioni interne deve appartenere ad<br />

una classe di temperatura corrispondente<br />

alla massima temperatura interna<br />

dell’apparecchio di illuminazione.<br />

2.2.3 La sovratemperatura delle parti degli<br />

apparecchi di illuminazione in contatto con le<br />

superfici di appoggio non deve in generale<br />

superare 50°C. Per le parti in contatto con<br />

materiali infiammabili essa non deve<br />

superare 40°C.<br />

2.2.4 La sovratemperatura delle superfici<br />

che possono essere facilmente toccate in<br />

servizio non deve superare 15°C. 2.2.5<br />

Apparecchi di illuminazione ad alta potenza<br />

aventi temperature superficiali superiori a<br />

quelle di cui in [2.2.2] e [2.2.3] devono<br />

essere adeguatamente protetti contro il<br />

contatto accidentale.<br />

3 Accessori<br />

3.1 Norme applicabili<br />

3.1.1 Gli accessori devono essere costruiti in<br />

accordo con le relative norme IEC, ed in<br />

particolare con la Pubblicazione IEC 60092-<br />

306.<br />

3.2 Costruzione<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

3.2.1 Le custodie degli accessori devono<br />

essere di metallo avente caratteristiche<br />

adeguate all’impiego a bordo o di materiale<br />

isolante non propagante la fiamma.<br />

3.2.2 I morsetti devono essere idonei al<br />

collegamento di conduttori a più fili, salvo il<br />

caso dei conduttori rigidi dei cavi isolati in<br />

materia minerale.<br />

4 Connessioni a presa e spina<br />

4.1 Norme applicabili<br />

4.1.1 Le connessioni a presa e spina devono<br />

rispondere alle norme IEC 60092-306 ed in<br />

relazione al loro impiego alle seguenti altre:<br />

• nei locali alloggio, locali di servizio e<br />

soggiorno (fino a 16 A, 250 V c.a.): norme<br />

IEC 60083 o 60320, come applicabile;<br />

• per circuiti forza (fino a 250 A, 690 V c.a.):<br />

norme IEC 60309;<br />

• per apparecchiature elettroniche: norme<br />

IEC, quali ad esempio 60130 e 60603;<br />

• per containers refrigerati: norme ISO 1496-<br />

2.<br />

5 Apparecchi di riscaldamento<br />

e cottura<br />

5.1 Norme applicabili<br />

5.1.1 Gli apparecchi di riscaldamento e<br />

cottura devono rispondere alle norme IEC<br />

applicabili (p.e. le norme della serie 60335),<br />

ed in particolare a quelle IEC 60092-307.<br />

5.2 Generalità<br />

5.2.1 Gli elementi riscaldanti devono essere<br />

racchiusi e protetti con metalli o materiale<br />

refrattario.<br />

5.2.2 I morsetti di connessione dei cavi di<br />

alimentazione non devono assumere una<br />

temperatura superiore a quella ammessa per<br />

il conduttore del cavo stesso.<br />

5.2.3 La temperatura delle parti che devono<br />

essere necessariamente manipolate durante<br />

l’uso (manopole, maniglie e simili) non deve<br />

superare i valori seguenti:<br />

• 55°C per parti metalliche<br />

APPENDICE 5.1 83/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel


• 65°C per parti di materiale stampato o<br />

vetroso.<br />

5.3 Apparecchi per il riscaldamento<br />

dei locali<br />

5.3.1 La custodia degli apparecchi per il<br />

riscaldamento dei locali deve essere<br />

realizzata in modo tale che su di essi non si<br />

possano collocare vestiti o altro materiale<br />

combustibile.<br />

5.3.2 La temperatura della superficie esterna<br />

degli apparecchi<br />

per il riscaldamento dei locali non deve<br />

essere superiore 60°C.<br />

5.3.3 Gli apparecchi per il riscaldamento dei<br />

locali devono essere provvisti di un limitatore<br />

di temperatura non a richiusura automatica<br />

che apra automaticamente tutti i poli o le fasi<br />

non connessi a massa quando la<br />

temperatura supera il valore massimo<br />

ammesso.<br />

5.4 Apparecchi di cottura<br />

5.4.1 Le parti sotto tensione degli apparecchi<br />

di cottura devono essere protette in maniera<br />

tale che versamenti o tracimamenti di liquidi<br />

o di cibi non provochino corto circuiti né<br />

perdita di isolamento.<br />

.5 Riscaldatori di combustibile<br />

liquido e olio lubrificante<br />

5.5.1 Nei riscaldatori di combustibile liquido<br />

e olio lubrificante a flusso continuo la<br />

emperatura massima degli elementi<br />

riscaldatori deve essere al di sotto della<br />

temperatura di ebollizione del fluido.<br />

5.5.2 Ciascun riscaldatore deve essere<br />

provvisto di un termostato che mantenga la<br />

temperatura del fluido al valore prestabilito.<br />

5.5.3 Ciascun riscaldatore, in aggiunta al<br />

termostato di cui in [5.5.2], deve essere<br />

provvisto di un limitatore di temperatura non<br />

a richiusura automatica, il cui elemento<br />

sensibile sia installato il più vicino possibile<br />

all’elemento riscaldante e permanentemente<br />

sommerso nel liquido.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

5.6 Riscaldatori d’acqua<br />

5.6.1 I riscaldatori d’acqua devono essere<br />

provvisti di termostato e limitatore di<br />

temperatura di sicurezza.<br />

6 Vie cavi o involucri protettivi<br />

in materiali plastici dei cavi<br />

.1 Prescrizioni generali<br />

6.1.1 (1/7/2003)<br />

Vie cavi o involucri protettivi (vedere Nota 1)<br />

in materiali plastici (vedere Nota 2) dei cavi<br />

devono essere sottoposti a prova di tipo<br />

(vedere Nota 3).<br />

Nota 1: "Involucri protettivi" significa coperture<br />

chiuse sotto forma di tubi o di altre condotte<br />

chiuse di forma non circolare.<br />

Nota 2: "Materiali plastici" significa materiali<br />

plastici sia termoplastici che termoindurenti con o<br />

senza rinforzi, quali PVC e FRP<br />

(materiali plastici con rinforzi in fibre).<br />

Nota 3: Vie cavi e involucri protettivi in materiali<br />

plastici dei cavi<br />

devono essere sottoposti a prova di tipo in<br />

accordo con le disposizioni<br />

della IACS REC 73.<br />

6.2 Prescrizioni relative<br />

all'installazione<br />

6.2.1 (1/7/2003)<br />

Vie cavi o involucri protettivi in materiali<br />

plastici dei cavi devono essere provvisti di<br />

fissaggi metallici e nastri in modo che, nel<br />

caso di incendio, essi ed i cavi fissati non<br />

possano cadere e causare danni al<br />

personale e/o ostruzione di qualsiasi via di<br />

sfuggita.<br />

Nota 1: Quando vie cavi e involucri protettivi sono<br />

sistemati sul ponte scoperto devono essere<br />

protetti anche contro i raggi UV.<br />

6.2.2 (1/7/2003)<br />

Il carico sulle vie cavi o sugli involucri<br />

protettivi deve essere entro il valore del SWL<br />

(Safe Working Load). La distanza tra i<br />

supporti non deve essere superiore a quella<br />

raccomandata dal fabbricante né superiore a<br />

quella con la quale è stata effettuata la prova<br />

al carico SWL. In generale la distanza tra i<br />

supporti non deve essere superiore a 2<br />

metri. La scelta e la distanza dei supporti<br />

APPENDICE 5.1 84/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel


delle vie cavi e degli involucri protettivi dei<br />

cavi devono essere stabilite tenendo conto<br />

di:<br />

• dimensioni delle vie cavi o degli involucri<br />

protettivi<br />

• caratteristiche fisiche e meccaniche del loro<br />

materiale<br />

• massa delle vie cavi o degli involucri<br />

protettivi<br />

• carichi dovuti al peso dei cavi, a forze<br />

esterne, a forze di spinta ed a vibrazioni<br />

• massime accelerazioni alle quali può<br />

essere soggetto il sistema<br />

• combinazione dei carichi.<br />

6.2.3 (1/7/2003)<br />

La somma delle aree delle sezioni trasversali<br />

dei cavi, determinate in base al diametro<br />

esterno dei cavi, non deve essere superiore<br />

al 40% dell'area della sezione trasversale<br />

interna dell'involucro protettivo. Ciò non si<br />

applica ad un singolo cavo all'interno di un<br />

involucro protettivo.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

APPENDICE 5.1 85/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel


PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

10. Regolamento RINA: Parte C, Capitolo 1, Sez. 2<br />

MOTORI DIESEL<br />

1 Generalità<br />

1.1 Applicabilità<br />

1.1.1 (1/7/2005)<br />

I motori diesel elencati qui di seguito devono<br />

essere progettati, costruiti, installati,<br />

collaudati e certificati in accordo con le<br />

prescrizioni della presente Sezione, sotto la<br />

sorveglianza e a soddisfazione del Tecnico.<br />

a) Motori di propulsione<br />

b) I motori che azionano generatori elettrici o<br />

destinati ad altri servizi essenziali per la<br />

sicurezza, per la navigazione e quelli che<br />

azionano le pompe del carico di navi<br />

cisterna, di potenza uguale o superiore a<br />

110 kW.<br />

Tutti gli altri motori devono essere progettati<br />

e costruiti<br />

secondo la buona pratica marina; devono<br />

avere i dispositivi<br />

richiesti in [2.3.4], [2.5.2], [2.7.2], [2.7.3],<br />

[2.7.5] e [2.7.8]<br />

e devono essere forniti con gli opportuni<br />

certificati del Costruttore (vedere Parte D,<br />

Cap 1, Sez 1, [4.2.3]).<br />

I motori per la propulsione delle imbarcazioni<br />

di salvataggio ed i motori ad accensione per<br />

compressione per i battelli di emergenza<br />

sono soggetti alle relative prescrizioni dei<br />

Regolamenti.<br />

Prescrizioni aggiuntive per il comando e per i<br />

sistemi di sicurezza dei motori diesel ad<br />

alimentazione mista, vale a dire alimentati<br />

con combustibile liquido o gassoso sono<br />

date in App 2. Oltre alle prescrizioni della<br />

presente Sezione sono anche applicabili<br />

quelle della Sez 1.<br />

1.2 Documentazione da inviare<br />

1.2.1 (1/7/2005)<br />

Per ciascun tipo di motore per il quale è<br />

richiesta l'approvazione, in accordo con le<br />

disposizioni di cui in [1.1.1] a) e b), il<br />

Costruttore deve inviare alla Società i<br />

documenti elencati in Tab 1.<br />

I disegni di cui alle voci 2 e 3 in Tab 1<br />

devono contenere anche i particolari della<br />

coppa dell’olio in modo da dimostrare<br />

l’ottemperanza delle prescrizioni in Sez 1,<br />

[2.4].<br />

Quando ritenuto necessario, la Società può<br />

richiedere l'invio di ulteriori documenti,<br />

compresi i particolari che dimostrino<br />

l'esistenza di una approvazione di tipo<br />

precedente o le proposte di un programma<br />

per la prova di tipo in accordo con le<br />

disposizioni di cui in [4.3] e [4.4].<br />

Nel caso in cui vengano apportate modifiche<br />

ad un tipo di motore per il quale sia già stata<br />

approvata o esaminata la documentazione di<br />

cui alla Tab 1, il Costruttore deve inviare<br />

nuovamente alla Società, per l’esame e<br />

l’eventuale approvazione, solo la<br />

documentazione relativa alle parti che hanno<br />

subito modifiche sostanziali.<br />

Nel caso in cui i motori siano costruiti da un<br />

licenziatario, questi, per ciascun tipo di<br />

motore, deve inviare alla Società un elenco<br />

dei disegni elencati nella Tab 1, riportando<br />

per ciascun disegno i relativi numeri, con<br />

l’eventuale indice di aggiornamento, sia del<br />

progettista che del licenziatario.<br />

Qualora il licenziatario proponga modifiche di<br />

progetto dei componenti, la documentazione<br />

relativa deve essere inviata alla Società dal<br />

licenziatario stesso per approvazione o<br />

conoscenza. Nel caso di modifiche<br />

significative, il licenziatario dovrà provvedere<br />

affinché pervenga alla Società la conferma<br />

scritta di accettazione da parte del<br />

progettista di tali modifiche. Sarà in ogni<br />

caso cura del licenziatario far avere al<br />

Tecnico incaricato del collaudo copia di tutta<br />

la documentazione di cui alla citata Tab 1.<br />

1.3 Definizioni<br />

1.3.1 Tipo di motore<br />

Generalmente il tipo del motore è definito<br />

dalle caratteristiche seguenti:<br />

• il diametro del cilindro;<br />

• la corsa;<br />

• il sistema d’iniezione (iniezione diretta o<br />

indiretta);<br />

• il tipo di combustibile utilizzato (liquido,<br />

gassoso o misto);<br />

APPENDICE 5.1 86/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel


• il ciclo di funzionamento (4 tempi, 2 tempi);<br />

• il sistema di alimentazione dell’aria<br />

(aspirato o sovralimentato);<br />

• la potenza massima continuativa per<br />

cilindro alla relativa velocità di rotazione e/o<br />

la pressione media effettiva corrispondente<br />

alla massima potenza continuativa suddetta;<br />

• il sistema di sovralimentazione (a impulsi di<br />

pressione o a pressione costante);<br />

• il sistema di raffreddamento dell’aria di<br />

sovralimentazione (con o senza<br />

refrigerazione intermedia, numero di stadi,<br />

ecc.);<br />

• la disposizione dei cilindri (in linea o a V).<br />

1.3.2 Potenza del motore<br />

La potenza massima continuativa è la<br />

potenza massima che il motore è in grado di<br />

sviluppare continuativamente alle condizioni<br />

ambientali di riferimento di cui in [1.3.3] alla<br />

massima velocità nominale per il periodo di<br />

tempo che intercorre fra due successive<br />

manutenzioni.<br />

Potenza, velocità e periodo di tempo fra due<br />

manutenzioni successive devono essere<br />

stabilite dal Costruttore e accettate dalla<br />

Società.<br />

La potenza nominale è la potenza massima<br />

che il motore è in grado di sviluppare nelle<br />

condizioni ambientali di riferimento di cui in<br />

[1.3.3] come regolato dopo le prove in<br />

officina, alla velocità massima consentita dal<br />

regolatore di giri (potenza corrispondente al<br />

bloccaggio del fine corsa regolazione<br />

combustibile). La potenza nominale dei<br />

motori azionanti generatori elettrici è la<br />

potenza, al netto del sovraccarico, che il<br />

motore può sviluppare alle condizioni<br />

ambientali di riferimento [1.3.3] ,come<br />

regolato dopo le prove in officina di cui in<br />

[4.5].<br />

1.3.3 Condizioni ambientali di riferimento<br />

La potenza dei motori elencati in [1.1.1] a),<br />

b) e c) è riferita alle condizioni seguenti:<br />

• pressione barometrica = 0,1 MPa<br />

• umidità relativa = 60%<br />

• temperatura ambiente dell’aria = 45 °C<br />

• temperatura dell’acqua di mare (e<br />

temperatura<br />

all’ingresso dei refrigeranti di<br />

sovralimentazione raffreddati con acqua di<br />

mare) = 32 °C.<br />

Nel caso di navi con notazione di<br />

navigazione diversa dal servizio illimitato la<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

Società potrà accettare temperature<br />

differenti.<br />

Non è richiesto che il Costruttore del motore<br />

provveda le condizioni ambientali di cui<br />

sopra al banco prova. La regolazione<br />

verrà corretta sulla base di una normativa<br />

riconosciuta ed accettata dalla Società.<br />

1.3.4 Motori dello stesso tipo<br />

Due motori diesel sono considerati dello<br />

stesso tipo quando essi non differiscono<br />

sostanzialmente per le caratteristiche<br />

di progetto e di costruzione con particolare<br />

riguardo a quelle elencate nella definizione<br />

di tipo di motore in [1.3.1], dando per<br />

scontato che sia inviata alla Società e da<br />

quest’ultima esaminata e ritenuta<br />

soddisfacente o, quando prescritto,<br />

approvata, la documentazione relativa alle<br />

parti essenziali elencate in [1.2] ed ai<br />

materiali per esse impiegati.<br />

2 Progetto e costruzione<br />

2.1 Materiali e saldature<br />

2.1.1 Materiali per gli alberi a manovelle<br />

In genere gli alberi a manovelle devono<br />

essere in acciaio fucinato avente carico<br />

unitario di rottura per trazione non inferiore a<br />

400 N/mm2 e non superiore a 1000 N/mm2.<br />

L’impiego di acciai fucinati a più elevata<br />

resistenza sarà esaminato dalla Società<br />

caso per caso.<br />

La Società può accettare, a suo giudizio e<br />

alle condizioni da stabilire caso per caso<br />

(come ad esempio limitazioni della<br />

navigazione), alberi a manovelle in acciaio<br />

fuso al carbonio o legato o in ghisa<br />

sferoidale con grafite nodulare di qualità<br />

appropriate e fabbricati con idoneo<br />

procedimento con carico unitario di rottura<br />

per trazione compreso:<br />

a) fra 400 N/mm2 e 560 N/mm2 per acciaio al<br />

carbonio fuso<br />

b) fra 400 N/mm2 e 700 N/mm2 per acciaio<br />

legato fuso.<br />

I valori accettabili di carico unitario di rottura<br />

per ghisa sferoidale o con grafite nodulare<br />

saranno considerati dalla Società caso per<br />

caso.<br />

2.1.2 Incastellature e basamenti saldati<br />

APPENDICE 5.1 87/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel


Gli acciai usati per la costruzione di<br />

incastellature e basamenti saldati sono<br />

soggetti alle prescrizioni della Parte D.<br />

Le saldature devono essere in accordo con<br />

le prescrizioni di<br />

Sez 1, [2.2].<br />

2.2 Albero a manovelle<br />

2.2.1 Controllo del dimensionamento<br />

Il controllo della robustezza dell’albero a<br />

manovelle deve<br />

essere effettuato in accordo con le<br />

prescrizioni in App 1.<br />

2.3 Carter<br />

2.3.1 Robustezza (1/1/2006)<br />

La costruzione del carter e delle sue porte<br />

d'ispezione deve essere sufficientemente<br />

robusta da sopportare le pressioni che si<br />

prevede possano verificarsi durante<br />

un'esplosione nel carter stesso, tenendo<br />

conto dell'installazione dei dispositivi di<br />

sicurezza contro le esplosioni richiesti in<br />

[2.3.4]. Le porte d'ispezione del carter<br />

devono essere fissate in maniera<br />

sufficientemente sicura in modo che esse<br />

non possano essere divelte da un'esplosione<br />

nel carter stesso.<br />

2.3.2 Ventilazione e drenaggio (1/1/2006)<br />

La ventilazione nel carter e qualsiasi altra<br />

sistemazione che potrebbe provocare un<br />

flusso d'aria esterna entro il carter, non sono<br />

ammesse in linea di principio, eccetto nel<br />

caso di motori ad alimentazione mista nei<br />

quali la ventilazione del carter deve essere<br />

realizzata in conformità con le disposizioni<br />

di cui in App 2, [2.1.2].<br />

Eventuali tubi per la ventilazione del carter<br />

devono avere sezione la più piccola<br />

possibile per ridurre al minimo la possibilità<br />

di rientrate d'aria a seguito di un'esplosione.<br />

Se è prevista un'estrazione forzata dal carter<br />

dei gas presenti (per esempio ai fini della<br />

rivelazione dei vapori d’olio) la depressione<br />

che si crea nel carter non deve essere<br />

superiore a 2,5 ·10-4 N/mm2.<br />

Per evitare la comunicazione tra i carter di<br />

due o più motori e la possibile propagazione<br />

dell'incendio a seguito di un'esplosione, i tubi<br />

per la ventilazione del carter ed i tubi per il<br />

drenaggio dell'olio di ciascun motore devono<br />

essere indipendenti da quelli di ogni altro<br />

motore. I tubi per il drenaggio dell'olio<br />

lubrificante dalla coppa del<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

motore alla cassa di drenaggio devono<br />

essere sommersi in corrispondenza della<br />

loro estremità d'uscita.<br />

2.3.3 Targa di avvertimento<br />

Una targa di avvertimento deve essere<br />

sistemata sul piano di manovra oppure,<br />

preferibilmente, su una porta d'ispezione su<br />

ciascun lato del motore.<br />

Tale targa deve indicare che, nel caso in cui<br />

vi sia un sospetto di surriscaldamento entro<br />

carter, non devono essere aperti, né le porte<br />

di ispezione né i fori di osservazione dei<br />

carter prima che sia trascorso un tempo<br />

ragionevolmente sufficiente per permettere<br />

un adeguato<br />

raffreddamento del carter dopo aver fermato<br />

il motore.<br />

2.3.4 Valvole di protezione (1/1/2007)<br />

a) I motori diesel aventi cilindri di diametro<br />

uguale o superiore<br />

a 200 mm o volume lordo del carter uguale o<br />

superiore a 0,6 m3 devono essere provvisti di<br />

valvole di<br />

protezione contro le esplosioni nei carter, in<br />

accordo<br />

con le prescrizioni del presente punto [2.3.4].<br />

Il volume complessivo delle parti fisse<br />

sistemate all'interno del carter può non<br />

essere considerato nel calcolo del volume<br />

lordo del carter stesso (i componenti in<br />

movimento rotante o alterno devono essere<br />

incluse nel volume lordo).<br />

b) Le valvole devono essere provviste di un<br />

leggero disco caricato a molla o di un<br />

qualsiasi altro dispositivo di rapido<br />

azionamento ed a chiusura automatica che<br />

possa scaricare la sovrappressione dovuta<br />

ad un'eventuale esplosione interna ed<br />

impedire un'eventuale rientrata d'aria.<br />

I dischi di dette valvole devono essere di<br />

materiale tenace capace di resistere all'urto<br />

contro gli scontri di fine corsa in<br />

corrispondenza della posizione di totale<br />

apertura.<br />

Le valvole devono essere progettate e<br />

costruite in modo tale che possano aprirsi<br />

rapidamente ed essere totalmente aperte ad<br />

una pressione nel carter non maggiore<br />

di 0,02 N/mm2.L'area della sezione libera di<br />

scarico di ciascuna valvoladi protezione<br />

contro le esplosioni nei carter non deve<br />

essere inferiore a 45 cm2. L'area<br />

complessiva delle sezioni libere di scarico di<br />

APPENDICE 5.1 88/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel


tutte le valvole sistemate su di un motore<br />

non deve essere minore di 115 cm2 per<br />

ogni metro cubo di volume lordo del carter.<br />

Le valvole di protezione devono essere<br />

munite di un dispositivo tagliafiamma che<br />

permetta il flusso dei gas per scaricare la<br />

pressione nel carter ed impedisca il<br />

passaggio di fiamma a seguito di<br />

un'esplosione nel carter.<br />

Le valvole devono essere di tipo approvato.<br />

La prova di tipo deve essere eseguita in una<br />

configurazione che rappresenti le<br />

sistemazioni per l’installazione che saranno<br />

usate su di un motore in accordo con le<br />

disposizioni di cui in App 5.<br />

Qualora le valvole di protezione siano<br />

provviste di sistemazioni per schermare le<br />

emissioni dalle valvole stesse a seguito di<br />

un'esplosione, esse devono essere<br />

sottoposte a prove di tipo per dimostrare che<br />

la schermatura non influenzi negativamente<br />

l'efficienza operativa delle valvole stesse.<br />

c) Le valvole devono essere provviste di una<br />

copia del manuale del costruttore per<br />

l'installazione e la manutenzione<br />

che è applicabile alle dimensioni ed al tipo<br />

delle valvole che devono essere fornite per<br />

un determinato motore.<br />

Il manuale deve contenere le seguenti<br />

informazioni:<br />

1) Descrizione delle valvole, con particolari<br />

circa I limiti di funzione e di progetto<br />

2) Copia del certificato relativo alla prova di<br />

tipo<br />

3) Istruzioni per l'installazione<br />

4) Istruzioni per la manutenzione durante<br />

l'esercizio, che comprendano la prova e la<br />

sostituzione di qualsiasi dispositivo di tenuta<br />

5) Azioni da intraprendere dopo<br />

un'esplosione.<br />

Una copia del manuale per l'installazione e<br />

la manutenzione richiesto sopra deve essere<br />

conservata a bordo.<br />

I disegni che mostrino i dettagli e le<br />

sistemazioni delle valvole di protezione<br />

contro le esplosioni nei carter devono essere<br />

inviati per l'approvazione in accordo con le<br />

indicazioni della Tab 1. Le valvole devono<br />

essere munite di un'idonea marcatura che<br />

contenga le seguenti informazioni:<br />

• Nome ed indirizzo del costruttore<br />

• Sigla di identificazione e dimensione<br />

• Mese/anno di fabbricazione<br />

• Disposizione dell'installazione approvata.<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

d) Per i motori aventi cilindri di diametro<br />

uguale o superiore a 200 mm, ma inferiore o<br />

uguale a 250 mm, deve<br />

essere sistemata almeno una valvola in<br />

corrispondenza di ciascuna estremità;<br />

tuttavia, se i detti motori hanno più di 8<br />

manovelle, deve essere sistemata almeno<br />

una terza valvola, all'incirca in<br />

corrispondenza della mezzeria del motore.<br />

Per i motori aventi cilindri di diametro<br />

superiore a 250 mm ma inferiore o uguale a<br />

300 mm, deve essere sistemata almeno una<br />

valvola ogni due manovelle, con un minimo<br />

di 2 valvole. Per i motori aventi cilindri di<br />

diametro superiore a 300 mm, deve essere<br />

sistemata almeno una valvola in<br />

corrispondenza di ogni manovella.<br />

e) Valvole addizionali devono essere<br />

sistemate per gli<br />

spazi separati dal carter, come gli spazi dove<br />

sono sistemate<br />

le catene o gli ingranaggi della distribuzione<br />

o<br />

simili dispositivi di azionamento, quando il<br />

volume<br />

lordo di tale spazi è uguale o superiore a 0,6<br />

m3.<br />

Gli spazi dell'aria di lavaggio in diretta<br />

comunicazione<br />

con i cilindri devono essere provvisti di<br />

valvole di protezione<br />

contro le esplosioni.<br />

2.3.5 Sistemazioni per il rilievo ed il<br />

monitoraggio dei vapori di olio nel carter<br />

(1/1/2007)<br />

Quando sono richieste sistemazioni per il<br />

rilievo ed il monitoraggio dei vapori di olio nel<br />

carter, esse devono essere di tipo approvato<br />

e collaudato in accordo con le disposizioni<br />

di cui in App 6 e devono soddisfare le<br />

prescrizioni qui di seguito indicate. Gli<br />

impianti e le sistemazioni per il rilievo ed il<br />

monitoraggio dei vapori di olio nel carter<br />

devono essere installati in accordo con le<br />

istruzioni/raccomandazioni del costruttore<br />

del motore e del costruttore delle<br />

sistemazioni stesse. Nelle istruzioni devono<br />

essere contenuti i seguenti dettagli:<br />

• Schema diagrammatico dell'impianto di<br />

rilievo/monitoraggio<br />

e allarme dei vapori d'olio nel carter del<br />

motore, che mostri l'ubicazione nel carter dei<br />

punti di prelievo e la sistemazione delle<br />

tubolature, con l'indicazione delle dimensioni<br />

APPENDICE 5.1 89/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel


dei tubi collegati al dispositivo di<br />

rilievo/monitoraggio.<br />

• Comprovati studi che giustifichino la scelta<br />

delle ubicazioni dei punti di rilevazione e la<br />

quantità dei vapori estratti (se applicabile) in<br />

relazione alle sistemazioni nel carter, alla<br />

geometria di quest'ultimo ed all'atmosfera<br />

che si prevede sia presente nel carter dove<br />

si verifichi l'accumulo di vapori d'olio.<br />

• Il manuale del costruttore per la<br />

manutenzione e le prove<br />

• Informazioni relative alla prova di tipo od<br />

alle prove durante l'esercizio del motore,<br />

eseguite con sistemazioni per la prova<br />

dell'impianto di protezione del<br />

motore aventi tipi approvati di<br />

apparecchiature per il monitoraggio dei<br />

vapori d'olio.<br />

Una copia del manuale del costruttore per la<br />

manutenzione e le prove<br />

dell'apparecchiatura per il<br />

rilievo/monitoraggio dei vapori d'olio nel<br />

carter, richiesto sopra, deve essere<br />

conservata a bordo.<br />

Le informazioni relative al monitoraggio ed<br />

all'allarme dei vapori d'olio devono poter<br />

essere lette da una posizione sicura lontana<br />

dal motore.<br />

Nel caso di installazioni con più motori,<br />

ciascun motore deve essere provvisto di<br />

un'apparecchiatura per il<br />

rilievo/monitoraggio dei vapori d'olio e di un<br />

allarme dedicato.<br />

Gli impianti per il rilievo ed il monitoraggio<br />

dei vapori d'olio e gli impianti d'allarme<br />

devono essere capaci di<br />

essere provati al banco prova ed a bordo<br />

con il motore fermo e con il motore che<br />

funziona nelle normali condizioni d'esercizio,<br />

in accordo procedure di prova accettabili<br />

dalla Società.<br />

Gli allarmi e gli arresti per l'impianto di<br />

rilievo/monitoraggio dei vapori d'olio devono<br />

essere in accordo con le disposizioni di cui in<br />

Parte F, Cap 3, Sez 1, Tabelle 2, 3 e 27 e le<br />

sistemazioni dell'impianto devono essere in<br />

accordo con le disposizioni di cui in Cap 3,<br />

Sez 2, [6] e Cap 3, Sez 2, [7].<br />

Le sistemazioni per il rilievo/monitoraggio dei<br />

vapori d'olio devono provocare un allarme<br />

visivo nel caso di una prevedibile avaria<br />

funzionale nelle apparecchiature e nelle<br />

sistemazioni per l'installazione.<br />

L'impianto per il rilievo ed il monitoraggio dei<br />

vapori d'olio e gli impianti d'allarme deve<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

fornire un'indicazione qualora qualunque<br />

delle lenti sistemate sulle apparecchiature ed<br />

usate per la determinazione della quantità<br />

dei vapori d'olio sia stata parzialmente<br />

oscurata fino ad un grado che influisca<br />

sull'attendibilità delle informazioni e delle<br />

indicazioni d'allarme.<br />

Quando nelle apparecchiature per il<br />

rilievo/monitoraggio dei vapori d'olio siano<br />

usati sistemi elettronici programmabili,<br />

le sistemazioni devono essere in accordo<br />

con le disposizioni di cui in Capitolo 3.<br />

I disegni che mostrano i particolari e le<br />

sistemazioni per il rilievo/monitoraggi o e le<br />

sistemazioni d'allarme devono esse inviati<br />

alla Società per l'approvazione in accordo<br />

con le indicazioni di cui in Tab 1.<br />

Le apparecchiature insieme con i dispositivi<br />

per il rilievo/monitoraggio devono essere<br />

provate quando installate sul banco prova ed<br />

a bordo della nave, per dimostrare che<br />

l'impianto di rilievo/monitoraggio e allarme<br />

funzioni correttamente. Le sistemazioni per<br />

le prove devono essere a soddisfazione<br />

della Società.<br />

Quando sono installate sistemazioni per il<br />

rilievo/monitoraggio dei vapori d'olio<br />

sequenziali, la frequenza deve essere la più<br />

ravvicinata possibile e la durata la più breve<br />

possibile.<br />

Quando siano adottati metodi alternativi per<br />

impedire il formarsi di miscele d'aria e vapori<br />

d'olio potenzialmente esplosive all'interno del<br />

carter, deve essere sottoposta alla Società,<br />

per considerazione, la relativa<br />

documentazione Tale documentazione deve<br />

contenere le seguenti informazioni:<br />

• Particolari relativi al motore: tipo, potenza,<br />

velocità di rotazione, diametro dei cilindri,<br />

corsa dei pistoni, volume del carter.<br />

• Particolari relativi alle sistemazioni per<br />

impedire il formarsi di condizioni di<br />

potenziale esplosività nel carter, per<br />

esempio: monitoraggio della temperatura dei<br />

cuscinetti, temperatura dell'olio spruzzato,<br />

monitoraggio della pressione nel carter,<br />

sistemazioni per il ricircolo.<br />

• Evidenza che dimostri che le sistemazioni<br />

sono efficaci nella prevenzione della<br />

formazione di condizioni di potenziale<br />

esplosività, insieme con i particolari delle<br />

esperienze d'esercizio. • Istruzioni operative<br />

ed istruzioni per la manutenzione e le prove.<br />

Quando sia proposta l'introduzione di gas<br />

inerte nel carter per ridurre al minimo la<br />

APPENDICE 5.1 90/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel


possibilità di esplosioni, devono essere<br />

sottoposti alla Società, per considerazione, i<br />

particolari delle sistemazioni proposte.<br />

2.4 Collettori dell’aria di lavaggio<br />

2.4.1 Estinzione incendi<br />

Per motori a due tempi con testa a croce i<br />

collettori di lavaggio collegati direttamente<br />

(senza valvola) ai cilindri devono essere<br />

collegati ad un impianto fisso di estinzione<br />

incendi che sia completamente indipendente<br />

dall’impianto di estinzione incendi del locale<br />

macchine.<br />

2.4.2 Soffianti<br />

Qualora un motore a due tempi sia l’unico<br />

mezzo di propulsione, quando l’aria di<br />

lavaggio viene fornita da una sola soffiante<br />

indipendente, devono essere sistemati mezzi<br />

alternativi, pronti per l’uso, per azionare la<br />

soffiante o deve essere provvista una<br />

soffiante ausiliaria pronta per l’uso.<br />

2.4.3 Valvole di sicurezza<br />

I collettori di lavaggio collegati direttamente<br />

ai cilindri devono essere muniti di valvole di<br />

sicurezza contro le esplosioni in accordo alle<br />

prescrizioni in [2.3.4].<br />

2.5 Impianti<br />

2.5.1 Generalità<br />

In aggiunta alle prescrizioni del presente<br />

punto [2.5] devono essere soddisfatte tutte le<br />

prescrizioni pertinenti in Sez 10.<br />

I tubi flessibili degli impianti del combustibile<br />

liquido e dell’olio lubrificante devono essere<br />

limitati al minimo necessario e devono<br />

essere di tipo approvato. A meno che non<br />

sia altrimenti stabilito in Sez 10, i motori di<br />

propulsione devono essere muniti di mezzi<br />

per il collegamento esterno alle pompe di<br />

riserva per:<br />

• alimentazione combustibile;<br />

• circolazione dell’olio lubrificante e<br />

dell’acqua di raffreddamento.<br />

2.5.2 Impianto del combustibile liquido<br />

Sulla mandata delle pompe devono essere<br />

sistemate valvole di sicurezza che scarichino<br />

a monte delle pompe stesse o altri sistemi<br />

equivalenti.<br />

Negli impianti del combustibile che<br />

alimentano i motori di propulsione devono<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

essere sistemati filtri in modo tale che sia<br />

possibile effettuare la loro pulizia senza<br />

interrompere il flusso del combustibile filtrato<br />

al motore, a meno che non sia altrimenti<br />

stabilito in Sez 10.<br />

a) Tutti i tubi esterni di iniezione del<br />

combustibile ad alta pressione, tra le relative<br />

pompe al alta pressione ed i polverizzatori,<br />

devono essere protetti da un impianto di<br />

schermatura idoneo a contenere le perdite<br />

del combustibile in caso di rottura dei tubi ad<br />

alta pressione. Tale impianto deve essere<br />

permanentemente installato e realizzato con<br />

una tubolatura entro la quale sono sistemati<br />

i tubi di iniezione ad alta pressione.<br />

L’impianto di schermatura deve essere<br />

dotato di drenaggio delle perdite di<br />

combustibile e di dispositivo di allarme che<br />

segnali la rottura dei tubi nafta.<br />

Se per la schermatura suddetta vengono<br />

usati tubi flessibili, questi devono essere<br />

approvati dalla Società. Le tubolature di<br />

ritorno del combustibile nelle quali la<br />

pulsazione della pressione (da picco a picco)<br />

è superiore a 2 MPa, devono essere<br />

schermate come detto sopra.<br />

b) Per navi classificate con navigazione<br />

limitata le prescrizioni in a) possono essere<br />

riconsiderate a soddisfazione della Società.<br />

2.5.3 Impianto olio lubrificante<br />

Nei circuiti di lubrificazione forzata devono<br />

essere sistemati efficaci dispositivi di<br />

filtraggio. Per i circuiti di lubrificazione<br />

forzata delle macchine di propulsione, i filtri<br />

devono essere sistemati in modo che sia<br />

possibile effettuare lo loro pulizia senza<br />

interrompere la circolazione dell’olio, a meno<br />

che non sia altrimenti stabilito in Sez 10. Sul<br />

lato della mandata delle pompe devono<br />

essere sistemate valvole di sicurezza che<br />

scarichino a monte delle pompe stesse o<br />

altri sistemi equivalenti. Le valvole di<br />

sicurezza possono essere omesse, purché i<br />

filtri possano contrastare la pressione<br />

massima che la pompa può sviluppare.<br />

Quando necessario, l’olio lubrificante deve<br />

essere raffreddato mediante appositi<br />

refrigeranti.<br />

2.5.4 Impianto di aria di<br />

sovralimentazione<br />

a) Le prescrizioni relative alla progettazione,<br />

costruzione, sistemazione, installazione,<br />

APPENDICE 5.1 91/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel


prove e certificati delle turbosoffianti a gas di<br />

scarico sono riportate in Sez 14.<br />

b) Nei motori di propulsione a due tempi<br />

sovralimentati con turbosoffianti a gas di<br />

scarico, funzionanti ad impulsi di pressione,<br />

la sistemazione deve essere realizzata in<br />

modo tale che sia impedito che parti di fasce<br />

elastiche eventualmente rotte possano<br />

entrare nelle casse delle turbosoffianti con<br />

conseguente danneggiamento delle<br />

palettature mobili o fisse.<br />

2.6 Impianto di avviamento ad aria<br />

compressa<br />

2.6.1 Si applicano le prescrizioni di cui in<br />

[3.1].<br />

2.7 Comandi e controlli<br />

2.7.1 Generalità (1/7/2006)<br />

Le prescrizioni generali del Capitolo 3 si<br />

applicano in aggiunta a quelle di questo<br />

sotto-articolo [2.7].<br />

Nel caso di navi con notazioni di<br />

automazione si applicano anche le<br />

prescrizioni indicate nella Parte F, Capitolo<br />

3.<br />

2.7.2 Allarmi<br />

L’impianto d’olio lubrificante per motori diesel<br />

di potenza uguale o superiore a 37 kW, deve<br />

essere munito di allarme ottico ed acustico<br />

che venga azionato in caso di una sensibile<br />

iduzione di pressione della mandata di olio<br />

lubrificante.<br />

2.7.3 Regolatori di velocità di motori<br />

principali edausiliari<br />

Tutti i motori, esclusi i motori ausiliari<br />

azionanti generatori<br />

elettrici per i quali si applicano le prescrizioni<br />

in [2.7.5], devono essere provvisti di<br />

regolatore di velocità tarato in modo tale da<br />

impedire che la velocità di rotazione del<br />

motore superi per più del 15% la velocità di<br />

rotazione nominale.<br />

2.7.4 Dispositivi di protezione contro la<br />

sovravelocità di motori principali ed<br />

ausiliari<br />

Oltre al regolatore di velocità, ogni:<br />

• motore di propulsione di potenza nominale<br />

uguale o superiore a 220 kW, e che sia<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

collegato alla linea d’alberi mediante frizione<br />

o che azioni un’elica a pale orientabili, e<br />

• motore ausiliario di potenza nominale<br />

uguale o superiore<br />

a 220 kW, eccetto quelli azionanti generatori<br />

elettrici, per i quali si applica [2.7.6], devono<br />

essere muniti di un dispositivo separato di<br />

protezione contro la sovravelocità, tarato in<br />

modo tale impedire che la velocità di<br />

rotazione del motore superi per più del 20%<br />

la velocità di rotazione nominale n. La<br />

sistemazione deve essere realizzata in modo<br />

tale che sia possibile provare il dispositivo di<br />

protezione contro la sovravelocità.<br />

L’impiego di altri dispositivi equivalenti sarà<br />

considerato dalla Società caso per caso.<br />

Il dispositivo di protezione contro la<br />

sovravelocità, compreso il meccanismo di<br />

funzionamento o il sensore di velocità,<br />

devono essere indipendenti dal regolatore di<br />

velocità.<br />

2.7.5 Regolatori di velocità per motori<br />

ausiliari che<br />

azionano generatori elettrici (1/1/2007)<br />

a) I motori ausiliari che azionano generatori<br />

elettrici devono essere provvisti di un<br />

regolatore di velocità che impedisca<br />

variazioni transitorie di frequenza nella rete<br />

elettrica superiori al 10% della frequenza<br />

nominale, con un tempo di ripristino delle<br />

condizioni di regime non superiore a 5 s,<br />

quando gli venga applicata o distaccata la<br />

massima fase di carico elettrico. Nel caso in<br />

cui una fase di carico equivalente alla<br />

potenza nominale del generatore viene<br />

distaccata, può essere accettata una<br />

variazione in aumento del 10% della velocità<br />

nominale, a condizione che ciò non dia luogo<br />

all’intervento del dispositivo di sovravelocità<br />

(overspeed) come richiesto in [2.7.4].<br />

b) A tutti i carichi compresi tra zero ed il<br />

carico nominale, la variazione permanente di<br />

velocità deve essere contenuta entro il 5%<br />

della velocità nominale.<br />

c) I motori pri<br />

mi dei generatori devono essere scelti in<br />

maniera tale da poter far fronte alle richieste<br />

di carico della rete che alimentano e da<br />

soddisfare a carico zero quanto prescritto in<br />

a), se bruscamente caricati con il 50% della<br />

potenza nominale del generatore, seguito<br />

dal rimanente 50% dopo un intervallo di<br />

tempo sufficiente a riportare la velocità a<br />

valori di regime. Le condizioni di regime<br />

APPENDICE 5.1 92/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel


(vedi Nota 1) devono essere raggiunte in<br />

non più di 5 s.<br />

Nota 1: Le condizioni di regime sono quelle nelle<br />

quali l'inviluppo della variazione di velocità non<br />

supera il ±1% della velocità dichiarata per la<br />

nuova potenza.<br />

d) L'applicazione del carico elettrico in più di<br />

due fasi può essere permessa solamente se<br />

le condizioni della rete sono tali da<br />

consentire l'impiego di quei motori primi<br />

ausiliari che possono essere caricati<br />

solamente in più di due fasi (vedere a titolo<br />

di guida Fig 1), e purché ciò sia stato<br />

preventivamente accettato in fase di<br />

progetto. Ciò deve essere verificato sulla<br />

base di specifiche dell'impianto da approvare<br />

e deve essere dimostrato durante le prove di<br />

funzionamento a bordo. In tale caso, deve<br />

essere tenuto in debita considerazione il<br />

valore della potenza richiesta dalle<br />

apparecchiature elettriche che devono<br />

essere automaticamente reinserite dopo una<br />

mancanza di energia elettrica e la sequenza<br />

con la quale esse sono connesse alla rete.<br />

Ciò vale anche per generatori destinati a<br />

funzionare in parallelo e, quando la potenza<br />

debba trasferirsi da un generatore all'altro,<br />

nel caso si debba arrestare un generatore.<br />

e) Per i gruppi generatori di emergenza, le<br />

condizioni relative al regolatore di cui in a) e<br />

b) devono essere soddisfatte anche quando:<br />

1) è applicato bruscamente il carico totale<br />

delle utenze di emergenza, oppure<br />

2) il carico totale delle utenze di emergenza<br />

è applicato<br />

gradualmente, purché<br />

• il carico totale venga ripristinato entro 45 s<br />

dal black-out, e<br />

• il massimo gradino di carico sia dichiarato e<br />

dimostrato, e<br />

• l'impianto di distribuzione di energia sia<br />

progettato in modo tale che il massimo<br />

gradino di carico preventivato non venga<br />

superato, e<br />

• il rispetto dei tempi di mancanza di energia<br />

e le equenze di carico sopra indicati<br />

vengano accertati in occasione delle prove in<br />

mare della nave.<br />

f) Per gruppi generatori di corrente alternata<br />

che operano in parallelo, le caratteristiche<br />

dei regolatori dei motori primi devono essere<br />

tali che, entro i limiti tra il 20% e il 100% del<br />

carico totale, il carico di ogni gruppo non<br />

differisca dalla sua quota proporzionale del<br />

PROGETTO PILOTA PROPULSIONE IBRIDA DIESEL-<br />

ELETTRICA A BORDO DI NAVI DA PESCA (Apr. 2008)<br />

carico totale per più del minore tra il 15%<br />

della potenza nominale in kW della<br />

macchina più potente e il 25% della potenza<br />

nominale in kW della macchina in questione.<br />

Per gruppi generatori di corrente alternata<br />

che operano in parallelo, il regolatore di<br />

velocità deve avere dispositivi che<br />

permettano regolazioni del carico<br />

abbastanza fini da non superare variazioni<br />

del 5% rispetto alla potenza nominale alla<br />

frequenza normale.<br />

APPENDICE 5.1 93/93<br />

10. Parte C, Cap. 1, Sez. 2 Motori Diesel

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