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NESSUNA IMPRESA È UN'ISOLA - Trentino Sviluppo

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A cura di Sergio Remi <strong>NESSUNA</strong> <strong>IMPRESA</strong> <strong>È</strong> UN’ISOLA<br />

Consorzio BIM del Chiese<br />

Repubblica Italiana<br />

Ministero dello<br />

<strong>Sviluppo</strong> Economico<br />

Provincia autonoma<br />

di Trento<br />

Unione Europea<br />

FESR<br />

<strong>NESSUNA</strong> <strong>IMPRESA</strong> <strong>È</strong> UN’ISOLA<br />

Indagine sulle filiere di subfornitura<br />

della Valle del Chiese (<strong>Trentino</strong>)<br />

Quaderni di territorio<br />

volume 1<br />

A cura di Sergio Remi<br />

Gruppo di lavoro:<br />

Claudio Filippi, Maria Luisa Oliari,<br />

Walter Nardon, Iris Visentin<br />

Consorzio BIM del Chiese


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Sommario<br />

Premessa 3<br />

Presentazione 4<br />

1. Gli obiettivi della ricerca 6<br />

2. Filiere produttive e reti di impresa come soggetti di modernizzazione 9<br />

2.1 Le medie imprese committenti 11<br />

2.2 Le piccole imprese della subfornitura 14<br />

2.3 Dipendenza o imprenditorialità? La piccola impresa ad un bivio 16<br />

3. Le politiche della PAT a sostegno delle filiere produttive. 21<br />

4. I dati quantitativi sulle reti d’impresa in Valle del Chiese 24<br />

4.1 Il campione di imprese intervistate 24<br />

4.2 Le tipologie di impresa 25<br />

4.3 Forma giuridica e appartenenza a gruppi 27<br />

4.4 Età dell’impresa e fasi di sviluppo 31<br />

4.5 Genere e titolo di studio dell’imprenditore 33<br />

4.5 Addetti e fatturato 35<br />

4.6 La composizione del fatturato 44<br />

4.9 Modalità di produzione 48<br />

4.10 Strategie di esternalizzazione 50<br />

4.11 Forme di cooperazione tra imprese 52<br />

4.12 Mercati di vendita e di approvvigionamento 54<br />

4.13 Tecnologie e conoscenze 56<br />

4.14 Fattori di forza e di debolezza delle imprese 58<br />

4.15 Gli obiettivi strategici delle imprese e le progettualità di sviluppo 61<br />

4.16 Fattori di contesto necessari allo sviluppo delle imprese 64<br />

4.17 L’accesso al credito 66<br />

4.18 Rapporto con le associazioni di categoria 67<br />

5. L’impresa in quanto subfornitrice 69<br />

5.1 Numero di committenti e grado di dipendenza della subfornitura 69<br />

5.2 Chi sono i committenti delle imprese subfornitrici della valle del Chiese 72<br />

5.3 La localizzazione dei committenti 75<br />

5.4 Il rapporto con i committenti 78<br />

5.5 Le politiche di qualità lungo la filiera di subfornitura 82<br />

5.6 Tempi di consegna e termini di pagamento dal punto di vista del subfornitore 83<br />

6. L’impresa in quanto committente 84<br />

6.1 Chi sono i subfornitori delle imprese committenti della Valle del Chiese 84<br />

6.2 La localizzazione dei subfornitori 86<br />

6.3 I rapporti con i subfornitori 87<br />

6.4 Le politiche di qualità lungo la filiera di subfornitura 89


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

6.5 Tempi di consegna e termini di pagamento dal punto di vista dei committenti 91<br />

7. Conclusioni: strategie d’impresa e progettualità di sistema 92<br />

7.1 Le strategie delle imprese subfornitrici 94<br />

7.1.1 L’area della subfornitura dipendente 94<br />

7.1.2 Lo specialista “tendenzialmente” globale 94<br />

7.1.3 Il subfornitore guida 96<br />

7.2 Le strategie delle imprese committenti 97<br />

7.2.1 La delocalizzazione di fasi della filiera 97<br />

7.2.2 L’integrazione verticale 98<br />

7.2.3 La selezione e qualificazione dei subfornitori 99<br />

7.3 La governance del sistema 101<br />

Postfazione 103<br />

Le imprese che hanno partecipato all’indagine 105<br />

Nota ai testi e ringraziamenti 109<br />

Bibliografia 111


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Premessa<br />

Specificità territoriale e sviluppo economico spesso sono considerati antagonisti. Oggi però sta<br />

diventando opinione comune la necessità di pensare questo rapporto in termini totalmente nuovi.<br />

L’esperienza dei Patti territoriali in Provincia di Trento ha portato un esempio concreto di come<br />

l’attenzione verso il territorio e le sue peculiarità possa essere un concreto valore aggiunto per lo<br />

sviluppo socio-economico in zone altrimenti considerate svantaggiate.<br />

Questo studio ha analizzato le relazioni produttive di un territorio del <strong>Trentino</strong>, la Valle del<br />

Chiese, che ha goduto dell’esperienza dei patti territoriali, cercando di mettere in luce le relazioni<br />

produttive delle imprese presenti sul territorio e provando a individuare nuove strategie per la<br />

collocazione dell’attività imprenditoriale a livello locale su un mercato sempre più vasto e più<br />

concorrenziale.<br />

Un dato di partenza, che sottolinea la buona intuizione del progetto pattizio, è l’alto livello<br />

di concertazione raggiunto da soggetti pubblici e privati sul territorio: un aspetto determinante<br />

e di assoluta rilevanza, ma che questa ricerca dimostra non essere più comunque sufficiente per<br />

rimanere competitivi.<br />

L’apertura e la proiezione sui mercati esterni rappresentano oggi un dato di fatto non eludibile<br />

anche dai sistemi di piccole dimensioni. Nel caso specifico della Valle del Chiese e del suo sistema di<br />

subforniture radicato sul territorio, appare evidente come non sia più possibile rimanere solamente<br />

legati ad una logica di sviluppo incentrata sulla produzione manifatturiera. Innovare non significa<br />

solo migliorare gli aspetti produttivi, ma anche ricercare nuove soluzioni per lo sviluppo, partendo<br />

dalle collaborazioni a livello locale, fino all’inserimento in un contesto internazionale.<br />

La sfida per il futuro, in un territorio come quello trentino dominato da una serie di piccole<br />

e medie imprese che non definiscono però un vero sistema distrettuale, è quella di riuscire a fare<br />

sistema: fra singole realtà territoriali, ma con un’apertura sempre maggiore verso l’esterno.<br />

Gianluca Salvatori<br />

Assessore<br />

alla programmazione, ricerca e innovazione<br />

della Provincia autonoma di Trento


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Presentazione<br />

Il B.I.M del Chiese è da sempre impegnato per favorire il progresso economico e sociale delle<br />

popolazioni e del territorio della Valle. Tale impegno ha trovato un importante sostegno negli<br />

strumenti messi a disposizione dall’Unione Europea e dalla Provincia Autonoma di Trento, come<br />

il progetto Leader II, il patto territoriale ed il programma comunitario Azioni Innovative. L’utilizzo<br />

di questi strumenti ci ha consentito di avviare molte iniziative sia in campo sociale, sia in campo<br />

economico, ma quello che più conta, ci ha permesso di consolidare un’attitudine al confronto<br />

serrato e costante riguardo alle prospettive di sviluppo della nostra Valle. La capacità di collaborare<br />

tra amministrazioni pubbliche, imprese, comunità locali è ormai un dato acquisito in Valle del<br />

Chiese ed è un valore inestimabile che ci consente di essere protagonisti del nostro sviluppo. Il nostro<br />

modo di vivere e di lavorare è oggi condizionato da processi che sono spesso difficili da interpretare.<br />

La chiusura di importanti realtà industriali, la precarizzazione del lavoro, il venire meno di tante<br />

sicurezze che davamo per acquisite, sono fenomeni che possono produrre spaesamento, ma rispetto<br />

ai quali bisogna reagire consolidando la nostra capacità di fare rete per elaborare progetti di sviluppo<br />

condivisi. Fare “patto territoriale” non è un fatto episodico, ma una pratica costante di governo<br />

della nostra economia e del nostro territorio. La stessa riforma istituzionale avviata dalla PAT va<br />

nella direzione di una sempre maggiore assunzione di responsabilità da parte delle comunità locali<br />

nella definizione dei propri percorsi di sviluppo. Per accompagnare questo processo di assunzione<br />

di responsabilità non basta la semplice delega di poteri agli enti locali, è necessario trasferire<br />

metodologie e competenze che consentano di analizzare e comprendere le trasformazioni in atto<br />

e di elaborare conseguenti progettualità attraverso modelli di programmazione partecipata. In tale<br />

ottica, la Valle del Chiese, attraverso il BIM, è stato il primo territorio ad avere siglato un protocollo<br />

di intesa con <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA e ad avvalersi delle competenze dell’agenzia provinciale che<br />

oggi - grazie anche agli interventi del DOCUP - ha tra i suoi compiti prioritari quello sostenere le<br />

tante realtà del <strong>Trentino</strong> nella progettazione di iniziative di sviluppo locale. Con <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong><br />

è stato definito un programma di azione teso ad integrare le molte risorse e capacità imprenditoriali<br />

presenti nella Valle del Chiese, nei settori dell’agricoltura del turismo, dell’artigianato. La presente<br />

pubblicazione è un primo prodotto di questa collaborazione tra il BIM del Chiese e <strong>Trentino</strong><br />

<strong>Sviluppo</strong> SpA, ma altre iniziative sono in corso di realizzazione come la costituzione di una ESCo di<br />

Valle (Energy service company), un intervento di promozione dell’autoimprenditorialità e del lavoro<br />

autonomo indirizzato ai giovani, la creazione di un agenzia per la promozione delle “vacanze in<br />

baita”, la promozione di una filiera per la costruzione delle case in legno. Nel definire i possibili<br />

percorsi di sviluppo della Valle del Chiese ci siamo particolarmente concentrati sulle imprese<br />

manifatturiere, perché esse rappresentano lo “zoccolo duro” della nostra economia locale. La Valle<br />

del Chiese ha una lunga tradizione manifatturiera, in particolare nel settore della meccanica con<br />

forti integrazioni con l’area bresciana e nel settore del legno arredo. Si tratta di un tessuto diffuso di<br />

piccole imprese che hanno saputo attraversare le varie congiunture economiche, spesso negative,<br />

svolgendo anche un ruolo di compensazione rispetto alle crisi industriali succedutesi nel tempo sul<br />

nostro territorio. L’imprenditorialità diffusa che caratterizza la nostra economia è un patrimonio<br />

prezioso che va salvaguardato e aiutato ad evolvere in relazione alla nuove sfide che l’apertura<br />

dei mercati ci impone. Il patto territoriale ci ha consentito di canalizzare importanti investimenti<br />

a sostegno delle imprese, ma oggi ci sembra importante fare un salto di qualità nelle politiche<br />

industriali del nostro territorio.<br />

La presente ricerca ci restituisce l’immagine di un tessuto imprenditoriale sotto sforzo. Nel<br />

testo viene usato il termine “esplorazione pluralistica” per descrivere l’impegno diffuso delle<br />

nostre imprese, anche le più piccole, nell’esplorare nuove opportunità sui mercati sovralocali,


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

nel ricercare nuove integrazioni produttive tra imprese, nello sviluppo di sempre più alti livelli di<br />

specializzazione che consentano di qualificare il posizionamento nelle filiere di subfornitura, nel<br />

diversificare le proprie produzioni e nello sviluppare canali commerciali che consentano di operare<br />

direttamente sui mercati finali.<br />

L’innovazione tecnologica è ormai un dato in gran parte acquisito, ma sono molte le imprese<br />

che lamentano la difficoltà di reperire manodopera specializzata e che sottolineano la necessità di<br />

rafforzare il nostro sistema della formazione.<br />

Alcune nostre realtà - ancora poche - hanno cominciato ad affacciarsi direttamente sui mercati<br />

internazioni, altre - fortunatamente molte - lavorano in filiera con importanti imprese che già<br />

operano a livello internazionale.<br />

La ricerca descrive un processo di riposizionamento competitivo che le nostre imprese portano<br />

avanti individualmente, in ordine sparso, ma sono anche molti gli imprenditori che sottolineano<br />

l’esigenza di rafforzare la coesione interna al sistema produttivo locale per proiettarci con più forza<br />

sui mercati esterni.<br />

Sul territorio si evidenzia una fitta trama di relazioni produttive che si sono sviluppate in un<br />

complesso rapporto di cooperazione e competizione tra le imprese. Sono ancora deboli i rapporti<br />

di collaborazione stabili e formalizzati attraverso la costituzione di consorzi, gruppi di impresa,<br />

contatti di collaborazione, progetti di filiera.<br />

Oltre alla necessità di fare rete per essere più competitivi, la ricerca evidenzia una forte domanda<br />

di competenze. La progettazione, il design, l’organizzazione produttiva, la commercializzazione,<br />

l’approccio ai mercati, il rapporto con i clienti, la personalizzazione dei prodotti, diventano sempre<br />

più importanti per competere nel nuovo mercato. Specialmente per imprese come le nostre che,<br />

operando principalmente nel ciclo della subfornitura, hanno investito molto nella produzione,<br />

delegando ad altri le funzioni terziarie e commerciali.<br />

Dobbiamo investire molto nella crescita di un terziario locale, valorizzando il ruolo delle<br />

piccole realtà di servizio alle imprese che sul nostro territorio cominciano a nascere, specialmente<br />

nel campo della progettazione meccanica, dell’automazione, della consulenza informatica.<br />

La presente ricerca non ha ambizioni accademiche, vuole semplicemente essere un percorso<br />

di autoanalisi e di confronto con gli imprenditori. Le soluzioni non possono calare dall’alto, ma<br />

devono essere individuate accompagnando le tante strategie d’impresa in un’ottica di sistema. Il<br />

vero lavoro comincia adesso. Spero che gli imprenditori apprezzino questo sforzo e collaborino<br />

attivamente per individuare insieme progetti che consentano di rafforzare la capacità competitiva<br />

del nostro territorio.<br />

Vigilio Nicolini<br />

Presidente<br />

B.I.M. del Chiese


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

1. Gli obiettivi della ricerca<br />

La presente ricerca sulle relazioni produttive delle imprese della Valle del Chiese si colloca tra<br />

le iniziative previste dal protocollo di intesa siglato tra B.I.M. del Chiese e <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> spa. a<br />

sua volta inserito nell’intervento DOCUP avviato dalla Provincia Autonoma di Trento a sostegno<br />

dello sviluppo nelle aree obiettivo 2. Questo protocollo nasce dall’esigenza di dare uno sbocco<br />

evolutivo all’esperienza del patto territoriale della Valle del Chiese, in particolare per quanto<br />

riguarda il mantenimento e la valorizzazione del clima di collaborazione venutosi a creare tra i<br />

soggetti dello sviluppo locale.<br />

L’orientamento emerso a livello provinciale è quello di considerare conclusa la fase di<br />

sperimentazione dei patti territoriali come strumento “straordinario” di promozione dello<br />

sviluppo locale. Appare, comunque, plausibile che l’esperienza dei patti territoriali trovi una sua<br />

valorizzazione all’interno della Riforma Istituzionale avviata dalla PAT, dando origine a nuove<br />

forme di programmazione negoziata di carattere ordinario, estese anche a quei territori fino ad<br />

oggi privi dei requisiti di eleggibilità per il finanziamento dei Patti Territoriali.<br />

Ilprocessodidecentramentoalivellolocalediunaseriedifunzionidigovernoeprogrammazione<br />

dello sviluppo socio-economico e territoriale in un quadro competitivo sempre più aperto e<br />

complesso come quello attuale implica, infatti, la necessità di trasferire a livello locale saperi e<br />

pratiche di programmazione capaci di superare l’approccio localistico insito nello strumento dei<br />

Patti Territoriali.<br />

Nell’attuale scenario competitivo non è più sufficiente rafforzare la coesione interna al<br />

sistema locale. Le politiche di programmazione decentrata e negoziata dovranno essere finalizzate<br />

ad incrementare la proiezione dei sistemi locali sui mercati esterni, valorizzando le competenze<br />

distintive dei singoli territori. Questo implica una maggiore incentivazione di quei “fattori immateriali<br />

dello sviluppo” che consentono al sistema locale di trovare un proprio ruolo e collocazione in<br />

sistemi di mercato aperti alla competizione internazionale.<br />

Le politiche industriali assumono in tale contesto un ruolo di assoluta rilevanza e, nell’ambito<br />

del protocollo siglato tra BIM del Chiese e <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA, trovano uno specifico<br />

riferimento nell’obiettivo di avviare iniziative volte a consolidare il tessuto imprenditoriale<br />

della Valle del Chiese, con specifico riferimento alla integrazione delle filiere produttive,<br />

alla valorizzazione di circuiti di subfornitura evoluta e alla promozione dell’innovazione e<br />

dell’internazionalizzazione.<br />

L’ipotesi di lavoro nasce dalla constatazione che, se è vero che nella realtà trentina non sono<br />

individuabili specifiche realtà distrettuali, è anche vero che il <strong>Trentino</strong> rappresenta una piattaforma<br />

di piccole e medie imprese che disegnano un articolato sistema di relazioni produttive con il<br />

Veneto, la Lombardia, l’Emilia Romagna, l’Austria, la Germania, la Svizzera.<br />

Nel caso specifico, la contiguità geografica tra le province di Trento e Brescia, attraverso<br />

il naturale collegamento della Valle del Chiese, ha favorito lo sviluppo di importanti sinergie<br />

produttive, in particolare nei settori della meccanica e del legno, che meritano di essere indagate<br />

al fine di elaborare coerenti politiche di sostegno alla competitività delle imprese.<br />

Il sistema di relazioni produttive istaurate con la provincia di Brescia è testimoniato dagli<br />

stessi dati dell’ISTAT che individuano i Distretti industriali sulla base dei Sistemi locali del lavoro<br />

(SLL) comprendendo i comuni di Bondone, Brione, Castel Condino, Cimego, Condino e Storo<br />

all’interno del distretto meccanico delle valli bresciano (Figura 1).


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Figura 1 - Distretti Industriali (SLL) – ISTAT 2001<br />

✔<br />

SH2001_s.shp<br />

Alimentari<br />

Beni per la casa<br />

Cartotecniche e polig.<br />

Meccanica<br />

Oreficeria, strum. musicali<br />

Pelli, cuoio e calzature<br />

Prodotti in gomma e plast.<br />

Tessile e abbigliamento<br />

Nei decenni scorsi la Valle del Chiese ha vissuto un processo di industrializzazione che in<br />

buona parte si è alimentato di contaminazioni con il sistema distrettuale della fascia pedemontana<br />

lombarda: come avvenuto in tante altre vallate alpine, si è verificato il tipico processo di “risalita a<br />

salmone” del modello di industrializzazione diffusa.<br />

Attualmente, in Valle del Chiese stanno venendo al pettine i problemi strutturali di una<br />

zona che nel recente passato ha visto la crescita di una consistente presenza industriale, fatta di<br />

piccole aziende che lavoravano in conto terzi, e di aziende più grosse (da settanta a centocinquanta<br />

dipendenti) che avevano al di fuori dell’area i loro centri direzionali: anche unità produttive di<br />

aziende multinazionali.<br />

Nel corso degli anni ‘90 si è assistito alla chiusura di importanti realtà industriali. La prima<br />

fu la Nicolini, fabbrica storica di Pieve di Bono, specializzata nella costruzione di bagni di qualità.<br />

Successivamente, nel ’98 chiusero la Rheda e la FBZ di Condino ed il Calzificio di Storo, con circa<br />

duecento lavoratori lasciati a casa. Negli ultimi tempi si è assistito alla chiusura della sede di Storo<br />

della Lowara, industria vicentina affermata nella produzione di pompe idrauliche acquisita dalla<br />

multinazionale americana ITT.<br />

Finora la piccola impresa è riuscita a svolgere il ruolo di “camera di compensazione” rispetto<br />

al processo di crisi industriale, riassorbendo buona parte della manodopera espulsa dalla grande<br />

impresa. Nei tre poli di Storo, Darzo e Condino, con appendici a Pieve di Bono e a Roncone, sono<br />

oggi concentrate decine di piccole imprese, che danno lavoro a migliaia di residenti. Accanto al<br />

tessuto diffuso dell’artigianato sono cresciute imprese locali di maggiori dimensioni che hanno<br />

saputo sviluppare produzioni di alto contenuto tecnologico e qualificati rapporti di subfornitura,<br />

anche all’interno di filiere produttive internazionalizzate.<br />

La realtà locale si chiede oggi cosa accadrà in futuro. Le riflessioni avviate nell’ambito del<br />

Patto Territoriale hanno evidenziato la necessità di un ripensamento sullo sviluppo industriale<br />

della zona, volto a far fronte alle situazioni di debolezza manifestatasi negli ultimi anni. Attraverso<br />

l’elaborazione del patto territoriale il contesto locale cerca di dotarsi di strategie per:


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

• consolidare il radicamento delle imprese esterne sul proprio territorio, aumentando i fattori di<br />

attrattività di quest’ultimo;<br />

• valorizzare lo spin off di competenze e professionalità indotto sul territorio dai processi di<br />

ristrutturazione della grande impresa, attraverso meccanismi di creazione di impresa;<br />

• accompagnare il tessuto produttivo nei processi di apertura dei mercati.<br />

Il presente progetto di ricerca si colloca su una linea di continuità con le strategie definite dal<br />

patto territoriale, ponendosi gli obiettivi di:<br />

1) ricostruire la mappa delle filiere e delle relazioni produttive provinciali ed extraprovinciali in<br />

cui sono coinvolte le imprese della Valle del Chiese;<br />

2) ricostruire, attraverso interviste alle imprese committenti, i processi evolutivi delle filiere<br />

produttive in termini di strategie di mercato, innovazione, internazionalizzazione;<br />

3) indagare sulle modalità con cui le imprese di subfornitura (prevalenti nel contesto produttivo<br />

della Valle del Chiese) affrontano i processi evolutivi della filiera (innovazioni di processo e di<br />

prodotto, certificazione, logistica, ecc.);<br />

4) individuare i nodi problematici su cui concentrare le politiche ed i progetti di sviluppo a<br />

sostegno del tessuto produttivo della Valle del Chiese.<br />

L’obiettivo complessivo della ricerca è volto ad un superamento delle tradizionali politiche<br />

di sostegno alle imprese che, come avvenuto nell’ambito dei Patti territoriali, si sono fino ad oggi<br />

prevalentemente concentrate sul sostegno agli investimenti per l’acquisto di attrezzature e la<br />

realizzazione di aree artigianali. La necessità è oggi quella di:<br />

• consolidare le “reti lunghe” di mercato, favorendo e rafforzando il posizionamento delle nostre<br />

piccole imprese all’interno di reti e filiere produttive (o più in generale reti di imprese) in grado<br />

di operare sui mercati internazionali.<br />

• consolidare i “fattori immateriali” di sviluppo che sempre più ruolo svolgono all’interno<br />

di un sistema produttivo di lungo raggio fondato sulla progressiva smaterializzazione delle<br />

produzioni e sull’integrazione con i servizi.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

2. Filiere produttive e reti di impresa come soggetti<br />

di modernizzazione<br />

Quasi il 98 per cento delle imprese manifatturiere italiane conta meno di 50 dipendenti.<br />

Di queste, quasi l’83 per cento ha meno di nove dipendenti. Eppure sono proprio le piccole a<br />

costituire il motore trainante dell’economia italiana. E i dati lo dimostrano: il 25,5 per cento<br />

dell’occupazione nel settore si deve a loro, così come il 14,3 per cento del valore aggiunto<br />

dell’industria manifatturiera.<br />

Il dato più interessante emerso dal “Rapporto sulla Piccola e Media Impresa Italiana 2007”,<br />

realizzato da Unioncamere e Istituto Tagliacarne è la nuova propensione della piccola impresa<br />

italiana a creare relazioni e aggregazioni. Dall’indagine emerge che a manifestare segnali di ripresa<br />

più sensibile nel 2006 sono state proprio le imprese che, non potendo contare sulle dimensioni,<br />

“fanno massa”.<br />

Accanto al consolidamento delle relazioni di tipo verticale (evoluzione e qualificazione dei<br />

rapporti di subfornitura attivate dalle medie e grandi imprese) crescono le relazioni orizzontali<br />

tra piccole imprese di tipo equity 1 (gruppi di impresa, acquisizioni, fusioni) e no equity 2 (accordi di<br />

cooperazione, joint venture, associazionismo). Molte Pmi hanno capito che per essere competitive<br />

bisogna instaurare relazioni con altre imprese manifatturiere e di servizi a monte e a valle del ciclo<br />

produttivo.<br />

Da un punto di vista congiunturale, l’indagine sulle 3500 imprese del settore manifatturiero<br />

(consuntivo 2006 e aspettative 2007), realizzata in occasione del Rapporto Pmi, mostra che a<br />

manifestare segnali di una sensibile ripresa nel 2006-2007 sono state le imprese del Nord, quelle<br />

distrettuali, e più in generale le imprese che hanno relazioni con altre imprese, quelle di medie<br />

dimensioni, quelle della cosiddetta “Middle class” (ovvero la piccola impresa con caratteristiche<br />

di media impresa) e le imprese esportatrici. Al contrario, presentano ancora performance deboli ed<br />

in alcuni casi negative le imprese con meno di 9 addetti, quelle del Mezzogiorno, quelle orientate<br />

soprattutto sul mercato domestico e le imprese “isolate”.<br />

Tali dati portano a considerare in parte superata la visione declinista che individua nel<br />

nanismo imprenditoriale il principale limite del sistema produttivo italiano. Emerge una nuova<br />

specializzazione produttiva connessa alla capacità di produrre e commercializzare in reti che non<br />

sono più necessariamente di livello locale: vi è in sostanza, un’evoluzione dal “capitalismo dei<br />

distretti” al “capitalismo delle reti”.<br />

Abbiamo certamente ancora un problema di “dimensioni aziendali”, che va però interpretato<br />

in maniera corretta: esso non riguarda sempre e soltanto le dimensioni occupazionali, ma spesso<br />

riguarda le dimensioni “strategiche”. Per crescere come sistema, l’Italia ha bisogno di puntare<br />

1 Equity – Collaborazioni con partecipazione al capitale di rischio.<br />

2 No equity – Accordi tra imprese senza partecipazione al capitale di rischio.<br />

3 Nel rapporto Unioncamere Tagliacarne vengono definite “middle class” le imprese che pur essendo di piccole<br />

dimensione hanno adottato strategie, investimenti e comportamenti organizzativi, relazionali e di mercato che<br />

sono tipici di imprese più strutturate. In totale, in tale cluster rientrano 20 mila imprese che rappresentano il 3,7%<br />

dell’universo delle imprese (nel 2005 rappresentavano il 2,8%). Queste imprese, si rileva nel rapporto, sono meglio<br />

distribuite sul territorio rispetto alle medie imprese, anche se la presenza nel Nord del paese è numericamente molto<br />

più forte che nel centro (14,9% del totale) e nel mezzogiorno (9,7% del totale). Da un punto di vista settoriale i<br />

comparti di maggiore presenza della “middle class” sono il meccanico (18,1% del totale), il tessile-abbigliamento<br />

(14,7%), la lavorazione prodotti in metallo (12,8%), elettronica-mezzi di trasporto (10,7%) e pelli, cuoio e calzature<br />

(10,1%).


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

sia sulle grandi che sulle medie imprese, ma ha anche bisogno di un tessuto di piccole imprese<br />

efficienti, capaci di mantenere elevata la qualità dei prodotti, capaci di stare in filiera e pronte ad<br />

integrarsi all’interno di reti più ampie.<br />

Sull’efficienza dei sistemi locali di piccola impresa è ormai da tempo in corso un dibattito che<br />

riguarda la capacità della nostra struttura economica di stare all’interno dei processi di globalizzazione<br />

e della nuova economia. Nell’ambito di questo dibattito sono diversi gli analisti che parlano<br />

di scarsa competitività dei sistemi di piccola impresa e della fine delle economie distrettuali. Secondo<br />

questi analisti, se i mercati e le relazioni produttive sono ormai globalizzati, non hanno più<br />

senso quelle che erano le risorse tipiche dei distretti:<br />

• non hanno più senso i rapporti di contiguità tra le imprese, non è più necessario che committenti<br />

e subfornitori siano vicini. Per questioni economiche può essere conveniente trovare i fornitori<br />

all’altro capo del mondo, in paesi con un minor costo del lavoro;<br />

• non hanno più senso i saperi condivisi sul territorio oggi i saperi codificati che servono alla<br />

produzione, sono in gran parte formalizzati e facilmente trasferibili a distanza;<br />

• non hanno più senso le relazioni fiduciarie di vicinato la conoscenza diretta tra le imprese è stata<br />

sostituita con un complesso sistema di garanzie fatte di standard, certificazioni di qualità di<br />

prodotto e di processo, rating, sistemi di controllo a distanza.<br />

Quello che veramente conta è la capacità delle singole imprese di posizionarsi in cicli<br />

produttivi e di mercato di livello internazionale, di inserirsi nella rete di connessioni informatiche,<br />

di conoscere i codici di scambio internazionali, di certificarsi, ecc. Ed in effetti, molte aziende nei<br />

nostri sistemi produttivi locali hanno sviluppato queste capacità e competenze.<br />

In sostanza vi è una sorta di negazione del ruolo svolto dal territorio e dalle reti di relazioni<br />

produttive di piccola impresa a livello locale. Si rompe la simbiosi esistente tra imprese e territorio.<br />

A ben guardare, in questi ultimi anni le economie locali di piccola e media impresa, hanno subito<br />

parecchie trasformazioni e anche parecchi traumi. Banalizzando, si può dire che è avvenuto un<br />

processo di esplosione e selezione all’interno dei sistemi produttivi locali che si è manifestato in<br />

diversi modi:<br />

• c’è stata l’emersione di medie imprese che partendo dai distretti e dai sistemi produttivi locali<br />

si sono internazionalizzate, globalizzate, sono diventate le cosiddette “multinazionali tascabili”,<br />

che vanno per il mondo pur mantenendo un radicamento locale;<br />

• c’è stata una fortissima selezione delle imprese di subfornitura su criteri di qualità (selezione<br />

che ha colpito, in particolare, le imprese artigiane);<br />

• c’è stata la creazione di relazioni produttive che non sono più circoscritte nell’ambito territoriale<br />

locale o di distretto, ma ormai sono distribuite a livello planetario;<br />

• c’è stata una differenziazione dei prodotti e dei servizi offerti in funzione delle nuove domande<br />

di mercato (per questo sempre meno i distretti si identificano con un singolo prodotto,<br />

c’è stato un duplice processo di differenziazione e specializzazione delle produzioni su nicchie<br />

ad elevata sostenibilità economica);<br />

• c’è stata poi un’apertura in entrata attraverso gli investimenti realizzati da imprese esterne e<br />

gruppi multinazionali. Spesso i distretti sono diventati territori dove le multinazionali vengono<br />

a fare shopping di imprese.<br />

Nei sistemi produttivi locali si è venuta a disegnare una nuova e più complessa divisione del<br />

lavoro e del rischio tra impresa e territorio. Sul territorio oggi troviamo una maggiore complessità<br />

di attori economici:<br />

• poche grandi imprese globali, le transnazionali;<br />

• tante medie imprese che fanno investimenti diretti all’estero;<br />

• una moltitudine di medie e piccole imprese che fanno export;<br />

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• imprese virtuali, anche artigiane, che operano come general contractor;<br />

• imprese artigiane subfornitrici che operano anche su reti internazionali;<br />

• microimprese e tante forme di lavoro autonomo che operano nel ciclo dei servizi e della<br />

consulenza.<br />

La figura idealtipica dell’ “imprenditore mediocre” che, partendo dal sottoscala, ha dato origine<br />

allo sviluppo delle nostre economie distrettuali ha perso la sua centralità. Chi ce l’ha fatta è<br />

cresciuto ed oggi è una media impresa aperta alla competizione sui mercati internazionali, ben<br />

oltre quindi lo spazio del distretto o del mercato locale. Sono questi imprenditori che hanno fatto<br />

esplodere il distretto verso l’alto, facendo globalizzazione a medio e lungo raggio, ampliando la<br />

rete delle relazioni produttive al di fuori del contesto locale.<br />

2.1 Le medie imprese committenti<br />

Le medie imprese sono però anche il catalizzatore attorno cui oggi si “ricondensa” il nostro capitalismo<br />

molecolare e si ridisegnano le nuove filiere di produzione. Queste medie imprese fungono<br />

da “porta di sistema” tra locale e globale, sono un meta-organizzatore capace di fare evolvere, di<br />

innovare e di internazionalizzare, il loro retroterra di relazioni produttive. Partendo dalle strategie<br />

evolutive delle medie imprese committenti (leader di filiera) si può capire come i processi di<br />

innovazione si diffondono sul territorio, lungo i percorsi della subfornitura, e come possono essere<br />

ulteriormente sostenuti ed incrementati.<br />

La media impresa si presta molto bene a studiare l’economia della filiera entro cui l’impresa di<br />

media dimensione è quasi sempre attiva e partecipe:<br />

• in qualche caso, in un sistema frammentato come quello italiano, la media impresa è un’impresa<br />

leader, che organizza o influenza un segmento di filiera fatto da molti subfornitori e da molti<br />

autonomi centri di decisione;<br />

• in altri casi, la media impresa costituisce il terminale italiano di una rete transnazionale di<br />

grande scala e di grande ampiezza, dando luogo a quella dialettica tra locale e globale che<br />

caratterizza le grandi reti di divisione del lavoro;<br />

• infine, la media impresa è spesso un meta-organizzatore del territorio in cui è insediata, perché<br />

il suo successo competitivo è strategicamente legato alla capacità di fare evolvere il retroterra<br />

territoriale della subfornitura, nel senso e nei tempi richiesti dalla concorrenza.<br />

A fronte della crisi, vera o presunta, delle economie distrettuali di piccola impresa sono molti<br />

gli analisti che affidano le sorti evolutive del capitalismo italiano al ruolo che le medie imprese<br />

saranno capaci di svolgere nello scenario internazionale. L’elenco di queste medie imprese è<br />

fortunatamente lungo.<br />

Un recente rapporto Mediobanca – Unioncamere 4 sottolinea il ruolo svolto da 3.925 medie<br />

imprese italiane che vanno per il mondo, pur mantenendo un forte radicamento nei distretti<br />

e nei settori storici del capitalismo manifatturiero italiano: meccanica, beni per la persona e la<br />

casa, alimentare, gomma e plastica. Duemila di queste imprese si concentrano in 11 province da<br />

Torino a Vicenza, passando per Milano, Brescia, Bergamo, lungo la Via Emilia arrivando sino alla<br />

città adriatica. Delineano una geografia territoriale che coincide con il Club dei 15 che riunisce le<br />

associazioni confindustriali più esposte e votate all’export.<br />

4 “Le medie imprese industriali italiane” Unioncamere – Mediobanca 2006 (www.unioncamere.it)


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Figura 2 - Distribuzione territoriale delle medie imprese.<br />

Variazione del numero di medie e grandi Imprese<br />

manifatturiere nelle province italiane nel periodo -200<br />

2<br />

Le province distrettuali sono “generatrici” di medie<br />

imprese manifatturiere<br />

Province che hanno creato il<br />

maggior numero di medie imprese<br />

Province che hanno creato il<br />

maggior numero di medie imprese<br />

Treviso + Forlì-Cesena + 2<br />

2 Brescia + 2 0 Reggio Emilia + 2<br />

Bergamo + Ancona + 22<br />

Vicenza + 2 Mantova + 2<br />

Pesaro Urbino + Modena + 2<br />

Teramo + Prato + 20<br />

Bari + 2 Padova +<br />

Pordenone + 2<br />

Fonte elaborazione Fondazione Edison su dati Istat<br />

La distribuzione territoriale delle 3.925 medie imprese<br />

italiane individuate da Unioncamere-Mediobanca<br />

Il 79,6% di queste imprese ha l’intera produzione manifatturiera in Italia. Quelle cresciute nei<br />

distretti insistono più delle altre nella dimensione provinciale. Solo un 20,4% ha delocalizzato,<br />

con stabilimenti produttivi all’estero (10,5%) o con rapporti stabili di subfornitura con aziende<br />

estere (9,9%).<br />

Ogni media impresa è servita mediamente da 244 fornitori che altro non sono che quelle<br />

piccole imprese e quel pulviscolo di artigianato che agganciandosi alle filiere produttive<br />

alimentano i distretti e le piattaforme produttive del made in Italy. In tal senso, il rapporto<br />

Mediobanca Unioncamere descrive il capitalismo italiano come un “capitalismo a grappolo”:<br />

3.925 medie imprese globalizzate che attraverso le reti di subfornitura aggregano 140.000<br />

piccole imprese. Medie imprese che acquistano “fuori delle mura” (cioè dai piccoli) l’80% dei<br />

prodotti e dei servizi di cui hanno bisogno. Se per produrre è centrale il radicamento territoriale,<br />

(tenendo insieme la subfornitura di qualità e l’economia dei servizi), per commercializzare si<br />

va nel mondo: l’87% delle imprese ha clienti nei mercati esteri. I mercati di sbocco sono quelli<br />

dell’Unione Europea a 25 con particolare primazia del mercato tedesco e della nuova Europa<br />

ad Est.<br />

I dati della ricerca Unioncamere - Mediobanca segnalano anche un’alta tenuta dei distretti<br />

industriali nell’internazionalizzazione a prescindere dalle specializzazioni produttive. Se<br />

guardiamo al territorio ci accorgiamo che le crisi e le eccellenze tagliano in orizzontale il tessuto<br />

produttivo. Ci sono imprese nei settori tradizionali del made in Italy che ce l’hanno fatta, che


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competono brillantemente sui mercati internazionali e altre che perseverano nella ricerca di<br />

un mercato domestico che non esiste più. Nei fatti non esiste una crisi dei sistemi produttivi<br />

locali in quanto tali. Esiste una situazione di obbiettiva difficoltà di alcuni settori tradizionali e<br />

ad alta densità di manodopera che sono particolarmente esposti alla concorrenza asimmetrica<br />

asiatica. Il modello distrettuale in tanti altri settori continua a funzionare discretamente, non<br />

solo per l’efficienza delle sinergie tra le imprese delle filiere ma anche, come abbiamo visto,<br />

come “incubatore” di aziende leader capaci di conquistare un ruolo di leadership sui mercati<br />

internazionali.<br />

Il vantaggio competitivo delle imprese più dinamiche si fonda su fattori quali l’innovazione<br />

tecnologica e il recupero di efficienza, la riorganizzazione complessiva dei processi, la qualità del<br />

prodotto, il servizio al cliente e la riduzione del lead time di filiera, l’orientamento permanente<br />

all’innovazione di prodotto e all’offerta di varietà.<br />

Le imprese che si affacciano direttamente sul mercato finale hanno avviato processi di<br />

riqualificazione delle relazioni di fornitura, attraverso una valutazione comparata delle imprese<br />

subfornitrici, condotta non solo sulle variabili di costo, ma anche sulla diversa capacità delle<br />

aziende sub-fornitrici di adeguarsi a determinati standard codificati di prestazione. Si rinuncia al<br />

deterrente (che ha certamente funzionato in passato) della facile sostituibilità dei subfornitori,<br />

sostenuto dall’intensa concorrenza orizzontale ad ogni stadio della filiera e comunque attenuato<br />

da elementi di cooperazione. In base al nuovo orientamento, la selezione avviene ex-ante o nelle<br />

fasi iniziali del rapporto, successivamente la sostituzione o l’abbandono da parte del subfornitore<br />

sono interpretati dal committente come costi non recuperabili (sunk costs).<br />

Il consolidamento di reti di fornitura a livello locale, consente alle imprese leader di<br />

raggiungere un maggior livello di flessibilità nei confronti del mercato, grazie all’utilizzo<br />

di competenze sedimentatesi a livello locale. In quest’ottica tendono ad instaurarsi legami<br />

preferenziali e stabili con fornitori selezionati in grado di rispondere a standard definiti,<br />

diminuisce la sostituibilità degli attori relativamente ad alcune fasi del processo produttivo,<br />

aumenta la specificità degli investimenti in conoscenza associati ai rapporti di scambio di beni<br />

e servizi.<br />

Schematizzando, si può dire che queste medie imprese committenti hanno adottato, in materia<br />

di subfornitura, una logica selettiva che opera a tre livelli:<br />

• il primo corrisponde all’orientamento a de-localizzare in varie forme le attività relative alle<br />

prime fasi della filiera produttiva, a dimostrare che sono aumentati i gradi di libertà dei<br />

committenti nella scelta della localizzazione dei subfornitori;<br />

• il secondo livello si riferisce alla re-internalizzazione di alcune fasi del ciclo produttivo, come<br />

emerge dalle strategie di integrazione verticale messe in atto da alcune imprese-leader, in<br />

particolare attraverso la creazione di gruppi di impresa;<br />

• il terzo livello investe la qualità delle relazioni con i subfornitori: l'impresa che presidia il<br />

mercato finale è portata a selezionare e riqualificare la rete dei subfornitori cui fa ricorso, a<br />

promuoverne le competenze e la capacità di partecipare attivamente ai progetti innovativi, a<br />

sviluppare rapporti collaborativi e stabili.<br />

I tre livelli sono evidentemente collegati, in quanto la riduzione della platea dei subfornitori<br />

distrettuali (derivante dalle de-localizzazioni e/o dalle re-internalizzazioni) risulta associata alla<br />

riqualificazione delle relazioni produttive entro un diverso schema di regole prestazionali.<br />

A fronte di una domanda che diviene più selettiva si assiste, all’interno dei sistemi produttivi<br />

locali, al fenomeno tipico delle fasi di transizione competitiva: la marginalizzazione di una parte<br />

dell’universo delle piccole aziende subfornitrici e l’evoluzione dell’altra.


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2.2 Le piccole imprese della subfornitura<br />

La necessità di incrementare i processi di internazionalizzazione e di innovazione deve<br />

necessariamente confrontarsi con i limiti imposti dalla piccola dimensione di impresa che<br />

caratterizza i nostri sistemi produttivi locali. Non si può chiedere ad un’impresa artigiana di fare<br />

autonomamente ricerca e sviluppo o di esplorare i mercati esteri (non ne ha le risorse), però si può<br />

aiutare l’impresa artigiana ad essere attivamente partecipe all’interno di filiere produttive e<br />

reti di impresa in cui si fa innovazione e internazionalizzazione.<br />

Questo implica un’evoluzione del posizionamento delle piccole imprese all’interno della catena<br />

di produzione del valore verso un concetto di subfornitura “di qualità”, che coinvolge le competenze<br />

distintive, la capacità di iniziativa, le risorse relazionali del subfornitore, e che sarà sempre più<br />

importante (anche per il committente) ma dovrà avvalersi di un sistema di relazioni più evoluto, in<br />

cui sia possibile realizzare una maggiore condivisione di conoscenze, responsabilità, rischi.<br />

La subfornitura, specialmente in alcuni settori, come la meccanica o il legno, non è più la<br />

fornitura dipendente di qualche anno fa in cui l’impresa committente esternalizzava la semplice<br />

esecuzione di una particolare fase del ciclo produttivo. I dati della ricerca, riportati nei successivi<br />

paragrafi, evidenziano come già oggi le piccole imprese subfornitrici della Valle del Chiese sono<br />

attivamente coinvolte nelle fasi di progettazione, industrializzazione, commercializzazione del<br />

prodotto, fasi che implicano l’utilizzo di competenze e codici di scambio complessi.<br />

Non è vero, come alcuni sostengono, che nella piccola impresa e nell’impresa artigiana non<br />

c’è innovazione. Oggi gran parte del tempo di lavoro di un piccolo imprenditore è dedicato a<br />

gestire e rafforzare quelli che sono i fattori immateriali di produzione: l’organizzazione, la finanza, la<br />

commercializzazione, l’innovazione di processi e prodotti, la logistica, la sicurezza, l’ambiente, la<br />

progettazione, i marchi, la certificazione, l’immagine, la comunicazione.<br />

Sempre più la piccola impresa è impegnata ad acquisire e produrre linguaggi complessi<br />

e sempre più tali linguaggi rappresentano le discriminanti per il successo della sua attività. Le<br />

piccole imprese oggi fanno già integralmente parte dell’economia moderna e globalizzata. E questa<br />

modernità nel tessuto delle nostre microimprese la troviamo:<br />

• nel riferimento a mercati e a reti di produzione sempre più ampi, non più solo di dimensione<br />

locale;<br />

• nell’uso di risorse tecnologiche, organizzative, gestionali sempre più complesse;<br />

• nella crescente formalizzazione delle relazioni produttive e dei relativi codici di scambio;<br />

• nella progressiva smaterializzazione delle produzioni e nell’integrazione con i servizi.<br />

Quando la rete produttiva comincia ad essere una rete di processo estesa territorialmente, magari a<br />

livellointernazionale,c’èbisognodisviluppareconnettoriartificialicherendanoefficacelacomunicazione<br />

tra imprese, tra i diversi segmenti della produzione, e questo ha costretto molte piccole imprese e imprese<br />

artigiane a sviluppare linguaggi, codici, competenze, che diventano parte preponderante della<br />

produzione. A titolo esemplificativo possiamo considerare come connettori artificiali:<br />

• i sistemi di qualità che specificano le caratteristiche dei prodotti e dei processi e ne garantiscono<br />

il rispetto;<br />

• i linguaggi scientifici, tecnici, manageriali condivisi, che riducono l’ambiguità della comunicazione;<br />

• gli standard e le norme che rendono facile e affidabile lo scambio tra i diversi operatori di rete;<br />

• i laboratori di prova e misura, che rendono oggettive le caratteristiche tecniche dei prodotti e<br />

dei processi;<br />

• i codici CAD e gli oggetti virtuali costruiti secondo metodologie condivise a livello internazionale;<br />

• i servizi e i canali logistici che spostano merci e persone da un punto all’altro della rete;


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• i sistemi di assicurazione, assistenza tecnica, garanzia e pagamento;<br />

• i media della comunicazione a distanza (internet ecc.);<br />

• i canali di accreditamento presso i clienti e gli altri operatori della rete (le catene di franchising,<br />

le griffes, i marchi ecc.).<br />

Questi sono tutti codici di scambio che ormai sono entrati con forza nella quotidianità delle<br />

piccole imprese. O perlomeno, di certo, sono entrati nella produzione delle imprese che operano<br />

nei cicli della subfornitura, che proprio sulla capacità di internalizzare o meno questi linguaggi<br />

hanno dovuto subire una feroce selezione attuata dai loro committenti.<br />

Nei fatti, la sempre maggiore preponderanza di fattori immateriali nella produzione ha tolto<br />

all’impresa artigiana i suoi tradizionali caratteri distintivi (la manifattura, il coinvolgimento del<br />

titolare nella produzione, il sapere pratico, la dimensione locale del mercato e delle relazioni<br />

personali), e la fa sempre più assomigliare per un verso, all’impresa industriale che usa tecnologie e<br />

linguaggi complessi in un mercato globalizzato, e per l’altro ad un’impresa di terziario qualificato,<br />

in cui la manualità della produzione materiale è stata in buona parte sostituita dall’applicazione<br />

di saperi complessi.<br />

<strong>È</strong> sempre più difficile distinguere l’artigianato dall’industria e dal terziario, perché oggi<br />

artigianato, industria e terziario, parlano sostanzialmente gli stessi linguaggi complessi di una<br />

produzione che si fa sempre più immateriale il cui valore aggiunto è dato da conoscenze, qualità,<br />

simboli e servizi.<br />

Artigianato, piccola impresa e grande impresa non sono mondi separati. Le imprese si<br />

incontrano e collaborano a prescindere dalle loro dimensioni. La crescita dell’economia dipende<br />

dalla valorizzazione dello scambio reciproco. Il nostro sistema produttivo è “uno solo”: un sistema<br />

produttivo in cui operano grandi imprese transnazionali, medie imprese che si affacciano sui<br />

mercati internazionali, piccole imprese e tessuto diffuso degli artigiani che operano nei cicli della<br />

subfornitura di qualità, imprese terziarie e lavoratori autonomi che operano nel ciclo dei servizi.<br />

In tale quadro va inoltre evidenziato che il potenziale innovativo del nostro sistema produttivo<br />

non è solo nell’innovazione tecnologica in senso stretto, quanto piuttosto nella capacità di fare<br />

“produzioni complesse” che hanno un elevato grado di originalità perché si sviluppano in modo<br />

differente, in funzione del contesto sociale, culturale, territoriale. Produzioni complesse che si<br />

fondano sull’utilizzo:<br />

• di conoscenze applicative, cioè la capacità di interpretare i bisogni del mercato e proporre<br />

soluzioni originali;<br />

• di conoscenze organizzative, cioè la capacità di sviluppare flessibilità e adattabilità ai mercati;<br />

• di conoscenze connettive, cioè la capacità di muoversi in filiere, distretti, reti di cooperazione,<br />

di pescare le competenze dove ci sono, quando servono, di sviluppare reti di collaborazione a<br />

geometria variabile che si creano e si disfano in funzione delle domande e degli andamenti dei<br />

mercati.<br />

Non è la tecnologia che disegna la scena in cui si sviluppano le conoscenze applicative,<br />

organizzative, connettive, ma è vero, semmai, il contrario: sono queste ultime a dare forma alle<br />

strategie aziendali e a chiamare in causa l’innovazione tecnologica ogni volta che serve e nella<br />

misura in cui serve.<br />

Il dispiegarsi dell’economia della conoscenza non rende affatto obsoleto il rapporto con il<br />

territorio e le sue culture produttive, ma lo pone semmai su un piano più complesso. Oggi l’impresa<br />

è competitiva non in base a quanti sono gli addetti dentro le mura, ma in base all’estensione e<br />

articolazione delle sue reti: di mercato, di collaborazione, di supporto a nuove funzioni.


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Più le imprese sono piccole e più devono economizzare lo scarso capitale di cui dispongono,<br />

facendo leva sull’outsourcing, ossia sul capitale degli altri. In altre parole, più le imprese sono<br />

piccole e più devono “inventarsi” forme originali di modernizzazione dei loro cicli produttivi,<br />

che non passano per forti investimenti di capitali (che non potrebbero fare), ma per alleanze,<br />

collaborazioni, specializzazioni, focalizzazioni su nicchie produttive ad elevata sostenibilità.<br />

Il gioco dell’innovazione si basa sullo scambio delle conoscenze. Dallo scambio di informazioni<br />

ed esperienze tra diverse unità produttive spesso si realizzano innovazioni pari - e probabilmente<br />

anche migliori - di quelle che nascono nei laboratori di ricerca. I circuiti di uso della conoscenza<br />

e dell’innovazione non sono più esclusivamente interni ai confini proprietari di singole<br />

imprese, ma sono oggi circuiti tipicamente di filiera.<br />

2.3 Dipendenza o imprenditorialità? La piccola impresa ad un bivio<br />

La subfornitura tradizionale nasce dalla scomposizione dei prodotti e dei cicli produttivi in<br />

molti apporti specializzati (componentistica, lavorazioni, servizi), destinati ad essere ricomposti a<br />

valle per formare il prodotto finito. Le imprese che sono insediate, a valle, sul mercato dei prodotti<br />

finiti traducono la loro domanda in una domanda di componenti, lavorazioni e servizi che si<br />

rivolge, a monte, verso le imprese subfornitrici. Queste non hanno dunque, di regola, un rapporto<br />

diretto col mercato di destinazione finale del loro prodotto o servizio, ma sono intermediate dalle<br />

imprese committenti.<br />

Questo diverso rapporto col mercato è all’origine dello squilibrio strutturale tra committente e<br />

subfornitore. Tra impresa di subfornitura e committente si è formato tradizionalmente un rapporto che<br />

è fondamentalmente di dipendenza. Possono esserci diversi gradi di dipendenza, e diversi meccanismi<br />

che la “amministrano” e la riproducono. Si deve guardare al ruolo che le parti del contratto riescono ad<br />

esercitare nella fissazione dei prezzi, nella pattuizione delle clausole della fornitura, nella definizione<br />

della qualità della prestazione. Il potere contrattuale di ciascuna parte, nella relazione, dipende da<br />

molte cose, ma specialmente dalle competenze e dallo spirito di iniziativa possedute.<br />

Analizzando i modelli di relazione produttiva che si dispiegano sul territorio si possono<br />

trovare:<br />

• imprese di subfornitura contraddistinte da una maggiore sofferenza economica e che<br />

più direttamente sembrano subire le strategie di gerarchizzazione praticate dalle imprese<br />

committenti;<br />

• contrapposta a questa situazione di difficoltà troviamo imprese di subfornitura più dinamiche<br />

e decisamente proiettate in mercati nazionali ed esteri (corrispondenti in buona misura al<br />

modello dell'esplorazione pluralistica );<br />

• altre imprese di subfornitura intraprendono percorsi più mediati di apertura, nei quali è<br />

riconoscibile il ruolo delle imprese-leader (committenti) nel guidare la transizione verso forme<br />

più evolute di produzione e di rapporto con il mercato.<br />

Non basta, pertanto, rilevare il potere contrattuale che agisce sulle singole relazioni. Occorre<br />

vedere più in là: ricostruire la catena di fornitura, ossia il sistema del valore nei diversi anelli; e<br />

5 Modelli evolutivi di “esplorazione pluralistica”, si osservano quando alcuni soggetti che tradizionalmente operano solo<br />

all’interno del sistema locale (ad esempio, imprese di subfornitura) intraprendono scelte strategiche orientate alla maggiore<br />

autonomia e all’internazionalizzazione. <strong>È</strong> la rete produttiva nel suo complesso ad aprirsi ai mercati esterni al sistema locale,<br />

attraverso una pluralità di punti e di livelli di relazione con l’esterno (produttori di beni strumentali, imprese di filiera,<br />

imprese terminali, imprese terziarie, istituzioni distrettuali), mantenendo al contempo relazioni di rete locali.


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considerare il modo con cui ciascuna relazione di subfornitura contribuisce con la sua peculiarità<br />

(di dipendenza, cooperazione, concorrenza) al risultato complessivo del sistema. Lo studio della<br />

subfornitura come “anello” di una catena produttiva estesa, è oggi particolarmente rilevante se si<br />

tiene conto che il rapporto di subfornitura costituisce, in molti sistemi, uno degli epicentri della<br />

crisi che interessa il sistema più ampio.<br />

Mettere sotto “controllo” il sistema della subfornitura significa monitorare un campo ad<br />

elevata criticità. Si tratta, in sostanza di registrare, per ogni sistema della subfornitura, i cambiamenti<br />

nell’organizzazione dei cicli produttivi e nelle relazioni tra committenti e sub-contractors, i processi<br />

di selezione dei fornitori, le spinte verso la qualificazione della fornitura (standard, certificazione<br />

di qualità, sistemi di comunicazione, interattività), le strategie di ricerca di sbocchi alternativi a<br />

quelli tradizionali.<br />

Il problema di un monitoraggio e di una trasformazione governata dei sistemi di relazione tra<br />

imprese si pone in modo urgente, tenuto conto del fatto che l’evoluzione competitiva in corso<br />

genera rilevanti effetti di spiazzamento di intere fasce di piccole imprese, artigiane in particolare. La<br />

subfornitura costituisce, da questo punto di vista, il punto critico su cui concentrarsi per misurare<br />

i ritmi e le direzioni delle trasformazioni in corso e tarare gli interventi da compiere.<br />

La globalizzazione ha rimescolato in profondità le carte del gioco competitivo, non perchè<br />

penalizza i sistemi locali (come si diceva fino a poco tempo fa), ma perchè impone ai sistemi locali<br />

e alle piccole imprese la ricerca di formule imprenditoriali nuove, di nuovi “modelli di business”.<br />

Quelle formule o quei modelli che mettono in grado la piccola impresa e il sistema produttivo<br />

locale di utilizzare a proprio vantaggio le risorse della globalizzazione, in modo da non limitarsi a<br />

subire, ma da assumere come proprio il nuovo terreno della competizione.<br />

I nostri sistemi produttivi locali hanno sviluppato soprattutto una competenza manifatturiera:<br />

la loro forza sta nel saper produrre a costi bassi beni materiali di buona qualità e in piccola serie,<br />

adattandosi velocemente alla richiesta del committente o del mercato finale. La loro capacità di<br />

governare le fasi a valle della catena del valore – commercializzazione, distribuzione, pubblicità,<br />

moda, servizio al cliente finale – è estremamente limitata.<br />

Oggi, con l’emergere di concorrenti a basso costo che si situano proprio nella manifattura, e<br />

con l’estensione globale dei mercati, che allontana e diversifica i potenziali clienti, la manifattura<br />

rischia di essere l’osso che lascia agli altri – ai produttori dei significati immateriali – per così dire,<br />

la polpa del business.<br />

La smaterializzazione della produzione deriva dal fatto che i prodotti acquistano una quota<br />

crescente di valore in funzione delle loro qualità “immateriali” come il disegno, il significato,<br />

il livello di servizio, l’affidabilità che esse hanno per l’utilizzatore. Nella catena del valore sta<br />

crescendo la quota del valore che è attribuita a chi fornisce questi tipi di servizi (ideativi, estetici,<br />

comunicativi, di garanzia, ecc.) rispetto a chi svolge un puro ruolo manifatturiero.<br />

Sempre più le funzioni di manifattura standard hanno margini decrescenti; mentre il valore si<br />

concentra nelle funzioni di servizio (produrre piccole serie, per impieghi ad hoc, dare un prodotto/<br />

servizio personalizzato, fornire una prestazione just in time, garantire una certa qualità o un<br />

certo risultato) e in funzioni cognitive (ideazione, progettazione, design, moda, comunicazione,<br />

commercializzazione, controllo, ecc.) In ambedue i casi, l’immateriale conta più del materiale,<br />

l’uomo più della macchina.<br />

Dietro questi fenomeni non stanno solo circostanze di breve termine (instabilità, apertura di<br />

certi mercati prima chiusi ecc.), ma tendenze a lungo termine che si rafforzeranno col passare del<br />

tempo. In particolare spingono nelle direzioni sopra indicate alcune caratteristiche della domanda


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(più sofisticata, più simbolico-immateriale, più varia e variabile) e la risposta che questa domanda<br />

tende a trovare in un’offerta che è capace di autoalimentarla, sulla base delle nuove tecnologie della<br />

comunicazione (comunicazione interattiva e multimediale a distanza) e dell’intelligenza artificiale<br />

(automazione flessibile).<br />

L’evoluzione tecnologica richiede alle nostre imprese un più forte investimento in competenze<br />

interne (conoscenze e ricerca) e in media comunicativi (informatica, telematica, linguaggi formali,<br />

livelli di istruzione e formazione del personale). Il progressivo passaggio dalla logica push (produzione<br />

per il magazzino in funzione di previsioni di vendita) alla logica pull (produzione “tirata” dal<br />

mercato) nell’organizzazione della produzione, avrà effetti sempre più importanti sul rapporto<br />

fornitore-cliente (interattività comunicativa, co-progettazione, condivisione dei linguaggi e della<br />

qualità).<br />

Vi è, poi, un ulteriore elemento di crisi dei nostri sistemi produttivi di piccola impresa, che non<br />

viene dalla globalizzazione, ma nasce dall’interno: dall’esaurimento delle risorse locali. I sistemi<br />

di piccola impresa, in passato, sono cresciuti in estensione, mettendo al lavoro – con tecnologie<br />

moderne – quote crescenti di lavoratori disoccupati o sotto-occupati, provenienti da settori a bassa<br />

produttività (come l’agricoltura e il terziario tradizionale). Le fabbriche si sono moltiplicate grazie<br />

alla disponibilità, in loco, di lavoratori in eccedenza. Oggi tutto è cambiato: le riserve di lavoro<br />

locale si sono esaurite, un po’ per il successo ottenuto dalle produzioni distrettuali, e un po’ per<br />

quel processo di de-natalità che promette di ridurre notevolmente, anche per il futuro, le forze di<br />

lavoro disponibili. Va inoltre aggiunto che nel territorio, quasi ovunque in Italia, la crescita delle<br />

aziende e la loro ulteriore moltiplicazione è strozzata da una strutturale carenza di aree e da un<br />

preoccupante sovraccarico delle infrastrutture e dell’ambiente.<br />

Globalizzazione, smaterializzazione ed esaurimento della crescita estensiva pongono vincoli<br />

severi alla crescita dei sistemi produttivi locali nei prossimi anni. Per un verso ridanno fiato alle<br />

economie di scala, legate alla capacità di operare su un ambiente vasto e differenziato come<br />

l’economia della globalità e della smaterializzazione, dall’altro rompono con la cultura storica dei<br />

sistemi produttivi locali, basata sulla contiguità fisica, sul rapporto diretto tra persone, sul sapere<br />

pratico e sulla ripetitività e stabilità dei rapporti (stessi fornitori, stessi clienti), nello spirito del clan<br />

familiare o locale.<br />

A fronte di questi cambiamenti le piccole imprese che operano nel ciclo della subfornitura<br />

possono “resistere” riducendo i prezzi, tagliando i costi all’osso o investendo in nuove macchine,<br />

ma alla fine c’è il rischio che strategie soltanto difensive non riescano a raggiungere il traguardo di<br />

consolidare relazioni produttive e di mercato che si vanno comunque sfilacciando.<br />

Per reggere le sfide della competizione globale la piccola impresa deve essere in grado oggi di<br />

riconfigurare il proprio sistema del valore attraverso un investimento relazionale, sia all’interno<br />

che all’esterno del sistema produttivo locale, ed un investimento cognitivo nella creazione di<br />

una competenza distintiva a carattere fortemente specializzato. Tre sono le strategie di risposta<br />

all’altezza della sfida:<br />

1) Condividere la strategia del committente, o comunque del leader, che sta costruendo la propria catena<br />

transnazionale del valore e che ha bisogno di alleati, proprio per superare lo startup iniziale.<br />

Per una piccola impresa che opera in un sistema di subfornitura, il problema del riposizionamento<br />

competitivo si pone attraverso il suo essere parte attiva di una filiera che si evolve, che investe e rischia<br />

quanto serve per superare gli ostacoli che si trova di fronte. Se la filiera in cui ci si trova non è vitale,<br />

bisogna con urgenza cercarsene un’altra e cominciare a guardarsi seriamente in giro in cerca di nuovi<br />

soci, nuovi luoghi, nuove alleanze. Dal punto di vista competitivo, si può giudicare vitale la propria


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filiera se in essa si enucleano alcune imprese (le più disponibili a fare da battistrada) che si proiettano<br />

verso il globale e verso l’immateriale, in una delle tante forme possibili. I cambiamenti richiesti<br />

dalla globalizzazione e dalla smaterializzazione non devono necessariamente essere intrapresi da<br />

tutte le imprese della filiera contemporaneamente, ma da alcune imprese soltanto, ovvero, le impreseleader<br />

che esplorano pionieristicamente la nuova frontiera della globalità e della smaterializzazione,<br />

e che con l’esperienza acquisita in ambito internazionale possono produrre ricadute cognitive sulle<br />

reti di subfornitura ed eventualmente sugli imitatori più attenti e capaci. La questione chiave di<br />

tale strategia è l’apertura del sistema che fa capo all’impresa committente: questa apertura è oggi<br />

ammessa e perseguita dai committenti più accorti, ma costituisce un interesse chiave anche per i<br />

subfornitori che investono nelle proprie competenze e relazioni, avviandosi a divenire “fornitori”<br />

tout court. Perchè la posizione di dipendenza evolva verso una di interdipendenza e di cooperazione<br />

<strong>È</strong> utile che il sistema di relazione in cui si sviluppa il rapporto tra fornitore e committente non sia<br />

esclusivo, ma moderatamente aperto verso alternative e possibilità che stanno all’esterno.<br />

2) Trovare nuovi committenti diversi dai tradizionali e dunque esterni al sistema locale o addirittura<br />

internazionali;<br />

Molte imprese di minori dimensioni, operanti in fasi intermedie della filiera, sviluppano<br />

formule competitive originali e avviano percorsi autonomi di internazionalizzazione e ampliamento<br />

del proprio sistema del valore, instaurando rapporti continuativi con attori esterni all’ambiente<br />

locale. La crescente frequenza dei rapporti con soggetti esterni all’ambiente locale impone a queste<br />

imprese l’adozione di meccanismi formali volti ad attivare e a supportare gli scambi di beni, servizi<br />

ed informazioni che non si possono evidentemente avviare su basi sociali e culturali condivise,<br />

come accade invece per le relazioni fortemente “localizzate” che coinvolgono gli attori distrettuali.<br />

Tale strategia può essere attuata con diverse modalità, le più diffuse sono:<br />

• La specializzazione/internazionalizzazione della subfornitura. In questo caso il soggetto di<br />

riferimento è l’azienda subfornitrice, spesso artigiana, che si specializza nella realizzazione di<br />

un componente o di una fase di lavorazione, industrializza il processo, sviluppa un patrimonio<br />

di conoscenze tecnologiche di prodotto o di fase, amplia il mercato di riferimento oltre i clienti<br />

locali. Percorsi di questo tipo possono anche partire dall’interno delle reti di subfornitura che si<br />

organizzano intorno ad alcune imprese-leader, intrapresi da aziende che - grazie all’esperienza<br />

acquisita nell’ambito della rete originaria - sviluppano capacità autonome e molto specializzate<br />

di produzione. Un passaggio ulteriore si ha, quando la specializzazione si combina non solo<br />

con l’ampliamento geografico del mercato, ma anche con la diversificazione degli sbocchi<br />

settoriali La correlazione tra strategia di specializzazione e crescita dimensionale dell’impresa<br />

non risulta scontata, anche se in letteratura esistono casi clamorosi al riguardo, in cui l’azienda<br />

arriva ad assumere il ruolo di subfornitore globale .<br />

• L’assunzione del ruolo di subfornitore-guida: formula imprenditoriale innovativa realizzata da<br />

aziende subfornitrici che diventano organizzatori di reti a monte gestendo l’interfaccia con<br />

clienti (industriali o di altro tipo) non necessariamente localizzati nel distretto e talvolta<br />

dispersi a livello mondiale. Il prodotto realizzato da queste aziende è in genere complesso<br />

e caratterizzato da elevata varietà e variabilità, il che richiede un adeguato sviluppo delle<br />

6 Nei distretti mobilieri ci si imbatte con una certa frequenza in questa tipologia evoluta di subfornitura, sia con<br />

riferimento alle specializzazioni di fase (tornitura, verniciatura, intarsio industriale etc.) che alla produzione di un’ampia<br />

varietà di componenti. Un passaggio ulteriore si ha quando la specializzazione si combina non solo con l’ampliamento<br />

geografico del mercato ma anche con la diversificazione degli sbocchi settoriali. Un esempio è offerto dal percorso<br />

evolutivo della Ilcam di Manzano, che conduce una piccola impresa di curvatura del legno, completamente immersa nel<br />

distretto, a ridefinire il prodotto (antine per cucine componibili) e a ricostruire in tappe successive le fonti del vantaggio<br />

competitivo. Oggi l’azienda si autopercepisce come subfornitore globale, con un fatturato intorno ai cento miliardi e un<br />

portafoglio-clienti che include importanti produttori sparsi in vari paesi del mondo (Grandinetti, 1998)


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20<br />

competenze di progettazione. A differenza del caso precedente la specializzazione non si riferisce<br />

al mercato ma al presidio di un cluster di conoscenze e di tecnologie produttive: l’impresa<br />

occupa un anello intermedio che incrocia diverse catene del valore. La prima dimensione<br />

del vantaggio competitivo è la flessibilità, ossia la capacità di presidiare una molteplicità di<br />

destinazioni e di esigenze di clienti diversi nell’ambito della propria attività specializzata. Un<br />

secondo connotato distintivo di questi subfornitori di “scopo” consiste nel funzionare da<br />

capofila per reti di subfornitori di primo livello.<br />

3) Integrarsi a valle, magari avvalendosi per le forniture degli altri terzisti locali, e interfacciarsi<br />

direttamente con il mercato.<br />

Il tentativo di trovare una soluzione efficace al problema degli sbocchi di mercato è un aspetto<br />

che diverse piccole imprese dinamiche condividono con i più complessi modelli strategicoorganizzativi<br />

delle imprese-leader. Naturalmente, nei due casi, risultano diverse le formule e i percorsi<br />

che conducono l’impresa a superare quello che in passato ha rappresentato un cronico punto di<br />

debolezza di molti sistemi produttivi locali: la modesta capacità di presidiare i mercati esteri (e<br />

quello nazionale). La strategia di “discesa” verso il mercato spesso si accompagna al mantenimento<br />

dell’attività conto terzi, che affianca la vendita sul mercato finale. Si possono enucleare tre possibilità<br />

per le piccole imprese che operano (o cercano di operare) sul mercato finale.<br />

• Strategie di nicchia: una situazione ricorrente è rappresentata da piccole imprese che realizzano<br />

prodotti finiti e intraprendono strategie di nicchia ad elevata sostenibilità. Opzioni strategiche<br />

di questo tipo possono essere fondate sull’evoluzione del prodotto per usi specifici, la<br />

differenziazione spinta per segmenti circoscritti del mercato, la capacità di realizzare prodotti<br />

specifici e appropriati in relazione alle caratteristiche della domanda di particolari mercati.<br />

• Terziarizzazione commerciale: è intrapresa dalla piccola impresa manifatturiera che modifica<br />

radicalmente il rapporto tra attività produttiva e funzione commerciale a favore di<br />

quest’ultima, con intensità che può variare dalla società commerciale pura o di progettazione/<br />

commercializzazione a quella che invece mantiene all’interno le fasi terminali dell’assemblaggio<br />

e del confezionamento dei prodotti. Al di là di queste differenze, la configurazione delineata<br />

implica comunque un considerevole investimento in risorse di marketing.<br />

• Cooperazione orizzontale: se i tradizionali consorzi promossi dal soggetto pubblico o associativo<br />

per operare nel campo della promozione/vendita attraversano una fase di crisi e di ripensamento,<br />

sono emerse nei sistemi produttivi locali nuove forme di cooperazione orizzontale. Dai diversi<br />

consorzi nati dal basso piuttosto che dall’alto, da imprese che condividono un progetto, in<br />

genere relativo alla commercializzazione o alla produzione di servizi, alla formazione o a<br />

politiche di trasferimento tecnologico. Il processo generativo del consorzio si distingue dalle<br />

modalità tradizionali per la forte selettività, solitamente la base associativa risulta quasi sempre<br />

circoscritta ad un nucleo limitato di imprese.<br />

Un’ampia varietà di formule imprenditoriali consente al sistema produttivo locale nel suo<br />

complesso di aprirsi ai mercati attraverso una pluralità di punti e di livelli di relazione con l’esterno<br />

(produttori di beni strumentali, imprese di filiera, imprese terminali, imprese terziarie), mantenendo<br />

al contempo relazioni di rete locali. Emergono subfornitori fortemente internazionalizzati<br />

(specialisti globali), che comunque mantengono rapporti con il sistema locale, ma anche inedite<br />

specializzazioni di sistema, innovative e altrettanto globali. Le funzioni integrative da “sistemista”<br />

(funzione di collegamento tra produttori specializzati e utilizzatori particolari) non sono esclusivo<br />

appannaggio delle imprese leader, ma anche di piccole imprese particolarmente dinamiche.<br />

Pur diventando nesso territoriale di reti più ampie, il sistema produttivo locale tende –<br />

attraverso la coesistenza di diverse formule imprenditoriali - a mantenere la propria identità e la<br />

tipica coesione sistemica.


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3. Le politiche della PAT a sostegno delle filiere produttive<br />

Sul piano delle politiche pubbliche il supporto a progettualità di filiera presenta diversi<br />

vantaggi:<br />

• la possibilità di valorizzare il ruolo delle imprese leader presenti sul territorio che, in virtù della loro<br />

proiezione sui mercati internazionali, possono fungere da “porta di sistema” collegando il sistema<br />

produttivo locale ai mercati globali e fungere da meta-organizzatore capace di fare evolvere, di<br />

innovare e di internazionalizzare, il loro retroterra territoriale di relazioni produttive;<br />

• la possibilità di sostenere la crescita e la qualificazione del tessuto diffuso della piccola impresa e<br />

dell’impresa artigiana che, partecipando attivamente alle filiere di produzione, partecipano anche<br />

a processi di innovazione e internazionalizzazione che singolarmente non potrebbero affrontare,<br />

evolvendo verso forme di produzione e d’impresa sempre più qualificate e complesse;<br />

• infine, la possibilità di contrastare i processi di delocalizzazione delle imprese in aree a minor costo<br />

del lavoro, puntando sul radicamento delle stesse all’interno di un contesto produttivo locale<br />

fondato su un sistema evoluto di subfornitura di qualità e su una ricca dotazione di competenze.<br />

Gli elementi portanti della strategia della Provincia Autonoma di Trento (PAT) in materia di<br />

politica industriale possono essere così sintetizzati:<br />

a) forte incentivazione della ricerca svolta dalle imprese, confermando l’elevata intensità delle<br />

agevolazioni, anche a fronte di un’esplosione delle domande, grazie alla destinazione di<br />

maggiori risorse finanziarie;<br />

b) rafforzamento delle politiche di contesto;<br />

c) maggiore selezione dei progetti d’investimento, con la messa a punto di un nuovo sistema<br />

di priorità cui sono riconosciuti adeguati livelli di incentivi, unitamente al mantenimento<br />

di un sostegno degli investimenti a priorità generica, seppur in misura ridotta rispetto alla<br />

situazione precedente;<br />

d) semplificazione delle procedure amministrative.<br />

Il sistema degli incentivi provinciali resta nel suo insieme rivolto alla generalità delle imprese,<br />

poiché si ritiene che in un sistema produttivo sostanzialmente despecializzato, con una predominanza<br />

di piccole dimensioni aziendali, sia ragionevole puntare non solo sulle iniziative di grande evidenza<br />

economica e tecnologica e sulla ricerca di frontiera, ma anche sull’innovazione trasversale e diffusa<br />

della base produttiva esistente, che nel suo complesso ha fin qui mostrato una buona capacità di<br />

resistenzaaiciclinegatividell’economia.Infatti,anchenell’individuazionedellenuovepriorità(crescita<br />

dimensionale, innovazione, qualità e promozione delle piccole imprese) si è mantenuto il criterio<br />

della caratterizzazione dell’investimento a prescindere dal settore cui le imprese appartengono.<br />

Nell’attuale contesto competitivo, le imprese trentine esprimono esigenze articolate, che<br />

richiedono alle politiche industriali una diversificazione degli interventi, al fine di rendere ancora<br />

più efficace l’azione di governo locale dell’economia. Una possibile strada è già indicata nella<br />

disciplina attuativa della legge provinciale /1999, approvata dalla Giunta provinciale con la deliberazione<br />

n. 2804 di data 22 dicembre 200 , che, pur nell’ambito di un contesto produttivo differenziato,<br />

sottolinea l’opportunità di caratterizzare e consolidare i rapporti di collaborazione e le reti tra<br />

imprese all’interno di specifiche filiere produttive individuate dalla Giunta provinciale sulla<br />

base di appositi progetti .<br />

7 Vedasi deliberazione Giunta provinciale n. 2804/200 citata, ed allegati relativi al settore industria – allegato B, punto 1.1.11,<br />

comma , lett. b), c), d) – e al settore artigianato – allegato C, punto .1.1, comma 4, )<br />

2


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L’obiettivo da perseguire è il rafforzamento della base produttiva trentina, anche valorizzando<br />

la presenza di imprese a capitale esterno e la loro stretta integrazione con l’imprenditoria locale,<br />

specie alla presenza di una riconosciuta competenza tecnologica.<br />

In tale ottica, l’azione stimolatrice pubblica si orienta alla qualificazione delle relazioni<br />

intercorrenti all’interno del sistema produttivo, accompagnando le evidenti trasformazioni della<br />

struttura organizzativa e produttiva delle imprese che sempre più adottando modelli relazionali<br />

complessi fondati su rapporti e alleanze strategiche, reti di forniture, rapporti contrattuali<br />

innovativi.<br />

Nei fatti, in provincia di Trento la valorizzazione delle filiere produttive e dei processi di<br />

integrazione tra imprese è stata perseguita sin dall’inizio dell’applicazione della legge provinciale<br />

6/1999 e, coerentemente con le vocazioni del territorio, è stata declinata in vari modelli di<br />

intervento:<br />

• le attività del settore estrattivo hanno trovato un importante riferimento nelle<br />

politiche volte al riconoscimento del “Distretto del porfido e delle pietre trentine”<br />

ed al rafforzamento dei legami tra imprese in termini di partnerships, rapporti commerciali,<br />

integrazioni produttive, rapporto con il mercato del lavoro;<br />

• nel settore legno sono attive diverse iniziative che fanno capo al progetto “Sistema legno<br />

<strong>Trentino</strong>” volto a valorizzare tutta la catena di processi produttivi che permettono di ottenere<br />

il prodotto finito – identificabile anche attraverso marchi e con caratteristiche originali –<br />

coltivato, lavorato o assemblato in <strong>Trentino</strong>;<br />

• in altri settori produttivi, la legge provinciale 11 marzo 2005, n. 3, prevede specifici incentivi<br />

per i “patti di prodotto”, ovvero agevolazioni per consorzi e società consortili costituiti tra<br />

imprese al fine di favorire la produzione in forma integrata di beni o servizi che rispondano ad<br />

esigenze di riconoscibilità dei valori qualitativi, organizzativi ed etici del sistema economico<br />

locale;<br />

• il Programma di sviluppo provinciale per la XIII legislatura, prevede un progetto per la creazione<br />

di un “Distretto tecnologico per l’energia e per l’ambiente”, in questo caso l’azione<br />

della pubblica amministrazione è rivolta a creare le condizioni per la costruzione di un legame<br />

forte con il territorio, concentrando gli interventi, e a rendere più ricco di risorse e opportunità<br />

l’ambiente in cui l’impresa attua il proprio progetto industriale.<br />

• infine, uno specifico riferimento alla valorizzazione delle filiere di subfornitura e del ruolo<br />

di imprese leader può essere trovato nel progetto “Filiera Dana” volto a radicare il ruolo<br />

produttivo della multinazionale americana, specializzata nella produzione di assali per<br />

fuoristrada e trattori, nel contesto locale attraverso l’incentivazione di iniziative di trasferimento<br />

tecnologico e di formazione lungo tutta la filiera di subfornitura.<br />

I modelli di intervento sopra elencati, alcuni dei quali caratterizzati da un approccio<br />

sperimentale, fanno chiaramente riferimento a diverse strategie di cooperazione ed integrazione dei<br />

cicli produttivi (distretti, consorzi, filiere di subfornitura, patti di prodotto) a differenti strutture di<br />

collaborazione e tipologie di imprese. Nel loro complesso denotano, comunque, una forte volontà<br />

di orientare le politiche industriali della PAT verso una promozione di reti di impresa capaci di<br />

incrementare l’integrazione e la competitività internazionale del sistema produttivo trentino.<br />

Il provvedimento della Giunta Provinciale relativo al “Progetto filiera Dana” 8 parte dal<br />

presupposto delle “evidenti trasformazioni della struttura organizzativa e produttiva delle imprese e<br />

dei loro confini” e dei “ modelli relazionali complessi fondati su rapporti e alleanze strategiche, reti di<br />

8 Deliberazione della Giunta provinciale n. 1325 del 30 giugno 2006<br />

22


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forniture, rapporti contrattuali innovativi” e dichiara lo stato scopo strategico di “valorizzare le funzioni<br />

che le imprese mettono in campo nell’attuare tali variegate tipologie organizzative e nel coordinare, su basi<br />

tendenzialmente orizzontali, segmenti di complesse attività produttive”.<br />

In effetti – si legge ancora nelle premesse del documento – “ fra le singole imprese appartenenti<br />

a strutture reticolari che, di fatto già operano e che il presente progetto intende far emergere, si istaura<br />

infatti per lo più una relazione fondata non su di un potere eteronomi, ma sull’interdipendenza reciproca<br />

e sul reciproco scambio di informazioni, di professionalità espresse dal personale in esse occupato. Tali<br />

modificazioni dell’organizzazione produttiva e tali fenomeni d’interazione reticolari non riguardano ambiti<br />

dimensionali predeterminati, né coinvolgono esclusivamente situazioni interne al sistema economico locale;<br />

infatti in alcuni casi, la rete di relazioni tra imprese trentine rappresenta un segmento di una rete più ampia<br />

che si estende a livello nazionale o internazionale”<br />

2


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4. I dati quantitativi sulle reti d’impresa in Valle del Chiese<br />

4.1 Il campione di imprese intervistate<br />

La raccolta delle informazioni presso le imprese è stata effettuata attraverso la somministrazione<br />

di un questionario strutturato ai titolari delle imprese (e in qualche caso anche a dipendenti, a patto<br />

che fossero ben consapevoli degli aspetti indagati). Considerate le tematiche e gli obiettivi anche<br />

conoscitivi dell’indagine, i questionari sono stati compilati con la presenza dell’intervistatore, in<br />

modo da chiarire all’istante ogni dubbio su eventuali domande o modalità di risposta.<br />

Sono stati raccolti in totale 6 questionari, somministrati prevalentemente agli imprenditori,<br />

come si può vedere dalla tabella seguente, in quanto più titolati a rispondere al questionario.<br />

Tabella 1Qualifica dell’intervistato.<br />

2<br />

Frequenza Percentuale<br />

Imprenditore , %<br />

Dipendente , %<br />

altro 0 0, %<br />

Totale 00%<br />

Le aziende intervistate hanno sede nella Valle del Chiese e nell’area della “busa” di Tione e<br />

sono operanti nei settori alimentare, cartastampa, chimica e plastica, ferro e leghe, legno arredo,<br />

meccanica, tessile abbigliamento, vetro ceramica.<br />

Come si può osservare dalla seguente tabella, l’85,4% delle aziende intervistate hanno sede in<br />

Valle del Chiese ed operano prevalentemente nei settori del legno arredo e della meccanica.<br />

L’estensione dell’indagine ad alcune imprese localizzate nei comuni nella zona della “busa” di<br />

Tione (14,6%) è stata motivata dall’esistenza di rapporti produttivi con le imprese della Valle del<br />

Chiese.<br />

Tabella 2 Numero di aziende intervistate suddivise per comprensorio e settore di appartenenza<br />

Settore<br />

Comprensorio Totale<br />

Chiese Giudicarie<br />

Alimentare 2 0 2<br />

Cartastampa 0<br />

Chimica e Plastica 2 0 2<br />

Legno Arredo 2<br />

Meccanica<br />

Tessile Abbigliamento 0<br />

Vetro Ceramica 2 0 2<br />

Totale 2<br />

Percentuale , % , % 00,0%<br />

9 Il panel di riferimento è stato determinato contattando le imprese manifatturiere dell’area (escluso edilizia) e<br />

intervistando le imprese che si sono dichiarate disponibili. L’indagine non ha carattere scientifico, ma si caratterizza<br />

come un intervento di animazione e ricerca-azione finalizzato alla co-progettazione di interventi a sostegno del sistema<br />

imprenditoriale locale.


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Tabella - Numero di aziende intervistate suddivise per Comune e settore di appartenenza<br />

Comune<br />

Alimentare<br />

Carta stampa<br />

Chimica e<br />

Plastica<br />

Settore<br />

Ferro e Leghe<br />

Legno Arredo<br />

Meccanica<br />

Tessile<br />

Abbigliamento<br />

Totale<br />

interviste realizzate<br />

Totale imprese sul<br />

Territorio<br />

(escluse costruzioni)<br />

Bersone 0 0 0 0 0 0 2 2<br />

Bondo 0 0 0 0 0 0 0<br />

Brione 0 0 0 0 0 0 0<br />

Castel Condino 0 0 0 0 0 0 0 2<br />

Cimego 0 0 2 0 0<br />

Condino 0 2 0 0 0 0<br />

Lardaro 0 0 0 0 0 0 0<br />

Pieve di Bono 0 0 0 2 0 0<br />

Preore 0 0 0 0 0 2 0 0 2<br />

Ragoli 0 0 0 0 0 0 2<br />

Roncone 0 0 0 0 0<br />

Stenico 0 0 0 0 0 0 0<br />

Storo 0 2 0 2 2 2<br />

Tione 0 0 0 0 0 0<br />

Totale 2 2 0 2 2<br />

4.2 Le tipologie di impresa<br />

Lo strumento utilizzato per l’indagine è un questionario strutturato composto di 80 domande,<br />

organizzato in tre parti:<br />

- parte prima: informazioni sull’imprenditore e l’impresa<br />

- parte seconda: informazioni sull’impresa in quanto subfornitrice 10<br />

- parte terza: informazioni sull’impresa in quanto committente.<br />

Alla prima parte hanno quindi risposto tutte le imprese che hanno partecipato all’indagine,<br />

mentre per la seconda e la terza parte vi è stata la compilazione solo se pertinente con l’attività<br />

dell’azienda.<br />

I dati riportati in fig.3 e tab. 4 consentono di verificare la rappresentatività delle tre diverse<br />

tipologie di imprese considerate in totale:<br />

• il 16% delle imprese analizzate assume il ruolo di committente,<br />

• il 35% svolge funzione di subfornitura,<br />

• il 49% ricopre una posizione intermedia nella filiera produttiva, commissionando attività a<br />

terzi e, allo stesso tempo, effettuando lavorazioni per conto di altre imprese.<br />

10 Per subfornitura si intendono qui le seguenti attività:<br />

- Lavorazioni effettuate per conto di terzi, su materiali o semilavorati eventualmente forniti dal cliente;<br />

- Prodotti (parti, componenti, insiemi, attrezzature, ecc.) più o meno complessi realizzati per conto di altre aziende,<br />

su disegni o su specifiche di fabbricazione stabilite dai committenti stessi;<br />

- Servizi tecnico-industriali (progettazioni, prove, analisi, collaudi, installazioni, manutenzioni, trasporti, ecc.) svolti<br />

per conto di altre aziende.<br />

Vetro Ceramica<br />

ISTAT 2001<br />

2


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Figura - Distribuzione percentuale tipologie di imprese<br />

2<br />

Impresa fornitrice<br />

35%<br />

L’<strong>IMPRESA</strong> OPERA PREVALENTEMENTE COME:<br />

Impresa committente<br />

16%<br />

Impresa mista<br />

49%<br />

Tabella 4 - Numero aziende per parte del questionario compilato e dichiarazione di come opera prevalentemente l’azienda<br />

L’impresa opera<br />

prevalentemente<br />

come:<br />

Parti del questionario compilate<br />

Compilato<br />

solo la prima<br />

parte<br />

Compilata<br />

la seconda<br />

parte<br />

Compilata la<br />

terza parte<br />

Compilate<br />

entrambe le<br />

parti<br />

Totale<br />

Percentuali<br />

nel Nord Est<br />

Percentuali<br />

nel Nord<br />

Ovest<br />

Impresa<br />

fornitrice<br />

0 2 0 ( %) % %<br />

Impresa<br />

committente<br />

2 2 0 ( %) 2 % %<br />

impresa mista 2 0 0 ( %) % 2 %<br />

Totale 0 ( 00%) 00% 00%<br />

Confrontata con i risultati di altre indagini 11 , si osserva come la distribuzione percentuale<br />

delle imprese committenti “pure” in Valle del Chiese (16%) risulta inferiore rispetto alle stesse<br />

sia del Nord Est (24%) che del Nord Ovest (43%). Dato che può essere interpretato – come vedremo<br />

meglio in seguito - con l’appartenenza a reti produttive in cui la committenza è in buona parte<br />

esterna al sistema locale.<br />

Il dato più interessante rispetto al posizionamento delle imprese nella filiera, riguarda il<br />

diverso peso relativo delle imprese “miste” (49% in Valle del Chiese, 1% nel Nord Est, 2 % nel<br />

Nord Ovest) che denota la diffusa presenza di processi di esplorazione pluralistica da parte della<br />

subfornitura locale.<br />

Molte imprese integrano attività conto terzi e conto proprio, mettendo le proprie capacità<br />

produttive e la loro capacità di organizzare un loro ciclo a monte a servizio di imprese committenti,<br />

11 Rapporto di Ricerca ‘L’evoluzione dei distretti industriali italiani ’, condotta per conto di Confartigianato, giugno 1998,<br />

Consorzio A.A.STER e Laboratorio Network


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ma mantenendo al contempo un accesso diretto al mercato e, in alcuni casi, anche un marchio<br />

proprio.<br />

La composizione tipologica per settori risponde solitamente ai caratteri strutturali del ciclo<br />

industriale (maggiore o minore scomponibilità in fasi produttive distinte), nonché ai modelli<br />

organizzativi e di mercato dei singoli settori (tipo di prodotto, maggiore o minore presenza di<br />

imprese leader, di gruppi, ecc.). Nel settore del legno arredo l’integrazione del ciclo produttivo<br />

è mediamente più elevata, per questo è più facile che un’impresa abbia relazioni conto proprio<br />

con il mercato finale. Per contro, le imprese della filiera meccanica tendono a svolgere la<br />

propria attività all’interno di reti di fornitura, per questo gli operatori finali sono un numero<br />

minore.<br />

Tale regola non sembra valere per le imprese della valle del Chiese, dove i due settori<br />

presentano una distribuzione tipologica più o meno simile (tab.5). Le imprese che<br />

accedono direttamente al mercato finale avvalendosi di integrazioni produttive a monte<br />

(committenti + miste) sono il 68% delle imprese del settore meccanico ed il 64,7% delle imprese<br />

del settore legno intervistate.<br />

Tabella Distribuzione delle diverse tipologie di impresa per settore.<br />

Impresa<br />

fornitrice<br />

Impresa<br />

committente<br />

impresa mista Totale<br />

Alimentare 0 2<br />

Cartastampa 0<br />

Chimica e Plastica 0 2<br />

Ferro e Leghe 0 0<br />

Legno Arredo 2<br />

Meccanica 2 0<br />

Tessile Abbigliamento 0 0<br />

Vetro Ceramica 0 2<br />

Totale<br />

4.3 Forma giuridica e appartenenza a gruppi<br />

Un altro fattore importante per caratterizzare il campione di imprese considerato è la forma<br />

giuridica che consentente di studiare il percorso di “maturazione” organizzativa che va dalla forma<br />

individuale alle società di capitali.<br />

Le società di capitale non solo danno la possibilità di limitare il rischio, ma consentono anche<br />

– nella forma della Srl pluripersonale – di acquisire con una certa facilità soci e di modificare la<br />

struttura societaria del rischio e del capitale.<br />

Naturalmente, le Srl e le Spa sono strutture che richiedono una certa formalizzazione della<br />

contabilità, dei poteri e degli atti societari, segnando un punto di distacco – almeno sul piano<br />

formale – dall’identificazione tra azienda e persona che prevale ancora in molte microaziende. La<br />

forma giuridica, in questo senso, è un indizio piuttosto rilevante di evoluzione organizzativa.<br />

Come si vede dalla seguente figura 4, la ditta individuale è ormai nettamente in minoranza<br />

(18%) nel campione.<br />

2


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Abbiamo uno sviluppo in senso societario (con la Snc) e sviluppi nel senso della limitazione<br />

delle responsabilità (Srl e Spa) che insieme arrivano al 36%.<br />

Quasi la metà delle imprese adotta la forma giuridica della società in nome collettivo (44%),<br />

ma abbondano anche le società a responsabilità limitata (29%) che consentono di limitare la<br />

responsabilità giuridica, separando - per questa via – il patrimonio personale e familiare da quello<br />

aziendale vero e proprio.<br />

2<br />

Solo il 7% del campione assume, invece, la forma della SpA.<br />

Figura 4 Percentuale imprese per forma giuridica<br />

S.r.l.<br />

29%<br />

S.p.a.<br />

7%<br />

Ditta individuale<br />

18%<br />

S.n.c.<br />

44%<br />

Il settore meccanico è quello che presenta la percentuale più alta di imprese di capitali (40%)<br />

contro il 29,4% nel settore legno.<br />

Tabella Imprese per forma giuridica e settori di appartenenza<br />

Settore<br />

S.a.s.<br />

2%<br />

Forma Giuridica dell’azienda<br />

ditta<br />

individuale<br />

S.a.s. S.n.c. S.r.l. S.p.A.<br />

Totale<br />

Alimentare 0 0 0 2<br />

Cartastampa 0 0 2<br />

Chimica e Plastica 0 0 0 2<br />

Ferro e Leghe 0 0 0 0<br />

Legno Arredo 2<br />

Meccanica 2 0<br />

Tessile Abbigliamento 0 0 0 0<br />

Vetro Ceramica 0 0 0 2<br />

Totale 2 2 2<br />

La maggior parte delle imprese di subfornitura “pura” sono ditte individuali o società di<br />

persone, anche se si rilevano 6 casi di subfornitrici con la forma giuridica di Srl.<br />

Le sette S.p.a. svolgono tutte il ruolo di committenti: come committenti pure (1) o imprese<br />

miste (6).


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 7 Imprese per forma giuridica e tipologia di impresa<br />

Forma giuridica<br />

Totale<br />

ditta individuale<br />

impresa<br />

fornitrice<br />

Tipologia dell’impresa<br />

impresa<br />

committente<br />

impresa mista<br />

S.a.s. 0 2<br />

S.n.c. 2<br />

S.r.l. 2<br />

S.p.A. 0<br />

Totale<br />

L’appartenenza a gruppi è un altro indicatore della struttura di relazioni tra imprese.<br />

La formazione dei gruppi è nei fatti una forma di integrazione verticale 12 attuata attraverso<br />

l’acquisizione (o creazione) di aziende subfornitrici o comunque complementari al ciclo produttivo.<br />

Si tratta di un modello che può essere in molti casi interpretato come la “formalizzazione” di<br />

rapporti inter-aziendali di filiera e che segna in molti casi una fase cruciale nella crescita delle<br />

imprese: non una crescita per via interna (con l’ampliamento della base occupazionale) bensì per<br />

linee esterne, attraverso l’acquisizione (o la creazione ex novo) di unità produttive, nella maggior<br />

parte dei casi legate al core business aziendale e aggregate in forma gerarchica sotto un’impresa<br />

leader ben riconoscibile sul mercato.<br />

I principali benefici derivati dalla formazione del gruppo, riguardano la possibilità di favorire<br />

la specializzazione delle attività produttive, di accedere a mercati di dimensioni di più ampie e<br />

di sviluppare maggiori opportunità di business rispetto a quanto sarebbe possibile operando<br />

singolarmente.<br />

Nell’ambito del campione analizzato solo 6 imprese (ossia il 6,3%) dichiarano di far<br />

parte di un gruppo. Tali valori risultano omogenei alla situazione riportata in altre ricerche su<br />

sistemi produttivi locali, nelle quali le percentuali delle aziende in gruppi nel Nordest e nel Nord<br />

Ovest risultavano rispettivamente del 9,7% e 6,4%.<br />

Ad eccezione della Cartiera di Carmignano, le altre aziende facenti parte di gruppi appartengono<br />

ai settori della meccanica e del legno arredo.<br />

Nel settore legno le aziende controllanti hanno tutte sedi in valle, si tratta quindi di gruppi<br />

locali con, eventualmente, imprese controllate estere. Le imprese controllate dalle aziende<br />

intervistate sono localizzate: in <strong>Trentino</strong> (3 casi), in Slovacchia (un caso) ed in Svizzera (un<br />

caso).<br />

Nel settore della meccanica l’articolazione dei gruppi è più complessa: si individuano aziende<br />

capogruppo sia locali (anche con partecipazioni in aziende estere) che extralocali. Le imprese<br />

controllate dalle aziende locali hanno sede: in <strong>Trentino</strong> (2 casi), in provincia di Brescia (un caso),<br />

in Polonia (un caso), in Cina (un caso).<br />

12 Nella microeconomia e nel management strategico, il termine integrazione verticale descrive uno stile di possesso e<br />

di controllo. Compagnie integrate verticalmente sono unite attraverso una gerarchia e condividono un proprietario<br />

comune. Di solito ogni membro della gerarchia si occupa di prodotti differenti e i prodotti insieme soddisfano un<br />

bisogno comune. Tramite questo approccio strategico, la compagnia può godere di molti benefici: il controllo dei processi<br />

e delle fonti, la riduzione dei rischi di stockout delle scorte, impiego degli slack di capacità produttiva, l’eliminazione<br />

dei contrasti con i fornitori a monte, una maggiore customizzazione dei prodotti o dei servizi erogati, lo sfruttamento di<br />

economia di scala (con lo svantaggio di perdere specializzazione) e la conservazione del talento organizzativo.<br />

2


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 8 Sede delle imprese controllate per settore di appartenenza dell’impresa controllante<br />

0<br />

Settore<br />

Sede della impresa controllata Cartastampa<br />

Legno<br />

Arredo<br />

Brescia 0 0<br />

Calliano (TN) 0 0<br />

Cina 0 0<br />

Meccanica<br />

Condino (TN) 0 2 0 2<br />

Polonia 0 0<br />

Slovacchia 0 0<br />

Storo (TN) 0 2<br />

Svizzera 0 2<br />

Norvegia 0 0<br />

Totale 2 2<br />

Totale<br />

Le imprese controllanti esterne al sistema locale sono 3 hanno sede: in provincia di Brescia<br />

(meccanica), in provincia di Reggio Emilia (meccanica) ed in Svizzera (carta stampa).<br />

Come si può vedere dalla seguente tabella 9, l’appartenenza ad un gruppo è associata ad una<br />

forma giuridica più complessa, come la Srl o la Spa.<br />

Tabella 9 Numero di aziende per forma giuridica e appartenenza ad un gruppo<br />

Forma<br />

giuridica<br />

dell’azienda<br />

Appartenenza<br />

ad un Gruppo Totale Percentuale<br />

SI NO<br />

Percentuale<br />

nel Nord Est<br />

Percentuale<br />

nel Nord Ovest<br />

ditta<br />

individuale<br />

0 % , % , %<br />

S.a.s.<br />

S.n.c.<br />

0<br />

0<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2%<br />

%<br />

0% %<br />

S.r.l. 2 2 2 % 2, % ,2%<br />

S.p.A. 2 % , % , %<br />

Non indicato - - - - - , %<br />

Totale 0 00% 00% 00%<br />

La seguente tabella 10 evidenzia come l’appartenenza a gruppi riguardi tutte le posizioni nella<br />

filiera, con una netta predominanza delle imprese miste.<br />

Tabella 10 Imprese per appartenenza a gruppi e posizione nella filiera<br />

Appartenenza ad un gruppo<br />

SI NO<br />

Fornitrice 2<br />

Committente<br />

Mista<br />

Totale 0<br />

Un’impresa può essere formata da una sola unità produttiva oppure da un insieme di unità<br />

produttive (imprese multi-localizzate o multi-plant). Relativamente a questo aspetto le imprese


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

della valle del Chiese sono quasi tutte mono-localizzate con l’eccezione di 9 aziende che<br />

hanno dichiarato di avere unità locali in altre località. Tra queste, ovviamente, le capofila dei<br />

gruppi viste precedentemente.<br />

4.4 Età dell’impresa e fasi di sviluppo<br />

Prendendo in considerazione l’anno di fondazione delle aziende intervistate, si nota<br />

una certa stratificazione nel tempo ed un gruppo consistente di aziende nate tra il 1995 ed il<br />

2005.<br />

Figura Numero di aziende per anno di fondazione.<br />

nr aziende fondate<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

1870-1874<br />

1875-1879<br />

1880-1884<br />

1885-1889<br />

1890-1894<br />

1895-1899<br />

1900-1904<br />

1905-1909<br />

Anno di fondazione dell'azienda<br />

1910-1914<br />

1915-1919<br />

1920-1924<br />

1925-1929<br />

1930-1934<br />

1935-1939<br />

1940-1944<br />

1945-1949<br />

1950-1954<br />

anno di fondazione<br />

1955-1959<br />

1960-1964<br />

1965-1969<br />

1970-1974<br />

1975-1979<br />

1980-1984<br />

1985-1989<br />

1990-1994<br />

1995-1999<br />

2000-2004<br />

2005-2007<br />

Questo dato è probabilmente conseguenza delle trasformazioni che molte imprese realizzano<br />

a fronte di uno sviluppo che comporta una modifica al proprio status giuridico. In altre parole,<br />

molte di queste aziende sono nate da precedenti realtà imprenditoriali, spesso ditte individuali che,<br />

per meglio operare nel mercato, decidono di strutturarsi secondo forme giuridiche più complesse,<br />

anche in conseguenza del ricambio generazionale.<br />

Per quanto è necessario sottolineare le opportune cautele sulla generalizzabilità dei dati rilevati,<br />

è d’altro canto significativo osservare come si evidenzi la presenza di imprese con una tradizione<br />

produttiva consolidata nel tempo. Questo aspetto assume un particolare rilievo alla luce delle<br />

considerazioni tratte dalla oramai ampia letteratura empirica sui sistemi produttivi locali che ha<br />

documentato la notevole vivacità della demografia aziendale: molte imprese nascono e molte,<br />

invece, cessano l’attività. Tuttavia, a partire dai dati rilevati con questa indagine si può aggiungere<br />

che la mobilità imprenditoriale avviene anche in presenza di un “ceppo resistente” di imprese<br />

che attraversano le diverse fasi congiunturali e mantengono nel tempo la continuità della propria<br />

presenza produttiva.<br />

L’ipotesi di un cospicuo nucleo di imprese che hanno in tempi recenti modificato la propria<br />

forma giuridica, è suggerita anche dal dato relativo all’eredità imprenditoriale: ben il 42%<br />

degli imprenditori intervistati ha ereditato l’impresa dal padre, percentuale in linea con la realtà<br />

del Nord Ovest (44%) e meno con quella del Nord Est (14,5%).


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Figura Percentuale di imprese che sono state ereditate dal padre e imprese che non lo sono state<br />

2<br />

SI<br />

NO<br />

L’IMPRENDITORE HA EREDITATO L’<strong>IMPRESA</strong> DEL PADRE<br />

58%<br />

42%<br />

La fascia di età degli imprenditori maggiormente rappresentata è quella dei quaranta<br />

- cinquantenni, anche se permane in attività un buon numero di imprenditori nati prima degli<br />

anni ’50.<br />

I dati rilevano anche una significativa presenza di imprenditori nati dopo il 1970, ciò porta a<br />

pensare che il problema dell’eredità imprenditoriale in Valle del Chiese non sia particolarmente<br />

pregnante. Dato ulteriormente confermato dal fatto che in ben 25 imprese (26% delle intervistate)<br />

i figli sono coinvolti nell’impresa, con funzioni – com’è tipico nella piccola dimensione di impresa<br />

- sia direttive, sia operative.<br />

Figura 7 Numero di imprenditori per anno di nascita dello stesso<br />

nr imprenditori<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

1930-<br />

1934<br />

1935-<br />

1939<br />

1940-<br />

1944<br />

Anno di nascita dell'imprenditore<br />

1945-<br />

1949<br />

1950-<br />

1954<br />

1955-<br />

1959<br />

1960-<br />

1964<br />

anno di nascita<br />

1965-<br />

1969<br />

1970-<br />

1974<br />

1975-<br />

1979<br />

1980-<br />

1984<br />

1985-<br />

1989


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Come illustrato nella seguente tabella 11, che riporta la disaggregazione dei valori secondo<br />

l’occupazione svolta dall’intervistato prima dell’attuale attività imprenditoriale,<br />

il campione si divide esattamente in due: un 50% svolgeva un’attività autonoma, l’altro 50%<br />

svolgeva un’attività dipendente.<br />

Tabella 11. Numero di aziende per lavoro precedente dell’imprenditore<br />

Nella stessa<br />

impresa<br />

In altra impresa<br />

stesso settore<br />

Lavoratore autonomo 2<br />

Lavoratore dipendente 2<br />

Totale<br />

In altra impresa<br />

di altro settore<br />

Totale<br />

Nel 50% di intervistati che svolgevano precedentemente un’attività autonoma, prevalgono<br />

quelli che operavano nella stessa impresa (31 casi), presumibilmente nell’impresa fondata dal<br />

padre o da altri congiunti, o da loro stessi fondata.<br />

Nel 50% di intervistati che svolgevano precedentemente un lavoro dipendente, prevalgono<br />

quelli che operavano in un’altra impresa dello stesso settore (24 casi), confermando come lo spin<br />

off aziendale continui a rappresentare un’importante modalità di formazione di nuove imprese.<br />

Significativo anche il dato riguardante gli imprenditori che precedentemente svolgevano un<br />

lavoro dipendente nella stessa impresa (15) e che successivamente hanno rilevato l’impresa o sono<br />

stati cooptati nella compagine sociale della stessa. Anche in questo caso probabilmente si tratta di<br />

figli di imprenditori inizialmente assunti come dipendenti.<br />

4.5 Genere e titolo di studio dell’imprenditore<br />

Com’è tradizione nelle ricerche rivolte al mondo della piccola impresa, vi è un’ampia<br />

percentuale di uomini (fig.8). Interessante risulta comunque la percentuale di imprenditrici, ben<br />

il 13% (Italia 23.9%, <strong>Trentino</strong> A.A. 20,5%). Considerando il settore, le imprenditrici operano nel<br />

settore meccanica e legno arredo.<br />

Figura 8 Numero di aziende per genere dell’imprenditore<br />

maschio<br />

femmina<br />

87%<br />

GENERE DELL’IMPRENDITORE<br />

13%


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 12 Numero delle aziende per genere dell’imprenditore e settore di appartenenza<br />

Settore<br />

Genere dell’imprenditore<br />

Maschio femmina<br />

Totale<br />

Alimentare 2 0 2<br />

Cartastampa 0<br />

Chimica e Plastica 2 0 2<br />

Ferro e Leghe 0<br />

Legno Arredo<br />

Meccanica 2 0<br />

Tessile Abbigliamento 0<br />

Vetro Ceramica 2<br />

Totale 2<br />

Poco più della metà degli imprenditori ha un titolo di studio pari al diploma di scuola<br />

media superiore, il 31% di licenza media inferiore e l’8% la laurea.<br />

Figura 9 Percentuale di aziende per titolo di studio dell’imprenditore<br />

Incrociando il titolo di studio dell’imprenditore con il settore, si osserva che i settori nei quali<br />

gli imprenditori hanno la laurea sono Meccanica, Cartastampa e Legno Arredo.<br />

Tabella 1 Numero di aziende per titolo di studio dell’imprenditore e settore di appartenenza<br />

Settore<br />

licenza elementare<br />

licenza media inferiore<br />

diploma scuola media superiore<br />

laurea<br />

TITOLO DI STUDIO DELL’IMPRENDITORE<br />

8% 6%<br />

55%<br />

d12 - titolo di studio dell’imprenditore<br />

licenza<br />

elementare<br />

licenza media diploma scuola<br />

inferiore media superiore<br />

laurea<br />

Totale<br />

Alimentare 0 0 2<br />

Cartastampa 0 0<br />

Chimica e Plastica 0 0 2 0 2<br />

Ferro e Leghe<br />

Legno Arredo<br />

0 0 0<br />

Meccanica 0 0<br />

Tessile Abbigliamento 0 0 0<br />

Vetro Ceramica 0 0 2<br />

Totale 0 2<br />

31%


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

4.5 Addetti e fatturato<br />

Nel complesso, gli occupati nelle 96 aziende coinvolte nella ricerca ammontano ad un totale di<br />

979 addetti per un valore medio pari a 10,2 occupati per impresa. In questo calcolo sono comprese<br />

tutte le figure: titolare, soci, familiari, dipendenti. La percentuale media di operai tra gli addetti è<br />

del 71% 13 .<br />

Il seguente grafico descrive le imprese sulla base del numero di addetti. Coerentemente con i<br />

dati di livello nazionale, la quasi totalità delle imprese si colloca nella fascia con 20 o meno addetti.<br />

Più del 50% delle imprese intervistate è classificabile nella categoria della “microimpresa” secondo<br />

i valori soglia definiti dalla commissione europea 14 .<br />

Figura 10 Numero di aziende per classi di numero di addetti occupati nell’impresa<br />

Numero<br />

aziende<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Numero di Addetti occupati nell'impresa<br />

Micro Impresa (n=55) Piccola Impresa (n=37) Media Impresa (n=4)<br />

29<br />

26<br />

Considerando oltre al numero di addetti anche i valori soglia del fatturato si ottiene la seguente<br />

tabella 14 (i casi mancanti sono quelli relativi alla non comunicazione del fatturato).<br />

13 Dev. St. 0,25<br />

14 Con decisione dell’8 maggio 2003, la Commissione Europea ha adottato una nuova definizione di imprese di dimensioni<br />

ridottissime (microimprese) e piccole e medie (PMI): decisione utilizzata a partire dal il 1° gennaio 2005 che modifica i<br />

massimali finanziari rispetto alla prima definizione comunitaria di PMI (1996). Qui di seguito si riproducono i cosiddetti<br />

“valori di soglia” pubblicati dalla Commissione di Bruxelles.<br />

Categoria di impresa Numero di dipendenti Fatturato Volume totale di bilancio<br />

Media impresa < 2 0 ≤ € 0 milioni ≤ € milioni<br />

Piccola impresa < 0 ≤ € 0 milioni ≤ € 0 milioni<br />

Microimpresa < 0 ≤ € 2 milioni ≤ € 2 milioni<br />

La struttura dimensionale delle imprese in Italia secondo tali valori soglia, risulta essere la seguente (2003):<br />

27<br />

100<br />

Microimpresa .2 0.000 , %<br />

Piccola impresa .000 , %<br />

Media impresa .000 0. %<br />

TOTALE PMI . .000 , %<br />

Grande impresa .000 0, %<br />

10<br />

Numero di addetti<br />

3<br />

1


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 14 Imprese per numero di addetti e classi di fatturato<br />

Addetti<br />

< 2 mln<br />

di euro<br />

Classi di fatturato<br />

>2, 10, 0, < 0 addetti 2 2 2<br />

> 0, 00 0 0<br />

Totale<br />

Totale<br />

La consistente quota di committenti “pure” rientranti nella categoria della microimpresa (9<br />

casi) porta ad ipotizzare l’esistenza di processi di terziarizzazione commerciale 15 , con la conseguente<br />

esternalizzazione di buona parte del processo produttivo.<br />

<strong>È</strong> anche interessante notare che nessuna impresa con più di 50 addetti svolge il ruolo di<br />

committente “puro”. Tali imprese si collocano a monte (una fornitrice) o comunque a livello<br />

intermedio (4 miste) della filiera.<br />

Rispetto ai tre anni precedenti gli addetti sono cresciuti nel 35,4% delle aziende intervistate,<br />

sono diminuiti nell’11,5% dei casi, mentre sono rimasti stabili nel restante 53,1% delle<br />

aziende.(fig. 11).<br />

La crescita degli addetti negli ultimi tre anni è stata dichiarata dal 40,8% delle imprese<br />

meccaniche e dal 33,3% delle imprese del legno arredo. (Tab.16)<br />

La crescita degli addetti ha riguardato: il 28,1% delle imprese subfornitrici, il 33,3% delle<br />

imprese committenti ed il 44,5 delle imprese miste (tab 17).<br />

15 La Terziarizzazione commerciale viene intrapresa dalla piccola impresa manifatturiera che modifica radicalmente il<br />

rapporto tra attività produttiva e funzione commerciale a favore di quest’ultima, con intensità che può variare dalla<br />

società commerciale pura o di progettazione/commercializzazione a quella che invece mantiene all’interno le fasi<br />

terminali dell’assemblaggio e del confezionamento dei prodotti. Al di là di queste differenze, la configurazione delineata<br />

implica comunque un considerevole investimento in risorse di marketing.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Figura 11 Andamento occupazionale negli ultimi tre anni<br />

53,1 %<br />

Tabella 1 Andamento dell’occupazione negli ultimi tre anni per settore<br />

35,4 %<br />

11,5 %<br />

Andamento degli addetti negli ultimi 3 anni<br />

cresciuti diminuiti rimasti stabili<br />

Alimentare 0 2<br />

Cartastampa 0<br />

Chimica e Plastica 0 2<br />

Ferro e Leghe 0 0<br />

Legno Arredo 2 20<br />

Meccanica 20 2<br />

Tessile Abbigliamento 0 0<br />

Vetro Ceramica 0 0 2 2<br />

Totale<br />

Tabella 17 Andamento dell’occupazione negli ultimi tre anni per posizionamento nella filiera<br />

Tipologia dell’impresa<br />

Addetti Fornitrice Committente Mista<br />

cresciuti 20<br />

diminuiti<br />

rimasti stabili 20 22<br />

Totale 2<br />

Totale<br />

Totale<br />

Considerando invece la classe di fatturato, emerge che poco più del 40% delle aziende<br />

dichiara di avere un fatturato che va da 100.000 euro a 1 milione di euro, e come si può osservare<br />

dalla tabella 19, il numero di addetti è associato con la classe di fatturato.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 18 Numero di aziende per classe di fatturato<br />

Nr aziende Percentuale<br />

< 00.000 , %<br />

00.000- mln 0 , %<br />

mln - mln 2 2 , %<br />

mln - 0 mln ,2 %<br />

0 mln - 0 mln , %<br />

Totale rispondenti , 0%<br />

Non risponde 2 2, 0%<br />

Totale 00,00%<br />

Tabella 19 Numero e percentuale di aziende per classe di fatturato e numero di addetti<br />

classe addetti Totale<br />

Fatturato


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 20 Numero di aziende per percentuale di crescita negli ultimi tre anni e previsto per i prossimi anni.<br />

nr aziende<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Numero di aziende per tasso di crescita<br />

-20<br />

-10<br />

-5<br />

0<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

8<br />

10<br />

12<br />

15<br />

20<br />

25<br />

30<br />

40<br />

50<br />

60<br />

80<br />

100<br />

Percentuale di crescita<br />

Tabella 21 Valori medi di crescita del fatturato negli ultimi tre anni per settore<br />

Settore<br />

Numero<br />

imprese<br />

Valore minimo<br />

Valore<br />

massimo<br />

tasso di crescita negli ultimi tre<br />

anni<br />

tasso previsto di crescita nei<br />

prossimi tre anni<br />

Media per<br />

settore<br />

Deviazione<br />

Standard<br />

Alimentare 2 20 00 0,0 ,<br />

Cartastampa - 0 0 , ,<br />

Chimica e Plastica 2 - 0 0 0,0 ,<br />

Ferro e Leghe ,0<br />

Legno Arredo 2 -20 0 0, ,<br />

Meccanica 0 00 2 , ,0<br />

Tessile Abbigliamento 20 20 20,0<br />

Vetro Ceramica 2 2 0 2 ,0 2,<br />

Non risposte<br />

Totale


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 22 Tipologie di impresa per tassi di crescita del fatturato negli ultimi tre anni<br />

Tasso di crescita ultimi tre anni<br />

0<br />

Tipologia di impresa<br />

Fornitrice Committente Mista Totale<br />

-20 0 0<br />

- 0 0 2<br />

0 0 22<br />

0 0<br />

2 0 0<br />

0 0<br />

0 0<br />

0 0<br />

2 0 2<br />

0 2<br />

20 2<br />

2 0 0 2 2<br />

0<br />

0 2<br />

0 0 2<br />

0 0 0<br />

00 2 2<br />

Total 0<br />

Figura 12 Box plot 17 Tipologie di impresa per tassi di crescita del fatturato negli ultimi tre anni<br />

Tasso di crescita ultimi tre anni<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

54<br />

31<br />

impresa fornitrice<br />

impresa committente<br />

Impresa opera prevalentemente come<br />

impresa mista<br />

17 Il box plot rappresenta con dei rettangoli e dei baffi la distribuzione dei valori. La barra al centro di ciascun rettangolo<br />

è la mediana, gli estremi dei rettangoli i quartili (il che significa che dentro quel quadrato sono contenute la metà<br />

delle risposte del settore), mentre i baffi danno un’indicazione di come sono distribuiti i rimanenti casi. I punti isolati<br />

rappresentano gli outlier. Al centro di ciascun rettangolo, un numero che rappresenta il numero di casi (in questo caso<br />

aziende) che sono rappresentate dal grafico<br />

13<br />

53<br />

46<br />

2


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 2 Imprese per settori e i tassi di crescita del fatturato negli ultimi tre anni<br />

Tasso di crescita ultimi tre anni<br />

Alimentare<br />

Cartastampa<br />

Chimica e<br />

Plastica<br />

Ferro e Leghe<br />

Settore Totale<br />

Legno Arredo<br />

Meccanica<br />

Tessile<br />

Abbigliamento<br />

-20 0 0 0 0 0 0 0<br />

Vetro<br />

Ceramica<br />

- 0 0 0 0 0 0 0 2<br />

0 0 0 0 0 0 2 0 0 22<br />

0 0 0 0 0 0 0<br />

2 0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 2 0 0<br />

2 0 0 0 0 0 2 0<br />

0 0 0 0 2 0 0<br />

20 0 0 0 2 0 2<br />

2 0 0 0 0 0 2 0 0 2<br />

0 0 0 0 0 2 0<br />

0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0 0 2 0 0 2<br />

0 0 0 0 0 0 0 0<br />

00 0 0 0 0 0 0<br />

Totale 2 2 2 2 0<br />

Relativamente alle previsioni di crescita del fatturato nei prossimi tre anni, le<br />

aziende che dichiarano un tasso previsto di crescita negativo appartengono alle classi più piccole<br />

di fatturato (meno di un milione di euro). In queste classi inoltre vi è oltre la metà delle imprese<br />

che dichiarano un mercato stabile.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 24 Numero di aziende per tasso di crescita del fatturato previsto per i prossimi anni e per classe di fatturato<br />

Tasso<br />

previsto<br />

di crescita<br />

nei prossimi<br />

tre anni<br />

2<br />


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 2 Imprese per posizione nella filiera e tasso previsto di crescita del fatturato nei prossimi tre anni<br />

Tasso previsto di crescita nei prossimi tre anni<br />

Impresa opera prevalentemente come<br />

impresa fornitrice impresa committente impresa mista Totale<br />

- 0 0 0<br />

- 0 0<br />

0 2 2<br />

0 2<br />

2 0 0<br />

0<br />

0 0<br />

0 0<br />

2 2<br />

0 0<br />

0 0<br />

2 0 0<br />

20 2<br />

2 0 0<br />

0 0<br />

0 0 2<br />

0 0 0<br />

0 0 0<br />

00 0 2<br />

Totale 0<br />

Figura 1 Tipologie di impresa per tassi di crescita del fatturato previsto nei prossimi tre anni<br />

Tasso previsto di crescita nei prossimi tre anni<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

29<br />

31<br />

impresa fornitrice<br />

13<br />

impresa committente<br />

Impresa opera prevalentemente come<br />

51<br />

35<br />

88<br />

46<br />

2<br />

impresa mista


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 27. Numero aziende per tasso di crescita del fatturato previsto nei prossimi tre anni e settore di appartenenza<br />

d20 - tasso<br />

previsto<br />

di crescita<br />

nei prossimi<br />

tre anni<br />

Alimentare<br />

Cartastampa<br />

Chimica e<br />

Plastica<br />

Ferro e Leghe<br />

Settore<br />

Legno Arredo<br />

Meccanica<br />

Tessile<br />

Abbigliamento<br />

Vetro<br />

Ceramica<br />

- 0 0 0 0 0 0 0 0<br />

- 0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0 2<br />

Totale<br />

0 0 0 0 0 0 2<br />

2 0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0<br />

2 0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 2 0 0<br />

20 0 0 0 2 0 0 2<br />

2 0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0 2 0 0<br />

0 0 0 0 0 0 2 0 0 2<br />

0 0 0 0 0 0 0 0<br />

0 0 0 0 0 0 0 0<br />

00 0 0 0 0 2 0 0<br />

Totale 2 2 0 2 0<br />

4.6 La composizione del fatturato<br />

La composizione del fatturato delle imprese intervistate è data principalmente da prodotti di<br />

subfornitura e da prodotti propri commercializzati sul mercato finale. Più ridotte le percentuali<br />

mediane di fatturato imputabili a lavorazioni in conto terzi a servizi tecnico industriali e alla<br />

commercializzazione di beni rivenduti senza trasformazione.<br />

Tabella 28 Mediana della composizione percentuale del fatturato dichiarata (la mediana è calcolata considerando<br />

solo i valori delle aziende che hanno inserito una percentuale)<br />

Composizione % del fatturato<br />

Numero di<br />

rispondenti<br />

Minimo<br />

%<br />

Massimo<br />

%<br />

Valore medio<br />

delle risposte<br />

%<br />

A) Servizi tecnico industriali 2 00 , %<br />

B) Lavorazioni effettuate in conto terzi 20 00 , %<br />

C) Prodotti di subfornitura 00 0, %<br />

D) Prodotti propri 2 00 , %<br />

E) Commercializzazione di beni rivenduti<br />

senza trasformazione<br />

00 22, %


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Nel settore del legno arredo il valore medio del fatturato in subfornitura si attesta sul 90%,<br />

mentre nel settore meccanico sull’80%.<br />

Figura 14 Valore medio del fatturato realizzato in sub-fornitura per settore<br />

% di Fatturato da prodotti di Subfornitura<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

90<br />

Cartastampa<br />

93 2<br />

Chimica e<br />

Plastica<br />

Ferro e Leghe<br />

Settore<br />

Legno Arredo<br />

Meccanica<br />

Nel settore del legno arredo il valore medio del fatturato derivante dalla vendita di prodotti<br />

propri si attesta sul 20%, mentre nel settore meccanico sul 22%.<br />

Figura 1 Valore medio del fatturato realizzato dalla vendita di prodotti propri per settore<br />

% di Fatturato da Prodotti Propri<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

4<br />

90 2<br />

Alimentare<br />

01<br />

Chimica e<br />

Plastica<br />

01<br />

20<br />

98<br />

Legno Arredo<br />

Settore<br />

21<br />

70<br />

22<br />

80<br />

Meccanica<br />

35<br />

99<br />

01<br />

Tessile<br />

Abbigliamento<br />

01<br />

Vetro Ceramica<br />

90 2<br />

Vetro Ceramica


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Le principali produzioni delle imprese della Valle del Chiese, segnate nel questionario e<br />

suddivise per prodotti di subfornitura, prodotti propri, lavorazioni e servizi, sono riportate nella<br />

seguente tabella 29.<br />

Tabella 29 Elenco delle produzioni della Valle del Chiese per settore e tipologia<br />

MECCANICA<br />

Prodotti subfornitura Prodotti propri Lavorazioni e Servizi<br />

Attrezzature meccaniche Automazioni per segherie e trafilerie Affilature utensili<br />

Cancelli in ferro Avvolgimenti motori, pompe<br />

Assemblaggio<br />

componenti meccaniche<br />

Capannoni industriali Bagni prefabbricati Assemblaggio gruppi idraulici<br />

Carpenteria metallica Cerniere per serramenti<br />

Assistenza tecnica<br />

e manutenzione impianto<br />

Carpenteria per impianti di risalita Frese per legno Avvolgimento motori<br />

Componenti meccanici<br />

di alta precisione<br />

Impianti industriali Forature<br />

Componentistica auto Lame circolari e a nastro Fresature e smerigliature<br />

Filo metallico per industria Macchine e automazioni per l’industria Impiantistica civile<br />

Gru – Carri ponte Macchine lavorazione legno Impiantistica industriale<br />

Impianti elettrici industriali Periferiche sistemi informatici Lattoneria<br />

Impianti energia solare Porte metalliche Lavorazioni meccaniche a disegno<br />

Impianti fissi e mobili di stoccaggio<br />

e lavorazione<br />

Prodotti acciaio a caldo e a freddo Lavorazioni meccaniche di precisione<br />

Impianti gas Prodotti derivati industria acciaio Lavorazioni tondo per edilizia<br />

Impianti idraulici civili e industriali Puntelli per edilizia Montaggio impianti industriali<br />

Impianti per industria del legno<br />

Reti elettrosaldate, fili metallici, fili<br />

metallici plastificati<br />

Prove e analisi<br />

Impianti per industria alimentare Ricambi meccanici Ramatura acciaio<br />

Impianti di telefonia Sistemi di climatizzazione Stampaggio e verniciatura lamiere<br />

Istallazioni di reti Sistemi domotici per alberghi Torniture meccaniche<br />

Lamiere stampate piegate per<br />

elettrodomestici<br />

Software gestionali Zincatura<br />

Macchinari per industria Tubi barre tondi lamiere profilati<br />

Macchine lavorazione gomma Utensileria<br />

Macchine lavorazione legno<br />

Macchine movimento terra<br />

Pentole e casalinghi in rame<br />

Pezzi meccanici industria del legno<br />

Pompe periferiche di superficie<br />

Ponteggi per edilizia<br />

Portoni in ferro<br />

Puntalini<br />

Quadri elettrici<br />

Schede elettroniche<br />

Serramenti acciaio<br />

Stampi acciaio<br />

Stampi alluminio<br />

Stampi per fusione<br />

Stampi per materie plastiche


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

MECCANICA<br />

Prodotti subfornitura Prodotti propri Lavorazioni e Servizi<br />

Stampi presso fusi<br />

Tondino di ferro tagliato a misura<br />

Travi reticolari tondo lamiera<br />

LEGNO ARREDO<br />

PRODOTTI SUBFORNITURA PRODOTTI PROPRI LAVORAZIONI E SERVIZI<br />

Carpenteria varia Case in legno Taglio boschi<br />

Elementi per sedie e tavole Cucine alta gamma Lavorazioni di carpenteria<br />

Griglie in legno Forme in legno rivestite in pelle Lavorazioni di segheria<br />

Imballaggi in legno<br />

ÿegnetto mattoncini in legno<br />

per rivestimenti<br />

Montaggio villaggi cantiere<br />

Mobili per interni ed esterni Mobili Posa in opera tetti<br />

Mobili su misura Pallets Produzione cippato<br />

Pallets Pannelli fonoassorbenti Riparazione divani e poltrone<br />

Pavimenti in legno Poggioli e scale in legno Taglio tetti<br />

Perline e rivestimenti in legno Prefabbricati in legno per cantieri Vendita mobili<br />

Porte e finestre in legno Rivestimenti in legno<br />

Prefabbricati in legno Serramenti in legno interni ed esterni<br />

Scale e poggioli in legno Travature e tavolate<br />

Segati per edilizia<br />

Segati per imballo<br />

Semilavorati in legno<br />

Tetti in legno<br />

Travi in legno lamellare<br />

Tronchi tagliati e lavorati (segue)<br />

PLASTICA<br />

PRODOTTI SUBFORNITURA PRODOTTI PROPRI LAVORAZIONI E SERVIZI<br />

Cuffie filtro carburatori Serramenti in PVC per esterni<br />

Manopole e maniglie per<br />

elettrodomestici<br />

Infissi in PVC<br />

Prodotti per cererie<br />

Componenti stampati<br />

CARTA STAMPA<br />

PRODOTTI SUBFORNITURA PRODOTTI PROPRI LAVORAZIONI E SERVIZI<br />

Moduli prestampati Stampe su commessa<br />

Scatole e prodotti cartotecnici<br />

Carte speciali per imballo<br />

Pannelli in cartone<br />

Carte siliconate<br />

Espositori


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

ALIMENTARE<br />

PRODOTTI SUBFORNITURA PRODOTTI PROPRI LAVORAZIONI E SERVIZI<br />

Precotti di carni e verdure Salumi tipici Sevizi catering<br />

VETRO CERAMICA<br />

Carne salada<br />

PRODOTTI SUBFORNITURA PRODOTTI PROPRI LAVORAZIONI E SERVIZI<br />

Vetrate tagliafuoco Vetrate artisiche Sabbiature e mosaici a specchio<br />

TESSILE<br />

Oggettistica in vetro<br />

Vetri per porte<br />

PRODOTTI SUBFORNITURA PRODOTTI PROPRI LAVORAZIONI E SERVIZI<br />

4. Modalità di produzione<br />

Tende per interni e esterni<br />

Come illustrato nel seguente grafico nel 45% delle imprese intervistate la produzione avviene<br />

per pezzi unici.<br />

Figura 1 Percentuale di aziende per modalità di produzione prevalente<br />

Media serie<br />

18%<br />

Piccola serie<br />

31%<br />

PRODUZIONE PREVALENTE<br />

Grande serie<br />

6%<br />

Pezzi unici<br />

45%<br />

La tabella 17 seguente evidenzia come i pezzi unici sono realizzati prevalentemente da aziende<br />

miste, così come le grandi serie, mentre l’impresa subfornitrice lavora principalmente su produzioni<br />

di piccola serie.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Figura 17 Numero di aziende per modalità di produzione e tipologia di impresa<br />

pezzi<br />

unici<br />

piccola<br />

serie<br />

media<br />

serie<br />

grande<br />

serie<br />

Totale<br />

Tipologia di impresa<br />

impresa fornitrice<br />

impresa<br />

committente<br />

impresa mista Totale<br />

Nr aziende 2 2<br />

Percentuale 2 , % , 0% , 0% 00,00%<br />

Nr aziende 2<br />

Percentuale ,2 % 20, % ,0 % 00,00%<br />

Nr aziende<br />

Percentuale , % , % , % 00,00%<br />

Nr aziende<br />

Percentuale , % , % , % 00,00%<br />

Nr aziende<br />

Percentuale , % , % , % 00,00%<br />

Il 46% delle imprese del settore meccanico lavora prevalentemente nella produzione di pezzi<br />

unici. Tale percentuale nel settore legno arredo è del 44%.<br />

Tabella 0 Settori per modalità prevalente di produzione<br />

Modalità di produzione prevalente<br />

Settore pezzi unici piccola serie media serie grande serie Totale<br />

Alimentare 0 0 2<br />

Cartastampa 0 2<br />

Chimica e Plastica 0 0 2<br />

Ferro e Leghe 0 0 0<br />

Legno Arredo 0<br />

Meccanica 2 0<br />

Tessile Abbigliamento 0 0 0<br />

Vetro Ceramica 2 0 0 0 2<br />

Totale 2<br />

Coerentemente ai dati sopra riportati la modalità prevalente di produzione è per commessa.<br />

In tutti i settori la produzione direttamente trainata dalla domanda (demand-driven) è pressoché<br />

assoluta.<br />

Tabella 1 Percentuali di produzione su commessa per settore di appartenenza delle aziende<br />

N. imprese Minimo Massimo Media<br />

Alimentare 00 00 00<br />

Cartastampa 00 00 00<br />

Deviazione<br />

standard<br />

Chimica plastica 2 0 0 0,0 2 ,<br />

Ferro e leghe 00 00 00<br />

Legno arredo 2 0 00 , ,0<br />

Meccanica 20 00 , ,<br />

Tessile abbigliamento 00 00 00<br />

Vetro Ceramica 2 00 00 00


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Nei casi in cui è presente una modalità di produzione in serie, questa si accompagna comunque<br />

ad una quota ridotta di produzione per il magazzino. La percentuale di produzione mediana<br />

di destinazione del prodotto è del 30% di prodotti realizzati per il magazzino.<br />

Tabella 2 Percentuali di produzione per il magazzino per settore di appartenenza delle aziende<br />

0<br />

N. imprese Minimo Massimo Media<br />

Alimentare 00 00 00<br />

Deviazione<br />

standard<br />

Chimica e plastica 2 0 0 0,0 2 ,<br />

Legno arredo 00 , ,<br />

Meccanica 2 00 , ,<br />

4.10 Strategie di esternalizzazione<br />

L’aspetto innovativo dell’outsourcing non sta nel generico ricorso al mercato per<br />

l’approvvigionamento di beni intermedi, ma nel fatto che il peso dell’outsorcing nella catena del<br />

valore delle imprese stia, a livello generale, crescendo significativamente. La tendenza è quella di<br />

mantenere all’interno dell’impresa le attività della gestione caratteristica, basate sulle competenze<br />

chiave e quelle con forte potenziale di sviluppo, su cui si fonda il vantaggio competitivo di lungo<br />

termine, delegando all’esterno tutte le altre funzioni.<br />

Il dato dell’esternazione di attività aziendali è letto da molti analisti come un indicatore<br />

del processo di specializzazione e terziarizzazione delle imprese, determinato dalla maggiore<br />

incidenza dei servizi, e dalla scelta di favorire le lavorazioni a maggiore valore aggiunto. Le scelte<br />

di outsourcing, il processo decisionale del make or buy 18 , i processi di spin off, sono caratteristiche<br />

salienti dell’impresa post-fordista: un modello snello, flessibile, capace di adattarsi con velocità<br />

ai cambiamenti. Non più dunque accentramento di funzioni “intra muros”, ma modelli a rete<br />

fortemente interconnessi con una pluralità di altri soggetti d’impresa.<br />

Rispetto a tale dato dell’esternalizzazione, si può osservare che la maggior parte delle<br />

imprese intervistate ha mantenuto invariato l’equilibrio tra attività interne ed<br />

esterne, né sembrano in vista cambiamenti rilevanti nei prossimi anni. L’indagine sulle imprese<br />

della Valle del Chiese ha evidenziato solo 12 casi in cui l’impresa ha esternalizzato in maniera<br />

stabile lavorazioni precedentemente svolte in azienda; ulteriori 5 casi riguardano l’esternalizzazione<br />

di attività di servizio e 6 casi la produzione di semilavorati (tab.33).<br />

18 Per Make or buy si intende la scelta di un’azienda costruire o di effettuare al proprio interno (make), oppure di acquistare<br />

all’esterno (buy), un componente, un prodotto o un servizio necessario alla produzione. La scelta si basa sul raffronto<br />

dei costi totali da sostenere nei due casi, tenendo conto inoltre sia delle caratteristiche di reperibilità all’esterno (e<br />

quindi di eventuali criticità), sia delle risorse disponibili a questo fine all’interno dell’ azienda. Si tratta di una scelta<br />

strategica fondamentale per la gestione d’azienda, che definisce il livello di integrazione delle attività (a monte e a<br />

valle) e determina anche la struttura dei costi, l’organizzazione e il posizionamento sul mercato. L’opzione make offre<br />

soprattutto il vantaggio di garantire un controllo diretto sull’attività, sugli approvvigionamenti e sulla qualità del<br />

prodotto/servizio. Consente inoltre di mantenere eventuali segreti industriali. L’opzione buy (o mercato) offre invece il<br />

vantaggio di comportare minori costi fissi e quindi minore capitale immobilizzato, consentendo una maggiore flessibilità<br />

della produzione. In generale l’esternalizzazione delle attività aumenta con la maturità del settore industriale, perché<br />

aumentano i vantaggi di specializzazione e le economie di scala.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella Imprese che hanno esternalizzato o internalizzato processi lavorativi negli ultimi anni<br />

(erano possibili più risposte)<br />

Negli ultimi 3 anni l’impresa: Lavorazioni Servizi Semilavorati Totale<br />

Ha portato all’interno produzioni in precedenza<br />

svolte all’esterno<br />

2<br />

Ha portato all’esterno produzioni in precedenza<br />

svolte all’interno<br />

2 2<br />

Ha mantenuto invariata la situazione 2<br />

Totale<br />

Le stesse previsioni sui futuri assetti del modello organizzativo delle aziende non sembrano<br />

modificare sostanzialmente tale situazione (tab 34). Nella maggior parte dei casi i confini<br />

dell’impresa rimangono delimitati e non sembrano emergere strategie di apertura in tal senso.<br />

Si rilevano, al contrario, casi di backsourcing, ovvero, il ritorno delle fasi del processo produttivo<br />

all’interno dell’azienda.<br />

Tabella 4 Imprese che intendono esternalizzare o internalizzare processi lavorativi nei prossimi anni<br />

(erano possibili più risposte)<br />

Per i prossimi 3 anni l’impresa prevede di: Lavorazioni Servizi Semilavorati Totale<br />

Portare all’interno produzioni in precedenza svolte<br />

all’esterno<br />

0 2<br />

Portare all’esterno produzioni in precedenza svolte<br />

all’interno<br />

2<br />

Mantenere invariata la situazione 2<br />

Totale 2<br />

Il settore maggiormente orientato all’esternalizzazione è quello della meccanica in quanto<br />

è quello che consente maggiormente un’organizzazione decentrata nella produzione di singoli<br />

componenti che poi sono completati ed assemblati nella fase finale. Anche per questo settore<br />

si tratta comunque di un processo limitato con una tendenza alla diminuzione (solo 4 imprese<br />

meccaniche dichiarano l’intenzione di esternalizzare fasi della produzione nei prossimi tre anni).<br />

Tabella Settori per processi di esternalizzazione passati e futuri<br />

Alimentare<br />

Settore<br />

Totale esternalizzazione<br />

Precedenti tre anni<br />

Totale esternalizzazione<br />

prossimi tre anni<br />

Cartastampa 0 0<br />

Chimica e Plastica 0 0<br />

Ferro e Leghe 0 0<br />

Legno Arredo<br />

Meccanica 0<br />

Tessile Abbigliamento 0 0<br />

Vetro Ceramica 0 0


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella Settori per processi in internalizzazione passati e futuri<br />

2<br />

Settore<br />

Totale internalizzazione<br />

Precedenti tre anni<br />

Totale internalizzazione<br />

prossimi tre anni<br />

Alimentare 0 2<br />

Cartastampa 0 0<br />

Chimica e Plastica 0 0<br />

Ferro e Leghe 0 0<br />

Legno Arredo<br />

Meccanica<br />

Tessile Abbigliamento 0 0<br />

Vetro Ceramica 0<br />

4.11 Forme di cooperazione tra imprese<br />

Le imprese non sono entità del tutto autonome che prescindendo l’una dall’altra condividono<br />

semplicemente la contiguità fisica in un determinato territorio, ma formano un sistema o rete di<br />

relazioni produttive.<br />

La cooperazione tra imprese, nelle varie forme in cui può realizzarsi, è ormai ritenuta uno<br />

strumento indispensabile per l’impresa che voglia competere con successo e svilupparsi nello<br />

scenario complesso dell’economia globale. In tale scenario la singola impresa non può fare esclusivo<br />

ricorso alle sue forze, ma deve necessariamente collegarsi con appropriate risorse e competenze<br />

esterne.<br />

Tradizionalmente, tra imprese si instaurano forme di cooperazione verticale (l’impresa<br />

costruisce rapporti esclusivamente con i propri clienti e i propri fornitori), ma sono diffusi anche<br />

rapporti di cooperazione/competizione orizzontale nei vari stadi della filiera produttiva.<br />

L’ottica competitiva su base locale non è mai eccessivamente spinta e non è raro che imprese<br />

in competizione tra loro, attivino forme di cooperazione implicita (non formalizzata, basata<br />

su legami deboli), per far fronte a problemi contingenti di mercato o di produzione.<br />

Tale tipo di cooperazione (informale orizzontale implicita) risponde al principio della reciprocità,<br />

in quanto si tratta di praticare azioni di collaborazione che si attende siano ricambiate in situazioni<br />

analoghe. <strong>È</strong> proprio la dimensione territoriale a giocare un ruolo decisivo in questa forma di<br />

cooperazione, in quanto la vicinanza e la continuità delle relazioni consente un controllo sul<br />

vissuto “morale”, oltre che economico, dei propri concorrenti, che fornisce il presupposto affinché<br />

i comportamenti cooperativi possano aver luogo.<br />

Raramentequestacollaborazioneinformaleorizzontaleimplicitatrovaelementidiformalizzazione<br />

e si trasforma in collaborazione orizzontale esplicita come ad esempio la formazione di consorzi.<br />

Le imprese della valle del Chiese non sfuggono a questa regola generale. Le realtà che<br />

aderiscono a qualche forma di consorzio tra imprese sono solo 10 (6 meccaniche, 3<br />

Legno arredo e una del settore alimentare). (tab.37)<br />

Anche le altre forme di collaborazione formalizzata tra imprese (accordi, joint venture,<br />

partecipazioni) si attestano su valori molto bassi. (Tab 38)


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Tabella 7. Aziende che aderiscono a qualche forma di consorzio e tipologia di consorzio al quale aderiscono<br />

Settore<br />

Consorzi di acquisto<br />

con altre imprese<br />

Consorzi di sviluppo<br />

tecnologico<br />

Consorzi di<br />

promozione<br />

Consorzi di vendita<br />

) Meccanica si si no no<br />

2) Meccanica si no no no<br />

) Legno Arredo si no no si<br />

) Meccanica si no no no<br />

) Alimentare no si si si<br />

) Legno Arredo no si no no<br />

) Meccanica no si no no<br />

) Meccanica no si no no<br />

) Meccanica no no si no<br />

0) Legno Arredo no no si no<br />

Tabella 8 Numero e percentuale di aziende per forme di collaborazione attivate (erano possibili più risposte)<br />

Forme di cooperazione attivate Nr. aziende Percentuale<br />

Partecipazione a consorzi di acquisto con altre imprese , %<br />

Partecipazione a consorzi di sviluppo tecnologico ,2 %<br />

Partecipazione consorzi promozione prodotto , %<br />

Partecipazione a consorzi di vendita 2 2,0 %<br />

Accordi commerciali di fornitura materie prime ,0 %<br />

Accordi commerciali di fornitura componenti/servizi , %<br />

Accordi di joint venture ,0 %<br />

Accordi di gestione del canale/marchio 2 2,0 %<br />

Accordi per lo sviluppo tecnologico di prodotto/processo 2 2,0 %<br />

Accordi per esportazione/internazionalizzazione ,2 %<br />

Partecipazione finanziaria con altre imprese ,2 %<br />

Altro* ,2 %<br />

* La categoria altro comprende: sviluppo progetti edili chiavi in mano; associazioni temporanee di imprese per partecipazione<br />

gare d’appalto, accesso a servizi per norme tecniche in vigore in paesi esteri; acquisto occasionale di materie prime,<br />

collaborazione per nuova società che fa stampaggio di materiale plastico<br />

Le domande contenute nel questionario non hanno consentito di indagare le ragioni di tale<br />

scarsa propensione a partecipare ad iniziative di carattere consortile, comunque, l’ampia letteratura<br />

esistente in materia evidenzia che i problemi principali nella formazione di consorzi riguardano<br />

una serie di questioni:<br />

• per i singoli imprenditori i vantaggi derivanti dall’attivazione del Consorzio sono difficilmente<br />

percepibili nel breve periodo a fronte di una chiara visibilità dei costi (monetari e non), non è,<br />

infatti, un caso che tali forme aggregative nascono spontaneamente in condizioni particolari<br />

dei mercati di riferimento delle imprese (boom o crisi) perché è in tali fasi che le percezioni<br />

degli attori sull’iniziativa collettiva si modificano con maggiore facilità;<br />

• le iniziative Consortili necessitano di competenze (manageriali) specifiche, perché pur essendo<br />

l’attività consortile un’attività tipicamente imprenditoriale, essa è "cosa a se" rispetto alle<br />

singole imprese consorziate;<br />

• il consolidamento dei consorzi è ostacolato dalla relativa mancanza di fiducia tra consorziati.<br />

Ciò si ripercuote sia sul tema della condivisione di informazioni che su quello della fiducia nel<br />

management consortile (specie se il vertice del Consorzio è costituito dagli stessi imprenditori);


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• le stesse esperienze consortili sorte per iniziativa di realtà pubbliche o associative sono spesso<br />

risultate deboli, a causa dell’alto tasso di politicizzazione e del basso tasso di imprenditorialità<br />

che hanno caratterizzato in modo diffuso l’esperienza consortile in Italia.<br />

Va comunque detto che, se l’attuale partecipazione delle imprese della Valle del Chiese a forme<br />

di cooperazione formalizzata si presenta molto bassa, sono molti gli imprenditori che hanno<br />

segnalano l’esigenza di rafforzare l’integrazione del sistema produttivo locale: sia in senso<br />

verticale, attraverso progettualità di filiera, sia in senso orizzontale, attraverso la costituzione di consorzi.<br />

Come vedremo nel capitolo 4.15 nella fase attuale emergono esigenze riguardanti:<br />

• iniziative volte all’ampliamento e consolidamento di filiere di subfornitura fondate su un alto<br />

livello di integrazione produttiva e di condivisione strategica;<br />

• iniziative consortili con una base associativa circoscritta a poche imprese che condividono<br />

un progetto, in genere relativo alla commercializzazione o alla produzione di servizi, alla<br />

formazione o a politiche di trasferimento tecnologico;<br />

• società commerciali costituite da imprese per l'acquisto di materie prime o la vendita di<br />

prodotti, con lo scopo di organizzare un’offerta congiunta nei mercati esteri e di centralizzare<br />

le attività necessarie a migliorare la penetrazione di tali mercati;<br />

• accordi (anche informali) per la realizzazione congiunta di attività ad elevato investimento<br />

e rischio, come la ricerca e progettazione, o per acquisire i requisiti necessari ad accedere a<br />

determinati mercati, esteri o di segmento, come ad esempio l’opportunità di offrire gamme di<br />

prodotti complementari o portafogli-prodotti caratterizzati da elevata varietà.<br />

4.12 Mercati di vendita e di approvvigionamento<br />

La percentuale di composizione del fatturato mediana, utilizzata per indicare i mercati di<br />

vendita, rappresenta il valore medio della percentuale di fatturato realizzata in una particolare<br />

destinazione di vendita.<br />

Nel complesso 81 imprese intervistate realizzano mediamente il 51, % del proprio<br />

fatturato sul mercato provinciale.Significativoildatorelativoalle74imprese(77%delcampione)<br />

che dichiarano di realizzare una quota mediana di fatturato (31,3%) sul mercato lombardo.<br />

Tabella 9 Mediana della percentuale di fatturato a seconda della destinazione delle vendite.<br />

Destinazione %<br />

delle vendite<br />

Nr imprese Minimo Massimo Media<br />

Deviaizone<br />

standard<br />

Provincia di Trento % 00% , % ,<br />

Provincia di Bolzano % 0% , % ,<br />

Lombardia 2% 00% , % 2 ,2<br />

Veneto 0 2% 0% 2 , % 2 ,<br />

Emilia Romagna 2 % 0% 20, % ,<br />

Piemonte % 0% , % ,0<br />

Altre regioni d’Italia 2 % 0% , % ,2<br />

Austria % 20% , % ,<br />

Germania 2% 0% 2 ,0% ,<br />

Svizzera 2% 0% , % 20,0<br />

Altri Stati Europei % % 2 ,0% 2 ,<br />

Nord-America 2 % 20% ,0% ,2<br />

Estremo Oriente 2 0% 20% ,0% ,<br />

Est Europa (non UE) 2% 0% , % ,<br />

Altro % 0% ,0% 2,0


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Le imprese che dichiarano di realizzare una quota del proprio fatturato sui mercati esteri<br />

sono 21, ossia il 22% delle imprese intervistate.<br />

Tabella 40 Imprese per quota di fatturato su mercati esteri<br />

% di vendita all’estero Nr. di aziende<br />

%<br />

%<br />

% 2<br />

0%<br />

%<br />

20%<br />

2 %<br />

0%<br />

%<br />

0%<br />

%<br />

0% 2<br />

00%<br />

Totale 2<br />

Il mercato di approvvigionamento di riferimento delle imprese resta la provincia di<br />

Trento, ad eccezione dei macchinari e delle tecnologie, acquistate prevalentemente in Lombardia.<br />

Quest’ultima regione registra anche un elevato numero di imprese che dichiarano di rifornirsi di<br />

materie prime e/o componenti e, in misura minore, di lavorazioni e prodotti di subfornitura.<br />

Tabella 41 Numero di aziende per mercati prevalenti di approvvigionamento dell’impresa e tipologia di approvvigionamento<br />

Materie prime e/o<br />

componenti<br />

Macchinari e<br />

tecnologie<br />

Provincia di Trento 2<br />

Lavorazioni e<br />

servizi<br />

Prodotti di<br />

subfornitura<br />

Provincia di Bolzano 0 0<br />

Lombardia 2<br />

Veneto 2 2 0 2<br />

Emilia Romagna 2<br />

Piemonte 2<br />

Altre regioni d’Italia 0<br />

Austria 2 0 0<br />

Germania 0 0<br />

Svizzera 0 0<br />

Altri Stati Europei 2 0<br />

Nord-America 2 0 0<br />

Estremo Oriente 2 0 0 0<br />

Est Europa (non UE) 2 0 0 0<br />

Altro 2 0<br />

Come evidenziato dalla seguente tab. 42 le relazioni produttive con la Lombardia - e come<br />

vedremo in seguito in particolare con i distretti bresciani - riguardano principalmente le imprese<br />

meccaniche. La tab. 43 evidenzia il ruolo svolto da Austria e Germania come paesi fornitori di<br />

legname per le imprese locali del settore Legno e Arredo.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 42 Numero imprese del settore MECCANICA per mercati prevalenti di approvvigionamento dell’impresa e<br />

tipologia di approvvigionamento<br />

Materie prime<br />

e/o componenti<br />

Macchinari<br />

e tecnologie<br />

Lavorazioni<br />

e servizi<br />

Provincia di Trento 20 2<br />

Prodotti<br />

di subfornitura<br />

Provincia di Bolzano - -<br />

Lombardia 2 2 0<br />

Veneto<br />

Emilia Romagna 2<br />

Piemonte 2 - -<br />

Altre regioni d’Italia 2 -<br />

Austria - - -<br />

Germania 2 - -<br />

Svizzera 2 - -<br />

Altri Stati Europei - -<br />

Nord-America - - - -<br />

Estremo Oriente - - -<br />

Est Europa (non UE) - - - -<br />

Altro 2 -<br />

Tabella 4 Numero imprese del settore LEGNO ARREDO per mercati prevalenti di approvvigionamento dell’impresa<br />

e tipologia di approvvigionamento<br />

Materie prime<br />

e/o componenti<br />

Macchinari<br />

e tecnologie<br />

Provincia di Trento 2 2<br />

Lavorazioni<br />

e servizi<br />

Prodotti<br />

di subfornitura<br />

Provincia di Bolzano 2 - -<br />

Lombardia 0<br />

Veneto<br />

Emilia Romagna - -<br />

Piemonte - 2 -<br />

Altre regioni d’Italia - -<br />

Austria 2 - -<br />

Germania - -<br />

Svizzera - - -<br />

Altri Stati Europei - -<br />

Nord-America - - -<br />

Estremo Oriente - - -<br />

Est Europa (non UE) 2 - - -<br />

Altro - - - -<br />

4.13 Tecnologie e conoscenze<br />

L’impresa della valle del Chiese è da tempo un’impresa moderna, in linea con le migliori<br />

tecnologie in tutti i campi. Si tratta chiaramente di in processo di innovazione incrementale<br />

che riguarda tecnologie relativamente assestate e che non comportano grossi investimenti a<br />

rischio.


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Ben il 79% delle aziende dichiara di utilizzare Macchine Tradizionali, il 57% Macchine a controllo<br />

Numerico e il 46% Macchine utensili controllate da computer; il 44% Progettazione assistita da<br />

computer (CAD). Diffusi anche l’utilizzo della posta elettronica e del sito Internet aziendale, presenti<br />

rispettivamente dall’88% e dal 64% delle imprese. <strong>È</strong> inoltre interessante notare, ai fini della nostra<br />

indagine, come 13 imprese utilizzino reti WAN per comunicare con fornitori e/o clienti.<br />

Tabella 44 Numero di aziende per tecnologie utilizzate<br />

Tecnologie utilizzate dall’azienda<br />

nr<br />

di aziende Percentuale<br />

- Macchine tradizionali %<br />

- Macchine a controllo numerico (CN/CNC) %<br />

- Centri di lavorazione %<br />

- Macchine utensili controllate da computer %<br />

- Macchine dotate di laser 20 2 %<br />

- Robot di lavoro %<br />

- Robot di manipolazione %<br />

- Robot dotati di funzioni base di movimentazione materiale %<br />

- Robot riprogrammabili multifunzionali %<br />

- Sistemi flessibili di produzione (FMS) 2 %<br />

- Ingegnerizzazione e programmi CAE 2 %<br />

- Progettazione assistita da computer CAD 2 %<br />

- CAM (utilizzo del computer per effettuare la produzione di progetti CAD) 2 %<br />

- CAD digitale (utilizzo di macchine per controllare la produzione) 2 2 %<br />

- Stoccaggio e spostamento automatico dei materiali %<br />

- Mezzi programmabili e interfacciabili per carico materiali, prodotti, utensili %<br />

- Sensori automatici per controllo dei processi produttivi 2 2 %<br />

- Sensori automatici per controllo specifiche dei prodotti %<br />

- Posta elettronica %<br />

- Sito internet %<br />

- Rete locale (LAN) per comunicazione tra progettazione e produzione %<br />

- Rete locale (LAN) per controllo produzione 2 2 %<br />

- Rete (WAN) per comunicazioni con subfornitori e/o clienti %<br />

- Sistema di controllo e programmazione delle attività produttive 0%<br />

L’11% delle imprese dichiara di disporre di brevetti propri, mentre ben il 28% dichiara di<br />

avere sviluppato o messo a punto in proprio particolari tecnologie.<br />

Tabella 4 Numero e percentuale di aziende per brevetti e licenze utilizzate<br />

Know how, brevetti, licenze Nr aziende<br />

Percentuale<br />

sul totale interviste<br />

L’azienda dispone di brevetti propri %<br />

L’azienda dispone di brevetti acquistati da terzi %<br />

L’azienda opera su licenze di terzi %<br />

L’azienda ha sviluppato o messo a punto in proprio<br />

particolari tecnologie<br />

2 2 %<br />

A conferma delle modalità tipicamente pratico-contestuali dei processi di apprendimento<br />

tecnico nei sistemi di piccola impresa (learning by doing), l’acquisizione delle conoscenze avviene


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prevalentemente attraverso autoformazione al lavoro (85% dei casi) o per trasferimento<br />

dai committenti/clienti/fornitori (70%).<br />

La partecipazione a fiere si conferma come un altro importante canale di acquisizione di<br />

conoscenze (54%), mentre solo nel 13% dei casi tale acquisizione avviene attraverso l’assunzione<br />

di lavoratori più istruiti o qualificati.<br />

Tabella 4 Numero di aziende per modalità di acquisizione delle conoscenze tecnologiche e commerciali (percentuale<br />

calcolata sul totale delle aziende intervistate)<br />

Vie attraverso le quali l’impresa acquisisce le conoscenze tecnologiche<br />

e commerciali di cui ha bisogno<br />

nr Aziende Percentuale<br />

- per trasferimento dai committenti/clienti/fornitori 0%<br />

- per autoformazione nel lavoro 2 %<br />

- attraverso l’assunzione di lavoratori più istruiti o qualificati 2 %<br />

- attraverso corsi di formazione esterni %<br />

- attraverso corsi di formazione interni 22 2 %<br />

- per acquisizione nelle fiere di settore 2 %<br />

- da corsi organizzati da associazioni di categoria, Camera di Commercio,... 2 2 %<br />

- altro %<br />

4.14 Fattori di forza e di debolezza delle imprese<br />

Il piccolo imprenditore razionalizza la sua condizione competitiva dando di se stesso<br />

un’immagine che somma fattori di forza e di debolezza, che si rincorrono sul filo del ragionamento.<br />

Ma, nell’autocoscienza, è raro che i secondi prevalgano, anche se rimangono permanentemente<br />

sullo sfondo a suggerire un approccio umile, graduale, alle cose.<br />

Vista da se medesima, la piccola impresa si qualifica per i vantaggi competitivi centrati: sulla<br />

capacità di adattamento alle specifiche dei committenti/clienti (64%), sulle capacità relazionali con i<br />

committenti/clienti (36%), sulla capacità di fare ed offrire qualità (52%) anche in relazione al buon livello<br />

tecnologico della produzione (31%). Tutti vantaggi incentrati sulle capacità personali dell’imprenditore,<br />

ma anche sul fatto di disporre di una manodopera specializzata (29%) flessibile e polivalente (27%).<br />

Tabella 47 Fattori di forza delle imprese (percentuale calcolata sul totale aziende intervistate)<br />

Fattori di forza dell’impresa nr Aziende Percentuale<br />

manodopera specializzata 2 2 %<br />

manodopera flessibile e polivalente 2 2 %<br />

qualità di beni e servizi offerti 0 2%<br />

livello tecnologico della produzione 0 %<br />

capacità di adattamento alle specifiche dei committenti/clienti %<br />

capacità di relazione e rapporto con i committenti/clienti %<br />

sviluppo di reciprocità con committenti o subfornitori primari %<br />

reputazione e affidabilità del marchio 20%<br />

potenzialità di penetrazione di nuove nicchie di mercato %<br />

prezzi competitivi %<br />

accessibilità a incentivi creditizi e/o finanziamenti pubblici 0 0%<br />

accessibilità ai mercati internazionali 2 2%<br />

altro 0 0%


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Le competenze chiave da cui l’azienda ricava i suoi vantaggi competitivi sono prevalentemente<br />

di tipo relazionale: con ciascun cliente si stabilisce un rapporto corretto, puntuale, diretto, di tipo<br />

fiduciario. Per questo motivo è il titolare stesso che si occupa di creare, sviluppare, alimentare<br />

questo tipo di relazioni che diventano personali, continuative e durature nel tempo, tese sempre a<br />

rispettare le richieste e le scadenze fissate dal cliente stesso.<br />

La flessibilità produttiva è il concetto chiave su cui si incardina la competitività dell’impresa<br />

della Valle del Chiese. Flessibilità produttiva che assume essenzialmente due forme:<br />

• l'elasticità, cioè la capacità di adeguare i propri livelli produttivi alle variazioni quantitative<br />

della domanda (attraverso l'uso flessibile del fattore lavoro, nonché le relazioni di<br />

decentramento produttivo che a sua volta la piccola impresa può allacciare nelle fasi a monte<br />

della filiera);<br />

• la flessibilità in termini qualitativi, da leggersi come capacità di modificare le caratteristiche<br />

dell'output produttivo in relazione alle variazioni richieste dagli acquirenti. (specializzazione,<br />

capacità di realizzare pezzi unici fuori standard, tempi di consegna, ecc.).<br />

Combinando la flessibilità produttiva con livelli elevati di specializzazione si definisce<br />

la formula imprenditoriale per riprodurre il proprio vantaggio competitivo. Così facendo,<br />

ci si allontana anche da una visione statica dell’impresa artigiana dipendente, in quanto<br />

viene a delinearsi la base sulla quale l’impresa può costruire un suo percorso di evoluzione<br />

competitiva.<br />

Tra specializzazione e flessibilità esiste, infatti, una sorta di complementarità dinamica di<br />

notevole importanza che mette in moto un processo di apprendimento che è la base di sviluppo<br />

della capacità innovativa della piccola impresa, sia sul piano del processo che sul piano del prodotto.<br />

La flessibilità non potrebbe esprimersi senza il supporto del know-how tecnologico-produttivo e<br />

delle competenze aziendali che la specializzazione consente di acquisire. Al contempo, lo stesso<br />

esercizio della flessibilità offre nuove occasioni di arricchimento del patrimonio di conoscenze<br />

specializzate dell’impresa.<br />

Specializzandosi, la piccola impresa accumula uno specifico know-how tecnologicoproduttivo,<br />

aspetto fondamentale nel determinare la capacità di fornire una prestazione adeguata<br />

(qualità dell’output, tempi di consegna). La specializzazione consente inoltre all’impresa di<br />

ridurre la complessità: consente di concentrarsi sulla funzione del produrre, e di attestarsi su<br />

una specifica nicchia di mercato (da intendersi, in questo caso, come fase specifica di una filiera<br />

produttiva) 19 .<br />

Ma, è anche per questo motivo che la flessibilità incontra il suo limite superiore proprio<br />

nella specializzazione produttiva, vista come vincolo all’omogeneità tecnologica dei prodotti. Il<br />

processo di apprendimento aziendale che trova le proprie radici nelle competenze accumulate nel<br />

tempo (learning by doing), non consente ancora di procedere verso una crescente standardizzazione<br />

della produzione, industrializzando i processi e razionalizzando l’organizzazione produttiva,<br />

incrementando i volumi, e avviando una progressiva diversificazione dei clienti e dei mercati<br />

territoriali di sbocco e di approvvigionamento.<br />

19 Tradizionalmente la posizione occupata dall’impresa di subfornitura nella catena della subfornitura si caratterizza per<br />

bassi indici di autonomia nei confronti dei mercati. Tale condizione si configura generalmente come un meccanismo<br />

di riduzione della complessità esistente nell’ambiente competitivo esterno, la cui gestione viene così delegata alla<br />

committenza. In questo modo l’impresa artigiana non deve investire risorse nella conoscenza del mercato e nella<br />

gestione dei rapporti esterni, concentrandosi su funzioni eminentemente produttive.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Quest’ultimo aspetto contribuisce a far sì che la flessibilità tenda a rimanere una<br />

qualità operativa e non si traduca in flessibilità strategica, cioè in capacità di cambiare<br />

l’orientamento produttivo e la formula imprenditoriale in relazione allo spettro di opportunità/<br />

minacce che provengono dai mercati.<br />

<strong>È</strong> questo il passaggio evolutivo critico per le imprese di subfornitura: da una “specializzazione<br />

adattiva” (adeguamento alle esigenze dei principali committenti) ad una “specializzazione selettiva”,<br />

autopropulsiva, autonoma ed interattiva. In altri termini si rende necessario il passaggio dalla<br />

semplificazione della funzione di interfaccia con il mercato alla graduale capacità di gestire relazioni<br />

commerciali complesse, attraverso:<br />

• un investimento in conoscenza interna per sviluppare e approfondire le proprie competenze<br />

distintive (formazione risorse umane, ricerca & sviluppo, progettazione e design, marketing e<br />

comunicazione aziendale, ecc.);<br />

• la costruzione e/o l’adesione a reti a monte (organizzazione dei rapporti con i propri<br />

subfornitori tramite processi di comunicazione e cooperazione) e a valle (raggiungimento dei<br />

canali distributivi per comunicare ed interagire con clienti affidabili e bisogni differenziati e<br />

lontani);<br />

• la “specializzazione selettiva” del proprio “mestiere” nella rete per esercitare un ruolo<br />

specifico che valorizzi le proprie conoscenze e competenze in relazione alle altre conoscenze e<br />

competenze presenti nella rete stessa (specialista, sistemista, connettore).<br />

Se in passato la forza competitiva della piccola impresa derivava principalmente da un<br />

sapere contestuale e specifico, oggi sempre più la capacità di competere nelle reti aperte della<br />

globalizzazione richiede di saper produrre conoscenza de-contestualizzata, trasferibile – e<br />

quindi codificata, comunicabile verso l’esterno – e, al tempo stesso, la capacità di accedere<br />

e valorizzare la conoscenza formale esistente all’esterno, nelle reti relazionali. Molte imprese<br />

artigiane stanno sperimentando tale cambiamento strategico, seguendo percorsi diversi, ma<br />

tutti caratterizzati dalla progressiva fuoriuscita dalla condizione di dipendenza dal sistema di<br />

committenza locale.<br />

Le difficoltà incontrate in questi processi evolutivi sono confermate dai fattori di debolezza<br />

segnati dagli imprenditori.<br />

Il problema maggiormente sentito dagli imprenditori della Valle del Chiese è la difficoltà di<br />

reperimento di manodopera specializzata (65%) cui delegare parte dei problemi posti dai<br />

crescenti livelli di specializzazione e flessibilità imposti dai mercati.<br />

I problemi di organizzazione della produzione a fronte di una forte variabilità della<br />

domanda espressa dai committenti e delle difficoltà di organizzare la rete di fornitura a monte,<br />

sono segnalati dal 27% delle imprese, e l’introduzione di nuove tecnologie di processo dal<br />

20% delle imprese.<br />

I problemi relativi al mercato, ovvero, al mancato controllo del canale commerciale,<br />

all’introduzione sul mercato di nuovi prodotti sostitutivi e alla difficoltà di selezionare<br />

committenti affidabili sono segnati a pari merito dal 17% delle imprese.<br />

La diffusione di nuovi competitori locali e internazionali sono segnati rispettivamente<br />

dal 14 e dal 13% delle imprese.<br />

0


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 48 Fattori di debolezza dell’impresa (percentuale calcolata sul totale aziende intervistate)<br />

Fattori di debolezza dell’impresa nr Aziende Percentuale<br />

difficoltà di reperimento della manodopera specializzata 2 %<br />

difficoltà di reperimento della manodopera comune 2 22%<br />

difficoltà di reperimento di manager preparati e affidabili %<br />

introduzione di nuovi prodotti sostitutivi %<br />

introduzione nel settore di nuove tecnologie di processo 20%<br />

problemi di organizzazione della produzione 2 2 %<br />

difficoltà di comunicazione del marchio %<br />

diffusione di nuovi competitori locali %<br />

difficoltà di selezione di committenti affidabili %<br />

problemi di selezione di nuovi subfornitori locali/nazionali %<br />

emersione di nuovi competitori internazionali 2 %<br />

problemi di reperimento di risorse finanziarie per gli investimenti %<br />

debolezze di controllo del canale commerciale e di fornitura %<br />

vincoli al reperimento di servizi (pubblici/privati) utili all’operatività %<br />

vincoli legati alla localizzazione (logistici-infrastrutturali) %<br />

Altro %<br />

4.15 Gli obiettivi strategici delle imprese e le progettualità<br />

di sviluppo<br />

La maggior parte delle imprese indicano come obiettivi strategici il contenimento dei<br />

tempi di produzione (42%) e a pari merito lo sviluppo della qualità del prodotto e<br />

la riduzione dei costi di produzione (39%). La necessità di aumentare il livello di<br />

flessibilità aziendale è segnalato dal 28% delle aziende. Si tratta di obiettivi coerenti con un<br />

sistema di relazioni produttive incentrate sulla subfornitura, in cui ad assumere rilevanza sono<br />

le esigenze del committente in termini di puntualità di consegna, rispetto delle specifiche e<br />

flessibilità della produzione.<br />

L’obiettivo di certificare i prodotti e l’azienda è perseguito da un numero relativamente<br />

limitato di aziende (20%), ciò può essere spiegato dal fatto che un buon numero di imprese<br />

sono già certificate (il 64% delle imprese di subfornitura dichiara di avere una qualche forma di<br />

certificazione) ma anche dal fatto, come vedremo in seguito, che i processi di qualificazione della<br />

fornitura attivati dalle imprese committenti spesso non richiedono la certificazione di qualità, ma<br />

si basano, in prevalenza, su procedure di verifica e controlli interni.<br />

Gliobiettiviriguardantil’ampliamento dell’exportelosviluppo dell’internazionalizzazione<br />

si collocano invece agli ultimi posti nella graduatoria delle priorità. Anche in questo<br />

caso il dato risulta coerente con un’organizzazione produttiva comunicante con l’esterno (e con<br />

l’estero) solo nei punti terminali della catena del valore. Nei fatti, la strategia sui mercati<br />

esteri è in gran parte delegata alle imprese committenti esterne all’area.


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Tabella 49 Numero di aziende per obiettivi strategici segnati (percentuale calcolata sul totale delle aziende intervistate)<br />

2<br />

Attuali obiettivi strategici dell’impresa nr Aziende Percentuale<br />

- riduzione costo del lavoro 2 22%<br />

- riduzione costi di produzione %<br />

- contenimento tempi di produzione 0 2%<br />

- aumentare la flessibilità 2 2 %<br />

- sviluppare la qualità prodotto %<br />

- certificazione del prodotto o dell’azienda 20%<br />

- ridurre la difettosità %<br />

- accrescere la personalizzazione prodotto 0 0%<br />

- allargare la gamma dei prodotti 20 2 %<br />

- incrementare l’integrazione del ciclo produttivo %<br />

- accrescere i servizi al cliente %<br />

- allargare la rete di relazioni/fornitura 0 0%<br />

- ampliare il grado di autonomia operativa %<br />

- potenziare la credibilità e l’immagine dell’impresa %<br />

- ampliare l’export %<br />

- sviluppare l’internazionalizzazione %<br />

- altro %<br />

Una disaggregazione degli obiettivi strategici per tipologia di impresa evidenzia come:<br />

• le imprese committenti “pure” hanno come principale obiettivo la riduzione del costo del<br />

lavoro aumentando al contempo la qualità e la personalizzazione del prodotto;<br />

• le imprese subfornitrici “pure” hanno come principale obiettino la riduzione dei costi e dei<br />

tempi di produzione aumentando al contempo la flessibilità aziendale;<br />

• le imprese miste sommano gli obiettivi strategici delle precedenti tipologie di imprese,<br />

segnalando, però, anche un più articolato quadro di obiettivi orientati all’apertura del proprio<br />

mercato e alla definizione del proprio marketing mix (prezzo, prodotto, comunicazione,<br />

distribuzione).<br />

Tabella 0 Obiettivi strategici per tipologia di impresa<br />

Obiettivi strategici:<br />

impresa<br />

fornitrice<br />

Tipologia di impresa<br />

impresa<br />

committente<br />

- riduzione costo del lavoro 0<br />

impresa<br />

mista<br />

- riduzione costi di produzione 2 0<br />

- contenimento tempi di produzione 0 2<br />

- aumentare la flessibilità<br />

- sviluppare la qualità prodotto<br />

- certificazione del prodotto o dell’azienda 0<br />

- ridurre la difettosità 2 2 0<br />

- accrescere la personalizzazione prodotto 20<br />

- allargare la gamma dei prodotti<br />

- incrementare l’integrazione del ciclo produttivo 2<br />

- accrescere i servizi al cliente 0<br />

- allargare la rete di relazioni/fornitura 2<br />

Totale


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Obiettivi strategici:<br />

impresa<br />

fornitrice<br />

Tipologia di impresa<br />

impresa<br />

committente<br />

impresa<br />

mista<br />

- ampliare il grado di autonomia operativa 2 2<br />

- potenziare la credibilità e l’immagine dell’impresa 0 2<br />

- ampliare l’export 0<br />

- sviluppare l’internazionalizzazione 0<br />

Totale 2<br />

Totale<br />

Al fine di meglio sostanziare gli obiettivi di carattere strategico, in chiusura di intervista è stato<br />

chiesto agli imprenditori di indicare quali progetti (di impresa o di territorio) avrebbero presentato<br />

all’interno di un ipotetico “patto territoriale” incentrato sulla valorizzazione dei fattori immateriali<br />

d’impresa e sul rafforzamento delle reti lunghe di mercato.<br />

Il carattere “aperto” della domanda non ha consentito di fare una quantificazione statistica,<br />

comunque, la semplice aggregazione ed elencazione degli item consente di avere un’idea sulle<br />

principali esigenze manifestate dalle imprese della Valle del Chiese.<br />

1. Progettualità (esigenze) riguardanti reti di impresa e di territorio<br />

• sostegno alla costituzione e al consolidamento di filiere produttive<br />

• progetti per la qualificazione della subfornitura<br />

• favorire la crescita e lo sviluppo di consorzi<br />

• creazione di marchi di tutela/commercializzazione<br />

• certificazione e valorizzazione delle produzioni locali<br />

• qualificare i servizi a supporto delle imprese (es. progettazione, informatica, automazione,<br />

pianificazione e controllo, lingue, sicurezza, ecc...)<br />

• sviluppo dell’imprenditorialità locale,<br />

• promozione e assistenza passaggio generazionale<br />

• maggiore conoscenza del tessuto produttivo locale (opportunità di incontro e scambio tra<br />

imprese)<br />

• attivare politiche di tipo distrettuale (piani e progetti di distretto)<br />

• incrementare e qualificare i servizi terziari specialistici (ricerca e sviluppo, trasferimento<br />

tecnologico, ecc.)<br />

• incrementare lo sfruttamento energetico delle biomasse forestali<br />

• promozione dell’edilizia sostenibile e del risparmio energetico<br />

• politiche di integrazione manodopera extracomunitaria<br />

2. Progettualità (esigenze) riguardanti la presenza sui mercati<br />

• creazione di consorzi di vendita e centrali d’acquisto<br />

• ricerca ed esplorazione nuovi mercati (anche all’estero)<br />

• relazioni con imprese converter nel bresciano (stampisti meccanica)<br />

• conoscenza committenti/fornitori anche esterni al contesto locale<br />

• supporto alla politiche commerciali<br />

• assistenza allo sviluppo di nuovi prodotti e progetti di diversificazione produttiva<br />

• assistenza brevetti<br />

• assistenza al lancio di nuovi prodotti<br />

• politiche di marchio e strategie di marketing nelle regioni confinanti (diverse segnalazioni<br />

rivolte all’Emilia Romagna)<br />

• strategie commerciali per circuiti di alta gamma (arredamento)


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• partecipazione a fiere (nazionali ed estere)<br />

• promuovere forme di turismo sostenibile come strategia di marketing utili anche per le imprese<br />

manifatturiere<br />

• progetti rivolti a qualificare la comunicazione di impresa e alle strategie di marketing<br />

• progetti rivolti all’aumento della produttività ed al contenimento dei costi<br />

• progetti rivolti alla produzione just in time<br />

3. Progettualità (esigenze) riguardanti la formazione ed organizzazione del personale<br />

• promuovere le attività delle Scuole superiori nelle Giudicarie e le relazioni scuola/imprese<br />

• ripristinare e riqualificare la presenza di una scuola professionale (un tempo a Storo)<br />

• progetti di formazione permanente (specialistica)<br />

• progetti di formazione specializzata per le figure manageriali<br />

• progetti di qualificazione di dipendenti, fornitori,<br />

• assistenza nella ricerca di personale qualificato<br />

4. Progettualità (esigenze) riguardanti i rapporti con le istituzioni<br />

• sburocratizzazione<br />

• defiscalizzazione<br />

• rete di servizi pubblici decentrata più efficiente<br />

• esigenza di servizi più puntuali da parte delle sedi territoriali delle associazioni di categoria<br />

• migliore strategia di comunicazione delle associazioni di categoria nei confronti delle imprese<br />

(in merito a servizi già attivati, ma non noti ad aziende di realtà periferiche)<br />

• liberalizzazioni<br />

5. Progettualità (esigenze) riguardanti le infrastrutture per la produzione<br />

• reti tecnologiche (fibra ottica, banda larga e connessioni veloci)<br />

• sviluppo di logistica di filiera (trasporti, magazzino)<br />

• strade e trasporti (collegamenti con il bresciano)<br />

• spazi produttivi<br />

4.16 Fattori di contesto necessari allo sviluppo delle imprese<br />

Come era logico aspettarsi, secondo le aziende intervistate, i fattori di contesto che conteranno<br />

nei prossimi 3 anni per aumentare la competitività delle imprese sono la riduzione del carico<br />

fiscale e contributivo (per il 58% delle imprese) e le infrastrutture logistiche (per il 51%<br />

dei casi).<br />

Al di là dell’aspetto “politico” assunto dalla variabile fiscale/contributiva, il peso rilevante<br />

attribuito alle infrastrutture logistiche, ma anche ai servizi di distribuzione commerciale<br />

(32%) indica come l’intensità dei rapporti di scambio tra imprese richieda adeguati supporti<br />

logistici di interconnessione dei diversi attori del sistema e/o della rete di fornitura.<br />

Questi dati possono risultare in parte scontati, tuttavia impressiona l’ampio distacco da<br />

qualsiasi altra iniziativa di politica attiva per l’impresa. Ad esempio, solo il 20% conta sulla ricerca<br />

ed il 17% su servizi innovativi forniti alle imprese. Come a dire che gli imprenditori si<br />

sentono sufficientemente in grado di definire autonomamente le proprie strategie competitive e<br />

individuano nella pressione fiscale e nei vincoli amministrativi (30%) il principale ostacolo<br />

alla piena espressione di questa strategia.


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Tabella 1 Numero di aziende per fattori di contesto che conteranno nei prossimi anni per migliorare le capacità<br />

competitive dell’impresa. (percentuale calcolata sul totale delle aziende intervistate)<br />

Fattori di contesto che conteranno nei prossimi 3 anni<br />

per migliorare le capacità competitiva dell’impresa<br />

nr Aziende Percentuale<br />

- Infrastrutture logistiche %<br />

- Servizi di distribuzione commerciale 2%<br />

- Buone relazioni industriali 2%<br />

- Scuola %<br />

- Formazione professionale %<br />

- Ricerca 20%<br />

- Infrastrutture telematiche %<br />

- Riduzione del carico fiscale e contributivo %<br />

- Servizi innovativi forniti alle imprese %<br />

- Delegificazione e sburocratizzazione 2 0%<br />

- altro 2 2%<br />

In realtà, una qualche base ideologica in questa affermazione è difficile da nascondere: ad<br />

esempio, il fatto che la terza preferenza in ordine ai fattori di competitività sia accordata alla<br />

formazione (35%) fa pensare che, comunque, si ritenga necessario un investimento di risorse<br />

pubbliche aggiuntive che possono essere ricavate solo attraverso politiche redistributive.<br />

Una generale preferenza delle imprese locali verso processi di autorganizzazione emerge<br />

anche dall’indicazione di quelli che sono gli interlocutori più importanti per migliorare<br />

la competitività dell’impresa (tab. 52).<br />

L’individuazione di nuovi partner industriali (61%) e, soprattutto, commerciali (63%) è<br />

la strategia ritenuta più idonea per aumentare la propria competitività. Significativa, in tal senso,<br />

anche la sottolineatura riguardante i rapporti con distretti e aree sistema (29%) e con una<br />

rete di servizi efficiente (25%). Si tratta, nel complesso, di dati che confermano un’esigenza,<br />

già precedentemente evidenziata, di una maggiore integrazione del sistema produttivo.<br />

Tabella 2. Numero di aziende per soggetti con i quali è importante avere rapporti per migliorare le capacità<br />

competitive dell’impresa. (percentuale calcolata sul totale delle aziende)<br />

Soggetti con i quali l’azienda ritiene importante avere rapporti<br />

per migliorare la capacità competitiva dell’impresa<br />

nr Aziende Percentuale<br />

- Rapporti con nuovi partners industriali %<br />

- Rapporti con nuovi partners commerciali 0 %<br />

- Rapporti con distretti/aree sistema 2 2 %<br />

- Rapporti con una rete di servizi efficiente 2 2 %<br />

- Rapporti con Associazioni di categoria %<br />

- Rapporti con le Università/centri di ricerca %<br />

- Rapporti con la Pubblica Amministrazione %<br />

- Rapporti con la Camere Commercio %<br />

- Rapporti con la scuola e con la formazione professionale 2 2 %<br />

- Rapporti con Banche locali 2 %<br />

- Rapporti con Banche Nazionali 0 0%<br />

- altro (specificare) %


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L’interesse delle imprese nei confronti della scuola e della formazione professionale (28%)<br />

viene senz’altro confermato: in realtà, è proprio questo l’unico “attore istituzionale” a ricevere un alto<br />

livello di consenso delle imprese rispetto alle politiche di miglioramento della competitività.<br />

Ciò che, tuttavia, sembra opportuno rilevare è la distanza tra l’interesse dimostrato per la scuola<br />

e la formazione professionale da un lato e l’Università e i centri di ricerca dall’altro (16%).<br />

Se le imprese sono consapevoli dell’importante funzione svolta dalla scuola e dalla formazione<br />

professionale, percepiscono tuttavia come ancora poco appropriato il contributo delle Università e<br />

dei centri di ricerca alla crescita della propria competitività.<br />

Non sembrano emergere altri attori istituzionali forti ai quali le imprese si sentono di affidare<br />

il compito di attuare politiche di modernizzazione. Pubblica amministrazione e categorie<br />

economiche sono indicate a pari merito dal 17% delle imprese, mentre la Camera di Commercio<br />

raccoglie un esiguo 3% di consensi. Se torniamo indietro alla tabella 47, è interessante notare come<br />

nessuna impresa abbia segnalato, tra i propri fattori di forza, il fatto di essere localizzata in<br />

una provincia autonoma e quindi di poter accedere ad importanti sistemi di incentivazione<br />

finanziaria.<br />

Un’ultima considerazione: è significativo anche il fatto che nessuna impresa abbia indicato<br />

le banche nazionali come interlocutore strategico, mentre le banche locali sono indicate nel<br />

13% dei casi.<br />

4.17 L’accesso al credito<br />

La quasi totalità delle realtà imprenditoriali non ha difficoltà a reperire i finanziamenti<br />

necessari al proprio sviluppo perché, oltre all’autofinanziamento (57% dei casi) possono<br />

disporre di credito bancario a buone condizioni (59%).<br />

Tabella Difficoltà incontrate dalle aziende nel reperire finanziamenti (percentuale calcolata sul totale delle<br />

imprese intervistate)<br />

L’azienda ha difficoltà nel reperire i finanziamenti necessari al suo sviluppo? nr Aziende Percentuale<br />

- NO, perchè si autofinanzia %<br />

- NO, perchè ha accesso al credito agevolato 2 22%<br />

- NO, perchè può avere credito bancario a buone condizioni %<br />

- NO, perchè è aiutata da qualche Consorzio fidi %<br />

- SI, perchè la banca richiede eccessive garanzie %<br />

- SI, perchè il tasso di interesse è troppo elevato 2 2%<br />

- altro %<br />

Seppur non in maniera esplicita, tali dati sottolineano lo stretto legame esistente tra la<br />

struttura imprenditoriale locale ed il sistema del credito cooperativo, fortemente radicato<br />

in tutto il territorio trentino. Il radicamento locale delle casse rurali costituisce indubbiamente<br />

un importante vantaggio competitivo determinato da una serie di fattori: la conoscenza diretta<br />

del cliente, il clima di fiducia e per certi versi di familiarità, l’autonomia decisionale, la velocità<br />

delle risposte, così come la percezione che il cliente ha di mettere i soldi nella “propria” banca a<br />

vantaggio della crescita del territorio.<br />

Viene comunque da chiedersi se il fatto che il sistema del credito non emerga dalle interviste<br />

come ambito problematico – come del resto il fatto che nessuna impresa abbia segnalato l’esigenza di


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avere rapporti con banche di livello nazionale - non denoti anche l’assenza di una domanda di<br />

servizi finanziari più sofisticati ed una scarsa consapevolezza delle profonde trasformazioni che<br />

attraversano il mondo del credito e conseguentemente gli aspetti di gestione finanziaria delle imprese.<br />

Se, fino ad oggi il sistema delle BBC – e dei Confidi - ha accompagnato egregiamente la crescita<br />

del tessuto produttivo locale, non bisogna nascondersi che sono diversi i processi economici e<br />

politici che oggi pongono sotto stress questo modello di mutualità. A tale proposito basta citare<br />

gli accordi di Basilea 2 20 che tenderanno a rimodellare le relazioni tra banche e piccole imprese,<br />

tradizionalmente incentrate su conoscenze contestuali, per portarle su un piano più formale, dove<br />

a prevalere saranno strumenti di valutazione quali bilanci, analisi del circolante, crediti e debiti,<br />

budget, etc. O ancora, i processi di concentrazione bancaria – e degli stessi Confidi- che inducono<br />

un tendenziale sradicamento del sistema del credito dal territorio, con conseguente indebolimento<br />

delle relazioni con il tessuto delle imprese, ma anche una più probabile diffusione dei metodi di<br />

rating 21 avanzato, ovvero di criteri basati su parametri di valutazione oggettivi. <strong>È</strong> per tale ragione<br />

che l’apparente non problematicità del rapporto tra imprese e sistema del credito, non deve, a<br />

nostro parere, escludere una politica di accompagnamento delle imprese su tematiche<br />

riguardanti la gestione finanziaria delle stesse.<br />

4.18 Rapporto con le associazioni di categoria<br />

Il 67% delle imprese interviste aderisce a Confartigianato, il 17% a Confindustria, mentre il<br />

9% non aderisce ad alcuna associazione di categoria.<br />

Tabella 4 Numero di aziende per associazione di categoria alla quale sono iscritte (percentuale calcolata sul totale dei casi)<br />

Associazioni di categoria alle quali è iscritta l’impresa nr Aziende Percentuale<br />

- Confartigianato (Associazione artigiani) %<br />

- CAN 0 0%<br />

- CLAAI 0 0%<br />

- API 0 0%<br />

- Confindustria %<br />

- Confcommercio (Unione commercio, turismo e servizi) 2 2%<br />

- Confesercenti 0 0%<br />

- Confcooperative 0 0%<br />

- Lega Cooperative 0 0%<br />

- Confagricoltura 0 0%<br />

- Coldiretti 0 0%<br />

- Altro 0 0%<br />

- Nessuna associazione %<br />

20 Basilea 2 è un documento che definisce, a livello internazionale, i requisiti patrimoniali delle banche in relazione ai<br />

rischi assunti dalla stessa. Secondo Basilea II le banche dei paesi aderenti dovranno classificare i propri clienti in base alla<br />

loro rischiosità, attraverso procedure di rating. Dovranno, successivamente, accantonare delle quote di capitale definite<br />

in base al livello di rischio dei rapporti di credito accordati per tutelarsi dai rischi assunti.<br />

21 Il rating è l’insieme di procedure di analisi e di calcolo grazie al quale una banca valuta quanto un cliente sia rischioso<br />

e quanto sarà produttivo in futuro, se gli venisse concesso il credito che chiede. Basilea II introduce la possibilità, per<br />

gli istituti di credito, di affiancare ai rating emessi dalle agenzie specializzate, rating prodotti al proprio interno. Ciò<br />

significa che le banche potranno dotarsi di strumenti particolareggiati volti alla misurazione del rischio. Basilea II,<br />

inoltre, darà alle banche una maggior discrezionalità nelle decisioni imprenditoriali di quelle imprese che chiedano un<br />

credito: in questo senso la banca diventa una sorta di consulente-controllore di qualità dell’impresa.


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I servizi forniti dalle associazioni costituiscono il motivo principale di adesione da parte delle<br />

imprese. <strong>È</strong> soprattutto su questo versante, per così dire, strumentale che le imprese riconoscono il<br />

valore (e giustificano il senso) delle associazioni.<br />

I servizi più utilizzati sono di tipo tradizionale. <strong>È</strong>, infatti, l’assistenza amministrativa<br />

e fiscale a risultare la più usata tra i servizi associativi (38 aziende), seguita dall’assistenza<br />

sindacale (23 aziende), dalla formazione (17 aziende), dall’assistenza al credito (10 aziende)<br />

e dall’aggiornamento tecnico (9 aziende).<br />

Tabella Soddisfazione media rispetto al servizio utilizzato e numero di aziende che dichiarano di utilizzare il<br />

servizio (scala utilizzata: 1=poco soddisfatto, 2=abbastanza soddisfatto, = molto soddisfatto)<br />

Giudizio sui servizi erogati<br />

Soddisfazione media<br />

(tra chi usa il servizio)<br />

nr aziende che dichiarano<br />

di utilizzare il servizio<br />

assistenza sindacale 2,0 2<br />

assistenza amministrativa e fiscale 2,<br />

assistenza al credito 2,2 0<br />

assistenza commerc/distribuzione - 0<br />

assistenza all’export 2,0<br />

assistenza formazione professionale 2,<br />

assistenza aggiornamento tecnico 2,0<br />

altro 2,0<br />

Per quanto riguarda i servizi relativi all’assistenza alla commercializzazione e all’export, non<br />

sembra che le imprese esprimano un particolare interesse. Non appare, peraltro, che sussistano<br />

particolari differenziazioni nelle valutazioni sulla qualità dei servizi utilizzati: le imprese si<br />

dichiarano generalmente abbastanza soddisfatte.<br />

Vale rilevare come il grado di soddisfazione nei confronti dei servizi associativi risulti<br />

strettamente correlato con l’utilizzo degli stessi, ovvero, i servizi forniti dalle associazioni sono<br />

utilizzati solo se effettivamente sono in grado di generare utilità. Come avviene nel mercato<br />

concorrenziale, è l’exit piuttosto che la voice il sistema di protesta più utilizzato, il che pone le<br />

associazioni di rappresentanza di fronte ad un problema non banale di rapporto verso i propri<br />

associati, i quali assumono sempre più i caratteri di clienti invece che di iscritti. Con tutto ciò che<br />

questo comporta in termini di strategie di rappresentanza.<br />

Questo dato suggerisce, anche dalla prospettiva delle associazioni di categoria, di guardare alla<br />

subfornitura con un’ottica meno sindacale e più industriale, meno orientata alla costruzione di<br />

tutele legislative e più alla valorizzazione delle risorse umane e professionali, al rafforzamento delle<br />

capacità imprenditoriali, alla crescita di competenze tecnologiche e di mercato.<br />

Una tale azione di rafforzamento non andrebbe a favore delle sole imprese di subfornitura,<br />

che dovranno comunque puntare a mercati più aperti e su economie di scala congruenti con gli<br />

investimenti in conoscenza, ma anche a quelle committenti, che potranno contare su una qualificata<br />

rete locale di fornitura come una delle fonti primarie del proprio vantaggio competitivo. In questo<br />

senso una politica di rafforzamento e qualificazione della subfornitura dei sistemi produttivi locali<br />

costituisce la condizione necessaria di una rinnovata politica associativa.


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5. L’impresa in quanto subfornitrice<br />

Una parte del questionario somministrato era rivolto esclusivamente alle imprese che<br />

svolgono produzioni in subfornitura conto terzi, anche se una parte di queste, come già precisato<br />

in premessa, effettua parzialmente lavorazioni conto proprio e/o opera come committente per<br />

altre imprese (imprese miste).<br />

In questo capitolo di commento ai dati cercheremo di riassumere gli elementi essenziali che<br />

connotano l’attività di subfornitura, prestando una particolare attenzione al grado di apertura dei<br />

rispettivi mercati, nonché ai rapporti con i committenti.<br />

I dati riportati in questo capitolo si riferiscono a 33 imprese di subfornitura e a 46 imprese<br />

miste (in quanto subfornitrici). In totale a 82 imprese (3 imprese compilano questa parte del<br />

questionario pur dichiarandosi imprese committenti).<br />

5.1 Numero di committenti e grado di dipendenza della subfornitura<br />

Un primo aspetto da sottolineare riguarda la rilevanza della plurifornitura (fig.18). Il maggior<br />

numero di imprese si colloca nella fascia tra 5 e 30 committenti, quindi con un buon livello di<br />

diversificazione del proprio portafoglio clienti.<br />

Figura 18 Numero di committenti dell’impresa<br />

numero delle<br />

imprese<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

13<br />

22<br />

Tabella Numero di committenti per impresa<br />

Numero di committenti dell'impresa<br />

21<br />

da 1 a 4 da 5 a 10 da 11 a<br />

30<br />

n. risposte minimo massimo media Deviazione standard<br />

2 00 , 0,<br />

10<br />

da 31 a<br />

50<br />

9<br />

da 50 a<br />

100<br />

numero di committenti per impresa<br />

7<br />

da 100 a<br />

500<br />

2<br />

oltre i 500


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Dal grafico è possibile anche notare come le situazioni di maggiore dipendenza da uno o pochi<br />

committenti locali, riguardi un numero limitato di imprese (solo 13 imprese hanno meno di 4<br />

committenti).<br />

Tale dato, preso singolarmente, non è necessariamente indicativo di uno stato di debolezza:<br />

un numero selezionato di committenti può, infatti, costituire per i subfornitori il risultato di<br />

relazioni produttive basate sulla qualità. In altri termini, se la monocommittenza vincola entro<br />

relazioni captive 22 il campo di iniziativa dei fornitori, un numero non elevato di committenti può<br />

denotare anche l’appartenenza ad un sistema di relazioni selezionato sul piano della qualità e<br />

potenzialmente cooperativo.<br />

Un dato che aiuta a precisare il carattere dei rapporti con la committenza è il peso sul<br />

fatturato del committente principale. Dalla tabella seguente si rileva come per 23 aziende,<br />

l’incidenza del principale committente sul totale del fatturato si attesti sotto il 10%. Nel complesso<br />

la stragrande maggioranza di imprese si attesta al di sotto del 30%. Solo in 13 casi l’incidenza del<br />

principale committente supera il 50% del fatturato dell’azienda subfornitrice e solo un’impresa<br />

realizza il 100% del proprio fatturato con un unico committente.<br />

Tabella 7 Numero di aziende per classe di incidenza del principale committente sul totale del fatturato<br />

0<br />

classe % di incidenza del principale committente sul totale del fatturato nr aziende<br />

da % a 0% 2<br />

da % a 20%<br />

da 2 % a 0%<br />

da % a 0%<br />

da % a 0%<br />

da % a 0%<br />

da % a 0%<br />

da % a 0%<br />

da % a 0% 0<br />

da 0% a 00%<br />

Tabella 8 Incidenza media del principale committente sul totale del fatturato<br />

Nr imprese Minimo Massimo Media Deviazione Standard<br />

0 2 00 2 ,2 2 ,2<br />

Dall’incrocio tra numero di committenti e incidenza sul fatturato del principale<br />

committente si possono trarre indicazioni sul grado di autonomia o dipendenza dei subfornitori.<br />

Un rapporto con un numero limitato di committenti ed il prevalere di un committente che<br />

ha una forte incidenza percentuale sul fatturato dell’impresa subfornitrice delinea, in genere, un<br />

rapporto in cui il potere contrattuale è fortemente squilibrato a favore del commettente. L’impresa<br />

subfornitrice non ha, in questo caso, un’autonoma conoscenza del mercato finale di sbocco e ha<br />

limitate possibilità di trovare clienti diversi dal committente principale.<br />

22 Per subfornitura captive si intende una subfornitura di carattere dipendente, in cui le funzioni di commercializzazione<br />

del prodotto e le decisioni di marketing vengono lasciate a poche imprese specializzate.


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Il potere contrattuale di ciascuna parte, nella relazione, dipende da molte cose, ma specialmente<br />

dalle competenze e dallo spirito di iniziativa possedute. Tutti fattori che si traducono in un<br />

parametro decisivo: la capacità o meno che il committente ha di sostituire lo specifico subfornitore,<br />

controbilanciata dalla capacità che, al contrario, il subfornitore ha di fare a meno delle commesse<br />

dello specifico committente. Il subfornitore, in genere, cerca di sfuggire al controllo concorrenziale<br />

che il committente esercita su di lui costruendosi possibilità di sbocchi alternativi, da<br />

usare per controbilanciare il potere contrattuale del committente.<br />

La figura 19 individua un’area estremamente limitata di imprese di subfornitura che potremmo<br />

arbitrariamente definire dipendenti. Sono solo 8 le imprese che hanno meno di 10 committenti ed<br />

un’incidenza del principale committente sul proprio fatturato pari o superiore al 60%. Come visto<br />

dai dati precedentemente riportati il valore medio del numero dei committenti per impresa è di<br />

58,1 con un livello di incidenza del principale committente sul proprio fatturato del 29,2%.<br />

Figura 19 Grado di dipendenza della subfornitura – posizionamento delle imprese per numero di committenti e<br />

incidenza sul fatturato del principale committente)<br />

Incidenza % del principale committente sul fatturato<br />

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100<br />

100<br />

AREA SUBFORNITURA “DIPENDENTE”<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Numero committenti<br />

VALORI MEDI<br />

Ciò significa che le imprese si subfornitura della Valle del Chiese sono attivamente impegnate<br />

a ridurre il proprio grado di dipendenza, diversificando la propria committenza e (nel caso delle<br />

miste) ricercando autonomi sbocchi sui mercati finali.<br />

Ciò può però anche significare che le stesse imprese committenti non usano una forma<br />

univoca di relazioni di fornitura, riconoscendo molto probabilmente che se per alcune lavorazioni<br />

è necessario un alto grado di dipendenza (in questi casi l’impresa di subfornitura è, di fatto, un’unità<br />

decentrata dell’impresa madre), in altri casi le forniture possono essere meglio svolte da imprese<br />

che mantengono una maggiore autonomia.<br />

Anche all’interno di una condizione di dipendenza non mancano, di solito, elementi di<br />

cooperazione tra committenti e subfornitori. Una certa cooperazione si realizza, ad esempio, quando<br />

il committente cerca di favorire, nel suo stesso interesse, il consolidamento tecnico ed operativo


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

dei subfornitori, o quando, al contrario, i subfornitori hanno tutto interesse a sostenere le capacità<br />

competitive del committente che li “rappresenta” sul mercato finale.<br />

Come vedremo più avanti, la segmentazione della subfornitura per gradi di dipendenza/<br />

autonomia connota anche altre caratteristiche della formula imprenditoriale e spiega in gran parte<br />

le diverse performance (o la sofferenza) delle aziende.<br />

5.2 Chi sono i committenti delle imprese subfornitrici<br />

della valle del Chiese<br />

Il committente tipo delle imprese della valle del Chiese è un’impresa di produzione<br />

(86% dei casi) di media e grande dimensione (59% dei casi) e che opera sul mercato internazionale<br />

(51% dei casi).<br />

Figura 20 Partizione delle aziende per tipo di attività del committente<br />

2<br />

distribuzione<br />

14%<br />

TIPO DI ATTIVITà DEL COMMITTENTE<br />

Figura 21 Partizione delle aziende per dimensione del committente<br />

piccola<br />

36%<br />

DIMENSIONE DEL COMMITTENTE<br />

piccolissima<br />

5%<br />

grande<br />

32%<br />

media<br />

27%<br />

produzione<br />

86%


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Figura 22 Partizione delle aziende per raggio di azione del committente<br />

mercato internazionale<br />

51%<br />

RAGGIO D’AZIONE DEL COMMITTENTE<br />

mercato locale<br />

14%<br />

mercato regionale<br />

14%<br />

mercato nazionale<br />

21%<br />

<strong>È</strong> evidente come il fatto di avere committenti che operano a livello internazionale costituisca<br />

per le imprese di subfornitura un fattore di forza, ma anche di rischio. L’apertura internazionale<br />

dei committenti è una delle vie attraverso le quali la fornitura partecipa attivamente ai processi di<br />

estensione del mercato, ma è anche una sfida che le imprese di subfornitura devono affrontare per<br />

rispondere alle maggiori opportunità di scelta che il committente ha di fronte nel momento in cui<br />

costruisce relazioni con altri mercati.<br />

La seguente tabella 59 - che elenca i principali committenti segnalati dalle imprese di<br />

subfornitura della Valle del Chiese - evidenzia come tra i committenti siano da annoverare diversi<br />

gruppi multinazionali.<br />

Tabella 9 I principali committenti delle imprese della Valle del Chiese (l’elenco è costruito sulle segnalazioni dei<br />

subfornitori disponili a indicare le proprie referenze commerciali)<br />

• 2 A - Torino<br />

• Alieco srl – carri trinciamiscelatori - Bolzano<br />

• Aluk Group SpA – Infissi in alluminio – Verona<br />

• Anzelini legnami – Trento<br />

• ATP - Brescia<br />

• Automazioni industriali Srl – Automazione impianti e attrezzature - Brescia<br />

• Azzolini - Trento<br />

• B.C.B. srl – strutture in legno – Brescia<br />

• Barbieri Legnami - Mantova<br />

• Bellesini snc – tende da sole – Verona<br />

• Bonomi – Trento<br />

• Cami – prodotti per edilizia - Brescia<br />

• Camping Gas - Brescia<br />

• Candy – elettrodomestici - Milano<br />

• Cartotecnica Veneta SpA - Flexible packaging materials – Padova<br />

• Cimadom – Trento<br />

• CMV Valentini Legno - Trento


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• Coopsette – impianti industriali – Rovigo<br />

• Cosmi Grant - Trento<br />

• Costa & Righi – Macchine lavorazioni legno – Vicenza<br />

• Cucine Bianchi - Trento<br />

• Dana – semiassi per trattori e fuoristrada - Trento<br />

• Dell’Orto SpA – Carburatori – Milano<br />

• Donati SpA – Brescia<br />

• Edilcorma – Trento<br />

• Edilsort – Trento<br />

• Ediltione – Trento<br />

• Elettrolux – elettrodomestici – Reggio Emilia<br />

• Elfi – Milano<br />

• Elvi - Milano<br />

• Falconi – Società di ingegneria - Bergamo<br />

• Falconi – società ingeneria - Bergamo<br />

• Feralpi SpA – siderurgia - Milano<br />

• Ferrari auto SpA – Modena<br />

• Filippi - Pordenone<br />

• FIS srl – maniglie - Brescia<br />

• Fisher & Paykel – healtcare -<br />

• Florian Legno SpA – Treviso<br />

• Fonerie Marchesi SpA – Torino<br />

• Form SpA - Milano<br />

• Franke SpA – piani cottura – Vicenza<br />

• Gambarotta – Trento<br />

• Ggr - Milano<br />

• Ghidini Alluminium – fonderia<br />

• Gjform – fusti divani - Trento<br />

• GKN Birfield – Automotive – Gran Bretagna<br />

• GPM. Verona<br />

• Gruppo Riva Acciao SpA - Milano<br />

• Gruppo Rubner – case in legno - Brescia<br />

• Gruppo Wurth - utensileria<br />

• Icras – Trento<br />

• Impresa Merli – Trento<br />

• Innova – Trento<br />

• Isaf SpA - Trento<br />

• Ivars SpA - componentistica in plastica, legno e metallo per sedie d’ufficio- Brescia<br />

• Lamborghini – auto - Modena<br />

• Lanzini illuminazione – Corpi illuminanti industriali e stradali – Brescia<br />

• Laufenberg – Firenze<br />

• Lcs - Milano<br />

• Leitner – impianti di risalita - Bolzano<br />

• Lowara – pompe<br />

• Mantovani - Verona<br />

• Marangoni Pneumatici - Trento<br />

• Marchesi Tione - Trento<br />

• Mariani SpA – Lavorazioni meccaniche - Trento


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

• Maserati – auto- Modena<br />

• Meneghetti Spa – Piani cottura cucine a gas cappe aspiranti – Vicenza<br />

• MGM – Milano<br />

• Mondi – Germania<br />

• Nicolini Vittorino – Trento<br />

• Nuova Saimpa – Trento<br />

• Panizzetti – Bergamo<br />

• Pederzoli Romeo – Trento<br />

• Poncial - Trento<br />

• Pressofusioni Moretti – Brescia<br />

• Pribo - Trento<br />

• RBM SpA – componenti per impianti idrotermici – Brescia<br />

• Rigotti – lattoneria - Trento<br />

• Rochling automotive –<br />

• Rossaro - Trento<br />

• Ruffoni srl – Casalinghi – Verbania<br />

• Salati e Montepietra - Svizzera<br />

• SAME – Trattori – Bergamo<br />

• Sanyo Argoclima – Sistemi di climatizzazione - Brescia<br />

• Sapes SpA - Trento<br />

• Selecta SpA - Trento<br />

• Seppie - Bolzano<br />

• Silvelox SpA – portoni garage – Trento<br />

• Silvestri pallets – Trento<br />

• Sipla – Brescia<br />

• Sistem – costruzioni – Bologna<br />

• SK Wellman - Brescia<br />

• Skilled – macchine movimento terra – Australia<br />

• Sottovia Germano – Trento<br />

• Stacco srl- Udine<br />

• Stilopress – rubinetterie – Brescia<br />

• Storti SpA – Mantova<br />

• STP - Brescia<br />

• Tartufunghi - Bologna<br />

• Tecnoclima Spa - impianti condizionamento – Trento<br />

• Turres – Bolzano<br />

• Unite - Germania<br />

• Vaglia costruzioni - Trento<br />

• Vibropress snc – Pressofusioni - Brescia<br />

• Watts Intermes srl – condizionamento aria – Bolzano<br />

• Whirpool – elettrodomestici – Varese - Trento<br />

5.3 La localizzazione dei committenti<br />

Nell’intervista è stato chiesto alle imprese di subfornitura di indicare la localizzazione dei loro 5<br />

principali committenti. Le risposte evidenziano come le imprese di subfornitura della Valle del Chiese<br />

operano essenzialmente per imprese committenti localizzate nel Nord Italia (fig. 23).


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Oltre alla provincia di Trento - in cui è localizzata la maggioranza dei principali committenti sia<br />

delle imprese subfornitrici meccaniche, sia del settore legno arredo - tra le province di localizzazione<br />

dei committenti spicca Brescia, ad ulteriore conferma delle forti relazioni produttive instaurate con<br />

i distretti del bresciano, in particolare nella meccanica.<br />

Questi dati evidenziano un processo di apertura di “medio raggio” del sistema locale che, nel<br />

settore del legno arredo si concentra nelle province del Nordest, in particolare lungo la direttrice<br />

del Brennero, mentre nel settore meccanico arriva a comprendere anche le province lombarde e<br />

piemontesi a maggiore specializzazione nel settore della meccanica (figg. 24 e 25).<br />

Figura 2 Localizzazione e numero dei principali committenti delle imprese di subfornitura della Valle del Chiese


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Figura 24 Localizzazione e numero dei principali committenti delle imprese di subfornitura Legno Arredo della Valle<br />

del Chiese<br />

Figura 2 Localizzazione e numero dei principali committenti delle imprese di subfornitura meccanica della Valle del<br />

Chiese


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

L’azienda subfornitrice, spesso artigiana, che si specializza nella realizzazione di un componente<br />

o di una fase della lavorazione, industrializza il processo, sviluppa un patrimonio di conoscenze<br />

tecnologiche di prodotto o di fase e amplia il proprio mercato di riferimento oltre il contesto<br />

locale.<br />

<strong>È</strong> sulla base di questo processo – ma ancor di più del numero di imprese coinvolte - che<br />

si evince quel percorso di “esplorazione pluralistica” già più volte richiamato e che risponde<br />

all’imperativo strategico di superare quello che in passato ha rappresentato un cronico punto<br />

di debolezza delle imprese di subfornitura di molti distretti industriali italiani: ovvero il fatto<br />

di operare all’interno di una rete contestuale chiusa e la modesta capacità di presidiare i mercati<br />

esterni al sistema locale.<br />

In tale contesto di apertura non mancano casi di committenza sovranazionale. In<br />

particolare sono 7 i committenti consolidati localizzati all’estero: in Germania (2 committenti<br />

settore carta) Svizzera (1 committente settore legno), Gran Bretagna (1 committente settore<br />

meccanica), Stati Uniti (1 committente settore meccanica), Nuova Zelanda (1 committente settore<br />

plastica) e Australia (1 committente settore meccanica).<br />

Ma il dato più interessante rispetto al processo di internazionalizzazione (evidenziato nella<br />

precedente Fig 22) è che oltre la metà delle imprese intervistate opera comunque<br />

all’interno di filiere internazionalizzate: il 51% delle imprese di subfornitura<br />

dichiarano, infatti, di lavorare per committenti che - pur essendo diversamente<br />

localizzati - operano sui mercati internazionali.<br />

Sebbene l’incremento dell’export non rappresenti – come abbiamo visto nelle tabella 50 –<br />

un obiettivo strategico delle imprese della Valle del Chiese. I dati sopra riportati suggeriscono<br />

l’opportunità di attivare politiche per l’internazionalizzazione, non tanto incentrate su fattori<br />

di carattere direttamente mercantile (esplorazione mercati internazioni per individuare nuove<br />

opportunità di export o committenza internazionale), quanto piuttosto mediate da politiche di<br />

specializzazione che consentano alle imprese di inserirsi in filiere di subfornitura che, pur avendo<br />

committenti nazionali, operano a livello internazionale.<br />

5.4 Il rapporto con i committenti<br />

La subfornitura tradizionale si è formata su una matrice di origine fordista: la parcellizzazione<br />

dei prodotti, dei cicli e dei lavori della fabbrica fordista corrisponde alla parcellizzazione delle<br />

commesse tra un universo di subfornitori che sono fortemente controllati e dipendenti da un<br />

unico committente. Non tutti i modelli di piccola impresa e di subfornitura hanno questa matrice,<br />

ma molti la ricordano da vicino.<br />

Si tratta di situazioni in cui il ruolo di progettazione complessiva del ciclo, il rapporto col<br />

mercato, il possesso della tecnologia sono “centralizzati” presso l’impresa committente; gli<br />

operatori che stanno in linea sono, come nell’impresa fordista, fondamentalmente degli esecutori.<br />

In quanto esecutori di progetti governati da un’intelligenza esterna, i subfornitori devono costare<br />

poco, essere intercambiabili (in modo da non dare loro alcun potere contrattuale), essere flessibili<br />

alle esigenze del committente.<br />

Come abbiamo già detto, si tratta di un rapporto tutto sbilanciato, in termini di dipendenza,<br />

a favore del committente che usa l’indotto della subfornitura come un “polmone” di flessibilità a<br />

basso costo rispetto alle proprie lavorazioni interne e alle funzioni “ricche” che svolge in esclusiva<br />

(le funzioni tecnologiche, di progettazione e commercializzazione, in primis).


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tuttavia, nell’esperienza italiana, il rapporto di subfornitura si è col tempo evoluto da questa<br />

matrice iniziale, allontanandosi dagli stereotipi fordisti. L’imprenditore artigiano o il piccolo<br />

industriale hanno messo la loro intelligenza valutativa, la loro capacità di assumere rischi e la loro<br />

capacità relazionale al servizio della catena complessiva del valore, nell’interesse proprio ma anche<br />

del committente. La dipendenza si è così in parte attenuata, gli elementi cooperativi hanno preso<br />

rilievo, la sostituibilità è divenuta meno unidirezionale.<br />

Le attuali tendenze del rapporto di fornitura tendono ad approfondire questa direzione di<br />

marcia e a renderla l’unica possibile, a lungo termine, per le operazioni da svolgere in Italia dove<br />

il costo del lavoro è elevato.<br />

Un indicatore importante per capire come si configura il rapporto di subfornitura quindi<br />

il grado di dipendenza o autonomia è la ripartizione del lavoro tra committente e<br />

subfornitore.<br />

Vista dal lato delle imprese di sub fornitura intervistate, la ripartizione del lavoro con il<br />

committente si attesta su elevati livelli di autonomia e qualità delle prestazioni.<br />

Nei fatti l’unica funzione che continua ad essere di specifica competenza del committente è la<br />

rilevazione delle esigenze di mercato (67,5% dei casi analizzati).<br />

Per il resto, le imprese di subfornitura rivendicano un proprio ruolo nella determinazione dei<br />

principali fattori immateriali di produzione:<br />

• il 54,7 delle imprese dichiarano di svolgere autonome funzioni di ricerca e sviluppo;<br />

• il 38,5% di farsi carico della progettazione del prodotto da fornire o comunque di<br />

contribuire alla progettazione (per un ulteriore 30,8%)<br />

• il 73,7% di farsi carico della progettazione dei macchinari necessari alla<br />

produzione;<br />

• l’83,8 di farsi carico della formazione del personale.<br />

Accanto al rivendicato onore di farsi carico di funzioni pregiate, permangono gli oneri del<br />

trasporto e degli investimenti in scorte, gestiti dal subfornitore rispettivamente nel 61,5% e<br />

dell’84,5% dei casi.<br />

Tabella 0 Ripartizione del lavoro con il principale committente<br />

Subfornitore Committente Entrambi Totale<br />

ricerca e sviluppo nr imprese 22 2<br />

rilevazione delle esigenze di<br />

mercato<br />

progettazione del prodotto da<br />

fornire<br />

progettazione/ costruzione<br />

di specifiche macchine<br />

del prodotto da fornire<br />

percentuale , % 2 , % ,0% 00,0%<br />

nr imprese 2<br />

percentuale 22, % , % 0, % 00,0%<br />

nr imprese 0 2 2<br />

percentuale , % 0, % 0, % 00,0%<br />

nr imprese 2<br />

investimento in scorte nr imprese 0<br />

percentuale , % ,0% 2, % 00,0%<br />

percentuale , % , % ,2% 00,0%<br />

trasporto del prodotto nr imprese 2<br />

percentuale , % 2 , % , % 00,0%<br />

formazione del personale nr imprese 2 2 0<br />

percentuale , % 2, % , % 00,0%


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

La subfornitura della Valle del Chiese si percepisce come subfornitura di specializzazione.<br />

Secondo le imprese di subfornitura intervistate il committente sceglie di ricorrere alle loro prestazioni<br />

perché non ha capacità interne disponibili (71%) e per utilizzare le specifiche competenze del<br />

subfornitore (66%). Flessibilità e costi incidono su tale scelta rispettivamente per il 51 ed il 40%<br />

dei casi.<br />

Tabella 1 Numero di aziende per motivi per i quali il committente principale dell’impresa ricorre<br />

alla subfornitura<br />

0<br />

Motivi per i quali il committente principale<br />

dell’impresa ricorre alla subfornitura<br />

nr imprese<br />

Percentuale sulle imprese che operano<br />

in sub-fornitura<br />

perché non ha capacità disponibili %<br />

per rimanere flessibile 2 %<br />

per usare le competenze del sub-fornitore %<br />

per risparmiare sul costo 0%<br />

altro 2 2%<br />

Competenza (40%) e flessibilità (32%) sono le principali fonti del vantaggio competitivo<br />

rispetto alla concorrenza di altri subfornitori. Le politiche di prezzo per far fronte alla concorrenza<br />

sono indicate nel 21% dei casi.<br />

Figura 2 Perché il vostro principale committente si rivolge a voi invece che ai vostri concorrenti?<br />

MOTIVI PER I QUALI IL COMMITTENTE SI RIVOLGE ALL’<strong>IMPRESA</strong><br />

per le competenze<br />

40%<br />

altro<br />

7%<br />

per il prezzo<br />

21%<br />

per la flessibilità<br />

32%<br />

Come si evince dalla seguente tabella 62, operare all’interno del mercato di subfornitura<br />

presenta alcuni vantaggi e aspetti rassicuranti, in primo luogo il fatto di avere sbocchi di<br />

mercato relativamente sicuri (62% dei casi). Nei fatti, operando in subfornitura, la piccola<br />

impresa abbatte i costi di commercializzazione e riduce i rischi di mercato a breve termine.<br />

La subfornitura si caratterizza come una scelta aziendale che consente di confrontarsi con una<br />

domanda per certi versi “garantita”, di ottenere prezzi di vendita convenienti (12%) e, in rari casi,<br />

di essere aiutati finanziariamente dal committente (4%).<br />

Si rilevano, comunque, tensioni rivolte all’uscita dal mercato di subfornitura: il 17% delle<br />

imprese dichiara di vendere in subfornitura perché al momento non ha altre possibilità, mentre il


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

6% utilizza l’esperienza acquisita operando in subfornitura per vendere sul mercato il resto della<br />

produzione.<br />

Tabella 2 Numero di aziende per vantaggi delle imprese nel vendere in subfornitura (percentuale sulle imprese che<br />

operano in sub-fornitura)<br />

Vantaggi delle imprese nel vendere in sub-fornitura nr imprese Percentuale<br />

gli sbocchi di mercato sono più sicuri 2%<br />

il committente mi aiuta con i finanziamenti e agevolazioni %<br />

il prezzo di vendita è conveniente 0 2%<br />

in questo modo faccio esperienza e vendo sul mercato il resto della produzione %<br />

al momento non ho altre possibilità %<br />

altro %<br />

La puntualità delle consegne (98%), le precisioni specifiche (57%) e la continuità del rapporto<br />

di subfornitura (56%) sono percepiti dalle imprese di subfornitura come i requisiti più importanti<br />

richiesti dai committenti.<br />

Tabella Requisiti più importanti richiesti dai committenti<br />

Requisiti più importanti richiesti dai committenti nr imprese<br />

Percentuale sulle imprese<br />

che operano in sub-fornitura<br />

continuità %<br />

puntualità di consegna 0 %<br />

interazione sistematica %<br />

rispetto di prescrizioni 0%<br />

precisione specifiche %<br />

puntualità pagamenti %<br />

flessibilità controllo %<br />

disponibilità incentivi 0 0%<br />

investimenti in attrezzature o servizi 2 2%<br />

altro %<br />

L’azienda di subfornitura ha ricevuto finanziamenti dai committenti mai o quasi mai nell’89%<br />

dei casi considerati, mentre solo il 3,7% dichiara che ha ricevuto dai committenti dei finanziamenti.<br />

Il 67% delle aziende intervistate ritiene che il ricorso alla subfornitura non rappresenti per il<br />

committente una modalità per ridurre il proprio fabbisogno finanziario.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Figura 27 Modalità di riduzione del fabbisogno finanziario del committente<br />

2<br />

RIDUZIONE DEL FABBISOGNO FINANZIARIO DEL COMMITTENTE<br />

GRAZIE AGLI INVESTIMENTI DEI SUBFORNITORI<br />

si, notevolmente<br />

(scorte)<br />

17%<br />

si, un pò<br />

10%<br />

si, notevolmente<br />

(attrezzature)<br />

3%<br />

altro<br />

3%<br />

no, o in maniera<br />

irrilevante<br />

67%<br />

5.5 Le politiche di qualità lungo la filiera di subfornitura<br />

Nel 64,6% delle imprese di sub-fornitura ha adottato specifiche politiche di qualità. Nel 62,3%<br />

di questi casi il subfornitore ha avviato autonomamente il processo di certificazione, mentre nel<br />

28,3% dei casi la certificazione è stata indotta o, comunque, concordata con i committenti.<br />

Il 63,4% dei subfornitori hanno “subito” politiche di selezione e qualificazione attivate dai<br />

propri committenti (11,0% solo da uno dei committenti, il 35,4% da alcuni e il 17,1% da tutti i<br />

committenti). Il procedimento di selezione e qualificazione ha richiesto la certificazione di qualità<br />

nel 24,4% dei casi.<br />

Dopo la politica di qualificazione della fornitura le vendite al committente più importante<br />

sono aumentate nel 14,6% dei casi, rimaste invariate nel 46,3% (nessuna impresa dichiara che<br />

sono diminuite).<br />

La politica di qualificazione del rapporto di subfornitura avviata dal committente ha previsto<br />

l’imlementazione:<br />

• di scambi di informazione sulle politiche del prodotto e sulle vendite nel 51% dei casi;<br />

• di rapporti di cooperazione nella progettazione del prodotto da fornire nel 22% dei casi;<br />

• di attività ricerca e sviluppo in comune nel 9% dei casi;<br />

• di programmi CAD in comune e di allacciamenti a rete per la gestione degli ordini nel 7% dei<br />

casi.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Figura 28 Modalità di qualificazione della fornitura avviata dai committenti<br />

LA POLITICA DI QUALIFICAZIONE DELLA FORNITURA AVVIATA DAL COMMITTENTE PREVEDE:<br />

programmi CAD<br />

comuni<br />

7%<br />

allacciamenti a rete<br />

per la gestione dell’ordine<br />

7%<br />

rapporti di cooperazione<br />

nella progettazione<br />

22%<br />

ricerca e sviluppo<br />

in comune<br />

9%<br />

altro<br />

4%<br />

scambi di informazioni<br />

sulle politiche<br />

del prodotto<br />

e delle vendite<br />

51%<br />

5.6 Tempi di consegna e termini di pagamento dal punto di vista<br />

del subfornitore<br />

Il numero medio di giorni dal momento in cui è emesso un ordine di produzione (ordine<br />

interno o ordine dal cliente) al momento in cui è consegnato il prodotto è di 34,78 giorni.<br />

In 41 casi, ossia per quasi la metà delle aziende sub-fornitrici, non è possibile fare una media,<br />

poiché dipende dal prodotto commissionato.<br />

Per quanto riguarda i tempi di pagamento – che, com’è noto, rappresenta una questione<br />

piuttosto controversa nei rapporti di fornitura – va sottolineato che il tempo medio in cui i<br />

committenti pagano le commesse (dal giorno di consegna del prodotto al giorno del pagamento)<br />

è di circa 85,80 giorni.<br />

I termini di pagamento:<br />

• sono fissati con contratto formale nel 42,7% delle imprese, mentre sono consuetudinari per il<br />

56,1% delle imprese.<br />

• sono generalmente rispettati dalla controparte una volta fissati nel 86,6% dei casi, mentre non<br />

lo sono nel 11,0%.<br />

• sono uguali per i contraenti nel 28,0% dei casi, mentre sono diversi nel 63,4% dei casi.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

6. L’impresa in quanto committente<br />

Nel campione di imprese intervistate le imprese che svolgono il ruolo di committenti sono 55<br />

(committenti “pure” + miste) e di seguito le percentuali sono calcolate rispetto a queste aziende.<br />

6.1 Chi sono i subfornitori delle imprese committenti della Valle<br />

del Chiese<br />

Il grafico seguente evidenzia come la maggior parte delle imprese committenti si avvalga di un<br />

numero limitato (< 10) – e quindi si presume selezionato - di subfornitori.<br />

Figura 29 Numero di aziende intervistate committenti per numero di subfornitori<br />

numero delle<br />

imprese<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Numero dei subfornitori dell'impresa<br />

21<br />

25<br />

da 1 a 4 da 5 a 10 da 11 a<br />

30<br />

6<br />

0<br />

da 31 a<br />

50<br />

2<br />

da 50 a<br />

100<br />

numero di subfornitori per impresa<br />

1<br />

da 101 a<br />

500<br />

0<br />

oltre i 500<br />

Il subfornitore tipo delle imprese committenti della Valle del Chiese è un’impresa di<br />

produzione nel 78% dei casi e di servizio nel 22% dei casi (fig. 28).<br />

Sul piano dimensionale prevale la piccola e piccolissima impresa (59%), ma vi è anche<br />

un’importante quota di medie e grandi imprese (41%) (fig. 29).<br />

Ancor più omogenea è la distribuzione dei dati riguardanti il raggio di azione del subfornitore<br />

sui vari mercati, nei quali comunque si evidenzia che il 27% delle imprese di subfornitura<br />

operano a livello internazionale, mentre il 28% opera a livello nazionale.


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Figura 0 Distribuzione percentuale del tipo di attività del principale subfornitore<br />

TIPO DI ATTIVITà DEL PRINCIPALE SUB-FORNITORE<br />

servizi<br />

22%<br />

Figura 1 Distribuzione percentuale della dimensione del principale subfornitore<br />

DIMENSIONE DEL PRINCIPALE SUBFORNITORE<br />

piccolissima<br />

25%<br />

piccola<br />

34%<br />

grande<br />

14%<br />

Figura 2 Distribuzione percentuale del raggio d’azione del principale subfornitore<br />

produzione<br />

78%<br />

media<br />

27%<br />

RAGGIO D’AZIONE DEL PRINCIPALE SUB-FORNITORE<br />

mercato<br />

internazionale<br />

27%<br />

mercato<br />

nazionale<br />

28%<br />

mercato<br />

locale<br />

27%<br />

mercato<br />

regionale<br />

18%


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6.2 La localizzazione dei subfornitori<br />

L’impresa committente della Valle del Chiese ha la produzione ben piantata<br />

sul territorio: in ben 89 casi il subfornitore è localizzato in provincia di Trento o in regioni<br />

confinanti quali il Veneto e, in particolare, la Lombardia che, ancora una volta, si riconferma<br />

come ambito privilegiato delle relazioni produttive delle imprese della Valle del Chiese<br />

(tab.50).<br />

I dati sulla localizzazione delle imprese di subfornitura evidenziano anche come le imprese<br />

committenti della Valle del Chiese non perseguano strategie delocalizzative della propria<br />

filiera di produzione. <strong>È</strong>, infatti, interessante notare come vi è un solo caso di delocalizzazione<br />

del rapporto di subfornitura in paesi a basso costo del lavoro (Estremo Oriente).<br />

Tab. 0 Distribuzione mediana della provenienza percentuale degli acquisti in subfornitura<br />

Provenienza degli acquisti<br />

in subfornitura<br />

Mediana della % di acquisti<br />

Nr aziende che hanno segnato<br />

una percentuale<br />

Provincia di Trento 0% 0<br />

Provincia di Bolzano 0%<br />

Lombardia 0%<br />

Veneto 20%<br />

Emilia Romagna 0%<br />

Piemonte 2 %<br />

Altre regioni d’Italia 20% 2<br />

Austria 0%<br />

Germania 20%<br />

Svizzera 20%<br />

Altri Stati Europei %<br />

Nord-America 0% 0<br />

Estremo Oriente 20%<br />

Est Europa (non UE) 0% 0<br />

Altro 0% 0<br />

La vicinanza con il subfornitore si dimostra importante nelle strategie di reclutamento dei<br />

committenti in cui contano gli elementi fiduciari e le economie di agglomerazione all’interno<br />

delle filiere a specificità territoriale. Una delle possibili motivazioni alla base dell’ancora forte<br />

legame ai fornitori “di prossimità” è, infatti, riconducibile all’incidenza dei semilavorati sul<br />

totale degli acquisti. Tale circostanza si ricollega ancora una volta ai vantaggi localizzativi e al<br />

legame che le imprese committenti hanno rispetto alle tradizioni produttive del territorio in cui<br />

operano.<br />

Le aziende acquistano subforniture sia in forma di “prodotti” (produzione su commessa),<br />

ovvero, parti componenti, dispositivi, attrezzature realizzate in base a precise indicazioni sulle<br />

specifiche tecniche da seguire, sia in forma di lavorazioni in conto terzi su materiali e semilavorati<br />

forniti direttamente dall’azienda committente.<br />

Le lavorazioni che le aziende committenti della Valle del Chiese acquistano in conto terzi,<br />

i servizi tecnici o i prodotti di subfornitura che l’azienda acquista da fornitori abituali sono le<br />

seguenti divise per settore di appartenenza dell’impresa (tab.64)


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Tabella 4 Servizi, lavorazioni e prodotti commissionati in subfornitura per settore di appartenenza dell’impresa<br />

committente<br />

Settore Alimentare: cottura prodotti, tagli e disossaggio carni, verdure precotte.<br />

Cartastampa: plastificazione, taglio carta, verniciature speciali, trasporto e magazzinaggio<br />

prodotto, ricambi e manutenzioni meccaniche degli impianti.<br />

Chimica Plastica: produzione e manutenzione stampi, verniciature, cromature.<br />

Legno arredo:, porte grezze, pannelli semilavorati, perlinature, profili, maniglie, telai,<br />

assemblaggi, lavorazioni varie (taglio, sagomature, piallature, verniciature, finiture), pose in<br />

opera e montaggi, tagli pelle, piani da cucina in acciaio o pietra, complementi in metallo e vetro,<br />

vetri su misura, ferramenta (cerniere, maniglie), velux, design, comunicazione e pubblicità.<br />

Meccanica: schede elettroniche da assemblare, lamiere tagliate e piegate su misura, travi in ferro,<br />

laminati, pezzi meccanici a disegno, lavorazioni meccaniche, assemblaggio parti meccaniche,<br />

montaggio impianti, attrezzature specifiche, carpenteria media/leggera, componenti, centraline<br />

aerodinamiche, riduttori, cuscinetti, impianti elettrici, trasporti, produzione e manutenzione<br />

stampi, tempera, zincature, zincatura a caldo elettrolitica,affilature, tornitura, fresatura,<br />

lucidatura, cromatura, fusione, tranciatura, tornitura, verniciatura, sabbiatura, trattamenti<br />

termici, saldature, taglio plasma, rettifiche, portastampati, taglio tubi, progettazione software,<br />

progettazione meccanica.<br />

Vetro ceramica: pose in opera, tempera, lavorazioni vetri.<br />

Gli acquisti del principale sub-fornitore sul totale degli acquisti incidono mediamente per il<br />

17,65%. Il valore mediano della percentuale degli acquisti in subfornitura effettuati in Provincia di<br />

Trento sul totale degli acquisti effettuati dalle imprese committenti è del 70%; 50% in Lombardia,<br />

20% in Veneto.<br />

6.3 I rapporti con i subfornitori<br />

La complessità delle relazioni che si sviluppano tra committenti e subfornitori fa sì che<br />

nella selezione e valutazione dell’offerta le aziende committenti debbano effettuare scelte basate<br />

su una molteplicità di fattori che caratterizzano l’azienda subfornitrice e/o ne qualificano le<br />

prestazioni.<br />

L’importanzadeiparametriqualitativi(competenza,flessibilità,livellotecnologico)ècomunque<br />

sottolineata dalle motivazioni per cui l’impresa ricorre alla subfornitura e su cui, evidentemente,<br />

devono puntare i subfornitori per conservare se non accrescere le proprie quote di mercato.<br />

Come si evince dalla seguente figura 32, nella maggior parte dei casi i subfornitori sono utilizzati<br />

perché hanno competenze specialistiche (42 segnalazioni) che il committente non possiede (39<br />

segnalazioni) ed evidentemente non è interessato - o è troppo complesso - internalizzare. Tale<br />

dato conferma il carattere di specializzazione delle imprese di subfornitura della<br />

Valle del Chiese.<br />

Interessante è anche il dato riguardante le capacità dei subfornitori di essere flessibili<br />

rispetto alle esigenze dei committenti (33 segnalazioni), mentre un ruolo minore sembra avere la<br />

convenienza comparata della scelta buy rispetto a quella make in termini di costo, segnalata da 23<br />

committenti.


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Figura Numero delle aziende per motivi per i quali le imprese ricorrono ai subfornitori<br />

numero delle<br />

imprese<br />

Motivi per i quali le imprese ricorrono ai subfornitori<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

42<br />

perché hanno le<br />

competenze<br />

specialistiche<br />

necessarie<br />

33<br />

perché sono<br />

39<br />

23<br />

flessibili rispetto abbiamo all'interno sono vantaggiosi<br />

alle nostre<br />

esigenze<br />

perché non<br />

capacità<br />

disponibili<br />

motivi<br />

perché i prezzi<br />

Come si può osservare dal grafico 34 seguente, il rispetto dei tempi di consegna, la<br />

continuità del rapporto di subfornitura e più in generale le garanzie sul rispetto della<br />

qualità, sono i parametri di valutazione più importanti. Al contrario le capacità finanziarie<br />

(capacità di fare investimenti in tecnologie e scorte, flessibilità rispetto ai tempi di pagamento)<br />

rappresentano aspetti secondari nella scelta dei subfornitori.<br />

Ancora debole si presentano le necessità di integrazione sistematica tra le attività del<br />

committente e quelle del subfornitore (solo 4 segnalazioni). Aspetto confermato dalla netta<br />

separazione tra il lavoro svolto dal committente e quello svolto dal subfornitore, evidenziata dalla<br />

seguente tabella 65.<br />

Figura 4 Numero di aziende per principali requisiti richiesti ai subfornitori<br />

50<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

numero delle imprese 25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Requisiti più importanti richiesti ai subfornitori<br />

24<br />

50<br />

4<br />

23<br />

19<br />

12<br />

continuità puntualità interazione rispetto di precise flessibilità elasticità<br />

1<br />

18<br />

qualità<br />

consegna sistematica prescrizioni specifiche prestazioni finanziaria prodotto<br />

altro<br />

11<br />

qualità<br />

finiture<br />

4<br />

investimenti<br />

in<br />

attrezzature<br />

e servizi<br />

0 0<br />

altro


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Se si confronta la tabella 65 con la precedente tabella 60 risulta evidente come, dal punto di<br />

vista dei committenti, il ruolo del fornitore è più di tipo esecutivo rispetto a quanto percepito<br />

dagli stessi subfornitori. Il subfornitore esegue semplicemente le specifiche tecniche definite dal<br />

committente, oppure la subfornitura assume la configurazione di una semplice transazione di beni<br />

o servizi relativamente standardizzati.<br />

Tabella Ripartizione del lavoro con il principale subfornitore<br />

ricerca e sviluppo<br />

rilevazione delle esigenze di mercato<br />

progettazione del prodotto da fornire<br />

progettazione/ costruzione di specifiche<br />

macchine del prodotto da fornire<br />

investimento in scorte<br />

trasporto del prodotto<br />

formazione del personale<br />

Committente Subfornitore Entrambi Totale<br />

nr imprese 0 2<br />

percentuale ,2% ,2% , % 00,0%<br />

nr imprese 2<br />

percentuale 2, % , % , % 00,0%<br />

nr imprese 0<br />

percentuale ,0% ,0% ,0% 00,0%<br />

nr imprese 2 0<br />

percentuale ,0% , % , % 00,0%<br />

nr imprese 2<br />

percentuale , % , % , % 00,0%<br />

nr imprese 2 2<br />

percentuale , % , % , % 00,0%<br />

nr imprese<br />

percentuale , % 0, % , % 00,0%<br />

L’eventuale collaborazione riguarda la progettazione dell’output fornito dal subfornitore (16%<br />

dei casi) e la formazione del personale (13,7%).<br />

Nella maggioranza dei casi il committente mantiene le funzioni di: ricerca e sviluppo (71,2%);<br />

rilevazione delle esigenze di mercato (82,7%); progettazione del prodotto da fornire (76%); trasporto<br />

del prodotto (55,8%).<br />

Le funzioni maggiormente delegate al subfornitore sono invece: la progettazione/costruzione<br />

di specifiche macchine per il prodotto da fornire (57,5%); l’investimento in scorte (58,7%) e la<br />

formazione del personale (70,6%).<br />

6.4 Le politiche di qualità lungo la filiera di subfornitura<br />

Il 47,3% delle imprese committenti delle Valle del Chiese ha attivato politiche di selezione<br />

e qualificazione della fornitura. Di queste, per il 76,9% il procedimento di qualificazione non<br />

richiede comunque la certificazione di qualità, ma si basa essenzialmente su procedure di verifica<br />

interna del prodotto fornito.<br />

La certificazione dei subfornitori è richiesta solo nei 23,1% dei casi. Gli acquisti dai subfornitori<br />

sono aumentati a seguito della certificazione per il 23,1% dei casi, mentre sono rimasti uguali per<br />

il restante 76,9% delle imprese.<br />

Il coinvolgimento del subfornitore nell’ambito di politiche di qualità prevede:<br />

• scambi di informazione sulle politiche del prodotto e delle vendite in 19 casi;<br />

• rapporti di cooperazione nella progettazione del prodotto da fornire in 8 casi;


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• allacciamento in rete per la gestione degli ordini in 5 casi;<br />

• utilizzo di un comune software di progettazione in 4 casi;<br />

• ricerca e sviluppo in comune in due casi.<br />

Figura Distribuzione della politica di qualificazione della fornitura avviata nei confronti dei subfornitori<br />

0<br />

la politica i di qualificazione della fornitura avviata nei confronti<br />

dei subfornitori prevede:<br />

19<br />

20<br />

numero delle<br />

imprese<br />

18<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

scambi di<br />

informazioni<br />

sulle politiche<br />

del prodotto e<br />

delle vendite<br />

8<br />

rapporti di<br />

cooperazione<br />

nella<br />

progettazione<br />

5<br />

allacciamenti a<br />

rete per la<br />

gestione<br />

dell'ordine<br />

4<br />

programmi<br />

CAD comuni<br />

2<br />

ricerca e<br />

sviluppo in<br />

Solo un’impresa ha concesso finanziamenti ai subfornitori, mentre 14 imprese dichiarano che<br />

il ricorso alla subfornitura consente di ridurre il proprio fabbisogno finanziario, in quanto sono gli<br />

stessi subfornitori a fare investimenti in scorte ed attrezzature.<br />

comune<br />

Figura Numero di aziende per contributo dei subfornitori a ridurre il fabbisogno finanziario<br />

numero delle<br />

imprese<br />

Contributo dei sub-fornitori a ridurre il fabbisogno finanziario<br />

del committente<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

41<br />

no, in minima parte si, in certa misura si, notevolmente<br />

9<br />

(scorte)<br />

4<br />

si, notevolmente<br />

(attrezzature)<br />

altro<br />

1<br />

1 0<br />

altro


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6.5 Tempi di consegna e termini di pagamento dal punto di vista<br />

dei committenti<br />

Il tempo medio di evasione degli ordini da parte dei subfornitori dal conferimento dell’ordine alla<br />

consegna per il prodotto principale di subfornitura è di circa 21,4 giorni. Per 16 imprese non si può<br />

fare una media, in quanto la tempistica dipende dal prodotto di subfornitura commissionato.<br />

Il tempo medio in cui è pagata la commessa (dal giorno della consegna del prodotto al giorno<br />

del pagamento) è di circa 71,70 giorni.<br />

I termini di pagamento sono uguali per i vari subfornitori per il 45,5% delle imprese committenti,<br />

diversi per il restante 54,5%. Inoltre, sono relativamente indipendenti dall’andamento della<br />

congiuntura per l’85,5% delle imprese, mentre variano solo per il 7,3%.


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7. Conclusioni: strategie d’impresa e progettualità<br />

di sistema<br />

Il principale dato che emerge dall’indagine sui sistemi di subfornitura della Valle del Chiese è<br />

il confine sfumato che caratterizza il posizionamento delle imprese nella filiera: si è al contempo<br />

fornitori e committenti; il reddito d’impresa è formato da prodotti di subfornitura, ma anche da<br />

una quota rilevante (e si auspica crescente) di prodotti propri.<br />

L’equilibrio dell’impresa è il risultato di due bisogni:<br />

• da un lato, la necessità di fare riferimento ad un mercato conosciuto, per certi versi “garantito”,<br />

com’è quello della subfornitura locale (comprendendo nella dimensione locale anche l’area<br />

bresciana);<br />

• dall’altro lato, la necessità di evolvere, interfacciandosi direttamente con i mercati finali o,<br />

quantomeno, con altri possibili committenti esterni al contesto locale.<br />

La dimensione locale continua a svolgere un ruolo importante. Sul territorio della valle<br />

del Chiese si sono sedimentate competenze e specializzazioni – in particolare nei settori della<br />

meccanica, del legno arredo e dell’edilizia – che continuano ad essere alla base di un fitto<br />

sistema di relazioni produttive. Sul territorio si trovano i fornitori, i committenti, ma anche<br />

forme di collaborazione, prevalentemente informali, con altre imprese dello stesso settore, o<br />

operanti in settori affini.<br />

Il territorio comunque non basta più. Le nicchie di specializzazione e di mercato in cui<br />

si è fino ad oggi cresciuti cominciano ad essere sature. L’infittirsi della competizione a livello<br />

locale - ma si cominciano ad intravedere anche concorrenti esteri - impone alle imprese della<br />

Valle del Chiese una diversificazione produttiva e la ricerca di nuovi interlocutori industriali e<br />

commerciali.<br />

Gli stessi rapporti consolidati di subfornitura si fanno più complessi: aumentano i<br />

gradi di specializzazione, flessibilità, innovazione tecnologica e organizzativa richiesta dai<br />

committenti.<br />

Anche l’organizzazione della produzione incentrata sulla realizzazione di pezzi unici o piccole<br />

serie, si fa più complicata. L’adeguamento tecnologico all’aumentata complessità della domanda<br />

non sembra essere un problema rilevante, lo è invece la difficoltà di trovare in loco manodopera<br />

specializzata e servizi qualificati.<br />

A fronte di questi problemi, quello che emerge con forza è un processo di esplorazione pluralistica,<br />

ovvero, la proiezione del sistema produttivo locale verso l’esterno, in tanti e diversificati punti della<br />

filiera (produttori di beni strumentali, imprese di filiera, imprese terminali, imprese di servizio),<br />

mantenendo al contempo relazioni di rete locale.<br />

Si va delineando una nuova e più complessa divisione del lavoro tra imprese e tra sistemi<br />

territoriali diversi. Le complementarietà tra le fasi della catena del valore, molto più di un tempo,<br />

sono ricercate al di fuori dell’ambito locale.<br />

Per il momento si tratta di una proiezione di “medio raggio”, orientata verso regioni del nord<br />

Italia, in cui, però si cominciano ad individuare anche diversi punti di contatto con i mercati esteri.<br />

Sono 21 le imprese che realizzano una quota del proprio fatturato sui mercati esteri; 7 imprese sono<br />

i committenti consolidati all’estero; ma il dato più interessante è che oltre la metà delle imprese<br />

intervistate opera comunque all’interno di filiere internazionalizzate: il 51% delle imprese<br />

2


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

di subfornitura dichiarano, infatti, di lavorare per committenti che operano sui<br />

mercati internazionali, tra i quali diversi importanti gruppi multinazionali.<br />

L’esplorazione pluralistica è un processo alimentato da dinamiche spontanee e da individualità<br />

imprenditoriali: si va per il mondo in ordine sparso. Più che sulla capacità di costituire alleanze<br />

tra imprese e gruppi capaci di competere su mercati più vasti, il processo di apertura si fonda sui<br />

fattori di specializzazione e flessibilità che consentono alle singole imprese di inserirsi in reti di<br />

fornitura sovralocali.<br />

La strategia maggiormente seguita è quella di continuare a fare riferimento al mercato<br />

della subfornitura, allargando però la platea dei possibili committenti esterni al contesto<br />

locale. Accanto a questa strategia si rileva un tentativo diffuso di affrancamento dal mercato<br />

di subfornitura, interfacciandosi direttamente sul mercato finale con un marchio e prodotti<br />

propri.<br />

La costituzione o adesione a gruppi di impresa appare una strategia poco praticata: solo<br />

6 imprese dichiarano di far parte di un gruppo. Ugualmente ridotta è la partecipazione a<br />

consorzi: le realtà che aderiscono a qualche forma di consorzio tra imprese sono solo 10 sulle<br />

96 analizzate.<br />

Vi è comunque la netta e diffusa percezione dei limiti connessi a percorsi di apertura praticati<br />

singolarmente dalle imprese e sono molti gli imprenditori che segnalano l’esigenza<br />

di rafforzare l’integrazione e la proiezione del sistema produttivo locale nel suo<br />

complesso: sia in senso verticale, attraverso alleanze di filiera, sia in senso orizzontale, attraverso<br />

la costituzione di consorzi.<br />

Chiaramente all’interno del processo di esplorazione pluralistica le imprese non sono tutte<br />

uguali e si definiscono diverse formule imprenditoriali e strategie di riposizionamento competitivo,<br />

che però hanno tutte in comune il fatto di potere esprimersi solo all’interno di una fitta rete di<br />

relazioni tra imprese.<br />

Sulla base di alcuni indicatori si è cercato di produrre dei cluster, rappresentativi delle diverse<br />

caratteristiche e strategie che caratterizzano le imprese della Valle del Chiese, al fine di esplicitarne<br />

i bisogni e individuare specifici percorsi di accompagnamento.<br />

Naturalmente, tali cluster vanno letti come delle semplificazioni: le strategie delineate non<br />

sono necessariamente alternative, anzi in diversi casi possono anche integrarsi.<br />

Figura 7 Schema riassuntivo dei cluster di imprese in base alle strategie di riposizionamento competitivo<br />

Imprese committenti “pure”<br />

Imprese miste (sia committenti che subfornitrici)<br />

Imprese subfornitrici “pure”<br />

Imprese subfornitrici dipendenti<br />

Imprese subfornitrici specialiste “tendenzialmente” globali<br />

Totale imprese 96<br />

Imprese subfornitrici guida 20<br />

Imprese committenti che delocalizzano le subforniture in paesi a basso costo del lavoro<br />

Imprese committenti che fanno integrazione verticale attraverso la formazione di gruppi<br />

Imprese committenti che fanno integrazione verticale internalizzando fasi produttive<br />

Imprese committenti che fanno filiera selezionando e qualificando la subfornitura locale


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

7.1 Le strategie delle imprese subfornitrici<br />

7.1.1 L’area della subfornitura dipendente23<br />

L’area della subfornitura caratterizzata da una maggiore dipendenza - in verità scarsamente<br />

rappresentata nel campione di imprese analizzate – è impegnata a far fronte al processo di selezione<br />

attivato dalle imprese committenti. Si tratta di imprese caratterizzate da una maggiore difficoltà<br />

economica, che operano quasi esclusivamente conto terzi e orientano quasi tutto il fatturato verso<br />

un unico o comunque pochi committenti.<br />

La riduzione dei costi di produzione e l’aumento della flessibilità rappresentano gli obiettivi<br />

strategici maggiormente perseguiti da questo tipo di imprese. Per far fronte ai rischi di una possibile<br />

marginalizzazione, cui questo tipo di imprese sono soggette, diventa importante accompagnarle<br />

in percorsi di qualificazione e rafforzamento competitivo da attuare attraverso politiche per<br />

l’innovazione, la formazione professionale e imprenditoriale, che gli consentano di transitare<br />

verso forme più evolute di subfornitura e rapporto con i committenti.<br />

Di fondamentale importanza per questo tipo di imprese è la possibilità di inserirsi in percorsi<br />

mediati di apertura, nei quali è evidente il ruolo che possono svolgere alcune imprese committenti<br />

nel guidare la transizione verso forme più evolute di produzione e di rapporto con il mercato.<br />

I cambiamenti richiesti dalla globalizzazione e dalla smaterializzazione non devono<br />

necessariamente essere intrapresi da tutte le imprese della filiera contemporaneamente, ma da alcune<br />

imprese soltanto, ovvero, le imprese-leader che esplorano pionieristicamente la nuova frontiera<br />

della globalità e della smaterializzazione, e che con l’esperienza acquisita in ambito internazionale<br />

possono produrre ricadute cognitive sull’intera rete di subfornitura.<br />

Per le imprese della subfornitura dipendente il problema del riposizionamento competitivo<br />

si pone attraverso l’essere parte attiva di una filiera che evolve. Se la filiera in cui ci si trova non è<br />

vitale, bisogna con urgenza cercarsene un’altra e cominciare a guardarsi seriamente in giro in cerca<br />

di nuove alleanze. Dal punto di vista competitivo, si può giudicare vitale la propria filiera se in<br />

essa si enucleano alcune imprese (le più disponibili a fare da battistrada) che si proiettano verso il<br />

globale e verso l’immateriale, in una delle tante forme possibili.<br />

In sostanza si tratta di collegarsi a filiere in formazione condividendo la strategia del<br />

committente, o comunque del leader, che sta costruendo la propria catena transnazionale del<br />

valore e che ha bisogno di alleati, proprio per superare lo start up iniziale.<br />

7.1.2 Lo specialista “tendenzialmente” globale 24<br />

Rientrano in questa categoria le imprese che operano nella subfornitura, producendo beni<br />

intermedi o servizi per l’industria e che ricercano sempre maggiori livelli di specializzazione<br />

all’interno della propria nicchia di mercato.<br />

23 Rientrano in questa cluster le imprese che rispondono a questi criteri:<br />

- imprese che operano in subfornitura = 81<br />

- imprese con meno di 10 committenti = 23<br />

- imprese con incidenza del principale committente sul fatturato superiore al 50% = 17<br />

- imprese che non collaborano alla progettazione del prodotto da fornire = 8<br />

24 Rientrano in questa cluster le imprese che rispondono a questi criteri:<br />

- imprese che operano in subfornitura = 81<br />

- imprese con committenti che operano a livello nazionale/internazionale = 57<br />

- imprese che collaborano alla progettazione del prodotto da fornire = 39


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Lo specialista è, in sostanza, la piccola impresa con una conoscenza completa e continuamente<br />

aggiornata in uno specifico settore/nicchia di attività. Il vantaggio competitivo di questa impresa<br />

è:<br />

• da un lato, fortemente focalizzato su lavorazioni, soluzioni tecnologiche e/o competenze<br />

particolari che hanno le proprie radici in anni di esperienza specifica e non sono facilmente<br />

imitabili da imprese concorrenti.<br />

• dall’altro lato, dalla possibilità/capacità di interfacciarsi – in modo modulare – con una rete<br />

settoriale ampia, e quindi la possibilità di raggiungere numerosi clienti su diversi mercati.<br />

La divisione del lavoro cognitivo con i committenti è solitamente elevata: l’impresa con il<br />

proprio prodotto e/o servizio si interfaccia con la rete di produzione e contribuisce attivamente a<br />

determinare processi di innovazione. Il processo di apprendimento è fondato sulla possibilità di<br />

ricevere input informativi dall’esterno e di immettere output conoscitivi nella rete produttiva.<br />

La correlazione tra strategia di specializzazione e crescita dimensionale dell’impresa non risulta<br />

essere scontata: in letteratura esistono, infatti, casi clamorosi di aziende arrivate ad assumere il<br />

ruolo di subfornitore globale pur mantenendo una piccola dimensione di’impresa.<br />

La sopravvivenza e lo sviluppo dello specialista è legata alla possibilità di essere visibile,<br />

riconosciuto ed interattivo in una rete vasta di relazioni produttive in modo da poter replicare al<br />

massimo la propria conoscenza specialistica.<br />

L’obiettivo strategico è sostanzialmente quello di instaurare rapporti con un sistema di<br />

committenza più ampio, stabile ed evoluto, ma anche con imprese fortemente terziarizzate che<br />

svolgono il ruolo di connettori con il mercato e con altri specialisti (es. converter).<br />

La crescente frequenza dei rapporti con soggetti esterni all’ambiente locale impone inoltre<br />

a queste imprese l’adozione di linguaggi e meccanismi formalizzati e trasferibili a distanza<br />

volti ad attivare e a supportare gli scambi di beni, servizi ed informazioni che non si possono<br />

evidentemente avviare su basi sociali e culturali condivise, come accade invece per le relazioni<br />

fortemente “localizzate”.<br />

A fronte di questa esigenza il limite principale dello specialista sta proprio nell’instaurare<br />

il rapporto con il mercato. Le risorse aziendali disponibili sono prevalente investite nella<br />

specializzazione, trascurando tradizionalmente la funzione commerciale.<br />

Nel processo di ampliamento del portafoglio-clienti e dell’orizzonte geografico di riferimento,<br />

l’impresa si trova ad affrontare alcuni tipici problemi di marketing. Si tratta di un salto di qualità<br />

non da poco, trattandosi di aspetti quasi inesistenti nella configurazione tradizionale dell’impresa<br />

artigiana. Più in particolare, l’impresa deve sviluppare competenze di marketing:<br />

• per affrontare l'incremento di complessità che un portafoglio clienti più ampio ed eterogeneo<br />

inevitabilmente genera;<br />

• per servire mercati territoriali distanti e talvolta caratterizzati da differenze che è importante<br />

conoscere per ottenere risultati soddisfacenti;<br />

• per selezionare e utilizzare al meglio canali distributivi in grado di affiancare il rapporto diretto<br />

con i clienti industriali;<br />

• per adottare specifiche forme di comunicazione (ad esempio, l'impresa può vendere attraverso<br />

un proprio catalogo);<br />

• per individuare le politiche di prodotto vincenti.<br />

La sfida che caratterizza l’impresa specialista riguarda il passaggio da una flessibilità strettamente<br />

operativa (rapido adeguamento alle esigenze espresse dai committenti) a una flessibilità nei<br />

confronti del mercato. Quest’ultima va intesa come capacità di captare dall’ambiente-mercato


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problemi irrisolti ed esigenze anche latenti, e di tradurle sul piano dell’innovazione di prodotto/<br />

processo: valorizzando quelle abilità di problem solving che l’impresa specialista ha progressivamente<br />

acquisito, e sviluppando una nuova capacità di interazione con i clienti.<br />

Acquisire questo grado superiore di flessibilità significa anche affrontare un più complesso<br />

problema di marketing, che ha valenza strategica (monitoraggio della domanda) e relazionale<br />

(capacità di interagire con la domanda): si tratta di un secondo salto di qualità nell’approccio al<br />

mercato, un secondo traguardo lungo il percorso evolutivo dell’azienda subfornitrice.<br />

7.1.3 Il subfornitore guida 25<br />

Le funzioni di collegamento tra produttori specializzati e utilizzatori particolari non sono di<br />

esclusivo appannaggio delle imprese committenti, ma anche di piccole imprese particolarmente<br />

dinamiche che assumono il ruolo di subfornitori guida.<br />

I subfornitori-guida sono le aziende subfornitrici che diventano organizzatori di reti a monte<br />

gestendo l’interfaccia con i committenti (non necessariamente localizzati a livello locale) e<br />

decentrando alcune fasi produttive ad altre imprese (subfornitori di primo livello).<br />

La prima dimensione del vantaggio competitivo del subfornitore guida è la flessibilità, ossia<br />

la capacità di presidiare una molteplicità di destinazioni e di esigenze di clienti diversi nell’ambito<br />

della propria attività specializzata. A differenza del caso precedente, la specializzazione non si<br />

riferisce al mercato, ma al presidio di un cluster di imprese, di conoscenze e di tecnologie produttive:<br />

l’impresa occupa un anello intermedio che incrocia diverse catene del valore.<br />

Un secondo connotato distintivo di questi subfornitori di “scopo” consiste nel funzionare da<br />

capofila per reti di subfornitori di primo livello. La capacità di governare cicli produttivi estesi,<br />

configura una strategia da “piccoli-leader” della propria rete.<br />

L’esplorazione delle reti di fornitura è accompagnata da un ricorso sistematico a politiche della<br />

qualità e, in misura decisamente maggiore della media, dell’adozione di sistemi di certificazione.<br />

Il prodotto realizzato da queste aziende è in genere complesso e caratterizzato da elevata<br />

varietà e variabilità, il che richiede un adeguato sviluppo delle competenze di progettazione,<br />

organizzazione e logistica.<br />

Il livello di decentramento attivato verso i subfornitori di primo livello arriva spesso a<br />

configurare un vero è proprio processo di terziarizzazione commerciale. Si modifica, in sostanza,<br />

il rapporto tra attività produttiva e funzione commerciale a favore di quest’ultima, con intensità<br />

che può variare dall’impresa che mantiene all’interno solo le fasi terminali dell’assemblaggio e del<br />

confezionamento, alla società commerciale pura o di progettazione/commercializzazione.<br />

Il processo di terziarizzazione prende corpo con la valorizzazione dell’intelligenza progettuale<br />

(terziaria) di cui l’impresa è depositaria: se un’impresa fonda il proprio vantaggio competitivo su<br />

questo tipo di risorsa, essa sarà portata a esternalizzare alcune (nei casi estremi, tutte) operazioni<br />

manifatturiere, per concentrarsi sulla funzione di progettazione/innovazione. Nella casistica<br />

ascrivibile a questo percorso evolutivo, il caso limite è rappresentato dalla piccola impresa orientata<br />

alla pura realizzazione di prototipi.<br />

25 Rientrano in questa cluster le imprese che rispondono a questi criteri:<br />

- imprese miste = 48<br />

- imprese con committenti che operano a livello nazionale/internazionale = 37<br />

- imprese con subfornitori di 1° livello a livello locale =28<br />

- imprese che hanno avviato attività di selezione e qualificazione della propria rete di subfornitura= 20


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Al di là di queste differenze, la configurazione delineata implica comunque un considerevole<br />

investimento in risorse di marketing. L’integrazione a monte si accompagna, infatti, anche a<br />

processi di integrazione a valle, verso il prodotto finito.<br />

Queste sono le imprese subfornitrici in cui si rileva maggiormente la tendenza ad un progressivo<br />

passaggio dal mercato di subfornitura al mercato finale e dove il fatturato derivante dall’attività<br />

conto terzi, si affianca a crescenti quote di vendita di prodotti propri.<br />

Per quanto concerne il rapporto con la domanda, in questo tipo di impresa l’appropriazione<br />

delle politiche tradizionali del marketing mix tende a perdere rilievo, mentre assume massima<br />

importanza l’adozione di un approccio di marketing il più possibile relazionale o interattivo,<br />

tendente cioè a mantenere in condizioni ottimali il sistema di relazioni (catena esterna del valore)<br />

in cui l’impresa è inserita, al quale partecipano i clienti industriali, i subfornitori di primo livello che<br />

essa utilizza, le altre imprese di produzione con cui eventualmente attiva rapporti di cooperazione,<br />

le imprese del terziario tecnologico ai cui servizi ricorre.<br />

Il mantenimento e la crescita di queste relazioni costituisce una risorsa strategica fondamentale,<br />

che affianca le conoscenze e le competenze di cui l’impresa dispone al suo interno. Adottare un<br />

deciso approccio di marketing interattivo significa, appunto, gestire in modo appropriato e a tutto<br />

campo le relazioni della catena esterna del valore.<br />

7.2 Le strategie delle imprese committenti<br />

L’impresa committente all’interno del sistema produttivo locale svolge spesso un ruolo da metaorganizzatore<br />

del territorio in cui è insediata, perché il suo successo competitivo è strategicamente<br />

legato alla capacità di fare evolvere il retroterra territoriale della filiera in cui opera, nel senso e nei<br />

tempi richiesti dalla concorrenza. Le imprese committenti possono attuare a tale proposito diverse<br />

strategie, non necessariamente alternative, ma spesso tra loro integrate.<br />

7.2.1 La delocalizzazione di fasi della filiera 26<br />

La delocalizzazione di fasi di subfornitura è un processo che da alcuni anni è ampiamente<br />

praticato in diversi distretti e sistemi produttivi locali, a dimostrazione del fatto che sono aumentati<br />

i gradi di libertà dei committenti nella scelta della localizzazione dei propri subfornitori.<br />

La proiezione della catena del valore attuata dalle imprese committenti si sviluppa lungo diverse<br />

direttrici: dal presidio dei mercati di sbocco e di quelli delle materie prime, alla de-localizzazione<br />

di alcune subforniture, allo sviluppo di relazioni strategiche con fornitori di servizi in ambito<br />

nazionale o internazionale.<br />

Questa apertura multidirezionale ha implicazioni rilevanti sul sistema locale in quanto<br />

prendono corpo processi di sostituzione e di pressione evolutiva che si sviluppano in<br />

primo luogo sull’offerta locale di subforniture, ma che possono riguardare anche i tradizionali<br />

intermediari di acquisto e di commercializzazione o le strutture terziarie locali (banche, centri di<br />

servizio, strutture fieristiche etc.). In generale, tutte le relazioni locali sono selezionate e la loro<br />

qualità spinta verso standard più elevati.<br />

26 Rientrano in questa cluster le imprese che rispondono a questi criteri:<br />

- imprese che operano come committenti (committenti “puri” + miste) = 63<br />

- imprese che hanno subfornitori in paesi a basso costo del lavoro (estremo oriente – est europa) = 3


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Le scelte delocalizzative si rivolgono in prevalenza verso paesi a basso costo del lavoro e<br />

risultano più intense ed estese nelle imprese che operano nella fascia bassa del loro mercato di<br />

riferimento, o realizzano produzioni che possono essere programmate con più largo anticipo, per<br />

le quali la variabilità della domanda non costituisce una particolare fonte di complessità (e quindi<br />

di valore).<br />

La tipologia delle attività maggiormente coinvolte include le operazioni manifatturiere più vicine<br />

alla materia prima, quelle a più alto contenuto di lavoro e a minore complessità produttiva e cognitiva,<br />

ossia le attività in cui la cooperazione tra fornitore e committente risulta meno significativa.<br />

I dati della ricerca evidenziano come le imprese committenti della Valle del Chiese non<br />

perseguano significative strategie delocalizzative della propria filiera di produzione<br />

in paesi a basso costo del lavoro. Vi è, infatti, da rilevare un solo caso di delocalizzazione del<br />

rapporto di subfornitura in Cina e due casi di imprese locali capogruppo che hanno controllate<br />

estere (in Slovacchia ed in Polonia).<br />

Vi sono, inoltre, quatto casi di ricorso a imprese di subfornitura localizzate in Germania,<br />

Austria, Svizzera e un altro stato europeo non specificato, che con tutta probabilità si caratterizzano<br />

come forniture di carattere specialistico e non sono certo determinate da fattori di costo.<br />

Nella stragrande maggioranza dei casi, l’impresa committente della Valle del Chiese continua<br />

ad avvalersi di un sistema di subfornitura sostanzialmente locale (provincia di Trento o regioni<br />

confinanti quali il Veneto e, in particolare, la Lombardia).<br />

Tale circostanza sottolinea il legame che le imprese committenti locali continuano<br />

ad avere con le tradizioni produttive del territorio. Ad incidere sulla scelta dei subfornitori<br />

è l’importanza dei parametri qualitativi (competenza, flessibilità, livello tecnologico) dati che<br />

sottolineano il carattere di specializzazione delle imprese di subfornitura locali.<br />

In merito alla proiezione esterna della catena del valore, le esigenze (e le strategie) espresse<br />

dalle imprese committenti della Valle del Chiese si rivolgono (più che alla sostituzione dei rapporti<br />

di fornitura a monte) alla qualificazione delle fasi a valle che consentono di interfacciarsi con il<br />

mercato finale: personalizzazione del prodotto, reti commerciali, politiche di marchio, servizi post<br />

vendita, ecc.<br />

7.2.2 L’integrazione verticale 27<br />

Una seconda strategia utilizzata dalle imprese committenti per ridefinire il proprio<br />

posizionamento competitivo si riferisce alla re-internalizzazione di alcune fasi del ciclo produttivo<br />

attraverso l’acquisizione di aziende subfornitrici o investimenti interni all’impresa in fasi del ciclo<br />

produttivo precedentemente decentrate.<br />

La logica del controllo strategico della filiera produttiva è alla base della creazione e diffusione<br />

dei gruppi di impresa (soprattutto quelli di tipo “formale”), un fenomeno ormai consolidato<br />

all’interno del nostro tessuto economico e che riguarda anche la piccola dimensione di impresa.<br />

27 Rientrano in questa cluster le imprese che rispondono a questi criteri<br />

Strategie di integrazione verticale attraverso la formazione di Gruppi:<br />

- imprese committenti (committenti “pure” + miste) = 63<br />

- imprese che fanno parte di gruppi con funzioni di capogruppo= 5<br />

Strategie di integrazione verticale attraverso internalizzazione di fasi:<br />

- imprese committenti (committenti “pure” + miste) = 63<br />

- imprese che hanno o intendono internalizzare fasi produttive = 17


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Le imprese acquisiscono la configurazione del gruppo attraverso diverse modalità ed in<br />

particolare tramite operazioni di shopping di altre aziende del distretto al fine di ottenere maggiori<br />

livelli di razionalizzazione e controllo della filiera (integrazione verticale).<br />

Si tratta di un modello che può essere in molti casi interpretato come la “formalizzazione”<br />

di rapporti inter-aziendali di filiera e che segna in molti casi una fase cruciale nella crescita delle<br />

imprese: non una crescita per via interna (con l’ampliamento della base occupazionale) bensì per<br />

linee esterne, attraverso l’acquisizione (o la creazione ex novo) di unità produttive, nella maggior<br />

parte dei casi legate al core business aziendale e aggregate in forma gerarchica sotto un’impresa<br />

leader ben riconoscibile sul mercato.<br />

I principali benefici derivati dalla formazione del gruppo, riguardano la possibilità di favorire la<br />

specializzazione delle attività produttive, d’accedere a mercati di dimensioni più ampie e di sviluppare<br />

maggiori opportunità di business rispetto a quanto sarebbe possibile operando singolarmente.<br />

I dati del rapporto evidenziano come le imprese della Valle del Chiese appartenenti ad un<br />

gruppo (sia come controllanti che controllate) sono 6. Ad eccezione della Cartiera di Carmignano,<br />

le altre aziende facenti parte di gruppi appartengono ai settori della meccanica e del legno arredo.<br />

Nel settore legno le aziende controllanti hanno tutte sede in valle, e quindi si tratta di gruppi locali.<br />

Nel settore della meccanica l’articolazione dei gruppi è più complessa: si individuano aziende<br />

capogruppo sia locali che extralocali.<br />

Come abbiamo visto nel precedente paragrafo, la partecipazione a gruppi può rappresentare<br />

una modalità di internazionalizzazione che l’impresa attua attraverso l’acquisizione di controllate<br />

estere, per accedere a subforniture in paesi a basso costo del lavoro o per presidiare mercati esteri<br />

di sbocco, (le imprese della Valle del Chiese hanno controllate in Cina, Slovacchia, Polonia e<br />

Svizzera).<br />

Se la formazione di gruppi è una modalità di integrazione verticale relativamente poco praticata<br />

in Valle del Chiese (solo 6 imprese sulle 96 indagate appartengono ad un gruppo), più diffuso<br />

sembra essere il processo di internalizzazione di fasi produttive precedentemente delegate<br />

all’esterno (14 imprese hanno fatto backsourcing negli ultimi tre anni e altre 9 intendono farlo<br />

nel prossimo futuro). Il backsourcing risponde alla necessità di acquisire un maggiore controllo su<br />

funzioni e fasi produttive a maggior valore aggiunto o particolarmente strategiche per l’azienda.<br />

7.2.3 La selezione e qualificazione dei subfornitori 28<br />

Il fatto che in Valle del Chiese non si rilevino significativi processi di delocalizzazione di<br />

fasi della filiera di subfornitura, non significa che le imprese committenti non abbiano attivato<br />

processi di selezione e qualificazione dei propri subfornitori.<br />

Il vantaggio competitivo delle imprese più dinamiche si fonda su fattori quali l’innovazione<br />

tecnologica e il recupero di efficienza, la riorganizzazione complessiva dei processi, la qualità del<br />

prodotto, il servizio al cliente e la riduzione del lead time di filiera, l’orientamento permanente<br />

all’innovazione di prodotto e all’offerta di varietà. A fronte di questi mutamenti, le imprese-leader<br />

adottano in materia di subforniture una logica selettiva che investe la qualità delle relazioni con i<br />

subfornitori.<br />

28 Rientrano in questa cluster le imprese che rispondono a questi criteri:<br />

- imprese committenti (committenti “puri” + miste) = 63<br />

- imprese con subfornitori a livello locale = 37<br />

- imprese che hanno avviato concrete politiche di qualificazione dei propri fornitori = 14


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L’impresa che presidia il mercato finale è portata a selezionare e riqualificare la rete dei<br />

subfornitori cui fa ricorso, a promuoverne le competenze e la capacità di partecipare attivamente<br />

ai progetti innovativi, a sviluppare rapporti collaborativi e stabili. Si rinuncia al deterrente (che ha<br />

certamente funzionato in passato) della facile sostituibilità dei subfornitori, sostenuto dall’intensa<br />

concorrenza orizzontale ad ogni stadio della filiera. In base al nuovo orientamento, la selezione<br />

avviene ex-ante o nelle fasi iniziali del rapporto, successivamente la sostituzione o l’abbandono da<br />

parte del subfornitore sono interpretati dal committente come costi non recuperabili (sunk costs).<br />

Nell’ambito delle reti di subfornitura che fanno capo alle imprese-leader si rafforza in<br />

genere l’interazione cooperativa, anche se talvolta le citate azioni di selezione e riqualificazione<br />

determinano un’evidente gerarchizzazione del sistema delle aziende subfornitrici.<br />

La selezione/riqualificazione delle relazioni sembra rappresentare, quantomeno in<br />

prospettiva, la strada privilegiata attraverso cui le imprese committenti della Valle del Chiese<br />

ridefiniscono il proprio posizionamento competitivo.<br />

Quasi la metà delle imprese committenti delle Valle del Chiese ha, infatti, attivato nel recente<br />

passato politiche di selezione e qualificazione della fornitura.<br />

Raramente, le politiche di selezione della subfornitura prevedono la certificazione di qualità<br />

(anche perché spesso le imprese subfornitrici hanno già adottato autonomamente una qualche<br />

forma di certificazione). Molto più spesso si fondano sulla conoscenza diretta delle imprese<br />

fornitrici e su procedure di verifica interna della qualità dell’input fornito. Essenziali, nella scelta<br />

del subfornitore, risultano anche il rispetto dei tempi di consegna e la continuità del rapporto.<br />

Il rapporto di prossimità con il subfornitore è importante per il fatto che diverse imprese<br />

committenti hanno adottato o stanno adottando modelli di produzione fondati sul just in time che<br />

prevedono una stretta interazione operativa con i propri subfornitori.<br />

Le politiche di qualificazione attivate dalle imprese committenti prevedono interazioni e<br />

confronti costanti con il subfornitore che comprendono: scambi di informazione sulle politiche<br />

del prodotto e delle vendite; rapporti di cooperazione nella progettazione del prodotto da<br />

fornire; allacciamento in rete per la gestione degli ordinativi; utilizzo di un comune software di<br />

progettazione; ricerca e sviluppo in comune.<br />

In prospettiva, lo sviluppo e la qualificazione delle filiere di subfornitura si configura come la via<br />

maestra per definire efficienti politiche volte a consolidare le reti di impresa in Valle del Chiese.<br />

Le strategie delle imprese committenti sono oggi orientate alla definizione di modelli di<br />

produzione flessibile, in diretta simbiosi con le richieste di mercato; modelli che prevedono<br />

il passaggio da una logica push (produzione “spinta” dalle previsioni di vendita di prodotti<br />

relativamente standardizzati) ad una logica pull (produzione “tirata” dal mercato e relativa a<br />

prodotti caratterizzati da una forte variabilità).<br />

Nella ridefinizione di tale assetto organizzativo l’impresa committente deve necessariamente<br />

rivolgersi a fornitori locali, al fine di garantire lead time molto contenuti e dotati di adeguati livelli<br />

di specializzazione e flessibilità produttiva, che sono necessari al fine di garantire gli adeguati livelli<br />

qualitativi e far fronte alla variabilità e personalizzazione delle produzioni.<br />

Emergono, ed emergeranno sempre più in futuro, esigenze di sperimentazione e<br />

implementazione di metodologie di supply chain management e di gestione delle risorse (ERP)<br />

in grado di coordinare le funzioni di progettazione, produzione, gestione magazzino, logistica,<br />

commercializzazione all’interno di un sistema di “impresa allargata” comprendente tutti i soggetti<br />

appartenenti filiera.<br />

00


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

7.3 La governance del sistema<br />

Nonostante il vitalismo dei percorsi d’impresa appena descritti, la riproduzione di un “equilibrio<br />

dinamico” tra concorrenza e cooperazione all’interno di reti di impresa non rappresenta un esito<br />

scontato, e può richiedere il contributo positivo di alcuni attori istituzionali.<br />

Un ruolo importante è assunto più direttamente dal soggetto pubblico, il quale si propone<br />

- entro un quadro concertativo (patti territoriali, politiche industriali condivise, pianificazione<br />

strategica di area vasta) - come fulcro (o meta-organizzatore) di nuove coalizioni territoriali, con<br />

l’obiettivo di realizzare progetti di innovazione ambientale orientati alla ricostruzione dal basso e<br />

alla modernizzazione dei fattori contestuali del vantaggio competitivo.<br />

Il riferimento non è comunque solo alle forme istituzionali del “governo locale” ma anche<br />

a sistemi di governance intermedi, attivati dalle associazioni di rappresentanza, dal sistema del<br />

credito, dai centri di servizio.<br />

Attraverso il mantenimento di un clima di fiducia tra gli operatori e la capacità di generare<br />

esternalità positive nell’ambiente locale, tutte queste istituzioni possono contribuire in misura<br />

rilevante a garantire la tenuta sistemica dell’economia locale e ad assicurare flessibilità e consenso<br />

nei processi di riposizionamento competitivo delle imprese.<br />

Si tratta di avviare una politica industriale volta a premiare i comportamenti cooperativi<br />

delle imprese, ad incentivare la complementarità e le connessioni interaziendali, la formazione<br />

di complessi economici integrati e dinamici, di sistemi produttivi completi.<br />

L’idea sottostante a tale approccio è che il successo economico è un esito che dipende, oltre<br />

che dai talenti imprenditoriali, dalla qualità dell’ambiente socio-istituzionale locale e dall’intensità<br />

delle relazioni formali e tacite tra gli attori, ovvero dal capitale sociale (fiducia, reciprocità,<br />

cooperazione, reputazione).<br />

Accanto a ciò occorre sostenere un forte investimento cognitivo, specialmente nelle fasi a valle<br />

delle filiere di produzione che consentono di interfacciarsi con i mercati e di dialogare con clienti<br />

e consumatori finali.<br />

Una politica di sostegno al riposizionamento strategico delle imprese non può essere calata<br />

dall’alto, ma deve partire dalle capacità auto-organizzative delle stesse imprese. Si tratta, in<br />

tal senso, di accompagnare i tanti e diversi percorsi di riposizionamento competitivo avviati dalle<br />

imprese della Valle del Chiese e precedente schematizzati.<br />

Come evidenziato dalle istanze raccolte presso il campione di imprese, i campi di intervento<br />

più promettenti nell’attivazione di politiche a sostegno delle imprese della Valle del<br />

Chiese sembrano essere:<br />

• le reti di impresa e territorio: patti di filiera, qualificazione della subfornitura, formazione di<br />

consorzi, passaggio generazionale, nuova imprenditorialità.<br />

• il rapporto con il mercato: sistemi di garanzia, politiche di marchio, reputazione del sistema,<br />

conoscenza dei mercati, strategie di marketing e comunicazione d’impresa, creazione di reti<br />

commerciali.<br />

• la formazione: incentivazione del rapporto scuola - impresa, organizzazione di un’offerta<br />

pluralistica di progetti formativi, mirati alla cultura imprenditoriale, alla creazione di nuove<br />

competenze e figure professionali da immettere nel mercato del lavoro locale, a soddisfare<br />

le esigenze formative relative alle risorse umane specializzate già acquisite dalle imprese,<br />

all’integrazione dei lavoratori immigrati nell’impresa;<br />

• la valorizzazione dei servizi terziari: crescita e valorizzazione del terziario locale, avvio di<br />

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BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

nuove iniziative imprenditoriali nel campo dei servizi alle imprese, promozione dell’utilizzo di<br />

servizi specialistici e degli investimenti in conoscenza all’interno delle imprese, connessione<br />

con servizi pregiati esterni al contesto locale;<br />

• lo sviluppo di reti logistiche e telematiche: che consentano un più efficiente trasferimento<br />

di merci, persone e informazioni;<br />

• la finanza d’impresa: sostenere la crescita di una cultura finanziaria nelle imprese, la<br />

trasparenza dei bilanci aziendali, il rapporto tra credito e microimpresa, la valutazione degli<br />

start-up, il rating dell’impresa;<br />

• l’efficienza energetica: costituzione della Esco di valle in grado di gestire interventi di<br />

risparmio energico nelle imprese, promozione dell’edilizia sostenibile e delle costruzioni in<br />

legno, valorizzazione delle biomasse forestali e di altre fonti energetiche alternative.<br />

02


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Postfazione<br />

Con questo volume ci si è posti l’ obiettivo di fornire una valutazione aggiornata su cosa<br />

stia accadendo nella subfornitura della Valle del Chiese e quali siano le politiche economiche<br />

appropriate per accompagnare la transizione verso nuove forme di aggregazione produttiva più<br />

adeguate alle nuove coordinate della competizione internazionale.<br />

Nel tempo aree contigue si sono caratterizzate come sistemi produttivi autopropulsivi e<br />

sostanzialmente chiusi verso l’ esterno.<br />

L’ analisi condotta dal team di Sergio Remi porta ad individuare alcune strategie correttive ma<br />

integrate per il futuro:<br />

• delocalizzazione di fasi della filiera;<br />

• integrazione verticale;<br />

• selezione e qualificazione dei subfornitori.<br />

Ritengo che l’ apertura verso l’ esterno non va concepita solo in chiave di delocalizzazione<br />

produttiva, ma è essenziale, ai fini dell’ internalizzazione delle conoscenze, la contaminazione<br />

tra saperi e competenze esterne e quelle interne alla filiera; è così che si rafforza la capacità<br />

innovativa.<br />

Si impone quindi il passaggio da reti locali a reti internazionali che siano integrate nei processi<br />

di fornitura e di commercializzazione dei prodotti anche al fine di poter intercettare, attraverso<br />

una presenza diretta, la nuova domanda proveniente dai paesi emergenti.<br />

In generale tali aree hanno perciò di fronte una sfida organizzativa-manageriale che li obbligherà<br />

ad impegnare all’ estero maggiori risorse umane e finanziarie (ciò fra il resto è molto coerente con<br />

il Piano Provinciale per l’ internazionalizzazione).<br />

Potrebbero essere utili per il sistema produttivo anche strumenti di immigrazione temporanea,<br />

con l’ obiettivo di individuare gli immigrati con maggiore capitale umano; i legami che queste<br />

comunità mantengono con il territorio fa si che gli immigrati più evoluti possano essere formati in<br />

modo da essere delle figure professionali utili alle imprese che si internazionalizzano.<br />

Da questa esperienza della Valle del Chiese si evince che i criteri fondamentali che dovrebbero<br />

guidare un disegno di opportuni interventi su scala provinciale si possono riassumere in:<br />

• censimento e selezione delle eccellenze presenti sul nostro territorio (dal punto di vista dell’<br />

accreditamento tecnologico)<br />

• trasferimento tecnologico verso le piccole e medie imprese (attività in corso tramite le aquile<br />

blu di <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong>, ma da potenziare)<br />

• coordinamento a livello nazionale affinché l’ effetto netto sul sistema paese di interventi di<br />

politica industriale fortemente localizzati sia utile, e quindi deve esistere un’ attività che eviti<br />

duplicazioni.<br />

In pratica i territori, cresciuti con la vocazione di subfornitura, hanno basato il loro sviluppo<br />

sulla fase manifatturiera della filiera, trascurando le fasi a monte (invenzione e valorizzazione delle<br />

idee) e a valle (commercio, marketing, logistica e distribuzione).<br />

I rischi sono:<br />

• frammentazione in processi troppo atomizzati, che ha impedito l’ accumulazione di conoscenze<br />

e la crescita dimensionale;<br />

• autoreferenzialità, poco permeabile alle collaborazioni esterne ed internazionali;<br />

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BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

• provincialità del patrimonio cognitivo del contesto.<br />

L’ emancipazione culturale dell’ area è stata bloccata dal non capire l’ intangibile del mercato,<br />

dove prodotti e servizi si trasformano, incorporando sempre più una parte di utilità immateriale e<br />

di evocazione simbolica.<br />

Dobbiamo quindi accompagnare tali aree attraverso un guado dove la creatività e l’ inventiva<br />

costituiranno il futuro.<br />

0<br />

Quanti studenti Eramus sono a Pieve di Bono o a Storo?<br />

Il futuro è nelle mani di territori illuminati, guidati e pianificati in modo consapevole, abile a<br />

rinnovare il proprio patrimonio di conoscenze a partire da un ripensamento di se stessi.<br />

Dalla profonda conoscenza che ho di alcuni imprenditori locali, che hanno fra il resto<br />

partecipato alla ricerca, ritengo che ci sono i margini per far si che ciò accada.<br />

Alessandro Garofalo<br />

Presidente<br />

<strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> spA


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Le imprese che hanno partecipato all’indagine<br />

Si ringraziano le seguenti imprese per la loro partecipazione all’indagine:<br />

ABETE TRE S.N.C. DI POLETTI STEFANO & C. S.N.C. Brione<br />

AERPLAST DI SCAGLIA GIUSEPPE & C. S.N.C. Storo<br />

ARTELEGNO DI RADOANI MIRCO Cimego<br />

B.P.Z. SNC DI PANZERI FRANCESCO & C. Storo<br />

BAGATINI E GRASSI S.N.C. Condino<br />

BI.XILO DI BAGATTINI ILARIO Condino<br />

BOM<strong>È</strong> SILVIETTO e DARIO & C. S.N.C. Pieve di Bono<br />

BORDIGA FRANCESCO S.P.A. Storo<br />

BOTTEGA DEL LEGNO DI POLETTI GEVAN Cimego<br />

BRUGNONI LARREDAMBIENTE S.N.C. DI BRUGNONI GIUSEPPE & F.LLI Storo<br />

BT SISTEM S.R.L. Condino<br />

C.F.B. S.P.A. Condino<br />

C.I.D. STAMPI S.N.C. DI CHIAPPANI VITO & C. Tione<br />

C.M.V COSTRUZIONI MECCANICHE VALENTINI S.P.A. Roncone<br />

C.M.V. VAlLENTINI LEGNO S.R.L. Roncone<br />

CARPENTERIA GIUDICARIESE DI MARINI NARCISO & C. S.A.S. Storo<br />

CARPENTERIA METALLICA DI AMISTADI GIANBATTISTA, VIRGILIO & C. S,N.C. Roncone<br />

CARTIERA DI CARMIGNANO S.P.A. Condino<br />

CASTEL LEGNO S.N.C. DI BERGHI AUGUSTO - ALBERTO & RIGOTTI GIULIAN Stenico<br />

CEBO SISTEMI S.N.C. DI ANDREA AMICI E LORENZO SALVATERRA Tione<br />

CIARA LEGNAMI S.R.L. Storo<br />

COMEC DI CATTARINA LUCIO E ROBERTO & C. S.N.C. Storo<br />

COSTRUZIONI MECCANICHE SCARPARI - DI BAZZOLI MARISA Storo<br />

CREARTISTIC DI VALENTI AGOSTINO & C. S.N.C. Roncone<br />

CUCINE BIANCHI SNC DI TONINI TRANQUILLO & C. S.N.C. Storo<br />

DIMEC S.R.L. Pieve di Bono<br />

E-BUILDINGS S.R.L. Condino<br />

ELETTROTECNICA STORESE S.R.L. Storo<br />

EUROFER SNC DI ANTONINI MARIA & C. Cimego<br />

EUROPAN GLASS S.R.L. Storo<br />

F.LLI FERRETTI DI FERRETTI LUCILLO - GIOVANNI & FIGLI S.N.C. Storo<br />

FAB DI MAZZACCHI ZEFFERINO E BUGNA S.N.C. Bersone<br />

FALEGNAMERIA BELLOTTI BRUNO & C. S.N.C. Stenico<br />

FALEGNAMERIA BOM<strong>È</strong> DI BOM<strong>È</strong> IVANO S.R.L. Lardaro<br />

FALEGNAMERIA BUGNA TULLIO Pieve di Bono<br />

FALEGNAMERIA F.LLI CASTELLANI DI CASTELLANI LEONARDO & C. S.N.C. Ragoli<br />

FALEGNAMERIA FRANCESCHETTI FRANCO & C. S.N.C. Pieve di Bono<br />

FALEGNAMERIA SPADA DI SPADA ARTURO & C S.A.S. Condino<br />

FER STAFF DI LOMBARDI LUCIANO S.N.C. Storo<br />

FRAME S.R.L. Storo<br />

FRANCESCHETTI GIUSEPPINA & C. S.N.C. Castel Condino<br />

G&G IMPIANTI S.R.L. Storo<br />

0


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

GALANTE FRATELLI S.R.L. Condino<br />

GASTROCHEF ALLEGRA S.R.L. Cimego<br />

GIRARDINI LEGNO S.N.C. DI GIRARDINI GIORGIO & C. Tione<br />

GIRARDINI S.R.L. Tione<br />

I.L.L.E.N. S.N.C. DEI F.LLI BUTTERINI LUCA E SILVIO S.N.C. Condino<br />

ILLE PREFABBRICATI S.P.A. Pieve di Bono<br />

INNOVA S.R.L. Pieve di Bono<br />

ITALPUMPS S.R.L. Storo<br />

L.P. STAMPI S.N.C. DI LEONARDI ENZO & PERIOTTO MASSIMILIANO S.N.C. Tione<br />

LAMET INTERNATIONAL S.P.A. Preore<br />

LEGNO PIU’ S.R.L. Condino<br />

LITOCARTOTECNICA VALSABBINA S.R.L. Storo<br />

LOMBARDI FRANCO & C. S.N.C. Condino<br />

M.B.P. MECCANICA SNC DI PANELATTI WALTER & C. S.N.C. Condino<br />

M2 SNC DI FABIO CASTELLANI E C Preore<br />

MANU - STAMPI DI ISEPPI GUIDO Tione<br />

MASTERLEGNO S.N.C. Storo<br />

METALFIL S.N.C. DI GHIZZI GEOM. GIANFRANCO E MANZONI VILMA S.N.C. Storo<br />

METALMA S.N.C. DI GIORGIO MARCHESI & C. Storo<br />

MOBILIFICIO TAFFELLI FEDELE & C. S.N.C. Pieve di Bono<br />

NICOLINI VITTORINO & C. S.N.C. Bersone<br />

NICOLLI LEGNAMI DI NICOLLI GIANCARLO Stenico<br />

NICOLLI TECNO LEGNO DI NICOLLI MASSIMO Stenico<br />

NUOVA SAIMPA S.R.L. Cimego<br />

O.M.P. PICCINELLI S.R.L. Storo<br />

O.M.R. SNC - DI GIACOMINI ONORIO & C. S.N.C. Ragoli<br />

OFFICINA MECCANICA GUALDI ROBERTO & C. S.N.C. Condino<br />

PAISOLI SANDRO Storo<br />

PANDOLFI ETTORE Roncone<br />

PONCIAL MALCOTTI S.R.L. Storo<br />

PRIBO S.R.L. Lardaro<br />

R.A. UTENSIL DI PIZZINI GIAN FRANCO E FABIANO S.N.C. Storo<br />

RAMELT DI TACCAGLINO DONATO & C. S.N.C. Storo<br />

S.A.G. DI LUCCHINI OMAR E FABIO S.N.C. Storo<br />

S.B.P SAMBINELLI G & C S.R.L. Storo<br />

S.T.C. DI SALVAGNI CAMILLA Condino<br />

SAI SERRAMENTI DI SAI LUIGI Storo<br />

SAI SERRAMENTI DI SAI MAURIZIO & BRUNO S.N.C. Storo<br />

SALVADORI ELIDO Storo<br />

SANIKA S.R.L. Storo<br />

SAPES OFFICINE GIUDICARIESI S.P.A. Storo<br />

SERAFIN DI SERAFIN ANTONIO E VIRGINIO S.N.C. Storo<br />

SORINO S.R.L. Condino<br />

STAMPI E LAVORAZIONI MECCANICHE DI MARINI MAURO Storo<br />

STORO LEGNO S.R.L. Storo<br />

SVR - DI SAI VINCENZO & C. S.N.C. Storo<br />

TECNOSTAMPI DI ZONTINI GIANVITTORIO & C.S.N.C. Storo<br />

0


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

TERMOIDRAULICA BONETTI EUGENIO Bondo<br />

TESSIL MONFRÍ DI ZONTINI PAOLO E ALBERTO & C. S.N.C. Storo<br />

TIPOGRAFIA ALTO CHIESE SNC DI RADOANI STEFANO E VAIA GIUSEPPE & C S.N.C. Condino<br />

TIPOGRAFIA SCARPARI DI SCARPARI GIANCARLO & DOMENICO S.N.C. Storo<br />

VI-DA S.R.L. Storo<br />

VIZETA ARREDO LEGNO DI ZONTINI VIGILIO Storo<br />

0


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Nota ai testi e ringraziamenti<br />

La presente ricerca sulle relazioni produttive delle imprese della Valle del Chiese si colloca tra le<br />

iniziative previste dal protocollo di intesa siglato tra B.I.M. del Chiese e <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> spa nell’ambito<br />

nell’intervento DOCUP avviato dalla Provincia Autonoma di Trento a sostegno dello sviluppo nelle aree<br />

obiettivo 2.<br />

Nell’impostazione della ricerca ci si è ispirati a categorie interpretative sul fenomeno della subfornitura<br />

(illustrate nel capitolo 2) elaborate in diverse ricerche sui sistemi produttivi locali realizzate nell’ambito di<br />

una collaborazione tra il Laboratorio NETWORK diretto da Enzo Rullani ed il Consorzio AASTER diretto<br />

da Aldo Bonomi.<br />

La ricerca è frutto di una lunga fase di impegno sul campo, condotta nei Comuni della Valle del Chiese<br />

nella primavera-estate del 2007. In questa prima parte del progetto la collaborazione del Consorzio BIM<br />

del Chiese ed in particolare di Maria Luisa Oliari è risultata determinante.<br />

Conclusa la rilevazione, l’elaborazione dei dati e la riflessione che ha portato alla sintesi complessiva<br />

è stata condotta dal gruppo di ricerca nel corso di varie riunioni tenutesi presso la sede di <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong><br />

a Rovereto.<br />

La maggior parte del lavoro sul territorio, relativo ad interviste e colloqui con i referenti istituzionali,<br />

è stata svolta da Maria Luisa Oliari e da Claudio Filippi. Walter Nardon, oltre ad un contributo nella<br />

fase delle interviste, ha collaborato alla definizione del Rapporto e all’editing dello stesso. Alle competenze<br />

statistiche di Iris Visentin si deve invece il lungo lavoro che ha permesso di informatizzare i dati quantitativi<br />

raccolti, di riorganizzarli e di renderli fruibili secondo le varie esigenze emerse dall’analisi. Sergio Remi ha<br />

coordinato il progetto, a lui si deve buona parte dell’impegno sul campo, come pure la definizione e la<br />

stesura finale del Rapporto.<br />

Si ringraziano Gianluca Salvatori, Vigilio Nicolini, Diego Loner e Nicoletta Clauser per avere reso<br />

possibile la realizzazione di questa ricerca e per il loro costante impegno affinché le politiche di sviluppo<br />

trovino un concreto riferimento nei bisogni e nelle progettualità espresse sul territorio da sindaci, imprese<br />

e comunità locali.<br />

0


BIM della Valle del Chiese <strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA<br />

Bibliografia<br />

• Bersani P. (2005) “Distretti, bisogna rafforzare la filiera, in “Il Sole 24 Ore”, 8 novembre<br />

• Bonomi A. – Rullani E. (2005) “Piccole imprese crescono. Fare rete in un’area metropolitana”<br />

Camera di Commercio di Milano Ed. Egea<br />

• Consorzio A.A.S.Ter (2001) “Rapporto sui principali distretti industriali italiani” rapporto di<br />

ricerca per conto di Confartigianato nazionale<br />

• Consorzio A.A.S.Ter. – Laboratorio Network (1998) “L’evoluzione dei distretti industriali<br />

italiani“ rapporto di ricerca per conto di Confartigianato nazionale<br />

• Consorzio A.A.S.Ter. – Laboratorio Network (200) “Il vantaggio competitivo delle imprese<br />

artigiane: reti e saperi” rapporto di ricerca per conto di Confartigianato nazionale con il<br />

contributo di BNL<br />

• Grandinetti R. (1998), "Evoluzione del distretto industriale e delle sue formule imprenditoriali:<br />

il caso dell'area della sedia", Economia & Management.<br />

• Marini D. (2005) “Non sparate sui distretti” in “Il Sole 24 Ore”, 3 novembre<br />

• Mariotti S. (2006) “Una politica per l’internazionalizzazione dei distretti industriali” in<br />

Quintieri B. (2006)<br />

• PAT – Allegato alla D.G.P. n. 1325 del 30 giugno 2006 “Progetto di sostegno alle filiere<br />

produttive”<br />

• Rullani E. (2003) “Media impresa ovvero economia di filiera: una linea di analisi poststrutturalista<br />

per il sistema produttivo italiano” in Mediobanca – Unioncamere “Le medie<br />

imprese italiane”<br />

• Unicredit Banca – Comitato locale di Trento e Bolzano (2005) “Competere da piccoli. Qualità<br />

e specializzazione, una sfida per le piccole imprese trentine” Banca & Territorio<br />

• Unicredit Banca (2004) “Il capitalismo dei piccoli” Osservatorio piccole imprese Unicredit<br />

Banca<br />

• Unioncamere – Istituto Tagliacarne (2007) “Rapporto sulla piccola e media impresa”<br />

• Unioncamere – Mediobanca (2006) “Le medie imprese industriali italiane”<br />

• Unioncamere (2007) “Rapporto Unioncamere 2007 – L’economia reale dal punto di osservazione<br />

delle camere di commercio”<br />

• Fortis M. (2005) “Il made in Italy nel nuovo mondo: protagonisti, sfide, azioni” Ministero<br />

attività produttive


Finito di stampare nel mese di febbraio<br />

da Esperia Srl - Lavis (TN)


La ricerca è stata realizzata nell’ambito del DOCUP progetto “Animazione imprenditoriale nelle aree obiettivo<br />

2 della provincia di Trento” e nell’ambito del Protocollo di intesa siglato tra B.I.M. della Valle del Chiese e<br />

<strong>Trentino</strong> <strong>Sviluppo</strong> SpA.

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