20-q20_Acque2 - Udine Cultura
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80 ■ Gli acquiferi visti dall’ecologo<br />
Sulla base delle caratteristiche idrogeologiche e idrologiche, illustrate nel primo<br />
capitolo di questo volume, è possibile distinguere tre grandi tipologie di<br />
acquiferi.<br />
Gli acquiferi carsici sono i più studiati da un punto di vista biologico, presumibilmente<br />
perché direttamente accessibili all’uomo attraverso le grotte. Essi<br />
sono, infatti, definiti da ampie cavità nella roccia madre, di regola carbonatica,<br />
accanto ad un complesso sistema di microfessure, formate dalla dissoluzione<br />
dei carbonati. A questa tipologia si ascrivono anche le acque che circolano<br />
nelle cavità che si sviluppano nei gessi e in quelle che si aprono nei conglomerati,<br />
in cui la dissoluzione agisce rispettivamente sulle evaporiti o sulla<br />
matrice cementante brecce e puddinghe.<br />
Gli acquiferi carsici sono caratterizzati da importanti variazioni di portata<br />
nel ciclo idrologico e, per questa ragione, da un punto di vista ecologico,<br />
sono considerati sistemi meno prevedibili. La stabilità è inferiore nel sistema<br />
carsico insaturo (vadoso), più direttamente influenzato dall’intensità<br />
delle precipitazioni atmosferiche, rispetto al sistema carsico saturo. Tuttavia,<br />
la stabilità e prevedibilità di un sistema carsico saturo sono a loro volta<br />
funzione dell’antichità e della profondità dell’acquifero. In generale, acquiferi<br />
antichi e profondi sono ecologicamente più stabili di acquiferi giovani e<br />
superficiali.<br />
A<br />
B<br />
Schema illustrante le tre principali tipologie di acquiferi: litoide fratturato (A), poroso (B) e carsico (C) Ambiente ipotelminorreico<br />
C<br />
Gli acquiferi porosi o alluvionali sono invece definiti da sedimenti inconsolidati<br />
ove gli spazi (detti spazi interstiziali) tra le singole particelle di sedimento variano<br />
in funzione del grado di classazione dello stesso. È possibile anche in questo<br />
caso distinguere gli acquiferi porosi insaturi o semi-saturi da quelli saturi<br />
(falde freatiche).<br />
Gli acquiferi porosi a granulometria medio-fine sono caratterizzati da una<br />
maggiore inerzia fisica e un più lungo tempo di residenza dell’acqua rispetto<br />
agli acquiferi carsici e, per tali ragioni, sono considerati ecologicamente più<br />
stabili e prevedibili.<br />
Gli acquiferi litoidi non carsici presentano in genere una circolazione idrica in<br />
fratture (come ad esempio nel caso delle rocce cristalline), in interstrato (come<br />
nei terreni marnoso arenacei in facies di flysch) o in cavità di altra origine<br />
(come nelle colate laviche dell’Etna). L’acqua circola in fratture le cui dimensioni<br />
dipendono dagli eventi che le hanno generate e dal grado di solubilità o<br />
erodibilità della roccia. Poco studiati dal punto di vista ecologico, questi<br />
acquiferi si comportano in maniera più simile a quelli carsici, quando le fratture<br />
o cavità (come nei tubi di lava) sono di ampie dimensioni, o presentano<br />
comportamenti intermedi o spesso simili a quelli porosi nel cortex superficiale,<br />
dove il terreno e la roccia disgregata albergano comunità tipiche dei sistemi<br />
porosi.<br />
Un caso particolare è infine costituito dall’ambiente ipotelminorreico. Questo<br />
difficile termine non sta ad indicare un vero e proprio acquifero, ma acque che<br />
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