NASCITA di GESU - Vincenzo Romano
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dall’imbarazzo e c’è stato unanime consenso nel ritenere che primogenito valga anche<br />
come unigenito.<br />
Ma se la soluzione sod<strong>di</strong>sfa gli storici, essa fa torto alla ricchezza teologica che<br />
Luca ha affidato al testo. Perché se Gesù è il primogenito <strong>di</strong> Maria, certamente non è<br />
il suo unigenito figlio, giacché, sulla parola stessa <strong>di</strong> Gesù in croce, noi siamo figli <strong>di</strong><br />
sua Madre ed essa continuamente ci partorisce senza opera <strong>di</strong> carne e sangue.<br />
A mio parere, il concetto <strong>di</strong> primogenitura, su cui Luca chiaramente fa leva, non va<br />
perduto perché se è vero che non esclude altri figli successivi, esclude certamente altri<br />
figli precedenti. Questa affermazione, che a prima vista può sembrare strana, è<br />
teologicamente corretta se si tiene conto che il Cristo, incarnato in Gesù solo duemila<br />
anni fa, é la fonte stessa della Vita; l’Alfa e l’Omega della creazione; il Principio,<br />
come attesta Giovanni nel suo Vangelo.<br />
Dice Paolo ai Corinti: noi riconosciamo un solo Dio <strong>di</strong>spensatore <strong>di</strong> Vita e questi è<br />
il Primogenito della terra (prototokos) e l’Unigenito <strong>di</strong> Dio.<br />
E lo rivestì <strong>di</strong> bende<br />
Un gesto così naturale, così banalmente umano che vien da chiedersi perché mai<br />
Luca si soffermi su questo particolare a prima vista insignificante. E perché poi il<br />
gesto <strong>di</strong> Maria che pone il bambino nella mangiatoia viene giustificato con un<br />
incoerente “perché non era permesso ad essi uno spazio privato e chiuso in un<br />
alloggio.”? Che nesso vi può essere tra la mancanza <strong>di</strong> un alloggio ed una<br />
mangiatoia? Il testo poi non parla espressamente <strong>di</strong> una stalla.<br />
A forza <strong>di</strong> leggere i passi del Vangelo sempre allo stesso modo, si é imbrigliato il<br />
senso spirituale che essi <strong>di</strong>rettamente ci trasmettono. Così, un poco alla volta, le<br />
immagini del presepe con la grotta, il bue, l’asinello e le greggi con i pastori, hanno<br />
coperto le parole sacre che pure scintillano <strong>di</strong> luce propria e non hanno certo bisogno<br />
<strong>di</strong> prendere a prestito l’umano sentimento.<br />
Nelle incongruenze del testo io colgo un messaggio profondo, recuperabile se si<br />
tengono fermi tre elementi: le fasce, la mangiatoia ed il fatto che per essi non c’era<br />
posto in un luogo chiuso. Questi elementi, coor<strong>di</strong>nati teologicamente e connessi a<br />
Betlem che significa Casa del pane, non annunciano la nascita <strong>di</strong> Gesù nella sua realtà<br />
fisica, ma annunciano l’Eucarestia come presenza in ogni momento della storia del<br />
Dio con noi.<br />
Diventa così comprensibile il segno dato ai pastori <strong>di</strong> “un bambino fasciato e<br />
messo in una mangiatoia”. Un’in<strong>di</strong>cazione estremamente precisa che presupponeva<br />
che il Bambino dovesse stabilmente rimanere in quello stato. È evidente, allora, che<br />
non può trattarsi <strong>di</strong> un dato <strong>di</strong> cronaca: niente avrebbe impe<strong>di</strong>to a Maria <strong>di</strong> prendere in<br />
braccio il Neonato o <strong>di</strong> adagiarlo in una cesta o anche <strong>di</strong> togliergli le bende. Ma se<br />
nelle bende <strong>di</strong> cui parla Luca cogliamo quelle che avvolgono i morti, allora in quella<br />
in<strong>di</strong>cazione troviamo profetizzata la morte <strong>di</strong> Gesù che dovrà scendere negli inferi per<br />
risorgere portando con sé le fibre più intime della terra. 6<br />
6 Nella Scrittura non risultano altre immagini <strong>di</strong> bambini fasciati; viceversa, le bende in<strong>di</strong>cano i morti e quelli che<br />
risorgono.<br />
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