ANNUARIO 2010 - CAI Sezione di Morbegno
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quando precipita, ripido borro<br />
ancora, dai pascoli dell’Alpe<br />
Dàssola, prima <strong>di</strong> cadere, <strong>di</strong><br />
tònfano in tònfano, nella<br />
Puzzana (Grande Pozza) e <strong>di</strong><br />
prendere, più tranquillamente,<br />
giù per la valle”.<br />
Geograficamente la valle nasce<br />
alla sella prativa <strong>di</strong> Campo e<br />
scende per ottocento metri,<br />
con uno sviluppo <strong>di</strong> oltre<br />
quattro chilometri, compiendo<br />
un ampio giro da destra a<br />
sinistra attorno alla Culmen <strong>di</strong><br />
Campo, prima <strong>di</strong> assumere un<br />
andamento più rettilineo e <strong>di</strong><br />
sbucare da una profonda gola<br />
sul piano in corrispondenza <strong>di</strong><br />
Sirta.<br />
Per chi la risale, invece, la<br />
mulattiera parte dall’abitato <strong>di</strong><br />
Sirta appunto, fra il torrente<br />
e la chiesa parrocchiale, la<br />
cui imponente cupola attira<br />
l’attenzione <strong>di</strong> chi transita<br />
lungo la Statale 38. E’ la via<br />
‘Alla Sostila’ che collega il<br />
paesello orobico a Campo e,<br />
quin<strong>di</strong>, a Tartano.<br />
La rampa ben acciottolata si<br />
inerpica sul pen<strong>di</strong>o boscoso,<br />
lambisce una cappella e, dopo<br />
un’inversione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione,<br />
raggiunge, con una sequenza<br />
<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>ni scavati nella viva<br />
roccia, la località ‘Il Baak’ (Le<br />
Panche), balcone panoramico<br />
senza uguali su Sirta e sulla<br />
campagna <strong>di</strong> Ardenno, prima<br />
<strong>di</strong> spianare e <strong>di</strong> iniziare a<br />
penetrare gradualmente nella<br />
valle. A destra spuntoni <strong>di</strong><br />
roccia alternati a brandelli<br />
<strong>di</strong> terra sui quali riescono<br />
a trovare sostentamento<br />
instabili castagni, a sinistra<br />
la forra angusta e profonda<br />
del torrente. Poi la Valtellina<br />
scompare <strong>di</strong> colpo e si entra in<br />
un altro mondo. L’isolamento<br />
<strong>di</strong>venta totale: fisico e<br />
psicologico. Ma proprio qui<br />
sta il fascino del luogo. Anzi,<br />
osservava ancora Giulio Spini,<br />
“L’autunno e l’inverno più che<br />
le belle stagioni, la sera e<br />
la notte più che il giorno si<br />
ad<strong>di</strong>cono alla Valle del Fabiòlo,<br />
il tempo piovoso e l’uggia<br />
della nebbia più dell’azzurro e<br />
del sole”. Non so se sia stato<br />
voluto o, semplicemente,<br />
se sia stato uno scherzo<br />
inconsapevole, ma qualche<br />
buontempone, ravvisando nella<br />
conformazione <strong>di</strong> una roccia<br />
le sembianze <strong>di</strong> una creatura<br />
anti<strong>di</strong>luviana, ha voluto<br />
qualche anno fa renderla più<br />
verosimile con alcuni ritocchi<br />
<strong>di</strong> vernice bianca e rossa.<br />
Certo è che quel lucertolone<br />
mineralizzato che ci accoglieva<br />
all’ingresso della valle (ora<br />
le tracce <strong>di</strong> colore sono quasi<br />
completamente sbia<strong>di</strong>te), ben<br />
si adattava a rappresentare<br />
l’atmosfera da Jurassic Park che<br />
la pervade. Voleva essere forse,<br />
nelle intenzioni degli ideatori<br />
un richiamo al ‘baselésk’<br />
(basilisco), il drago crestato<br />
che, assieme agli spiriti e alle<br />
streghe, popolava le leggende<br />
del luogo?<br />
Ci troviamo a ‘Iném la Val’,<br />
possibile volgarizzazione del<br />
latino ‘in imo vallis’, cioè ‘nel<br />
profondo della valle’, dove<br />
una cappellina affianca il<br />
ponticello che immette sul<br />
sentiero per Livisolo. Versanti<br />
ripi<strong>di</strong>ssimi incombenti su un<br />
fondovalle angusto, appena<br />
sufficiente a contenere il letto<br />
del torrente e la mulattiera,<br />
sembrano chiudersi sopra <strong>di</strong> noi<br />
per schiacciarci sul selciato.<br />
Purtroppo da questo punto<br />
dovremmo cominciare ad usare<br />
i verbi all’imperfetto, perché<br />
al posto del bel lastricato<br />
risalente parallelo al torrente,<br />
ora alla sua destra ora alla sua<br />
sinistra, ci si trova <strong>di</strong> fronte<br />
ad un ammasso caotico <strong>di</strong><br />
detriti più o meno grossolani<br />
fra i quali chi, per necessità<br />
In alto: panoramica dalla terrazza<br />
prativa della Ca’ Redunda.<br />
Sopra: Jurassic-Val Fabiolo.<br />
A fianco: la Val Fabiolo dal sentiero per<br />
Livisolo.<br />
Nelle pagine precedenti: la mulattiera<br />
alla Sponda e Sostila.<br />
Nelle pagine seguenti: il Maurizio dei<br />
Bures con Giulio Spini e i prati della<br />
Sponda con la sella <strong>di</strong> Campo.<br />
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