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Dossier WWF - Polistirene espanso - WWF Ricerche e Progetti

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VIII _ L’uso del polistirene <strong>espanso</strong> in edilizia<br />

Le materie plastiche<br />

Le materie plastiche derivano dalla trasformazione chimica di materie prime<br />

organiche di origine naturale. La loro produzione iniziò alla metà del XIX<br />

secolo (AA.VV., 2006).<br />

Fondamentale per il processo di produzione delle plastiche è il legame che<br />

si instaura tra i singoli elementi molecolari (monomeri) attraverso una reazione<br />

chimica (sintesi) con la formazione di macromolecole (polimeri).<br />

I polimeri sono costituiti da catene di centinaia di monomeri, legate tra loro<br />

mediante reazioni chimiche di tipo diverso. I polimeri possono essere naturali<br />

o sintetici: il legno, ad esempio, è un polimero naturale; il polistirene<br />

<strong>espanso</strong> è un polimero sintetico. Difficilmente i polimeri ottenuti possono<br />

essere utilizzati tal quali per la produzione di oggetti. Più comunemente, alla<br />

base di un polimero si aggiungono altre sostanze, spesso anch’esse<br />

a base polimerica, per incrementare alcune delle prestazioni del prodotto<br />

finale o migliorarne la lavorabilità. Il materiale plastico risultante, come<br />

appunto il polistirene, è una combinazione assai più complessa del semplice<br />

polimero. L’industria della plastica ha sviluppato processi produttivi dalle<br />

numerose possibilità di combinazione tra i diversi elementi. Dalle lavorazioni<br />

successive si ottengono materiali specifici, come le schiume plastiche, le<br />

fibre sintetiche o i materiali compositi (Gottfried A., 2008). Le materie prime,<br />

dalle quali i prodotti plastici sono ricavati, sono di natura fossile: petrolio e<br />

gas naturale. Il petrolio, nello specifico, è composto da molecole di idrocarburi.<br />

Con il processo di distillazione del petrolio greggio si ricavano sostanze<br />

singole, come gas, benzina, diesel, olio pesante. Dalla benzina leggera<br />

(nafta), ottenuta con la tecnica della distillazione, si producono, attraverso<br />

ulteriori processi di rottura delle catene molecolari, idrocarburi dal valore<br />

commerciale molto maggiore del prodotto originario (AA.VV., 2006). Tra questi<br />

prodotti, l’etilene e il propilene, entrambi gassosi e a basso peso molecolare,<br />

costituiscono le sostanze di partenza per la produzione di materie plastiche<br />

sintetiche. Da queste sostanze, attraverso differenti processi produttivi, si<br />

generano tre grandi famiglie di plastiche: termoplastiche, elastomeri, termoindurenti,<br />

che si articolano, a loro volta, in molteplici prodotti<br />

Figura 5. Classificazione delle materie plastiche.<br />

derivanti dalle diverse operazioni messe in atto dalle industrie di produzione.<br />

La figura 5 (Hegger Auch-Schwelk, Fuchs, Rosenkranz, 2006) mostra la divisione<br />

delle materie plastiche a seconda della struttura macromolecolare e<br />

del procedimento di sintesi. La prima suddivisione è fatta in base alla struttura<br />

molecolare: termoplastiche, termoindurenti, elastomeri. Le sotto articolazioni<br />

sono correlate al procedimento di sintesi adottato: polimerizzazione,<br />

policondensazione, poliaddizione, copolimerizzazione, vulcanizzazione.<br />

Le diverse operazioni di produzione, anche se basate sulle stesse materie<br />

prime, consentono di ottenere prodotti decisamente differenti per uso e<br />

prestazioni. Per l’acquisizione di queste diverse specificità dei prodotti in<br />

plastica, di particolare importanza risultano essere gli additivi (Gottfried A.,<br />

2008). Questi ultimi sono, infatti, le sostanze con le quali è possibile modificare<br />

le proprietà chimiche, fisiche, meccaniche e tecnologiche per giungere<br />

al prodotto finale. E più precisamente:<br />

cariche – derivano da sostanze organiche e/o inorganiche in diversa forma:<br />

fibre o sfere. Applicate ai polimeri termoindurenti con funzione di diluente,<br />

ne migliorano l’aspetto e le proprietà meccaniche riducendone la fragilità;<br />

rinforzanti - l’impiego di tali sostanze è finalizzato al miglioramento della resistenza,<br />

in particolare alle deformazioni prodotte dalle variazioni termiche;<br />

coloranti – detti anche pigmenti, servono a colorare la plastica;<br />

stabilizzatori – sono utilizzati per contrastare i danni provocati dall’esposizione<br />

a fonti di calore, luce e radiazione UV;<br />

plastificanti – esistono di due tipi (interni ed esterni), entrambi con la funzione<br />

di aumentare le caratteristiche di resistenza e di flessibilità. La differenza<br />

è nel legame tra le sostanze: nei plastificanti esterni il legame non è di tipo<br />

chimico e la sostanza, dopo essere stata introdotta, può essere tolta (processo<br />

reversibile). Al contrario, per i plastificanti interni, dove il legame è di tipo<br />

chimico, il processo è irreversibile;<br />

additivi antifiamma – in caso di incendio formano una pellicola di protezione<br />

per rallentare l’ossidazione dei gas infiammabili presenti nelle plastiche;<br />

propellenti – sono le sostanze utilizzate per la produzione degli espansi<br />

(AA.VV. 2006).

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