La lunga vita di don Antonio Ilario Fortunati - la Notizia
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LA FAMIGLIA, GLI STUDI, L’ORDINAZIONE SACERDOTALE<br />
circondanti <strong>la</strong> chiesa e cimitero, sono possedute e godute da 40 e più<br />
anni da <strong>don</strong> <strong>Fortunati</strong> in qualità <strong>di</strong> parroco.<br />
E’ cosa notoria in Gui<strong>di</strong>zzolo che <strong>la</strong> casa, prato e campo<br />
furono destinati all’uso del parroco e a servizio del culto e sono <strong>di</strong><br />
assoluta necessità all’uso e servizio medesimi. Don <strong>Fortunati</strong> sostiene<br />
<strong>la</strong> cura <strong>di</strong> parroco da 40 e più anni e per tutto questo <strong>la</strong>sso <strong>di</strong><br />
tempo ha sempre abitato, posseduto e goduto, siccome in oggi abita,<br />
possiede e gode <strong>la</strong> casa, prato e campo confinanti con <strong>la</strong> chiesa e<br />
cimitero.<br />
Ma! in data 27 agosto 1813 <strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione demaniale gli partecipa<br />
che il Prefetto ha <strong>di</strong>chiarato insussistenti le osservazioni presentate<br />
dal parroco, non saranno prese in considerazione, anzi il<br />
parroco dovrà rifondere al Demanio i carichi pagati dallo stesso e i<br />
frutti indebitamente percepiti.<br />
Don <strong>Fortunati</strong> ricorre <strong>di</strong> nuovo e in sostanza riba<strong>di</strong>sce gli argomenti<br />
già addotti. Le intimazioni minacciate dal Demanio avrebbero<br />
senso se <strong>don</strong> <strong>Fortunati</strong> fosse stato in ma<strong>la</strong>fede, ma <strong>la</strong> realtà<br />
<strong>di</strong>mostra il contrario. Sarebbe meno per lui insopportabile vedersi<br />
rinserrato in una casuccia peggiore <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> un bifolco, quale<br />
verrebbe ad essere <strong>la</strong> canonica <strong>di</strong> Gui<strong>di</strong>zzolo, senza rustico e senza<br />
libero ingresso, <strong>di</strong> quel che lo è una sì o<strong>di</strong>osa imputazione lesiva<br />
del<strong>la</strong> sua onorabilità. <strong>La</strong> prelodata circo<strong>la</strong>re e <strong>la</strong> intemerata giustizia<br />
del ricorso <strong>di</strong>ventano il solo fortissimo appoggio dell’ossequioso<br />
ricorrente, il quale ad altro non tende che a rec<strong>la</strong>mare i propri <strong>di</strong>ritti<br />
sulle pezzette <strong>di</strong> terra, offrendosi tuttal’ più ad assumersi per l’avvenire<br />
le pubbliche tasse pre<strong>di</strong>ali dalle quali, in forza del<strong>la</strong> primitiva<br />
convenzione, i monaci “allora padroni” andarono sempre immuni.<br />
Don <strong>Fortunati</strong> chiude esprimendo fiducia <strong>di</strong> essere sollevato dalle<br />
sue angustie.<br />
Il 18 novembre l’usciere del Tribunale <strong>di</strong> Castiglione, Anselmo<br />
Quintavalle, consegna a <strong>don</strong> <strong>Fortunati</strong> il decreto <strong>di</strong> sfratto<br />
sollecitato e ottenuto dal Boselli. Lo stesso Quintavalle il 4 <strong>di</strong>cembre<br />
si presenta a ritirarlo, “riservandosi il Sig. Boselli <strong>di</strong> agire nelle<br />
vie in<strong>di</strong>cate dal<strong>la</strong> Legge”. Col risultato che il giorno 29 l’usciere è<br />
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