intero volume - Dipartimento di Scienze Giuridiche

A proposito di fondazioni 47
stessa dell'ente. Intanto va detto che occorre distinguere la fondazione in
attesa di riconoscimento da quella non riconosciuta, perché le due ipotesi
sono diverse e solo parzialmente avvicinabili; nel primo caso si è in presen-
za di una fase transitoria (anche se spesso prolungata nel tempo), di aspet-
tativa dell'attribuzione della personalità giuridica, nel secondo l'ente è co-
stituito proprio per «vivere» come non riconosciuto, situazione, questa, pie-
namente ammissibile per le associazioni, problematica per le fondazioni.
Secondo la giurisprudenza, «solo con il riconoscimento l'ordinamento
giuridico eleva il complesso organizzato ad un fine, di mezzi e di uomini, a
soggetto di diritto, posto come destinatario di norme e considerato titolare
di diritti e di obblighi)> per cui, prima di quel momento, nessuna rilevanza
va attribuita all'organizzazione di fatto32. È vero che il c.d. atto di dotazio-
ne di beni in favore di un ente futuro produce l'effetto immediato di desti-
nare i beni stessi al costituendo soggetto, sottraendoli alla disponibilità del
fondatore, a meno che questi non proceda alla revoca ex art. 1533, e che
anche la possibilità di revoca viene meno nel caso in cui i1 fondatore abbia,
in attesa del riconoscimento, fatta iniziare l'attività dell'opera da lui dispo-
sta34, ma all'impulso dell'iniziativa non può anche attribuirsi l'effetto di dar
vita ad una fondazione di fatto, ipotizzando una «limitata soggettività)) del-
l'ente35. Tanto è vero che, se il riconoscimento viene negato, il vincolo di
irrevocabilità cade ed il fondatore riacquista la disponibilità dei beni, peral-
tro mai usciti dal suo patrimonio.
32. «Se non a particolari effetti previsti dall'art. 37 e 38 c.c.»: Cons. St., Sez.
VI, 24-4-1987, n. 283, in Cons. St., 1987, I, 627.
33. Secondo la giurisprudenza, mentre l'efficacia dell'atto di fondazione è su-
bordinato all'emanazione del decreto di riconoscimento, l'atto c.d. di dotazione
produce l'immediato effetto di destinare i beni all'ente nascituro, sottraendoli alla
disponibilità del fondatore, a meno che questi non proceda, ove possibile, alla revo-
ca ex art. 15 C.C.: Cass., 15-4-1975, n. 1427, in Foro it., 1976, I, 1683; Id., 10-7-
1984, n. 4024, in GALGANO, Le associazioni. Le fondazioni. I comitati, cit., p. 353 ss.
34. «Perché una volta che l'opera abbia iniziato la propria attività, non rimane
più nella sfera del fondatore, ma interessando oramai la generalità dei cittadini,
non può essere distrutta ad arbitrio dei privati»: Cass., 4-7-1959, n. 2130, in Giust.
civ., 1959, I, 1691; v., inoltre, T. Roma, 15-9-1987, in Giur. it., 1988, I, 2, 442, con
osservazioni di C. SCOGNAMIGLIO.
35. Come ha, invece, sostenuto l'A. Milano, 15-5-1981, in Foro pad., 1982, I,
251, (che ha riformato T. Milano, 5-10-1978, in Dir. fall., 1979, I, 1071). Nello
stesso senso, T. Milano, 19-9-1968, in Giur. it., 1969, I, 2, 727, secondo cui mell'in-
tervallo temporale fra la stipulazione dell'atto costitutivo di una fondazione e l'ini-
zio dell'efficacia del decreto di riconoscimento, la fondazione di fatto esistente, alla
stregua dell'ordinamento italiano, deve ritenersi dotata di limitata soggettività, in
forza della quale può essere riconosciuta la capacità processuale nei limiti previsti
dall'art. 36 c.c.». In senso contrario, in giurisprudenza, P. Alì Terme, 6-7-1981, in
Giur. mer., 1984, I, p. 4, con nota di VIGOTTI; in dottrina, GALGANO, Le associazioni.
Le fondazioni. I comitati, cit. p. 369 ss.; si esprime, invece, per l'autonomia sogget-
tiva della Vorstiftung, ZOPPINI, Le fondazioni, cit., p. 240 ss. Sul problema v. anche
la nt. successiva.