ANNUARIO 2010 - CAI Sezione di Morbegno
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Sotto: portali a Sostila.<br />
Nella pagina a fronte: la mulattiera della Val<br />
Fabiolonel tratto, ora <strong>di</strong>strutto, a Iném la Val.<br />
lei <strong>di</strong> affrontare la ‘valle<br />
degli spiriti’? Sa che il<br />
mio predecessore, povero<br />
<strong>di</strong>avolo,dopo una <strong>di</strong>scesa <strong>di</strong><br />
notte da Sostila, dove era stato<br />
chiamato per un moribondo,<br />
non è più stato lui? Ed è morto<br />
al manicomio …”<br />
“Don Cirillo, non vorrà spero<br />
dar cre<strong>di</strong>to a …”<br />
“Cre<strong>di</strong>to, cre<strong>di</strong>to – mi<br />
interrompe brusco – io<br />
riferisco. Se anche lei ha i<br />
nervi deboli, è bene che lo<br />
sappia …”<br />
“Per la verità, temo <strong>di</strong> più <strong>di</strong><br />
incespicare …”<br />
“Bè bè, c’è rime<strong>di</strong>o anche alla<br />
paura.”<br />
“Che paura!” faccio io.<br />
“Voglio <strong>di</strong>re che basta avere<br />
qualcuno insieme. Se non altro,<br />
la strada sembra più corta. Ho<br />
visto proprio un momento fa un<br />
suo parrocchiano, il Daniele <strong>di</strong><br />
Somvalle. Gli mando a <strong>di</strong>re che<br />
si ferma a cena e che l’aspetta<br />
qui per salire insieme.”<br />
Nel mistero del vecchio<br />
testamento<br />
Non sarei riuscito a respingere,<br />
senza offenderlo, quell’invito.<br />
Mandò la Perpetua a cercare<br />
il mio parrocchiano e così<br />
passammo insieme il resto del<br />
pomeriggio.<br />
Il suo ostentato <strong>di</strong>stacco<br />
non riusciva a nascondere<br />
il desiderio <strong>di</strong> stare con un<br />
confratello, <strong>di</strong> parlare con<br />
qualcuno.<br />
Fu una conversazione un po’<br />
deprimente. Sembrava che<br />
avesse un secchio d’acqua<br />
gelida per ognuna delle mie<br />
speranze e dei miei propositi.<br />
Riuscimmo a recitare il<br />
mattutino e le lo<strong>di</strong>. Lui senza<br />
aprire il Breviario, che in<br />
vent’anni <strong>di</strong> pratica sapeva a<br />
memoria, almeno i Salmi, gli<br />
inni e le parti fisse.<br />
Recitati da lui, assumevano<br />
una remota gravità, si<br />
invecchiavano fino a perdersi<br />
nel mistero del vecchio<br />
testamento.<br />
5 marzo 1927<br />
Su per la Valle<br />
La sera, dunque, <strong>di</strong> quattro<br />
giorni fa, <strong>di</strong> ritorno da<br />
Sondrio lasciai Sirta che<br />
ormai era scuro. Don Cirillo mi<br />
accompagnò fin sul ponticello<br />
<strong>di</strong> sasso, che solca il torrente,<br />
a pochi passi dalla porta <strong>di</strong><br />
casa, mi salutò compassato,<br />
eppure, ne ero sicuro, cor<strong>di</strong>ale.<br />
Daniele, il mio parrocchiano, mi<br />
aspettava paziente, seduto su<br />
un muricciolo nella piazzetta<br />
della latteria, con la lanterna<br />
in mano come fosse <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a.<br />
Si alzò rispettosamente in<br />
pie<strong>di</strong> a salutarci, togliendosi il<br />
cappello, ma il parroco si era<br />
già voltato e camminava, lento<br />
e solenne, come in processione,<br />
verso l’uscio rimasto aperto.<br />
Lo scroscio vicino dell’acqua,<br />
nello sboccare risentito fra i<br />
massi faceva parte del silenzio,<br />
ma il rotolìo <strong>di</strong> un carro<br />
sull’acciottolato, giù in mezzo<br />
al paese e il fischio lontano del<br />
treno traversavano da intrusi<br />
quella intensa sera delle cose e<br />
dell’animo.<br />
Prendemmo su per la salita<br />
che dal campanile cadevano<br />
i tocchi e i rintocchi delle<br />
ventuno, passammo un<br />
piccolo mulino sulla sinistra,<br />
arrivammo, con un tornante<br />
faticoso a un breve tratto<br />
pianeggiante: “ ‘Le panche’ –<br />
mi informò il mio compagno<br />
–’Il baak’, in <strong>di</strong>aletto”. Un<br />
balcone quasi a strapiombo<br />
su Sirta, rannicchiata sotto <strong>di</strong><br />
noi sull’Adda, sui prati della<br />
pianura.<br />
Dai paesi e villaggi ai pie<strong>di</strong> e<br />
sulle pen<strong>di</strong>ci trasparivano qua<br />
e là deboli lumicini; l’altissima<br />
barriera nera delle Retiche<br />
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