18.06.2013 Views

Il Guado dell'Antico Mulino - Maggio 2009 - Sanpietroingu .net

Il Guado dell'Antico Mulino - Maggio 2009 - Sanpietroingu .net

Il Guado dell'Antico Mulino - Maggio 2009 - Sanpietroingu .net

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

MIGRARE<br />

LE MOLTE<br />

MIGRAZIONI DELLA<br />

FAMIGLIA DI ANGELO<br />

MUNARI<br />

di Antonio Munari<br />

Vecchia foto di Angelo Munari.<br />

Mio nonno Angelo Munari, di professione agricoltore,<br />

nacque nel 1845 da Antonio e Schivanin<br />

Maria, seconda moglie del bisnonno. <strong>Il</strong> nonno<br />

Angelo sposò Mognon Maria, nata nel 1847, figlia<br />

di Pasquale Rosa e di Mognon Antonio. Da<br />

questo matrimonio nacquero cinque figli: Rosa,<br />

Luigi, Luigia, Antonio (mio padre) ed Emilio.<br />

<strong>Il</strong> nonno Angelo, non so se per bisogno o per<br />

avventura, nell’anno 1888, partì emigrante con<br />

tutta la famiglia (7 persone). <strong>Il</strong> figlio più piccolo<br />

aveva tre mesi, il maggiore 15 anni.<br />

pag. 6<br />

Partì col treno da San Pietro in Gù e a Genova,<br />

con tantissimi altri emigranti, si imbarcò sul piroscafo,<br />

per il lungo viaggio che durò più di un<br />

mese.<br />

Mio papà si ricordava che durante tutto il viaggio,<br />

la sera, le donne con i bambini piccoli, venivano<br />

divise dai maschi.<br />

Arrivati in Brasile, il nonno andò a lavorare in<br />

una fazenda del caffè, che lui diceva essere delle<br />

“Sette sorelle”, grandi multinazionali di quel<br />

tempo. La loro abitazione si trovava a Riberao<br />

Preto.<br />

Più che abitazione era una “baracca”: mio papà<br />

mi diceva che attraverso le fessure delle tavole, si<br />

vedeva dentro in cucina.<br />

Mi raccontava che c’erano tantissimi serpenti e<br />

che una volta ha visto un serpente boa e delle<br />

scimmie che una volta, mentre passava, dagli alberi<br />

gli tirarono addosso i frutti.<br />

Una volta erano stati bloccati da un animale,<br />

mentre si spostavano in un sentiero: questo animale<br />

era come un grande scimmione e si chiamava<br />

Tamabuà Bandiera. <strong>Il</strong> babbo venuto più<br />

grande, incominciò a lavorare pure lui nella raccolta<br />

del caffè.<br />

Lavoravano dal lunedì al sabato e vivevano sempre<br />

scalzi. Alla sera del sabato, era sempre una<br />

grande festa e a turno si riunivano nelle varie fazende.<br />

<strong>Il</strong> papà, con il fratello Emilio, aveva fatto amicizia<br />

con due ex schiavi, marito e moglie, che abitavano<br />

in una baracca vicino a loro. I loro nomi<br />

erano “Tija e Coreja” e offrivano loro, a volte, le<br />

castagnole (maronsini).<br />

Un anno cadde pure la brina, che rovinò il raccolto<br />

del caffè.<br />

Arrivò anche una grande crisi del caffè e così fu<br />

deciso il ritorno in Italia. Tornarono a Barche il 23<br />

dicembre del 1898. Mio padre aveva già 13 anni.<br />

Ritornarono a fare i contadini.<br />

<strong>Il</strong> papà però nel 1907/1908 andò a lavorare in<br />

Germania. Si sposò nel 1912 con Tagliaferro Adele.<br />

Nel 1913 nacque mia sorella Elisabetta. Nel<br />

1914, il nonno Angelo con i figli Luigi e Antonio<br />

e le proprie famiglie si spostarono a Rivarotta in<br />

provincia di Udine, sempre a lavorare i campi.<br />

Nel 1915 incominciò la guerra con la ritirata di<br />

Caporetto. I figli Luigi e Antonio e il nipote Egidio<br />

si trovarono soldati oltre il Piave. Mentre il nonno

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!