La lunga vita di don Antonio Ilario Fortunati - la Notizia
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LA FAMIGLIA, GLI STUDI, L’ORDINAZIONE SACERDOTALE<br />
nel muro. Don <strong>Antonio</strong> fece <strong>di</strong>ligenti ricerche e riuscì a rintracciare<br />
il compratore, uomo <strong>di</strong> cattiva fama <strong>di</strong>morante nello Stato veneto,<br />
aiutato da un “basista” gui<strong>di</strong>zzolese del quale non fu possibile ritrovare<br />
l’identità. <strong>La</strong> refurtiva fu in parte recuperata.<br />
Non mancarono i lutti. Nel maggio 1802 a 53 anni per febbre<br />
ma<strong>la</strong>rica morì <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> Elisabetta Rosa, vergine consacrata.<br />
In luglio venne a mancare <strong>la</strong> nipote Carolina, figlia del fratello<br />
Felice, giovane <strong>di</strong> appena 16 anni. Dopo <strong>la</strong> morte del<strong>la</strong> zia<br />
Elisabetta era stata ospite in casa del farmacista Giovanni Battista<br />
Franzoni in via <strong>di</strong> Mezzo. Il 10 febbraio 1809 morì Maria Arcange<strong>la</strong>,<br />
“soror dulcissima”, vergine consacrata.<br />
Don <strong>Antonio</strong>, vissuto tanto a lungo, non godette buona salute.<br />
Si ammalò più volte, ma delle ma<strong>la</strong>ttie non si conosce con chiarezza<br />
<strong>la</strong> natura.<br />
Fu amma<strong>la</strong>to nel 1801, nel1809, nel 1810, gravemente infermo<br />
nel 1814. Nell’autunno del 1802 delega <strong>don</strong> Luigi Confalonieri,<br />
curato junior, e trascorre “patriis Gonzagensibus <strong>La</strong>ribus” un periodo<br />
<strong>di</strong> riposo per recuperare <strong>la</strong> salute da qualche tempo sofferente. Fu<br />
questa una delle poche volte che <strong>la</strong>sciò <strong>la</strong> parrocchia.<br />
Le altre furono assenze brevi, in giornata, come nel 1807<br />
quando a Mantova partecipò ai solenni funerali dell’amato vescovo<br />
Pergen, assai benemerito del<strong>la</strong> parrocchia <strong>di</strong> Gui<strong>di</strong>zzolo. O nei paesi<br />
vicini a leggere e decifrare iscrizioni.<br />
Don <strong>Antonio</strong> avrebbe potuto trasferirsi a Mantova eletto Arciprete<br />
<strong>di</strong> San Leonardo nel 1790, così come in precedenza aveva<br />
avuto l’opportunità <strong>di</strong> concorrere al<strong>la</strong> parrocchia <strong>di</strong> San Gervasio,<br />
possibilità ambedue rifiutate. Leopoldo Camillo Volta, che pure desiderava<br />
avere l’amico a Mantova, si rallegrò del<strong>la</strong> presa risoluzione:<br />
“El<strong>la</strong> ne avrà merito presso Dio e presso gli uomini, non avendo<br />
ceduto alle lusinghe <strong>di</strong> un maggior interesse e decoro.<br />
Tali sono i sentimenti <strong>di</strong> tutti che l’amano e <strong>la</strong> stimano davvero”.<br />
<strong>La</strong> nomina vescovile a San Leonardo è del 16 giugno 1790,<br />
<strong>la</strong> rinuncia porta <strong>la</strong> data del 17 novembre. Il Clero e i Deputati comunali,<br />
a nome <strong>di</strong> tutto il popolo, avevano in<strong>di</strong>rizzato a <strong>don</strong> <strong>Antonio</strong><br />
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