Il Guado dell'Antico Mulino - Maggio 2009 - Sanpietroingu .net
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LA FIABA<br />
ILLUSTRATA<br />
Le notti buie<br />
della savana<br />
Testo di Sonia Galdeman<br />
<strong>Il</strong>lustrazioni di Gloria Zanella<br />
Era l’alba di una fresca mattina di giugno: il<br />
vento frusciava leggero, facendo dondolare<br />
la distesa di papaveri ancora fioriti al di là<br />
della prateria, le farfalle svolazzanti giocavano<br />
a rincorrersi tra una margherita e l’altra, e i<br />
primi raggi del sole baciavano le foglie ancora<br />
bagnate dalla rugiada dei grandi alberi della<br />
foresta. La notte era trascorsa serena, con i<br />
lupi maschi del branco che avevano ululato alla<br />
luna non ancora piena e le civette che avevano<br />
gracchiato sbattendo i loro occhi lampeggianti<br />
nell’oscurità.<br />
La foresta si stava pian piano svegliando. Gli<br />
elefanti avevano gonfiato le loro proboscidi<br />
per ispirare la prima aria fresca, le tigri e i<br />
leoni avevano inarcato la loro schiena pelosa<br />
stiracchiandosi le ossa intorpidite dalla nottata,<br />
i ranocchi avevano cominciato a gracidare<br />
per schiarire la loro voce non ancora intonata<br />
e le api svolazzavano in fila indiana intorno<br />
al tronco della vecchia quercia per rodare le<br />
loro ali. I pesci saltellavano nell’acqua tiepida<br />
facendo schizzare spruzzi sull’erba e la cascata<br />
gorgogliava tranquilla, trasportando con sé<br />
alcuni rami e foglie secche.<br />
Debbra Lazzebbra, uno dei cuccioli di zebra<br />
più scatenati ed imprevedibili del villaggio,<br />
dal nome esotico ed imperiale, aveva da<br />
poco aperto gli occhi ancora sonnecchianti e<br />
stava sbadigliando a più non posso quando<br />
fu costretta a scansarsi velocemente per non<br />
essere investita dall’allegra banda di monelli.<br />
Vivevano nel villaggio Guadù, un piccolo<br />
spiazzo disboscato sul quale erano state<br />
costruite una ventina di capanne dagli indigeni<br />
del posto, l’unico segno di presenza umana in<br />
tutta la foresta.<br />
Loris era il più grande del gruppo, il<br />
trascinatore, quello con la battuta sempre<br />
pronta, con le parole adatte ad ogni occasione,<br />
quello più irrequieto e scalpitante. Privo di<br />
pazienza ma pieno di iniziative. Amante delle<br />
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sfide e del rischio, delle corse fino a perdere il<br />
fiato, delle capriole per le discese più ripide e<br />
pericolose. Tanto smemorato quanto disponibile<br />
ad aiutare gli amici, pronto a sacrificare se’<br />
stesso per i suoi ideali, disposto a mettere<br />
a rischio cose a lui care per le persone alle<br />
quali voleva bene. Loris ricordava a malapena<br />
il giorno del suo compleanno, scordava<br />
appuntamenti e impegni presi da mesi e<br />
ricordati dagli amici poche ore prima, ignorava<br />
date e avvenimenti importanti. E non era mai<br />
puntuale. Nonostante l’appuntamento per il<br />
ritrovo del gruppo di amici fosse sempre “al<br />
terzo canto del gallo cedrone”, lui arrivava al<br />
quinto, al sesto o quando il gallo non cantava<br />
già più o era partito per la passeggiata a caccia<br />
di cibo.<br />
I suoi migliori amici erano Alessandra e Luca.<br />
Ale frizzante, piena di vita, di iniziative e di idee,<br />
pronta a dare il proprio cuore per un amico.<br />
Chiamata anche Ale Jones, nomignolo che<br />
le era stato assegnato dopo un tormentoso<br />
guado di un torrente, pieno di cascate e di<br />
attraversamenti pericolanti, ma affrontato<br />
con coraggio assieme al suo amico Loris. A<br />
Luca piaceva indossare i panni del bastian