Il Guado dell'Antico Mulino - Maggio 2009 - Sanpietroingu .net
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un mattino, arrivò perfino a scuola la notizia<br />
che proprio mio padre in coppia con il Tarcisio<br />
Jaretòn avevano catturato, là in fondo ai<br />
Pra’ Mati, con un sacco posto all’estremità di<br />
un tombino, la povera bestiola. Aveva forse<br />
cercato e trovato riparo sorpresa dalla vista<br />
dei pur piccolissimi fiocchi di neve che quel<br />
mattino vorticavano nell’aria in lente discese<br />
nell’annunciare il Natale.<br />
La bruta bestia cativa, alla fin fine altro non<br />
era che un piccolo tasso, specie non comune<br />
per la nostra zona finito chissà come e perché<br />
mai dalle nostre parti. A stabilire che di un<br />
tasso si trattava fu nientemeno che l’arguto<br />
maestro Ernesto Marzari dopo averlo visionato<br />
con cura e aver condotto non pochi raffronti<br />
e ricerche su sussidiari ed enciclopedie.<br />
A scuola, in classe, ne venne fuori un grande<br />
cartellone murale che copriva mezza parete,<br />
corredato di disegni, didascalie, osservazioni,<br />
componimenti.<br />
Perfino il parroco don Rosalio Grolla era approdato<br />
in corte a visionare l’animale. Con la<br />
scusa di essere arrivato per dare la benedizione<br />
a case, stalle e animali al fine di preservare<br />
il tutto da possibili disgrazie non mancò di<br />
dare una benedizione pure al tasso soffermandosi<br />
a chiedere e a informarsi di tutto. Si<br />
congedò alla sua maniera lasciando in testamento<br />
poche parole: “Bisogna sì vere pietà<br />
dei cristiani ma anca dee pore bestie”.<br />
Per la gioia dei bambini e la curiosità dei grandi<br />
il piccolo mammifero rimase prigioniero da<br />
noi in corte per poco più di una settimana.<br />
Intimorito, timido, rintanato quasi sempre in<br />
un angolo del pollaio, sfollato per l’occasione,<br />
rifiutava il cibo che gli propinavamo con<br />
inconsueta abbondanza: pannocchie, carote,<br />
radicchi, patate. Rifiutava tutto quel ben di<br />
Dio come un carcerato ostinato nel dichiararsi<br />
innocente e fermo nel proposito di inscenare<br />
uno sciopero della fame. Non ci era dato conoscere<br />
quali fossero le sue abitudini alimentari.<br />
Tutto potevamo immaginare tranne fosse<br />
un piccolo carnivoro e in tal senso costituiva<br />
pag. 48<br />
un problema non da poco provvedere alla sua<br />
alimentazione.<br />
Destino volle che un mattino giungesse da<br />
fuori paese un tale spacciatosi per un etologo,<br />
specie assai più rara che non il tasso per quei<br />
tempi. Accampando la scusa di introdurlo in<br />
uno zoo lo portò via con il beneplacito dei<br />
grandi saggi della corte senza sborsare una<br />
lira, ma provocando in noi bambini un pieno<br />
di rabbia mista a delusione. Sentimenti questi<br />
che aumentarono a dismisura non appena,<br />
qualche settimana più tardi, trapelò la notizia<br />
che il povero tasso era stato orribilmente sacrificato<br />
per la sua pelliccia, in particolare per i<br />
lunghi peli della coda utilizzati nella produzione<br />
di pregiati pennelli.<br />
La storia della bruta bestia cativa, trasformata<br />
come in un rosario recitato per settimane, era<br />
così malamente finita. Jijio Contabae riprese a<br />
raccontare le vecchie storie della sgora senza<br />
più incantare nessuno, riuscendo anzi quasi a<br />
infastidire. Nel suo perenne migrare, improvvisamente<br />
non trasferiva più nuove emozioni,<br />
soltanto l’afrore di stalla che si portava addosso<br />
da un filò all’altro. Anche se non dava di<br />
dimostrarlo, ciascuno desiderava in cuor suo<br />
che quella storia fosse continuata ancora per<br />
chissà quanto tempo. L’improvviso ritorno alla<br />
normalità, aveva procurato quasi uno stato<br />
di apatia. In noi bambini restava almeno la<br />
postuma soddisfazione che in quei giorni il<br />
casarmòn era diventato meta di un laico pellegrinaggio<br />
trasformando quel nostro piccolo<br />
mondo in un centro di gravità. L’ombelico del<br />
mondo.