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L ’ufficio<br />
di “pastore”, a servizio<br />
dei fratelli, che Gesù gli aveva<br />
affidato secondo il Vangelo di<br />
Giovanni (21, 15-19), di fatto Pietro lo<br />
adempie, secondo la testimonianza del<br />
libro degli “Atti degli Apostoli”.<br />
Il “primo” fra gli Apostoli<br />
Fin dal principio, dopo l’ascensione<br />
di Gesù al cielo, egli prende le redini del<br />
piccolo gruppo degli Undici Apostoli, di<br />
cui si ripropone l’elenco, con sempre Pietro<br />
alla testa (At 1, 13-14).<br />
E il primo gesto che Pietro compie, è<br />
quello di proporre la “elezione” di uno che<br />
prendesse il posto di Giuda, che aveva<br />
tradito, in modo da ricomporre il numero<br />
dei “Dodici”: “Bisogna dunque che tra<br />
coloro che ci furono compagni per tutto<br />
il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto<br />
in mezzo a noi, incominciando dal battesimo<br />
di Giovanni fino al giorno in cui è<br />
stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga,<br />
insieme a noi, testimone della risurrezione”(At<br />
1, 21-22).<br />
Sappiamo che ne furono proposti due<br />
che si trovavano in questa condizione, e<br />
fra questi la sorte cadde su Mattia, “che<br />
fu associato agli Undici Apostoli” (At 1,<br />
26). Non era la magia del numero che si<br />
ricercava, ma la capacità di poter rendere<br />
“testimonianza” piena “per tutto il tempo”<br />
in cui Gesù è vissuto in mezzo ai suoi.<br />
Dopo, infatti, il numero “dodici” non avrà<br />
più senso.<br />
Il “cinquantesimo” giorno dopo Pasqua,<br />
quando si celebrava la Pentecoste,<br />
avvenne la misteriosa irruzione dello Spirito<br />
sul gruppo dei Dodici: “Apparvero<br />
loro lingue come di fuoco che si dividevano<br />
e si posarono su ciascuno di loro; ed<br />
essi furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono<br />
a parlare in altre lingue, come<br />
lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”<br />
(At 2, 3-4).<br />
Davanti alla eccezionalità del fatto,<br />
che in parte rimane misteriosa anche per<br />
UOMINI E DONNE NELLA BIBBIA<br />
San Pietro «capo»<br />
della primitiva chiesa<br />
■ di SETTIMIO CIPRIANI<br />
noi, è ancora Pietro che prende la parola<br />
per spiegare il fatto. E lo spiega facendolo<br />
risalire alla “potenza” del Cristo, che<br />
voi, dice ai Giudei, “avete inchiodato sulla<br />
croce ed avete ucciso”. Orbene, “questo<br />
Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne<br />
siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra<br />
di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre<br />
lo Spirito Santo, che egli aveva promesso,<br />
lo ha effuso, come voi stessi potete vedere<br />
e udire” (At 2, 29.32-33).<br />
Pietro guarisce uno storpio<br />
Qualche tempo dopo, troviamo ancora<br />
Pietro, in compagnia di Giovanni, che<br />
va al tempio per pregare. È qui che incontra<br />
un povero storpio, che domandava<br />
l’elemosina a coloro che entravano per<br />
pregare. Pietro, mosso a compassione, si<br />
china sullo storpio e gli dice: “Non possiedo<br />
né oro né argento, ma quello che ho<br />
te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno,<br />
cammina! (At 3, 6)”.<br />
Anche qui è ancora Pietro che, alla folla<br />
subito accorsa per il fatto straordinario,<br />
si rivolge dicendo: “Uomini d’Israele, perché<br />
vi meravigliate di questo e continuate<br />
a fissarci come se per nostro potere e<br />
nostra pietà avessimo fatto camminare questo<br />
uomo? (At 3, 12)”.<br />
Quindi prosegue dichiarando che è solo<br />
«nel nome di Gesù che lo storpio è<br />
stato guarito: “Proprio per la fede riposta<br />
in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a<br />
quest’uomo che voi vedete e conoscete: la<br />
fede in lui ha dato a quest’uomo la perfetta<br />
guarigione alla presenza di tutti noi”»<br />
(At 3, 16). Perciò li invita tutti alla “conversione”<br />
e alla fede in Gesù di Nazaret.<br />
Pietro e Giovanni in prigione<br />
Sopravvenuti i sacerdoti e i sadducei,<br />
e sentendoli parlare di Gesù risorto dai morti,<br />
li fecero arrestare fino al giorno seguente,<br />
con l’accusa di sobillare la gente.<br />
Anche qui è sempre Pietro che, “pieno<br />
di Spirito Santo”, risponde con corag-<br />
gio: “Capi del popolo e anziani...: nel nome<br />
di Gesù Cristo il Nazareno, che voi<br />
avete crocifisso e che Dio ha risuscitato<br />
dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo...<br />
In nessun altro c’è salvezza; non vi<br />
è infatti altro nome dato agli uomini sotto<br />
il cielo nel quale è stabilito che possiamo<br />
essere salvati” (At 4, 8.10-12).<br />
Davanti a tanta fermezza e anche davanti<br />
alla evidenza del miracolo, li rimandarono<br />
liberi ingiungendo però loro<br />
di “non parlare assolutamente né di insegnare<br />
nel nome di Gesù” (At 4, 18), ottenendo<br />
però il netto rifiuto dei due Apostoli:<br />
“Se sia giusto innanzi a Dio obbedire<br />
a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi;<br />
noi non possiamo tacere quello che abbiamo<br />
visto e ascoltato”(At 4, 19-20).<br />
Nel frattempo succede l’episodio di<br />
Anania e Saffira, una coppia di coniugi<br />
che, per apparire generosi, vendettero un<br />
podere, trattenendosi però metà del ricavato,<br />
mentendo sul prezzo effettivo della<br />
vendita. Pietro però si rende conto dell’inganno,<br />
che di fatto viene punito con la<br />
morte dei due coniugi mentitori.<br />
“Bisogna obbedire a Dio<br />
piuttosto che agli uomini”<br />
Intanto la “parola di Dio” si diffondeva<br />
sempre di più, per cui gli Apostoli furono<br />
di nuovo fatti arrestare. Liberati miracolosamente,<br />
si misero ancora una volta<br />
a predicare, ad insaputa del sinedrio.<br />
È a questo punto che vengono ancora<br />
presi in custodia e sottoposti a giudizio.<br />
Ancora per primo Pietro, insieme agli altri<br />
Apostoli, rispose: “Bisogna obbedire a<br />
Dio piuttosto che agli uomini”, attirandosi<br />
la collera di tutto il sinedrio, che voleva<br />
addirittura “condannarli a morte” (At<br />
5, 29.31).<br />
Se nonché interviene un autorevole<br />
membro del sinedrio a salvarli, di nome<br />
Gamaliele, con un discorso molto sensato:<br />
“Non occupatevi di questi uomini e lasciateli<br />
andare. Se infatti questa teoria o<br />
IL ROSARIO E LA NUOVA POMPEI – 16 –<br />
ANNO <strong>123</strong> - N. 3 - <strong>2007</strong> [112]<br />
questa attività è di origine umana, verrà distrutta;<br />
ma se essa viene da Dio, non riuscirete<br />
a sconfiggerli: non vi accada di trovarvi<br />
a combattere contro Dio” (At 5, 38-<br />
39).<br />
Il discorso ebbe un qualche ascolto:<br />
di fatto, pur dopo averli fustigati, li rimandarono<br />
liberi. Ed essi uscirono dal sinedrio<br />
“lieti di essere stati oltraggiati per<br />
amore del nome di Gesù” (At 5, 41).<br />
Pietro in missione fuori di Gerusalemme<br />
Dopo questi episodi Pietro esce un<br />
po’ di scena, mentre incomincia ad emergere<br />
un’altra grande figura: quella di Paolo,<br />
già persecutore dei cristiani ed ora discepolo<br />
infaticabile di Cristo.<br />
Essendosi nel frattempo dilatata<br />
la Chiesa, in tutta la Palestina<br />
ed oltre, ritroviamo Pietro<br />
in visita ad alcune di queste nuove<br />
comunità: forse come missionario<br />
o, anche, come “responsabile”<br />
del buon ordine di tutte le<br />
chiese.<br />
Così, lo ritroviamo prima a<br />
Lidda, dove guarisce anche un<br />
paralitico (At 9, 32-35); quindi a<br />
Giaffa, dove compie un miracolo<br />
ancora più grande, risuscitando<br />
da morte una pia discepola, di nome<br />
Tabità, che “abbondava in opere<br />
buone e faceva molte elemosine”<br />
(At 9, 36-42).<br />
E proprio mentre si intratteneva<br />
a Giaffa annunciando il Vangelo,<br />
capitò un fatto straordinario<br />
che coinvolse Pietro e gli aprì le<br />
vie per la evangelizzazione ai pagani.<br />
Pietro e il centurione Cornelio<br />
Ecco come andarono le cose.<br />
“C’era in Cesarea un uomo<br />
di nome Cornelio, centurione della<br />
coorte Italica, uomo pio e timorato<br />
di Dio con tutta la sua famiglia;<br />
faceva molte elemosine al popolo e pregava<br />
sempre Dio” (At 10, 1-2). In visione<br />
gli apparve un angelo, che lo esortava a<br />
mandare dei servi a Giaffa per invitare<br />
“un certo Simone, detto anche Pietro”, a<br />
casa sua (At 10, 5).<br />
Una analoga visione, proprio nello stesso<br />
tempo, anche più complicata, era apparsa<br />
a Pietro. Per ben tre volte aveva visto<br />
calarsi dal cielo una tovaglia grande,<br />
sostenuta ai quattro lati, contenente “ogni<br />
sorta di quadrupedi e rettili della terra e<br />
uccelli del cielo” (At 10, 12), con l’invito<br />
a mangiarli. Se nonché Pietro si rifiuta inorridito,<br />
perché erano animali “immondi”<br />
per un Giudeo come lui: “No davve-<br />
ro, Signore, poiché io non ho mai mangiato<br />
nulla di profano e di immondo” (At<br />
10, 14).<br />
Al termine di questa strana, e per lui<br />
incomprensibile visione, ecco che bussano<br />
alla sua porta gli inviati di Cornelio<br />
che lo invitano a Cesarea, per incontrare<br />
il loro padrone. E Pietro va, non ancora<br />
consapevole di quello che sarebbe potuto<br />
accadere.<br />
Accolto con tutti gli onori dal centurione<br />
romano, Pietro alla fine domanda:<br />
“Vorrei sapere per quale ragione mi avete<br />
fatto venire?” (At 10, 29).<br />
Il centurione allora gli racconta della<br />
“San Giovanni Evangelista e San Pietro”, particolare, di Albrecht<br />
Dürer, Alte Pinakothek, Monaco.<br />
visione che aveva avuto e di come l’angelo<br />
gli avesse indicato il suo nome: “Ora<br />
dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo<br />
qui riuniti per ascoltare tutto ciò che<br />
dal Signore ti è stato ordinato” (At 10, 33).<br />
A questo punto Pietro capisce il senso<br />
delle cose che erano accadute, ed è ben<br />
lieto di accogliere i primi pagani nella Chiesa:<br />
“In verità mi sto rendendo conto che<br />
Dio non fa preferenze di persone, ma chi<br />
lo teme e pratica la giustizia, a qualunque<br />
popolo appartenga, è a lui accetto” (At<br />
10, 34-35).<br />
Lo Spirito Santo, che scese abbondantemente<br />
su di loro mentre stava ancora<br />
parlando, pose il suo sigillo sull’operato<br />
di Pietro, che per questo venne addirit-<br />
tura contestato da alcuni cristiani giudaizzanti<br />
al suo ritorno a Gerusalemme (At<br />
11, 1-18).<br />
Pietro di nuovo in prigione<br />
Qui lo troviamo di nuovo attivo fin<br />
verso il 42-43, quando il re Erode Agrippa<br />
I scatenò una feroce persecuzione contro<br />
i cristiani, in cui fu vittima illustre l’Apostolo<br />
Giacomo, fratello di Giovanni.<br />
Ma anche Pietro rischiò di fare la stessa<br />
fine. Arrestato, fu messo in prigione,<br />
ben custodito da “quattro picchetti di quattro<br />
soldati ciascuno, col proposito di farlo<br />
comparire davanti al popolo dopo la<br />
Pasqua” (At 12, 4). Se nonché durante<br />
la notte miracolosamente, per opera<br />
di un angelo, riuscì ad evadere<br />
dalla prigione. Ripresosi dallo<br />
stupore, “si recò alla casa di<br />
Maria, madre di Giovanni detto<br />
Marco, dove si trovava un buon<br />
numero di persone raccolte in preghiera”,<br />
proprio per lui (At 12,<br />
12).<br />
Dopo aver bussato ripetutamente<br />
alla porta, perché si stentava<br />
a credere che fosse Pietro evaso<br />
dalla prigione, finalmente quelle<br />
persone si decisero ad aprire,<br />
rimanendo stupefatte per l’accaduto.<br />
«Egli allora, fatto cenno con<br />
la mano di tacere, narrò come il<br />
Signore lo aveva tratto fuori dal<br />
carcere, e aggiunse: “Riferite questo<br />
a Giacomo e ai fratelli”. Poi<br />
uscì e si incamminò verso un altro<br />
luogo”» (At 12, 17).<br />
Quale sia questo “luogo” non<br />
lo sappiamo e San Luca sembra<br />
che abbia interesse a non rivelarcelo:<br />
la ipotesi più probabile è<br />
che si tratti di Antiochia di Siria,<br />
dove lo ritroveremo in occasione<br />
di un aspro scontro con Paolo<br />
(Gal 2, 11-14).<br />
La sua ultima comparsa l’abbiamo per<br />
la circostanza del così detto “concilio di<br />
Gerusalemme”, in cui si decise che non si<br />
dovesse imporre l’obbligo della circoncisione<br />
per i cristiani che provenivano dal<br />
paganesimo.<br />
È ancora Pietro che fa il discorso decisivo,<br />
là dove afferma: “Noi crediamo che<br />
per la grazia del Signore Gesù siamo salvati<br />
noi e nello stesso modo anche loro (i<br />
pagani)” (At 15, 11).<br />
Dopo questo, di Pietro il Nuovo Testamento<br />
non ci dice più nulla. Solo la<br />
tradizione successiva, a incominciare da<br />
Clemente Romano, ci dice che Pietro è<br />
davvero venuto a Roma, dove è stato ucciso<br />
nella persecuzione neroniana (67-68).<br />
IL ROSARIO E LA NUOVA POMPEI – 17 –<br />
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