Il Guado dell'Antico Mulino - Maggio 2009 - Sanpietroingu .net
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Raccontava di incontri veri avvenuti sul ponte<br />
delle strie di Poianella con salvanei e diavoli, di<br />
sgore che mangiavano i bambini cattivi intorno<br />
al bòjo dele bòasse. Lei infatti da nubile abitava<br />
all’Albereria, dai Piratei, e conosceva bene<br />
quelle zone.<br />
Verso le 9 il sonno prendeva il sopravvento su<br />
noi bambini e si passava, tra le braccia di un<br />
genitore, dal caldo della stalla al tepore delle<br />
lenzuola riscaldate dalla fogàra.<br />
I segni della guerra<br />
I segni della guerra si trovano sulla facciata della<br />
zona abitazione e, dietro, nello spazio lasciato<br />
dal magazzino andato distrutto.<br />
I fori lasciati dai colpi di mitragliatrice sulla facciata<br />
della casa risalgono agli ultimi giorni di<br />
guerra e probabilmente al conflitto a fuoco<br />
che avvenne nella notte tra il 28 e 29 aprile del<br />
1945 tra le truppe americane e i soldati della<br />
Wehrmacht in fuga.<br />
Per evitare l’intervento di qualche cecchino<br />
dalle finestre del primo piano della casa un soldato<br />
dette una sventagliata di colpi sul muro a<br />
quell’altezza.<br />
<strong>Il</strong> fatto, raccontato da Luca Valente , viene riportato<br />
nel recente bel libro di Giovanni Pilotto:<br />
“ I luoghi e la memoria”.<br />
Quell’episodio era solo l’ultimo<br />
“colpo di coda” di una guerra<br />
che aveva portato lutti e distruzione<br />
in quella casa.<br />
Già il 20 marzo del 1941 le volte<br />
del suo ampio porticato avevano<br />
visto un manipolo di giovani fascisti<br />
salutare, con un picchetto<br />
d’onore, la salma del primo soldato<br />
del nostro paese caduto in<br />
guerra, lo zio Vittorio, e assistito<br />
al lancinante dolore di una madre<br />
che saluta il figlio ucciso.<br />
E il 27 febbraio 1945 i suoi muri<br />
erano stati squassati dallo scoppio di una bomba<br />
aerea che aveva centrato il “magazzino”,<br />
portando alla morte una nuova vittima civile,<br />
lo zio Bortolo.<br />
pag. 20<br />
In quegli ultimi mesi di guerra il cielo era spesso<br />
solcato da aerei che controllavano i movimenti<br />
delle truppe tedesche in ritirata e ne ostacolavano<br />
il percorso con bombardamenti mirati alle<br />
vie di comunicazione. Luoghi particolarmente<br />
sensibili per questi attacchi erano la linea ferroviaria<br />
e le stazioni. Di notte passava Pippo, il<br />
tristemente famoso bombardiere inglese che,<br />
ad ogni segnale sospetto, regalava grappoli di<br />
bombe. Di giorno erano i caccia americani che<br />
sovente, volando radenti, svuotavano il loro<br />
carico di distruzione e di morte. Loro obiettivo<br />
potevano essere qualche treno fermo sui binari,<br />
un ponte oppure l’edificio della stazione.<br />
Molto spesso sbagliavano obiettivo creando<br />
dei piccoli crateri nel terreno circostante.<br />
Quella fredda sera di fine febbraio l’aereo non<br />
sbagliò la traiettoria. Mio padre, che stava potando<br />
le viti nel campo a sud della linea ferroviaria,<br />
così ricordava il fatto: “Erano circa<br />
le quattro del pomeriggio quando, luccicante<br />
contro i raggi del sole al tramonto, vidi apparire<br />
in cielo sopra di me un caccia americano che<br />
presa la traiettoria della linea ferroviaria scaricò<br />
su di essa alcune bombe.<br />
Una di esse rimbalzò sulla rotaia e, senza scoppiare,<br />
volò dietro a casa nostra. Vidi, dopo lo<br />
scoppio, alzarsi una fitta coltre di fumo e di<br />
I fori dei proiettili sono<br />
ancora presenti e ben<br />
visibili a occhio nudo.