Un adulto chiamato Capo Parte II - Agesci
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significati. Nello scautismo vi è invece una concretezza di contenuti e di capacità<br />
determinate che permette di istituire il processo educativo su qualcosa di molto<br />
oggettivo. Non a caso infatti il capo scout veniva anche tradizionalmente <strong>chiamato</strong><br />
‘istruttore’. <strong>Un</strong>a tale concretezza istruzionale, se mi si perdona la brutta espressione, è<br />
anch’essa un elemento metodologico fondamentale che assegna efficacia adeguata<br />
alla comunicazione educativa nello scautismo.<br />
L’empatia generazionale consiste infine nell’atteggiamento fondamentale del<br />
mettersi nella pelle dei ragazzi, dell’identificarsi con simpatia e con entusiasmo con il<br />
loro mondo reale ed immaginario, insomma del saperli veramente ‘ascoltare’. Questi<br />
tre elementi, condivisione esperienziale, concretezza istruzionale ed empatia<br />
generazionale, mi sembrano essere i tre aspetti metodologici che qualificano<br />
maggiormente l’efficacia della comunicazione e della relazione formativa con i<br />
ragazzi nello scautismo.<br />
The art of asking<br />
Riccardo Massa, R/S Servire, 1992, n.1, pp.40-42<br />
È possibile passare da un ‘ask the boy’ centrato sul ragazzo e sulle sue esigenze -<br />
rispetto alle quali lo scautismo sembra arrivare in seconda battuta e rispondere alle<br />
emergenze educative del momento - per giungere ad un ‘art of asking’ della quale il<br />
capo scout deve far uso per offrire una proposta educativa che affronti quegli stessi<br />
problemi in via preventiva?<br />
Dal domandare al proporre<br />
Le espressioni connesse all’idea di “chiedere, domandare” sono raggruppabili<br />
attorno a due grandi accezioni: si chiede ciò che non si sa oppure si chiede qualcosa<br />
di ben definito che si vuole ottenere. Da un lato esiste un’ignoranza che si cerca di<br />
colmare, dall’altro si conosce bene quello che si desidera ma ci si affida<br />
all’interlocutore per portarlo a compimento.<br />
L’atteggiamento conoscitivo del capo si esplica dunque non solo nell’osservare e<br />
nell’ascoltare il ragazzo ma soprattutto nella proposta educativa che scaturirà da<br />
questa osservazione. Egli dovrà di conseguenza saper elaborare delle buone proposte,<br />
cioè delle buone domande: le sole che renderanno significativo il rapporto tra<br />
educatore ed educando. Le risposte che perverranno da quest’ultimo dovranno essere<br />
a loro volta attentamente vagliate: dal momento infatti che il processo non ha fine,<br />
esse potranno consistere in ulteriori domande rivolte all’educatore e così via.<br />
Possiamo quindi interpretare l’espressione ‘ask the boy, domanda al ragazzo’<br />
anche in questo modo: sappi proporre al ragazzo compiti significativi, basati sulla<br />
reciproca fiducia, che egli si senta <strong>chiamato</strong> ad eseguire con un impegno almeno pari<br />
a quello di chi glieli ha affidati.<br />
Il ruolo del capo non è dunque passivo: ha una precisa proposta da offrire; ha<br />
indicazioni, dati e strumenti da mettere a disposizione. Progetti e programmi non