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Un adulto chiamato Capo Parte II - Agesci

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come unico codice di ingresso e di interpretazione dell’esperienza), la pratica dello<br />

scouting (la caratterizzazione pedagogica del fare per capire e saper scegliere).<br />

Ci vuole del tempo per convincersi che l’esercizio armonico di questi tre livelli è<br />

un’occasione non comune di formazione adulta. Se ho un timore, oggi, è che<br />

guardandomi in giro, vedo alcuni “fratelli maggiori” avere troppa fretta. Rimangono<br />

poco tempo in servizio, lo caricano di attese-pretese, non esiste di fatto lo spazio del<br />

“conservare” le cose dentro di sé. Ci sono serie motivazioni a questo comportamento,<br />

ma pure si evidenziano dei rischi. I rischi che vedo circolare sono delle<br />

sopravvalutazioni o delle indebite coincidenze che riguardano sia la vita personale del<br />

capo che la vicenda associativa. Ad esempio: credere che le strutture associative, pur<br />

nel loro significato di rappresentanza, governo e animazione, coincidano con il<br />

variegato vissuto reale dello scautismo; oppure che le non soluzioni o immaturità<br />

personali possano essere qualificate dall’appartenenza all’Associazione (la sigla<br />

<strong>Agesci</strong> è fortemente qualificante); oppure che la vita di un ragazzo, nel suo maturare<br />

l’adesione ai valori, coincida con la programmazione del capo o lo schema<br />

metodologico, confondendo sviluppo psicologico e capacità di scelta morale, oppure<br />

fare della propria vita-servizio in Associazione l’occasione, quasi unica, di<br />

formazione personale.<br />

don Carlo Galli, Scout Proposta Educativa, 1990, n.12, pp.13-14<br />

Il capo scout è un coraggioso perché sa andare “controcorrente” con la sua vita<br />

e la sua proposta educativa.<br />

Educare è saper proporre con coraggio, con “coraggio civile”, valori e speranza.<br />

Così esortano Lele Rossi e Giancarlo Lombardi negli scritti che seguono.<br />

Agostino Migone aggiunge a queste esortazioni la voglia di crescere, la voglia di<br />

spingersi avanti, l’impegno per far crescere il bene comune.<br />

Solo attori o protagonisti?<br />

Il coraggio infatti è una dote essenziale del capo: un capo non coraggioso non è<br />

nemmeno un capo. Certamente, non è un capo scout.<br />

Può essere utile allora sottolineare le singole doti che formano il capo, e tra queste<br />

vale la pena soffermarsi a riflettere sugli elementi che, in questo momento,<br />

attualizzano il coraggio del capo.<br />

Per dirla con B.-P., avere coraggio è saper andare controcorrente. Nel passato<br />

abbiamo talvolta equivocato su questo messaggio e mi pare che in alcune realtà, o<br />

forse soltanto da parte di alcuni capi, si continui a equivocare: intendendo l’andare

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