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2010 n.3 La Pianura - Camera di Commercio di Ferrara

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Intervista a Vincenzo Viglione: percorsi <strong>di</strong>dattici all’avanguar<strong>di</strong>a<br />

<strong>La</strong> scuola crea nuove<br />

professionalità, integrandosi<br />

strettamente con la Fondazione<br />

Dal 1975 a <strong>Ferrara</strong> come funzionario<br />

dell’istruzione, <strong>di</strong>rigente dello<br />

Stato dal 1985, Vincenzo Viglione<br />

è stato Provve<strong>di</strong>tore per la prima<br />

volta a Bergamo nel ’96, poi a Forlì,<br />

Rovigo, Padova, Rimini e nel 2003<br />

nella nostra città, dove fa anche<br />

parte del cda della Fondazione<br />

Navarra. Ad essere precisi, il<br />

Provve<strong>di</strong>torato ha cambiato nome<br />

più volte negli ultimi anni, anche<br />

se tutti continuiamo a chiamarlo<br />

così. «Ora si chiama Ambito territoriale<br />

X dell’ufficio scolastico<br />

regionale – spiega paziente<br />

Viglione –, io ne sono il <strong>di</strong>rigente.<br />

Mi danno tutti i nomi possibili, a<br />

volte li mettono anche tutti insieme»<br />

sorride. L’intervista è un’occasione<br />

per parlare del rapporto fra<br />

scuola e lavoro, con un occhio <strong>di</strong><br />

riguardo per la Fondazione.<br />

Una delle critiche mosse alla<br />

scuola italiana verte sul fatto che<br />

è troppo lontana dal mondo del<br />

lavoro. Lei cosa ne pensa?<br />

“Ciò che il mondo esterno chiede<br />

alla scuola è sistematicamente in<br />

<strong>di</strong>stonia, c’è una critica perenne,<br />

dovuta al fatto che le richieste della<br />

società mutano, mentre i pregiu<strong>di</strong>zi<br />

permangono. Abbiamo visto che<br />

il mondo industriale oscilla su una<br />

specie <strong>di</strong> pendolo: c’è una fase storica<br />

in cui chiede alla scuola <strong>di</strong> fornire<br />

ragazzi già pronti al lavoro, e<br />

quin<strong>di</strong>, se non lo sono, spara giu<strong>di</strong>zi<br />

sul fatto che la scuola è inidonea.<br />

Adesso il pendolo oscilla da<br />

questa parte. Poi ad un certo punto<br />

si sposta, e i datori <strong>di</strong> lavoro chie-<br />

dono <strong>di</strong> essere loro a decidere cosa<br />

i <strong>di</strong>pendenti devono imparare, perché<br />

il mondo è vario e rapido, per<br />

cui si vuole che la scuola prepari<br />

gente con una bella testa, capace<br />

<strong>di</strong> riconvertirsi. Questa richiesta<br />

non prevede allora una scuola che<br />

simuli l’impresa, ma che esalti la<br />

capacità critica, l’attitu<strong>di</strong>ne al<br />

cambiamento, il problem solving.<br />

Sono richieste che si alternano, a<br />

seconda <strong>di</strong> esigenze vere, avvertite<br />

o presunte. Anche il mondo esterno<br />

non è un quid <strong>di</strong> omogeneo: ci<br />

può essere la grande industria che<br />

chiede una cosa ed il piccolo<br />

impren<strong>di</strong>tore che ne chiede un’altra.<br />

Dovremmo allora domandarci<br />

bene qual è lo scopo della scuola,<br />

su cui mai ci si interroga in maniera<br />

compiuta. Si vuole la civiltà della<br />

conoscenza, però io chiedo: quale<br />

conoscenza, e per quale lavoro? Si<br />

è sviluppata molta attenzione per il<br />

concetto <strong>di</strong> territorio, e si immagina<br />

che dovrebbe esserci una scuo-<br />

<strong>di</strong> Gabriele Rasconi<br />

la attenta ad esso, nonché un territorio<br />

attento alla scuola. Ma qual<br />

è il territorio? Ci insegnano che<br />

abbiamo globalizzato tutto: devo<br />

guardare alle risaie <strong>di</strong> <strong>Ferrara</strong> o a<br />

quelle cinesi? Si parla appunto <strong>di</strong><br />

attenzione al lavoro, però a quale<br />

lavoro? E alla conoscenza, ma<br />

anche qui a quale conoscenza?<br />

Questo è un <strong>di</strong>scorso tutto da<br />

approfon<strong>di</strong>re. Non è insomma così<br />

semplice dare un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> lontananza:<br />

lontananza rispetto a cosa?<br />

Secondo me adesso dovrebbe prevalere<br />

la preparazione <strong>di</strong> una persona<br />

capace <strong>di</strong> riciclarsi, perché<br />

neppure l’occupazione è assicurata.<br />

Se anche la scuola volesse piegarsi<br />

a fare un orientamento al<br />

lavoro piuttosto che alla vita e alla<br />

citta<strong>di</strong>nanza, che strada dovrebbe<br />

scegliere? Ci sono sì dei lavori che<br />

da noi si trovano, però sono quelli<br />

che non prevedono grande istruzione:<br />

sotto questo profilo la nostra<br />

scuola sarebbe inutile”.<br />

la<strong>Pianura</strong><br />

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