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come cambiano i servizi pubblici Amministrazione

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Storie romane<br />

Donne e matrone<br />

di Luigi Stanziani<br />

Allontanata quasi subito l’idea di voler tentare<br />

un collegamento tra l’8 Marzo e le<br />

nostre antiche progenitrici, rimane però<br />

l’utilità di ricordare il ruolo che le donne hanno<br />

avuto per la gloria di Roma.<br />

Una donna, secondo la leggenda, fu addirittura<br />

all’origine della Repubblica. Durante l’assedio di<br />

Ardea, per trascorrere il tempo, i capi militari si<br />

misero a discutere delle proprie mogli. Poiché il<br />

figlio del re Sesto Tarquinio, metteva in discussione<br />

l’onesta di<br />

alcune nobili<br />

matrone, si decise<br />

di fare una<br />

veloce sortita a<br />

Roma per sorprendere<br />

le<br />

donne. Alcune<br />

in effetti furono<br />

trovate a banchettare<br />

poco<br />

onorabilmente,<br />

mentre la bellissima<br />

Lucrezia,<br />

moglie del nobile<br />

Collatino,<br />

era a filare la<br />

lana con le sue<br />

ancelle. Sesto<br />

Tarquinio, ne rimase<br />

così colpito<br />

che, forte<br />

della sua posi-<br />

zione, qualche<br />

giorno dopo penetrò<br />

nella casa<br />

all’insaputa di<br />

Maurizio Di Ianni<br />

Collatino. Lucrezia sdegnata rifiutò ogni proposta<br />

ma il perfido Sesto minacciò di ucciderla nel letto<br />

nuziale insieme ad uno schiavo nudo così da far<br />

pensare ad un vergognoso adulterio. Lucrezia, per<br />

salvare l’onore familiare dovette cedere al bruto,<br />

ma poi chiamò il marito e, dopo avergli raccontato<br />

tutto, si conficcò un pugnale nel cuore gridando<br />

“nessuna donna romana vivrà disonorata seguendo<br />

l’esempio di Lucrezia”. Tanto fu lo scandalo<br />

che, secondo la leggenda, il popolo romano si sollevò<br />

cacciando il re Tarquinio il Superbo e tutti gli<br />

Etruschi, instaurando la Repubblica.<br />

L’ex re si alleò allora con il re di Chiusi, Porsenna,<br />

per restaurare la Monarchia. Durante le trattative,<br />

la giovane Clelia, insieme ad altre ragazze romane,<br />

fu data in ostaggio ai nemici. Avuta notizia del<br />

gesto del suo compatriota Muzio Scevola, che si<br />

era bruciato la mano destra davanti a Porsenna per<br />

mostrargli la determinazione dei Romani a resistere,<br />

anche Clelia volle fare la sua parte. Elusa la sorveglianza<br />

delle guardie, condusse le sue compagne<br />

a nuoto dall’altra parte del Tevere, sotto le<br />

frecce nemiche. Porsenna fece fuoco e fiamme pretendendo<br />

la restituzione<br />

degli<br />

ostaggi, ma poi<br />

avuta davanti la<br />

giovane, rimase<br />

ammirato dal suo<br />

coraggio e la rimandò<br />

a casa,<br />

intavolando una<br />

trattativa onorevole.<br />

Roma rese<br />

omaggio alle donne<br />

con un atto inusuale,<br />

una statua<br />

di una fanciulla a<br />

cavallo posta in<br />

cima alla via Sacra.<br />

Passati alcuni secoli<br />

toccò ad altre<br />

due donne salvare<br />

l’onore di Roma e<br />

non solo quello.<br />

Nel V secolo a.C.<br />

Cneo Marcio soprannominato<br />

Coriolano in seguito<br />

alle eroiche<br />

imprese compiute durante l’assedio della città<br />

Volsca Corioli, fu esiliato perché in contrasto con il<br />

forte partito plebeo. Coriolano si schierò allora con<br />

i Volsci guidandoli fin sotto le mura di Roma,<br />

pronto a distruggere la sua città che l’aveva umiliato.<br />

Il popolo in preda al panico si rivolse <strong>come</strong><br />

ultima speranza alle due donne di Coriolano, la<br />

moglie Volumnia e la madre Veturia. Le donne si<br />

recarono al campo nemico e quando Coriolano<br />

corse incontro alla madre per abbracciarla, questa<br />

lo fermò con parole decise: “permetti che io sappia,<br />

in<br />

36 comune omune<br />

mensile dei dipendenti del Comune di Roma<br />

febbraio-marzo 2005

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