ANNUARIO 2010 - CAI Sezione di Morbegno
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E D I T O R I A L E<br />
<strong>di</strong> Domenico Del Barba<br />
E D I T O R I A L E<br />
Ci eravamo lasciati l’anno scorso alla vigilia del Vertice internazionale sul<br />
clima <strong>di</strong> Copenhagen. I potenti <strong>di</strong> tutto il mondo si erano riuniti attorno al<br />
capezzale della Terra ammalata. Il pianeta da tempo ha una febbriciattola<br />
insistente che non accenna a <strong>di</strong>minuire, cagionata dal surriscaldamento<br />
del pianeta.<br />
Chiare le cause, troppe le emissioni <strong>di</strong> Co2. Ma le nazioni che avevano causato<br />
la febbre e contribuiscono tuttora al suo mantenimento, dovevano affrontare<br />
sacrifici al pari <strong>di</strong> quelle che non avevano avuto parte attiva al fenomeno,<br />
al momento <strong>di</strong> applicare i rime<strong>di</strong> per vincere definitivamente il<br />
male?<br />
Difficile stabilire chi dovesse rinunciare a cosa, gli interessi <strong>di</strong> bottega <strong>di</strong><br />
ogni stato hanno avuto il sopravvento. il Vertice che aveva creato tante<br />
aspettative è stato un semi flop.<br />
Altro tema inquietante: fino al 1986 gli esseri umani hanno utilizzato per<br />
sod<strong>di</strong>sfare i loro bisogni gli interessi “del capitale natura”. Il momento in<br />
cui la domanda <strong>di</strong> servizi ecologici ha superato il tasso con cui la natura li<br />
rigenera, è stato toccato il 31 <strong>di</strong>cembre 1986 “l’overshoot day” (giorno in<br />
cui finiscono le risorse rinnovabili che la terra ha prodotto per quell’anno).<br />
Secondo il Global Footprint Network, il primo earth overshoot day dell’umanità<br />
è stato il 31 <strong>di</strong>cembre 1986.<br />
Nel 2008 lo troviamo il 23 settembre e nel <strong>2010</strong> il 22 agosto. Secondo una<br />
proiezione delle Nazioni Unite, nel 2030 cadrà il 1 luglio, a meno che non<br />
intervengano correttivi. La terra offre abbondantemente beni per la nostra<br />
vita comune, ma occorre tener presente che la rinnovabilità della natura<br />
ha bisogno <strong>di</strong> tempi lunghi.<br />
L’affermazione del Mahatma Gandhi, che “la terra possiede risorse sufficienti<br />
per provvedere ai bisogni <strong>di</strong> tutti, ma non all’avi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> alcuni” oltre che<br />
centrare il cuore del problema, mi sembra alquanto profetica.<br />
Aver pensato la natura come un accumulo <strong>di</strong> materie prime da trasformare<br />
in ricchezza ci ha portato ad un drammatico impoverimento delle risorse<br />
naturali.<br />
E’ in<strong>di</strong>spensabile pertanto invertire il senso della marcia intrapresa dall’economia<br />
<strong>di</strong> mercato, puntando alla conversione dell’economia stessa secondo<br />
una nuova filosofia che privilegi l’integrità del territorio e migliori la<br />
qualità della vita e della salute umana.<br />
La visione dell’ambiente come limite allo sviluppo fa parte ormai <strong>di</strong> un concetto<br />
superato e obsoleto, al quale bisogna contrapporre una visione che<br />
metta in primo piano la necessità della tutela dell’ambiente stesso.<br />
Gli abitanti della terra sono sei miliar<strong>di</strong> e fra trent’anni potrebbero essere nove<br />
miliar<strong>di</strong>, ne consegue che la sfida più grande che l’umanità si trova ad affrontare<br />
oggi è quella <strong>di</strong> riuscire a vivere sul nostro pianeta con un numero sempre<br />
crescente <strong>di</strong> persone in modo civile ed equo, senza <strong>di</strong>struggere i sistemi naturali<br />
dai quali traiamo risorse necessarie per vivere.<br />
Malgrado ciò solo in Italia, l’anno scorso, abbiamo buttato via più <strong>di</strong> venti milioni<br />
<strong>di</strong> tonnellate <strong>di</strong> derrate alimentari (avrebbero potuto mangiarci tre pasti<br />
al giorno quarantaquattromilioni <strong>di</strong> persone per un anno).<br />
Sempre l’anno scorso sette milioni e mezzo <strong>di</strong> tonnellate <strong>di</strong> frutta e verdura<br />
sono rimaste nei campi perché colpite da gran<strong>di</strong>ne o perché fuori pezzatura o<br />
semplicemente perché costava troppo raccoglierle.<br />
Ultima annotazione: affiora nell’oceano Pacifico al largo della California e si<br />
protende verso il Giappone l’isola dei rifiuti, il Pacific Trash Vortex. Si tratta<br />
<strong>di</strong> un enorme accumulo <strong>di</strong> spazzatura galleggiante, profonda trenta metri<br />
composta soprattutto da plastica. La sua superficie potrebbe essere superiore<br />
all’estensione della Spagna! Lascio a voi ogni considerazione.<br />
Non credo sia uno scenario ipotizzabile quanto affermato al 98° Congresso del<br />
Club Alpino Italiano (Predazzo 18/19 ottobre 2008) da Paolo Rumiz: “E verrà<br />
un giorno in cui i fiumi si svuoteranno, l’aria <strong>di</strong>verrà veleno, i villaggi saranno<br />
abbandonati come dopo una pestilenza, giorni in cui la neve e la pioggia smetteranno<br />
<strong>di</strong> cadere, gli uccelli migratori sbaglieranno stagione e gli orsi non andranno<br />
più in letargo. Verrà anche un tempo in cui gli uomini <strong>di</strong>verranno sor<strong>di</strong><br />
a tutto questo, <strong>di</strong>menticheranno l’erba, le piante e gli animali con cui sono<br />
vissuti per millenni.”<br />
E’ sufficiente sfogliare le pagine del nostro annuario per farci ritornare il sorriso<br />
e il buonumore e cancellare una visione tanto provocante quanto inquietante.<br />
Penso però che ciascun Socio Cai debba e possa essere sostenitore <strong>di</strong> uno stile<br />
<strong>di</strong> vita che abbia poco o nessun impatto sull’ambiente, <strong>di</strong>sponibile a cambiare<br />
l’atteggiamento nei confronti dell’ambiente stesso, dando maggiore rilevanza<br />
ai rapporti umani, maggiore attenzione alla qualità della vita, incluso il tempo<br />
per sé stessi e per le relazioni con gli altri.<br />
Le nostre scelte devono iniziare ad essere orientate a prospettive temporali<br />
e spaziali <strong>di</strong> lungo respiro, quello che accade oggi e che accadrà domani nel<br />
mondo riguarda anche noi.<br />
Noi non vedremo le conseguenze realizzarsi nel tempo, ma le vedranno figli e<br />
nipoti e non possiamo pensare <strong>di</strong> lasciare loro l’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> un ambiente ipotizzato<br />
da Rumiz.<br />
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