Il Guado dell'Antico Mulino - Maggio 2009 - Sanpietroingu .net
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cale permettendo così all’ambiente di conservare<br />
una temperatura fresca e costante.<br />
I panèti di burro venivano fatti galleggiare<br />
sull’acqua di sorgiva che ne ritardava il deterioramento.<br />
<strong>Il</strong> pavimento della cantina fu rialzato nel 1945<br />
con i detriti del magazzino abbattuto dalla<br />
bomba aerea.<br />
Strettamente legata alla attività del casèlo era la<br />
presenza del porcile.<br />
Infatti il siero<br />
(scòro) prodotto<br />
con la lavorazione<br />
del formaggio era<br />
alla base dell’alimentazione<br />
dei<br />
maiali, il cui allevamento<br />
costituiva,<br />
con l’allevamento<br />
del baco da seta,<br />
una delle fonti sussidiarie<br />
di reddito<br />
della famiglia.<br />
La stalla<br />
La stalla, assieme alla cucina, fino agli anni Cinquanta<br />
è sempre stata il principale luogo di relazioni<br />
sociali e commerciali. Protetti da un San<br />
Bovo e da un Sant’Antonio del màs’cieto, una<br />
trentina di animali ne riscaldavano l’ambiente<br />
durante le fredde giornate invernali.<br />
Essa era frequentata non solo dai componenti<br />
della famiglia, ma anche dai vicini e da persone<br />
di passaggio. Potevi, durante la giornata, imbatterti<br />
nella presenza di un commerciante, di<br />
amici o di qualche parente che si fermava a salutare.<br />
Al pomeriggio ospite fisso era il veterinario.<br />
Dopo aver fatto in bicicletta il suo solito giro<br />
“a capitei”, alla Villa, da Taliaro e dalla Essa, il<br />
vecchio veterinario dottor Zamboni di ritorno si<br />
fermava a riscaldarsi a casa nostra in stalla e,<br />
qualche volta, in cucina. Ricordo ancora il suo<br />
entrare barcollando e il suo saluto: “ Parmesso<br />
! Disturbo, parona?”, rivolto a mia nonna. Da<br />
bambino mi incuriosiva particolarmente il “rito”<br />
che si compiva per la vendita di una bestia.<br />
Quando vedevo arrivare in corte Ciano Mantoàn<br />
o il suo giovane figlio Chicchi, mi intrufolavo tra<br />
i grandi. Di solito erano accompagnati da un<br />
pag. 18<br />
mediatore che<br />
poteva essere<br />
Cicca, Giovanni<br />
Carbonaro,<br />
Brassale, Bepi<br />
Vansan o Leo<br />
Castraore.<br />
Si iniziava con un’osservazione<br />
attenta<br />
dell’animale. Si partiva<br />
dalla testa, nella<br />
quale era particolare<br />
l’attenzione per<br />
la posizione delle<br />
corna e per la dentizione,<br />
e si finiva alle<br />
terga. Se l’animale<br />
era una “mànda<br />
pronta” particolare<br />
attenzione veniva riservata al pìeto e alle tette.<br />
Dal controllo della pelle delle cosce, che veniva<br />
tesa con due dita, si deduceva se la bestia fosse<br />
più o meno “fina da late”, lattifera.<br />
Finito l’accurato esame, il commerciante si profondeva<br />
in un lungo elenco di difetti riscontrati<br />
nell’animale. Al che mio padre ribatteva punto<br />
su punto. In quel momento interveniva il mediatore<br />
che era interessato all’accordo e proponeva<br />
un prezzo. Dopo un lungo tira e molla riusciva a<br />
far sì che i due<br />
contendenti<br />
trovassero l’accordo<br />
e si dessero<br />
la mano<br />
battendo e ribattendo<br />
i due<br />
palmi l’uno<br />
contro l’altro.<br />
<strong>Il</strong> contratto era<br />
concluso e valeva<br />
più di un<br />
atto notarile.<br />
Ciano tirava<br />
fuori dalla tasca<br />
interna della<br />
giacca il suo<br />
ampio porta-