14 Raffaella Bertazzoli (Mito-dAnnunzio).pdf - BOLbusiness
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11] Il riuso del mito: l’“Ercole” di D’Annunzio<br />
357<br />
luministico-sensista di Johann Withof che parla di un’aura seminalis<br />
che ‘nutre’ gli organi maschili e stimola le fibre 17 :<br />
Ed era maggio. Eretto su ’l dorso insofferente<br />
di un poledro, a traverso la prateria, con l’erbe<br />
a i fianchi, galoppava, come un centauro imberbe<br />
senza faretra ed arco, meravigliosamente,<br />
sollevando al passaggio foochi di cupidigia.<br />
E con maggiore insistenza nella prima stesura del 1883:<br />
Ed Ei spandea l’amore<br />
Abbondante e sereno; Ei fornia, con vigore<br />
Inesausto, quell’opera carnale ne ’l cospetto<br />
De le cose, da un fato naturale sospinto.<br />
Era il tipo assoluto de la razza, era il forte,<br />
Era il bello. Le femmine per un tenace istinto<br />
De ’l sesso a lui tendeano, bramendo a le sue porte,<br />
dove sono presenti metafore zoologiche per esprimere il manifestarsi<br />
del desiderio femminile, secondo forme di un primitivismo<br />
naturale:<br />
Quando ne ’l luminoso<br />
Vespero Egli a le case giunse, a lui ne ’l profondo<br />
Sguardo un bagliore nuovo scorsero luccicare<br />
Le femmine, aspettanti come pantere in caccia;<br />
e si mise la mandra selvatica a tremare<br />
quando a ’l fine da lungi volse il maschio la faccia.<br />
17 Ne accenna L. MUROLO, L’esperienza del “selvaggio”. Codici sensoriali<br />
nel giovane d’Annunzio, in D’Annunzio. Per una grammatica dei sensi,<br />
Chieti, Solfanelli, 1992, pp. 81-120. Si veda anche A. CORBIN, Storia sociale<br />
degli odori, Milano, Mondadori, 1983.