Inaugurazione del Monumento ai Caduti, davanti al Municipio. Casa del Popolo, costruita da cooperativa operaia nel 1908. pag. 12
I L PERSONAGGIO Aldo Campagnolo e la sua avventura militare di Franco Sfameni Quel pomeriggio di fine gennaio l’aria fresca e umida per la pioggia della notte precedente ti costringeva ancora ad uscire ben protetto da indumenti adatti. La piazza del paese appariva nuda e spoglia, gli alberi ancora sotto l’effetto del torpore invernale, con i rami scheletriti che puntavano verso un cielo grigio, quasi ad invocare un raggio di sole nel rigore dell’inverno. Le panchine erano tutte vuote, all’infuori di una che ospitava, seduta, a dispetto dell’umidità, una figura conosciuta, avvolta in una sciarpa che finiva dentro la giacca a vento, berretto in testa, un paio di pantaloni di caldo velluto, bastone di traverso sulle gambe, e tra le mani l’immancabile pipa. Tra questa foto e quella a fianco sono passati ben 66 anni!!! “Varda Aldo, che la panchina la xe moja e te te bagni ‘e braghe se te stè sentà”, frase con cui apro il dialogo. “Me riposo soeo ‘na s-cianta, desso vao sentarme in cusina casa mia, tanto ‘a Mercede la ga da ‘nare a ginastica! Vien anca ti, cussì femo quatro ciacoe!”, invito rivolto a me che accetto di buon pag. 13 13 grado. Perché parlare con Aldo è come aprire un vecchio libro in cui si riscoprono, parola dopo parola, frase dopo frase, ricordo dopo ricordo, cose accadute in quel periodo non molto lontano in cui la follia della mente umana produsse quella grande tragedia che è stata l’ultima guerra, quella terminata nel 1945. Che ha visto come incolpevoli vittime e involontari protagonisti molte persone che noi conosciamo perché nostri familiari o amici, e che ora, dopo circa 64 anni, ricordano ancora la loro infanzia passata tra il fragore delle bombe o il terrore dei rastrellamenti, e la loro giovinezza sacrificata alla guerra. Anche il nostro Aldo, classe 1923, parte il primo gennaio 1943 arruolato nel corpo “Autisti”, con destinazione la caserma Posson a Treviso. Nove mesi dopo, l’8 Settembre dello stesso anno, dopo la caduta del governo Badoglio, l’esercito tedesco munito di carri armati, arriva a Treviso e fa prigionieri tutti i militari Italiani presenti nelle caserme della città, circa 15000 soldati, che dotati solo di armi leggere, si guardano bene dallo sparare un solo colpo. Aldo è destinato come autista al trasporto dei prigionieri dalla caserma alla stazione ferroviaria di Treviso, da cui partono i treni per i campi di prigionia in Germania.