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La lunga vita di don Antonio Ilario Fortunati - la Notizia

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IL TRONO E L’ALTARE<br />

gli Austriaci asse<strong>di</strong>arono e occuparono Mantova. <strong>La</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

scatenò vendette contro i filofrancesi. L’Autorità pur intervenendo<br />

a frenare gli eccessi istruì processo contro gli ex giacobini. I loro<br />

nomi sono noti come Deportati Cisalpini.<br />

I condannati furono condotti a Verona. Incatenati a due<br />

a due marciarono in colonna per andare a imbarcarsi sull’A<strong>di</strong>ge.<br />

Da Venezia, stanchi e affamati, giunsero in Dalmazia e a Sebenico<br />

chiusi in un orrido carcere sotterraneo, dove febbri violente<br />

colpirono anche i più robusti. Trasferiti a Petervara<strong>di</strong>no confusi<br />

con condannati per delitti comuni, trascorsero i mesi del<strong>la</strong><br />

prigionia tra durissimi stenti. Con <strong>la</strong> pace <strong>di</strong> Luneville (1801)<br />

Napoleone ottenne da Francesco II <strong>la</strong> liberazione dei deportati repubblicani<br />

(non tutti erano sopravvissuti) e <strong>don</strong> Amadori potè ritornare<br />

a Mantova dove però, non riprese il ministero sacerdotale.<br />

Questa breve cronaca, che sembra tratta da “Le mie prigioni” <strong>di</strong><br />

Silvio Pellico, l’avesse conosciuta non avrebbe commosso <strong>don</strong> <strong>Fortunati</strong>.<br />

Il suo giu<strong>di</strong>zio, impietoso, sul prete spretato rimane decisamente<br />

severo. Al<strong>la</strong> morte <strong>di</strong> Giuseppe, poverissimo, il 15 aprile<br />

1814, <strong>la</strong>pidario il commento: “Quale visse tale morì. Chi vive male,<br />

male muore”. 4<br />

NAPOLEONE IMPERATORE E RE D’ITALIA<br />

Nel 1804 Napoleone me<strong>di</strong>ante un plebiscito si fece conferire<br />

il titolo <strong>di</strong> Imperatore dei Francesi con <strong>di</strong>ritto ere<strong>di</strong>tario<br />

e l’anno seguente il 26 maggio ebbe luogo nel duomo <strong>di</strong> Mi<strong>la</strong>no<br />

l’incoronazione a Re d’Italia. E per l’atteso felice avvenimento<br />

l’orazione “Defende quaesumus Domine” ogni volta che si<br />

darà <strong>la</strong> bene<strong>di</strong>zione del SS. Sacramento e <strong>la</strong> colletta “Pro Rege”<br />

il giorno <strong>di</strong> Pentecoste e per tutta l’ottava. Il celebrante starà ritto<br />

davanti all’ultimo gra<strong>di</strong>no dell’altare. Questo l’or<strong>di</strong>ne impartito<br />

dal vescovo Pergen a mezzo del Vicario Generale mons. Zecchi.<br />

“Dio onnipotente per <strong>la</strong> prosperità d’Italia le ha ri<strong>don</strong>ata <strong>la</strong> corona<br />

nel<strong>la</strong> persona dell’invittissimo Napoleone il Grande, Monarca delle<br />

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